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a cura di Filippo Quitadamo Pag. 1 LA SCUOLA È UN POSTO PER TUTTI? LA SCUOLA INCLUSIVA Insegnare ad alunni con tipologie diverse di difficoltà è un aspetto del saper insegnare. Ciò di cui noi abbiamo bisogno sono delle buone prassi didattiche, di mezzi che, come diceva Maria Montessori, “possono rendersi adatti alle capacità di ciascuno”. Quindi, occorre conoscere molti strumenti didattici, molti metodi, molti modi di lavorare e di organizzare la classe … e conoscere i processi attraverso cui possiamo di volta in volta trasformarli, modificarli, curvarli per “renderli adatti alle capacità di ciascuno”. PREMESSA Motivazioni normative DPR.275/99 DPR.170/10 + Linee Guida D.M.12/07/11 Direttiva Ministeriale 27/12/12. DPR.275/99 - Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59.

LA SCUOLA INCLUSIVA - icsangiovannibosco.gov.it · Dal punto di vista educativo è il considerarsi perennemente incompleti, incompiuti; è avvertire il rapporto con l’altro (diverso

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LASCUOLAÈUNPOSTOPERTUTTI?

LASCUOLAINCLUSIVA

Insegnare ad alunni con tipologie diverse di difficoltà è un aspetto del saper insegnare. Ciò di cui noi abbiamo bisogno sono delle buone prassi didattiche, di mezzi che, come diceva Maria

Montessori, “possono rendersi adatti alle capacità di ciascuno”. Quindi, occorre conoscere molti strumenti didattici, molti metodi, molti modi di lavorare e di

organizzare la classe … e conoscere i processi attraverso cui possiamo di volta in volta trasformarli,

modificarli, curvarli per “renderli adatti alle capacità di ciascuno”.

PREMESSA Motivazioni normative

• DPR.275/99

• DPR.170/10 + Linee Guida D.M.12/07/11

• Direttiva Ministeriale 27/12/12. DPR.275/99 - Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59.

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Art. 1 - Natura e scopi dell'autonomia delle istituzioni scolastiche 2. L'autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento. Art. 4 - Autonomia didattica 1. Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema, a norma dell'articolo 8 concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo. 2. Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche regolano i tempi dell'insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni. A tal fine le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune e tra l'altro:

a) l'articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina e attività;

b) la definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l'unità oraria della lezione e

l'utilizzazione, nell'ambito del curricolo obbligatorio di cui all'articolo 8, degli spazi orari

residui;

c) l'attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale

dell'integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche in relazione agli alunni in

situazione di handicap secondo quanto previsto dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104;

d) l'articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da

diversi anni di corso;

e) l'aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari.

4. Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche assicurano comunque la realizzazione di iniziative di recupero e sostegno, di continuità e di orientamento scolastico e professionale… DPR.170/10 - LEGGE 8 ottobre 2010, n. 170 – Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico Art. 2 – Finalità 1. La presente legge persegue, per le persone con DSA, le seguenti finalità:

a) garantire il diritto all’istruzione; b) favorire il successo scolastico, anche attraverso misure didattiche di supporto, garantire

una formazione adeguata e promuovere lo sviluppo delle potenzialità; c) ridurre i disagi relazionali ed emozionali; d) adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti; e) preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori nei confronti delle f) problematiche legate ai DSA; g) favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi; h) incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari

durante il percorso di istruzione e di formazione; i) assicurare eguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale.

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LINEE GUIDA PER IL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI ALUNNI E DEGLI STUDENTI CON DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO allegate al DM 12 luglio 2011.

INDIVIDUALIZZAZIONE E PERSONALIZZAZIONE

L’azione formativa individualizzata pone obiettivi comuni per tutti i componenti del gruppo-classe, ma è concepita adattando le metodologie in funzione delle caratteristiche individuali dei discenti, con l’obiettivo di assicurare a tutti il conseguimento delle competenze fondamentali del curricolo… L’azione formativa personalizzata ha, in più, l’obiettivo di dare a ciascun alunno l’opportunità di sviluppare al meglio le proprie potenzialità e, quindi, può porsi obiettivi diversi per ciascun discente, essendo strettamente legata a quella specifica ed unica persona dello studente a cui ci rivolgiamo. La didattica individualizzata consiste nelle attività di recupero individuale che può svolgere l’alunno per potenziare determinate abilità o per acquisire specifiche competenze… Tali attività individualizzate possono essere realizzate nelle fasi di lavoro individuale in classe o in momenti ad esse dedicati, secondo tutte le forme di flessibilità del lavoro scolastico consentite dalla normativa vigente. La didattica personalizzata, invece, anche sulla base di quanto indicato nella Legge 53/2003 e nel Decreto legislativo 59/2004, calibra l’offerta didattica, e le modalità relazionali, sulla specificità ed unicità a livello personale dei bisogni educativi che caratterizzano gli alunni della classe, considerando le differenze individuali soprattutto sotto il profilo qualitativo; si può favorire, così, per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione l’accrescimento dei punti di forza di ciascun alunno, lo sviluppo consapevole delle sue preferenze e del suo talento. Nel rispetto degli obiettivi generali e specifici di apprendimento, la didattica personalizzata si sostanzia attraverso l’impiego di una varietà di metodologie e strategie didattiche tali da promuovere le potenzialità e il successo formativo in ogni alunno: l’uso dei mediatori didattici (schemi, mappe concettuali, etc.), l’attenzione agli stili di apprendimento, la calibrazione degli interventi sulla base dei livelli raggiunti, nell’ottica di promuovere un apprendimento significativo. DIRETTIVA MINISTERIALE DEL 27/12/12 STRUMENTI D’INTERVENTO PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA 1. Fornisce le indicazioni alle scuole per la presa in carico di alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES). 2. Definisce le modalità di organizzazione, le funzioni e la composizione del personale dei Centri Territoriali di Supporto (CTS). La discriminante tradizionale - alunni con disabilità/alunni senza disabilità - non rispecchia pienamente la complessa realtà delle nostre classi. Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta. Tale impostazione rafforza il paradigma inclusivo della nostra scuola e richiede di contestualizzare il modello dell’integrazione scolastica all’interno di uno scenario cambiato, potenziando soprattutto la cultura dell’inclusione. La nuova Direttiva ministeriale definisce le linee del cambiamento per rafforzare il paradigma inclusivo:

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• Potenziamento della cultura dell’inclusione.

• Approfondimento delle competenze in materia degli insegnanti curricolari.

• Valorizzazione della funzione del docente per il sostegno, quale risorsa aggiuntiva

assegnata a tutta la classe.

• Nuovo modello organizzativo nella gestione del processo di integrazione scolastica e di

presa in carico dei BES da parte dei docenti.

I Bisogni Educativi Speciali L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione

per una varietà di ragioni. BES = tre grandi sotto-categorie:

• disabilità;

• disturbi evolutivi specifici (oltre i disturbi specifici dell’apprendimento, anche i deficit del linguaggio, dell’attenzione e dell’iperattività, il ritardo mentale lieve ed il ritardo maturativo, ma anche altre tipologie di deficit o disturbo, quali la sindrome di Asperger, non altrimenti certificate; il funzionamento intellettivo limite è considerato un caso di confine fra la disabilità e il disturbo specifico). Tutte queste differenti problematiche non vengono o non possono venir certificate ai sensi della legge 104/92, non dando conseguentemente diritto alle provvidenze e alle misure previste dalla stessa legge quadro e, tra queste, all’insegnante di sostegno.

• svantaggio socio-economico, linguistico, culturale. Strategie di intervento

• Elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per alunni con BES, anche attraverso la redazione di un Piano Didattico Personalizzato, che serva come strumento di lavoro in itinere per gli insegnanti ed abbia la funzione di documentare alle famiglie le strategie di intervento programmate.

• Le scuole – con determinazioni assunte dai Consigli di classe, risultanti dall’esame della documentazione clinica presentata dalle famiglie e sulla base di considerazioni di carattere psicopedagogico e didattico – possono avvalersi per tutti gli alunni con BES degli strumenti compensativi e delle misure dispensative previste dalle disposizioni attuative della Legge 170/2010, meglio descritte nelle allegate Linee guida.

Una scuola inclusiva è evangelica, costituzionale, ecologica, perché deve sempre “promuovere il diritto di essere considerato uguale agli altri e diverso insieme agli altri” ed è capace di futuro per tutti. Secondo le Linee Guida per l’Integrazione nell’Istruzione (2009) dell’UNESCO <<La scuola inclusiva

è un processo di fortificazione delle capacità del sistema di istruzione di raggiungere tutti gli

studenti. Le scuole diventano più inclusive se migliorano nell’educazione di tutti i bambini della

loro comunità>>.

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L’Italia vanta un’esperienza di ormai 40 anni di integrazione scolastica degli alunni con disabilità nella scuola ordinaria, a partire dalla prima legge datata 1971 (L.118/71 art. 28), fino ad arrivare alla Legge Quadro 104/1992 e alla L. 170/2010. Ad oggi il termine “integrazione” scolastica è stato ormai racchiuso e sostituito dal termine “inclusione” come suggerisce la CM n. 8/2013 del MIUR “Indicazioni operative sulla Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 – Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica". L’Integrazione è una situazione, ha un approccio compensatorio, si riferisce esclusivamente

all’ambito educativo, guarda al singolo, interviene prima sul soggetto e poi sul contesto,

incrementa una risposta specialistica.

INTEGRAZIONE: «rendere completo». Dal punto di vista educativo è il considerarsi perennemente incompleti, incompiuti; è avvertire il rapporto con l’altro (diverso da me) necessario.

L’Inclusione è un processo, si riferisce alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica, guarda

a tutti gli alunni (indistintamente/differentemente) e a tutte le loro potenzialità, interviene prima

sul contesto, poi sul soggetto, trasforma la risposta specialistica in ordinaria.

Una scuola inclusiva combatte l’esclusione (una vita scolastica vissuta ai margini), fa sentire ogni

persona parte del tutto, appartenente all’ambiente che vive, quotidianamente, nel rispetto della

propria individualità, dove l’individualità è fatta di “differenze”. Una scuola è inclusiva quando vive

e insegna a vivere con le differenze e a valorizzarle (DPR 275/99). Uno spazio di convivenza nella

democrazia, nel quale il valore dell’uguaglianza va ribadito e ristabilito come rispetto della

diversità: Don Milani ci insegna che <<niente è più ingiusto che fare parti uguali fra disuguali>>. La

diversità, in tutte le sue forme, dunque, viene considerata una risorsa e una ricchezza, piuttosto

che un limite, e nell’ottica dell’inclusione si lavora per rispettare le diversità individuali. L’idea di

inclusione deve basarsi sul riconoscimento della rilevanza della piena partecipazione alla vita

scolastica da parte di tutti i soggetti, ognuno con i suoi bisogni “speciali”. L’inclusione deve

rappresentare un processo, una cornice in cui gli alunni, a prescindere da abilità, genere,

linguaggio, origine etnica o culturale, possono essere ugualmente valorizzati e forniti di uguali

opportunità a scuola. Un ambiente inclusivo tende a rimuovere gli ostacoli che impediscono alla

persona la piena partecipazione alla vita sociale, didattica, educativa della scuola (Costituzione).

Includere vuol dire avere le stesse opportunità di partecipare fornendo il proprio e personale

contributo. La scuola inclusiva valorizza, dà spazio, costruisce risorse, riesce a differenziare la sua

proposta formativa rispetto alla pluralità delle differenze e dei bisogni; attua sempre una didattica

inclusiva, capace di rispondere alle richieste, ai bisogni e ai desideri di ogni alunno, facendo sì che

egli si senta parte di un gruppo che lo riconosce, lo rispetta e lo apprezza. È una scuola fondata

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sulla gioia d’imparare, dove si promuove il piacere di sperimentare, di scoprire e conoscere le

proprie capacità, di prendere consapevolezza delle proprie abilità.

INCLUSIONE: «racchiudere dentro». Dal punto di vista educativo è l’apertura tale alla diversità che permette di trasformare, di attivare un processo di cambiamento su tutti i soggetti coinvolti nella comunità (classe). Risulta un processo mai realizzabile completamente e si riferisce alla globalità (dimensione educativa– sociale – politica).

Integrazione e inclusione corrispondono a due diversi campi concettuali: L’obiettivo dell’inserimento come integrazione dei bambini con disabilità è la normalizzazione-

assimilazione.

L’obiettivo dell’inclusione è l’attenzione e il rispetto di tutte le differenze e superare le barriere che impediscono la partecipazione al processo educativo e all’apprendimento.

Risulta, quindi, maggiormente opportuno utilizzare il concetto di inclusione quale approccio complessivo che:

• guarda alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica;

• prende in considerazione tutti gli alunni (tutti i bambini possono imparare)

• considera la diversità un punto di forza (tutti i bambini sono diversi)

• interviene prima sui contesti e poi sull’individuo [Didattica]

• trasforma la risposta specialistica in ordinaria, rifacendosi al modello sociale della disabilità e al costrutto di empowerment, il quale mette al centro di tutti i processi decisionali il disabile stesso e i suoi familiari (D’Alessio, 2005). L’apprendimento si intensifica con la cooperazione tra insegnanti, genitori e la comunità in cui si vive.

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STRATEGIEPERUNASCUOLAINCLUSIVADELL’INFANZIA

Il periodo dell’accoglienza nella scuola dell’infanzia è un momento di rilevante importanza anche

per favorire l’inclusione di tutti i bambini nel nuovo gruppo classe:

- Partire dalle competenze del bambino.

- Favorire la condivisione di sentimenti ed emozioni.

- Favorire l’organizzazione dell’attività in piccoli gruppi.

- Stimolare il suo senso di fiducia.

- Favorire la motivazione ad accettare le regole di gioco e quindi di vita.

- Utilizzo di molteplici linguaggi (pittorico, teatrale, musicale…) per poter esprimere e

valorizzare molteplici personalità

- Approccio operativo esperienziale per l’acquisizione dei saperi.

SCUOLAPRIMARIA

- Attuare un processo di apprendimento-insegnamento secondo una logica costruttivista

(alunno al centro del processo, protagonista attivo della costruzione della propria

conoscenza).

- Promuovere la metacognizione (riflettere su ciò che si apprende). La didattica mira a far

sviluppare una maggiore consapevolezza da parte del bambino dei suoi processi di

apprendimento e di memorizzazione per meglio utilizzarli. Ciò implica anche la conoscenza

e l’uso dei diversi stili cognitivi e registri mnestici (uditivo, visivo, globale, analitico),

l’individualizzazione/personalizzazione degli apprendimenti di tutti i bambini, non solo di

quelli con bisogni speciali, coinvolgendo l’alunno stesso e anche le famiglie

nell’individuazione delle strategie. In quest’ottica l’utilizzo di mappe concettuali e delle

tecnologie interattive risulta molto significativo.

- Tenere conto dell’eterocronia (ognuno ha i propri tempi di sviluppo).

- Ragionare in termini di potenzialità ( non nel senso del sa fare/ non sa fare).

- Promuovere l’apprendimento per scoperta, lavorare con una didattica laboratoriale-

esperienziale. Proprio come in un laboratorio la scuola deve suggerire l’idea dell’attività,

della ricerca, della produttività creativa attraverso cui apprendere attivamente e

vantaggiosamente quelle abilità con cui costruire il proprio sapere in modo critico e

autonomo.

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- Promuovere l’apprendimento cooperativo attraverso lavori di gruppo (piccolo o grande),

tutoring. È indispensabile che ciascun alunno possa mettere a disposizione di tutti il proprio

sapere e le proprie capacità e possa imparare a condividerle con gli altri in un’ottica tesa

alla pro socialità.

- La valutazione, infine, deve essere coerente con i percorsi programmati, le sue modalità

vanno dichiarate e condivise con gli alunni e le famiglie, tenendo conto soprattutto dei

percorsi e non solo dei risultati. La valutazione assume la funzione di strumento regolatore

dei processi e ha carattere: promozionale: perché dà all’alunno la percezione esatta dei

suoi punti forti prima di sottolineare i suoi punti deboli; formativo: perché, dando

all’alunno la percezione del punto in cui è arrivato, gli consente di capire, all’interno del

processo formativo, che cosa deve fare e che cosa deve chiedere alla scuola; orientativo: in

quanto il ragazzo si rende consapevole dei propri aspetti di forza e di debolezza e acquista

più capacità di scelta e di decisione. Una scuola inclusiva utilizza la valutazione anche come

mezzo per “giudicare” sé stessa, in un’ottica di continuo miglioramento per quanto

riguarda l’utilizzo delle risorse umane e materiali. È una valutazione per l’apprendimento.

OBIETTIVI TRASVERSALI DELLA SCUOLA INCLUSIVA

- Promuovere un positivo clima della classe: attenzione ai bisogni e interessi di ognuno,

comprensione e accettazione dell’altro;

- promuovere comportamenti non discriminatori, bensì il senso di appartenenza al gruppo;

- valorizzare le differenze.

- Importante il contesto spaziale fisico: aule accoglienti, strutturate, in cui tutti i bambini

possono accedere alle risorse presenti, in uno sfondo condiviso nel quale tutti si sentono

ben accolti. La disposizione dei banchi sarà flessibile a seconda della gestione del lavoro ma

sempre in modo che possa favorire lo scambio e la comunicazione dei bambini

- Conoscere le diverse situazioni di inclusione dell’Istituto al fine di favorire un’ottimale

continuità educativa.

- Raccogliere informazioni utili, relative ad iniziative provinciali o nazionali a favore

dell’inclusione scolastica (corsi di formazione, seminari, concorsi ecc …) per condividere

teorie e buone prassi.

- Poter fare proposte per l’acquisto di materiale, strutturato e non, per il raggiungimento

degli obiettivi del singolo alunno o delle classi.

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- Proporre e organizzare attività e progetti musicali, di teatro, di psicomotricità o pet therapy

che implicano l’uso di una più ampia gamma di moduli espressivi, di linguaggi alternativi

che possano essere strumento e veicolo di una comunicazione più globale ed efficace per

tutti.

- La scuola inclusiva prevede un’organizzazione flessibile, una differenziazione della

didattica, un ampliamento dell’offerta formativa nonché un innalzamento della qualità di

quest’ultima, creando anche reti tra più scuole.

- Costruisce una rete di collaborazione e corresponsabilità tra scuola, famiglia e territorio

(enti locali ed associazioni). È una scuola dove oltre all’apprendimento cooperativo esiste

anche l’insegnamento cooperativo. Nella scuola inclusiva tutte le insegnanti collaborano e

programmano in maniera congiunta verso la stessa direzione; hanno a disposizione spazi e

momenti adeguati per condividere materiali, risorse ed esperienze. Per ultimo, ma non

ultimo, è il coinvolgimento delle famiglie. Il ruolo della famiglia è fondamentale nel

supportare il lavoro delle insegnanti e nel partecipare alle decisioni che riguardano

l’organizzazione delle attività educative. Inoltre rappresenta un punto di riferimento

essenziale per una corretta inclusione scolastica dell’alunno sia perché fonte d’informazioni

preziose sia perché luogo in cui avviene la continuità tra educazione genitoriale e

scolastica. I genitori devono sentirsi parte anche loro della scuola e partecipi della sua vita,

devono anche loro stessi “includere” attraverso l’educazione dei propri figli, in

collaborazione con le insegnanti. SCUOLA INCLUSIVA: La scuola inclusiva mette al centro la personalizzazione e il tutoraggio tra pari

Le metodologie didattiche più innovative sottolineano la centralità della persona,

dell'apprendimento personale e dell'aiuto reciproco per valorizzare le competenze di ciascuno.

Negli ultimi decenni le innovazioni tecnologiche hanno consentito lo sviluppo di strumenti,

tecniche e strategie del tutto inedite e, con esse, la predisposizione di nuovi ambienti di

apprendimento, plurali e flessibili. Inoltre, i processi di globalizzazione e i crescenti flussi migratori

hanno determinato una popolazione scolastica eterogenea, portatrice di culture e valori plurimi,

mentre la pedagogia ha messo in evidenza l’importanza dell’intelligenza e della comprensione

multipla e il ruolo strategico della didattica per competenze nel solco dell’apprendimento

permanente.

Infatti, da tempo l'UE sta promuovendo l'adozione stili educativi volti a

formare competenze spendibili nella complessità di un mondo continuamente cangiante.

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La scuola è chiamata a interpretare tutto ciò, a diventare laboratorio di formazione, contesto in

cui più che trasmettere conoscenze si crei supporto verso la formazione di una cittadinanza attiva.

Al centro di essa non è più l'insegnamento, ma l'apprendimento, non più le conoscenze, il sapere,

ma il saper fare, il sapere agito, che renda capaci di comprendere i costanti cambiamenti e di

muoversi agevolmente in essi. La scuola, affermano le recenti Indicazioni Nazionali per il curricolo,

deve promuovere lo sviluppo di competenze da spendere nel mondo reale.

Il lavoro del docente è perciò cambiato: da esperto che dispensa conoscenze è diventato

guida, facilitatore, supporto per un apprendimento autonomo, nella costruzione attiva della

conoscenza da parte degli allievi. Non solo: l'attenzione si è sempre più concentrata sulla diversità

umana, sui bisogni formativi di ciascuno, sui personali stili di apprendimento e di pensiero. La

scuola deve perciò divenire flessibile, comprendere, valorizzare e adeguarsi alle differenze. Solo

rispondendo adeguatamente ai diversi bisogni essa può diventare davvero inclusiva e le tante

buone intenzioni possono concretamente divenire buone prassi, in termini di

individualizzazione e personalizzazione. Una scuola per tutti e per ciascuno.

Se al centro dell'azione didattica non è più il lavoro del docente, ma quello degli allievi, le

metodologie d'insegnamento dovranno prevedere strumenti, tecniche e strategie focalizzate su di

essi e dovranno rendersi flessibili e ricche, in modo da contenere le proposte più adeguate per

ciascun allievo, affinché possa seguire le vie più agibili verso il proprio apprendimento.

Ben vengano, dunque, le attività diversificate, i laboratori didattici, gli ambienti di apprendimento

costruiti con il supporto delle tecnologie informatiche, i prodotti didattici multimediali, interattivi,

ricchi di possibilità di accesso. E, con essi, i lavori di gruppo, l'Apprendimento cooperativo, la

ricerca responsabile per la crescita della comunità scolastica in apprendimento, lo scambio di

contenuti e conoscenze, la messa a disposizione di abilità diverse, di competenze maturate, a

supporto dell'apprendimento altrui e per il rafforzamento del proprio. Ciascun allievo è interno ad

un processo e si sforza in esso nei termini delle proprie possibilità per costruire conoscenza

insieme agli altri. Ciascuno è al tempo stesso artefice, responsabile del proprio apprendimento e

supporto per i compagni, aiuta l'altro nelle difficoltà e viene da quest'ultimo aiutato nelle proprie

(peer tutoring). Il docente avvia il lavoro, chiarisce le condizioni di esso, offre le direttive

fondamentali, ma poi osserva, sostiene, indirizza, chiarisce, lascia spazio agli allievi e alle loro

possibilità di risoluzione dei problemi, intervenendo dove l'autonomia è più fragile, ma non nelle

situazioni in cui grazie al tutoraggio tra pari si riescono a superare le difficoltà.

L'aiuto del compagno e la possibilità di fornire ad esso supporto stimolano la formazione di

personalità definite e la crescita dell'autostima, nonché il senso di appartenenza e la condivisione.

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Qui, è evidente, saltano tutte le differenze, perché non vi è più una normalità cui adeguarsi. La

differenza, infatti, è essa stessa normalità, è accolta come ciò che è più proprio. Diventa, perciò,

anche superfluo specificare l'accoglienza della disabilità, perché essa appare come una delle tante

modalità di esistenza che, come tutte la altre, è portatrice di aiuto per la crescita della comunità.

Una scuola siffatta è una scuola inclusiva.

Come promuovere l’inclusione in classe? Quali strategie funzionano meglio?

Erickson ha individuato 7 dimensioni dell’azione didattica, su cui è possibile agire per incrementare i livelli di inclusione in classe e migliorare le condizioni di apprendimento di tutti gli alunni. Le proposte operative per applicare in classe i 7 punti chiave per una didattica inclusiva sono presentate nella Guida Erickson BES a scuola. 1. La risorsa compagni di classe

I compagni di classe sono la risorsa più preziosa per attivare processi inclusivi. Fin dal primo giorno è necessario incentivare e lavorare su collaborazione, cooperazione e clima di classe. In particolare sono da valorizzare le strategie di lavoro collaborativo in coppia o in piccoli gruppi. L’apprendimento non è mai un processo solitario, ma è profondamente influenzato dalle relazioni, dagli stimoli e dai contesti tra pari.

2. L’adattamento come strategia inclusiva

Per valorizzare le differenze individuali è necessario essere consapevoli e adattare i propri stili di comunicazione, le forme di lezione e gli spazi di apprendimento. Inoltre, adattare significa variare i materiali rispetto ai diversi livelli di abilità e ai diversi stili cognitivi presenti in classe. L’adattamento più funzionale è basato su materiali in grado di attivare molteplici canali di elaborazione delle informazioni, dando aiuti aggiuntivi e attività a difficoltà graduale. L’adattamento di obiettivi e materiali è parte integrante del PEI e del PDP.

3. Strategie logico-visive, mappe, schemi e aiuti visivi

Per attivare dinamiche inclusive è fondamentale potenziare le strategie logico-visive, in particolare grazie all’uso di mappe mentali e mappe concettuali. Per gli alunni con maggiori difficoltà sono di grande aiuto tutte le forme di schematizzazione e organizzazione anticipata della conoscenza e, in particolare, i diagrammi, le linee del tempo, le

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illustrazioni significative e le flashcard delle regole, così come la valorizzazione delle risorse iconografiche, degli indici testuali e dell’analisi delle fonti visive. 4. Processi cognitivi e stili di apprendimento

Processi cognitivi e funzioni esecutive come attenzione, memorizzazione, pianificazione e problem solving consentono lo sviluppo di abilità psicologiche, comportamentali e operative necessarie all’elaborazione delle informazioni e alla costruzione dell’apprendimento. Allo stesso tempo, una didattica realmente inclusiva deve valorizzare i diversi stili cognitivi presenti in classe e le diverse forme di intelligenza, sia per quanto riguarda gli alunni, sia per quanto riguarda le forme di insegnamento. 5. Metacognizione e metodo di studio

Sviluppare consapevolezza in ogni alunno rispetto ai propri processi cognitivi è obiettivo trasversale a ogni attività didattica. L’insegnante agisce su quattro livelli di azione metacognitiva, per sviluppare strategie di autoregolazione e mediazione cognitiva e emotiva, per strutturare un metodo di studio personalizzato e efficace, spesso carente negli alunni con difficoltà. 6. Emozioni e variabili psicologiche nell’apprendimento

Le emozioni giocano un ruolo fondamentale nell’apprendimento e nella partecipazione. È centrale sviluppare una positiva immagine di sé e quindi buoni livelli di autostima e autoefficacia e un positivo stile di attribuzione interno. La motivazione ad apprendere è fortemente influenzata da questi fattori, così come dalle emozioni relative all’appartenenza al gruppo di pari e al gruppo classe. L’educazione al riconoscimento e alle gestione delle proprie emozioni e della propria sfera affettiva è indispensabile per sviluppare consapevolezza del proprio sé.

7. Valutazione, verifica e feedback.

In una prospettiva inclusiva la valutazione deve essere sempre formativa, finalizzata al miglioramento dei processi di apprendimento e insegnamento. È poi necessario personalizzare le forme di verifica nella formulazione delle richieste e nelle forme di elaborazione da parte dell’alunno. La valutazione deve sviluppare processi metacognitivi nell’alunno e, pertanto, il feedback deve essere continuo, formativo e motivante e non punitivo o censorio. CHE COSA SI INTENDE PER DIDATTICA INCLUSIVA? L’obiettivo delle didattica inclusiva è far raggiungere a tutti gli alunni il massimo grado possibile di apprendimento e partecipazione sociale, valorizzando le differenze presenti nel gruppo classe: tutte le differenze, non solo quelle più visibili e marcate dell’alunno con un deficit o con un disturbo specifico. Le differenze sono alla base dell’azione didattica inclusiva e, come tali, non riguardano soltanto le differenze degli alunni, ma anche quelle negli stili di insegnamento dei docenti. Come gli alunni non imparano tutti nello stesso modo, così gli insegnanti non insegnano con lo stesso stile. Nella

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prospettiva della didattica inclusiva, le differenze non vengono solo accolte, ma anche stimolate, valorizzate, utilizzate nelle attività quotidiane per lavorare insieme e crescere come singoli e come gruppo (come recita il DPR 275/99 sull’autonomia). La didattica inclusiva è metacognitiva e cooperativa. CHI SONO GLI ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES)? Gli alunni con Bisogni Educativi Speciali sono tutti quegli alunni che evidenziano una difficoltà nell’apprendimento e nella partecipazione sociale, rispetto alla quale è richiesto un intervento didattico mirato, individualizzato e personalizzato, nel momento in cui le normali misure e attenzioni didattiche inclusive non si dimostrano sufficienti a garantire un percorso educativo efficace. Il concetto di Bisogno Educativo Speciale (BES), quindi, descrive una macrocategoria che comprende dentro di sé tutte le possibili difficoltà educative e apprenditive degli alunni. Tra queste, le situazioni di disabilità certificata secondo la Legge 104/92, quelle legate a difficoltà che si presentano in caso di DSA, di disturbo da deficit di attenzione/iperattività e in altre condizioni di problematicità psicologica, comportamentale, relazionale e apprenditiva di origine socioculturale e linguistica, così come in tutti i casi in cui è ancora in corso la procedura diagnostica, ma il bisogno educativo è già emerso nella quotidianità scolastica.

La scuola inclusiva fa rima con:

apprendimento significativo, apprendimento CSSC, didattica per competenze, laboratoriale,

valutazione autentica, valutazione per l’apprendimento, didattiche attive, insegnamento ponte,

personalizzazione, tutoraggio tra pari, centralità dell’apprendimento e della persona,

insegnamento e apprendimento cooperativi.

È la scuola del potenziamento, dell’espressione dei talenti, dell’orientamento, dello scaffolding

emotivo e cognitivo, dove al centro non ci sono più le conoscenze, ma le competenze, il sapere

agito per un’autonoma capacità di organizzare, arricchire e utilizzare la propria cassetta degli

attrezzi; una scuola capace di creare ambienti di apprendimento ricchi di possibilità di accesso alla

conoscenza e capaci di rendere più agibile l’apprendimento.

LASCUOLAdell’EducazioneInclusiva

Una scuola che include è una scuola che pensa e progetta tenendo a mente proprio tutti.

Una scuola che, come dice Canevaro, non si deve muovere sempre nella condizione di emergenza,

in risposta, cioè, al bisogno di un alunno con delle specificità che si differenziano da quelle della

maggioranza degli alunni normali della scuola.

Una scuola inclusiva si deve muovere sul binario del miglioramento organizzativo, perché nessuno,

alunno e adulto, sia sentito come non appartenente, non pensato e, quindi, non accolto.

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Risorse/strumenti/metodologie didattiche

• Apprendimento cooperativo: sviluppa forme di cooperazione e di rispetto reciproco fra gli allievi e veicola le conoscenze/abilità/competenze

• Tutoring (apprendimento fra pari: lavori a coppie)

• Didattica laboratoriale (non serve il laboratorio come luogo fisico), favorisce la centralità del bambino/ragazzo, realizza la sintesi fra sapere e fare, sperimentando in situazione

• Procedere in modo strutturato e sequenziale: proporre attività con modello fisso e dal semplice al complesso → si faciliteranno nell’alunno l’esecuzione delle consegne, la memorizzazione e l’ordine nell’esposizione dei contenuti.

• sostenere la motivazione ad apprendere

• Lavorare perché l’alunno possa accrescere la fiducia nelle proprie capacità

• Per alunni “lenti”: predisporre verifiche brevi, su singoli obiettivi; semplificare gli esercizi (evitare esercizi concatenati); consentire tempi più lunghi o ridurre il numero degli esercizi nello stesso tempo (strategia da scegliere secondo la personalità del bambino/ragazzo).

• Per alunni che manifestano difficoltà di concentrazione: fornire schemi/mappe/diagrammi prima della spiegazione (aiuteremo la mente a selezionare, categorizzare, ricordare, applicare quanto recepito durante la spiegazione); evidenziare concetti fondamentali/parole chiave sul libro; spiegare utilizzando immagini; utilizzare materiali strutturati e non (figure geometriche, listelli, regoli…); fornire la procedura scandita per punti nell’assegnare il lavoro.

• Didattica multisensoriale: uso costante e simultaneo di più canali percettivi (visivo, uditivo, tattile, cinestesico)→incrementa l’apprendimento

• Tecnologie multimediali (computer, notebook per utilizzare software specifici) LIM Utilizzi multiformi:

• permette di accedere a quantità infinita di informazioni,

• visualizzazione di filmati o immagini;

• interazione visiva di testi o esercizi (costruzione di testi collettivi);

• costruzione di unità di lavoro informatizzate con possibilità di personalizzarle per il gruppo classe e utilizzandole in modo flessibile (eventuale consegna agli alunni copia della lezione o delle attività proposte in formato cartaceo o digitale);

• favorisce e promuove l’interazione lasciando spazio alla creatività degli studenti affinché realizzino ricerche o unità di lavoro multimediali in modo autonomo, singolarmente o in piccolo gruppo → favorisce apprendimento costruttivo ed esplorativo;

• per gli alunni con difficoltà risulta essere uno strumento compensativo (videoscrittura, realizzazione di schemi e mappe, tabelle…).

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Trattandosi di un diritto, l’inclusione pretende che sia garantito a tutti, all’interno di una comunità che partecipa: non è possibile sostenere il (falso) problema che vede la contrapposizione tra scuola inclusiva e scuola meritocratica/selettiva. Il merito, infatti, non può essere il talento sotterrato che non incontra mai un inciampo, né un conflitto. Come scrive Canevaro, talento e merito stanno nella dimensione sociale e il merito è

tale se nella dimensione sociale incontra l’inciampo, il conflitto, l’ostacolo (Canevaro, 2006; 2008; 2009).

UNA SCUOLA INCLUSIVA È UNA SCUOLA IN MOVIMENTO

L’INCLUSIVE EDUCATION mira a potenziare un modello complesso di disabilità, richiede

un’azione di sistema.

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Coltivarel’umanità

La finalità fondamentale della scuola è <<coltivare l’umanità>>, accompagnando il soggetto in

evoluzione alla capacità di porsi empaticamente verso l’altro, di assumere uno sguardo decentrato

rispetto al proprio, capace di pensiero critico, e questo è possibile solo se si educa al pensiero

riflessivo, cogliendo in ogni specifica prospettiva disciplinare le opportunità formative che

consentono di valorizzare le diversità, crescendo in conoscenza.

L’uomo è figlio dell’educazione e, come è stato ben espresso da Pieron, il bambino è solo un

candidato alla condizione umana. L’uomo può diventare tale solo con l’educazione che è il

processo di umanizzazione.

La vera sfida non è quella di cogliere e accettare le differenze, ma quella di creare un ambiente di

apprendimento, nella diversità, che sia significativo per tutti.

Si tratta di costruire una scuola atta a formare cittadini empatici, flessibili, aperti alle diversità,

capace di coltivare al massimo grado l’umanità di ciascuno. Infatti, il compito della scuola non è

solo quello di far acquisire le conoscenze (istruzione), ma anche e soprattutto quello di

promuovere la formazione delle capacità e degli atteggiamenti (formazione o educazione),

perché, prima di riempire la mente, occorre formarla (Gabelli). In tale prospettiva secondo

Montagne e Morin <<è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena>>.

La scuola dell’autonomia si pone il fondamentale obiettivo di assicurare il successo formativo a

tutti gli alunni, in un contesto che riconosce e valorizza le diversità, facendo ricorso alle strategie

organizzative ed educative più efficaci, quali quella della flessibilità e della personalizzazione

educativa, per una scuola a misura di allievo (Claparède).

A cominciare da Rousseau, la moderna pedagogia individua nella personalizzazione educativa e

nella flessibilità degli obiettivi e dei percorsi formativi gli strumenti essenziali per assicurare il

successo formativo a ogni alunno.

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Infatti, la scuola dell’autonomia si configura come la scuola del successo formativo, della

flessibilità e della eguaglianza educativa, in quanto intende assicurare il diritto all’educazione e

all’istruzione a tutti gli alunni, perché l’educazione è lo strumento per umanizzarsi, per pervenire

alla condizione umana e al pieno sviluppo della persona.

In tal senso la Carta Costituzionale sancisce che <<è compito della Repubblica rimuovere gli

ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,

impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione

politica, economica e sociale del Paese>>.

Per realizzare ciò, il RAS (Regolamento dell’Autonomia Scolastica) pone espressamente l’esigenza

di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento. Tuttavia, il successo

formativo non è a portata di mano, perché non esistono strategie didattiche e percorsi formativi

che consentono di garantire a tutti il successo formativo. Ogni docente deve ricercarseli, ma non

da solo, bensì con un impegno di gruppo, mettendosi in rete con gli altri componenti della

comunità educante.

Il miglioramento costante costituisce impegno ineludibile e fondamentale perché non ci sono

strategie educative e organizzative valide in assoluto, ma possono essere migliorate attraverso il

continuo impegno di studio, ricerca e sperimentazione, perché la ricerca non è mai finita, è

sempre aperta (Popper).

La scuola dell’autonomia è una scuola che realizza l centralità degli alunni e in tal senso il sistema

di istruzione e di formazione del Paese è al servizio del progresso della società solo se è al servizio

della persona e mira allo sviluppo integrale di tutti.

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INDEXPERL’INCLUSIONE

È il tentativo operativo di concretizzare il concetto di inclusione nella scuola attraverso un sistema di indicatori, che ci consentono di:

• aprire nuove prospettive all’osservazione dei processi socio-educativi

• individuare aree di miglioramento e azioni che promuovono cambiamento

• attivare processi e strumenti di autoanalisi

• attivare contesti di ricerca-azione

• sviluppare la pratica riflessiva.

È un modello di full inclusion che può orientare le istituzioni scolastiche impegnate ad intraprendere il percorso per diventare scuola per tutti. Supera il concetto di bisogno educativo speciale e sostituisce con quello di ostacoli

all’apprendimento e alla partecipazione, attraverso una serie di domande:

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GLI INDICATORI PER L’INCLUSIONE

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Assolvono la funzione di descrittori delle dinamiche che caratterizzano quella scuola, quella classe, agendo come attivatori di pratiche inclusive di qualità. Pongono gli attori nelle condizioni di:

• Individuare le finalità a cui tendere • Individuare priorità di cambiamento • Progettare cambiamenti di prospettiva e di pratiche • Evidenziare le risorse • Evidenziare le resistenze.

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