La Pubblicazione Sulle Minoranze Senza Territorio

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    - con nuclei appartenenti alla stessa minoranzadislocati in altre parti del territorio nazionale pag. 41

    - Attivit come raduni, feste popolari, convegni, conferenze pag. 41- Una cultura tra crisi e cambiamento pag. 41- Tra nomadismo e sedentarizzazione pag. 45- La casa e lhabitat pag. 46- La famiglia pag. 49

    Cap. VIPROBLEMATICHE- Questioni aperte e prospettive pag. 53- Conclusioni pag. 56

    Cap. VIINORMATIVA E DOCUMENTI NAZIONALI ED INTERNAZIONALI- Normativa Statale e Locale pag. 58- Documenti internazionali pag. 65- Leggi regionali pag. 77- Circolari ministeriali pag. 79- Varie pag. 81

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    CAP. I

    NOZIONI GENERALI

    1 - Minoranza nazionale:

    Gruppo numericamente inferiore rispetto al resto della popolazione di uno

    Stato, i cui membri, che sono cittadini di quello Stato, hanno caratteristiche

    etniche, religiose o linguistiche diverse da quelle del resto della popolazione,

    e sono animati dalla volont di salvaguardare la propria cultura, tradizione,

    religione o lingua.

    2 - Minoranza storica:

    Identiche caratteristiche di cui al punto 1, con laggiunta della storicit.

    Linsediamento nel territorio considerato antico se protrattosi fino al 1800

    (principio uniformemente accettato in Europa occidentale).

    3 - Minoranza nuova:

    Identiche caratteristiche di cui al punto 1, con laggiunta di un insediamento

    relativamente recente (gruppi di immigrati dopo la prima guerra mondiale).

    4 - Minoranza etnica:

    Identiche caratteristiche di cui al punto 1, con specificit della loro etnia

    (origine etnica). Per etnia, infatti si intende un gruppo umano determinato inbase ai criteri di classificazione che possono essere di tipo molto diverso

    (linguistici, culturali, tratti fisici, ecc).

    Peraltro, il concetto di etnia assunto unicamente come strumento di

    indagine e non come determinazione della realt.

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    8 - Rom:

    Letnonimo Rom nella loro lingua detta romanes, significa uomo, termine

    che li differenzia dai non zingari, nel loro idioma detti gag, che in origineindividuava i contadini zotici e ignoranti.

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    CAP. II

    NORMATIVA

    1 - Principi costituzionali:

    Le minoranze linguistiche presenti sul territorio italiano sono tutelate perdettato costituzionale a datare dal 1948, anno dellentrata in vigore dellaCostituzione della Repubblica.Gli articoli della Costituzione italiana che concorrono alla tutela sono diversi.

    Allart. 2 che riconosce, in generale, e garantisce i diritti inviolabili delluomo,come singolo e nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalit,segue lart. 3 che afferma la pari dignit sociale di tutti i cittadini e la lorouguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua,di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.Fondamentale , tuttavia, lart. 6 nel quale si dichiara esplicitamente che laRepubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche. A rafforzare

    questo principio, di per s molto esplicito, concorrono, poi altri articoli che dauna parte pongono attenzione alladeguamento dei principi e dei metodi dellalegislazione alle esigenze dellautonomia e del decentramento (art. 5),mentre dallaltra danno ampio respiro alla stessa Costituzione, mirando allaconformit dellordinamento giuridico italiano alle norme del dirittointernazionale generalmente riconosciute.Da quanto sopra si evince la volont del legislatore di porre una solida base

    che tuteli fondamentalmente le componenti sociali pi deboli, quali leminoranze linguistiche, intervenendo a rimuovere gli ostacoli, che limitano difatto la libert e luguaglianza.

    2 - Le minoranze riconosciute e la legislazione:

    La legge 15 dicembre 1999, n. 482 Norme in materia di tutela delleminoranze linguistiche storiche riconosce e tutela 12 minoranze etnico-

    linguistiche storiche (albanese, catalana, germaniche, greca, slovena, croata,

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    francese, franco-provenzale, friulana, ladina, occitana e sarda), tenendoconto dei criteri: etnico, linguistico e storico nonch la localizzazione in unterritorio definito.

    Tre dei quattro criteri si riscontrano anche nella minoranza zingara diantico insediamento presente in Italia in quanto:

    1) Criterio della storicit:Rom , Sinti e Caminanti sono presenti in Italiada circa 600 anni;

    2) Criterio delletnicit:Rom , Sinti e Caminanti hanno una origine etnica;3) Criterio linguistico:Rom , Sinti e Caminanti hanno una propria lingua

    denominata romans, riconosciuta dagli organismi internazionali e

    dai linguisti quale lingua minoritaria.La legge ha inteso tutelare le minoranze etnico-linguistiche storiche

    presenti nel nostro Paese, (escludendo le nuove) al fine di attuare, inmaniera compiuta, il dettato dellart. 6 e degli artt. 2 e 3 della Costituzione.Nel testo del disegno di legge era compresa, tra le minoranze storiche,anche quella zingara, per la quale si prevedevano medesime disposizioni ditutela.

    Lapprofondimento parlamentare fece emergere, per, la difficolt diapplicazione alla popolazione zingara di molte delle norme dellarticolato, peril mancato ancoraggio della stessa ad un territorio definito. Si decise, cos, diprevedere per essa lapprofondimento in altro, specifico, provvedimento.Pertanto, allo stato attuale, non esiste nel nostro ordinamento alcuna

    norma che preveda e disciplini linclusione e il riconoscimento

    delle popolazioni Rom nel concetto di minoranza etnico-linguistica.

    Nella minoranza zingara storica la posizione giuridica (l80% deisedentarizzati Rom storici sono cittadini italiani) non riconducibile edaccomunabile a quella degli zingari immigrati, provenienti in massima partedallEst Europeo, cosiddetti rifugiatiRom e richiedenti asilo.Le popolazioni zingare sono presenti in Italia da circa 600 anni: provenendodallIndia, dopo una lunga sosta nellImpero bizantino, agli inizi del 1400 sisono diffuse in tutta Europa, ivi compresa lItalia, dove il pi antico riferimentostorico datato 18 luglio 1422 nella Cronaca di Bologna; ma molto

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    probabile che fossero giunti ancor prima nellItalia meridionale, dati glistretti legami che sempre sono intercorsi con la Grecia. Inoltre recenti studisembrano comprovare una presenza a Venezia gi nel XIII secolo.

    3 - Diritti riconosciuti:

    - Insegnamento delle lingue nelle scuole dellobbligo;- uso della lingua nellAmministrazione pubblica;- uso della lingua nei media;- uso della lingua nella toponomastica ed onomastica locale.

    4 - Le comunit sprovviste di territorio - Tutela:

    Le comunit sprovviste di territorio, residenti in Italia, sono prive diapposite norme per la reale salvaguardia della loro cultura e lingua.

    Il rapporto tra le istituzioni e iRom si presenta molto difficile: un tempoi Comuni italiani rifiutavano l'iscrizione anagrafica agli Zingari per non dover

    dar loro il domicilio di soccorso, cos come le scuole rifiutavano i loro figli,sebbene cittadini italiani con diritto all'istruzione (vedasi circolari riportati inAppendice).

    Attualmente, gli Zingari sono regolarmente iscritti, possono avere,anche se ancora trovano ostacoli burocratici, regolari licenze di commercio,di spettacolo viaggiante, di artigianato; frequentano la scuola (se lo vogliono).

    Godono ordinariamente dellassistenza sanitaria ordinaria.

    Gli Organismi europei richiedono da tempo il riconoscimento e latutela della minoranza zingara.Il Consiglio dEuropa se ne occupato sin dal 1969 ed ha creato un

    apposito gruppo di esperti. Anche il Parlamento europeo e, infine, laConferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, oggiOrganizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) sisono interessati alla stessa tematica.

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    Cos, ad esempio, la Risoluzione 13, sottoscritta dal Comitato deiMinistri dEuropa il 22 maggio 1975, dichiarava che il patrimonio linguistico elidentit dei nomadi saranno salvaguardati. Chi siano questi nomadi lo

    precisa la Risoluzione 125 del 1981, con la quale si invitava i 23 Stati membridel Consiglio dEuropa a riconoscere come minoranza etnica gli zingari ealtri gruppi nomadi quali i Sami e, quindi, ad accordare loro il medesimostatuto e i medesimi vantaggi delle altre minoranze, soprattutto per ci checoncerne il rispetto e la tutela della loro cultura e della loro lingua.

    Il Comitato dei Ministri dellEducazione dellUnione Europea in una suaRisoluzione (153/89) del 22 maggio 1989, nel dare indicazioni per una

    corretta scolarizzazione dei bambini zingari, sosteneva che si dovesse tenereconto del fatto che la loro cultura e la loro lingua fanno parte da pi di mezzomillennio del patrimonio culturale e linguistico europeo. Affermazioneribadita anche dal Parlamento europeo nel 1994 nella Risoluzione sullasituazione degli zingari nella comunit (A3-0124/94), in cui si riconosce cheil popoloRom una delle minoranze pi importanti dellUnione Europea, percui vanno tutelate la lingua e gli altri aspetti della cultura zingara come parte

    integrante del patrimonio culturale europeo; e quindi si raccomanda aigoverni degli Stati membri di completare la Convenzione europea dei dirittiumani con protocollo aggiuntivo sulle minoranze, nel quale la definizione diminoranza possa comprendere gli zingari in forma esplicita, attraverso unriferimento alle minoranze che non abbiano un territorio proprio.

    Richiedendo una maggiore coordinazione fra gli Organismiinternazionali, lAssemblea parlamentare del Consiglio dEuropa nella

    Raccomandazione 1203 del 1993, nel prevedere varie iniziative a tutela dellacultura zingara, riteneva che dovrebbero essere applicate alle minoranzezingare le disposizioni relative alle lingue sprovviste di territorio come definitedalla Carta europea delle lingue regionali e/o minoritarie e pertanto sidovrebbe perseguire la cooperazione con lUnione Europea nei settoriinteressanti gli zingari, come leducazione, la lotta contro la povert, lasalvaguardia del patrimonio culturale europeo, il riconoscimento delleminoranze e la promozione delluguaglianza dei diritti.

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    Linserimento degli zingari nel discorso pi ampio riguardante leminoranze europee trova espressione anche nel documento approvato dalParlamento europeo il 9 febbraio 1994: considerando che la diversit

    linguistica dellEuropa comunitaria costituisce un elemento fondamentaledella sua ricchezza culturale, dopo aver ribadito la necessit di tutelare epromuovere le lingue meno diffuse, esorta tutti gli enti competenti adapplicare per analogia le raccomandazioni della presente Risoluzione allelingue minoritarie non autoctone (p. es. le lingue degli zingariRom e Sinti ).

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    Problematiche sanitarie

    In ordine alla problematicasanitaria , si specifica che le norme di settore

    vigenti in tema di assistenza sanitaria agli stranieri, rappresentate dal Testounico sullimmigrazione, prevedono per gli stranieri regolarmentesoggiornanti lobbligo di iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale nonch laparit di trattamento e la piena eguaglianza di diritti e doveri rispetto aicittadini italiani, garantendo altres, nei presidi pubblici ed accreditati, per icittadini stranieri non in regola con le norme relative allingresso ed alsoggiorno, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunqueessenziali, ancorch continuative, per malattia ed infortunio e lestensione deiprogrammi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale ecollettiva. A tal riguardo sono, in particolare, garantiti i seguenti punti:

    1) la tutela sociale della gravidanza e della maternit, a parit di trattamentocon le cittadine italiane;

    2) la tutela della salute del minore, in esecuzione della Convenzione suidiritti del fanciullo del 20 novembre 1989;

    3) le vaccinazioni secondo la normativa e nellambito di interventi rientrantiin campagna di prevenzione collettiva autorizzati dalle Regioni;

    4) gli interventi di profilassi internazionale;5) la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive e leventuale

    bonifica dei relativi focolai.Inoltre, il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005, nel quadro dei molteplici

    interventi necessari per superare lemarginazione degli immigrati bisognosi,individua quale importante aspetto quello di assicurare laccesso dellepopolazioni immigrate al Servizio Sanitario Nazionale adeguando lofferta diassistenza pubblica in modo da renderla visibile, facilmente accessibile,attivamente disponibile ed in sintonia con i bisogni di questi nuovi gruppi dipopolazione, in conformit a quanto previsto dal citato testo unicosullimmigrazione che, come sopra accennato, ha sancito il diritto alle cureurgenti ed essenziali e alla continuit della cura anche per gli immigratiirregolari. Cita ancora il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 che, in talecontesto, sono necessari, tra laltro, sia interventi di tipo informativo

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    dellutenza immigrata sullofferta dei servizi da parte delle AziendeSanitarie Locali che lindividuazione allinterno di ciascuna A.S.L. di unit dipersonale esperto e particolarmente idoneo per questo tipo di rapporti. Il

    richiamato Piano Sanitario Nazionale specifica, infine, altre azioni prioritarieche riguardano i seguenti aspetti:

    1) migliorare lassistenza alle donne straniere in stato di gravidanza eridurre il ricorso alle interruzioni volontarie di gravidanza;

    2) ridurre lincidenza della sindrome da HIV, delle malattie sessualmentetrasmesse e della tubercolosi tramite interventi di prevenzione mirata aquesta fascia di popolazione;

    3) raggiungere una copertura vaccinale della popolazione infantileimmigrata pari a quella ottenuta per la popolazione italiana;

    4) ridurre gli infortuni sul lavoro tra i lavoratori immigrati, tramite interventiprevisti a tal fine per i lavoratori italiani.

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    Non discriminazioneLItalia ha provveduto con tempestivit alladozione di misure

    legislative, in conformit alle disposizioni contenute negli articoli 2 e 3 dellaCostituzione, che investono anche la minoranza linguistica zingara presentenel nostro territorio.

    Tali articoli affermano la eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge,senza alcuna distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinionipolitiche, di condizioni personali e sociali, e garantiscono le libert personali,il diritto di riunione, il diritto di associazione, il diritto di professare liberamentela propria fede religiosa, in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne

    propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto.Da tali articoli discende un aspetto di sintesi caratterizzante la

    posizione di ciascun soggetto di fronte al nostro ordinamento: laffermazionedei principi di libert e di uguaglianza; tale ultimo principio, al pari del primo,permea di s lintero sistema giuridico italiano e sancisce la parit ditrattamento e la pari condizione davanti alla legge di tutti i cittadini,assumendo un significato di fondamentale cardine sul quale poggia la nostra

    Carta Costituzionale.E quindi possibile individuare nella nostra Costituzione due

    connotazioni fondamentali costituite:a) dallassoluto rispetto del nucleo essenziale di libert assicurato dallart. 2,

    il quale afferma che la Repubblica riconosce e garantisce i dirittiinviolabili delluomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove sisvolge la sua personalit, e richiede ladempimento dei doveri inderogabili

    di solidariet politica, economica e sociale.Tale principio si sviluppa poi in una serie di pi specifiche disposizioniconcernenti le singole libert;b) dalla parit di trattamento, che ampiamente prevista dal comma 1

    dellart. 3, il quale afferma la pari dignit sociale e luguaglianza deicittadini davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua,di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

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    Il citato comma 1 dellart. 3, che evidenzia luguaglianza formale diciascun cittadino, viene completato dal comma 2 del medesimo articolo cheenuncia un principio di uguaglianza sostanziale, affermando che compito

    della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,limitando di fatto la libert e leguaglianza dei cittadini, impediscono il pienosviluppo della persona umana e leffettiva partecipazione di tutti i lavoratoriallorganizzazione politica, economica e sociale del Paese.

    In sostanza, ne discende, per le Istituzioni, non solo lobbligo ditrattare le stesse situazioni nella stessa maniera, ma altres il compito diraggiungere, attraverso ladozione degli strumenti legislativi ed

    amministrativi del caso, il fine ultimo imposto in tale ambito dallaCostituzione: la reale uguaglianza tra i cittadini, che si concretizza nelrendere sostanzialmente uguali posizioni di partenza disuguali.

    In tale quadro lItalia ha ratificato e reso esecutiva la Convenzioneinternazionale sulleliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale,stipulata a New York il 7 marzo 1966 (legge 13 ottobre 1975, n. 654), ed ilGoverno italiano, ritenuta la necessit ed urgenza di apportare integrazioni

    e modifiche alla normativa vigente in materia di discriminazione razziale,etnica e religiosa, allo scopo di apprestare pi efficaci strumenti diprevenzione e repressione dei fenomeni di intolleranza, ha altres emanatoil decreto legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito con modifiche nella legge25 giugno 1993, n. 205, recante: Misure urgenti in materia didiscriminazione razziale, etnica e religiosa.

    Il tema della lotta alla discriminazione in generale, che ben pu trovare

    sottolineatura anche in questa sede, stato da ultimo ripreso anche con lalegge 6 marzo 1998, n. 40, che disciplina limmigrazione e detta norme sullacondizione dello straniero, ove allart. 41, comma 1, stabilito checostituisce discriminazione ogni comportamento che, direttamente oindirettamente, comporti una distinzione, esclusione, restrizione o preferenzabasata sulla razza, il colore, lascendente o lorigine nazionale o etnica, leconvinzioni e le pratiche religiose, che abbia lo scopo o leffetto di distruggereo compromettere il riconoscimento, il godimento o lesercizio, in condizioni di

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    parit, dei diritti umani e delle libert fondamentali in campo politico,economico, sociale, culturale e ogni altro settore della vita.

    Lart. 42 prevede, altres, listituzione di Centri di osservazione, di

    informazione e di assistenza legale per le vittime delle discriminazioni permotivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

    Lesperienza concreta vede attivi diversi Osservatori sulladiscriminazione (come lOsservatorio Nazionale sulla xenofobia elOsservatorio della Regione Piemonte sulle manifestazioni del razzismo,dellantisemitismo e della xenofobia in Italia).

    Va comunque evidenziato che agli appartenenti alle relative comunit

    straniere viene garantita la possibilit di integrarsi nel tessuto socio-economico, agevolati in ci dalla vigente normativa e in particolare dalla girichiamata legge 6 marzo 1998, n. 40, e dal decreto legislativo 25 luglio1998, n. 286, che ha riunito e coordinato in Testo Unico tutte le disposizioniin materia di stranieri che facilita, appunto, i processi di integrazioni, nelpieno rispetto della cultura, delle tradizioni e del credo religioso dorigine.

    Lart. 42 della legge 6 marzo 1998, n. 40 prevede una specifica azione

    giudiziaria civile contro la discriminazione, consentendo a chi si sentadiscriminato di ricorrere avanti al Pretore per chiedere che sia ordinata lacessazione di atti discriminatori.

    In ordine, poi, alla specifica tematica in esame si rende noto che glizingari cittadini italiani, hanno gli stessi diritti e doveri degli altri cittadini; secittadini dellUnione Europea godono di pieno diritto di circolazione; secittadini di altri Stati sottostanno alle norme che regolano il soggiorno degli

    stranieri.Per permettere agli zingari di cittadinanza italiana di poter godere dialcuni diritti fondamentali, sono stati adottati interventi particolari come quellidelliscrizione anagrafica, della libera circolazione, delle licenze di lavoro edellistruzione.

    Il Ministero dellInterno ha pi volte, nel tempo, richiamato lattenzionedelle autorit prefettizie e dei sindaci sulle situazioni dei nomadi e sullanecessit di favorirne linserimento nel contesto sociale, per il superamento

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    di tutti quegli ostacoli che si frappongono alla loro partecipazione allavita del Paese.

    In particolare nella circolare Problema dei nomadi dell11 ottobre

    1973 (MIAC n. 17/73) ha richiamato i Sindaci sullesigenza che siaagevolata anzitutto liscrizione delle famiglie nomadi nei registri dellapopolazione e alla facilitazione dellerogazione di prestazioni sanitarie e ilrilascio di licenze riguardanti attivit lavorative. Infine stata richiamatalattenzione dei Sindaci sulla esigenza di abolire gli eventuali divieti di sostariguardanti i soli nomadi, in quanto tali divieti sono in palese contrasto con iprincipi di uguaglianza e di libera circolazione dei cittadini nel territorio della

    Repubblica, stabiliti dagli artt. 3 e 16 della Costituzione. La sosta viene,quindi, agevolata mediante la creazione di appositi campeggi attrezzati con iservizi essenziali.

    Gli stessi principi sono stati ribaditi nella circolare Problema deinomadi del 15 luglio 1985 (MIAC n. 15185/85), sottolineando, inoltre,linopportunit delle ordinanze di sgombero per motivi di igiene emanate daiSindaci.

    La delicata tematica della tutela stata oggetto di attenzione nel corsodelliter parlamentare della legge n. 482 del 15 dicembre 1999, recanteNorme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche; eranostate, infatti, previste alcune disposizioni di tutela a favore delle popolazionizingare, poi per stralciate, ritenendo che la tutela delle stesse dovesseessere approfondita in altro, specifico, provvedimento; ci in ragione dellaloro peculiarit, costituendo gli zingari una minoranza non ancorata a un

    territorio.Si sottolinea, al riguardo, che nel corso dellapprovazione della citatalegge n. 482/99, stato per approvato, tra i vari ordini del giorno accolti dalGoverno, quello che impegna il Governo stesso a prestare una attentaconsiderazione sui patrimoni linguistici e culturali tipici di popolazioni nonstanziali, come le parlate deiRom e dei Sinti , che meritano tutela.

    Si rappresenta che gli zingari cittadini extracomunitari sono soggetti alrispetto delle leggi in materia di immigrazione.

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    Lart. 5 del T.U. sullImmigrazione (decreto legislativo 286 del25.7.1998) prevede che possono soggiornare nel territorio dello stato gli stranieri entrati regolarmente ai sensi dellart. 4 (del citato T.U.),che siano muniti di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno in corso di validit,

    rilasciati a norma del presente T.U. . Pertanto, in caso di accertateirregolarit devono essere applicati i provvedimenti di allontanamento stabilitidalla citata normativa.

    Per quanto riguarda la richiesta di intervento per il miglioramento dellecondizioni abitative deiRom , si rappresenta che la materia di competenzadegli Enti Locali, come stabilito nel Titolo V, capo III e IV del T.U.

    sullImmigrazione introdotto con decreto legislativo 286 del 25.7.1998.Per quanto concerne linvito a rendere accessibile linsegnamento

    scolastico ai bambiniRom , si evidenzia che la normativa vigente stabilisceche i minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno dirittoallistruzione indipendentemente dalla regolarit della posizione in ordine alloro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani .

    Inoltre, sono state presentate delle proposte di legge alla Camera

    (A.C. 225 e A.C. 895 presentate il 30.5.2001 e 19.6.2001 dal titolo Tuteladel diritto al nomadismo e riconoscimento delle popolazioni zingare qualiminoranze linguistiche Riconoscimento e tutela delle minoranzerom , sinte e Caminanti) e un disegno di legge presentato al Senato (A.S. 447presentato l11.7.2001 dal titolo Legge quadro per favorire listruzione, laformazione professionale, laccesso al lavoro ed alla casa degli appartenentialla comunit nomadi e per disciplinare la loro presenza sul territorio

    nazionale): i citati strumenti prevedono tra laltro la creazione di aree disosta attrezzate e di aree di transito e rivolgono particolare attenzione alproblema della scolarizzazione dei minori, prevedendo a tal fine listituzionedi corsi di formazione scolastica, che vengano incontro alle esigenze diqueste popolazioni.

    Molte Regioni, in ottemperanza a quanto richiesto dalleRaccomandazioni e dalle Risoluzioni in particolare del Consiglio dEuropa,hanno emanato, a partire dal 1984, apposite leggi a favore o a tutela dei

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    Rom e dei Sinti e della loro cultura. Esse sono in ordine cronologico:Veneto, Lazio, Provincia autonoma di Trento, Sardegna, Friuli-VeneziaGiulia, Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Liguria, Piemonte, mentre la

    Regione Marche li ha inclusi in una legge pi ampia, che riguarda emigrati,immigrati, rifugiati.

    Alcune Regioni hanno apportato modifiche alla prima legge, o parzialicome lEmilia-Romagna o totali come la Toscana, per meglio adattarle allenuove situazioni, in seguito allimmigrazione diRom stranieri e allaumentodella stanzialit rispetto al nomadismo.

    Il fatto che tali leggi esistano gi di per s un fatto importante, in

    quanto sono un riconoscimento degli zingari come minoranza etnica concultura e lingua proprie.

    In tutte queste leggi viene enunciato come elemento fondante diquesta cultura il nomadismo: pertanto il diritto al nomadismo, e diconseguenza alla sosta, ribadito esplicitamente. Questo comportadisposizioni specifiche per la creazione di aree di sosta e di transitoappositamente attrezzate e per il loro finanziamento. Inoltre tutte le leggi

    prevedono interventi atti a migliorare le condizioni di vita in merito alla sanit,allabitazione, allistruzione e al lavoro; tutto questo nel rispetto delle loroconnotazioni etnico-culturali.

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    CAP. III

    ASPETTI STORICI E GEOGRAFICI

    Consistenza numerica La stima della consistenza numerica delle popolazioni sprovviste di

    territorio nel nostro Paese particolarmente difficile, sia perch i censimentiin Italia non rilevano il dato delle minoranze linguistiche, sia perch mancanocriteri precisi per classificare una persona o un gruppo come Zingari.

    Le stime dunque sono approssimative, formulate da enti edorganizzazioni che si interessano da vicino .

    Sia lOpera Nomadi che lAssociazione Nazionale zingari oggi hannoeffettuato rilevamenti delle presenze diRom , Sinti e Caminanti sullinteroterritorio nazionale attivando tutte le sezioni e i gruppi collaboratori locali. Irisultati, pur non potendo essere considerati dal punto di vista statistico uncensimento dettagliato, offrono comunque una stima numerica di circa

    140.000 presenze totali diRom , Sinti e Caminanti.Dei Rom lassoluta maggioranza, proviene dai paesi della exJugoslavia, dallAlbania e dalla Romania.

    Lafflusso continuo e massiccio di profughi dalla Bosnia e di nuovigruppi Rom dallex Jugoslavia, Romania, Albania, Polonia fa s che questodato si possa considerare ulteriormente cresciuto.

    Irrilevante, ma non inesistente, la presenza diRom e Sinti cittadini dipaesi comunitari.

    Origine ed epoca presunta dellinsediamento nellattuale territorio

    Dallo studio della lingua, nella seconda met del XVIII secolo, statastabilita l'origine indiana della popolazione zingara.

    Le loro migrazioni verso occidente incominciano a datare dal IX

    secolo, quando dalle zone nord-occidentali dell'India si spostarono verso la

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    Persia e da qui verso la Turchia e la Grecia, da dove poi si diffusero intutta l'Europa.

    La presenza degli zingari in Italia, si fa risalire all'invasione dei

    Balcani da parte dei Turchi.Dai paesi slavi e dalla Grecia si spostarono verso l'Italia per due vie:

    per via terra, attraverso i Balcani e i territori tedeschi giunsero nel nord Italia;per via mare, dalla Grecia raggiunsero le coste calabresi, siciliane, pugliesi eabruzzesi.

    La ricerca storica non ha ancora accertato la data di arrivo deiSinti ,salvo che per iSinti gackne, giunti dalla Germania attraverso la Francia nei

    primissimi anni del 1900, e per iSinti estrekharja, kranarja e krasarja cherisale al 1918.

    I Rom dell'Italia centro-meridionale vi erano presenti sin dalla fine delXIV secolo.

    I cosiddettiRom vlah (valacchi) cio Kalderasha, Lovara e Churara,sono giunti in Italia (come in Europa e in America) a partire dalla fine del1800, quando furono emancipati dalla schiavit in Romania.

    Dopo la prima guerra mondiale giunsero, nel nord-ovest dell'Italia, altrigruppi provenienti dalla Russia, dalla Serbia e dalla Croazia. Dopo laseconda guerra mondiale si andata intensificando limmigrazione dai PaesidellEst.

    Per una pi completa descrizione degli zingari in Italia riportiamo, diseguito, stralci di un saggio molto interessante della dott.ssa Mirella Karpatidal titoloGruppi zingari in Italia contenuto nella pubblicazioneRom , Sinti ,

    Kal ... zingari e viaggianti in Europa di Jean Pierre Ligeois, Edizioni Laciodrom, Roma.Gli zingari dellItalia centro-meridionale risalgono certamente ai

    gruppi di pi antica immigrazione. Nei documenti erano indicati spesso comeegiziani volgarmente detti zingari e Terra Gizia era detta una zonadellattuale Molise, segno di profondo radicamento. Se il loro arrivo non hafatto notizia nelle cronache (almeno per quanto si appurato finora), ci dovuto probabilmente al fatto che si trattava di spostamenti di famiglie

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    nellambito dei normali rapporti con la vicina Grecia, da sempre esistenti.Allepoca dellinvasione turca dei Balcani gruppi pi consistenti possonoessersi uniti ad albanesi e croati, che ancor oggi costituiscono con i greci

    minoranze linguistiche nelle regioni centro-meridionali.Il gruppo pi importante numericamente, economicamente attivo e

    socialmente integrato, costituito daiRom abruzzesi. Essi mantengono forti ilegami delle famiglie estese, ramificate in molte regioni (Abruzzo, Molise,Lazio, Puglia, Marche) e molto numerose, tanto che per riunirle in occasionedi eventi importanti necessario affittare un intero albergo. ...

    I Rom abruzzesi sono sedentari e tendono a raggrupparsi nella stessa

    strada o nello stesso quartiere, possibilmente in case monofamiliari, proprioper mantenere la coesione sociale. Alcuni piccoli nuclei hanno recentementeripreso la carovana o la campina : una parvenza di nomadismo, perch sonoandati a stanziarsi in alcune citt del nord. Tradizionalmente calderai (ecalderaio sarebbe stato anche il padre del celebre pittore Antonio Solariodetto lo zingaro), ma soprattutto mercanti di cavalli, oggi iRom abruzzesi sidedicano in particolare al commercio, anche se non mancano giovani inseriti

    in lavori dipendenti. Molte donne continuano la tradizione dellabuona ventura , alcune con successo, servendosi anche di avvisi sui giornali erilasciando lo scontrino fiscale per le proprie prestazioni.

    Un altro gruppo importante costituito daiRom calabresi, un tempofabbri ferrai. La loro abilit era particolarmente apprezzata e il loro arrivoatteso per la riparazione di attrezzi agricoli e per la fornitura di strumenti dacucina (spiedi, palette, tripodi, graticole). Periodicamente si spostavano in

    Sicilia, dove rimasta traccia della loro presenza in detti e racconti popolari.In Basilicata, fino a tempi abbastanza recenti, cera labitudine di servirsi dellozingaro del villaggio per le riparazioni e dellazingara di casa per i servizidomestici. Integravano le risorse economiche con il commercio di equini (inparticolare asini e muli), la tosatura delle pecore e le raccolte stagionali(olive, agrumi). Oggi la crisi economica li ha investiti in pieno e si sonofermati in baraccopoli ghettizzate e prive di servizi. Alcune famiglie sonostate rialloggiate in case popolari. Malgrado le difficolt, esiste una forte

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    volont di mantenere la propria identit e una custodia gelosa dellapropria lingua e di costumi tipicamente patriarcali (matrimonio deciso daigenitori, controllo della verginit, predominio delluomo sulla donna).

    Non possibile stabilire lepoca deiSinti italiani, ma certamentesono presenti da lunga data. Si suddividono in gruppi a denominazioneregionale: piemontesi (diffusi anche in Francia), lombardi, veneti, emiliani,marchigiani; per le orbite del loro nomadismo si estendono a tutto il territorioitaliano. Tradizionalmente dediti allo spettacolo viaggiante (musica,acrobazia, ammaestramento di animali, lanterna magica, teatro ambulante,circo, luna-park) hanno sempre integrato le loro risorse economiche con il

    piccolo artigianato (oggetti in legno e vimini, riparazione di ombrelli o di sedieimpagliate, affilatura di coltelli, ecc.) e con il piccolo commercio di merceriapraticato dalle donne per strada o di porta in porta.

    Un piccolo gruppo particolare, moventesi fra lEmilia e il Piemonte, costituito da coloro che gli altriSinti chiamano spregiativamente Mucini (dalmoccio al naso) o Smaltaroli (fangosi).

    Ai Sinti di antico insediamento si sono aggiunti allinizio di questo

    secolo i Sinti gackne (tedeschi), giunti attraverso la Francia, e iSinti estrekharja (austriaci) del Tirolo e krasarja (del Carso), inglobati nelle nuovefrontiere del 1918. I Krasarja, pur vivendo nei dintorni di Trieste accanto aiRoma sloveni e croati, si distinguono per la lingua ricca di prestiti tedeschi eper i cognomi pure tedeschi.

    Malgrado le differenziazioni interne, iSinti sono accomunati da unostile di vita essenzialmente simile sia per quanto riguarda leconomia che le

    tradizioni. Sono generalmente nomadi o seminomadi, date le loro attivit, maattualmente si sta delineando in alcuni gruppi una tendenza allasedentarizzazione con attivit di commercio ...

    I Rom sloveni e havati (croati) o istriani della Venezia Giuliacostituiscono comunit a volte numerose in diverse citt del nord, dove sisono praticamente stabilizzati, pur continuando a vivere spesso in caravan obaracche nei campi sosta. Alcuni cercano di mantenere vive la tradizionedellallevamento e del commercio dei cavalli, sia da carne che per lo sport.

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    Anchessi praticano il matrimonio per fuga ed hanno la tradizione delvakeriben per la giustizia interna. Il bandito dal gruppo perch impuro dettopalecido .

    La fine della schiavit in Romania e poi il crollo dellImpero Asburgicohanno provocato la migrazione deiRom cosiddetti vlah (valacchi). Il gruppopi importante quello dei Kalderasha, suddivisi in due grandi stirpi,Chukuresti e Doresti, ed una minore, Zurkaja. Ad essi si affiancato neglianni della seconda guerra mondiale un altro gruppo, fuggito dalla Croazia,dal cognome Hudorovic, mentre i primi hanno prevalentemente il cognomeLevak e Bogdan. Tuttora abili lavoratori di metalli, si dedicano in particolare

    alla doratura di oggetti sacri, oltre che alla lavorazione del rame. Compionoquindi viaggi periodici (anche allestero) in lussuosi caravan alla ricerca dilavoro, per tornare poi nelle loro case o sui terreni di loro propriet,concentrati in prevalenza nel Veneto. I Lovara sono stati grandi viaggiatori:se si esaminano i luoghi di nascita delle generazioni successive di unafamiglia, si scopre che dalla Russia sono passati in Romania , Ungheria,Jugoslavia, Italia, Svezia, per poi tornare ancora in Italia. Oggi vivono in case

    e non c pi traccia del commercio di cavalli, che era la loro caratteristica.Negli anni 70 c stata una nuova immigrazione di Lovara provenienti dallaPolonia. I Churara costituiscono un gruppo molto piccolo, praticamente unitoai Kalderasha. Grande prestigio ha goduto negli anni 70 una donna curari,Marika, chiamata persino a fare da krisnitori (giudice) nel tribunaletradizionale, lakris .

    Negli anni 60, provenienti dallAlgeria, sono giunti e si sono stabiliti in

    Italia piccoli nuclei di Kaulja, che si dicono originari dallIraq, da dovesarebbero emigrati allinizio del secolo.Le difficolt economiche nei paesi dellEuropa orientale e soprattutto la

    guerra nellex Jugoslavia hanno portato un flusso sempre crescente di nuovigruppi zingari in Italia. I primi e i pi visibili (basse tende scure, donne dallelunghe vesti cupe e una coperta sulla spalla, come le donne conla schiavina ad armacollo della cronaca bolognese del XV secolo) giungevano dalleregioni meridionali e centrali dellex Jugoslavia e si proclamavano

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    genericamente khorakhan (aggettivo di khorakhai, turco, e per traslatomusulmano); forse perch, di fede islamica, si distinguevano cos in unpaese eminentemente cristiano come lItalia. A loro volta definiscono

    Dasikan o gagikan Roma gli zingari cristiani-ortodossi, prevalentementedomiciliati prima in Serbia, perch bianchi, simili ai gag. Evidentementequeste non sono definizioni etniche, bens indicano una appartenenzareligiosa, allinterno della quale si trovano gruppi diversificati; anzi i membri dialcuni gruppi possono appartenere sia alluna che allaltra religione.

    Fra i musulmani il gruppo pi numeroso e diffuso quello dei Zergarja(da cera , tenda), che conducevano vita nomade prevalentemente in Bosnia,

    girando a piedi con un fagotto sulle spalle ed esercitando il piccoloartigianato (ombrellai, stagnini, ecc.). Ancor pi selvaggi nellopinione deglialtri Rom i Rundasha del Montenegro, che vivevano solo di elemosina,riparandosi nelle grotte e nei cespugli; anche ora in Italia, si tengonosegregati dagli altri Rom . Llite dei musulmani costituita dagli Arlija(operai, studenti, professionisti), scarsamente presenti in Italia, mentre cisono i Kaloperja (venditori di biancheria), i Giambasha (un tempo allevatori di

    cavalli) e gli Shiftari (Albanesi) provenienti dal Kosovo.Fra i Rom cristiani, i pi numerosi in Italia sono quelli che si

    autodefiniscono Lovara e che gli altri spregiativamente chiamano Kanjarja(ladri di galline), provenienti soprattutto dalla Macedonia. Altrettantospregiativamente, e cio Mrzenarja (mangiatori di carogne) sono detti iKalderasha della Serbia. Ad essi si aggiungono i Tamarja, che facevano glistallieri nella Voivodina, e i Banacani (contadini) del Banato, che sfuggono le

    rappresaglie scatenate contro di loro in quelle regioni sotto la pretesa dellapulizia etnica.Non tutti gli zingari dellultima migrazione, tuttora in corso, si palesano

    come tali, ma spesso cercano di mimetizzarsi con gli altri immigrati, come stato allepoca dellarrivo in massa degli albanesi ed attualmente con irumeni.

    Si tratta di una popolazione fluttuante, quasi sempre accampata incondizioni miserevoli ai margini delle citt, ma che si sposta facilmente alla

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    ricerca di possibili vantaggi. Comuni, che hanno concesso alloggi adalcune famiglie, si trovano ad ospitarne altre, le stesse famiglie che ieri eranoa Roma, oggi sono a Colonia in Germania e cos via. Mentre prima della

    attuale guerra continuavano a mantenere stretti rapporti con la Jugoslavia,recandovisi spesso per investire quanto trovato in Italia soprattutto inmigliorie alle proprie case, per fare il servizio militare onde non perdere lacittadinanza, per seppellirvi i morti, ora questo legame tagliato, hannoperso tutti i loro averi e spesso appaiono disorientati. Mantengono viva lalingua e le tradizioni, molte delle quali affini a quelle balcaniche.

    Un gruppo particolare, pure di recente immigrazione, costituito dai

    Rudari, che significa quelli della nostra gente. Fra di loro parlano rumeno,per si dicono Rom o Tigani e alcuni parlano anche romans. Ci sonofamiglie che vantano una discendenza dagli Ursari, gli ammaestratori di orsi,e lavoravano nei circhi. Hanno un forte senso della famiglia, i cui rami siestendono al di l dei confini, in Europa e anche in America Latina, dove avolte si definiscono Beas o Boyas, dal nome di un gruppo affine dellaTransilvania. Di religione ortodossa, hanno in comune con tutti iRom

    balcanici la celebrazione solenne della festa di S. Giorgio il 6 maggio e ilbanchetto in onore del Santo protettore della famiglia (Paraskeva, Michele,Nicola sono i santi prediletti), oltre a credenze tipiche, come quella nelleUrsitori, le fate del destino, che presiedono alla nascita.

    Infine, nel mosaico complesso di gruppi e sottogruppi in Italia, varicordato un gruppo di viaggianti autoctoni, i Caminanti siciliani, piccolivenditori ambulanti, che si ritrovano un po dappertutto, ma che hanno come

    riferimento la provincia di Siracusa e in particolare Noto.

    Aree geografiche di distribuzione

    Localit di residenza : sono presenti sull'intero territorio italiano.La distribuzione territoriale la seguente:

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    Appartengono al gruppo di antico insediamento: Sinti piemontesi, stanziati in tutto il Piemonte; Sinti lombardi, presenti in Lombardia, in Emilia e parte anche in

    Sardegna; Sinti mucini, i pi poveri, detti spregiativamente cos, cio mocciosi; Sinti emiliani, nella parte centrale dell'Emilia Romagna; Sinti veneti, presenti nel Veneto; Sinti marchigiani, presenti nelle Marche, nell'Umbria e nel Lazio; Sinti gckane, che individua zingari immigrati dalla Germania attraverso la

    Francia, in tutta lItalia centro-settentrionale; Sinti estrekhria, (da sterreich = Austria) si trovano in Trentino-Alto

    Adige oltre che in Austria; Sinti kranria, nella zona della Carnia; Sinti krasria, nella zona del Carso; Rom calabresi, stabilitisi da secoli in Calabria; Rom abruzzesi dal XIV secolo, diffusi oltre che in Abruzzo e Molise, anche

    nel Lazio, in Campania, in Puglia, nelle Marche. Un nucleo notevole sitrova a Milano e piccoli nuclei in altre citt del nord;

    Rmje celentani, presenti nel Cilento; Rmje basalisk, presenti in Basilicata; Rmje pugliesi, stanziatisi nella Puglia.Appartengono alla seconda ondata risalente al XIX secolo: Rom Kalderasa; Rom Lovara; Rom Churara.Essi si trovano sparsi per tutta la penisola.

    Comunit giunte dopo la seconda guerra mondiale:

    SlovenskoRoma , provengono dalla Slovenia e sono sparsi in tutta l'Italia; HrvatskoRoma , assieme agli SlovenskoRoma vivevano nella Venezia Giulia (oltre

    che in Slovenia e Croazia). Durante la guerra furono deportati in campi diconcentramento (Agnone, Tossicia) e in Sardegna.

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    Con lo spostamento delle frontiere dopo la guerra, dalla Venezia Giulia,dove vivevano, si sono diffusi nell'Italia settentrionale e centrale.

    Le comunit giunte di recente in Italia sono: gli Khorakhan Roma , (che significa turchi, ma per traslato di religione

    musulmana); non il nome di un gruppo ma si riferisce all'appartenenzareligiosa che caratterizza alcuni gruppi giunti dalla Bosnia e dal Montenegro(Cergarja, Arlija, ecc.);

    i Dassikan (che significa Serbi) di religione ortodossa che comprendono diversigruppi(Kanjarja, Mrzenarja, Gurbeti, ecc.);

    i Rudari, di origine rumena ma provenienti ugualmente dalla Serbia.Attualmente le comunit sprovviste di territorio sono sostanzialmente

    presenti in tutto il territorio nazionale ed in particolare nelle grandi e medie citt

    nelle quali possono distribuirsi meglio.

    Con larrivo di gruppi slavi negli anni 70 - 80 90 c stato un aumento notevoledella loro presenza. Si determinata altres una certa tensione tra zingari italiani e slavi, acausa dellaccattonaggio al quale iSinti italiani si dedicavano pochissimo. Ad esempio,mentre a Roma erano presenti un tempo soloRom abruzzesi e Sinti , con larrivo degli

    slavi si determinato un notevolissimo incremento di presenze.Analogamente avvenuto in Sicilia dove, a parte il gruppo di Caminanti di Noto,

    non cerano altre comunit sprovviste di territorio.Si pu aggiungere che iRom stranieri sono presenti al nord, sud e isole mentre i

    Sinti sono presenti in gran parte al nord e al centro.Negli ultimi 20 anni si verificatoaltres un aumento di gruppi sedentari, anche Sinti , determinato da vari motivi tra iquali, non ultimo, la stanchezza delle donne di vivere in queste difficolt senza acqua n

    luce. Il sedentarismo stato reso possibile anche dallaffitto di piccoli terreni agricoli suiquali sono state costruite piccole casette, non senza, peraltro, difficolt dovute allamancanza di permessi di costruzione.

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    CAP. IV

    LINGUA E ASPETTISCOLASTICO-EDUCATIVI

    La linguaPi che di lingua roman corretto parlare di dialetti romane , dei

    vari gruppi disseminati in Europa ed oltre, e sottoposti alle influenze dellelingue locali. Essi presentano tuttavia una notevole unit lessicale, anche se

    la grande quantit di vocaboli stranieri che sono entrati a farne partepotrebbe dare dapprima una diversa impressione.

    La lingua romani, si presenta pienamente strutturata, con unafonologia autentica, ed ha conservato l'eredit indiana. La lingua romani infatti una lingua indo-ariana, cio una lingua ariana sviluppatasi in uncontesto indiano. Questa sostanziale unit non pu che derivare, come bendimostra Vania Kokanowsk1 dal fatto che le comunit sprovviste di territorio

    non sono sempre state nomadi, ma hanno avuto per secoli, prima dellemigrazioni, un territorio, una patria, una lingua. La vita errante prima, lepersecuzioni e la chiusura poi hanno contribuito a conservarle.

    Non possibile conoscere la percentuale dei parlanti oggi la linguaromani. Purtroppo essa va lentamente perdendosi presso i gruppi via via piintegrati, come i nostriSinti piemontesi che, pi che il proprio dialettozingaro, oggi parlano soprattutto il dialetto piemontese, mentre per i gruppi

    meno integrati la lingua romani stata ed anche strumento di difesa -lingua segreta - rispetto ad un contesto ostile, al quale non permessoperci capire o sapere.

    La lingua romani va manifestandosi (non in Italia) anche in campoletterario, tecnico, sacro..., attraverso una sue lite intellettuale molto attiva,anche se numericamente limitata; e se in alcune regioni le comunit nonmanifestano interesse per scrivere la loro lingua, altrove, in Europa orientale

    1 Vania de Gila Kochanowski, Parlons Tzigane

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    e nei Balcani, invece richiesto; e questo, come sottolinea MarcelCourthiade, linguista, impone la ricerca di una standardizzazione, di unainternazionalizzazione tra i vari dialetti zingari, che non ha soltanto il valore di

    una convenzione sociale, ma di un simbolo culturale, di una causa dadifendere, di un grido di unit.

    La scolarizzazioneLa scolarizzazione degli Zingari presenta problemi di non facile

    soluzione. Non tanto il nomadismo (in continua forte diminuzione a menoche non si tratti di nomadismo forzato da espulsioni delle forze dell'ordine o

    delle amministrazioni locali) quanto piuttosto le difficili condizioni economichenonch una certa diffidenza verso la scuola, vista come espressione di unasociet si mostrata ostile e che per la sua azione assimilatrice vista comepericolosa per la propria identit. Nelle comunit zingare che vivono in buonecondizioni economiche, i giovani cominciano a frequentare le scuole superiorie qualcuno anche l'universit, fatto questo ormai non eccezionale in altripaesi europei.

    Sebbene in questi ultimi anni siano stati avviati dalle Amministrazionicomunali in convenzione con lOpera Nomadi e lAssociazione ItalianaZingari Oggi (AIZO), progetti contro levasione scolastica dei minoriRom ,Sinti e Caminanti, il grado di conoscenza dell'italiano si pone a un livellomolto basso. Ci da attribuire alla mancanza di scolarizzazione eall'atteggiamento di diffidenza verso la cultura dominante istituzionale.Maggiore presa, come gi detto, hanno i dialetti delle zone in cui sono in

    qualche modo inseriti.

    La lingua nelle attivit scolasticheNon risulta che in Italia ci siano scuole con insegnamento dei dialetti romanes.

    Vanno comunque considerate con particolare rilievo le direttive del Ministero dellIstruzionesecondo le quali i bambini stranieri (e, quindi anche i nomadi stranieri) possono frequentarei corsi delle scuole dell'obbligo, pur non avendo un regolare permesso di soggiorno.

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    CAP. V

    RELIGIONE E CULTURA

    La religione e i mitiIl popolo sprovvisto di territorio non ha una propria specifica

    religione.Nella sua diaspora secolare si via via adattato alle religioni locali,

    accettandone in qualche modo riti e credenze, per ragioni di sopravvivenza.Abbiamo cos comunit ortodosse, cattoliche, musulmane.

    Essi festeggiano numerose ricorrenze religiose , in modo differenteda gruppo a gruppo. I Sinti italiani, quasi tutti cattolici, festeggiano ilgiorno del battesimo, Natale e Pasqua.

    Gli ortodossi di origine slava seguono il calendario della chiesaortodossa: Natale, Pasqua, Pentecoste, S. Giorgio, S. Michele Arcangelo, S.Giovanni Battista ed alcune feste dedicate alla Madre di Dio, tutte con grandesolennit e con cerimonie religiose presiedute dai soli uomini.

    Durante queste feste (cos come per le altre legate a ricorrenze emotivi diversi) inammissibile che qualcuno stia lontano dalla famiglia; lacerimonia si svolge con una forte carica emotiva e grande entusiasmo, equesto naturalmente rafforza lidentificazione, aumentando la coesionesociale e la sicurezza personale. Ed questa la funzione sociale dellereligioni, cos come dei miti, ed anche delle superstizioni e dei tab collettivi.

    Le comunit hanno tuttavia adottato quasi soltanto alcuniriti esteriori

    delle varie religioni; raramente sono entrate nel loro significato profondo.Hanno una conoscenza assai superficiale di Dio, ma tutti credono in Dio, unDio a misura zingara, conforme alle tradizioni; soprattutto un Dio semprebuono con gli zingari e sempre disposto a perdonarne gli errori. E', in fondo,il Dio primitivo dei popoli ariani, 'Dvel' (dal sanscrito 'Deva', sinonimo di Dio)."Questa figura di Dio - come dice Ramires Heredia - esiste nella mente diogni zingaro, anche se non la sa spiegare. Dio una forza intelligente,

    superiore e nello stesso tempo interiore alla natura ed ai suoi fenomeni, non

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    solo alla natura, della quale regola i fenomeni... E' un Dio estremamentegiusto, anche se la sua giustizia pu essere particolarmente inclinata verso ilpopolo zingaro, quando questi sa dirigersi a lui con grazia. Devel infatti un

    Dio buono, implicato con i poveri, i mendicanti, i perseguitati. Tagore, indcome il primo popolo zingaro, dice: "Se voglio inchinarmi verso di te, nellamia riverenza non riesco a raggiungere la profondit in cui riposano i tuoipiedi tra i pi poveri, gli umili ed i perduti".

    E' forse, o certamente, l'antica origine orientale che pu spiegare nontanto la religione, quantola religiosit del popolo zingaro, intesa comeattitudine interiore nei confronti della vita , rilevabile dall'osservatore,

    bench lo zingaro non conosca assolutamente definizioni della religione, nsappia in alcun modo dirci che cosa intenda per religiosit.

    L'idea di Dio si unisce in qualche modo a quella del sole, che riscaldaed illumina ugualmente tutto il creato, senza distinzione: da ci provengono igrandi valori come l'amore, la tolleranza e la generosit. Una certaimmanenza del divino induce ad una diversa rappresentazione del tempo:non il tempo lineare dell'Occidente, ma un tempo circolare , dove tutto pu

    ripetersi, dove anche gli opposti si possono sovrapporre e conciliare in unequilibrio infinito.

    Dio, i demoni, il proprio essere Uomo e la Sorte o Destino, sonocomunque le quattro grandi forze che determinano il comportamentoumano, tanto nel bene quanto nel male. Dio naturalmente simbolo delleforze del bene, dell'amore e della solidariet, che sono i massimi e pisentiti valori della cultura zingara. I demoni rappresentano il male e

    preparano all'uomo ogni sorta di malanni e disgrazie, identificate in primoluogo nella mancanza di cibo, nella inclemenza del tempo, nell'odio dei"gage".

    Poi c' la sorte che, secondo come soffia, determina successi einsuccessi. E c' soprattutto l'uomo, il "rom", (rom significa uomo).

    La cultura zingara ha un concetto molto elevato dell'uomo e dellalibert che Devel gli ha dato.Tutto al servizio dell'uomo, di ogni uomoe non ammissibile che alcuni beni possano essere riservati per il

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    vantaggio e l'utilizzo di una o di poche persone, quando altre ne hannomaggior bisogno.

    Riferisce Ramirez Heredia che nella 3^ Convenzione nazionale di

    Siviglia, nel 1967, i partecipanti zingari, interrogati su che cosa pensasserodell'uomo, diedero, a seconda dei gruppi, le seguenti risposte: 'E' figlio diDio' - 'E' il centro della creazione'- 'E' un essere immortale'.

    Nella gerarchia dei valori c' dunque l'uomo, il 'rom', poi la

    natura e quindi la vita : ci sono cose superiori, infatti, alla propria vita,come l'onore, la dignit, la fedelt, la parola data tra zingari. Quanto allanatura ed alla terra, hanno una attrazione ed una valenza particolare per lo

    zingaro, perch, a partire dal suo profondo sentimento di libert non punon desiderare fortemente il contatto con la pluriforme opera di Dio. (Forseper questo gli zingari che vanno sedentarizzandosi cercano vecchiecascine, ed amano dormire, almeno nella buona stagione, non gi nelchiuso delle stanze, ma nella roulotte sistemata nel cortile!).

    Sono significative, al riguardo, alcune storie zingare. Una riferita daFrans de Ville, autore deTsiganes. Tmoin des tempes (Parigi, 1967): Un

    giorno Dio contempl la sua opera e disse: affinch sia completa devocreare l'uomo. Prese della creta e la plasm a figura di uomo e la mise nelsuo forno per cuocerla. Mentre la figura sopportava i calori del fuoco, Diofece una passeggiata per il Paradiso e si dimentic della sua opera.Quando la estrasse dal forno la trov completamente nera. Mise una nuovafigura nel forno, ma questa volta, per timore di dimenticarla, ve la estrasseanzi tempo: si trattava di un uomo pallido, a mezza cottura, l'antenato dei

    bianchi. Dio allora ritent l'esperienza perch desiderava il tipo ideale diuomo, e questa volta non lasci che la figura che aveva plasmato restassenel forno n troppo tempo n troppo poco: solo il necessario perch fosseben abbronzata. E questo fu il progenitore degli zingari."

    Si tratta di leggende che hanno quasi la forza del mito: esse fondanonon tanto il concetto della superiorit della razza zingara, quanto l'orgogliodella sua peculiarit ed unicit.

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    Lidentit etnicaCome molte altre sub-culture, quella sprovvista di territorio non ha

    mai fatto parte, in nessun luogo del mondo, delle culture nazionali con lequali ha sempre avuto rapporti/scontro nella misura in cui veniva rifiutata ofatta oggetto di tentativi di integrazione violenta.

    Se sei zingaro - dice Juan de Dios Ramirez Heredia - bendifficilmente puoi cessare di esserlo anche se sei diventato sedentario, o haiperso luso della linguarom . Se sei zingaro, lo sei per sempre. Non sar colmolto lavarci che perderemo il colore scuro della nostra pelle, n

    comprandoci gli abiti gag, cambieremo la nostra coscienza.Le condanne, le emarginazioni, le persecuzioni hanno rafforzato

    nel popolo zingaro il senso della propria identit e differenza. Lesserepraticamente sospinti a vivere slegati da rapporti significativi con lesterno, inuna sorta di chiusura, ha loro pi facilmente permesso di essere fedeli alleproprie tradizioni.

    Nel 1978 ventisette rappresentanti zingari di altrettanti Paesi si

    riunirono a Pregny, vicino Ginevra e chiesero in un documentoindirizzato allONU, di essere riconosciuti come popolo senza territorio.

    Nella Conferenza stampa tenutasi al Palazzo delle Nazioni Unite essidichiararono di riconoscersi come un unico popolo, in qualsiasi parte dellaterra ci fosse un Rom , un Sinto o un Kal. Sceglievano come simbolo labandiera verde e blu: l'azzurro il colore del cielo e della libert, il verde lamadre terra, in mezzo alla bandiera una ruota a 32 raggi (la ruota indiana,

    nazione che ha dato l'origine agli zingari) che rappresenta il nomadismodell'ultima popolazione nomade europea.

    Anche nelle nuove generazioni molto forte il senso di razza,

    l'orgoglio di appartenere ad una popolazione diversa, vissuta sempre indiaspora in tutto il mondo.

    Qualche cosa per si sta muovendo, anche per le mutate condizioni divita: l'ingresso dei bambini nella scuola, la stabilit dei campi sosta, il

    fermarsi nella stessa zona...

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    Ogni cultura d'altra parte in evoluzione e le comunit sprovvistedi territorio auspicano migliori condizioni di vita nel rispetto della propriaidentit.

    Per secoli sono riusciti a sopravvivere, nonostante le persecuzioni eda conservare la specificit della loro cultura, questo testimonia la forza vitaledi un patrimonio di civilt che ha sostenuto tutti i suoi membri in diaspora.

    "Il popolo zingaro - scrive Jean Paul Clbert - un caso eccezionaleed un esempio unico di un insieme etnico perfettamente definito attraverso iltempo e lo spazio, che da pi di mille anni, ed oltre le frontiere d'Europa, hacondotto una gigantesca migrazione, senza mai consentire alcuna

    alterazione alla originalit ed alla unit della razza. Gli zingari hannorealizzato la prodezza di correre il mondo intero senza cessare disottomettersi alle proprie norme di comportamento,perch, ai loro occhi,questo l'unico modo di vivere degno dell'uomo" 2

    Il diritto tradizionaleLa legge delle comunit sprovviste di territorio una legge

    orale, unico mezzo in una societ senza scrittura tramandata da padre infiglio attraverso i secoli.

    Essa strutturata sulla reciprocit o solidariet, intesa come unfare ed un agire in modo che l'altro agisca nei propri confronti nell'identicomodo: il fondamento dellordinamento sociale del gruppo, che si esprime inun complesso di norme di comportamento che regolano gli aspetti principalidella vita.

    Le normative sono l'unico strumento che la comunit possiede neiconfronti dei membri, i quali sono obbligati ad osservarle se vogliono essereben accetti al suo interno. Se non vi si adeguano, non sono consideratiuomini d'onore.

    Lo zingaro deve osservare le norme per potere vivere all'interno delproprio gruppo senza conflitti con altri membri. Ad esempio, la solidariet

    2

    Di analoga importanza un altro saggio della dott.ssa Karpati sempre contenuto nel libro soprarichiamato dal titolo Storia degli zingari in Italia.

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    uno dei grossi impegni che si ha nei confronti dell'altro; se un membro vain carcere, i familiari (famiglia estesa) sono impegnati a raccogliere il denaroper pagare un avvocato e avere una buona difesa perch venga scarcerato

    al pi presto; chi rifiuta di collaborare sa gi che se in futuro lui stesso oqualcuno della sua famiglia verr incriminato, nessuno lo aiuter; ma seinterviene alla colletta, tutti, in un momento di difficolt, gli dimostreranno laloro solidariet.

    Non esiste nessuna legge che possa obbligare lo zingaro ad aiutareun parente che non in grado di procurarsi da mangiare: se non lo fa, vienegiudicato egoista ed avaro. Questa sanzione negativa e spontanea che

    esprime la comunit nei confronti di un membro, muter il suo rapporto con ilgruppo: sar meno stimato e circondato da diffidenza, in quanto si sa chenon si pu contare su di lui o sulla sua famiglia.

    Se invece uno nellimpossibilit di donare denaro durante la raccoltadella colletta a causa della povert in cui vive, non ricever nessunasanzione poich nellimpossibilit di dare, non per mancanza di volont.

    La sanzione sociale, che comporta la disapprovazione del gruppo e,

    quindi, una minore stima ed una qualche maggiore o minore emarginazione, lo strumento che regola e punisce i comportamenti personali . Puesprimere condanna o, al contrario, porsi come sanzione positiva che siconcreta nella stima e nel rispetto da cui circondato lindividuo che rispettale norme del suo gruppo.

    Nella societ zingara non esistono, infatti, apparati esecutivi o

    poteri centrali, come non esistono apparati che possono legiferare.

    Tutto si fonda sulla tradizione e sulla saggezza degli anziani.Tuttavia, la sanzione sociale, tanto positiva che negativa, fortemente

    sentita dallo zingaro, perch in una societ che si articola principalmentesullistituto della famiglia e della comunit ristretta, il bisogno di appartenenza massimo.

    Lo zingaro, inoltre, sa che il rifiuto ad accettare l'eventuale condannacomporterebbe l'emarginazione dal gruppo, che sarebbe per lui pena assaipi grave.

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    In alcuni gruppi diRom esiste ancora la Kris che mantienel'ordine e il rispetto per le tradizioni; viene convocata tutte le volte chesuccedono gravi controversie all'interno del gruppo (ripartizione di beni e

    guadagni, infrazioni fatte contro le tradizioni del gruppo; la solidariet neimomenti difficili, il mantenere le promesse fatte, la lealt, la fedelt nelmatrimonio, il rispetto reciproco, il furto all'interno del gruppo, la rottura delfidanzamento, la vendetta tra i gruppi, laborto, ecc...).

    La Kris, che in romani significa "giudizio", composta da alcuni

    capi della famiglia che hanno il ruolo di giudici, pi una persona

    "influente" che funge da presidente.

    Il verdetto emesso dalla Kris inappellabile: qualsiasi decisione presatale rimane e c' per questo un certo timore nei gruppi nel convocarla.

    Attualmente, si tende a risolvere i vari conflitti attraverso il cosiddetto"divano", dove le famiglie si radunano e discutono; un modo per risolvereufficiosamente le colpe dei membri.

    Nei tempi passati, allo zingaro ritenuto colpevole, venivano inflittepene violente: taglio della mano e delle orecchie; anzi, se la colpa era grave,

    vi era l'espulsione per un certo periodo dal gruppo o anche l'espulsioneperpetua.

    Adesso le punizioni consistono nel fare pagare un indennizzo alcolpevole per risarcire i danni alla famiglia offesa; il denaro, per, vienespesso usato per fare una festa tutti insieme e dimenticare, tra musica ecanti, l'offesa ricevuta.

    Il paciv anche segno tangibile di pace tra le famiglie.

    Al di fuori di questo istituto, che peraltro si va perdendo, nonesistono, nella societ zingara altri ruoli ufficiali di potere.

    Gli zingari, anzi, non sopportano chi vuole fare il capo, chi vuoleemergere per dominare e ridicoleggiano chi volesse appropriarsi di questoruolo, se non gli riconosciuto dalla comunit.

    Ogni uomo il capo della sua famiglia, i membri della quale

    riconoscono poi un capo informale.

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    Il leader (che non sempre un anziano) possiede un certo gradodi autorit che gli viene dal suo status personale, dall'intelligenza, dal sensodi giustizia, dallesperienza, dallequilibrio, dal buon senso, dalla capacit di

    trattare con i gag, nel gestire le tensioni che si creano tra i membri deigruppi dovute a vari fattori, nel sapersi districare nei diversi intrighi burocraticicon il mondo dei gag.

    La carica di leader non ereditaria, ma dipende solo dalle dotipersonali e dall'influenza che ha, e che riesce a mantenere sugli altri membridel gruppo attraverso gli anni; deve dare continuamente sicurezza, esserepunto di riferimento costante per continuare ad essere un leader.

    Secondo la tipologia di Lewin, Lippit e White, il leader zingaroappartiene al tipo tollerante pi che democratico; infatti, la sua funzione

    di persuadere, dare consigli quando gli vengono richiesti (perl'acquisto o la vendita di automezzi, il cambiamento dell'abitazione, ecc...).

    In alcuni gruppi viene richiesta la sua opinione per alleanze trafamiglie con il matrimonio. E' lui che organizza il corteo nei funerali, cheraccoglie i soldi per le collette quando una famiglia in difficolt, perch uno

    dei suoi membri morto o in prigione.Altre decisioni importanti, come lo spostamento del campo, vengono

    decise di comune accordo con tutti i capi famiglia del gruppo. Tuttaviaquando una famiglia decide di abbandonare un gruppo per andare a viverecon un altro lo pu fare liberamente.

    Da notare che in questo ruolo, a differenza di altri, nella societzingara dove prevale la figura maschile,a volte il leader informale una

    donna , amata e stimata da tutti per le grandi doti di umanit che ladistinguono: sapienza, capacit decisionale in un frangente difficile,autorevolezza, capacit di rapporti con il mondo esterno.

    Quando i giornali scrivono articoli riguardanti la morte della "regina" odel "re" degli zingari, si tratta della morte di un leader molto conosciuto eamato: spesso gli zingari dicono che morto il "re", perch, dovendoottenere il permesso di sosta per il periodo del funerale, riescono ad ottenerlopi facilmente se usano questo titolo.

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    La filosofiaQuando si scrive delle comunit sprovviste di territorio si presenta

    sempre la loro quotidianit come un'avventura vissuta in libert. E vero, lalibert la molla pi segreta, il senso profondo della loro vita; ma non sono,come qualcuno vorrebbe suggerire, un mondo di anarchici, gente che fa tuttoquello che vuole.

    La gente vede gli zingari liberi perch tendono a non sottomettersi anorme comportamentali che per noi costituiscono la modalit "normale" delvivere; ma essi hanno il proprio codice di comportamento, ed un codice

    rigido ed obbligante; non seguirlo vuol dire, per lo zingaro, incorrere insanzioni morali che incidono gravemente nei rapporti con il gruppo.

    Non neppure il nomadismo, come abbiamo gi accennato,l'elemento primario di libert, come i non zingari amano pensare, anche seesso piace agli zingari. "Sento il bisogno di spostarmi, perch mi annoio, mistufo nel vedere sempre le stesse cose; voglio cambiare panorama"; "...a noipiace andare da un posto all'altro, se siamo noi a decidere di spostarci e non

    quando ci mandano via quando vogliono gli altri; giriamo sempre perchamiamo imparare e vedere cose nuove".

    II nomadismo piuttosto ha contribuito ad una filosofia di libert,

    nel senso gi indicato: la filosofia dell'essenziale, del sopravvivere con

    il minimo di cose. Non ci si pu spostare con tante masserizie; deviscegliere di portare con te il minimo indispensabile e poi, giunto sul posto,dove si prevede una sosta, devi accontentarti di materiale di recupero: sedie,

    tavoli, ecc.Sempre pronto a partire, a lasciare, perch non sono le cose che

    contano (queste si ritrovano sempre), ma il gruppo, che vive, per cosi dire, se tutto insieme.

    Lo zingaro non ha capi n padroni: l'uomo al centro dell'universo conil rispetto dell'individuo. Appartiene ad un popolo che non ha mai dichiaratoguerra a nessuno, un popolo pacifico, che sempre stato perseguitato per il

    modo di vita che conduce da sempre, un popolo rispettoso della natura, che

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    sa inculcare nei figli lo stesso amore verso la terra, considerata madre diogni vivente, ma doppiamente materna verso questi suoi figli nomadi.Soprattutto un popolo che conosce e vive la tolleranza.

    Scrive il gi citato Juan de Dios Ramirez Heredia: "E' certo che nel piprofondo dell'animo zingaro si annida il desiderio di un mondo senzafrontiere, di sentirsi figli del sole, dell'aria, della natura, di avere per tetto ilfirmamento stellato e per letto l'erba soffice di primavera". Ed ancora: "Forsela marginalit di cui il popolo zingaro soffre non gli solo imposta dal mondogage; anche noi zingari siamo in qualche misura artefici della nostra'apartheid', nella misura in cui non possiamo rinunciare al nostro feudo, che

    il mondo intero, quando, per contrasto, siamo dappertutto indesiderati oscacciati!".

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    Forme associative e circoli culturaliLe organizzazioni presenti in Italia che si interessano degli Zingari

    sono sorte all'esterno della comunit stessa.Ricordiamo:

    - l'Opera Nomadi , Ente morale che svolge attivit di promozionesociale;- l'U.N.P.R.E.S. (Ufficio nazionale per la pastorale dei Rom e Sinti );- l'Associazione Nazionale Zingari Oggi (AIZO) ;- Komineto Roman ande Italia ;- Them Roman ;

    - Associazione "Rasim Sejdic ";- Sintengro Drom; - U.N.I.R.S.I. (Unione Nazionale Internazionale Rom e Sinti in Italia );- Romani Buci .

    Organi di stampaI principali organi di stampa sono:

    - Lacio drom (C.S.Z.), rivista bimestrale di studi Zingari;- Zingari Oggi (TO), foglio informativo di conoscenza della cultura

    zingara;- Them Roman , rivista dell'associazione omonima (Lanciano).

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    Collegamento

    Con Stati esteriSono in collegamento con analoghe associazioni all'estero e

    soprattutto con l'"Unione Roman Internazionale", riconosciuta dall'ONUcome organismo non governativo con potere consultivo.

    Partecipano a frequenti convegni internazionali e ad audizioni pressola Commissione dell Unione Europea, e il Consiglio d' Europa.

    Con altri gruppi minoritari diversi"Komiteto Roman ande Italia" membro del Confemili (Comitato

    nazionale federativo minoranze dItalia).

    Con nuclei appartenenti alla stessa minoranza dislocati in

    altre parti delle territorio nazionaleContinui stretti collegamenti con quanti appartengono allo stesso

    gruppo o a gruppi affini in Italia e all'estero.

    Attivit come raduni, feste popolari, convegni, conferenzeAlla festa di S. Antonio di Padova (13 giugno), partecipano gruppi

    diversi. Lo stesso giorno ad Isernia iRom abruzzesi partecipano allaprocessione con i loro cavalli.

    Si organizzano raduni locali in occasione di festivit religiose, come il

    10 luglio a Gerano (Roma) per iRom abruzzesi in onore di S. Anatolia o il 26settembre a Riace (Reggio Calabria), dove iRom calabresi svolgono unaprocessione danzata in onore dei Santi Cosma e Damiano.

    Una cultura tra crisi e cambiamento L'incontro fra culture costituisce sovente il punto di crisi da cui nasce

    una cultura nuova. Nell'incontro tra culture forti e culture deboli, la prima pu

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    invece semplicemente assimilare la seconda; ma possono realizzarsianche risposte reattive miranti ad ostacolare tanto l'assimilazione chel'integrazione.

    La posizione di difesa e di chiusura che ha caratterizzato ed ancoracaratterizza la cultura rom nei confronti delle culture maggioritarie rientraindubbiamente in questo terzo tipo di risposta.

    D'altra parte, difendere e mantenere ad oltranza le proprie usanze e leproprie tradizioni, sottolineare il proprio essere diversi, sviluppare unfortissimo sentimento della zingarit come contrapposizione al mondo gagio,assumere quasi ad elemento religioso o metafisico la difesa verso questo

    mondo di persecutori, elaborando leggende che lo spiegano, lo giustificanoed approvano i comportamenti conseguenti degli zingari..., stata unarisposta pressoch obbligata alle politiche di rifiuto, di esclusione, poi diassimilazione forzata od assistenzialistica che hanno caratterizzatolatteggiamento delle culture forti.

    Questo immane sforzo di difesa e quindi di chiusura e dicontrapposizione assunto quasi a valore culturale ed a modo distintivo di vita,

    rischia oggi di trasformarsi in una sorta di prigione o di elemento didistruzione culturale, perch la societ maggioritaria divenuta industriale etecnologica prima, post-industriale oggi, sempre pi estranea ed alienarispetto al mondoRom , che in essa non trova pi spazi di sopravvivenzadignitosa e coerenti con il proprio sentimento profondo della vita e del suosignificato.

    Non c pi spazio per i lavori tradizionali dei rom; questo

    trasforma negativamente i ruoli tradizionali, affida il sostentamentoeconomico della famiglia soprattutto alle donne ed ai bambini, sospinti

    sempre di pi verso attivit improprie, svuota di valore l'uomo. Lascomparsa del vecchio mondo rurale ha chiuso gli spazi propri della vita edel lavoro zingaro e, con questi, una rete preziosa di scambi funzionali; hasospinto le famiglie zingare nelle periferie delle grandi citt, nei grandi campisosta cos simili a ghetti, ha via via impoverito di significato e di opportunitun nomadismo che, se non era e non l'elemento principale della cultura

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    zingara, ne costituiva tuttavia un mezzo di conservazione e diautopercezione significativa e positiva.

    Il popolo rom possiede le potenzialit per un cammino di

    autopromozione, ma la crisi che sta vivendo profonda.

    Che questa crisi segni un momento di transizione verso un nuovomodo di essere zingari, o invece l'inizio di un processo di annullamento totaleed assoluto della comunit zingara, dipende per in primo luogo da quellestesse societ maggioritarie che detengono forza, possibilit, potere; che,dopo aver distrutto, debbono ricostruire, purch siano consapevoli dellaricchezza umana che si pu perdere o salvare. Sappiamo ormai molto bene

    che non ha senso classificare le culture; che ogni cultura unica ed portatrice di valori perch la risposta diversa che l'uomo ha dato nel tempoe nello spazio ai propri bisogni ed al contesto; che, pertanto, ognuna di esseha un suo messaggio da proporre.

    In America si va riscoprendo con meraviglia e rispetto la culturaindiana e forse si ancora in tempo per raccoglierne il testamento spirituale.

    Forse anche con la cultura zingara, cos come con ogni altra

    cultura minoritaria sul pianeta, possibile intrecciare un dialogoprezioso.

    La crisi investe, anche se non ancora in misura profonda, l'istitutofamiliare. La famiglia allargata va perdendo parte del suo potere e della suaimportanza; intanto spesso non possibile che essa possa accamparsi nellamedesima area di sosta e va cos scomparendo il senso stesso deltradizionale preparare il cibo insieme e, pi ancora, il dividere il guadagno del

    lavoro fatto assieme. Ma indipendentemente da queste cause esterne, inatto l'affermarsi della famiglia nucleare, nella quale la coppia sta diventandouna entit caratterizzata da una certa collaborazione solidale tra uomo edonna e con un potere reale anche di fronte agli anziani.L'uomo ancorasempre il capofamiglia, ma molte cose si discutono nella coppia, o fra

    tutti i componenti della famiglia nucleare e si decidono insieme. Ladonna in particolare va uscendo dal silenzio ed assumendo un ruolo nuovo:l'et del matrimonio si alza, il numero dei figli diminuisce, ci si interessa del

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    controllo delle nascite. C' complessivamente un allentarsi dei vincoli disottomissione rispetto ai genitori ed agli anziani.

    Ancora pi determinante, nell'indurre la crisi dei valori

    tradizionali, la comunicazione mass-mediale. La suggestione deltelevisore, sempre acceso nelle baracche e seguito soprattutto dalle giovanie dai bambini, sta operando una vera e propria persuasione occulta versospettatori privi di ogni strumento di difesa, anzi neppure consapevoli ditrovarsi di fronte ad un possibile nemico. E sappiamo bene che, con iltelevisore, entrano nuovi modelli quali il consumismo, l'edonismo,l'antagonismo, il desiderio di avere e di possedere, la competitivit,

    l'individualismo... cos contrastanti con i valori tradizionali del popolorom : lafamiglia, la solidariet, il rispetto per l'uomo e per l'anziano... Perci igiovani hanno bisogno di denaro per il divertimento, per l'automobile nuova edi grossa cilindrata, per i vestiti: non accettano pi di vestire indumentipoveri, li vogliono possibilmente firmati ...

    Ma non solo presso i giovani che il denaro ha assunto una valenzasconosciuta al popolo rom , quel popolo che ha sempre preferito essere

    povero di ricchezze, ma ricco di scambi umani, di allegria, di libert, padronedel proprio tempo, senza n obblighi n schiavit (neppure dalle cose). Oggisono poche le famiglie che augurano ai loro figli di "fare la nostra vita, senzadiventare ricchi". Troppi hanno scoperto il fascino ed il potere del denaro e lasolidariet e la condivisione risultano indebolite.

    Siamo infatti convinti che solo attraverso il cammino dellaconoscenza culturale e professionale potr innalzarsi il livello di vita

    della comunit zingara e dare ad essa gli strumenti concreti perchpossano difendere in prima persona i propri diritti e la propria

    specificit.

    La crisi, tuttavia, lo ripetiamo, non ha ancora intaccato il tessutoprofondo, non ha ancora cambiato iRom . Vi sono figli diRom sedentarizzatiche preferiscono tornare a vivere nel campo; nessuna famigliasedentarizzata, magari proprietaria di una casetta, ha allentato i rapporti conle altre famiglie al campo ed normale che ne ospiti le roulottes nel proprio

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    cortile... Pochissime famiglie sperano per i propri figli un futuro da gage.Continuino ad essere Rom , facciano la vita degli zingari, solo con pisicurezze e meno emarginazioni: lo dicono i gruppi nomadi come quelli

    seminomadi e quelli sedentari, iSinti ed i Rom .Questa coscienza e questo orgoglio di essere zingari una forza

    potente di conservazione e di propulsione; inoltre, la famiglia tiene, l'istitutofamigliare persiste riuscendo ad assorbire le novit.

    Nello stesso tempo vi sono segnali positivi: l'interesse anche se purcontenuto, per la scuola dei figli, la creativit e l'iniziativa nell'inventare edintraprendere nuovi lavori, l'alfabetizzazione crescente, la disponibilit a

    collaborare con i gag animati da reale interesse nei loro confronti...

    Tra nomadismo e sedentarizzazioneIl viaggio ha occupato un posto fondamentale nella vita delle

    popolazioni sprovviste di territorio. Oggi il nomadismo classico, quello chevedeva continue "transumanze" di gruppi zingari costituiti da pi famiglielegate da vincoli di parentela, per motivi strettamente connessi alle attivit di

    sopravvivenza, si presenta assai dimensionato nello spazio e nel tempo enon pi strettamente legato al lavoro.

    La maggior parte degli spostamenti, intesi naturalmente comespostamenti di tutta la famiglia, tranne che per quelli che ancora si possonodefinire nomadi per il numero rilevante di viaggi durante l'anno, si effettua inambito geografico sovente ristretto e preferibilmente nei mesi estivi, mentre,grazie ad un mezzo veloce ed agile come l'automobile, si spostano

    generalmente per il lavoro soltanto uno o due membri della famiglia, conritmo giornaliero, o per periodi che vanno da una a due settimane.

    La maggioranza delle famiglie ancora nomadi si ritrova tra iSinti . Ilfenomeno minimo tra le famiglieRom e non mai elettivo, bens forzatoper mancanza di altre possibilit di abitazione o sopravvivenza. Le famiglieRom , nellex Jugoslavia, erano infatti sedentarizzate.

    Lo "spirito del viaggio" tuttavia vivo nella popolazione zingara.

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    Non pare, in sostanza, che almeno per ora la progressivadiminuzione del fenomeno del nomadismo abbia prodotto una vera e propriamutazione culturale, anche se presto per trarre conclusioni; forse questo

    dovuto al fatto che, come si accennato pi sopra, non si tratta tanto di unfenomeno spontaneo, ma indotto dalla trasformazione della nostra societ daagricola ad industriale e post-industriale, con tutte le conseguenze negativeper il popolo zingaro di cui si gi parlato. Non ultime tra queste i costi delviaggio; la necessit, per effettuare lunghi viaggi, di buone roulottes, cheraramente le famiglie zingare posseggono, ed infine il rischio di perdere ilposto al campo o anche la residenza.

    La casa e lhabitatLa carovana di legno o il carro trainato dai cavalli, cos come a volte

    la tenda, costituivano la dimora delle famiglie zingare sino agli anni '50. Lecarovane erano spesso belle, rispondendo, sia pure nella massimasemplicit dei mezzi, allanimo artistico e creativo di questo popolo. Con lacarovana o con il carro le famiglie (o meglio gruppi di famiglie: fratelli, zii,

    cugini, ecc.) si spostavano accampandosi senza troppa difficolt nellecampagne in territori demaniali o comunque incolti, non lontano da qualchecascina cui ricorrevano per attingere l'acqua dai pozzi.

    Ormai da tempo i cavalli sono stati sostituiti dall'automobile ed i carri ole carovane dalle roulottes, che offrono un ambiente abitativo piconfortevole e sono comunque pratiche per gli spostamenti.

    Non pi del 2-3% delle famiglie zingare viaggia ancora in

    carovana ; ancora pi bassa la percentuale di chi usa ancora la tenda;molte sono invece le famiglie (il 20% circa) che abitano in baracche costruitecon materiali di fortuna (legno, lamiere, cartoni, ecc.): pi della met fraqueste possiede anche la roulotte che, ovviamente, non riesce ad ospitare,soprattutto la notte, tutta la famiglia.

    Non poche famiglie vivono oggi in case, generalmente rurali, mentrealtre costruiscono casette abusive nei campi sosta. In modo diverso, a

    seconda delle possibilit delle famiglie, queste sono costruite con grazia,

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    arredate con calore e molto pulite al loro interno..., non diversamente daquanto gi si nota nelle baracche pi ricche.

    Casa ed habitat sono i termini inscindibili di un binomio, per tutti, ma in

    modo ancora pi pregnante, per gli zingari. Come si gi accennato, latrasformazione dell'economia italiana da agricola ad industriale, ha via viaprivato gli zingari dei loro lavori e dei loro itinerari commerciali nellecampagne, sospingendoli verso le citt, soprattutto verso i grandi centri, piricchi di possibili risorse per la sopravvivenza. Forse per la conseguentemaggiore concentrazione numerica, ma non soltanto, stata via via limitatala libert di sosta, soprattutto con la predisposizione, a cura di alcuni comuni,

    di aree di sosta autorizzate ed attrezzate.Pochissime, per, sono le aree-sosta autorizzate che possano

    ritenersi attrezzate in modo sufficiente per la fornitura dell'acqua, lapredisposizione di servizi, il servizio raccolta rifiuti ..., e, prima di tutto,lubicazione.

    Peggiore ancora ovviamente la condizione dei numerosi campi sostanon autorizzati, sovente privi anche di acqua, che le famiglie debbono

    attingere lontano; a questo si aggiunge l'eccessivo assembramento difamiglie in ciascun campo (la sosta non pi libera come un tempo, ma learee-sosta non sono sufficienti).

    Ecco perch, anche se vi sono comuni che, nel quadro della appositalegislazione che alcune regioni hanno varato proprio per la tutela del popolozingaro, sono disponibili alla predisposizione di opportuni campi sostaautorizzati, lopposizione dei residenti quasi sempre cos vivace da

    vanificare le iniziative.Molte famiglie zingare tendono , infatti, tra uno spostamento e laltro,

    a ritornare sempre di pi nei medesimi campi-sosta;ad avere , per cos dire,un campo di riferimento fisso .

    Varie sono le motivazioni che esse adducono rispetto a questofenomeno relativamente nuovo: non si tratta soltanto della scarsit di aree disosta, ma di motivi quali il lavoro, la scuola dei figli (che incomincia adassumere una qualche importanza), la possibilit di avere la residenza... . Il

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    dato forte per il bisogno di ritrovare lo stesso ambiente, con lamigliore organizzazione e la maggiore sicurezza che questo offre.

    Il rapporto di continuit con il territorio infatti sinonimo disicurezza e modifica necessariamente anche i comportamenti degli zingarinei negozi, con il barista o con il benzinaio, comunque con il vicinato, perchci si vive, ci si ritorna, e non solo si ha bisogno utilitaristicamente dimantenere buoni rapporti ma si desidera essere trattati come gli altrisentendosi meno emarginati e magari benvoluti.

    Tra i Sinti vi sono non poche famiglie che vivono oramai da sempre, ocomunque da pi di ventanni,nello stesso luogo ; ma anche tra i Rom,

    venuti pi recentemente in Italia,una forte percentuale stabile sulterritorio da ventanni.

    Linsufficienza e linvivibilit dei campi ha spinto parecchie famigliezingare a vivere in una casa. Non si tratta di un fenomeno nuovo; sempre,anche in Italia, vi sono state famiglie zingare sedentarie che abitavano nellecase.

    In questi ultimi anni, per, il fenomeno, per le cause sopra dette, si

    rapidamente accentuato, ed decisamente consistente.L'abitare una casa dunque un fatto assai poco spontaneo, genesi

    di una trasformazione costruitasi nel rapporto con un'altra cultura, bensunascelta imposta , sia pure indirettamente, per l'insufficienza e l'invivibilit deicampi-sosta, per gli eccessivi controlli delle forze dellordine, le repressioni, iregolamenti comunali...

    Un'ultima osservazione sull'abitazione zingara ci riporta al cuore della

    cultura di questo popolo: labitazione sempre funzionale all'incontro,all'amicizia, allo stare insieme, perch la prima ricchezza dello zingaro sempre stata, insieme ai rapporti parentali, l'amicizia. Per questo anche lebaracche pi semplici sono attrezzate, pi che con riguardo alla funzionalit,alla possibilit di offrire posto a sedere per molte persone; per lo stessomotivo baracche e casette, per poco che lo spazio lo consenta, hanno unospazio esterno coperto, con tavoli e sedie, sovente abbellito