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INTERVENTI IMPERIALI IN CAMPO ECONOMICO E SOCIALE Da Augusto al Tardoantico a cura di Alfredina Storchi Marino e Giovanna Daniela Merola Bari 2009 E S T R A T T O Pragmateiai 18

La Provincia Del Samnium e Il Terremoto Del 346 dC

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INTERVENTI IMPERIALIIN CAMPO ECONOMICO E SOCIALE

Da Augusto al Tardoantico

a cura di Alfredina Storchi Marino e Giovanna Daniela Merola

Bari 2009

E S T R A T T O

Pragmateiai18

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GIANLUCA SORICELLI

LA PROVINCIA DEL SAMNIUME IL TERREMOTO DEL 346 D.C.

Si ritiene in modo pressoché unanime che la nascita della provincia del Sam-nium 1, negli anni centrali del IV secolo d.C., sia stata la risposta dell’amministra-zione centrale ad un violento terremoto che nel 346 avrebbe colpito il settorecentro-appenninico della penisola, tra Campania, Molise, Abruzzo e Lazio, deva-stando le città dell’area sannita, allora unita alla Campania. A fronte delle deva-stazioni subite, il potere centrale avrebbe deciso, negli anni immediatamentesuccessivi, il distacco dalla Campania dell’area colpita dal sisma e la sua costitu-zione in provincia – il Samnium – per consentirne la ripresa mediante interventi mi-rati, in particolare, al recupero del patrimonio edilizio urbano 2.

1 La data precisa della costituzione della provincia del Samnium è ignota: la provincia è menzio-nata per la prima volta in un provvedimento del 30 settembre 364 (C.Th. 9, 30, 1) ma si tende a rial-zarne la costituzione agli anni 352/357 sulla base di CIL IX 2639 (= ILS 1248) in cui si menzionaFabio Massimo, in altri tituli ricordato come rector provinciae. Diversamente A. Chastagnol, Noteschronologiques sur l’Histoire Auguste et le Laterculus de Polemius Silvius, Historia, 4 (1955), 175;Id., L’Administration du Diocèse Italien au Bas-Empire, Historia, 12 (1963), 366, secondo cui inFabio Massimo è da riconoscere un consularis Campaniae e la divisione del Samnium dalla Cam-pania è da collocare tra il 357 ed il 359 (contra G. Clemente, Due note sulla storia della diocesi ita-liciana nel IV secolo, Athenaeum, 43 [1965], 356-358, ove tra l’altro si osserva che Fabio Massimoè onorato come rector a Histonium, città frentana che mai ha fatto parte della Campania). Sul-l’estensione, ancora per certi versi controversa, della provincia cfr. I. Iasiello, Samnium. Assetti etrasformazioni di una provincia dell’Italia tardoantica, Bari 2007, 42-44 con la bibl. cit.

2 L’ipotesi che la provincia del Samnium sia nata in conseguenza di disordini provocati da una ca-tastrofe naturale (terremoto) o da contingenze politiche è stata avanzata da C. Jullian (Les transfor-mations politiques de l’Italie sous les empereurs romains. 43 av. J.-C - 330 ap. J.-C., Paris 1884,213-214) e accettata da R. Thomsen (The Italic Regions from Augustus to the Lombard Invasion,Copenhagen 1947, 215-216) che tra le due opzioni sceglie la catastrofe naturale. Più di recente, lostretto rapporto cronologico tra il terremoto del 346 e la costituzione della provincia è stato ribaditoda A. Russi, L’amministrazione del Samnium nel IV e nel V sec. d.C., in III Miscellanea Greca e La-tina, Roma 1971, 317-318; G. Camodeca, Fabius Maximus e la creazione della provincia del Sam-nium, AAP, 82 (1971), 251-254; G. Clemente, Il Sannio nell’amministrazione imperiale, Abruzzo,13 (1975), 73-75; M. Gaggiotti, Le iscrizioni della basilica di Saepinum e i rectores della provincia

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In questa linea interpretativa, l’azione imperiale avrebbe teso, migliorando lagestione amministrativa della regione investita dal sisma, a riattivare la vita eco-nomica delle città, risanando gli edifici pubblici al fine di ripristinare le regolarifunzioni dei centri urbani. E proprio in tale ottica, i funzionari succedutisi nel go-verno del Samnium avrebbero operato dando la precedenza a particolari categoriedi edifici (macella, terme, edifici giudiziari) 3.

A dimostrazione di ciò è stata invocata l’intensa attività edilizia svolta nellecittà del Samnium da Fabio Massimo e Autonio Iustiniano. Fabio Massimo, in par-ticolare, in cui si vuole riconoscere il primo o uno dei primi governatori del Sam-nium, interviene in almeno sette città della nuova provincia operando interventisul patrimonio edilizio pubblico e, in almeno due di esse (Allifae e Telesia) pro-muove esplicitamente la ricostruzione di edifici compromessi da un sisma 4. Au-tonio Iustiniano, da parte sua, restaura il macellum di Aesernia ugualmentedanneggiato terrae motibus 5; di costui è però controversa la data del governatoratoe da alcuni studiosi considerato il primo (o uno dei primi) della serie dei governa-tori del Samnium, da altri ben posteriore 6. La severità del sisma del 346 d.C. è stata

del Samnium, Athenaeum, 56 (1978), 168-169, ove esplicitamente si pone in relazione la difficile situa-zione determinata nel territorio del Sannio dal terremoto del 346 con l’istituzione della provincia [opi-nione ribadita in Id., Un nuovo titolo di Antonino Pio e un nuovo rector provinciae Samnii da un’iscrizioneopistografa di Saepinum, in D. Caiazza (ed.), Italica Ars, Piedimonte Matese 2005, 381-382]. Cfr. anche,tra gli altri, C. Pavolini, Le città dell’Italia suburbicaria, in Storia di Roma. III. L’età tardoantica. 2. Iluoghi e le culture, Torino 1993, 187; E. Guidoboni (ed.), I terremoti prima del Mille in Italia e nell’areamediterranea, Bologna 1989, 605-606, fig. 328; E. Guidoboni et alii (eds.), Catalogue of ancient er-thquakes in the Mediterranean area up to 10th century, Roma 1994, 252-254; G.A. Cecconi, Governoimperiale e élites dirigenti nell’Italia tardoantica, Como 1994, 40; V.A. Sirago, Il Samnium nel mondoromano. 11. Costituzione del nuovo Samnium, Samnium, 69 (1996), 149; M.R. Torelli, Benevento ro-mana, Roma 2002, 247; E. Savino, Campania tardoantica (284-604 d.C.), Bari 2005, 299; Iasiello, Sam-nium cit., 39. Diversamente B. Enjuto Sánchez, I Neratii: legami tra Roma e le città del Sannio nel IVsecolo, in M. Ghilardi et alii (eds.), Les cités de l’Italie tardo-antique (IVe-VIe siècle). Institutions, éco-nomie, société, culture, religion (CEFR 369), Roma 2006, 113-120 che inquadra la nascita della nuovaprovincia nelle dinamiche politiche degli anni posteriori alla sconfitta di Magnenzio.

3 M. Gaggiotti, Un nuovo titolo cit., 392-393, considera plausibile che si sia data la precedenza agliedifici ed alle strutture pubbliche di prima necessità; cfr. anche M. Buonocore, rec. a I terremotiprima del Mille in Italia e nell’area mediterranea (a cura di E. Guidoboni), Bologna 1989; Catalo-gue of ancient erthquakes in the Mediterranean area up to 10th century (eds. E. Guidoboni - A. Co-mastri - G. Traina), Roma 1994, PdP, 51 (1996), 392-393 che, proprio utilizzando la documentazioneepigrafica pertinente a Fabio Massimo e Autonio Iustiniano, ritiene possibile pensare ad una pro-grammazione ricostruttiva del tessuto edilizio danneggiato da calamità naturali come i terremoti, coninterventi per categorie di edifici.

4 Allifae: CIL IX 2338 (= ILS 5691); Telesia: G. Camodeca, Fabius Maximus cit. (= AE 1972,150). Sul personaggio vd. infra nt. 22.

5 CIL IX 2638 (= ILS 5588); da ultimo M. Buonocore, Molise. Repertorio delle Iscrizioni Latine.Aesernia V.2, Campobasso 2003, 46-49, nr. 15.

6 Sul personaggio vd. da ultimo L. Cappelletti, Autonius Iustinianus rector provinciae Samnitium (post375 d.C.?), Tyche, 14 (1999), 29-41; le iscrizioni che lo menzionano sono le seguenti: CIL IX 2638 (= ILS5588) da Aesernia; CIL IX 2998 (= ILS 6122b) da Anxanum; CIL X 4858 da Venafrum (S. Capini, Mo-lise. Repertorio delle Iscrizioni Latine. Venafrum, Campobasso 1999, 47-48, nr. 22); AE 1991, 514b da La-

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recentemente ribadita utilizzando non solo le fonti letterarie ed epigrafiche maanche la documentazione archeologica, ricostruendo un possibile areale del sismamolto più ampio di quanto precedentemente supposto 7.

Scopo del presente contributo è dunque un riesame della documentazione com-plessiva (letteraria, epigrafica, archeologica) al fine di verificare se l’ipotesi di unamodifica dell’organizzazione amministrativa dell’Italia quale reazione del poterecentrale ad una catastrofe naturale sia sostenibile. È da sottolineare, infatti, chenella prima e media età imperiale la risposta dell’amministrazione centrale allegrandi catastrofi si era variamente articolata, mai attraverso provvedimenti ammi-nistrativi di così ampia portata 8. In questo senso la divisione del Samnium dallaCampania come misura per rilanciare un’area colpita da un sisma sarebbe segnodi un diverso e nuovo modo di agire dell’autorità imperiale.

Del terremoto che avrebbe colpito la Campania verso la metà del IV secolo ciinforma il Chronicon di S. Girolamo secondo cui Dyrrachium terrae motu corruitet tribus diebus ac noctibus Roma nutavit plurimaeque Campaniae urbes vexa-tae 9. L’evento, nel quale secondo i geofisici sono verosimilmente da vedere al-

rinum (S. De Caro, Base di statua con iscrizione opistografa da Larinum, in S. Capini - A. Di Niro [eds.],Samnium. Archeologia del Molise, Roma 1991, 268-270]; AE 1992, 319 da Saepinum (M. Buonocore, Unanuova testimonianza del rector provinciae Autonius Iustinianus e il macellum di Saepinum, Athenaeum,80 [1992], 484-486); AE 2004, 468 da Iuvanum (M. Buonocore, Novità epigrafiche dall’Abruzzo, in M.G. Bertinelli Angeli - A. Donati [eds.], Epigrafia di confine. Confine dell’epigrafia, Faenza 2004, 296-299).Circa la cronologia del suo mandato, R. Thomsen, The Italic Regions cit., 216 e M. Gaggiotti, Iscrizionicit., 167-169; Id., Un nuovo titolo cit., 392, lo considerano il primo dei governatori del Samnium, seguitida S. De Caro, Base cit., 270 e M. Buonocore, Molise cit., 48-49. A.H.M. Jones et alii, The Prosopogra-phy of the Later Roman Empire. I. A.D. 260 - 395, Cambridge 1971 [in seguito PLRE], 489, s.v. Iustinia-nus 3, sulla base di CIL IX 2998 (= ILS 6122b) ne collocano il mandato tra il 350 ed il 364; anteriormentea quest’ultima data è collocato anche da A. Russi, L’amministrazione cit., 331-333, 347 (che pone Auto-nio Iustiniano tra Flavio Uranio – considerato il primo governatore sannita, ivi, 320-322 – e Fabio Mas-simo) e G. Camodeca, Fabius Maximus cit. (secondo cui, invece, sarebbe successivo a Fabio Massimo).Posteriore al 375 è invece considerato da L. Cappelletti, Autonius Iustinianus, cit.

7 F. Galadini - P. Galli, The 346 A.D. earthquake (Central-Southern Italy): an archaeoseismolo-gical approach, Annals of Geophysics, 47 (2004), 885-905.

8 L’intervento imperiale si concretava, in genere, in aiuti economici, sgravi fiscali, interventi di rico-struzione degli edifici pubblici urbani e dell’habitat rurale: si vd., ad esempio, l’azione dei due curato-res restituendae Campaniae nominati da Tito per soccorrere l’area investita dall’eruzione pliniana delVesuvio i quali, utilizzando mezzi finanziari messi a disposizione dalla cassa personale del principe, pro-mossero il restauro di edifici pubblici danneggiati dai fenomeni tellurici che avevano accompagnato l’eru-zione (e forse già dai terremoti che avevano afflitto la regione tra il 62 ed il 79 d.C.) ma, soprattutto,dovettero intervenire sulle campagne per ripristinare i limiti fondiari e permettere la ripresa della produ-zione agricola nonché, da ultimo, procedere alla ripartizione tra le città confinanti, dei territori delle ormaiscomparse Pompeii e Herculaneum, cfr. G. Soricelli, La regione vesuviana tra secondo e sesto secolo d.C.,in E. Lo Cascio - A. Storchi Marino (eds.), Modalità insediative e strutture agrarie nell’Italia meridio-nale in età romana, Bari 2001, 458. Cfr. anche sull’argomento S. Conti, Provvedimenti imperiali per co-munità colpite da terremoti nel I-II secolo, Klio, 90 (2008), 374-386 e A. Storchi Marino in questo volume.

9 Hier. Chron. 236 f (Helm). Eclisse di sole: ibid., 236 k: Solis facta defectio. Sull’eclisse vd. F.Espenak - J. Meeus, Five Millennium Catalog of Solar Eclipses: –1999 to +3000 (2000 BCE to 3000CE) -Revised, NASA Center for Aerospace Information, Hanover, MD, 2009, 95, pl. 278.

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meno due distinti episodi sismici unificati dalla tradizione, uno che ha interessatol’area balcanica, l’altro l’Italia centro-meridionale 10, è collocato nell’ambito dellaolimpiade 281, nel nono anno di regno di Costanzo II (346 d.C.), prima della eclissetotale di sole del 6 giugno 346 che Girolamo colloca nell’anno successivo (347d.C.).

Girolamo trae la notizia da una fonte, non pervenuta, che dava un resocontopiù dettagliato sia del terremoto che dell’eclisse, come risulta dal confronto con ilpiù tardo Teofane che di tale fonte dovette fare ugualmente uso e che da essa trae,omessi da Girolamo, alcuni interessanti dettagli circa il numero delle città cam-pane – dodici – danneggiate dal sisma e la data e l’ora dell’eclisse (sesto giorno delmese Daisios, all’ora terza) 11. Questa ignota fonte comune a Girolamo e Teofane,di ambiente antiocheno come suggeriscono l’uso del calendario di Antiochia e,non ultimo, l’attenzione per l’eclisse che proprio ad Antiochia fu totale, dovevacoprire gli anni tra il 325 ed il 350 d.C. e, come è stato osservato, si caratterizzaper una certa attenzione ai fenomeni tellurici 12.

La notizia del sisma ritorna nei cronachisti medievali che o la attingono diret-tamente dal chronicon gerolimiano, collocandola nel 346 o nel 347 d.C. 13, oppureda un’altra fonte cronachistica che, diversamente da Girolamo, poneva nello stessoanno eclisse e terremoto, senza peraltro dare di quest’ultimo una specifica loca-lizzazione geografica 14.

Entrambe le fonti sono utilizzate nel chronicon di Herimannus Augiensis che nel345 colloca eclisse e terremoto, nell’anno successivo il terremoto che aveva col-pito Roma e la Campania 15.

10 E. Guidoboni, I terremoti cit., 605-606, fig. 328; E. Guidoboni et alii, Catalogue cit., 251-254;F. Galadini - P. Galli, The 346 A.D. earthquake cit., 886.

11 Theophan. Chronogr. I, 37, 32-34 (de Boor): toÚtJ tù œtei Durr£ceion tÁj Dalmat…aj ØpÕseismoà diefq£rh: kaˆ `Rèmh ¹mšraj tre‹j ™kindÚneue seiomšnh: tÁj dı Kampan…aj dèdekapÒleij diefq£rhsan. Cfr. Kedr. 522, 10; Mich. Syr. Chron. I, 271. Eclisse di sole Chronogr. I, 38,12-13 (de Boor): Tù d’aÙtù œtei œkleiyij ¹l…ou ™gšneto, éste kaˆ ¢stšraj fanÁnai ™n tùoÙranù, ™n érv tr…tV tÁj ¹mšraj, mhnˆ Dais…J ›ktJ; cfr. anche Kedr. 523, 13.

12 Cfr. R.W. Burgess, Studies in Eusebian and Post-Eusebian Chronography, Stuttgart 1999, 114-128.

13 Mariani Scotti Chronicon (MGH, SS, V, 527): Rufinus et Eusebius. Dirrachium terre motu cor-ruit, et tribus diebus ac noctibus Roma nutavit. Plurimaeque Campaniae urbes vexatae; Sicardi Epi-scopi Cremonensis Cronica (MGH, SS, XXXI, 122): Diratium terremotu corruit et tribus diebus etnoctibus Roma nutavit.

14 Annales Mellicenses (MGH, SS, IX, 489): [sub anno 346] Eclypsis solis facta est et terraemotus multas urbes subvertit; Annales Sancti Rudberti Salisburgenses (MGH, SS, IX, 764): [subanno 346] Eclipsis solis et terrae motus accidit; Ekkehardi Chronicon Wirziburgense (MGH, SS, VI,22): [nel decimo anno di regno di Costanzo] Eclypsis solis facta est et terraemotus.

15 Herimanni Augiensis Chronicon (MGH, SS, V, 79): [sub anno 345] Eclypsis solis facta est etterrae motus multas urbes subvertit; [sub anno 346] tribus diebus ac noctibus Roma nutavit, et Cam-paniae urbes vexatae.

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Per l’area appennica centro-meridionale la tradizione letteraria restituisce me-moria di almeno un altro evento sismico. L’epistolario di Simmaco, infatti, con-sente di collocare alcuni mesi prima dell’estate del 375 d.C. un terremoto che hacolpito Benevento producendo gravi danni al tessuto edilizio urbano 16. Si è volutoporre in relazione con questo sisma alcuni altri accenni di Simmaco a lavori di re-stauro mal realizzati nel suo praetorium capuano, ai quali avrebbe dovuto nuova-mente mettere mano e ad una delegazione di capuani che avrebbe lamentatoall’imperatore Graziano i damna recentemente subiti dalla città 17. Se così fosse,questa scossa tellurica avrebbe prodotto danni oltre che nel beneventano anchenella piana campana.

È possibile, comunque, che un terremoto avesse già colpito la Campania nel324 d.C. È quanto tramanda il chronicon di Giorgio Monaco secondo cui, in quel-l’anno, vi furono un terremoto in Campania che distrusse tredici città ed una eclissedi sole 18. L’eclisse è quella anulare del 6 agosto 324 19, anche se le caratteristicheche il chronicon le attribuisce (all’ora terza; oscurità tale da distinguersi le stellenel cielo) paiono rieccheggiare l’eclisse del 6 giugno 346 20. Anche la successionedegli eventi (terremoto in Campania / eclisse) rifletterebbe quella del 346 e pres-soché coincidente è anche il numero delle città distrutte (tredici nel 324, dodici nel

16 Ep. 1, 3, 3-4: Ac primo Neapolim, dehinc brevi intervallo Beneventum me recepi. Ibi summocultu civium plausuque susceptus tanto honore celebratur, ut iam gravarer officiis. Sedulitas enim noncompensatur onerosa est. Et urbs cum sit maxima, singuli eius optimates visi sunt mihi urbe maio-res, amantissimi litterarum morumque mirabiles. Deos magna pars veneratur; privatam pecuniampro civitatis ornatu certatim fatigant. Nam postquam terra movit, nihil paene illis reliqui factum est,sed fractae opes infractos animos reppererunt. Pro se quisque operam boni civis adfectat; nox dieiiungitur ad laborem. Unde nobis summa cura fuit abire ocius quam volebam, ne aut mihi dediti abopere desiderent, aut eos occupatio geminata distenderet. Sul luogo vd. G. Polara, Il «terremoto del375», in L. Breglia Pulci Doria (ed.), L’incidenza dell’antico. Studi in memoria di Ettore Lepore, 2,Napoli 1996, 525-530.

17 Ep. 1, 10: Velut me nunc Capuani praetorii instauratio in graves cogit expensas, cuius pars fati-scit incuria, pars neglegenti dudum celeritate reparata imbecillem praestat habitaculum. His nisi pro-perata cura subvenerit, aut pecuniae postea dispendium cumulabitur aut ruinae. Nam quisquis haecopera intermittit, amittit. quare animus est amoliri aedium senectutem; Rel. 40, 4: Exhinc per aliquotannos cucurrit ista praebitio, donec Capuana legatio apud divum atque inclitum Gratianum germa-num numinis vestri sua tantum damna deplorans eum frumenti numerum, quem Cerealis ex multis ur-bibus Romano populo vindicarat, restitui omnibus impetraret; vd. G. Polara, Il «terremoto del 375» cit.;sul valore complessivo di Rel. 40 cfr. anche E. Savino, Campania tardo antica cit., 48-52 con bibl. prec.Cfr. anche E. Guidoboni, I terremoti cit., 607; E. Guidoboni et alii, Catalogue cit., 279. DiversamenteM. Rotili, Benevento fra Tarda Antichità e Alto Medioevo, in A. Augenti (ed.), Le città italiane tra latarda Antichità e l’alto Medioevo, Firenze 2006, 320 la pone in relazione con il sisma del 346 d.C.

18 Georg. Mon. Chron. 403-404 (de Boor): ™gšneto dı kaˆ seismÕj ™n Kampan…v kaˆ katšpe-san pÒleij ig/. kaˆ œkleiyij ¹l…ou gšgone perˆ éran tr…thn tÁj ¹mšraj, éste kaˆ ¢stšraj™n oÙranù fanÁnai.

19 Cfr. F. Espenak - J. Meeus, Five Millennium cit., 95, pl. 277. 20 L’eclisse sarebbe stata visibile a Roma intorno alle 14,45 e ad Alessandria circa trenta minuti

più tardi; non avrebbe, invece, interessato Costantinopoli.

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346). È dunque possibile che il cronachista abbia operato una confusione tra le dueeclissi, unificandole e attribuendo a quella del 324 elementi di quella più tarda,collocando in questo anno anche il terremoto campano e omettendo, una voltagiunto a narrare gli avvenimenti del 346, ogni accenno al terremoto e all’eclisse diquell’anno; è da osservare, tuttavia, che se errore vi è stato, Giorgio o le fonti checostui utilizza, si inseriscono in una tradizione cronachistica che, operando un sin-cronismo tra l’eclisse ed il terremoto e limitando quest’ultimo alla sola Campania,sembra essere diversa da quella seguita da Girolamo e Teofane. La notizia, di con-seguenza, potrebbe anche essere genuina e la sua assenza in Girolamo/Teofane di-pendere solo dalle fonti utilizzate da costoro e dalla loro maggiore/minoreattenzione nei confronti di questi eventi naturali.

Come accennato, conseguenza del terremoto del 346 sono considerati gli in-terventi edilizi realizzati nella provincia da Fabio Massimo e da Autonio Iusti-niano, anche se solo tre iscrizioni fanno esplicitamente riferimento al restauro diedifici pubblici danneggiati da un sisma. È da osservare, a tale riguardo, che men-tre per i restauri operati da Fabio Massimo il sisma è sempre indicato al singolare,nel solo restauro certamente disposto da Autonio Iustiniano è impiegato il plurale;questo uso del plurale è stato variamente spiegato: sia ipotizzando che il sisma del346 sia stato caratterizzato da una successione di scosse come si potrebbe ricavaredalla testimonianza di Girolamo/Teofane a proposito di Roma, sia ipotizzando chevoglia alludere a più eventi sismici, ben distanti nel tempo, da identificarsi uno nelterremoto del 346, l’altro in quello anteriore all’estate del 375 d.C. 21.

Per quanto riguarda Fabio Massimo 22, la sua attività edilizia nel Samnium è

21 Le diverse soluzioni sono naturalmente legate alla datazione, problematica, del mandato am-ministrativo di Autonio Iustiniano e alle soluzioni fin qui proposte (vd. supra nt. 6): nell’ipotesi diun mandato immediatamente o di poco posteriore al 346 d.C., il plurale si potrebbe giustificare ocon l’ipotesi che il sisma del 346 sia stato caratterizzato da uno sciame sismico, cfr. F. Galadini - P.Galli, The 346 A.D. earthquake cit., 898, o che i restauri disposti da Autonio sia stati cagionati da que-sto e da altri eventi sismici non ricordati dalle fonti, cfr. E. Guidoboni, I terremoti cit., 605-606; E.Guidoboni et alii, Catalogue cit., 253. Y. Burnand, Terrae Motus. La documentation épigraphique surles tremblements de terre dans l’Occident romain, in B. Helly - B. Pollino (eds.), Tremblements deterre, histoire et archéologie : IVèmes Rencontres internationales d’archéologie et d’histoire d’An-tibes, Valbonne 1984, 176 nt. 8, ipotizza che si alluda anche ai danni del sisma del 21 luglio 365 maciò è da scartare poiché l’epicentro di quest’ultimo è localizzato nell’area egea, a ridosso dell’isoladi Creta, cfr. B. Shaw et alii, Eastern Mediterranean tectonics and tsunami hazard inferred from theAD 365 earthquake, Nature Geoscience, 1 (2008), 268-276; E.E. Papadimitriou - V.G. Karakostas,Rupture model of the great AD 365 Crete earthquake in the southwestern part of the Helllenic Arc,Acta Geophysica, 56 (2008), 293-312; da parte sua la Cappelletti, Autonius Iustinianus cit., identi-fica il secondo sisma con quello che ha colpito Beneventum immediatamente prima della metà del375, utilizzando proprio tale dato per posporre il rettorato di Autonio al 375 d.C. (vd. tuttavia le obie-zioni in M. Buonocore, Novità epigrafiche cit., 299 nt. 70).

22 Sul personaggio vd. PLRE, 587, s.v. Maximus 35; Fr. Jacques, L’ordine senatorio attraverso lacrisi del III secolo, in A. Giardina (ed.), Società romana e impero tardo antico. I. Istituzioni, ceti, eco-nomie, Roma-Bari 1986, 181, avanza l’ipotesi di un suo collegamento con i Fabii di Panhormus; da

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nota da un numero particolarmente consistente di iscrizioni 23, fatte apporre da co-stui a memoria dei singoli interventi compiuti o a lui dedicate dalle comunità be-neficiate. Tra queste ultime è anche l’iscrizione isernina CIL IX 2639 che, recandola data della dedica, costituisce un punto di riferimento cronologico obbligato perdatare l’attività del nostro personaggio 24.

Le iscrizione poste in suo onore dalle comunità sannite ricordano Fabio Mas-simo come conditor (CIL IX 2337 = ILS 1247, da Allifae), restaurator (CIL IX2956 = ILS 5341, da Iuvanum) o instaurator (CIL IX 2449, da Saepinum; CIL IX2639 = ILS 1248, da Aesernia) di moenia publica. Si tratta di termini non perfet-tamente sovrapponibili, poiché conditor è colui che costruisce ex novo un edificiomentre restaurator / instaurator colui che ne cura il restauro. Le critiche mosse daAmmiano Marcellino al prefetto urbano Volusiano Lampadio, che amava farsi con-siderare, nelle iscrizioni, il conditor e non l’instaurator degli edifici pubblici dicui aveva curato il restauro 25, lasciano intendere che nella pratica quotidiana taledifferenza venisse apprezzata; tuttavia trattandosi di iscrizioni onorarie, poste dallecomunità che avevano beneficiato dell’intervento edilizio di Fabio Massimo (e dialcune delle quali era anche il patronus), potrebbe non escludersi una certa enfasida parte dei dedicanti 26. È da notare, in tutte queste iscrizioni dedicate a FabioMassimo dalle comunità della provincia, l’uso della formula conditor / restaura-tor / instaurator moenium publicorum (praticamente non attestata altrove 27) per de-scrivere l’intervento di questo personaggio; ciò potrebbe permettere, innanzitutto,di porre in relazione con Fabio Massimo anche CIL IX 2463, gravemente mutila,in cui risulta onorato un ignoto patrono della comunità sepinate del quale si ricor-dano interventi sui moenia publica 28; tale frammento, anzi, si potrebbe congiun-

parte sua, la Enjuto Sánchez, I Neratii cit., 117, ritiene che costui possa essere stato uno stretto col-laboratore dell’imperatore Costanzo.

23 È stato più volte osservato come il dossier epigrafico di Fabio Massimo sia, per la seconda metàdel IV sec., quello più consistente, cfr. H. Jouffroy, La construction publique en Italie et dans l’Afri-que romaine, Strasbourg 1986, 157.

24 Elenco completo delle iscrizioni di Fabio Massimo in F. Galadini - P. Galli, The 346 A.D. ear-thquake cit., 900-904, a cui è probabilmente da aggiungere anche CIL IX 2463 (sulla quale vd. infrantt. 28-29); dalle iscrizioni del nostro personaggio è da espungere M. Gaggiotti, Iscrizioni cit., 149-150, nr. 9, da attribuire ad altro personaggio, vd. Id., Un nuovo titolo cit.

25 Amm. Marc. 27, 3, 7.26 Sul valore di instaurator nel senso di “grande riparatore” vd. G. Cecconi, Governo imperiale

cit., 146-147. Cfr. anche E. Thomas - Chr. Witschel, Constructing Reconstruction: Claim and Rea-lity of Roman Rebuilding Inscriptions from the Latin West, PBSR, 60 (1992), 171, a proposito diFabio Massimo.

27 L’espressione instaurator moenium publicorum ricorre in tre iscrizioni da Lepcis Magna, ri-spettivamente CIL VIII 22672 (= IRT 569 = ILS 9408 = AE 1904, 14), IRT 562 (= AE 1948, 6a e 1952,173), IRT 563 (= AE 1948, 6b e 1952, 173), sulle quali vd. G. Cecconi, Governo imperiale cit., 146,con altra bibliografia.

28 Così R. Garrucci, Scoperte epigrafiche di Sepino, Civiltà Cattolica, 10 (1878), 352.

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gere con il succitato CIL IX 2449 permettendo di ricostruire integralmente il testoe di provare la funzione patronale svolta da Fabio Massimo, oltre che su Allifae eIuvanum, anche su Saepinum 29. La stereotipicità della formula, mai utilizzata di-rettamente da Fabio Massimo, rende inoltre molto probabile che i moenia publicasiano da identificare non con le cinte murarie urbiche ma con gli edifici pubblicicittadini sui quali il nostro personaggio era intervenuto 30.

Riguardo a questi ultimi, il tono di rimprovero usato da Ammiano nei confrontidi Volusiano Lampadio lascia intendere che da colui che aveva promosso l’inter-vento edilizio si richiedessero indicazioni precise sulla natura dell’intervento com-piuto. È possibile, dunque, che nelle iscrizioni fatte apporre da Fabio Massimo lascelta lessicale per indicare la natura dell’intervento edilizio non sia stata casualee che l’uso di restituere, instaurare, facere, curare abbia avuto lo scopo di renderepienamente comprensibile al pubblico come e perché si fosse intervenuti su queldeterminato edificio.

Nelle iscrizioni di Fabio Massimo è utilizzato restituere, talora a fundamentis,allorché è anche indicata la causa che ha reso necessario l’intervento edilizio, ov-vero la vetustà dell’edificio o la violenza di un sisma 31; restituere sembra in que-sto caso volere indicare un intervento edilizio di un certo impegno su strutturepreesistenti più o meno compromesse 32. Analogo è l’ambito semantico di instau-

29 A riguardo cfr. M. Gaggiotti, Le iscrizioni cit., 163 nt. 60. 30 Gli interventi sui moenia publica da parte di Fabio Massimo sono stati generalmente intesi

come interventi di restauro delle mura urbiche, cfr. ad es. M. Gaggiotti, Le iscrizioni cit., 163 nt. 60(ma vd. anche Id., Considerazioni sull’iscrizione rupestre di Capo d’Acqua (Carsulae), in L. Ga-sperini [ed.], Rupes Loquentes, Roma 1992, 265, ove ritiene che con moenia publica si intendano gliedifici pubblici cittadini); cfr. anche H. Jouffroy, La construction cit., 157 nt. 230, che non escludela possibilità che nei moenia publica siano comprese anche le cinte murarie anche se altrove, os-serva, per esse è utilizzato il termine murus; da ultimi, nel senso di mura urbane, B. Enjuto Sánchez,I Neratii cit., 118 e I. Iasiello, Samnium cit., 66; A. Pellegrino, Il Sannio Carricino dall’età sanni-tica alla romanizzazione, Arch.Class., 36 (1984), 191, osserva come l’espressione possa applicarsianche agli edifici pubblici. Questo potrebbe bene essere il caso di Allifae ove la cinta muraria, data-bile entro la seconda metà del I secolo a.C. e ancora oggi assai bene conservata, non mostra segni direstauri databili ad età tardoantica tali da giustificare l’epiteto di conditor attribuito a Fabio Mas-simo. L’uso di moenia publica nell’accezione di edifici pubblici è testimoniato da Serv. ad Aen. 2,52: moenia … et publica et privata dicuntur; 11, 567: moenia abusive dici omnia publica aedificia,e ricorre certamente in C.Th. 15, 1, 39 (398 d.C.), ove si fa riferimento a publicis moeniis vel priva-tis; tale accezione sembra essere anche in C.I. 8, 11, 11 (395 d.C.) ove si tratta delle somme desti-nate alla reparationi publicorum moenium et thermarum subustioni (cfr. anche C.Th. 15, 1, 32 e C.I.11, 70, 3 e C.Th. 5, 14, 35) e C.Th. 14, 6, 3 (365 d.C.) ove il fine è lo statum urbis aeternae renovare… ac providere publicorum moeniorum dignitate.

31 Allifae, CIL IX 2338 (= ILS 5691): thermas Herculis vi terrae motus eversas restituit a funda-mentis; Telesia, CIL IX 2212 (= ILS 5690): thermas Sabinianas restituit; AE 1972, 150: [thermas]Sabi[nianas vi terrae mo]tus e[versas a fundamen]t[is restituit]; Saepinum, CIL IX 2447: thermas Sil-vani vetustat(e) conlabsas restituit; M. Gaggiotti, Le iscrizioni cit., 149, nr. 7: porticus thermarumvetustate conlabsas restituit.

32 Sul valore di restituere, che a partire dal III secolo risulta il verbo più comune sulle iscrizioni che do-cumentano una ricostruzione vd. E. Thomas - Chr. Witschel, Constructing Reconstruction cit., 152-156.

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rare 33, con il rimando ad interventi di restauro, forse meno impegnativi sul pianostrutturale, soprattutto se lo si intende nell’accezione ammianea.

Frequente si rivela anche l’uso di facere, talora accompagnato dall’espressionea fundamentis 34. Non è da escludere un suo impiego con valore analogo a resti-tuere, ovvero intendendo interventi di restauro più o meno profondi degli edificiinteressati 35; a Saepinum, tuttavia, risultano entrambi impiegati, restituere per il ri-facimento delle thermae Silvani e della porticus thermarum, vetustate conlabsas,facere a fundamentis a proposito del tribunal columnatum. Trattandosi di iscri-zioni che fanno riferimento ad un complesso di interventi patrocinati nella stessacittà dal medesimo personaggio, è verosimile credere che la scelta lessicale non siastata lasciata al caso e che, dunque, restituere e facere avessero valenze differenti,ben chiare al pubblico. L’impiego di facere piuttosto che di restituere potrebbedunque fare intendere che si tratti se non di costruzioni realizzate ex novo quantomeno di interventi edilizi operati su edifici preesistenti, ma tali da trasformare piùo meno profondamente il loro aspetto, magari per un loro adeguamento a nuove ediverse funzioni; da questo punto di vista è bene sottolineare come facere sia sem-pre impiegato in relazione a edifici strettamente legati alle funzioni giudiziarie enecessari per un loro corretto svolgimento: secretarium a Iuvanum e a Bovianum,tribunal columnatum a Saepinum.

È da notare, ancora, che nelle iscrizioni fatte apporre da Fabio Massimo l’indi-cazione della sua funzione di governo (rector) non è sempre presente e ciò, forse,potrebbe voler dire che tali interventi edilizi siano da distribuire lungo un arco cro-nologico più ampio di quello del suo rettorato.

Nel periodo in cui era il rector della provincia sono certamente da collocare irestauri delle thermae Herculis di Allifae e delle thermae Sabinianae di Telesia, en-trambe eversas vi terrae motus, nonché il restauro delle fatiscenti thermae Silvanidi Saepinum; a questi interventi si aggiunge la costruzione del secretarium di Iu-vanum. Sempre nel corso del suo rettorato andrà anche collocata l’iscrizione de-dicatagli dall’ordo di Iuvanum di cui, come informa il testo, era anche patronus 36.

Gli altri interventi edilizi potrebbero essere posti prima o dopo il suo rettorato

33 Histonium, CIL IX 2842 (= ILS 5362): Capitolium instauravit.34 Saepinum, CIL IX 2448 (= ILS 5524): a fundamentis tribunal columnatum fecit (vd. anche AE

1930, 120); Iuvanum, CIL IX 2957 (= ILS 5521): secretariu[m] fecit; Bovianum, AE 1996, 475: [afundamen]tis secr[etarium fecit]; Aesernia, CIL IX 2643:[- - -]um fecit. Nell’iscrizione di Bovianumfecit è di integrazione, tuttavia una tale restituzione parrebbe più che giustificata dallo spazio dispo-nibile che non sembra consentire restituit o altro.

35 Cfr. M. Gaggiotti, Le iscrizioni cit., 160; E. Thomas - Chr. Witschel, Constructing Reconstruc-tion cit., 138.

36 Rispettivamente CIL IX 2338 (= ILS 5691); CIL IX 2212 (= ILS 5690) e AE 1972, 150; CIL IX2447; CIL IX 2957 (= ILS 5521) e 2956 (= ILS 5341).

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pur non potendo escludersi la possibilità che la funzione di governo possa esserestata omessa, ad esempio per motivi di spazio. Quest’ultima eventualità può, tut-tavia, essere esclusa per CIL IX 2842, da Histonium, ove alla terza linea vi sarebbestato spazio più che sufficiente per indicare oltre al titolo di rango [v(ir) c(larissi-mus)] anche il titolo di funzione (rector).

Del resto, che Fabio attribuisse una certa importanza al suo titolo di funzionepotrebbe ricavarsi dal confronto tra le due iscrizioni telesine CIL IX 2212 (= ILS5690) e AE 1972, 150 relative al restauro delle thermae Sabinianae, una destinataall’ingresso principale, l’altra – di minori dimensioni – ad un ingresso secondario;la prima (CIL IX 2212 = ILS 5690) ricorda che il vir clarissimus Fabio Massimo,in qualità di governatore della provincia, ha restaurato le thermae Sabinianae cu-rante ordine splendidissimo Telesinorum; la seconda (AE 1972, 150), ricorda an-cora Fabio Massimo con i suoi titoli di rango e di funzione, chiarisce cosa avessereso necessario l’intervento edilizio (i danni di una scossa sismica) ma omettel’ordo Telesinorum che dell’opera aveva assunto la cura. Le due iscrizioni si com-pletano a vicenda e solo la lettura di entrambe avrebbe consentito ai frequentatoridel complesso balneare di avere un quadro completo dei soggetti coinvolti nel-l’intervento edilizio e dell’evento che lo aveva cagionato; nell’organizzare i duetesti si è scelto ora di omettere quest’ultimo 37, ora di omettere chi avesse assuntola cura dei lavori ma si è sempre indicata la carica allora detenuta da Fabio Mas-simo.

Se così, è allora possibile che a Saepinum il rifacimento delle thermae Silvanie della porticus thermarum appartengano a due distinti momenti, sia pure vicini neltempo: durante il suo mandato Fabio Massimo avrebbe fatto restaurare le thermaeSilvani affidando la cura dell’intervento a Nerazio Costanzo, patrono della città; inaltro momento avrebbe fatto restaurare la porticus thermarum ancora affidando lacura dell’opera a Nerazio Costanzo.

Attribuendo un valore cronologico alla presenza/assenza del titolo di funzione,è allora da osservare che anche nell’iscrizione isernina CIL IX 2639 (= ILS 1248),dedicatagli dall’ordo e dal populus, il titolo di rector è omesso pur non mancando,alla seconda linea, dopo la menzione del clarissimato, lo spazio necessario. Comeaccennato, l’iscrizione reca sulla faccia laterale la data della dedicatio, avvenuta inun anno compreso tra il quinto ed il nono consolato di Costanzo II, ovvero tra il 352ed il 357 d.C., anche se è probabilmente da escludere il primo anno, quando l’Ita-lia è ancora sotto il controllo dell’usurpatore Magnenzio 38, mentre la menzione

37 Cfr. E. Thomas - Chr. Witschel, Constructing Reconstruction cit., 145 nt. 57, sulla mancata in-dicazione del terremoto quale causa del restauro in CIL IX 2212 (= ILS 5690).

38 Cfr. G. Camodeca, Fabius Maximus cit., 252 nt. 10; D. Hunt, The successors of Constantine,in The Cambridge Ancient History. XIII. The Late Empire, A.D. 337-425, Cambridge 1998, 21.

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quale console del solo Costanzo potrebbe invitare ad una datazione alla seconda partedel 354, dopo la morte del cesare Gallo, suo collega quell’anno nel consolato 39. Se ladedica di questa base chiude l’insieme dei lavori promossi ad Aesernia da Fabio Mas-simo, anteriore al 354 (o al 353/357) dovranno considerarsi CIL IX 2640 e 264340, en-trambe poste da Fabio Massimo, ove almeno sulla prima, a giudicare dalla trascrizionedel CIL, ma forse anche sulla seconda, manca il titolo di funzione.

Per ricostruire l’area di propagazione del terremoto del 346, oltre al dato epigra-fico, è stata di recente sfruttata la documentazione geoarcheologica suggerendo sullabase dei dati raccolti due possibili scenari, uno “riduttivo” che fa coincidere l’area in-vestita dal sisma con il basso Lazio (Roma), il Molise (Aesernia, Saepinum), e la Cam-pania settentrionale (Allifae, Telesia) 41, l’altro “catastrofico”, con danni estesi tra lapiana di Navelli, nell’aquilano, e la Puglia settentrionale. Ci troveremmo di fronte, inquesto caso, ad un terremoto di estrema violenza, del tutto simile nelle sue caratteri-stiche alla sequenza sismica che devastò l’Appennino centro-meridionale nel 1456; ilsuccedersi di più scosse giustificherebbe sia la notazione di Girolamo/Teofane ri-guardo ai tre giorni continui di tremori avvertiti a Roma, sia l’uso del plurale (terraemotibus) nell’iscrizione isernina di Autonio Iustiniano 42.

Tuttavia, l’interpretazione della documentazione archeologica si presenta assaiproblematica per l’oggettiva difficoltà a porre in relazione i crolli più o meno estesie simultanei di strutture edilizie restituiti dalle attività di scavo in questa ampiaarea con i singoli eventi sismici e ciò sia per il breve lasso di tempo che separa iterremoti noti dalle fonti letterarie 43, sia perché non è affatto da escludere la pos-sibilità di terremoti, pur violenti, non registrati da queste ultime 44. L’assenza di edi-

39 F. Chausson, Stemmata aurea : Constantin, Justine, Théodose : revendications généalogiqueset idéologie impériale au IVe siècle ap. J.-C., Roma 2007, 157-158 nt. 149.

40 Sulle quali cfr., da ultimo, M. Buonocore, Molise cit., 50-51, nr. 17-18.41 E. Guidoboni, I Terremoti cit., 605-606, fig. 328; E. Guidoboni et alii, Catalogue cit., 252-254.42 F. Galadini - P. Galli, The 346 A.D. earthquake cit.43 Difficoltà poste bene in chiaro da F. Galadini - P. Galli, The 346 A.D. earthquake cit., 900 e F.

Galadini et alii, Archaeoseismology: Methodological issues and procedure, J. Seism., 10.4 (2006),407. Sul piano archeologico è da rilevare la difficoltà a datare con precisione i contesti ceramici as-sociati ai livelli di crollo a causa delle cronologie, ancora piuttosto larghe, delle singole classi cera-miche in circolazione in questo periodo. Sul rapporto tra archeologia e sismologia vd., tra gli altri, aproposito del sisma del 365 d.C., F. Jacques - B. Bousquet, Le raz de marée du 21 juillet 365,MEFRA, 96 (1984), 423-461; C. Lepelley, L’Afrique du Nord et le prétendu séisme universel du 21juillet 365, MEFRA, 96 (1984), 463-491; A. Di Vita, Archaeology and earthquakes: the case of 365A.D., Annali di Geofisica, 38 (1995), 971-976; da ultimo, G. Kelly, Ammianus and the Great Tsunami,JRS, 94 (2004), 141-167.

44 Sul processo di “selezione culturale” che ha determinato la menzione o il silenzio delle fonti let-terarie su eventi sismici anche disastrosi cfr. G. Traina, Terremoti e misure amministrative nella pro-vincia d’Asia (I a.C.-II d.C.), MedAnt, 5 (2002), 749. Può essere interessante osservare, a questoriguardo, il diverso atteggiamento di Girolamo e Teofane che, come accennato, utilizzano, per glianni tra il 325 ed il 350, la stessa fonte: Teofane registra otto terremoti, sette dei quali concentrati negli

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zioni complete dei materiali, ceramici e numismatici, associati ai livelli di crollo rendeancor più complesso l’approccio a tali evidenze. Nello scenario “catastrofico”, tra lecittà investite dal terremoto del 346 sarebbe compresa Peltuinum ove lo scavo ha re-stituito il crollo della porticus del tempio di Apollo al di sopra di uno strato che ha re-stituito una moneta di Costanzo II; quest’ultima fornisce un terminus post quem soloper la formazione dello strato poi sigillato dal crollo e non per quest’ultimo che po-trebbe essere ben posteriore 45. All’estremo opposto, a Venusia, lesioni da terremotosono state lette sui muri di edifici pubblici (anfiteatro) e privati; con questo evento èstato posto in relazione uno strato di abbandono che ha restituito monete databili trala metà/seconda metà del IV e la metà del V; uno dei pavimenti coperti da questostrato ha restituito, incastrata sulla superficie, una moneta del 350/354 d.C., e ciò do-vrebbe suggerire un uso della superficie pavimentale e della domus di pertinenza an-cora negli anni immediatamente successivi alla metà del secolo 46. Anche adAbellinum, scavando una domus, sono stati individuati livelli di crollo, a diretto con-tatto con i piani di calpestio, in possibile relazione con il sisma del 346 47. Tuttavia,anche qui è da osservare che l’abbandono degli ambienti di questa domus potrebbe es-sere posteriore al 346 d.C. come suggerito dai materiali ceramici e numismatici pre-senti nel sottile strato che copre il pavimento di uno di essi, collocabili tra la secondametà del IV e la prima metà del V secolo 48.

anni ’40, Girolamo solo tre; per il periodo precedente, tra il 284 ed il 325, i due autori menzionanociascuno un unico e differente evento sismico: Girolamo il terremoto che colpisce Sidone e Tiro nel303/304 (Hier. Chron. 228 a [Helm] che data l’evento al 304; Oros. 7, 25, 14, lo pone nel 303), Teo-fane quello che investe Alessandria nel 321 (Theophan. Chronogr. I, 17, 11 [de Boor]). Sull’alta si-smicità dell’area orientale tra IV e VI sec. d.C. vd. S.C. Stiros, The AD 365 Crete earthquake andpossible seismic clustering during the fourth to sixth centuries AD in the Eastern Mediterranean: areview of historical and archaeological data, Journal of Structural Geology, 23 (2001), 545-562.

45 Vd. P. Sommella, Un terremoto del IV secolo d.C. a Peltuinum, in E. Guidoboni, I Terremoticit., 484-485.

46 Vd. M.R. Salvatore, Improvvisi abbandoni nell’area urbana di Venosa fra IV e V secolo, in E.Guidoboni, I Terremoti cit., 487-488, che opportunamente contempla come possibili cause di questiabbandoni anche i terremoti che hanno investito l’area nella seconda metà del IV secolo; cfr. M.L.Marchi - M.R. Salvatore, Venosa. Forma e Urbanistica, Roma 1997, 133-136. Vd. anche M. Che-lotti, Venusia, in Supplementa Italica, 20, Roma 2003, 34-35, che pone in relazione tali abbandoni eriusi, tra la fine del IV e gli inizi del V sec., con la crisi delle locali manifatture imperiali. Danni dasisma da imputare probabilmente al sisma del 346 – «pur non potendo escludere altre possibilità» –sarebbero documentati anche a Herdonia, vd. G. Volpe, Herdonia romana, tardo antica e medievale,in G. Volpe (ed.), Ordona, X, Bari 2000, 523-527 (ma cfr. anche G. Volpe, Città apule fra destruttu-razione e trasformazione: i casi di Canusium ed Herdonia, in A. Augenti [ed.], Le città italiane trala tarda antichità e l’alto medioevo, Firenze 2006, 562 ove la posizione sembra più sfumata).

47 Sullo scavo e i materiali vd. G. Colucci Pescatori, Osservazioni su Abellinum tardo antica, inCl. Albore Livadie et alii (ed.), Tremblements de terre, éruptions volcaniques et vie des hommes dansla Campanie antique, Naples 1986, 127-132.

48 Cfr. G. Colucci Pescatori, Osservazioni cit., 131-132. L’orlo in sigillata chiara D a pl. 81, 25 èdatabile a partire dagli inizi del V sec., cfr. M. Bonifay, Etudes sur la céramique romaine tardived’Afrique (BAR Int. Ser. 1301), Oxford 2004, 171, forma Hayes 61 A/B 2; le monete coprono un

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Anche nel caso di Saepinum i dati archeologici sono labili e insufficienti a di-mostrare danni prodotti dal sisma del 346: si è voluto porre in relazione con essialcuni rifacimenti strutturali e i crolli delle torri delle mura urbiche 49; tuttavia, sela ristrutturazione di uno degli ambienti del lato sud-orientale del foro è certamenteposteriore alla metà del IV secolo, come suggerisce la presenza di una moneta del341/346 rinvenuta nello strato preparatorio del nuovo pavimento, nulla autorizzaa porre in relazione tale intervento edilizio con il terremoto del 346 che peraltro, agiudizio degli scavatori, non avrebbe prodotto rovine evidenti nel tessuto ediliziopubblico sepinate 50. Anche i crolli delle mura urbane risultano di difficile data-zione considerato che, almeno per il tratto crollato adiacente al teatro, è disponi-bile solo un terminus ante quem fornito dalle sepolture altomedievali ricavate neglistrati di terra che li obliterano 51.

Dai dati fin qui esposti è possibile trarre alcuni elementi. Innanzitutto, se l’as-senza del titolo di funzione nell’iscrizione di Aesernia vuol significare che in quelmomento Fabio Massimo non è il governatore del Samnium, viene a cadere la datadella dedicatio di CIL IX 2639 (= ILS 1248) per fissarne il mandato; questo dovràessere posto prima o dopo il 354 (o il 353/357). Ne consegue che l’attività ediliziadi Fabio Massimo piuttosto che concentrarsi nel periodo (presumibilmente breve) 52

del suo mandato rettorale, potrebbe avere avuto un respiro cronologico più ampioe riflettere eventualmente rapporti di più lunga durata tra questo personaggio el’area sannita o, almeno, con alcune città di quest’area. Può essere forse utile ri-

ampio arco cronologico, da Massimiano a Marciano (è segnalata anche una moneta di Vitige, certa-mente intrusiva considerata la presenza di uno spesso strato vulcanico riferito all’eruzione cd. di Pol-lena – 472/473 – che sigillava la stratigrafia, tagliato successivamente per la costruzione di un muro).

49 Cfr. F. Galadini - P. Galli, The 346 A.D. earthquake cit., 891.50 M. Matteini Chiari, Sepolcreto altomedievale dell’area forense di Sepino, Conoscenze, 4 (1988),

90; Id., Saepinum tra evo antico e medioevo. Nuove preliminari acquisizioni dal cantiere di scavo diSan Pietro di Cantoni di Sepino, in G. De Benedittis (ed.), I Beni Culturali nel Molise. Il Medioevo,Campobasso 2004, 185; M. Gaggiotti, Saepinum, in S. Capini - A. Di Niro (eds.), Samnium. Ar-cheologia del Molise, Roma 1991, 246.

51 V. Cianfarani, Sepino - Teatro: campagna di scavo 1950, NSA (1951), 97-98; la necropoli si svi-luppava tra le mura urbiche ed il teatro a proposito del quale M. Cappelletti, Il teatro di Sepino, Co-noscenze, 4 (1988), 87-89, osserva l’esistenza di un’ultima fase edilizia collocabile verso la metàdel IV sec. e da inquadrare in un più generale revival edilizio della città (cfr. M. Gaggiotti, Saepinumcit., 246), cui fa seguito un primo abbandono del monumento con il crollo delle coperture nel V d.C.,seguito a poca distanza di tempo dal crollo delle sue parti più alte. Anche i crolli delle mura urbichee della torre in questo settore dovranno necessariamente essere posteriori all’ultima fase edilizia delteatro (V. Ceglia, Necropoli di Vicenne, in Studi sull’Italia dei Sanniti, Milano 2000, 298, pensa aglianni dopo la guerra greco-gotica), a meno di non immaginare che tale spazio, nonostante la funzio-nalità dell’edificio, possa essere stato lasciato ingombro di macerie.

52 La durata media degli incarichi civili sarebbe stata, mediamente, inferiore ai due anni, vd. F. DeMartino, Storia della costituzione romana, V, Napoli 1975, 376-377 e, per quanto riguarda in parti-colare la diocesi italiciana, è stata proposto che il mandato ricadesse all’interno di una determinataindizione (pur con la possibilità di proroghe e iterazioni del mandato), vd. S. Mazzarino, Il bassoimpero. Antico, tardo antico ed èra costantiniana, I, Bari 1974, 304-306.

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cordare che in almeno due occasioni, a Saepinum e a Aesernia, Fabio Massimo sipresenta nelle vesti dell’evergete, finanziando di proprio le spese necessarie alleopere e di Saepinum, almeno, potrebbe anche essere stato patrono 53.

L’esame degli interventi costruttivi promossi da Fabio Massimo sembra sug-gerire una duplicità di intenti, da un lato il restauro di edifici pubblici in condi-zioni di precarietà, dall’altro la costruzione ex novo o la ricostruzione/adeguamentodi edifici strettamente legati alla funzione giudiziaria.

I lavori di restauro si concentrano nel periodo del suo rettorato, riguardano parti-colarmente edifici termali 54 e risultano cagionati sia da vetustas che da un terraemotus. Circa l’impiego di vetustas nelle iscrizioni che trattano di ricostruzioni edili-zie è stato osservato come il termine potesse essere usato anche in senso simbolico,per alludere ai danni prodotti da un evento improvviso sia umano (attacchi ostili) chenaturale (terremoti) 55; tuttavia, almeno in questo caso, considerato che i lavori sonostati appaltati più o meno contemporaneamente dal medesimo personaggio, è difficilecredere che a Saepinum si sia utilizzato vetustas in senso simbolico per alludere alterremoto mentre ad Allifae e Telesia si sia scelto di impiegare, in maniera più diretta,terrae motus. È allora probabile che vetustas debba essere intesa nel senso proprio difatiscenza. A Saepinum, dunque, il restauro delle thermae Silvani avrebbe avuto luogosolo per ammodernare l’impianto e non per (o anche per) i danni di un fenomeno si-smico come era stato invece per gli impianti termali delle non lontane Allifae e Tele-sia. Se ci fossero stati anche danni da terremoto Fabio Massimo avrebbe forse agitocome il suo collega che qualche anno più tardi, a Regium, ricorda il restauro, tra altriedifici, delle terme vetustate et terrae motus conlabsas 56.

È da sottolineare che a Saepinum non sono al momento note iscrizioni di FabioMassimo o di altri suoi colleghi in cui sia fatta esplicita menzione di restauri a edi-fici pubblici dovuti a terremoti. In analogia con l’iscrizione isernina CIL IX 2638in cui si commemora il restauro del macellum cittadino terrae motibus lapsum di-sposto da Autonio Iustiniano, è stato proposto di integrare terrae motu o terraemotibus in una purtroppo mutila iscrizione sepinate 57 in cui lo stesso personaggio,

53 Saepinum: M. Gaggiotti, Le iscrizioni cit., 149, nr. 7; Aesernia: CIL IX 2643; cfr. G. Cecconi,Governo imperiale cit., 150. Sul suo possibile patronato di Saepinum, vd. supra.

54 L’attenzione nei confronti degli edifici termali sembra essere una caratteristica del periodo, cfr.H. Jouffroy, La construction cit., 164-168; vd. anche G.G. Fagan, Bathing in Public in the RomanWorld, Ann Arbor 1999, 134-135, e si spiega con l’importanza sociale della pratica balneare, cfr. F.Yegül, Bath and Bathing in Classical Antiquity, Cambridge Ma. 1992, 321-323.

55 E. Thomas - Chr. Witschel, Constructing Reconstruction cit., 143-148.56 AE 1913, 227 su cui M. Buonocore, Regium Iulium, in Supplementa Italica, 5, Roma 1988, 52-

53, nr. 6; cfr. anche E. Thomas - Chr. Witschel, Constructing Reconstruction cit., 145-146. L’asso-ciazione vetustas / terrae motus ricorre anche in iscrizioni di Samos della primissima età imperiale,IG XII.6.1, 482-483 (= ILGR 11 = IK, 59, 171).

57 M. Buonocore, Una nuova testimonianza cit.; Id., Molise cit., 47.

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in qualità di rector della provincia, ricorda un suo intervento al macellum; tuttavia,lo spazio a disposizione potrebbe convenire anche a vetustate e di conseguenza latestimonianza resta di incerto utilizzo 58. Se tuttavia l’integrazione fosse accettabilee, ancora, si volesse riconoscere in Autonio Iustiniano il primo governatore dellaprovincia, risulterebbe strano che solo qualche anno più tardi, trattando dei restauridelle terme cittadine, edificio che per i particolari apprestamenti tecnici doveva ri-sultare strutturalmente più vulnerabile del macellum, da parte di Fabio Massimo sialluda solo ai danni cagionati dalla vetustas e non a quelli prodotti dalla violenzadi un terrae motus. Un ragionamento analogo può valere per il tribunal columna-tum fatto realizzare da Fabio Massimo e completato, nel suo arredo marmoreo dalrector Flavio Uranio 59. L’edificio, identificato nell’ambiente che si apre sul latomaggiore nord-occidentale della cd. basilica, appartiene ad un complesso edilizioche risale, nella sua prima fase, all’età augustea; Fabio Massimo nel descrivere ilsuo intervento, che per la mancata menzione del suo rettorato potrebbe datarsiprima o dopo il suo incarico amministrativo, non fa alcuna allusione a eventualiscosse sismiche che avrebbero reso necessario il suo intervento e, del resto, la co-struzione di questo suo tribunal columnatum potrebbe anche essere anteriore alterremoto del 346; in questo caso, tuttavia, eventuali danni sismici sarebbero do-vuti essere stati registrati nell’intervento, presumibilmente di poco posteriore, diFlavio Uranio che, invece, dichiara di essersi limitato a dotare di un arredo mar-moreo l’edificio. Considerato lo zelo con cui Flavio Uranio ha voluto ricordarenell’iscrizione l’anteriore intervento di Fabio Massimo è da credere che se il suoimpegno fosse stato più ampio (ovvero se avesse posto anche mano ad un restaurostrutturale dell’edificio per sanare i danni da sisma), non avrebbe mancato di se-gnalarlo.

Questa assenza di riferimenti puntuali a danni da terremoto a Saepinum puòsorprendere poiché la città si trova a ridosso del piede sud-orientale del massicciodel Matese ove si tende a localizzare l’origine del sisma e, di conseguenza, do-vrebbe anch’essa aver subito danni più o meno gravi ai suoi edifici 60. L’assenza di

58 L’espressione vetustate lapsum, anche se poco frequente, si incontra in AE 1975, 138 (= AE2000, 136); CIL V 7881 (= ILS 1367); CIL VI 1179 (= ILS 5732 = AE 2000, 132); CIL XI 8079.

59 L’intervento è ricordato in CIL IX 2448 (= ILS 5524) e AE 1930, 120. Sulla base di questa se-conda iscrizione, ove è descritto prima l’intervento di Flavio Uranio che tribunal quod minus [ex]or-natum repperit sple[ndore mar]morum decoravit e poi quello di Fabio Massimo, replica di CIL IX2448 (= ILS 5524), che a fundamentis [tribuna]l columnatum fecit, A. Maiuri, Sepino (Borgata di Al-tilia) – Iscrizioni e monumenti, NSA (1929), 213-216, seguito dal Russi, L’amministrazione cit., 315,320-322, stabiliva che il mandato di Flavio Uranio fosse anteriore a quello di Fabio Massimo; con-tra M. Gaggiotti, Le iscrizioni cit., 156-158. Su Flavio Uranio vd. PLRE, 1093, s.v. Uranius 5.

60 D. Pantosti - G. Valensise, Riconoscere il “terremoto caratteristico”: il caso dell’Appenninocentro-meridionale, in E. Guidoboni, I Terremoti cit., 550; cfr. anche P. Galli et alii, Analisi archeo-sismologiche nel santuario di Ercole di Campochiaro (Matese). Evidenze di un terremoto distruttivosconosciuto ed implicazioni sismo tettoniche, Il Quaternario, 15 (2002), 158, secondo cui dal sisma

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tali riferimenti nelle due iscrizioni che accompagnano il restauro delle thermae Sil-vani potrebbe allora spiegarsi collocando il rettorato di Fabio Massimo negli annia cavallo del 346 d.C., immaginando che il restauro delle terme sepinati sia statoconcluso prima della scossa sismica e che immediatamente dopo quest’ultima siastato avviato il restauro degli edifici lesionati a Telesia e Allifae. Tuttavia, una taleipotesi verrebbe contraddetta dalla mancata menzione di interventi post-terremotoal tribunal columnatum sepinate da parte dello stesso Fabio o del suo presumibilesuccessore Flavio Uranio.

Una possibile alternativa è che Saepinum sia stata marginalmente interessatadal sisma 61, non abbia riportato danni seri agli edifici (come sembrerebbe indicareanche l’evidenza archeologica oggi disponibile) e che, di conseguenza, diverso daquanto fin qui supposto siano stati l’areale 62 e l’intensità del sisma.

Per quanto riguarda l’attenzione mostrata da Fabio Massimo nei confronti del-l’edilizia giudiziaria, essa potrebbe certo giustificarsi con la necessità, all’indomanidel sisma del 346, di dotare nuovamente le città sannite di edifici necessari al correttosvolgimento della vita cittadina; tuttavia potrebbe ugualmente trovare una spiega-zione nel nuovo assetto amministrativo dato al Samnium: con la nascita della pro-vincia, infatti, dovette riconfigurarsi la geografia amministrativa della regione e sceltele città ove il governatore avrebbe dovuto sostare per amministrare la giustizia du-rante le ricognizioni periodiche del territorio sotto la sua competenza. Tali città, qua-lora ne fossero state sprovviste, avrebbero dovuto essere dotate degli spazi necessari,tribunalia e secretaria, per lo svolgimento delle assise giudiziarie 63. Come è stato os-servato, tribunalia e secretaria «rimandano a modalità processuali diverse» 64, viva-cemente illustrate dagli Hermeneumata di Sponheim 65, e ciò avrebbe reso necessariala presenza di entrambi 66. Un esempio pressoché coevo di politica di edilizia giu-

del 346 sarebbe comunque derivato «un notevole danneggiamento» nella piana di Boiano, ai cui li-miti meridionali si situa Saepinum.

61 Può essere forse utile qui ricordare che, come osservava anche il Gaggiotti, Saepinum cit., 246, «laqualità degli interventi è particolarmente elevata» e l’enfasi con cui si ricorda la dotazione di apparati mar-morei nel tribunal columnatum, da parte di Flavio Uranio, e nella fabrica fatta realizzare da Lupo (cfr. M.Gaggiotti, Un nuovo titolo cit.), per migliorare l’immagine urbana (urbis meliori ornatui nell’iscrizionedi Lupo), pare contrastare con l’idea di interventi edilizi realizzati nell’emergenza di un post-terremoto.

62 Se è vero che la notizia sul terremoto del 346 di Girolamo e Teofane, così come costruita, rag-gruppa due differenti eventi sismici, non è forse del tutto da escludere la possibilità che anche lescosse sentite a Roma possano essere legate ad un episodio sismico diverso da quello che ha inte-ressato le città campane, sia pure geneticamente correlato, e che la tradizione abbia unificato episodiavvenuti in tempi diversi sia pure cronologicamente vicini.

63 F. Grelle, Canosa romana, Roma 1993, 181-189.64 Ivi, 186.65 Sui quali vd. A.C. Dionisotti, From Ausonius’ Schooldays? A schoolbook and its Relatives, JRS,

72 (1982), 83-125; F. Grelle, Canosa cit., 187-189.66 La prassi giudiziaria, così come rappresentata negli Hermeneumata, avrebbe teso a collocare nei

secretaria le controversie patrimoniali, nei tribunalia l’esame dei crimini o, per lo meno, dei più

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diziaria è noto nella vicina provincia di Apulia et Calabria ove un’iscrizione lu-cerina degli anni tra il 364 ed il 367 ricorda un ignoto corrector che secretariumtribunalusque … extruxit, permettendo di riconoscere in Luceria una delle sedigiudiziarie che il governatore di Apulia et Calabria periodicamente raggiungeva al-lontanandosi dal capoluogo Canusium 67. Così inteso, l’intervento di Fabio Mas-simo, piuttosto che al recupero edilizio di edifici danneggiati dal sisma, sarebbestato diretto a dotare le città sannite di strutture, fino a quel momento assenti, ne-cessarie all’amministrazione della giustizia, costruendo nuovi spazi o adattandoneallo scopo di già esistenti, pienamente giustificando il fecit impiegato nelle iscri-zioni che commemorano tali interventi. Se così fosse, però, verrebbero meno tuttauna serie di lavori edilizi oggi intesi come lavori post-terremoto affrontati da FabioMassimo e che contribuiscono a dilatare verso nord-nord/est l’ipotetica area di ri-sentimento del sisma.

Riconsiderata, dunque, nel suo insieme, la documentazione non sembra, nellasua attuale composizione, confermare un modello di terremoto catastrofico e l’ipo-tesi di un distacco del Samnium dalla Campania quale misura politico-ammini-strativa decisa dal centro per rilanciare un’area sconvolta da un evento sismico.Un evento sismico vi fu, intorno alla metà del IV secolo, come testimoniano lefonti cronachistiche, ma tanto il suo impatto sul territorio quanto le conseguenzesul piano politico, amministrativo ed economico, al momento, non sono valuta-bili. Anzi, se ci si deve attenere al dato epigrafico e porre in relazione l’attività edi-lizia di Fabio Massimo con il terremoto del 346, pur nei limiti imposti da unadocumentazione che potrebbe mutare con il rinvenimento di nuove iscrizioni, se nepotrebbe dedurre che il sisma abbia interessato solo una limitata porzione dellanuova provincia, con danni agli edifici tutto sommato limitati o, quanto meno, nonparticolarmente ingenti, non giustificando un intervento di riorganizzazione am-ministrativa quale la creazione del Samnium con porzioni di territorio tratte prin-cipalmente dalla Campania ma anche dalle altre provincie finitime. Altre, dunque,dovettero essere le ragioni che portarono alla nascita di questa nuova provincia.

Addendum: solo dopo la consegna del manoscritto ho preso visione (e sono grato aldott. L. Scaroina per la segnalazione) dell’articolo di V. Ceglia et alii, Saepinum. Il tempodella città. Scavi 2000-2002: risultati preliminari, in M. Matteini Chiari (cur.), La Dea, ilSanto, una Terra. Materiali dallo scavo di S. Pietro di Cantoni di Sepino, Roma 2004, 193-

gravi, «quelli per i quali l’antica procedura meglio risponde alle nuove esigenze di una giustizia spet-tacolare terribile», vd. F. Grelle, Canosa cit., 188.

67 Sull’iscrizione lucerina vd. A. Russi, Attività giudiziaria ed edilizia publica a Luceria al tempodi Valentiniano I e Valente, in XVI Miscellanea Greca e Latina, Roma 1991, 299-322.

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199, ove sono editi, sia pure in forma preliminare, i dati di saggi di scavo realizzati a Sae-pinum e che hanno riguardato il settore delle mura e quello del Foro. Per quanto attiene iltema trattato in questa sede, è da rilevare che secondo gli scavatori il crollo della cinta mu-raria non sarebbe da imputare al sisma del 346 d.C. (dato che, almeno in un saggio, i seg-menti di cortina franati coprono uno strato che ha restituito una moneta di Costanzo IIdatabile tra il 354 ed il 361) ma, piuttosto, da collocare cronologicamente in età tardo an-tica o altomedievale (p. 196); per quanto riguarda il complesso campus/piscina/porticus,adiacente al teatro, è stata individuata una fase di ristrutturazione databile al IV secoloposta in relazione con il sisma del 346 d.C. senza però che siano indicati elementi mate-riali probanti (pp. 198-199).

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INDICE DEL VOLUME

Introduzione di Elio Lo Cascio

Stefano Genovesi, L’amministrazione dei metalla di proprietà del princeps in età augu-stea: fonti archeologiche ed epigrafiche a confronto

Cristina Serafino, Cave, miniere, salari: il caso del Mons Claudianus

Giovanna Daniela Merola, Roma ebbe una politica doganale? Portoria e commerci nel-l’impero romano

Lavinia De Rosa, Il ruolo degli acquedotti nella politica imperiale in Italia

Joaquín de la Hoz Montoya, Oro y plata en la política monetaria de Nerón

Salvatore Martino - Dario Nappo, La politica orientale tra Traiano e Marco Aurelio

Patrizia Arena, Si può parlare di una politica imperiale nel campo di rituali e cerimonie?

Mauro De Nardis, Princeps, territorium civitatis e veterani nell’Italia altoimperiale

Alfredina Storchi Marino, Munificentia principis e calamità naturali

Eliodoro Savino, Nerone, Pompei e il terremoto del 63 d.C.

Gianluca Soricelli, La provincia del Samnium e il terremoto del 346 d.C.

Conclusionidi Arnaldo Marcone, Jean-Jacques Aubert, Kai Ruffing

Indice delle fonti

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