La Porta e l’Arco Di Castelnuovo a Napoli

  • Upload
    demeros

  • View
    66

  • Download
    9

Embed Size (px)

DESCRIPTION

rticolo architettura

Citation preview

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    1/15

    7

    Rosanna Di Battista La porta e larco di Castelnuovo a Napoli

    Per la Corona dAragona la conquista dellItaliameridionale segna uno stravolgimento per las-setto del Regno1. Dopo lunghissimi anni diguerra Alfonso V nel 1442, una volta sconfitto ilrivale Renato dAngi2, decise di trasferire la se-de della corte da Barcellona a Napoli.

    Il Magnanimo, assunto il titolo di Alfonso IRex utriusque Siciliae, il 26 febbraio del 1443 face-va il suo ingresso trionfale nella citt partenopea.

    Sito rappresentativo di tutta la citt divenneCastelnuovo (ill. 1) prescelto dal sovrano comesua residenza. Limpianto della fortezza, creatonel 1279 ex fundamentis da Carlo dAngi a

    ridosso dellarea portuale, venne ristrutturato apartire dal 25 marzo del 14433.

    Al tempo di Carlo I dAngi lentrata princi-pale del Castrum Novum si trovava sulla cortinasettentrionale e solo nel periodo aragonese fuspostata in quella occidentale (visibile nella par-te inferiore della planimetria). Dai Registri an-gioini risulta che nel 1283 in balio ipsius castriiuxta pontem predictum ex parte Neapolisusque de novo construi, et a turri que est iuxtaportam castri ipsius ex parte Neapolis usque admurum dicti balij4, pertanto la Porta medievaledi Castelnuovo si apriva verso la citt, e non indirezione della Collina di S. Martino. Essa era

    1. Planimetria di Castelnuovo(rilievo di Avena del 1902).

    2. Immagine del vestibolo dingressoa Castelnuovo (da R. Filangeri, Castelnuovoreggia angioina ed aragonese, Napoli 1934).

    3. Volta del vestibolo (da FilangeriCastelnuovo reggia..., cit.).

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    2/15

    8

    fiancheggiata da torri e collegata, per mezzo diun ponte levatoio, ad una seconda porta aperta

    nel recinto perimetrale, chiamato balium.La Porta angioina, se da un lato consentiva

    un collegamento pi diretto con il porto, dallal-tro costituiva un punto vulnerabile nella struttu-ra difensiva, come aveva potuto constatare nel1441 la flotta aragonese durante gli attacchi sfer-rati contro Renato dAngi, asserragliatosi inCastelnuovo. Terminata la guerra la gram par-te de la terra inverso castel novo eradisfatta5 e Alfonso I dopo aver munito il portodi un nuovo molo e dellArsenale grazie allo-pera di Onofrio di Giordano della Cava6 inizia rafforzare il perimetro murario della fortezza.

    Nel 1446 veniva realizzata la copertura sulnuovo portale di accesso al castello, secondoquanto testimoniava una Cedola della TesoreriaAragonese trascritta da Riccardo Filangeri. Nelsettembre di quellanno infatti gli scalpellini, oper meglio dire i pedra piquers BartolomeuPrats e Bartolomeu Villasclar, originari diMaiorca, ricevevano dieci ducati per abeuratgedela volta que han feta sobre lo portal del Castellnou7. La volta fatta sopra il portale di Castel-nuovo dovrebbe essere quella di accesso al vesti-bolo, impostata su pianta quadrata e coperta dauna crociera costolonata, ancora oggi visibiledopo aver attraversato lArco trionfale (ill. 2). Su

    ognuno dei quattro peducci angolari poggianotre costoloni che incrociandosi fra di loro dise-gnano una stella a quattro punte, secondo unmotivo diffuso in area catalana8. Il centro dellavolta appare marcato oltre che dai costoloniimpostati sulle diagonali da altre quattro ner-vature, fra loro perpendicolari, concluse alle-stremit da altrettante chiavi su cui sono scolpi-te le imprese del re: il miglio, il nodo, la sedia ar-dente e il libro aperto (ill. 3). Gli emblemi per-

    sonali di Alfonso I sono disposti in maniera taleda circondare la chiave di volta centrale, su cui

    campeggia lo stemma aragonese e tali da forma-re, congiunti con i peducci, i vertici della stella.

    Il vestibolo dingresso al castello alfonsino sitrova nuovamente nominato il 14 gennaio 1451nel Memorial fet per la magestat del senyorRey an Antoni Sagrera d.a la obra del Castell-nou, con il quale si ordinava il trasporto di pie-tra da Maiorca a Napoli. Antoni Sagrera, figliodi Guillerm protomagister della fabbrica diCastelnuovo, veniva inviato nellisola nativa perscegliere il materiale lapideo da impiegare nellacostruzione9. Fra le voci dellordinativo sono in-dicate le dimensioni di un blocco o, per megliodire, di una pea que a servir per lo tabernaclede la figura de la Justicia qui sia davant la granvolta de la entrade del ditt Castell, ha da aver delonch VI palms e de ample V palms e mig e dealtIIII palms10. Sembrerebbe quindi che dinanzialla gran volta posta allentrata del Castello siprevedesse di collocare un tabernacolo conte-nente una statua della Giustizia.

    La situazione di tutto il castello e, in partico-lare di questa zona, viene definita con maggioredettaglio nel contratto sottoscritto dal re e daiquattro maestri di Cava dei Tirreni Onofrio diGiordano, Coluccio di Stasio, Carlo e Pretellode Marino il 19 aprile del 1451. Sulla base di

    un preciso capitolato i detti maestri si impegna-vano, per la cifra di 41.000 ducati, a lasciare inal-terata la facciata rivolta verso il mare ed a rifarele cortine settentrionale, occidentale e meridio-nale con le relative torri: ossia quella del Beve-rello a nord-est, quella di S. Giorgio a nord-ove-st, nonch la torre di Mezzo e la torre di Guar-dia a sud-ovest11.

    I vertici della fortezza ed il portale dingressovenivano cos marcati dalle torri cilindriche in pi-

    4. Galleria ad archetti presente sulla cortinaoccidentale e meridionale (da R. PaneIl Rinascimento nellItalia meridionale,

    Milano 1973).

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    3/15

    9

    perno, da completarsi sul modello della gi esegui-ta torre dellOro. La pietra scura di Pozzuoli, det-ta per la particolare colorazione piperno, avrebbedovuto essere impiegata anche per concludere su-periormente le nuove cortine in tufo, nelle quali siprevedeva di realizzare una galleria ad archetti.Questo corretore coperto doveva rigirare su trelati del perimetro anche se Riccardo Filangeri, neilavori di restauro del 1926, ne trov traccia solosulla cortina meridionale ed occidentale (ill. 4), do-ve ripristin loriginaria disposizione12.

    Nel contratto del 1451 indicato come sta-glio maggiore si fa riferimento alla Porta delcastello dinanzi alla quale bisognava eseguire unponte di collegamento fra il muro di controscar-pa del fossato e la Porta stessa13. Ai maestri diCava veniva inoltre chiesto di fornire le tre tor-re zoe la torre de sancto Giorgio e le doy torride nante la porta delo castello tucte de fora in-vasolate de piperno14.

    Per le copatedelle torri inoltre Onofrio diGiordano, Coluccio di Stasio, Carlo e Pretellode Marino si dichiaravano disponibili ad esegui-re i disegni messi a punto dalla Regia corte pur-

    ch non vi fossero tanti bastuni, come ave fattomastro Guillermo alla torre di Sancto Giorgio15

    e infatti, rispetto alle scanalature realizzate daGuillermo Sagrera nella torre nord-ovest, i duebasamenti della torre di Guardia e della torre diMezzo vennero rivestiti con una sorta di bugna-to a punta di diamante (ill. 5, 6).

    Le decorazioni marmoree furono inveceespressamente escluse in quanto li dicti maestrinon volevano essere tenuti a laborare marmore

    in figure e fuglyagi16 e inevitabilmente, la RegiaCorte doveva farsi carico di affidare a degli scal-pellini il completamento di tali opere.

    In base a quanto le maestranze di Cava e ilsovrano avevano pattuito appare evidente che, apartire dal 1451, la mole dellintera fabbrica ini-ziava ad assumere una configurazione ben preci-sa, come anche la struttura dellingresso formatadalle due torri e dalla Porta. Questultima sta-ta talvolta confusa con lArco trionfale che, daoltre un secolo, continua a essere oggetto di nu-merosi studi; al contrario quasi sconosciuto ri-mane il problema della Porta del castello, la cuitrasformazione costituisce un importante tassel-lo nella storia della costruzione17.

    Lingresso a Castelnuovo infatti caratteriz-zato da una singolare sequenza di ambienti: at-traversato larchivolto cassettonato del fornicetrionfale, ci si trova dinanzi alla parete conte-nente il portale detto di Ferrante, che a sua vol-ta immette nel vestibolo del castello (ill. 7). Per-tanto fra la struttura dellArco e la parete ester-na del vestibolo, rivolta ad occidente, esiste unpiccolo vano di collegamento coperto da una

    volta ribassata spingente sulle pareti ricavate ailati delle due torri (ill. 8).

    Il problema della concatenazione di questispazi stato finora solo sommariamente affron-tato dagli studiosi che si sono occupati dellargo-mento, mentre varrebbe la pena di soffermarsisulle modifiche fatte apportare da Alfonso I dA-ragona alla preesistente Porta per capire come equando il basamento dellArco venne creato frale due torri di Castelnuovo.

    5. La Torre di Mezzo e la Torre di Guardia.

    6. I basamenti delle torri in una miniaturadel codice De Majestate custodito nellaBiblioteca Nazionale di Parigi.

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    4/15

    10

    Un ulteriore spunto per riflettere sulla strut-tura daccesso al castello verso la met del Quat-trocento e, pi in generale, sul senso delle tra-sformazioni che Alfonso aveva commissionato aimaestri di Cava potrebbe essere rintracciato nelcosiddetto disegno Boymans.

    Il disegno BoymansIl disegno, che prende il nome dal museo Boy-mans di Rotterdam, dove attualmente custodi-to, venne scoperto nel 1933 dal Planiscig, nellaCollezione Knigs di Haarlem (ill. 9)18. Attribui-to a Pisanello, esso fu subito messo in relazionecon lArco di Alfonso a Napoli (ill. 10) e datato,per una serie di analogie con altri disegni pisa-nelliani contenuti nel codice Vallardi, alla primamet del Quattrocento.

    Nel foglio I. 527 rappresentata una struttu-ra a sviluppo verticale, spesso definita comefrontespizio architettonico, composta da pianisovrapposti19. La zona inferiore mostra un arcoogivale, inquadrato da due coppie di esili colon-ne tortili. Su questo ordine binato poggiano al-cune membrature sovrapposte, vagamente acco-stabili ad una trabeazione allantica, concluse dauna cornice che corre lungo tutto il piano e chedivide nettamente il piano inferiore da quelli su-

    periori. La parte inferiore (architrave e fregio)della trabeazione si articola sugli elementiportanti e consente linserimento, nello spaziolibero sopra logiva, di un medaglione retto daputti. Nella parte centrale del secondo ordine siapre unesedra semicircolare contenente unastatua equestre ai cui lati, in corrispondenza delbinato inferiore, si dipartono due corpi agget-tanti contenenti ciascuno una nicchia inquadra-ta da lesene. A queste corrispondono nel piano

    superiore due nicchie che, affiancate ad altre tredi uguale dimensione, costituiscono il motivodella terza fascia. Le nicchie laterali, pur essen-do fra loro incolonnate, nellultimo piano nonseguono il risalto della trabeazione sottostante.

    In ognuna delle cinque nicchie superiori co-s come nelle due inferiori compare una statuama, in particolare nella nicchia centrale del ter-zo livello posta in asse con lesedra sottostan-te dove collocata la statua equestre si distin-gue una figura femminile seduta, fiancheggiatada due amorini, probabilmente unallegoria del-la Giustizia20.

    Lintera composizione poi conclusa da uncoronamento formato da scudi aragonesi alter-nati a bifore con terminazioni archiacute e orna-menti floreali.

    Il notevole sviluppo in altezza della composi-zione, la successione dei piani e la presenza deglistemmi aragonesi come si gi detto, ma valela pena ripeterlo fecero pensare al Planiscigche si trattasse di un disegno per lArco trionfa-le di Alfonso dAragona a Napoli21; inoltre le af-finit gi evidenziate da Fritz Burger fra alcunischizzi del Codice Vallardi e dei motivi decora-tivi scolpiti nellArco22, lo indussero a sostenereche Pisanello stesso ne fosse stato lideatore.

    Riccardo Filangeri, che in quegli stessi anniricostruiva la storia di Castelnuovo, informatodal Planiscig della scoperta, ritenne il disegnodatabile fra il 1449 ed il 1452 e lo consider, in-vece, una sorta di tentativo precedente alla rea-lizzazione dellArco dato che il progetto essen-do stato fatto per la porta del castelloa suo av-viso doveva essere non anteriore alla creazionedella nuova porta (1449-1451) n posteriore al-linizio dei lavori presente il Laurana (fine del

    7. Pianta della zona dingresso aCastelnuovo.

    8. Disegno di A.Vaccaro relativoallimpianto dellArco trionfale.

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    5/15

    11

    1452)23. Filangeri inoltre affermava, sulla basedi un pagamento da lui individuato in data 17 lu-glio 1453, a favore dei mestres marmorar Pe-re Johan, Pietro di Martino da Milano, PaoloRomano e Francesco Laurana che, a quellepocae non nel 1455, si stavano gi scolpendo le deco-razioni dellArco24.

    Allinterno di questi limiti cronologici lar-chivista napoletano distinse un primo progettodi matrice pisanelliana pensato per la Porta delCastello da un secondo, per cos dire definitivo,messo a punto da Francesco Laurana per lArcovero e proprio, senza per chiarire la differenzafra questi due diversi elementi (porta-arco).

    Filangeri, pur rifacendosi allipotesi del Pla-niscig per quanto concerne la rispondenza del

    disegno allArco di Alfonso, non consider Pisa-nello esecutore delfrontespizio architettonico. Asuo avviso infatti il disegno della collezione K-nigs una soluzione dovuta ad un mediocre ar-tista, che si giov dei disegni del Pisanello ed alquale forse il Pisanello stesso dett norme edaltronde, linorganicit che la composizionearchitettonica presenta appare lontana dalla so-luzione definitiva poi realizzata per lArco, pirispondente ad un concetto classico.

    Alla fine degli anni Sessanta il problema ven-ne riproposto in nuovi termini da MichaelBaxandall. Secondo questi il disegno pisanellia-no non andava riferito allArco, bens ad un di-segno preparatorio per un affresco scomparsoche si trovava in Castel Capuano a Napoli, doveGiovanni Carafa, vigoroso decurione romano,stabil che venisse dipinto un ritratto del re, raf-figurato a cavallo e con larmatura [...] attorno aquesta immagine, poi le raffigurazioni di quattrovirt: la Giustizia, la Carit (o la Liberalit) laPrudenza e la Temperanza (o la Fortezza)25. Inmerito ai versi che si sarebbero dovuti inserirefra le Virt che erano incolonnate ai lati dellastatua equestre di Alfonso dAragona, nacqueuna disputa che oppose Lorenzo Valla ad Anto-

    nio Panormita, del cui esito riferisce lo stessoValla nelle sue invettive contro Bartolomeo Fa-cio26. Il fatto di cui si narra dovette avvenirequando il Valla lavorava ancora a Napoli alle di-pendenze di Alfonso, ossia prima di ottenerelincarico apostolico a Roma27; di conseguenzalaffresco avrebbe una datazione antecedente al1448 e non successiva.

    Le similitudini riscontrate da Michael Baxan-dall fra la descrizione dellaffresco e il Disegno

    9. Il disegno custodito nel museo Boymansvan Beuningen (Inv. I.527).

    10. Larco di Alfonso(foto Anderson 28187, Napoli).

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    6/15

    12

    di Rotterdam lo portarono ad ipotizzare perquestultimo, sia una diversa committenza, sia aspostarne i termini cronologici. Sempre secon-do Baxandall lo schema dellaffresco voluto dal

    Carafa per celebrare il compagno darmi Alfon-so appare simile a quello del disegno pisanellia-no soprattutto per ci che attiene la disposizio-ne delle quattro Virt che circondano la statuaequestre, anche se in realt sul disegno com-paiono ben cinque figure allegoriche e nonquattro. Lo studioso, per, non analizz in ma-niera puntuale il disegno, rimandando per que-sto al saggio di George Hersey del 196928.

    La questione venne riproposta nel 1973 anco-

    ra dallo Hersey29, che tornava a riconsiderare lepossibili relazioni del disegno non pi con il mo-numento di Alfonso a Castelnuovo, quanto conlaffresco di Castel Capuano descritto dal Valla.

    Lo studioso concluse che il disegno Boymans do-veva mostrare un alzato costruito per unascenaefronspermanente o temporanea creata nel castel-lo federiciano di Napoli e sostenne che, sebbenenel 1446 Pisanello non fosse a Napoli, in quellostesso periodo potrebbe aver mandato un assi-stente a realizzare il disegno, poich gi in unalettera del marchese Guglielmo Gonzaga dell11marzo 1444 lartista veronese aveva espresso ildesiderio di recarsi nel Regno30.

    11. Larco trionfale venne creato davantialla Porta di Castelnuovo.

    12. Portale di Ferrante (da Filangeri,Castelnuovo reggia..., cit.).

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    7/15

    13

    Anche Roberto Pane, daccordo con GeorgeHersey, fu propenso a credere che il disegno ap-partenesse alla cerchia pisanelliana, anche se eb-be modo di far rilevare un errore di caratteretettonico. Da un attento esame dellimpagina-to architettonico, reso prospetticamente, Panenot che mentre nella parte inferiore i risaltisimmetrici sono delineati ai lati dellingressonella zona superiore la ricorrenza degli aggetti

    limitata ai soli piedistalli che fiancheggiano ilnicchione. La cornice invece, al di sopra dellenicchie si svolge con andamento ininterrotto, ecio senza risaltare come dovrebbe in corrispon-denza dei piedistalli31. Pertanto, essendoci del-le incongruenze a livello strutturale, dedusseche lautore del disegno o non doveva avere al-cuna esperienza di architettura o comunquemolto limitata32.

    Un anno dopo la pubblicazione dello studiodi Roberto Pane, ossia nel 1976, Hanno WalterKruft e Magne Malmanger presentavano unanuova monografia sullArco trionfale di Napo-li33. Gli studiosi tedeschi, nel riesaminare il pro-

    blema della possibile relazione fra il disegno diRotterdam e larco di Alfonso, confutavano letesi sostenute dallo Hersey. Leventualit che lasoluzione architettonica mostrata nel disegnofosse un apparato scenografico allestito in Ca-stelcapuano fu del tutto esclusa, infatti Kruft eMalmanger sostennero che le proporzioni deldisegno Boymans-van Beuningen dipendevanodalla situazione topografica di Castelnuovo. Glistessi ritenevano invece possibile che Pietro diMartino, incaricato di completare lArco alfon-sino, essendo a conoscenza della disposizionedel disegno di Rotterdam, avesse avuto modo diriprenderne limpostazione generale, trasfor-mando il linguaggio tardo gotico in forme piclassiche.

    In tempi pi recenti Ferdinando Bologna, ri-tenendo storicamente attendibile la data del 1446per laffresco di Castel Capuano descritto dal Val-la, ne attribuisce lideazione a Dello Delli, cheproprio nel giugno di quellanno si era trattenutoalcuni giorni presso la corte di Alfonso34.

    Significato del disegnoIl disegno Boymans stato interpretato alcunevolte come preparatorio per un affresco comple-tamente estraneo al progetto per lArco trionfale

    di Castelnuovo, altre volte come un suo disegnopreliminare, ma in realt esso potrebbe rappre-sentare qualcosaltro ancora. I pareri discordantiin merito alla natura dellarchitettura in esso rap-presentata fanno oscillare la sua datazione fra il1446 ed 1452, anche se poi gran parte degli stu-diosi giungono ad una conclusione comune erintracciano se non direttamente in Pisanello, al-meno in un suo copista, lautore del disegno35.

    Nonostante manchino elementi certi per sta-

    bilirne lanno di esecuzione, coloro che hannovoluto vedere nel disegno un diretto riferimen-to allaffresco di Castel Capuano sono costrettiad anticipare la presenza di Pisanello a Napoli al1446, senza alcun supporto documentario; lostesso dicasi per il limite cronologico del 1452fissato da Riccardo Filangeri.

    Se ilfrontespizio architettonico fosse effettiva-mente da mettere in relazione con la cerchia pi-

    sanelliana di Napoli, la presenza dellartista vero-nese alla corte di Alfonso potrebbe rappresenta-re un termine di riferimento cronologico certo.

    Il disegno , infatti, pi ragionevolmente da-tabile agli anni in cui Antonio Pisano prestavaservizio presso la corte aragonese, come attesta-no le fusioni di alcune medaglie eseguite nel1449 ed anche un privilegio concessogli durantetutto lanno seguente.

    In questi anni, per, nelle Cedole della Teso-reria non risultano registrati pagamenti per ledecorazioni dellArco; le prime somme certe ri-salirebbero secondo Von Fabriczy solo al 1455,secondo Filangeri al 145336. Altre fonti, per,

    documentano che gi a partire dal 1450 era inatto una trasformazione della zona dingresso alcastello. Un indizio contenuto nel memorialedel Re inviato al procuratore reale di Maiorca37,con il quale furono richiesti dei blocchi di pietradi Santagny anche per il tabernacolo di una sta-tua della Giustizia da collocarsi sopra lingresso,come si gi sottolineato in precedenza.

    Sebbene lesistenza del vestibolo fosse atte-stata gi a partire dal 1446, solo a distanza diquattro anni i Maestri di Cava si impegnavano arivestire le torri della Porta che, evidentementeproprio in questo frattempo, erano state createsulla cortina occidentale di Castelnuovo. Purnon sapendo con esattezza quando la Torre diMezzo e la Torre di Guardia furono previste, dalmomento in cui nel marzo 1451 se ne rivestiva-no i basamenti si pu dedurre che le misure del-linterturrio dingresso erano state definite. Diconseguenza fra il 1449 e 1450, e cio quandoPisanello si trovava a Napoli, sebbene le torrinon fossero complete, esse potevano essere gistate progettate; a tal proposito significativonotare che nel disegno Boymans le torri noncompaiono ai lati delfrontespizio, anche se poi losviluppo dello schema architettonico lascia facil-mente immaginare che esso fosse limitato late-

    ralmente da due avancorpi.Nel disegno di Rotterdam tra laltro la Por-

    ta ogivale immette in un androne voltato a cro-ciera, i cui costoloni poggiano direttamente suquattro peducci collocati nei rispettivi angoli.Dallo spazio interno dellandrone possibileintravedere sul fondo un portale come se dal-lingresso si passasse attraverso uno spazioaperto. Una situazione analoga esisteva nellazona dingresso a Castelnuovo prima della co-

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    8/15

    14

    struzione dellArco trionfale, quando cio la

    Porta del castello immetteva direttamente nelvestibolo, avente per copertura una volta a cro-ciera costolonata poggiante su peducci. Partedegli elementi descritti, tipo il vestibolo e la suacopertura, seppure esistenti, purtroppo ogginon sono pi visibili dallesterno a causa delleridotte dimensioni del portale di Ferrante. Te-nendo presente che questo portale a tutto sesto,posto alle spalle del fornice basamentale dal-lArco di Trionfo, venne modificato dal figlio diAlfonso, Ferrante, fra il 1465 e il 1471 per inse-rirvi il bassorilievo dellincoronazione, esso po-teva in origine seguire landamento della retro-stante volta del vestibolo e, di conseguenza, po-teva essere a sesto acuto (ill. 11). In tal caso laporta del Castelnuovo avrebbe avuto una formadel tutto simile a quella riprodotta nel disegnoBoymans.

    Va sottolineato, fra laltro, che il muro su cuisi apriva lingresso originario, essendo collegatoalla retrostante fabbrica, anche nelle fasce supe-riori era vincolato allaltezza degli interpiani;questo tipo di vincolo ininfluente per la paretesuperiore dellArco, molto pi simile ad unaquinta che ad un corpo di fabbrica vero e pro-prio.

    Data la particolare configurazione della zona

    dingresso a Castelnuovo intorno al 1450, tenen-do presente la volta a crociera costolonata del ve-stibolo ed i peducci, nonch le proporzioni del-linterturrio, possiamo a ragion veduta, conside-rare lipotesi che il disegno di Rotterdam vada ri-ferito non tanto allArco, come inizialmente ave-va sostenuto Planiscig, n tantomeno allaffrescoprevisto in Castel Capuano, quanto piuttosto al-la Porta di Castelnuovo. Questa Porta, di cui siparla nei capitolati del 1451 in relazione al com-

    13. Lincontro fra Federico III ed Eleonora

    di Portogallo raffigurato da Pinturicchionella Biblioteca del Duomo di Siena,

    particolare (foto Alinari 9344, Siena).

    pletamento delle torri che la fiancheggiavano38, sidoveva trovare alle spalle dellArco trionfale sul-lo stesso piano della cortina rifatta dai maestri diCava, dove, come si gi fatto rilevare, fra il1465 ed il 1471 Pietro di Martino da Milano rea-lizz il portale di Ferrante.

    Di conseguenza, il piano di facciata su cui ilprogetto di matrice pisanelliana venne immagi-nato doveva trovarsi a filo della cortina perime-

    trale del castello compresa fra la Torre di Mez-zo e la Torre di Guardia, e non avanzato rispet-to ad essa, ossia nella posizione attualmente oc-cupata dalla struttura dellarco trionfale (ill. 12).

    Il disegno Boymans, come stato giustamen-te osservato, non ha il carattere di una costru-zione realizzabile, quanto piuttosto di unarchi-tettura dipinta. Non a caso Michael Baxandall loaveva messo in relazione con laffresco descrittoda Lorenzo Valla e successivamente GeorgeHersey lo consider un apparato scenograficoper Castel Capuano. Accogliendo lipotesi che sitratti di un fondale scenografico, si pu ritenereche fosse destinato a decorare lingresso di Ca-

    stelnuovo. Resta aperto un quesito: quale avve-nimento ebbe luogo a Napoli tale da richiederelideazione di un simile apparato decorativo?

    Una data importante per capire le vicende cheinteressarono la costruzione di Castelnuovo proprio quella del 1450; nel dicembre di quel-lanno infatti a Napoli, allinterno dellarce alfon-sina, vennero celebrate per procura le nozze fra ilRe dei Romani ed Eleonora di Portogallo.

    Attraverso i documenti della Cancelleriaalfonsina, custoditi a Barcellona, possibile con-statare come gi nel giugno 1450 fossero in cor-so le trattative per concludere il matrimonio fraFederico dAustria ed Eleonora, richiesta a Na-poli gi nel 144939.

    Relativamente agli avvenimenti del 1450Bartolomeo Facio scrive che Appresso a questotempo Alfonso diede per moglie Federico IIIImperadore, Heleonora sua nipote bellissimagiovane, figliuola di Alfonso Re di Portogallo. sper maritarla s per fermare le sue forze, e stabi-lirsi nel Regno con quel parentado Et havendoFederico deliberato di l a due ani di passare in Ita-lia, per coronarsi, secondo il costume degli altriImperadori, venne...40.

    Lo storiografo del re con molta precisionesostiene che il re dei romani si sarebbe recato a

    Roma entro due anni dalla stipula del matrimo-nio ed infatti nel febbraio 1452 Federico III fuincoronato imperatore da papa Nicol V.

    Il contratto nuziale, finora sconosciuto, pre-vedeva infatti che la copula carnale sarebbeavvenuta entro venti mesi e che Eleonora sareb-be potuta approdare in Italia o nel porto di Na-poli o in quello di Pisa41.

    Il Facio, sempre riferendo del viaggio com-piuto da Federico per raggiungere Roma, fa pre-

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    9/15

    15

    14. Basamenti della porta di Capua.

    15. Ricostruzione della Porta di Capua(da C.A. Willemsen, Kaiser Friedrichs II.

    Triumphtor zu Capua, Wiesbaden 1953).

    sente che In questo mezzo Heleonora chiamatain Italia da Re Alfonso, giunse a Pisa per mare, epoi a Siena42, dove avvenne il primo incontro al-la presenza di Enea Silvio Piccolomini (ill. 13).

    Le grandi trasformazioni che si eseguirononel castello, a partire dallordinativo della pietradi Maiorca fino allo staglio del 1451, possonoessere legate alla visita dellimperatore FedericoIII, che sarebbe dovuta avvenire pochi mesi do-po. Ne consegue che, a partire dal 1450 ci fu uninteresse del sovrano aragonese ad accelerare itempi di costruzione.

    Dalla sollecitazione rivolta da Alfonso I inpersona al procuratore reale di Maiorca al qualesi chiede quant pus prest sia possible doneu or-de que la dita pedra vinga, car una hora nos par unany sia arribada per continuar la obra de nostrecastell43, si capisce limpazienza del Re di vedersistemato limpianto della fortezza che, come di-ce Alfonso, fa sembrare il trascorrere di unorapari ad un anno.

    Con il contratto del 1451 si fissavano i termi-ni per la durata dellostaglio detto maggiore, re-lativo al rivestimento ed al completamento dellecortine e delle torri, con un preciso obbligo peri Maestri di Cava di rispettare i termini contrat-tuali sottoscritti. Evidentemente il Re aragonese

    si aspettava che limperatore, una volta giunto inItalia gli avrebbe fatto visita per festeggiare ilmatrimonio combinato grazie alla sua volont.Scrive sempre il Facio che dopo lincoronazioneFederico propose di andare vedere Re Alfon-so per non partirsi dItalia senza fargli motto. Ilche rapportato ad Alfonso fece incontanente ap-parecchiature, bench fosse la Settimana Santa,tutte le cose necessarie per riceverlo. Ma Fede-rico, che desiderava di essere presto col Re

    Alfonso, e sapeva ci parimenti desiderarsi daHeleonora; si trovava gi posto in viaggio aven-do lasciato in Roma per alquanti giorni Ladislaore dUngheria44.

    Data la religiosit del sovrano aragonese45,questa coincidenza fra la Settimana Santa e lar-rivo dellImperatore non gli avrebbe consentitodi dar inizio ai festeggiamenti e, perci, pregavadi ritardare larrivo a Napoli. Continua sempreFacio Havendo adunque Federico inteso la vo-lont di Alfonso, gli fece rispondere, chegli neandava a trovarlo, non come Imperadore, manella guisa che un figliuolo va al padre. e pervoleva che egli non facesse tanti apparecchi,quanti intendeva che voleva fare. Alfonso quan-tunque lodasse questa sua umanit, nondimenoordin che si facessero i preparativi gi incomin-ciati, e deput per lalloggiamento della sua per-sona Castel Capuano46.

    Nonostante limperatore sollecitasse unac-coglienza dimessa, Vespasiano da Bisticci con-ferma che il re fece loro s grande e sontuosoonore, non udito in questa et una pompa simi-le a questa47.

    Una cronaca anonima del 1452 descrive inmaniera minuziosa la durata dei festeggiamenti;lintera citt venne abbellita e, allinterno di Ca-

    stelnuovo, venne organizzato il convito. Fra gliapparati scenografici allestiti nella citt, vannosegnalati quattro archi dipinti distribuiti fra Ca-stelnuovo e la piazza dellIncoronata. Secondoquanto riferisce il cronista anonimo uno stavaal largo del Castello allincontro della porta del Ca-stelnuovo [...] Quali archi erano stati fatti dalli Si-gnori mercanti Fiorentini, tanto ben fatti in altocon le nubbi, con certe bellissime figure, con an-geli, epicture de grande invenzione, e con larme di

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    10/15

    16

    Re Alfonso, e dellImperatore e dellImperatriceet anco del Re dUngheria. E larchi e le giran-dole erano tutti lavorati di mortelle, brattinorioe cartoni dipinti di vari colori48.

    Nellaprile 1452 un arco effimero venne sicu-ramente costruito davanti alla Porta di Castel-nuovo. Oltre alla necessit di definire un ingres-so monumentale al Castello, in quelloccasione,era importante decorare la Sala maggiore nella

    quale fu posto un tinello, dico un riposto di ar-genteria bellissima, fatto per meraviglia con tantigradoni altissimi, al quale sentava per sotto conscaglioni a carac che saglievano per dentro49.

    Appare quindi evidente che le trasformazionioperate da Alfonso a Castelnuovo, fra il 1450 e il1452, furono eseguite in funzione di questostraordinario avvenimento. Anche se la visita erastata predisposta con largo anticipo il tempo a di-sposizione era insufficiente per realizzare delleopere permanenti e, pertanto, vennero messe apunto delle soluzioni per abbellire temporanea-mente le strutture del castello in vista di una tra-sformazione futura.

    Lingresso inquadrato dalle torri e privo del-lArco marmoreo doveva conferire alla costru-zione un aspetto molto severo; facile pensareche si volesse decorarlo e che anni prima Pisa-nello potesse aver fornito uno schizzo prepara-torio in previsione dellarrivo dellimperatore oaver gi predisposto qualcosa in occasione dellenozze celebrate per procura a Napoli, in Ca-stelnuovo, nel 1450, quando lartista si trovavaal servizio di Alfonso.

    Si notata una certa affinit fra il disegnoBoymans e la Porta di Federico a Capua (ill. 14,15), somiglianza riscontrabile anche nellArco diCastelnuovo. Qualora lo schema pensato perdecorare la Porta di Castelnuovo avesse volutorichiamare quello della Porta federiciana, allorasi potrebbe comprendere la necessit di aggiun-gervi dei corpi cilindrici in piperno.

    A Capua Federico II aveva voluto creare lin-gresso ufficiale al regno di Sicilia. La porta co-struita dallimperatore svevo si sviluppava in al-tezza ed al centro della composizione spiccava lastatua del sovrano. Dalla via Appia, attraverso laPorta federiciana costruita sul fiume Volturno acapo del ponte romano, si entrava in citt50.Questo stesso percorso fu seguito dal neo impe-ratore nellaprile del 1452 per raggiungere Na-

    poli: Avvicinandosi Federico Capoua, il ReAlfonso and a incontrarlo tre miglia lontanodalla citt e laccolse amorevolissimamente: etaccompagnatolo dentro di Capoua, se ne tornsubito a Napoli per dar fine a tanti apparecchi.Il giorno seguente limperadore venne Napoli:et il re similmente uscendogli incontra, glimand il baldacchino, (come altri dicono) om-brella, sotto il quale limperatore andava. Et se-guendolo il Re Alfonso per sua modestia, al-

    16. Sezione dellArco di trionfo(elaborazione dellautrice su disegnodi A. Vaccaro).

    17. Larco di Alfonso, rilievo di dAngicourt(da G. Gravier, Raccolta di tutti i pirinomati scrittori dellIstoria generaledel Regno di Napoli, in Napoli 1769-72,22 voll., vol VI).

    18. Disegno della zona basamentaledellArco (da E. Bernich, Leon Battista

    Alberti e larco trionfale di Alfonso

    dAragona, in Napoli Nobilissima,12, 1903).

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    11/15

    17

    quanto discosto, egli, bench Alfonso facesse unpoco resistenza lo tir seco per mano sotto ilBaldacchino. A questa guisa uniti insieme anda-rono per tutta Napoli51.

    Queste notizie vengono confermate da unal-tra fonte che, sebbene pi tarda, attinse infor-mazioni direttamente da documenti originali;secondo quanto riferisce Geronimo Zurita dopolincoronazione di Federico III, il corteo impe-riale part da Roma per raggiungere il Regno diNapoli, dove fueron recebidos dal Rey con elaparato, y grandeza, que per un Principe tan po-deroso, y magnanimo, si pudo pensar, y llevandoel camin de Capua, salio el Rey recibirlos antes queentrassen en Napoles52.

    Il riferimento implicito che il disegno pisa-nelliano mostra nei confronti della porta di Fe-derico II a Capua trova un riscontro tangibilenel recupero delle vestigia imperiali promossoda Alfonso il quale, ricostituendo il Regno di Si-cilia o pi precisamente riunificandone le dueparti, intendeva richiamarsi alla grandezza del-limpero federiciano53.

    Nel disegno Boymans lantico legame con ladinastia imperiale ribadito, nella zona basa-mentale ai lati dellingresso, dalla presenza dello

    stemma aragonese di Sicilia, contenente laquilaimperiale sveva, emblema del quale i sovraniaragonesi poterono fregiarsi dal tempo del ma-trimonio fra Costanza, nipote di Federico II diSvevia e Pietro III dAragona.

    Sottolineando questa discendenza dalla ni-pote dellimperatore, Alfonso I indirettamentelegittimava la sua linea dinastica rispetto a quel-la angioina, che era stata espulsa dalla Sicilia inseguito ai Vespri54.

    19. Bassorilievo con il Trionfo di Alfonso(foto Anderson 26189, Napoli).

    Il progetto preliminare e la soluzione definitivaDopo i grandi festeggiamenti dellaprile 1452 ilavori di costruzione affidati ai maestri di Cavaripresero regolarmente e in anticipo rispetto aitempi previsti dal contratto; sappiamo che essifurono completati nel luglio del 1453; anche laGran Sala che aveva accolto i banchetti impe-riali veniva ristrutturata a partire dal dicembredel 1452.

    Gi comunque nel mese di maggio di quellostesso anno Alfonso chiedeva la presenza di Do-natello a Napoli e sollecitava la partenza di Pie-tro di Martino da Ragusa55. La lettera datata 26maggio 1452 indirizzata al doge Foscari pressoil quale, allepoca, Donatello si trovava statacollegata al progetto per un monumento eque-stre che il re aragonese gli avrebbe commissio-nato. Secondo Hersey questo progetto da met-tere in relazione al disegno pisanelliano, anchese dal testo della lettera si evince pi che altrolintenzione di far modellare a Donatello nontanto unimmagine del Re a cavallo, quanto unritratto dal vivo. Tramite lambasciatore vene-ziano a Napoli, Zaccaria Vallareso, Alfonsomandava a dire havendo noi voluntate grandede haver per alcuno tempo lo dictto mastro Do-

    natello in nostro servitio, vogla ad quello percontemplatione nostra dare bona licentia de po-dere venire ad servirve e li placia pagare lo de lastatua la quale have facta de Gattamelata e per-tanto si menziona il monumento equestre pado-vano, non come possibile modello di riferimen-to, ma per sollecitare il pagamento del creditodovuto allartista.

    Di Donatello non vi sono tracce nelle Cedo-le della Tesoreria aragonese; bisogna invece ri-

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    12/15

    18

    cordare che Pietro di Martino veniva pagato nelluglio del 1453. Non possibile sostenere concertezza che in quel periodo lo scultore stesserealizzando le decorazioni dellArco. Pi proba-bile che Pietro di Martino fosse stato chiama-to a Napoli per eseguire le rifiniture marmoreeescluse dagli altri contratti e in particolar modoquelle della sala principale del castello, in cuivenne tra laltro realizzata una porta scolpita56.

    La decorazione realizzata dinanzi allingres-so principale di Castelnuovo, seppure effimera,dovette costituire senzaltro uno spunto per ri-flettere sul problema della sua definizione scul-torea ma, a quanto pare, solo fra la fine del 1452e prima dellestate del 1455, un progetto moltopreciso iniziava a essere messo in cantiere. Que-stultimo progetto era stato pensato per celebra-re, dopo un decennio, la vittoria di Alfonso e perimmortalare il suo ingresso trionfale nella cittpartenopea, come mostra lelemento innovativocostituito dal bassorilievo del trionfo.

    Non essendo invece chiaro il nesso fra il pro-getto pisanelliano e la Porta di Castelnuovo Pla-

    niscig, Filangeri, Kruft e Malmanger furono in-dotti a credere che lArco di Alfonso costituissesolo una revisionedel disegno Boymans insenso classico, limitata alla zona inferiore.

    La diversit riscontrata fra larchitettura di-segnata e quella poi realizzata, dipenderebbequindi solo da un cambiamento di forme, ma re-sta da chiedersi se potevano sussistere altre ra-gioni tali da giustificare la trasformazione delloschema originario.

    Se si fosse voluta realizzare una facciata simi-le a quella del disegno, ma con forme classiche,sarebbe stato sufficiente trasformare larco ogi-vale in un arco a tutto sesto e sostituire i fustidelle colonne binate rendendole da tortili scana-late. Nello spessore della cortina occidentale diCastelnuovo era possibile ricavare al posto dellapreesistente Porta un archivolto, inoltre nel pia-no soprastante il fornice dingresso si sarebbepotuta scavare una nicchia, cos come appare neldisegno Boymans.

    Resta il fatto che limposta e lampiezza del-lipotetico archivolto dingresso al castello sa-rebbero state limitate dallaltezza della retro-stante volta del vestibolo: per lidea di realizza-re una facciata decorata per la Porta dingressoal Castello, ad un certo punto venne sostituita

    dalla volont di creare, in suo luogo, un vero eproprio arco trionfale.

    Le fonti darchivio dichiarano espressamenteche nel 1455 non si stava realizzando un portalescolpito, ma un arco allantica.

    Lambasciatore sforzesco Alberico Maletta,in visita a Napoli proprio il 28 luglio del 1455anno in cui, come egli stesso ci informa, eranostate gi gettate le fondamenta dellArco alfon-sino, parla di un architetura somptuosa et mi-

    rabile che dala porta fa un arco di marmorjscorpidi et lavoradi alantica57.

    Anche Bartolomeo Facio, storiografo del Re,a proposito delle opere eseguite da Alfonso aCastelnuovo afferma che Inter turrim mediamet angularem ad occasum vergentes,portam cumingenti arcu triumphali ex marmore candidissimoconstituit58. Di questa struttura, oltre allorien-tamento e al materiale, si sottolinea il singolare

    accostamento di Porta e Arco trionfale. La scel-ta di aggiungere davanti ad un elemento preesi-stente il basamento della nuova costruzione po-teva essere ben visibile in fase di edificazione epertanto poteva essere segnalato da coloro cheseguivano levoluzione dei lavori.

    La decisione di spostare in avanti lArco e col-legarlo alla Porta del Castello, permise di realiz-zare una struttura completamente indipendentedalle altezze del retrostante corpo di fabbrica,che non si sarebbe dovuta adeguare alle dimen-sioni dellarco ogivale di testata delimitante a oc-cidente la volta del vestibolo. La zona inferioredellArco collegata ai muri perimetrali del ca-

    stello tramite una volta, il cui piano di coperturacorrisponde allultima cornice che conclude ilpiano in cui inserito il bassorilievo del Trionfo(ill. 16, 17). Sul fornice basamentale impostato sudei piloni marmorei isolati , infatti, scolpitolingresso trionfale di Alfonso nella citt parte-nopea, avvenuto il 26 febbraio 1443 (ill. 19).

    Questa articolazione rende la struttura simi-le ad un arco trionfale antico e gli umanisti del-lepoca con il termine arcum triumphalem usava-no indicare una precisa tipologia, di cui eranochiari sia la funzione sia il significato. Questa ti-pologia, come daltronde quella degli altri edifi-ci antichi, erano allepoca ben conosciute59. Ar-chi provvisori vennero costruiti proprio in occa-sione dellingresso del sovrano a Napoli. Inpiazza del Mercato, ad esempio, venne eretto unarco tetrapilo con 4 faccie e 4 archi, alla som-mit di ogni angolo [aveva] li trombetti vestiti diseta allarme di Napoli, et alla parete per ognibanda [erano] le inventioni diverse e le tabelleper ogni lato con le lettere maiuscole, con laudedella prospera e buona fortuna di Alfonso. An-tonio Panormita, sempre a proposito delTrionfo del 1443, riferisce che i cittadini napo-letani ob virtutem et clementia Alphonsi cumdecrevissent uno consensu omnes arcum ille

    triumphalem ad memoriam honorifice struere, ele-gerunt locum super grados marmoreos majorisEcclesiae60.

    Allarco trionfale che si sarebbe dovuto co-struire in prossimit del Duomo, come nel pas-sato, era demandata la funzione di celebrare leimprese militari del sovrano.

    Antonio Panormita non racconta nulla del-lArco trionfale fatto costruire da Alfonso allin-gresso di Castelnuovo, mentre Bartolomeo Facio

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    13/15

    19

    lo menziona sia nel De rebus gestis ab Alphonso I,sia nel De viris illustribus61. Considerato che lu-manista genovese mor nel 1457 quando ancoranon era stato affidato il contratto per terminarele decorazioni dellArco, strano che Facio parlidel monumento come gi realizzato, quando nel1458 si lavorava al suo completamento62.

    La parte basamentale fino al bassorilievo delTrionfo sicuramente fu realizzata prima della

    morte del re aragonese avvenuta il 28 giugno del1458 ; la fascia in cui contenuto il bassorilievodel Trionfo del tutto simile allattico di un ar-co onorario romano63 (ill. 18). Sebbene il lin-guaggio architettonico utilizzato al tempo diAlfonso non rispetti filologicamente quellodegli ordini classici, il senso pi generale dellacomposizione fa riferimento a precisi modelliantichi come lArco dei Sergi a Pola e lArco diTraiano a Benevento64.

    Larchitettura dellArco napoletano va consi-derata una soluzione straordinaria per lepoca,ideata al fine di adeguare una tipologia antica aduno spazio estremamente problematico.

    Non a caso Bartolomeo Facio riassumendoloperato di Alfonso nel De viris illustribusscrive-va arcem instauravit cum arcu triumphali ma-gnificentia, structura, opere nulli omnium inOrbe terrarum secundam65.

    Un ruolo importante nella messa a punto delprogramma celebrativo di Castelnuovo lo ebbe-

    ro tra laltro gli umanisti. Le due iscrizioni con-tenute nel fregio della prima e della seconda tra-beazione, attribuite al Panormita, confermereb-bero il ruolo ed il programma del sovrano ara-gonese66 che, come riferisce lo stesso Panormita,durante i lavori di trasfomazione di Castelnuovofece rileggere Vitruvio67.

    Alfonso I tent di realizzare una fortezzapossente e allo stesso tempo ricchissima, che do-

    veva riflettere la magnanimit del suo commit-tente. Enea Silvio Piccolomini che ebbe modo direcarsi a Napoli quando il cantiere di Castelnuo-vo era nel pieno dellattivit, esalta linespugna-bilit e la magnificenza della reggia e soprattut-to il contrasto fra le torri circolari costruite exlapide quadrato e quella dellarco ex marmorecandidissimo68.

    Le trasformazioni promosse da Alfonso, piche a restaurare il preesistente castrum, mirava-no a creare una nuova fortezza militare, indicatanelle fonti coeve con il termine arce, sulla qualedoveva spiccare lArco immagine stessa del so-vrano (ill. 19).

    Questa identificazione fra Arco e sovrano di-venne tangibile quando Ferrante, figlio bastar-do di Alfonso e suo successore al Regno, dopoaver incarito Pietro di Martino da Milano dimontare i piani superiori dellArco, decise di so-spendervi il cuore di suo padre, racchiuso in unateca di cristallo69.

    1. A. Ryder, The Kingdom of Naples underAlfonso the Magnanimos: the Making of aModern State, Oxford 1976.

    2. A. Ryder, Alfonso the MagnanimousKing of Aragon, Naples and Sicily, 1936-1458, Oxford 1990. Il problema dellasuccessione al Regno si riapr con Gio-

    vanna II dAngi, figlia di Carlo III diDurazzo, il quale aveva conquistato Na-poli nel 1385. La regina nel 1414 suc-cesse al fratello Ladislao, re dUngheria:Giovanna II, rimasta priva di eredi di-retti, decise una prima volta nel 1421 edin seguito ad alcuni ripensamenti dinuovo nel 1432, di adottare Alfonso Vre dAragona per contrastare la politicapapale. La decisione venne revocata, an-cora una volta, due anni dopo a favoredi Renato dAngi. Alla morte di Gio-

    vanna II, avvenuta nel 1435, si apr unconflitto fra i due schieramenti angioinoed aragonese che si concluse quasi undecennio dopo, con la vittoria di Alfon-so V. Per la descrizione del trionfo v.a.

    Antonio Panormita (Antonio Beccadellidetto),Alphonsi regis triumphus, Basileae1538, p. 206- 213.

    3. F. Aceto,Il Castrum Novum Angioino diNapoli, in R. Cassanelli (a cura di), Cantie-ri medievali, Milano 1995, pp. 252- 256.

    Attualmente disponiamo solo delle trascri-zioni dei Registri angioini e delle Cedoledella Tesoreria aragonese, andati bruciatidurante la seconda guerra mondiale. Que-ste preziose fonti vennero ricostruite e rac-

    colte dagli archivisti napoletani; cfr. R. Fi-langeri (a cura di),I Registri della Cancelle-ria Angioina, Napoli 1960 e J. Mazzoleni (acura di),Le fonti documentarie e bibliografi-che dal X al XX secolo conservate presso lAr-chivio di Stato di Napoli, Napoli 1957-91,

    vol. I, II. I documenti relativi alla storia deicastelli contenuti nei Registri angioini fu-rono visionati e trascritti, ma solo in partepubblicati da Eduard Sthamer (E. Stha-mer, Die Bauten der Hohenstaufen in Unte-ritalien. Dokumente zur Geschichte der Ka-

    stellbauten Kaiser Friedrichs II. und Karls I.von Anjou, II, Leipzig 1926). Questi mano-scritti in parte ancora inediti sono stati rin-

    venuti nellarchivio di Lipsia dopo la Riu-nificazione e sono attualmente custoditipresso lIstituto Storico tedesco che ne stacurando la pubblicazione.

    4. R. Filangeri,Rassegna critica per le fon-ti di Castelnuovo. Parte prima. Il castelloangioino, in Archivio Storico per le Pro-

    vincie napoletane, a. XXI, 1936, pp.309- 310. Il documento era contenutonel Regio Archivio di Stato di Napoli(dora in avanti indicato con R.A.S.N.),Cancelleria angioina, Reg. 49, f. 49.

    5. Archivio di Stato di Modena, Documen-ti e carteggi di Stati e citt, serie 85. Mano-scritto anonimo pubblicato per la prima

    volta da C. Foucard,Fonti di Storia Napo-letana nellArchivio di Stato di Modena. De-

    scrizione della citt di Napoli e statistica delRegno nel 1444, in Archivio Storico per leProvince napoletane, a. II, 1877, p. 732.

    6. R. Filangeri,Rassegna critica per le fon-ti di Castelnuovo. Parte seconda. Il castelloaragonese, in Archivio Storico per leProvince napoletane, a. XXIII, 1937, p.274. Nel 1448 infatti Onofrio di Giorda-no dalla Cava copriva la sala grande del-lArsenale (R.A.S.N., Cedole di Tesoreria,

    vol. 10, f. 17) mentre nel 1451, sul mologi realizzato, creava una fontana(R.A.S.N., Cedole di Tesoreria, vol. 14, f.286). Larchitetto partenopeo, esperto diproblemi idraulici, a partire dal 1438aveva realizzato a Ragusa, attuale Du-brovnik, un acquedotto e due fontanechiamate in suo onore la Piccola e Gran-de Fontana di Onofrio. Nella citt croa-ta aveva inoltre costruito il Palazzo deiRettori. H. Folnesics, Studien zur

    Entwicklung der Architektur und plastik desXV Jahrhunderts in Dalmatien, in Jahr-buch des Kunsthistorischen Institutesder K. K. Zentralkommission fr Denk-malpflege, VIII, 1914, pp. 187- 194 ; N.Grujic,Landanjska arhitektura dubrovakog

    prodrucja, Zagreb 1991.

    7. Filangeri, Rassegna critica per le fonti diCastelnuovo. Parte seconda..., cit. [cfr. nota6], p. 305. Anche questo documento eracontenuto nel Regio Archivio di Stato diNapoli (R.A.S.N., Cedole di Tesoreria, vol.9, f. 169)

    8. Analoga volta si trova nella Cappella diS. Giorgio allinterno del Palazzo dellaDeputazione di Barcellona e altre nellacattedrale della stessa citt.

    9. G. Jovellanos, Carta historico artisticasobre el edificio de la Lonja de Majorca, Pal-ma 1812, p. 40. Dispaccio reale del 21ottobre 1450 in cui si revoca, per compe-tenza territoriale, la causa fra GuillermeSagrera protomagistri castri novi protoma-

    gistrum ex una, et defensores collegii merca-torum dictae civitatis ex alia. Larchitettomaiorchino aveva infatti chiesto giustiziaa re Alfonso, dopo essere venuto in con-troversia con i mercanti di Palma per ilpagamento dellaLonja da lui costruita.

    10. Archivo de la Corona de Aragn(dora in avanti indicato con A.C.A.),Cancilleria, Reg. 2736, f. 11v . Una copia custodita anche nellArchivo del RealPatrimonio de Mallorca, Lletres Reals1448-1452, f. 152. Il documento vennepubblicato per la prima volta da G. Alo-mar, Guillermo Sagrera y la arquitectura

    gotica del siglo XV, Barcelona 1970.

    11. Il contratto che si trovava nel RegioArchivio di Napoli fu citato, per la primavolta, da M. DAyala, DellArco trionfale dire Alfonso dAragona in Castelnuovo, inAnnali civili del Regno delle due Sici-lie, XII, 1836, pp. 34-45 e poi trascrittoda H. W. Schulz, Denkmaeler der Kunstdes Mittelalters in Unteritalien, Dresden1860, vol. IV, pp. 186-188. Il testo inte-grale fu ampiamente esaminato da B.Ruocco,Lorigine dugentesca della strutturadellattuale Castel Nuovo di Napoli chiaritaalla luce di un inedito documento dei Privile-

    giorum della Sommaria, Napoli 1930. La

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    14/15

    20

    trascrizione alla quale si fa comunque ri-ferimento quella di R. Filangeri, Rasse-gna critica per le fonti di Castelnuovo. Parteterza. Il castello vicereale e borbonico in Ar-chivio Storico per le Province napoleta-ne, a. XXIV, n. LXII 1938, p. 333-336 .R.A.S.N., Regia Camera della Sommaria,Privilegi, vol. 4, f. 107 e sgg.

    12. R. Filangeri, La Galleria di CastelNuovo in Bollettino del Comune di Na-poli, a. VI, febbraio 1928, pp. 3- 6.

    13. Secondo il contratto del 1451 il peri-metro della fortezza doveva essere cir-condato da una seconda cinta difensiva dicui parlano, seppure in termini diversi,sia Achille Stella che Riccardo Filangeri.

    A. Stella, Castelnuovo di Napoli alla luce deidocumenti e della Storia, Napoli 1928; R.Filangeri, La cittadella aragonese e il recin-to bastionato di Castel Nuovo, Napoli 1929.

    14. Filangeri,Rassegna critica per le fonti diCastelnuovo. Parte terza. Il castello vicereale eborbonico, cit. [cfr. nota 11] p. 334;R.A.S.N., Regia Camera della Sommaria,Privilegi, vol. 4, f. 107 e sg.

    15.Ibidem.

    16. Ivi, p. 335

    17. Il presente studio costituisce un ap-profondimento rispetto al pi complessotema delle vicende costruttive del castel-lo oggetto del dottorato di ricerca dellascrivente discusso in data 7/5/1998. Latesi riguardante il cantiere di Castelnuovo a

    Napoli tra il 1443 e il 1473 stata seguitadal prof. Howard Burns allinterno delIX ciclo del Dottorato di Storia dellAr-chitettura e dellUrbanistica dellIstitutoUniversitario di Architettura di Venezia.

    A tal proposito vorrei ringraziare il prof.Burns e tutti coloro che mi hanno aiuta-to nella stesura del testo.

    18. L. Planiscig, Ein Entwurf fr denTriumphbogen am Castelnuovo zu Neapel,in Jahrbuch der Preussischen Kunst-sammlungen, LIV, 1933, pp. 16-24.

    19.Ibidem. Il termine venne utilizzato perla prima volta dallo stesso Planiscig ; v.a. J.Cordellier (a cura di), Pisanello (catalogodella mostra), Paris 1996, p. 418. Nel ca-talogo della mostra parigina, il disegno diRotterdam custodito nel museo Boy-mans-van Beuningen (Inventario I. 527) stato definito con il termine frontespizioarchitettonico (Frontspice architectural).

    20. Secondo Hersey si tratterebbe invecedi Partenope che, stanca di molti anni diguerra, pu finalmente riposarsi graziealla pace raggiunta da Alfonso; G.L.Hersey, The Arch of Alfonso in Naples andits Pisanellesque Design, in MasterDrawings, VII, 1969, pp. 16-24.

    21. Per quanto riguarda le analogie tra ildisegno e lArco trionfale possibile far ri-levare che le proporzioni fra la larghezza elaltezza dello spazio compreso fra le duetorri dingresso a Castelnuovo sono similia quelle del disegno. La sovrapposizionedei due archi presente sia nel disegnoBoymans che nellarco realizzato, con ladifferenza che mentre la forma dellaper-tura superiore quasi identica, ben diver-sa la conformazione del portale inferiore.Unaltra analogia riscontrabile nelluso

    di un binato nella zona basamentale. An-che in questo caso, per, il disegno risultaancora gotico sia per il dimensionamen-to delle colonne tortili, estremamente esi-li, sia per il verticalismo dellarco acuto cheinquadra il vestibolo di accesso. Uno deglielementi che, fra gli altri, distinguonolArco di Alfonso dal disegno di Rotter-dam consiste nel tipo di apertura presentenel secondo livello: infatti mentre sopra ilfornice basamentale dellArco trionfaleesiste una bucatura, che per non funzionacome loggia (in quanto priva di parapetto),

    nel frontespizio architettonico sopra larcoogivale compare una nicchia depressa,contenente al suo interno una statua eque-stre. Lapertura della loggia, nella zona su-periore dellArco, non consentendo un af-faccio diretto sullesterno, sembra esserestata pensata per contenere qualcosa al suointerno. In conclusione, dal confronto fra idue schemi emerge con chiarezza chementre la zona inferiore dellArco presen-ta unarticolazione compositiva e struttu-rale completamente diversa dal disegno,una maggiore affinit si riscontra invecenella parte superiore, soprattutto perquanto riguarda le proporzioni della buca-tura del secondo livello, estremamentetozza, e al suo abbinamento con il pianocontenente le Virt. Prescindendo dal nu-mero delle nicchie e delle statue, che nel-larco si riducono a quattro (contro le cin-que previste nel disegno) si pu notare,nellattacco dei due piani, una diversa arti-colazione ritmica. Mentre nel frontespizioarchitettonico il terzo livello concepitoorganicamente con i due piani sottostanti,non altrettanto si pu dire per il monu-mento di Alfonso in cui le cinque leseneche incorniciano le nicchie non rispettanoassolutamente la partitura architettonicadella zona inferiore, disposte in manieratale da far corrispondere alla loggia sotto-stante un pieno in asse.

    22. F. Burger, Antonio nicht Vittore Pisanel-lo, in Kunstkronik, a. XX, n. 5 Novem-ber 1908, p. 67. Lo studioso ritenne pos-sibile un coinvolgimento di Pisanello nel-la progettazione dellArco; solo la scoper-ta del disegno Boymans, avvenuta annidopo, forniva nuovi elementi per il con-fronto dei singoli dettagli architettonici.

    23. Filangeri, Rassegna critica delle fontiper la storia di Castel Nuovo, Parte seconda,cit. [cfr. nota 6], p. 322.

    24. Nella Cedola della Tesoreria arago-nese (Ced. di Tes. Vol. 25, f. 89) non si faalcun riferimento a precisi elementi scul-torei dellArco. Cfr. R. Filangeri Di Can-dida,Larco di trionfo di Alfonso dAragona,in Dedalo,XII, p. 465.

    25. M. Baxandall, Giotto e gli umanisti. Gliumanisti osservatori della pittura in Italia ela scoperta della composizione pittorica,(trad. it. F. Lollini), Milano 1994, p. 155.

    26.Ibidem. Bisogna tener presente, per,che Valla parla semplicemente di unaimaginem regis armati. Lorenzo Valla,Bartolomaeum Facium Ligurem invectivaeseu recriminationes, Liber IV, in Opera om-nia, Basilea 1540, pp. 597-599.

    27. L. Barozzi, R. Sabbadini, Studi sulPanormita e sul Valla, Firenze 1981.

    28. G.L. Hersey, The Arch of Alfonso inNaples and its Pisanellesque Design, cit.

    [cfr. nota 20], pp. 16-24.

    29. G.L. Hersey, The Aragonese Arch atNaples 1443-1475, Yale 1973, pp. 25-27.

    30. A. Venturi, Gentile da Fabriano e il Pi-sanello, Firenze 1926, p. 48-49.

    31. R. Pane,Il Rinascimento nellItalia me-ridionale, Milano 1975, vol. I, p. 171.

    32.Ibidem.

    33. W.H. Kruft, M. Malmanger DerTriumphbogen Alfonsos in Neapel. Das Mo-nument und seine politishe Bedeutung, T-bingen 1977, pp. 266-267.

    34. F. Bologna,Larco di Alfonso d Arago-na nel Castelnuovo di Napoli, in Larco ditrionfo di Alfonso dAragona e il suo restau-ro, Roma 1987, pp. 13-19. V.a. F. Navar-ro,La pittura a Napoli e nel meridione nelQuattrocento , in La pittura in Italia. IlQuattrocento , II, Milano Ristampa 1987,p. 485.

    35. Se si esclude Ferdinando Bologna cheha avanzato lipotesi che si potesse trattaredi un disegno di Dello Delli in visita a Na-poli nel 1446, cfr. Bologna, LArco..., cit.[cfr. nota 34].

    36. Kornelius Von Fabriczy, prima che ildisegno Boymans venisse scoperto, sullabase delle Cedole della Tesoreria arago-nese, aveva stabilito che i primi paga-menti per le decorazioni dellArco trion-fale risalivano al 1455; K. Von Fabriczy,Der Triumphbogen Alfonsos I. am Castel-nuovo zu Neapel, in Jahrbuch der Kni-glich preussischen Kunstsammlungen,1902, pp. 3-16. La scoperta del disegnoBoymans fece sospettare lesistenza diun progetto preliminare la cui ideazione,secondo Planiscig sarebbe avvenuta fra il1449 e il 1450. Filangeri, riguardandonelle Cedole della Tesoreria individuun pagamento, in data 17 luglio1453, afavore di Pere Johan, Paolo Romano,Pietro di Martino e Francesco Laurana.Cfr. Filangeri Di Candida, Larco ditrionfo di Alfonso dAragona, cit. [cfr. nota24], p. 465.

    37. A.C.A., Cancilleria, Reg. 2736, f. 11v.

    38. Filangeri, Rassegna critica per le fonti diCastelnuovo. Parte terza, cit. [cfr. nota 11],pp. 333-336; R.A.S.N.,Regia Camera del-la Sommaria, Privilegi, vol. 4, f. 107 sg.;id., in Curie, vol. I, f. 6 sgg.

    39. A.C.A, Cancilleria, Reg. 2659.

    40. Bartolomeo Facio,Fatti dAlfonso dA-ragona, primo Re di Napoli(tradotti in vol-gare da G. Mauro), Vinegia 1580, p. 412

    41. A.C.A., Cancilleria, Reg. 2936, f. 124-125. Nello strumento del matrimoniosi stabilisce che lincontro fra il Re deiRomani ed Eleonora di Portogallo sa-rebbe dovuto avvenire infra menses quin-decim a die consumationi ipsis matrimoni percopula carnale computandis e che la nipo-te di Alfonso avrebbe dovuto essere con-dotta per mare dal Portogallo al portu

    pisano usque scilicet Neapolim inclusive etnon ultra, nec alio.

    42. Facio, Fatti dAlfonso dAragona...,[cfr. nota 40], p. 412.

    43. A.C.A., Cancilleria , Reg. 2736, f. 9. Ildocumento datato 29 settembre 1450.

    44. Facio,Fatti dAlfonso dAragona..., cit.[cfr. nota 40], p. 414 .

    45. Vespasiano Da Bisticci,Le Vite (edi-zione critica a cura di A. Greco), Firenze1970, p. 74.

    46. Facio,Fatti dAlfonso dAragona..., cit.[cfr. nota 40], p. 414

    47. Vespasiano Da Bisticci, Le Vite, cit.[cfr. nota 45] Dellavvenimento si parlasia nella Vita di Alfonso che in quella dipapa Nicol V.

    48. Presso la Societ di Storia Patria diNapoli si conserva una copia del mano-scritto, che doveva far parte della Biblio-teca del Comune di Napoli (Mss. T. II),attualmente disperso. Una trascrizione comunque stata pubblicata nellArchi-

    vio Storico per le Province napoletane,nel 1908 da un autore che si firma D.(probabilmente il direttore della rivistaGiuseppe De Blasiis); non essendovicertezze sullidentit dellautore, in bi-bliografia stato indicato come Anoni-mo. Cfr. Anonimo,Racconti di Storia Na-

    poletana, in Archivio storico per le Pro-vince Napoletane, a. XXXIII-1908, p.481. A proposito degli altri archi il cro-nista dice che quello immediatamentesuccessivo si trovava davanti al pred. olargo (di fronte allingresso di Castel-nuovo)prima che si arrivasse alla giostra,laltro allaltro capo discosto; e laltro a capodella porta Petruza.

    49.Ivi, p. 481. Per abbellire le pareti del-la Sala principale in cui si svolsero i convi-ti furono commissionati, a Roger Van der

    Weyden, i famosi arazzi della Passione.

    50. I motti inseriti accanto alle decora-zioni scultoree erano un chiaro monito ai

    viandanti come la figura della Giustiziaimperiale. C. A. Willemsen, Kaiser Frie-drichs II. Triumphtor zu Capua, Wiesba-den 1953, pp. 61- 74.

    51. Facio,Fatti dAlfonso di Aragona..., cit.[cfr. nota 40], pp. 415-416.

    52. Geronimo Zurita, Los cinco libros po-stereros de la secunda parte de los Annales dela Corona Aragn, Saragoza, 1668, vol. IV,p. 10. Scrive testualmente GeronimoZurita che limperatore si rec con todosu aconpaamiento y esercito a la Cuitad deNapoles, a donde fueron recebidos dal Rey conel aparato, y grandeza, que per un Principetan poderoso, y magnanimo, si pudo pensar, yllevando el camin de Capua, salio el Rey re-cibirlos antes que entrassen en Napoles.

    53. Il regno fu infatti chiamato UtriusqueSiciliae; G. Romano,Lorigine della denomi-nazione Due Sicilie in unorazione ineditadi Valla, in Archivio storico per le Pro-

    vince Napoletane, a. XXII, 1898, pp.371- 403. Alla morte di Alfonso, il figlioFerrante assunse il titolo di Re di Napoli,poich per volont testamentaria gli ven-ne assegnata solo la parte del Regno con-quistata dal padre, mentre a Giovanni fra-tello di Alfonso, furono trasferiti i territo-ri ereditari della Corona dAragona.

    54. Che il problema fosse allepoca moltodibattuto lo attesta Flavio Biondo che a

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

  • 5/25/2018 La Porta e l Arco Di Castelnuovo a Napoli.

    15/15

    21

    proposito delloccupazione siciliana com-piuta da Pietro III, dopo la rivolta dei Ve-spri notava che laragonese si scagionda tutte le accuse vantando la successioneereditaria spettante alla moglie Costanzada parte del padre Manfredi e dello zioCorradino. Cfr. Flavio Biondo,Le Deca-di(traduzione di A. Crespi), Forl 1963,p. 53.

    55. Lidea di realizzare un monumento delRe a cavallo, chiaramente visibile nel dise-gno, venne messa in relazione per la prima

    volta dallo Hersey con la lettera scopertatempo prima, nellArchivio della CoronadAragona, da J. Rubi, Alfons el Magna-nim rei de Napols, i Daniel Fiorentino, Leo-nardo da Bisuccio i Donatello in MiscellaneaPuig i Cadafalch, I, Barcelona 1947-51,pp. 33-34. Alla statua non eseguita per

    Alfonso, sempre George Hersey, ricolle-gava la colossale testa di Cavallo, ora al

    Museo Archeologico di Napoli, che Lo-renzo dei Medici invi in dono a Diome-de Carafa. Sebbene alcune analisi recente-mente eseguite con una tecnica messa apunto dallI.C.R. confermerebbero la fat-tura donatelliana del bronzo, risulta pursempre difficile stabilire un nesso fra il de-siderio espresso da Alfonso nel 1452 e lar-rivo della protome equina a Napoli nel1471. E. Formigli, La grande testa di caval-lo in bronzo detta Carafa: unindagine tec-nologica, in Bollettino dArte, a. LXXVII,serie VI, 1992, pp. 83-90.

    56. Pietro di Martino da Milano vienedefinito Intercisori Lapidum nella letterarivolta da Alfonso ai Rettori della citt diRagusa il 2 giugno 1452 con la quale lipregava di lasciare partire lo scultore alquale erano stati confiscati i beni per im-pedirgli di lasciare la citt. A.C.A., Can-cilleria, Reg. 2660, f. 41v. Per lattivitsvolta a Ragusa v.a. V. Gvordanovic, Thedalmatian works of Pietro di Martino andthe beginnings of Francesco Laurana, inArte Lombarda, 42-43, 1974, pp. 113-223; P. Goss,I due rilievi di Pietro da Mi-lano e Francesco Laurana in Castelnuovo, inNapoli Nobilissima, XX (1981), pp.102-13. Nella porta della sala principaledi Castelnuovo inserito un bassorilievoraffigurante un corteo trionfale. Lidea diriproporre il trionfo di Alfonso in scalamonumentale sullingresso principale delcastello potrebbe essere stata suggeritadal motivo riprodotto in piccolo sullaporta nota come porta trionfale.

    57. Archivio di Stato di Milano, Potenzeestere, Napoli, Cart. 195, f.122. Docu-mento pubblicato per la prima volta daFilangeri,Rassegna critica delle fonti per la

    storia di Castel Nuovo, Parte seconda..., cit.[cfr. nota 6].

    58. Bartolomeo Facio, De rebus gestisAlphonsi Aragonum (1451-1455) in G.Gravier, Raccolta di tutti i pi rinomati

    scrittori dellIstoria generale del Regno diNapoli, Napoli 1769-72, XXII voll., vol.VI, 9, 255.

    59. Anonimo,Racconti di Storia napoleta-na, cit. [cfr. nota 48], pp. 488 e sg. Unasorta di ricostruzione archeologica di an-tichi edifici napoletani, ormai in rovina,

    venne eseguita anche nella scena delTrionfo posta sulla porta omonima al-linterno della Sala dei Baroni; sul fondodel corteo trionfale, compaiono due ar-chitetture emblematiche della Neapolis

    antica: il Tempio dei Dioscuri e il teatrodi Nerone. Cfr. A. Campana, CiriacoDAncona e Lorenzo Valla sulliscrizione delTempio dei Dioscuri a Napoli, in Archeo-logia Classica, XXV-XXVI, 1973-74,pp. 84-102.

    60. Antonio Panormita (Antonio Becca-delli detto), De dictis et factis Alphonsi Regi

    Aragonum, Basileae 1538. Il re rinunci alprogetto, perch per costruirlo era neces-sario demolire la casa di Nicola Bozzuto:Id vero quandoquidem non poterat, ne ma-

    gna ex parte diruerent Nicolai Mariae Bozu-ti magnani, et strenui, militi domus.

    61. Bartolomeo Facio, De rebus gestis abAlphonso I Neapolitanorum rege Commen-tariorum libri decem, Napoli1769, id., Deviris illustribus, Firenze 1745.

    62. Von Fabriczy, Der Triumphbogen Alfon-sos I. am Castelnuovo zu Neapel, cit. [cfr. no-ta 36], p. 149. Il 31 gennaio del 1458 veni-

    vano pagati Isaia da Pisa, Antonio da Pisa,Pietro di Martino da Milano, DomenicoLombardo, Francesco Laurana e PaoloRomano per completare le decorazionimarmoree dellArco. Con molta probabi-lit si trattava dellarco superiore, la cui co-struzione sembra essere stata decisa in unsecondo tempo rispetto alla zona basamen-tale.

    63. E. Bernich, Leon Battista Alberti elArco trionfale di Alfonso dAragona inNapoli Nobilissima, vol. XII, agosto1903, pp. 116-117. Ettore Bernich so-stiene che lidea di mettere larco ditrionfo avanti alla porta del castello siastata di Leon Battista Alberti e loda lori-ginalit dellattico raffigurante lingressodi Alfonso dAragona a Napoli.

    64. La profondit dellarchivolto e le co-lonne binate ricordano larco dei Sergi aPola, mentre i bassorilievi inseriti nelfianco dellarco fanno riferimento aquello di Traiano a Benevento. Il pro-porzionamento delle membrature ,per, condizionato dallimpaginato de-corativo; ad esempio la mancata tangen-za fra la trabeazione retta dalle colonnebinate e larco, permette linserimentodel motivo araldico dei due grifi che reg-gono lo stemma del re. Lo scudo arago-nese sostituisce la mensola, che compareappena accennata in basso, anche i pie-dritti dellarco e i piedistalli delle colon-ne sono suddivisi in funzione delle fascedecorative. A differenza dellarco deiSergi a Pola, nellarco di Napoli, le co-lonne binate sono completamente libe-re, simili a quelle rappresentate in un di-segno di Jacopo Bellini: B. Degenhart,

    A. Schmitt, Corpus der italienischen Zeich-nungen 1300-1450 Jacopo Bellini, II-7Berlin 1990, tav. 42. I dettagli architet-tonici delle colonne, ad esclusione dellebasi, sembrano essere molto vicini aquelli del tempio dei Dioscuri, oggichiesa di S. Paolo Maggiore. Per quantoriguarda le analogie con larco dei Sergia Pola esse furono riscontrate per la pri-ma volta da W. Rolfs, Franz Laurana,Berlin 1907, e poi da R. Filangeri, Ca-

    stelnuovo: Reggia angioina ed aragonese diNapoli, Napoli 1934.

    65. Facio, De viris illustribus, cit. [cfr. no-ta 61], p. 78

    66. Liscrizione inferiore ALFONSVS

    REX HISPANICVS SICULVS ITA-LICVS PIVS CLEMENS INVICTVSquella superiore ALFONSVS REGVMPRINCEPS HANC CONDIDIT AR-CEM.

    67. Panormita, De dictis et factis AlphonsiRegi Aragonum, cit. [cfr. nota 60], p. 19.

    68. P.P. Pius II (Enea Silvio Piccolomini),De Europa inAeneae Sylvii Piccolominei se-nensis... opera quae extant omnia, Basel1551, cap. LXV, p. 471. Questa giustap-

    posizione cromatica fra la pietra di Poz-zuoli e il marmo si ritrova impiegata nel-la Porta di Capua.

    69. Biblioteca Nazionale di Napoli, Ma-noscritto Brancacciano, III E7, f. 104. Aproposito della morte di Alfonso dal ma-noscritto risulta che il re fu imbalsamatoe quando fu aperto li cavarono lo core, elo figlio lo fece incastrare in un reliquiariodargento dorato con un cristallo fino chepare scolpito lo core. Le Cedole della

    Tesoreria aragonese confermano che lar-gentiere Andrea Galasso veniva pagato, il30 giugno 1466, per hun gran vaxell dearam daurat e saldat de argent que ha fet a

    forma de cor per tenjr en a quell conservat locor del gloriosissimo S.or R. don Alfonso deimmortal memoria lo qual deu star pengiat enlarch triumphal del Castell nou, (R.A.S.N.,Ced. di Tes., vol. 42, f. 258). Il 4 luglio del1465 Pietro di Martino era stato pagatoen accouriment de la fabrica dellarchtriumphal(R.A.S.N., Ced. di Tes., vol. 44,f. 383)., Von Fabriczy, Der Triumphbogen

    Alfonsos I. am Castelnuovo zu Neapel, [cfr.nota 36], p. 150.

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org