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Associazione Varese Alzheimer A cura di Chiara Rolleri per l’Associazione Varese Alzheimer LA MEMORIA conoscerla per non dimenticare Dispensa relativa agli incontri di Varese Corsi PROGRAMMA Come funziona la memoria - I diversi tipi di memoria Quando la memoria fallisce: ricordare e dimenticare Gli ausili mnesici, le mnemotecniche I disturbi della memoria - La demenza

LA MEMORIA conoscerla per non dimenticare · 2 Platone paragonava la memoria umana ad una sorta di cera sulla quale le esperienze lasciano traccia; via, via che nuove esperienze si

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Associazione Varese Alzheimer

A cura di Chiara Rolleri per l’Associazione Varese Alzheimer

LA MEMORIA

conoscerla per non dimenticare

Dispensa relativa agli incontri di Varese Corsi

PROGRAMMA

Come funziona la memoria - I diversi tipi di memoria

Quando la memoria fallisce: ricordare e dimenticare

Gli ausili mnesici, le mnemotecniche

I disturbi della memoria - La demenza

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Platone paragonava la memoria umana ad una sorta di cera sulla quale le esperienze lasciano traccia; via,

via che nuove esperienze si accumulano cancellano le tracce precedenti.

Secondo Aristotele la memoria è costituita da una fitta rete di associazioni. Quando due ricordi

sono associati, infatti, il ricordo dell’uno facilita anche il ricordo dell’altro.

Sviluppo della Mente

La mente umana emerge da processi che modulano flussi di energia e di informazioni all’interno del

cervello e fra cervelli diversi; si forma all’interno delle interazioni fra processi neurofisiologici interni ed

esperienze interpersonali.

Le “connessioni” umane plasmano lo sviluppo delle connessioni nervose che danno origine alla mente.

La mente può essere considerata come il risultato delle attività dei neuroni del cervello.

Avviene con circuiti diversi, l’INTEGRAZIONE di queste differenti modalità di elaborazione in modo

coerente e unitario può costituire uno degli obbiettivi della nostra mente per tutto il corso della vita.

I circuiti si sviluppano con modalità direttamente legate alla loro attivazione, l’assenza di esperienze

può portare a fenomeni di “potatura” (pruning), lo sviluppo del cervello è un processo “esperienza-

dipendente”, l’esposizione ad ambienti particolarmente stimolanti è associata densità delle connessioni

sinaptiche a livello cerebrale.

L’organizzazione del cervello

Il tronco cerebrale regola i processi fisiologici (respirazione, regolazione della temperatura corporea,

frequenza cardiaca e circolazione, ciclo sonno veglia). Il Talamo è la porta d’entrata informazioni

sensoriali, ha funzioni di integrazione e di "arricchimento", grazie alle connessioni col sistema limbico, il

quale trasporta contenuti emozionali della percezione sensitiva.

La corteccia cerebrale gioca un ruolo centrale in meccanismi mentali complicati come la memoria, la

concentrazione, il pensiero, il linguaggio e la coscienza. Molte delle stimolazioni sensoriali raggiungono

la corteccia cerebrale indirettamente attraverso il talamo (tatto, vista e udito). L'olfatto arriva

direttamente alla corteccia olfattiva.

Il sistema limbico è una serie di strutture cerebrali che includono l'ippocampo, l'amigdala, che

supportano svariate funzioni psichiche come emotività, comportamento, memoria a lungo termine e

olfatto.

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Curiosità

Si stima che il nostro cervello sia formato da circa cento miliardi di cellule nervose, che allineate

formerebbero un complesso lungo più di tre milioni di chilometri. Ogni singola cellula ha collegamenti

diretti, in media, con altri diecimila neuroni (Kandel, Schwartz 1992)

Nel cervello si troverebbero quindi circa un milione di miliardi di queste connessioni, che ne fanno “la

più complessa fra le strutture naturali o artificiali esistenti al mondo” (Green e al. 1998).

Geni ed esperienza

I geni contengono informazioni che permettono ai neuroni di crescere, ma allo stesso tempo sono

“esperienza-dipendenti”: le nostre esperienze possono influenzare in maniera diretta la trascrizione.

E’ stato dimostrato che:

l’esposizione ad ambienti particolarmente stimolanti è associata alla densità delle connessioni

sinaptiche a livello cerebrale che corrisponde ad un aumento complessivo di volume

dell’ippocampo.

COME FUNZIONA LA MEMORIA

LA MEMORIA

Fin dai primi anni di vita la nostra mente sviluppa progressivamente UN SENSO di CONTINUITA’ nel TEMPO,

collegando esperienze del passato con percezioni del presente e con le aspettative rispetto al futuro.

La memoria è una funzione fondamentale della mente umana; è la capacità di un organismo vivente di

conservare tracce della propria esperienza passata, riprodurla, riconoscerla e localizzarla nel tempo e nello

spazio e quindi di servirsene per relazionarsi al mondo e agli eventi futuri. Senza la memoria le funzioni

psichiche superiori (la percezione, il riconoscimento, il linguaggio, la pianificazione, la soluzione di problemi,

il prendere decisioni) non potrebbero operare con successo.

Lo sviluppo della memoria è avvenuto insieme alle altre capacità cognitive, permettendo così agli organismi

umani animali di affrontare la complessità dell’ambiente. La memoria è dunque la struttura psichica che

organizza l’aspetto temporale del comportamento, che determina i legami per cui un evento attuale

dipende da uno accaduto in precedenza.

ASPETTO INNATO: le strutture mnesiche cerebrali si formano durante lo sviluppo embrionale e la

loro particolare espressione dipende dalla struttura del DNA

ASPETTO ACQUISITO: il tipo di sviluppo individuale e l’esperienza personale determinano la

qualità dei ricordi

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L’ippocampo ...

• è la struttura indispensabile alla fissazione della traccia di

memoria, non è la sede dell'immagazzinamento, ma

partecipa alla codificazione delle informazioni

• fa parte del "sistema limbico", zona che regola i

comportamenti relativi ai "bisogni primari" per la

sopravvivenza dell'individuo e della specie (il mangiare, il

bere, il procurarsi cibo e le relazioni sessuali)

• gestisce le emozioni, i sentimenti e perciò anche la percezione della realtà.

False credenze - siamo sempre consapevoli di ciò che abbiamo vissuto

- quando ricordiamo abbiamo una sensazione specifica

- le nostre esperienze vengono “fotografate” ed “immagazzinate” senza ulteriori modifiche

Si tratta di false credenze sulla memoria.

Sede dei ricordi

Non esistono delle zone dove vengono memorizzati singoli dati, come nel disco fisso di un computer, ogni

informazione è ripartita attraverso un intero complesso di cellule della memoria. Se si richiama alla

memoria un dato è sufficiente presentare una piccola parte del modello (una associazione) e l'intero

modello viene ricostruito. L'encefalo non memorizza i dati come fossero una fotografia, ma attraverso

associazioni. Anche quando non tutti i dati vengono richiamati, è possibile ottenere comunque

un'immagine intera, anche se sfocata.

Potenziamento a lungo termine => se un circuito è stato eccitato in passato, la sua probabilità di

esserlo nuovamente aumenta in maniera direttamente proporzionale alla ripetitività della sua

attivazione.

Assioma di Hebb => due cellule che vengono stimolate insieme ripetutamente tenderanno a diventare

“associate”, così che successivamente l’attività dell’una favorirà l’attività dell’altra => Fenomeno di

associazione funzionale

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FUNZIONI DELLA MEMORIA – Le 3 R

1) REGISTRAZIONE o FISSAZIONE: la capacità di aggiungere nuovo materiale al magazzino della memoria.

• Sono necessarie l’attenzione e la percezione

2) RITENZIONE: capacità di immagazzinare conoscenze che successivamente possono esser riportate alla

coscienza.

• I ricordi subiscono modificazioni quantitative e qualitative

3) RIEVOCAZIONE: capacità di richiamare alla memoria materiale immagazzinato

• Spontanea: possibile attraverso nessi e associazioni; dipende dallo stato emotivo

• Volontaria: richiamo alla mente di ciò che coscientemente si vuole rievocare

TIPI DI MEMORIA

Memoria esplicita o dichiarativa

- semantica: accumulo di informazioni in forma pura, senza specifiche di tempo o spazio. Bagaglio di

conoscenze (organizzate) sul mondo e sui simboli verbali (significati, relazioni, regole), svincolate da

aspetti situazionali.

- episodica: fa riferimento ad eventi della propria esperienza personale

- Autobiografica: aspetti personali riguardanti il passato (notizie personali, esperienze

vissute) o il programma per il futuro (ciò che ci si è prefissi di fare, desideri, aspettative).

- Prospettica: provvede alla programmazione di azioni che dovranno essere compiute a

distanza di tempo e alla rievocazione delle stesse.

- emozionale: eventi che ci hanno colpito

Memoria implicita o non dichiarativa

- procedurale: relativa alle capacità e abilità apprese, è la memoria di come si fanno le cose e di

come si usano gli oggetti. La perdita di questo tipo di memoria rende difficili attività quotidiane

come vestirsi, lavarsi, ecc.

- emotiva e affettiva: la memoria per le prime relazioni del bambino con l’ambiente e in particolare

con la madre.

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Classificazione in base al criterio temporale

Sembra che la memoria agisca in un modo differente a seconda che il materiale debba essere

immagazzinato per meno di un secondo (registro sensoriale), per una questione di secondi (memoria a

breve termine) o per intervalli più lunghi che variano da minuti a anni (memoria a lungo termine).

L’informazione entra per la prima volta nel sistema della memoria attraverso un organo di senso e viene

immagazzinata nel primo deposito, il deposito sensoriale, che conserva per un breve spazio di tempo una

registrazione quasi letterale dell’immagine sensoriale. In questo deposito l’informazione decade

velocemente, dura meno di un secondo. Se vogliamo conservare l’informazione dobbiamo trasferirla nel

deposito a breve termine. La MBT è una memoria attiva, dove si elaborano i processi mentali coscienti. La

memoria a lungo termine è la componente del sistema che conserva tutte le informazioni che abbiamo

appreso, oltre alle regole per elaborarle. In questa parte della memoria noi custodiamo il nostro nome,

quello degli amici, le parole e il loro significato, le esperienze, felici ed infelici, la conoscenza delle capacità,

come si va in bicicletta, ecc.

Registro Sensoriale

è organizzato in base a ciascuna modalità sensoriale.

è capace di acquisire un numero elevato di informazioni, che vengono però velocemente perse, ad

esclusione di quelle che passano nella memoria a breve termine

MEMORIA ICONICA: il registro sensoriale della modalità sensoriale visiva.

MEMORIA ECOICA: il registro sensoriale per la modalità acustica.

Attualmente si pensa che esistano registri sensoriali per ciascuna modalità sensoriale.

Memoria a breve termine (MBT)

L’informazione viene trattenuta per 15-20 secondi

Possono essere immagazzinati solo sei o sette elementi: quando nuovi elementi vengono

depositati, quelli precedenti vengono persi

Serve come “spazio di lavoro” mentale per risolvere certi problemi (calcoli mentali, analogie

geometriche, comprensione della comunicazione parlata e scritta …)

E’ la stazione di transito per la memoria a lungo termine

A livello cellulare: modificazione di proteine pre-esistenti, processi metabolici transitori

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Memoria a lungo termine (MLT)

La sua durata copre la maggior parte della vita; ha capacità molto ampia

Il passaggio dalla memoria a breve a quella a lungo termine è favorito dal significato, dalle

connessioni e dall’elaborazione dell’oggetto da memorizzare

A livello cellulare: sintesi di nuove proteine, cambiamenti strutturali stabili

I fattori che favoriscono il passaggio dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine sono:

→ L’ATTENZIONE: necessità, interesse, motivazione, concentrazione, pregiudizio

→ L’ELABORAZIONE: associare le nuove informazioni a conoscenze già acquisite

→ LE MNEMOTECNICHE: organizzazione delle informazioni

Tutti gli impulsi che pervengono all’individuo tramite le percezioni derivate dagli organi di senso circolano

immediatamente nel cervello sotto forma di oscillazioni elettriche e, dopo 10-20 secondi, vengono perse.

La mancanza di interesse e l’impossibilità di stabilire delle associazioni, oppure la contemporaneità di

percezioni distraenti, portano alla dispersione dell’informazione elettrica originaria, senza che essa venga

consolidata nella memoria. Il passaggio dalla memoria immediata a quella a breve termine corrisponde ad

un filtro ed ha quindi una funzione importante: ci protegge (almeno parzialmente) dal sovraccarico di

informazioni, facilitando così l’orientamento. L’efficacia del recupero è legata alla capacità di cogliere indizi,

di creare associazioni, di impiegare strategie di recupero complementari a quelle utilizzate in fase di

codifica e dalla situazione emotiva del soggetto.

EFFETTO DI RECENZA (recency effect): rievocazione corretta e accurata degli ultimi elementi di una

lista (sostenuta dal sistema di MBT)

EFFETTO DI PRIORITÀ (primacy effect): discreta rievocazione dei primi elementi di una lista (sostenuta

dal sistema di MLT).

I MECCANISMI DI CODIFICA E DI ELABORAZIONE

Il modo di funzionare della memoria si riferisce a un insieme complesso di processi in cui sono coinvolte

altre funzioni cognitive, come attenzione, percezione, ragionamento, nonché tutte le abilità cognitive che

hanno a che fare con l’intelligenza e le emozioni.

La codifica è un processo consistente di un insieme di regole e operazioni che convertono l’informazione

proveniente dall’esterno in una traccia che può essere conservata. La codifica ottimale è una codifica dello

stimolo che riesca ad anticipare quei cue (indizi, suggerimenti) che saranno disponibili nella fase di

recupero.

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La ripetizione semplice non aiuta a codificare e mantenere informazioni nella memoria a lungo termine

(reiterazione di mantenimento). E’ piu’ efficace ripetere l’informazione associandola a qualche forma di

significato (reiterazione elaborativa). Particolarmente utili le associazioni con informazioni che: riguardano

noi stessi e/o attivano immagini visive.

La ripetizione aumenta la probabilità che una nuova informazione entri a far parte del deposito a lungo

termine. Ma non tutti i tipi di ripetizione ottengono lo stesso risultato. Secondo alcuni ricercatori esistono

almeno due tipi di ripetizione:

ripetizione di mantenimento: consiste nel ripetere più volte l’informazione senza pensare realmente ad

essa. Questo permette di mantenere l’informazione nella Memoria a Breve Termine per un certo

tempo, ma non produce il trasferimento nella Memoria a Lungo Termine

ripetizione elaborativa: agisce sulla nuova informazione creando un qualche tipo di elaborazione,

facendo delle associazioni, cercando di immaginarla o tentando di metterla in relazione con altri

elementi presenti nella MLT. La ripetizione elaborativa è quindi il modo in cui l’informazione viene

trasferita dal deposito a breve termine a quello a lungo termine.

Un importante aspetto per l’efficacia della codifica con il conseguente miglioramento del ricordo è la

profondità di codifica: quanto più il processo di elaborazione si focalizza su aspetti relativi al significato

della traccia e non agli aspetti percettivi presenti nello stimolo, tanto più sarà efficace la codifica, quindi

migliore il ricordo. Un conto è leggere un libro per puro passatempo, un altro è studiare il contenuto del

libro, nel primo caso ci sarà un’elaborazione di tipo superficiale, nel secondo una più approfondita allo

scopo di migliorare il ricordo. Maggiore è la ricchezza dei particolari dell’informazione che vengono

elaborati, maggiore è l’organizzazione con le conoscenze pregresse e maggiore sarà la possibilità di

rievocazione.

RECUPERO Per il recupero dell’informazione il vantaggio maggiore si ha quando in fase di codifica ed in fase di

recupero si usa la stessa chiave strategica. Questa facilitazione è spiegata dalla Teoria della specificità della

codifica di Tulving (compatibilità di codifica). Affinchè ci sia recupero deve essere presente un cue (indizio)

che riattiva gli elementi da ricordare.

Cue: stimolo che permette di rievocare più facilmente informazioni immagazzinate nella MLT.

Il Ricordare oltre ad essere influenzato dal passato, da come abbiamo memorizzato, dipende anche dal

presente. Se il contesto in cui abbiamo imparato (codificato) si ripresenta abbiamo una facilitazione.

Quanto più contesto di codifica e contesto di recupero sono simili, tanto più il recupero è facilitato.

Modello del doppio codice di Paivio:

sistema verbale: specializzato per trattare le informazioni di tipo linguistico.

sistema non verbale: qualificato per elaborare stimoli non linguistici. Opera quindi in compiti come

l’analisi di oggetti, di immagini e di scene.

L’informazione quando viene sottoposta a diversi meccanismi di codifica, ed è quindi rappresentata in

memoria in diversi codici, è meglio ricordata di quella codificata in una sola modalità.

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La rievocazione

Quando ci serve un’informazione utilizziamo sempre una o più chiavi di accesso a quel ricordo. I processi di

recupero prendono sempre avvio da un indizio che fornisce le chiavi di accesso all’informazione ricercata.

Per sapere se un indizio è appropriato dobbiamo rifarci al concetto di specificità di codifica.

Libera: senza cue (= indizi, stimoli). Effetti di posizione seriale: effetto di priorità ed effetto di recenza.

Seriale: ripetizione di una serie di items dopo la loro presentazione: usata per cogliere lo span di

memoria (cioè quanti elementi contiene la memoria).

Guidata: uso di cue di natura semantica, fonemica ecc., in genere va meglio della rievocazione libera.

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Quando la memoria fallisce: ricordare e dimenticare

La memoria ci permette di costruire la nostra personalità, un’identità propria, integrando gli episodi della

nostra storia personale.

A tutti capita di dimenticare un numero di telefono, i nomi propri di conoscenti, alcuni fatti recenti o dove si

sono appoggiate le chiavi, ma questo non significa avere un problema di memoria. Sarebbe diverso se nel

momento di ACQUISIRE i dati ci fosse l’INTENZIONE di ricordare tutti gli elementi.

Dobbiamo distinguere fra dimenticare ciò che è stato realmente appreso e ciò che crediamo di avere

appreso: solo nel primo caso parleremo di dimenticanza, mentre nel secondo caso si tratterà di mancato

apprendimento.

La prima fase del ricordo passa attraverso la memoria sensoriale; vista ed udito ci permettono di vedere e

sentire, ma il trasferimento alla memoria di quanto è stato visto o sentito NON è automatico.

RICORDARE necessita di:

• FIDUCIA IN SE’ STESSI

• INTENZIONALITA’

Dirigere il proprio sguardo

Orientare l’ascolto

• CAPACITA’ DI ATTENZIONE

• CAPACITA’ di ORGANIZZARE le informazioni

• EMOZIONE

La virtù della dimenticanza Come sarebbe la nostra vita se ci dovessimo ricordare tutto ciò che abbiamo percepito?

La memoria non esisterebbe se non esistesse la capacità di dimenticare.

Dimenticare è essenziale all’equilibrio psico-fisiologico della nostra vita cognitiva perché impedisce quella

pienezza troppo patologica, strabordante e straripante che aumenterebbe talmente il potere della nostra

memoria da renderlo nemico della memoria stessa, fino a impedirci di parlare della nostra vita con ordine e

precisione e addirittura di agire nel mondo da persone normali.

Il dott. Seresevskij, giornalista affetto da mnemonismo patologico, ha una memoria talmente affollata di

ricordi da creare un duplicato caleidoscopico e labirintico della realtà, impossibile da governare. Un

doppione così intricato, folto e ridondante da non permettere più di ricordare, con ordine e pertinenza, i

fatti, le persone e gli oggetti della vita reale. (“Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla”,

Lurija 1968)

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Non tutto è perduto ...

Gran parte del nostro sapere e della nostra vita è nascosto nella nostra mente in modo inconscio ed

implicito e può essere richiamato alla nostra attenzione cosciente quando se ne presenti l’occasione o la

necessità.

La dimenticanza: perchè si dimentica?

La dimenticanza di rado corrisponde ad un vuoto. Si fatica ad estrarre le informazioni perché sono state

mal classificate oppure non rinforzate o perché ci sono state delle interferenze.

Perdita di informazione nella MLT:

Mancato utilizzo di certi contenuti della memoria (teoria del disuso, decadimento della traccia): quanto

meno rievochiamo una determinata conoscenza tanto più è probabile che vada perduta. Se

apprendiamo una lingua straniera ma non abbiamo modo di parlare in quella lingua, sicuramente

dimenticheremo buona parte del lessico.

Impiego di strategie di recupero non congruenti con quelle con le quali è stata effettuata la codifica: se

l’informazione è stata codificata con una strategia di classificazione, e in fase di recupero, impieghiamo

una strategia diversa, è probabile che non riusciremo a recuperarla. In questo caso non si dice che

l’informazione sia stata cancellata dalla memoria, ma che viene meno la capacità di recuperarla.

Presenza di grande quantità di informazioni in memoria (teoria dell’interferenza): si dimenticano un

fatto o un evento perché altri fatti o eventi bloccano il ricordo di quello originale. In altre parole i ricordi

interferiscono l’uno con l’altro nella MLT. Quando una persona impara materiali nuovi si possono avere

due tipi di interferenza che determinano l’oblio. L’interferenza proattiva e l’interferenza retroattiva.

Condizioni emotive in cui è avvenuto l’apprendimento e/o avviene il recupero (blocco emotivo,

rimozione)

Come ricordiamo

Mappe neurali

Si tratta di un insieme di reti di neuroni che stabiliscono delle connessioni tra loro attraverso lo sviluppo di

assoni e dendriti e/o attraverso meccanismi elettrochimici. All'interno di queste mappe stimoli analoghi

hanno un accesso facilitato, grazie al fatto che altre volte nel passato hanno percorso quelle stesse strade e

che le connessioni sono già costituite e consolidate. I nostri ricordi sono organizzati in questa rete

complessa, correlati tra loro e dotati di una certa stabilità, data appunto dalla loro storia, ma anche di una

grande variabilità, data dal fatto che il costituirsi delle reti, l'attività di collegamento e di connessione è

continuamente all'opera. "Conoscere è dimenticare" nel senso che le connessioni si stabiliscono mediante

un processo selettivo che consente a certi legami di vivere e ad altri di morire.

L'effetto rete

Dei ricordi vengono immagazzinati solo alcuni pezzi. A partire da questi nel recupero viene ricostruita

l’intera informazione da ricordare. I ricordi meglio formati vanno meno incontro ad oblio.

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L'effetto del sonno

Il sonno ha l’effetto di consolidare le tracce di memoria e ridurre l’oblio (sleep effect, dovuto alla mancanza

di interferenze durante il riposo).

Negli ultimi dieci anni diverse ricerche hanno confermato che un sonno adeguato prima e dopo una

sessione di addestramento è essenziale nell'apprendimento. Si ritiene infatti che le fasi del ciclo di sonno

organizzino attivamente il cambiamento di forme specifiche di memoria, sostanzialmente è come se il

sonno "cucisse insieme" le varie parti di un'esperienza di apprendimento.

Secondo gli studi di neuropsicologia, in una prima fase un ricordo diviene via via più stabile e resistente

dopo diverse ore di veglia; successivamente, dopo la stabilizzazione durante il giorno, una notte di sonno

rafforza i ricordi, favorendo una prestazione migliore il giorno successivo.

E' stato inoltre documentato che il riposo diurno sembra migliorare anche l'apprendimento di un'abilità

visiva, in quanto determinate parti del cervello (coinvolte nella percezione visiva) si affaticano localmente,

ma brevi periodi di sonno posso permettere un totale recupero.

In sintesi, dormire prima dell'addestramento predispone il cervello ad apprendere, mentre un buon sonno

dopo l'esercizio innesca il consolidamento dei ricordi.

OBLIO L'oblio corrisponde alla perdita di informazioni nel sistema di memoria. Senza oblio la memoria

diventerebbe un magazzino saturo, senza possibilità di ricevere nuove informazioni.

Hermann Ebbinghaus (Barmen, 24 gennaio 1850 – Breslau, 26 febbraio 1909) è stato uno psicologo e

filosofo tedesco, precursore degli studi sperimentali sulla memoria. Ebbinghaus identificò la curva

dell'apprendimento e la curva dell'oblio.

In un esperimento memorizzò alcune serie di sillabe e

misurò la memoria dopo venti minuti, dopo un’ora, dopo

nove ore, dopo un giorno, due giorni, sei giorni, trentuno

giorni. In tal modo poté mettere in evidenza come

procede nel tempo l’oblio. In un primo tempo la memoria

calava rapidamente. Man mano che il tempo passava,

però si accorse che il decadimento diminuiva sempre più. Era come se le tracce e i ricordi, passato il primo

periodo, diventassero più tenaci.

Dopo un certo periodo di tempo si ricorda una minore quantità di cose rispetto a quelle apprese. L’oblio,

dapprima molto rapido, diventa sempre più lento con il passar del tempo. La curva dell’oblio anche se

scende a valori minimi non arriva mai allo zero assoluto, per cui almeno qualcosa di ciò che abbiamo

appreso lo ricordiamo sempre.

Effetto della distribuzione nel tempo: posso studiare un argomento un’ora al giorno per quattro volte

alla settimana, oppure due ore per due volte alla settimana.

Distribuzione della pratica: è meglio distribuire nel tempo l’apprendimento.

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Fattori che determinano l’oblio I principali fattori che favoriscono o determinano l’entità dell’oblio delle informazioni nel sistema di

memoria sono:

Il tempo

Più è lungo l’intervallo di ritenzione (intervallo tra apprendimento e la rievocazione) minore è la

percentuale di materiale che si ricorda. L’oblio è molto rapido all’inizio (si perde oltre il 50 per cento del

materiale dopo un’ora), poi va rallentando per stabilizzarsi nel tempo con il passare dei giorni. Eccezioni:

spesso si ricordano molto bene eventi accaduti molti anni prima, ma ci si può dimenticare il nome di una

persona che ci viene presentata non appena abbiamo finito di stringerle la mano.

L'accuratezza (a livello di codifica)

L’accuratezza con cui l’informazione è stata appresa, quindi codificata, originariamente. La codifica si

riferisce al modo in cui la nuova informazione viene inserita in un contesto di informazioni precedenti. I

codici usati possono essere di vario tipo: per es., visivo o semantico.

Esperienza (a livello di ritenzione)

Le esperienze dell’individuo durante il periodo di ritenzione. Se si codifica l’informazione sulla base del

significato si ottiene una migliore ritenzione (ripetizione).

Contesto (a livello del recupero)

Le condizioni in cui viene operato il recupero. Affinché il recupero avvenga deve essere presente un

suggerimento (cue) appropriato che attivi la traccia. La compatibilità tra la traccia quale è stata codificata e

le caratteristiche dell’informazione presente al recupero determina il ricordo (principio di specificità di

codifica).

Distrazione e i problemi di attenzione

Distrazione: focalizzazione dell’attenzione su elementi diversi rispetto al materiale-bersaglio da apprendere

e da ritenere.

Tipi di distrazioni:

distrazione al momento della codifica dell’informazione (è come se non venisse registrata)

distrazione nella fase di recupero del materiale già immagazzinato (si tratta di una distrazione

temporanea).

Se si presta attenzione alle informazioni nel momento in cui vi vengono presentate, una distrazione

immediatamente successiva può produrre una perdita di informazione. Per non dimenticare, è necessario

allora sia prestare attenzione all’informazione nel momento della codifica, sia non essere distratti nel

periodo immediatamente successivo.

I fattori emozionali

Quanto più un evento è emozionalmente denso, tanto più sarà ricordato ed esente da oblio

gli episodi emotivamente coinvolgenti sono ricordati meglio di quelli poco coinvolgenti

gli eventi piacevoli sono rievocati più facilmente di quelli spiacevoli

Eccezione: gli eventi traumatici, fortemente spiacevoli e dolorosi vengono rimossi e cadono nell’oblio.

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L’interferenza

La capacità di ricordare qualcosa può essere modificata dal ricordo di altro materiale, soprattutto se

queste sono simili o legate concettualmente al materiale da ricordare.

Interferenza retroattiva: prodotta dall’apprendimento di un nuovo materiale sull’apprendimento del

materiale appreso precedentemente (Ho visto tre film: le immagini e i dialoghi del terzo film hanno più

possibilità di restare in memoria)

Interferenza proattiva: rappresenta l’interferenza che un vecchio materiale appreso in precedenza

produce sull’apprendimento di nuovo materiale (Ho studiato inglese per 2 anni, ora devo studiare il

tedesco ... le nozioni di inglese si ripresentano mentre cercate di memorizzare il tedesco).

Recuperare le informazioni

Rievocazione: dipende dal fatto di aver organizzato ben l’informazione, dal numero di

riferimenti/associazioni tra tali informazioni e quelle già immagazzinate

Riconoscimento: “conoscere di nuovo” percepire come identico a qualcuno o a qualcosa di noto.

L'importante è capire il perché della dimenticanza, in modo da reagire con la strategia più adeguata. La

dimenticanza è proporzionale alle attività che seguono direttamente all’acquisizione dei dati. Gli effetti di

interferenza ci permettono di aggiornare la nostra visione del mondo. Ammaestrare “le memorie” significa

saper ricordare quando serve e riuscire ad acquisire nuove conoscenze con la massima efficacia.

Sulla punta della lingua …

Capita di dimenticare il nome di una persona o di una parola, eppure ...

- ne conosciamo il significato

- abbiamo un’idea precisa dell’immagine associata

- sappiamo qual è la prima lettera

- vengono alla mente parole o nomi simili

- sappiamo quali sono le risposte sbagliate

… ma non riusciamo a dire quella parola!! Proviamo un forte senso di FRUSTRAZIONE. Il fenomeno della

"punta della lingua“ dipende dal fatto che viene rintracciata soltanto una parte dell'informazione

necessaria per produrre un ricordo totale. Nome, funzione e immagine visiva delle parole, sono

memorizzati separatamente. In sostanza, più "suggerimenti" o battute d'entrata si hanno, più è facile

arrivare a ricostruire una memoria.

Per esempio, se penso ad una persona che incontro saltuariamente in ufficio e ricordo che il suo cognome

inizia con la lettera R possiedo soltanto parte dell'informazione per "innescare" il ricordo nella sua pienezza;

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ma se sono in grado di "aggiungere" altre informazioni, penso ad esempio ad un'altra persona che conosce

il signor R o ad altre occasioni in cui l'ho incontrato posso ricordarmi che quel signore si chiama Rinaldi.

Può capitare di recuperare all'improvviso un nome quando ormai avevamo rinunciato a cercarlo: questo

perché la nostra mente ha continuato a lavorare inconsciamente su quel problema, innescando una massa

critica di informazioni necessaria per ricostituire quel ricordo.

Le leggi dell’apprendimento (Edward L. Thorndike)

1. La legge della motivazione: se si ha una forte determinazione, obbiettivi chiari e ben fondate ragioni

per imparare, si faranno migliori progressi che in mancanza di tutto ciò. La motivazione implica la

concentrazione.

2. La legge dell’esercizio: le cose ripetute più spesso sono ricordate meglio (o meglio eseguite). Ciò sta

alla base dell’addestramento e della pratica.

3. La legge dell’effetto: l’apprendimento viene rinforzato quando è accompagnato da sensazioni

piacevoli o soddisfacenti; l’apprendimento si indebolisce quando è associato a sensazioni spiacevoli o

frustranti.

4. La legge della priorità: le cose imparate per prime creano spesso un’impressione forte e quasi

incancellabile.

5. La legge dell’intensità: da un’esperienza vivida, drammatica, eccitante o coinvolgente si impara più

che da una routine d’esercizi noiosi.

6. La legge della prossimità: si ricordano meglio le cose imparate più di recente.

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STILE DI VITA

L’adozione di uno stile di vita comprendente un regolare svolgimento di attività fisica e mentale e una

dieta salutare, ricca di frutta, verdura, omega-3, antiossidanti, vitamine (B, C, E), minerali, acqua,

carboidrati a basso indice glicemico, è in grado di migliorare le funzioni cognitive (in particolare la

memoria). Lo svolgimento regolare di attività fisica può migliorare le prestazioni cerebrali, favorendo un

maggiore afflusso di sangue al cervello e contrastando, quando non si verifichino altre patologie del sistema

nervoso, l’invecchiamento e il deterioramento cerebrale.

La caffeina aiuta i processi mnemonici, in particolar modo nel momento del recupero delle informazioni,

ma è bene la moderazione.

Il fumo esercita un'azione tossica, provoca un restringimento dei vasi cerebrali e una conseguente

riduzione del flusso di sangue e ossigeno alle zone implicate nelle funzioni cognitive. I fumatori più accaniti

(più di 20 sigarette/die) presentano una diminuita capacità di memorizzare le parole e di concentrarsi.

L'alcol produce un'azione tossica sulle cellule nervose: le disidrata, modificando la fluidità e la permeabilità

delle membrane cellulari e ne riduce la densità, le vittime principali sono i neuroni e le cellule gliali della

corteccia orbitofrontale (coinvolta nei processi decisionali, emozionali e motivazionali che permettono

l'adattamento alle situazioni nuove) e dell'ippocampo (regione dell'apprendimento e della memoria, la

sede in cui si formano i ricordi). La perdita progressiva dei neuroni è tanto più pronunciata quanto più lungo

è il periodo di abuso, la riduzione del volume dell'ippocampo nei forti bevitori spiegherebbe l'alterazione

della memoria e delle capacità cognitive.

Fare uso appropriato dei medicinali

Combattere stress e tensione

Dormire bene, meditare

Attività fisica per accumulare energia

Rafforzare l’autostima per aumentare la lucidità

Convinzioni limitanti

Motivazione – approccio mentale -gratificazioni

LE MEMORIE Visiva: incide sul ricordo per l’85% circa

Uditiva: incide sul ricordo per il 15% circa

Cinestesica (tatto, olfatto, gusto)

Tre stili comunicativi:

Individui visivi (mi è chiaro, faccio un quadro della situazione, che bello ... )

Individui uditivi (ti sento bene, mi suona bene, ascolta il suono ..., che rumore!)

Individui cinestesici (ho un nodo in gola, ho lo stomaco sottosopra, mi prudono le mani ...)

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Gli ausili mnesici

Si classificano in: interni o esterni, questi ultimi a loro volta possono essere attivi e passivi.

AUSILI ESTERNI PASSIVI

• Adattamento delle condizioni ambientali

• Orientamento nella realtà

AUSILI ESTERNI ATTIVI

• Agende, calendari, timer, lavagne, elenchi, liste, registrazioni ...

Possiamo definirli “PROTESI COGNITIVE”, interagiamo con essi per un'attività di ricostruzione mnesica.

Sono espedienti che ci aiutano ad organizzare e a gestire il tempo, a migliorare l’attenzione, danno indizi,

sgravano la memoria, ci obbligano anche a ripassare.

MNEMOTECNICHE - AUSILI INTERNI

Il nome di “mnemotecnica” deriva dalla dea greca Mnemosine, la madre delle muse, generatrice di

creatività e conoscenza

prima della diffusione dell’alfabetizzazione la conoscenza e la tradizione culturale venivano

tramandate oralmente!

Sono degli stratagemmi per migliorare l’elaborazione (codifica) dell’informazione in entrata, per facilitare

la ritenzione e potenziare le capacità mnesiche. Servono per un miglioramento dell’elaborazione

dell’informazione in entrata.

Le tecniche permettono l’apprendimento di materiali precisi e non possono essere usati per scopi diversi

rispetto a quelli per cui sono state create.

I sistemi sono mnemotecniche elaborate e complesse, possono essere utilizzate per memorizzare dei

materiali molto differenti.

TECNICHE VERBALI

RIME: sono utili quando il materiale è vario e non ha nesso logico; danno maggior significatività tra

item e li collegano tra loro; hanno una codifica verbale e fonologica. Es. trenta giorni ha novembre con

april, giugno e settembre …

ACRONIMI: sigle, parole artificiali, es. ONU, CEE, FIAT, CONI, RAI, USA ...

ACROSTICI: parole o frasi di senso compiuto in cui le lettere iniziali forniscono un suggerimento utile

per il recupero. Es: Ma con gran pena le recan giù OPPURE Come Quando Fuori Piove ...

TECNICHE VISIVE

L’efficacia mnestica delle immagini è legata alla possibilità di pervenire ad una doppia codifica degli

elementi da ricordare, i nomi concreti vengono ricordati con maggiore frequenza rispetto a nomi astratti!

• Associazione visiva: parola-immagine: si crea una vivida immagine di ogni parola, formando una

catene di parole.

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• Associazioni logiche o metaforiche: metodo delle storie, le parole vengono inserite in un racconto

Per trasferire un'informazione nella MLT è necessario associarla ad un'immagine mentale concreta avente

caratteristiche di:

Esagerazione (colori, dimensioni)

Movimento (immagini interattive)

Associazioni Insolite (immagini bizzarre)

Coinvolgimento Emotivo (situazioni, persone ed oggetti familiari)

… E MAI CE ne dimenticheremo - le lettere maiuscole rappresentano le iniziali delle quattro condizioni.

Quando tutti questi elementi sono presenti, l'immagine (e l'informazione ad essa associata) viene collocata

nella memoria a lungo termine. Le immagini mentali non solo portano ad un ricordo migliore, ma anche

più duraturo!!!

• Esempio: applicazione ad una lingua straniera. La parola casa corrisponde al francese maison, il cui

suono assomiglia al nome del celebre avvocato. Un esempio di immagine interattiva: l’avvocato Mason

fa il maggiordomo a CASA nostra.

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SISTEMI VERBALI

Il metodo fonetico

E' strutturato in tre fasi.

• Nella prima fase si associano una o più consonanti alle cifre da 0 a 9.

Numero Suono Lettere Esempio

1 dentale T, D thè, dio, due, atto

2 nasale N, GN neo, anno, gnè

3 mugolante M amo, mio, emme

4 vibrante R ara, re, oro, erre

5 liquido L, GL ali, lui, aglio, li

6 palatale C, G (dolce) ciao, oggi, ci, gi, agio, gelo, cielo

7 gutturale CH, K, GH (duro) occhio, eco, chi, qui, ago, gei, acca

8 labiodentale F, V ufo, uva, via, uffa, avvio

9 labiale P, B boa, ape, oppio, oboe

0 sibilante S, SC, Z (dolce) sei, esse, zio, ozio, ascia, scia

• Nella seconda fase si crea un casellario, di dimensioni variabili, composto da parole concrete. le

consonanti che le contraddistinguono devono corrispondere a quelle relative a ciascun numero, da 0 a

9. Ad es., al numero 6 può essere collegata la parola cielo (6-C dolce), al numero 19 topo (1-T, 9-B).

• In una terza fase, si costruiscono immagini interattive tra le parole da ricordare e quelle presenti sul

casellario. Ad esempio, se la diciannovesima parola della lista è “trappola”, e sul vostro casellario al

numero 19 corrisponde la parola topo, si può immaginare un topo imprigionato in una trappola.

Per convertire una parola in un corrispondente numerico (e viceversa) vanno rispettate alcune regole:

» Le vocali non corrispondono a nessuna cifra, quindi non vanno considerate;

» Le consonanti doppie vanno considerate come un unico suono;

» Bisogna sempre valutare il suono che la lettera produce.

• Applicabilità => Articolo 149 del Codice Civile, come posso ricordare qual è?

• 149 => 1 (T, D) - 4 (R) - 9 (B, P) => Sfrutto questi numeri per trovare una (o più parole) che con IRONIA

mi suggeriscano l’argomento dell’articolo.

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• T R P troppa trippa (accumulata da uno dei coniugi!) … è certamente un valido motivo per sciogliere

un matrimonio!!!

SISTEMI VISIVI

Il peg-system

Consente il recupero di sole dieci unità. Si deve prima imparare una filastrocca:

uno-pruno, due-bue, tre-re, quattro-gatto, cinque-pingue, sei-nei, sette-vette, otto-dotto, nove-piove,

dieci-ceci.

• Poi si formano delle immagini interattive tra le parole da memorizzare e quelle della filastrocca.

Esempio: fanciullo, libro, latte, aereo => un fanciullo seduto sotto un pruno, un bue con un libro in

bocca, un re che beve del latte …

• Il testo originale è in inglese => one ate a bun, two in shoes, three for free, four on the floor, five is alive,

six on sticks, seven in heaven, eight comes late, nine down a mine, ten in a pen.

Mnemotecnica dei loci:

Si posizionano le nozioni da ricordare collegandole mentalmente (in modo bizzarro) ad oggetti di un luogo

familiare, che conosciamo molto bene, fin nei dettagli, come la nostra abitazione.

Si colloca una parte del discorso in un vano.

Si individuano le parole chiave.

Si fa interagire la parola chiave con gli oggetti che sono collocati nella stanza.

Si cambia stanza quando il discorso passa ad un argomento differente.

Non è possibile il recupero automatico di un solo item, ma è garantito il ricordo seriale.

Parola chiave implica due fasi: una fonetica (semantica) e una visiva. Utile ad esempio nello studio dei vocaboli di lingue

straniere ==> arm (traduzione: braccio, parola -nella lingua madre- assonante: arma, immagine: arma in

braccio).

PQRST Preview Question Read Summary Test = osservare - interrogare - leggere - riassumere - verificare

Analizzare le informazioni contenute in un brano, porsi domande sul suo contenuto, ordinare le

informazioni, identificare le parole chiave, rileggere il brano e verificare.

Caratteristiche che facilitano comprensione e codifica, ad es. di un brano:

esempi esplicativi;

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figure;

domande aggiunte;

organizzatori anticipati: sommari in forma verbale o visiva che precedono il brano.

Altri metodi La serializzazione: A - B - C - D - E ...

L’associazione visiva (es. della cartina geografica)

Categorizzazione: semantica, fonologica

Organizzare i dati

• Raggruppare (numeri telefonici)

• Classificare (informazioni dello stesso tipo)

• Dare un senso (a delle figure)

• Associare i dati (associazione fonetica, logica, semantica, metaforica)

L' APPRENDIMENTO sarà più facile se ...

poniamo INTERESSE, ATTENZIONE ed ORGANIZZAZIONE; sono indispensabili per un buon ricordo.

ci si proietta nel futuro con fiducia, volontà ed intenzione verso la realizzazione personale, sostituendo

le suggestioni negative con le predizioni positive.

ci si pone un obiettivo, un risultato a cui tendere attraverso un progetto.

MEMORIA DI LUOGHI

Finalità: sapere dove ci si trova e che strada percorrere per raggiungere la meta

Controllo: durante lo spostamento è necessario verificare di continuo la direzione

Economia: minimo dispendio di attenzione e sforzo

Conoscenza: bisogna perfezionare l’organizzazione e le rappresentazioni in modo che da locali divengano

generali

Memoria spaziale: codifica le informazioni (associate alla modalità sensoriale visiva) relative alla posizione,

all’orientamento e alla direzione.

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Ricordare i luoghi - spostarci nell’ambiente

Localizzare oggetti e favorirne il recupero

Il soggetto localizza se stesso nell’ambiente

L’oggetto viene inserito nel contesto spaziale

Spostarsi dipende da:

Ampiezza

Complessità di un luogo

Familiarità

La memoria dei luoghi è connessa:

- alla precisione della rappresentazione mentale

- alla conoscenza spaziale

- alla capacità di leggere o dedurre l’informazione richiesta

LA MEMORIA DEGLI OGGETTI Richiede: l’identificazione dell’oggetto E la sua localizzazione

ERRORI =>

Distrazione: luogo inusuale

Aggiornamento: più luoghi familiari

Rilevazione: è a posto ma nascosto

Recupero degli oggetti: strategie

Ripetizione mentale dell’azione (ricostruisce la sequenza di azioni)

Esplorazione mentale (immagina i luoghi)

Esame di realtà (ho immaginato di farlo?)

Ricerca reale

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I DISTURBI DELLA MEMORIA

Prestazioni mentali ed età

Con l'avanzare dell'età si nota una riduzione di:

Sensi (vista, udito)

Motricità (velocità dei movimenti, velocità di reazione)

Pensiero (velocità di elaborazione)

L’unica modifica delle prestazioni mentali che è stato dimostrato essere associata all’avanzare dell’età é il

rallentamento.

Al contrario però si ha un incremento per quanto riguarda:

Linguaggio (vocabolario, comprensione, espressione)

Esperienza (capacità specifiche, pratiche e professionali, comprensione delle relazioni, azione

diretta)

Capacità sociali (desiderio di condivisione, facilità a mettere a disposizione esperienze e

conoscenze)

Le funzioni mentali nell’anziano

Memoria lenta, ma apprendimento efficace

Difficoltà a trovare le parole

Rallentamento ideatorio

Conservate: intelligenza, competenze linguistiche, competenze visuo-spaziali, prassie e gnosie

Memoria nell’anziano

Legge di Ribot sulla regressione della memoria:

=> la memoria degli eventi recenti viene perduta prima di quella degli eventi passati

La predilezione degli anziani per la reminiscenza è legata anche al senso di sicurezza.

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Come proteggere la nostra memoria?

Condurre uno stile di vita salutare: attività fisica, abitudini alimentari, igiene del sonno

Attività mentali stimolanti

Partecipazione sociale

Ambiente ricco di stimoli

Controllo dello stress

Prevenzione cardio-vascolare

ALTERAZIONI DELLA MEMORIA

1. DELLA FISSAZIONE: capacità di aggiungere nuovo materiale al magazzino della memoria

2. DELLA RITENZIONE: capacità di immagazzinare conoscenze che successivamente possono esser

riportate alla coscienza

3. DELLA RIEVOCAZIONE: capacità di richiamare alla memoria materiale immagazzinato.

Alterazioni della fissazione

Dovute a ridotti livelli di:

vigilanza

attenzione

interesse cognitivo

Esempi: - alterazioni dello stato di coscienza

- amnesia post-alcolica

- trauma cranico (amnesia anterograda)

Alterazioni della ritenzione

Riguarda il trasferimento dei ricordi dalla memoria a breve termine (MBT) a quella a lungo termine (MLT),

con impossibilità o difficoltà conseguenti di acquisire nuovi ricordi.

Esempi : - segno precoce della demenza

- trauma cranico (amnesia retrograda)

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Alterazioni della rievocazione

Intoppi nel tentativo di richiamare i ricordi alla mente.

Esempi: - fattori emozionali

- Sindrome di Korsakoff: è una malattia degenerativa del sistema nervoso. I pazienti

(alcolisti e/o con gravi deficit di tiamina) perdono la capacità di apprendere nuove

informazioni (amnesia anterograda) e confabulano riempiendo i vuoti coi ricordi

passati o con produzioni fantastiche deliranti – non rendendosi conto del loro

problema (anosognosia).

DISTURBI DELLA MEMORIA

1. DISTURBI QUALITATIVI (paramnesie)

(illusioni* e allucinazioni** della memoria, falsi ricordi)

2. DISTURBI QUANTITATIVI

(aumento o diminuzione)

*Illusione: è una distorsione di una percezione sensoriale, causata dal modo in cui il cervello normalmente

organizza ed interpreta le stesse (confondo una persona per un'altra che sto attendendo con ansia).

**Allucinazione: è la percezione di qualcosa che non è presente nella realtà in quel momento, la si definisce

anche “percezione senza oggetto” (vedo uno gnomo verde in mezzo ad una stanza vuota).

Disturbi qualitativi

A) Allomnesie = illusioni della memoria

Distorsioni e deformazioni di ricordi precedentemente registrati, in rapporto al tono affettivo e a

particolari contenuti di pensiero. Rievocazione di un’esperienza realmente vissuta ma ricordata con

significati, collocazione spazio-temporale e dimensioni totalmente distorti. I ricordi risultano

incompleti, inadeguati o risultano falsati.

B) Pseudoamnesie

Falsi riconoscimenti: l’impressione di ricordare come già vissuta un’esperienza nuova. Il sentimento

di familiarità normalmente associato con le esperienze precedenti si verifica anche quando un

evento viene sperimentato per la prima volta (condizioni fisiologiche di stanchezza o di stress,

lesioni o epilessia del lobo temporale, schizofrenia). Si tratta di un’alterazione dell’affettività

associata alla memoria, per cui il soggetto riconosce come familiare o ricorda una situazione mai

vissuta ((dèja vu, dèja veçu, déja entendu) oppure vive l’esperienza esattamente opposta (jamais

vu, jamais vécu, jamais entendu).

Falsi ricordi (confabulazioni): produzione compensatorie di fatti immaginari e fantastici in soggetti

con deficit mnesici; sono racconti improvvisati che mascherano il deficit mnesico del paziente, che

sostituisce ai ricordi perduti dei falsi ricordi o ricostruzioni attuali di fatti realmente vissuti. In

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genere, soprattutto nelle forme organiche, sono mantenuti per poco tempo e quindi modificati di

volta in volta. (Deterioramento organico (da alcol e altre sostanze), sindrome di Korsakoff, disturbo

post-traumatico da stress, adolescenza - per aumentare autostima).

Disturbi quantitativi

A) Ipermnesia = aumento delle capacità mnemoniche

permanente (dote naturale, generale o circoscritta, “idiots savants”)

transitoria (stati emotivi intensi, stati maniacali, psicoanalisi)

C) Ipomnesia = indebolimento generalizzato della capacità mnestiche

B) Amnesia = deficit di memoria che interessa tutti gli stadi del processo mnemonico

generalizzata: coinvolge tutti i ricordi

selettiva: interessa solo alcuni ricordi

sistematizzata: riguarda tutti i ricordi legati a determinati fatti o persone

Amnesia (in rapporto all’insorgenza di un evento patogeno)

anterograda: riguarda gli eventi successivi all’avvenimento patologico, con compromissione delle

capacità di fissare nuovi ricordi

retrograda: riguarda avvenimenti precedenti il fattore scatenante, con la perdita di capacità di

rievocare alla coscienza tracce mnemoniche preesistenti

Globale

Lacunare

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Cause di amnesia

Degenerative

Vascolari

Iatrogene (psicofarmaci)

Epilettiche

Post-traumatiche

Metaboliche (diabete, alcolismo,…)

Infettive (encefalopatia herpetica, HIV, …)

Depressione pseudodemenziale

Defici cognitivi

Amnesia: deficit di apprendimento nuove informazioni, deficit ricordo informazioni già acquisite

Afasia: disturbo della comprensione e/o della produzione del linguaggio

Aprassia: incapacità di eseguire attività motorie, malgrado l’integrità della funzione motoria

Agnosia: incapacità di riconoscere o identificare oggetti malgrado l’integrità delle funzioni sensoriali

Disturbo delle funzioni esecutive: pianificare, organizzare, ordinare in sequenza, astrarre.

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DEMENZA

Deterioramento diffuso delle funzioni corticali superiori che si manifesta prima nelle funzioni intellettive

per poi estendersi a tutto il comportamento. È un termine usato per descrivere i sintomi di un numeroso

gruppo di malattie.

Disturbo della memoria + Disturbo delle capacità esecutive/afasia/agnosia/aprassia

La demenza non va confusa con …

Stato confusionale acuto (tossico, infettivo, metabolico)

Perdita della memoria associata all’età

Declino cognitivo lieve (MCI):

- disturbi lievi della memoria o altre funzioni cognitive

- progressione verso la malattia di Alzheimer nel 50% dei casi in 4 anni

Epidemiologia della demenza

Prevalenza di deficit cognitivi sopra i 65 anni

Assenza di deficit cognitivi: 75%

Mild Cognitive Impairment: 17%

Demenza: 8% (lieve 2.3%, media 3.1%, grave 2.6%)

Mild Cognitive Impairment (MCI)

Lamentele sulla memoria (confermate da terzi?):

- Deficit isolati ai test della memoria (per scolarità ed età)

- Funzioni cognitive generali preservate

- Autonomia intatta

- Assenza di demenza

Declino cognitivo sottile: memoria e concentrazione, irritabilità e fatica, modifica della personalità,

vita emotiva e sociale

Periodo transizionale verso la demenza Alzheimer, nell’arco di 10 anni si ha conversione in

demenza di tipo Alzheimer nell’80% dei casi

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Cause di demenza

56% Malattia di Alzheimer

13% Vascolare

5% Depressione

4% Alcol

2% Farmaci

20% altre

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Classificazione delle demenze

Degenerative

M. Alzheimer

Demenza a corpi di Lewy => Prevalgono i sintomi psichici, in particolare paranoia, deliri e

allucinazioni visive. Può essere presente lieve parkinsonismo.

D. Frontali (Pick, Fronto-temporale) => Si manifesta intorno ai 50 anni di età, con episodi

depressivi, poi con disturbi della memoria e dell’attenzione, perdita di iniziativa, disturbi del

linguaggio, indebolimento progressivo di tutte le facoltà intellettive, non compare il delirio. Il

carattere e la personalità del paziente sono completamente alterati, compaiono stati di

agitazione psicomotoria (wandering o deambulazione afinalistica), ansia con crisi di violenza

inaudita, crisi di panico e di pianto, bassissimo livello di inibizione.

Vascolari

Corticali (multi-infartuali)(abilità di linguaggio, ragionamento, soluzione di problemi,

apprendimento, prassia)

Sottocorticali (forme lacunari)(vigilanza, attenzione, velocità di elaborazione, motivazione,

emotività)

Infettive

Encefalopatia spongiforme (Creutzfeld-Jakob)(è caratterizzata da perdita di memoria,

cambiamenti di personalità, allucinazioni, disartria, mioclono, rigidità posturale e convulsioni.)

Altre

Processi espansivi (idrocefalo normoteso, ematoma subdurale, neoplasie)

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LA MALATTIA DI ALZHEIMER

La malattia di Alzheimer è stata descritta per la prima volta nel 1906 dallo psichiatra e neuropatologo

tedesco Alois Alzheimer, che identificò in una donna di circa 50 anni, Auguste D., una «malattia insolita

della corteccia cerebrale», che aveva causato perdita di memoria, disorientamento e allucinazioni,

conducendo infine la paziente alla morte. Nel 1907, durante il Congresso Psichiatrico di Tubinga, Alzheimer

presentò il caso di questa donna, sottolineando come, successivamente all'autopsia, il cervello mostrasse

"una scarsità di cellule nella corteccia cerebrale e gruppi di filamenti localizzati tra le cellule nervose".

Nel 1910 Emil Kraepelin (il più famoso psichiatra di lingua tedesca dell'epoca) ripubblicò il suo trattato

Psichiatria, nel quale definì la nuova forma di demenza scoperta da Alois Alzheimer, chiamandola appunto

morbo di Alzheimer.

DEFINIZIONE

La demenza di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa, progressiva ed irreversibile, che colpisce il

Sistema Nervoso Centrale.

E’ la più comune causa di demenza: 80-85%

Si caratterizza per una estesa atrofia cerebrale e per la presenza di lesioni tipiche:

placche senili

grovigli neurofibrillari

EPIDEMIOLOGIA

In Italia, a seconda della stima, ci sono circa 820-900mila persone affette da demenza.

Secondo il Rapporto WHO sono circa 36 milioni nel mondo i soggetti affetti da demenza. Questo numero

sembra destinato a raddoppiare ogni 20 anni: 66 milioni nel 2030; 115 milioni nel 2050. (World Alzheimer

Report 2009). La maggior parte della crescita si dovrebbe verificare nei Paesi a reddito basso o medio: ad

oggi, il 58% di pazienti affetti da demenza vive in queste aree, tale percentuale dovrebbe salire al 71% nel

2050.

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21 settembre 2012 - XIX Giornata mondiale dell’Alzheimer

Il Rapporto Mondiale Alzheimer 2012 “Superare lo stigma della demenza” rivela che:

il 70% dei familiari richiede più informazione e sostegno

una persona con demenza su quattro nasconde la propria diagnosi

il 40% dei malati riferisce di non sentirsi accettato nella vita di tutti i giorni

Malattia di Alzheimer, una malattia familiare

• 80-90% dei malati vive a domicilio

• Istituzionalizzazione è tardiva

• Una diagnosi di Alzheimer comporta uno squilibrio familiare

Caregiver

Attività assistenziale di 7-8 ore circa quotidiane

73,8% prerogativa femminile

31,9% dei caregivers ha un’età fino a 45 anni, 38,2% tra i 46 e 60

Impatto negativo sul lavoro

Reazioni emotive del caregiver

Negazione-disperazione

Ricerca affannosa di cure

Ansia, rabbia

Depressione, esaurimento delle forze psicofisiche

Sensi di colpa e dolore, imbarazzo-impotenza

Isolamento e sentimento di solitudine

Rassegnazione ed accettazione.

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Il dolore della perdita e del lutto

Morte intesa come addio senza congedo

Lutto prolungato

Reazione di dolore più accentuata all’inizio della malattia e nella fase finale.

Stress

• disturbi comportamento, dell’umore, sintomi psicotici

• sesso femminile

• grado di parentela stretto

• esordio di malattia precoce

• coabitazione

LE 10 RACCOMANDAZIONI

1. Educare il pubblico

2. Ridurre l'isolamento delle persone affette da demenza

3. Dare voce alle persone con demenza

4. Riconoscere i diritti dei malati e dei familiari

5. Coinvolgere le persone con demenza nelle loro comunità

6. Sostenere ed educare i carergivers

7. Migliorare la qualità dell’assistenza

8. Migliorare la formazione specifica dei medici di base

9. Sollecitare i governi a creare piani nazionali Alzheimer

10. Migliorare la ricerca per affrontare lo stigma della malattia

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IL CERVELLO NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER

La malattia di Alzheimer colpisce le cellule nervose (neuroni) in diverse regioni del cervello.

Corteccia cerebrale: dove si formano il pensiero ed il linguaggio.

Gangli della base: molti neuroni contengono acetilcolina, una sostanza chimica importante per la memoria

e l’apprendimento.

Ippocampo: essenziale per la conservazione della memoria.

IPOTESI PATOGENTICA

Alterazioni nel metabolismo di una proteina (precursore della beta-amiloide) => Formazione in eccesso e

accumulo della beta-amiloide (sostanza proteica che induce danno ai neuroni) => Perdita di neuroni che

contengono acetilcolina (neurotrasmettitore implicato nella memoria - comunicazione tra le cellule

nervose).

PLACCHE AMILOIDI

La Beta-amiloide è un frammento di una proteina derivata da un’altra proteina (precursore

amiloide).

Di norma questi frammenti sono eliminati, mentre nell’AD, per ragioni ancora sconosciute, si

accumulano, formando delle placche dure insolubili.

GROVIGLI NEUROFIBRILLARI

I grovigli neurofibrillari sono fibre contorte insolubili situate all’interno dei neuroni. Le neurofibrille

normalmente sono formate da proteine tau, che costituiscono una parte dei microtubuli (deputati

al trasporto delle sostanze nutrienti da una parte all’altra della cellula). Nell’ AD la proteina tau è

anomala e le strutture microtubulari sono collassate.

I 10 sintomi premonitori

1. Perdita della memoria recente, con pregiudizio lavorativo

2. Difficoltà nell’adempiere attività quotidiane

3. Difficoltà di linguaggio (anomia)

4. Disturbi dell’orientamento temporale e spaziale

5. Diminuite capacità di discernimento

6. Difficoltà nel pensiero astratto

7. Smarrire oggetti (la cosa giusta al posto sbagliato)

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8. Instabilità dell’umore o del comportamento

9. Alterazioni della personalità

10. Perdita di interesse e iniziativa

DIAGNOSI

Diagnosi di esclusione: demenze primarie, demenze secondarie, pseudodemenza depressiva

Screening e anamnesi somatica e psichiatrica (esame neurologico, esami di laboratorio, esame

cognitivo funzionale, colloquio coi parenti/caregiver, manifestazioni cliniche)

TC, RMN, fMRI*, rachicentesi

Malattia di Alzheimer possibile

Malattia di Alzheimer probabile

Malattia di Alzheimer certa (biopsia – autopsia)

* La risonanza magnetica funzionale, abbreviata RMF o fMRI (Functional Magnetic Resonance

Imaging), è una tecnica di imaging biomedico per valutare la funzionalità di un organo o un apparato

Criteri di Mc Khann (1984)

Malattia di Alzheimer possibile

Una diagnosi di possibile malattia di Alzheimer è basata sull'osservazione di sintomi clinici e sul

deterioramento di due o più funzioni cognitive (per es. memoria, linguaggio o pensiero) in presenza

di una seconda malattia che non è considerata la causa della demenza, ma che rende comunque la

diagnosi di malattia di Alzheimer meno sicura.

Malattia di Alzheimer probabile

La diagnosi si qualifica come probabile sulla base degli stessi concetti detti sopra, ma in assenza di

una seconda malattia.

Malattia di Alzheimer certa

L'identificazione delle caratteristiche placche senili e dei grovigli neuro-fibrillari nel cervello è

l'unico modo sicuro per confermare con certezza la diagnosi di malattia di Alzheimer. La diagnosi di

malattia di Alzheimer certa può essere formulata soltanto mediante biopsia del cervello o dopo che

è stata effettuata un'autopsia.

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Nuovi criteri - Marcatori biologici (2010)

Una revisione dei criteri diagnostici per l'Alzheimer (AD) che dà maggiore peso ai "biomarcatori" è stata

proposta alla recente conferenza internazionale della Alzheimer’s Association (ICAD 2010). Maggiore

attenzione agli indicatori preclinici e alla condizione definita Mild Cognitive Impairment (MCI).

I biomarker antecedenti la comparsa dei sintomi della malattia renderebbero possibile diagnosi

precoce e interventi più efficaci

Per l’analisi di immagine, la riduzione volumetrica di alcune strutture cerebrali determinate con MRI e

l’attività metabolica cerebrale con tecniche fMRI (MRI funzionale) SPECT (Single Positron Emission

Computerized Tomography) e PET (Positron Emission Tomography) stanno dando risultati promettenti

sebbene non ancora conclusivi.

Idem l’uso di marcatori per le placche di amiloide (PIB) in studi PET. Dal punto di vista biochimico per

ora il marker più affidabile appare la misura della riduzione di beta amiloide 1-42 combinata con

l’aumento di proteina Tau nel liquor.

Ovviamente la disponibilità di terapie capaci di

rallentare o fermare il processo patologico

rappresenta l’elemento indispensabile per

contrastare con efficacia la malattia.

MANIFESTAZIONI CLINICHE

Progressivo, graduale, inarrestabile declino delle funzioni cognitive e modificazioni della personalità

Disturbi della memoria (amnesia)

Disturbi nelle funzioni motorie (aprassia)

Disturbi del linguaggio (afasia)

Disturbi nel riconoscimento (agnosia)

Cambiamenti di personalità (agitazione, aggressività, apatia)

Disturbi psichiatrici (deliri, allucinazioni, depressione, ansia)

Disturbi comportamentali (alterazioni del ritmo sonno-veglia, disinibizione, wandering)

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La caratterizzazione del disturbo cognitivo necessita di una valutazione neuropsicologica. Questa permette

di contribuire alla diagnosi differenziale, rappresenta il mezzo più adatto per la stadiazione della malattia,

soprattutto nelle fasi iniziali, e consente di valutare l’impatto di eventuali trattamenti, nonché di

monitorare l’evoluzione della malattia stessa.

DECORSO

Prima fase (3-4 anni)

Perdita progressiva della memoria a breve termine e della memoria episodica (on-going memory,

memoria prospettica, memoria episodica retrograda, memoria semantica)

Progressiva incapacità di imparare nuovi concetti o nuove tecniche

Difficoltà ad esprimersi e a comprendere

Modificazioni del carattere e della personalità (apatia, sovra-eccitamento)

Difficoltà nei rapporti con il mondo esterno (nel lavoro o con gli estranei)

Incapacità di riconoscere i volti

Incertezze nei calcoli matematici e nei ragionamenti

Seconda fase (2-10 anni)

Le azioni della vita quotidiana diventano per il malato dei problemi a volte insolubili

Progressiva perdita di memoria (amnesia): autobiografica (dove vivo? in che città? che lavoro

faccio?...); significato delle parole, attività manuali più comuni

Disturbi del linguaggio (afasia): perdita della capacità di comprendere le parole e le frasi, di leggere

e di scrivere

Perdita delle capacità visuo-spaziali: il malato si perde sui percorsi conosciuti, non ne impara di

nuovi, non si orienta nemmeno tra le mura di casa

Terza fase

Completa dipendenza dagli altri

Funzioni intellettive sono gravemente compromesse

Difficoltà nel camminare, rigidità negli arti, incontinenza

Le espressioni verbali sono ridotte a ripetizione di parole dette da altri, o ripetizione continua di

suoni o gemiti, o addirittura mutismo

Complicanze internistiche , immobilità, compromissione insanabile della salute => Decesso

38

Nonostante una certa variabilità clinica e di decorso, la maggior parte dei pazienti con Malattia di

Alzheimer, soprattutto quando la Malattia inizia nell’età più avanzata, tende a seguire un percorso

abbastanza comune e caratterizzato da una fase iniziale in cui predominano i disturbi cognitivi e

comportamentali. Questi ultimi tendono a peggiorare con l’avanzare della Malattia e rappresentano

unitamente alla progressiva compromissione funzionale negli atti della vita quotidiana il motivo

dell’istituzionalizzazione del paziente.

“Fattori di rischio”

Età: sì, ma la vecchiaia NON è la causa!

Sesso: nelle donne la demenza è più frequente, ma vivono più a lungo!

Sindrome di Down – vedi dopo

Traumi cranici

Familiarità ed ereditarietà

La malattia di Alzheimer non è normalmente ereditaria. Esistono:

forme sporadiche: sono la maggioranza (circa il 75%): sporadico significa che la malattia colpisce un

solo membro di una famiglia. Tutti casi di Alzheimer che non presentano familiarità vengono

considerati come sporadici

forme familiari: (il restante 25% dei casi) più persone sono invece colpite nella stessa famiglia

Distinguiamo inoltre due forme:

Forma tardiva familiare (AD2): si diagnostica nelle famiglie con più casi di malattia che si

manifestano dopo i 65 anni

Forme precoci familiari (AD1, AD3, AD4): si diagnosticano queste forme nelle famiglie con più casi

della malattia che si manifestano prima dei 65 anni. I sottotipi (AD, AD2, AD3) si possono

distinguere solo con un test genetico.

Il gene della proteina amiloide (APP), localizzato nel cromosoma 21 risulta alterato nella forma AD1. Le

mutazioni dell'APP sono rare (solo circa 20 famiglie finora identificate nel mondo) e causano una malattia

ad esordio precoce (35-50 anni). Poiché la sindrome di Down è causata da un'anomalia su questo

cromosoma, i soggetti Down hanno maggiori probabilità di ammalarsi se raggiungono la mezza età, anche

se non appaiono tutti i sintomi della malattia.

Solamente un gene, il gene della apolipoproteina E (APOE) - proteina che si lega alla proteina amiloide -

situato sul cromosoma 19, è stato associato primariamente con la più comune forma a insorgenza tardiva

di malattia di Alzheimer (insorgenza dopo 60-65 anni). Il gene della apolipoproteina E ha tre alleli, designati

2,3,4. L’allele 4 è stato dimostrato in molti studi associato alla malattia. Esiste consenso che APOE4 (poco

39

comune) agisce come fattore di rischio per la malattia di Alzheimer piuttosto che come gene causativo, ma

quasi la metà delle persone affette non possiede questo allele, che d'altra parte può essere presente anche

in una percentuale di persone sane.

Le preseniline sono proteine che hanno la funzione di tagliare la proteina amiloide, per questo un’ipotesi è

che il loro alterato funzionamento potrebbe portare all'accumulo di proteina amiloide.

Il gene della presenilina 1 (PS1) localizzato nel cromosoma 14, risulta alterato nella forma AD3. In

particolare oltre 50 diverse mutazioni di questo gene sono state finora identificate in pazienti con

forme familiari ad esordio precoce. Queste mutazioni rappresentano la causa più comune di origine

genetica della malattia di Alzheimer familiare ad esordio precoce (28-60 anni).

Il gene della presenilina 2 (PS2) localizzato nel cromosoma 1, risulta alterato nella forma AD4. Fino ad

oggi solo 3 mutazioni sono state identificate in pazienti appartenenti a famiglie americane originarie

dell'Europa del est ed in una famiglia italiana del nord-est. In queste famiglie l'età di esordio può essere

precoce (30 anni) ma anche molto tardiva (oltre 80).

In un numero estremamente limitato di famiglie (alcune decine in tutto il mondo), la malattia di Alzheimer

si presenta col carattere di malattia genetica dominante. I membri di tali famiglie possono ereditare da uno

dei genitori la parte di DNA che causa la malattia. Mediamente, la metà dei figli di un genitore malato

erediterà la malattia, che in questo caso avrà un esordio relativamente precoce: tra i 35 e i 60 anni.

Riassumendo

Esordio precoce: APP, PSEN1, PSEN2

Esordio tardivo: APOE epsilon 4

Rischio:

non nota familiarità 10%

parente di I° grado 20%

APOE epsilon 4 30%

Ered. autosomica dominante 50%

TERAPIA

Non esistono ad oggi trattamenti capaci di prevenire la degenerazione cerebrale, né di arrestarne la

progressione, né di risolverla. Il trattamento risulta finalizzato a rallentare il decorso, a far fronte ai disturbi

comportamentali, ed a garantire al paziente una qualità della vita buona o quantomeno dignitosa.

40

Cellule staminali

Attraverso iniezioni di cellule staminali neurali nel cervello, è possibile ricostruire i neuroni e

ristabilire la memoria persa.

L`esperimento condotto su topi di laboratorio ha evidenziato che "le cellule iniettate agiscono

come fertilizzante per il cervello", abbiamo trovato una proteina particolare che stimola i neuroni

già esistenti a formare nuove connessioni tra loro. Le staminali aiutano quindi il cervello a creare

nuove sinapsi e a guarire i neuroni ammalati”.

La ricerca sulle cellule staminali è la strada da battere anche per la ricerca sull'Alzheimer - Rita Levi

Montalcini. ‘’I risultati raggiunti confermano che e' la strada da seguire, anche se e' ancora lunga. Il

primo risultato e' stato nel Parkinson, ma abbiamo buone speranze anche per l'Alzheimer''.

Scoperti cinque nuovi geni coinvolti nello sviluppo della M. di Alzheimer (ricerca americana ed

internazionale), 3 regolano l’infiammazione cerebrale, 1 controlla la morfologia e la mobilità delle

cellule e l’ultimo trasporta lipidi nel cervello. Ipotesi che nell’insorgenza della malattia siano

coinvolti Virus cerebrali della famiglia dell’Herpes e alti livello di colesterolemia coi conseguenti

disturbi cardio-circolatori. (risultati riportati su rivista Nature Genetics)

Sperimentazione vaccino contro la Beta Amiloide in 60 centri in tutto il mondo (4 in Italia). Per la

prima volta si usa un marker di alterazione della beta amiloide nel liquor midollo spinale (segnale

molto precoce, precede i sintomi dell’Alzheimer).

La curcuma Gli Indiani, che si nutrono con molta Curcuma, hanno una ridottissima incidenza di Alzheimer e di

Parkinson. La Curcuma è una pianta con interessantissime caratteristiche ed un basso costo.

Esistono ormai numerosi lavori scientifici che discutono della azione della Curcuma nel trattamento

delle forme tumorali. Questo tubero dal colorito giallo, che è alla base della preparazione del Curry,

ed è alimento importantissimo nella cultura Indiana, contiene delle sostanze, chiamate

curcuminoidi, che hanno una sicura azione di inibizione della crescita tumorale (Kunnumakkara AB

et al, Cancer Res. 2007 Apr 15;67(8):3853-61), nel caso di tumori intestinali, pancreatici e cerebrali.

Si suppone però che l'azione di controllo possa svilupparsi anche su molte altre forme

degenerative.

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Terapia farmacologica

Inibitori della acetilcolinesterasi (donepezil, galantamina, rivastigmina): utili a rallentare la malattia

(attraverso aumento dell’acetilcolina; terapia sintomatica)

Memantina: protegge le cellule nervose dagli effetti dell’accumulo di glutammato (neurotrasmettitore

eccitatorio, contrasta la sovrastimolazione glutaminergica che danneggia i neuroni.)

Antiossidanti (vitamina C ed E, curcuma, Selegilina Vitamina E , Coenzima Q10, Estrogeni, Ginkgo

Biloba)

Sintomatici, farmaci per alleviare i sintomi: ansiolitici, antidepressivi, ipnotici, antipsicotici.

PRENDERSI CURA ...

Obiettivo: migliorare i sintomi e la qualità di vita dei malati e dei familiari

Interventi riabilitativi: ROT (Reality Orientation Therapy – orientamento alla relatà), Memory

training

Gentlecare

Validation Therapy

Musicoterapia

Pet therapy

Arte-terapia

Terapia occupazionale

42

Bibliografia, sitografia, consigli per l’approfondimento

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Presso Casa Alzheimer - Fondazione Molina - Viale Borri 133 – 21100 Varese

Per appuntamenti Tel&Fax 0332.813295 Email: [email protected]

Varese Alzheimer

Varese Alzheimer Onlus è un'Associazione formata da malati, familiari, operatori socio-sanitari e volontari.

È nata nel 1995 e svolge la propria attività presso la Fondazione Molina, a Varese, dove hanno sede un

Nucleo Alzheimer di istituzione regionale, un Giardino Alzheimer e un Centro Diurno Integrato per

l'Alzheimer.

PRINCIPALI ATTIVITA’ di Varese Alzheimer

Assistenza ai malati di Alzheimer e ai familiari

Centro di ascolto

Collaborazione con il Centro Diurno Integrato della Fondazione Molina

Ambulatorio della Memoria

Circolo della Memoria

Gruppi di sostegno per i Familiari dei Malati – Gruppi ABC

Consulenza legale

Informazione e Formazione

Incontri informativi e divulgativi

Corsi di Formazione per Volontari

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