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Piazza del Seminario,13 56028 San Miniato (Pisa) tel. e fax 0571/400434 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile: Andrea Fagioli Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI S. MINIATO 15 luglio 2018 l Monastero di San Paolo a San Miniato apre alla cultura e all’accoglienza. Le suore clarisse di Santa Chiara, per ricordare l’anniversario della loro patrona che viene celebrato l’11 agosto, hanno pensato di apre alcuni spazi solitamente dedicati alla clausura e predisposto, in collaborazione con Ucai San Miniato, un calendario di iniziative che si rifanno alla tradizione di fede di storia e di preghiera che ha caratterizzato la vita dell’istituzione religiosa. Oggi il monastero di Santa Chiara è pienamente funzionante e vitale nel cuore della diocesi e della città. La popolazione, le autorità civiche e i vescovi che si sono succeduti, hanno sempre avuto un’attenzione particolare e un occhio di riguardo per chi da dietro la grata, ha fatto per il bene della città e della diocesi. «Il Monastero di San Paolo ieri, oggi e domani nella vita della città e della diocesi», questo il titolo generale delle iniziative, ha come primo appuntamento in calendario l’inaugurazione della mostra «Chiara, preghiera e arte - L’atrio del monastero di clausura si apre alla bellezza» (sabato 14 luglio alle ore 18,30), con opere di Giorgio Giolli, Dilvo Lotti, Luca Macchi e Sauro Mori. La mostra rimarrà aperta fino a domenica 12 agosto e sarà possibile visitarla ogni sera dalle 19 alle 21 (la domenica dalle 18 alle 21). Durante l’orario di apertura le claustrali saranno al parlatorio a disposizione di desidera incontrarle. Sulla scia del messaggio di accoglienza di Papa Francesco, il secondo appuntamento previsto per martedì 17 luglio alle ore 21. «Ero forestiero e mi avete accolto - L’accoglienza degli sfollati durante il passaggio del fronte del 1944». Si tratta di un tema poco conosciuto che dimostra come le claustrali, in momenti di necessità si siano fatti prossime, tanto che accolsero più di duecento sfollati. Nell’occasione Fabrizio Mandorlini, coautore del libro «Abbiamo fatto quello che dovevamo - Vescovi e clero nella provincia di Pisa durante la seconda guerra mondiale» racconterà le vicende dell’estate del 44. Sarà introdotto da don Francesco Ricciarelli, mentre l’attore Claudio Caioli leggerà alcuni brani tratti dal diario coevo che le monache tennero in quei giorni. Ma il sentimento di accoglienza è vivo al monastero ieri come oggi. Le claustrali hanno infatti dato la propria disponibilità ad accogliere nella loro foresteria alcune madri (con i loro figli) immigrate e rifugiate nel nostro paese e in situazione di difficoltà. L’arrivo delle nuove ospiti è previsto nelle prossime settimane. Il terzo appuntamento previsto per venerdì 27 luglio alle ore 21 viene dal cuore del monastero. Si intitola «L’archivio sconosciuto» durante il quale Alexander Di Bartolo e Francesco Fiumalbi, racconteranno alcuni dei segreti contenuti nell’archivio del monastero che è in fase di catalogazione. La Redazione I La Masseria di Michele Sinisi L a Corte d’appello di Napoli ha accolto il ricorso di due donne, una sola delle quali mamma tramite fecondazione eterologa, e ha riconosciuto il bambino come «figlio» anche della compagna. È una sentenza che i giornali definiscono storica, che adesso aprirà le porte al riconoscimento anche nelle coppie maschili, legittimando nei fatti l’orrenda pratica della GPA (utero in affitto). Se la politica non legifererà con chiarezza e senza tentennamenti, l’egoismo degli adulti passerà avanti al bene dei più deboli per vie legali. Leonardo Rossi DI FRANCESCO FISONI i è rinnovato anche quest’anno il tradizionale appuntamento a Palazzo Grifoni col regista dello spettacolo centrale del cartellone del Dramma Popolare. Un evento che da sempre si configura come vero e proprio seminario di riflessione su estetica e poetica del testo in scena e della sua riduzione drammaturgica. Introdotti dal presidente della Fondazione Dramma Popolare, Marzio Gabbanini, hanno preso la parola Gabriele Rizza, giornalista e critico cinematografico, Masolino D’Amico, direttore artistico del Dramma e il regista dello spettacolo, Michele Sinisi. Nelle parole del presidente Gabbanini si rintraccia la sintesi della rotta ideale e culturale che il Dramma Popolare ha tenuto quest’anno, proponendo durante tutto l’inverno riflessioni di alto calibro sul tema del dialogo interreligioso. «Il Dramma Popolare - ha detto Gabbanini - è impegnato da tempo a trattare tematiche di stringente attualità, scuotendo le coscienze e stimolando interrogativi sul nostro presente, col sincero proposito di dare voce a tutte le voci». Gabriele Rizza ha centrato l’attenzione sulle ragioni storiche della rimozione che il civile Occidente ha operato riguardo al genocidio armeno, tema dello spettacolo di quest’anno. La Turchia, dopo gli accordi di Yalta, divenne pedina chiave nelle strategie atlantiche di contrasto all’impero sovietico. Non conveniva irritare il buon alleato turco, sottoponendo all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, una riflessione sulla questione armena. E così il genocidio degli Armeni del 1915- 1916, è stato passato per decenni sotto imbarazzante silenzio. Ragioni di cruda e cinica realpolitik insomma. Rizza ha richiamato la complessità narrativa del romanzo della Arslan, sottolineando che anche i fratelli Taviani, nel trasporre il testo al cinema, hanno dovuto dare fondo a tutta la loro creatività e consapevolezza estetica, per non tradire troppo l’originale. Anche se alla fine «il film dei Taviani non entusiasmò più di tanto la Arslan, che pure aveva dato la sua benedizione alla sceneggiatura». Masolino D’Amico ha richiamato i motivi della scelta della "Masseria" come testo per il Dramma di quest’anno. Il primo e principale attiene al desiderio di omaggiare due illustri sanminiatesi come i Taviani, da sempre civilmente impegnati col loro cinema. La seconda ragione si condensa nell’intento di far emergere dagli scantinati della storia fatti su cui è costantemente all’opera un meccanismo di oblio e rimozione. Un dovere della memoria insomma, per restituire voce ai massacrati di tutti i tempi. D’Amico aggiunge poi un ultimo e significativo argomento: "con la "Masseria", siamo in presenza di un grande romanzo, di qualità letteraria indubbia", fatto che gli conferisce già naturaliter diritto di attenzione. Portare in scena un olocausto pone però problemi di difficile soluzione - basti pensare alle grandi scene di massa - risolvibili solo attraverso la resa simbolica, scarnificando e ammiccando riguardo alla complessità del reale. E proprio muovendosi su questo ordine di considerazioni, Michele Sinisi ha guidato all’esplorazione della sua regia. Nel suo intervento ha portato l’attenzione sul termine "masseria", richiamando la percezione che di essa si ha nell’immaginario antropologico della sua terra, la Puglia: un luogo epifanico, in cui il tempo è come sospeso e dove la vita si realizza nel piacere degli affetti familiari. Uno spazio magico e fanciullesco, come quello della campagna anatolica, dove vivevano gli avi della Arslan protagonisti del romanzo. Ma l’incanto immacolato di queste gioie domestiche è bruscamente spezzato, senza apparente logica, per arbitrio e capriccio altrui e viene a conoscere fosforescenze da tragedia. Sinisi ha confidato di aver scupolosamente scandagliato il testo, nel tentativo di restituire accuratamente le geometrie dei rapporti familiari che si realizzavano all’interno di quel rustico sull’altopiano anatolico. Lo spettacolo è la ricreazione di un momento di genuina e trasparente umanità: la vita di una famiglia armena poco prima che l’orrore bieco ingoi tutto e per sempre. In questa inevitabile terribilità niente sembra salvarsi, ma il messaggio che Sinisi regala è di grande speranza: «La bellezza è una esperienza, è una possibilità» che lambisce il concetto di eternità. La bellezza delle relazioni che abbiamo costruito non può essere distrutta. Vive di vita propria, al di là della cattiveria devastatrice degli uomini e del tempo. Sinisi nella riduzione in copione del testo e nell’allestimento delle scene, ha fatto trasparente confessione della sua poetica, secondo la quale il teatro - e tanto più il Dramma di quest’anno - si configura come una sorta di "ludoteca per adulti", dove i segni, i simboli, reclamano che gli spettatori ne facciano esperienza senza onere di interpretazione, proprio come un bambino fa esperienza del gioco, libero dall’obbligo di comprenderne tutti i reconditi significati. La segreta ambizione del regista pugliese è allora quella di annullare le dimensioni dello spazio e del tempo, per assorbire collettivamente gli spettatori in un rito di prossimità empatica con la tragedia vissuta in Turchia dalla famiglia della Arslan. E allora l’appello di Sinisi è chiaro: il Dramma quest’anno ci invita, forse come non mai, a scalfire la nostra quieta e sazia routine, per esplorare i territori spigolosi dell’ombra emotiva. Il milione e mezzo di nostri fratelli in umanità, massacrati dai turchi un secolo fa, ce lo domandano come indifferibile dovere di giustizia. (Foto di Danilo Puccioni) S Presentato a San Miniato lo spettacolo del Dramma LE CLARISSE DI SAN MINIATO, TRA ARTE E ACCOGLIENZA IL CORSIVO

La Masseria di Michele Sinisi - Chiesacattolica.itsanminiato.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/2/... · 2018. 7. 31. · Ruggero di Flavio questo importante centro di sostegno

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Piazza del Seminario,1356028 San Miniato (Pisa)tel. e fax 0571/[email protected]

Notiziario locale

Direttore responsabile: Andrea Fagioli

Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184

del 21/12/1983

NOTIZIARIODELLA DIOCESI DI S.MINIATO15 luglio 2018

l Monastero di San Paolo a SanMiniato apre alla cultura e

all’accoglienza. Le suore clarisse di SantaChiara, per ricordare l’anniversario dellaloro patrona che viene celebrato l’11agosto, hanno pensato di apre alcunispazi solitamente dedicati alla clausurae predisposto, in collaborazione conUcai San Miniato, un calendario diiniziative che si rifanno alla tradizionedi fede di storia e di preghiera che hacaratterizzato la vita dell’istituzionereligiosa.Oggi il monastero di Santa Chiara èpienamente funzionante e vitale nelcuore della diocesi e della città. Lapopolazione, le autorità civiche e ivescovi che si sono succeduti, hannosempre avuto un’attenzione particolaree un occhio di riguardo per chi da dietrola grata, ha fatto per il bene della città edella diocesi.«Il Monastero di San Paolo ieri, oggi edomani nella vita della città e delladiocesi», questo il titolo generale delleiniziative, ha come primoappuntamento in calendariol’inaugurazione della mostra «Chiara,preghiera e arte - L’atrio del monasterodi clausura si apre alla bellezza» (sabato14 luglio alle ore 18,30), con opere diGiorgio Giolli, Dilvo Lotti, Luca Macchie Sauro Mori. La mostra rimarrà apertafino a domenica 12 agosto e saràpossibile visitarla ogni sera dalle 19 alle21 (la domenica dalle 18 alle 21).Durante l’orario di apertura le claustralisaranno al parlatorio a disposizione didesidera incontrarle.Sulla scia del messaggio di accoglienzadi Papa Francesco, il secondoappuntamento previsto per martedì 17luglio alle ore 21. «Ero forestiero e miavete accolto - L’accoglienza deglisfollati durante il passaggio del frontedel 1944». Si tratta di un tema pococonosciuto che dimostra come leclaustrali, in momenti di necessità sisiano fatti prossime, tanto che accolseropiù di duecento sfollati. Nell’occasioneFabrizio Mandorlini, coautore del libro«Abbiamo fatto quello che dovevamo -Vescovi e clero nella provincia di Pisadurante la seconda guerra mondiale»racconterà le vicende dell’estate del 44.Sarà introdotto da don FrancescoRicciarelli, mentre l’attore ClaudioCaioli leggerà alcuni brani tratti daldiario coevo che le monache tennero inquei giorni.Ma il sentimento di accoglienza è vivoal monastero ieri come oggi. Leclaustrali hanno infatti dato la propriadisponibilità ad accogliere nella loroforesteria alcune madri (con i loro figli)immigrate e rifugiate nel nostro paese ein situazione di difficoltà. L’arrivo dellenuove ospiti è previsto nelle prossimesettimane.Il terzo appuntamento previsto pervenerdì 27 luglio alle ore 21 viene dalcuore del monastero. Si intitola«L’archivio sconosciuto» durante ilquale Alexander Di Bartolo e FrancescoFiumalbi, racconteranno alcuni deisegreti contenuti nell’archivio delmonastero che è in fase dicatalogazione.

La Redazione

I

La Masseria di Michele Sinisi

La Corte d’appello di Napoli ha accolto ilricorso di due donne, una sola delle quali

mamma tramite fecondazione eterologa, eha riconosciuto il bambino come «figlio»anche della compagna. È una sentenza che igiornali definiscono storica, che adessoaprirà le porte al riconoscimento anche nellecoppie maschili, legittimando nei fattil’orrenda pratica della GPA (utero inaffitto). Se la politica non legifererà conchiarezza e senza tentennamenti, l’egoismodegli adulti passerà avanti al bene dei piùdeboli per vie legali.

Leonardo Rossi

DI FRANCESCO FISONI

i è rinnovato anchequest’anno il tradizionaleappuntamento a PalazzoGrifoni col regista dello

spettacolo centrale del cartellonedel Dramma Popolare. Un eventoche da sempre si configura comevero e proprio seminario diriflessione su estetica e poetica deltesto in scena e della sua riduzionedrammaturgica. Introdotti dal presidente dellaFondazione Dramma Popolare,Marzio Gabbanini, hanno preso laparola Gabriele Rizza, giornalista ecritico cinematografico, MasolinoD’Amico, direttore artistico delDramma e il regista dellospettacolo, Michele Sinisi. Nelle parole del presidente Gabbanini si rintraccia la sintesidella rotta ideale e culturale che ilDramma Popolare ha tenutoquest’anno, proponendo durantetutto l’inverno riflessioni di altocalibro sul tema del dialogointerreligioso. «Il Dramma Popolare- ha detto Gabbanini - è impegnatoda tempo a trattare tematiche distringente attualità, scuotendo lecoscienze e stimolando interrogativisul nostro presente, col sinceroproposito di dare voce a tutte levoci».Gabriele Rizza ha centratol’attenzione sulle ragioni storichedella rimozione che il civileOccidente ha operato riguardo algenocidio armeno, tema dellospettacolo di quest’anno. LaTurchia, dopo gli accordi di Yalta,divenne pedina chiave nelle

strategie atlantiche di contrastoall’impero sovietico. Non convenivairritare il buon alleato turco,sottoponendo all’attenzionedell’opinione pubblicainternazionale, una riflessione sullaquestione armena. E così ilgenocidio degli Armeni del 1915-1916, è stato passato per decennisotto imbarazzante silenzio.Ragioni di cruda e cinica realpolitikinsomma.Rizza ha richiamato la complessitànarrativa del romanzo della Arslan,sottolineando che anche i fratelliTaviani, nel trasporre il testo alcinema, hanno dovuto dare fondo atutta la loro creatività econsapevolezza estetica, per nontradire troppo l’originale. Anche sealla fine «il film dei Taviani nonentusiasmò più di tanto la Arslan,che pure aveva dato la suabenedizione alla sceneggiatura».Masolino D’Amico ha richiamato imotivi della scelta della "Masseria"come testo per il Dramma diquest’anno. Il primo e principaleattiene al desiderio di omaggiaredue illustri sanminiatesi come iTaviani, da sempre civilmenteimpegnati col loro cinema. Laseconda ragione si condensanell’intento di far emergere dagliscantinati della storia fatti su cui ècostantemente all’opera unmeccanismo di oblio e rimozione.Un dovere della memoriainsomma, per restituire voce aimassacrati di tutti i tempi. D’Amicoaggiunge poi un ultimo esignificativo argomento: "con la"Masseria", siamo in presenza di ungrande romanzo, di qualità

letteraria indubbia", fatto che gliconferisce già naturaliter diritto diattenzione. Portare in scena un olocausto poneperò problemi di difficile soluzione- basti pensare alle grandi scene dimassa - risolvibili solo attraverso laresa simbolica, scarnificando eammiccando riguardo allacomplessità del reale. E proprio muovendosi su questoordine di considerazioni, MicheleSinisi ha guidato all’esplorazionedella sua regia. Nel suo interventoha portato l’attenzione sul termine"masseria", richiamando lapercezione che di essa si hanell’immaginario antropologicodella sua terra, la Puglia: un luogoepifanico, in cui il tempo è comesospeso e dove la vita si realizza nelpiacere degli affetti familiari. Unospazio magico e fanciullesco, comequello della campagna anatolica,dove vivevano gli avi della Arslanprotagonisti del romanzo. Mal’incanto immacolato di questegioie domestiche è bruscamentespezzato, senza apparente logica,per arbitrio e capriccio altrui e vienea conoscere fosforescenze datragedia. Sinisi ha confidato di averscupolosamente scandagliato iltesto, nel tentativo di restituireaccuratamente le geometrie deirapporti familiari che sirealizzavano all’interno di quelrustico sull’altopiano anatolico. Lospettacolo è la ricreazione di unmomento di genuina e trasparenteumanità: la vita di una famigliaarmena poco prima che l’orrorebieco ingoi tutto e per sempre.

In questa inevitabile terribilitàniente sembra salvarsi, ma ilmessaggio che Sinisi regala è digrande speranza: «La bellezza è unaesperienza, è una possibilità» chelambisce il concetto di eternità. Labellezza delle relazioni cheabbiamo costruito non può esseredistrutta. Vive di vita propria, al dilà della cattiveria devastatrice degliuomini e del tempo. Sinisi nella riduzione in copione deltesto e nell’allestimento delle scene,ha fatto trasparente confessionedella sua poetica, secondo la qualeil teatro - e tanto più il Dramma diquest’anno - si configura come unasorta di "ludoteca per adulti", dove isegni, i simboli, reclamano che glispettatori ne facciano esperienzasenza onere di interpretazione,proprio come un bambino faesperienza del gioco, liberodall’obbligo di comprenderne tutti ireconditi significati. La segretaambizione del regista pugliese èallora quella di annullare ledimensioni dello spazio e deltempo, per assorbirecollettivamente gli spettatori in unrito di prossimità empatica con latragedia vissuta in Turchia dallafamiglia della Arslan.E allora l’appello di Sinisi è chiaro:il Dramma quest’anno ci invita,forse come non mai, a scalfire lanostra quieta e sazia routine, peresplorare i territori spigolosidell’ombra emotiva. Il milione e mezzo di nostri fratelliin umanità, massacrati dai turchi unsecolo fa, ce lo domandano comeindifferibile dovere di giustizia.

(Foto di Danilo Puccioni)

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Presentato a San Miniato lo spettacolo del Dramma

LE CLARISSEDI SAN MINIATO,TRA ARTEE ACCOGLIENZA

IL CORSIVO

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LA DOMENICATOSCANA OGGI15 luglio 2018II

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LA DOMENICA TOSCANA OGGI15 luglio 2018 III

o scorso sabato 7 luglio si è chiusa la festaper la ricorrenza dei 120 anni di

fondazione della Misericordia di Ponsaccoche hanno visto numerose iniziative dal 15giugno.Nell’occasione con la presenza del sindacoFrancesca Brogi sarà inaugurata lacollocazione dei quadri originali che i pittoridella Terza Età, sotto la guida del M. RobertoMarinai, hanno realizzato e chiamati «LeFiabe» le cui riproduzioni in acrilico sonostate collocate ai giardini pubblici.Gli originali, collocati sulle scale internedella Misericordia, facendo onore a chi li harealizzati e regalati

Alberto LemmiGovernatore Misericordia Ponsacco

L

Ricordo di Piero Lotti

MISSIONE DEL MOVIMENTOSHALOM IN BENIN

rientrata lo scorso 11 luglio la delegazioneShalom che ha compiuto un viaggio in

Benin. Ne hanno fatto parte don Andrea PioCristiani, l’avv. Vieri Martini, Costanza Pacini,Amelia Natali e il gruppo di Rieti composto daFloriana e Franca Rinardi, Maria AssuntaVolpini, Tiziana Guadagnoli, SimonaAngelucci, Flavia Felici e Sara Federici. Allamissione hanno partecipato anche il fotografoTommaso Tancredi e Lorenzo Fiorini che hacurato gli ultimi volumi fotografici dedicati almicrocredito Shalom in Uganda, al progetto«La casa di Giacomo & Vanda per il Togo» e aipanifici del Burkina Faso: il prossimo volume,in uscita per Natale, sarà infatti dedicato aiprogetti del Movimento Shalom in Benin.La delegazione si è recata nel Paese dell’Africaoccidentale per monitorare l’andamento dellaCasa Famiglia «Riccardo e Ruggero Di Flavio»a Lokossa, inaugurata lo scorso agosto: ilcentro è operativo da settembre e accoglie 30bambini provenienti da situazioni familiaridifficili segnalati dai Servizi Sociali che nellacasa trovano un ambiente sereno in cuicrescere e studiare. Il centro è nato grazie allagenerosità di una socia Shalom di Rieti chehanno dedicato alla memoria di Riccardo eRuggero di Flavio questo importante centro disostegno per i bambini del luogo. La missione ha avuto inoltre lo scopo diincontrare i rappresentanti locali della nuovaautorità centrale per le adozioni internazionaliin Benin per valutare possibili collaborazioni:il Movimento Shalom è infatti ente accreditatopresso la Commissione Italiana per leAdozioni ed opera ad oggi in Burkina Faso.Ogni anno il Movimento Shalom organizzadei viaggi di conoscenza nei paesi del mondocon cui da anni coopera, con l’obiettivo di farconoscere le realtà culturali, sociali,economiche, politiche e religiose di questiluoghi. «Siamo convinti infatti – ha dichiaratodon Andrea Cristiani fondatore di Shalom eguida del gruppo - che la conoscenza migliorie stimoli l’impegno nel volontariato».

È

DI LUCA MACCHI

iero Lotti ci ha lasciato. Conlui se n’è andato uno degli

ultimi custodi della memoriadi San Miniato. Piero amava lasua città nel profondo,conoscendone i pregi e idifetti. Questo suo amore lo haspinto negli anni a far partedelle più importantiassociazioni e istituzionisamminiatesi sempreportando, all’interno dellevarie realtà, il suo modoeducato di esprimersiaccompagnato dalla sua ironia.Quelli della mia generazionelo hanno conosciuto eapprezzato sullo schermo diRTMV (Radio Tele MedioValdarno), una emittentelocale degli anni Settanta consede a Fucecchio, poi su quellodi Antenna 5 di Empoli. Lanaturalezza del suo modo difare catturava l’attenzione deitelespettatori nei vari serviziculturali da lui curati, chefossero incontri in studiooppure interviste dai luoghidove si svolgevano le variemanifestazioni. A San Miniatoè stato per anni consiglieredella Proloco, dell’Accademiadegli Euteleti, del

Conservatorio diSanta Chiara,dell’AssociazioneCalcio San Miniato,del Rotary Club, èstato uno deifondatori ePresidente delPremio letterario «LaRocca». Non credo disbagliare o di faretorto a nessunodicendo chel’istituzione allaquale si sentiva piùvicino era quella delDramma Popolare.Nell’Istituto delDramma Popolare èstato per molti anniconsigliere ePresidentedell’Assemblea deiSoci. Il suo legamecon la Festa delTeatro era iniziato dabambino. Piero era statotestimone della nascitadell’Istituto, e non è cosa dapoco! Ha raccontato tantevolte di quando da ragazzinodi tredici anni assisteva agliincontri sul terrazzo della casadi suo zio, l’attore Gianni Lotti,con Giuseppe Gazzini, DilvoLotti, don Nello Micheletti e

Laura Mori avvenuti al terminedel secondo conflittomondiale e lui che guardava,ascoltava per poi raccontareaffinché la memoria restasse.A distanza di tanti anniraccontava quei momenti concommozione, come senarrandoli rivivesse gli incontridei cinque folli fondatori di

una delle più belleavventure culturali diSan Miniato e non solo.Piero Lotti è statotestimone della nascitadel Dramma e ha poicontribuito alla buonariuscita dellerappresentazioniraccontandole con i suoiservizi televisivi eintervistando, al terminedelle varie conferenzestampa a Palazzo Roffiao nelle splendide cornicidella biblioteca eterrazza del SeminarioVescovile, gli scrittori, gliattori e i registi piùfamosi. Personalmentericordo le sue intervistea Ilaria Occhini,Gianrico Tedeschi, ElieWiesel, ValeriaMoriconi, NandoGazzolo, Franco

Enriquez e tanti, tanti altri. Cimancherà questo signore chesalutava sempre con un sorrisoe una battuta, con lo sguardoacuto di chi sapeva prendere eanche offrire il lato positivodella vita. Le più sentitecondoglianze alla mogliesignora Giuliana, ai figliLorenzo e Alberto.

P

Agenda delVESCOVO

Uno scrigno di spiritualità e di storia

omenica 15 luglio: Visita al CampoShalom a Fivizzano.

Lunedì 16 luglio - ore 21,30: Incontro congli Scout di Fucecchio.Martedì 17 - mercoledì 18 luglio: Visita alCampo parrocchiale di Perignano a Borgo aMozzano.Giovedì 19 luglio - ore 10: Udienze.Venerdì 20 luglio - ore 10: Udienze. Ore19,30: Accoglienza dei Vescovi della Toscanaper la «Prima» del Dramma Popolare.Sabato 21 luglio - ore 11: S. Messa a Cigolinella festa annuale della Madonna Madre deiBimbi. Ore 18: A Cigoli, Vespri e processione.Domenica 22 luglio - ore 9,30:Commemorazione delle Vittime del Duomo,nella Sala del Consiglio Comunale. Ore 11: S.Messa in Cattedrale. Ore 16: S. Messa alCampo parrocchiale di Perignano a Borgo aMozzano.

D

Ponsacco: pittoridella terza età per la Misericordia

a alcuni mesi è cominciata l’attività diriordino e inventariazione

dell’Archivio del Monastero di S. Paolo,da cui sta emergendo l’eredità storicadell’ultima comunità religiosa dedita allavita contemplativa rimasta nella città di S.Miniato: un vero e proprio scrigno dispiritualità e di storia attraverso i secoli.Nel 1379 donna Margherita, vedova diPaolo Portigiani, avanzò una supplica aPapa Urbano VI affinché potesse fondareun monastero in onore di S. Paolo, daporre sotto l’Ordine di S. Chiara. A S.Miniato, tuttavia, esisteva già unmonastero di Clarisse, all’estremitàoccidentale dell’abitato. Dunque fin dalXIV secolo,erano presentidue comunitàdi Clarisse, acui siaggiunsero leDomenicanedel Monasterodella SS.Annunziata, leCamaldolesi diMontappio e leAgostiniane diS. Trinità. A S.Miniato,inoltre, ebbeorigine ilMonastero di S.Monaca, poiriedificato aFirenze.L’anno 1370costituisce unospartiacquenella storiasanminiatese,poiché inquell’anno ilComune di S.Miniato fusottomesso alla dominazione fiorentina,smembrato di alcuni territori esottoposto al nuovo regime fiscale.Durante l’assedio una porzionedell’esercito fiorentino fu dislocata alleColline, da cui avanzava attacchi verso laPorta di Ser Ridolfo. Dunque il S. Chiara,fra il luglio 1369 e il gennaio 1370, sitrovò nelle stesse condizioni patitedurante l’offensiva pisana del 1315, cioènel mezzo fra gli assediati e gli assedianti,

con le inevitabili conseguenze per lacomunità religiosa. Per questo Urbano VIacconsentì alla fondazione del nuovomonastero, stavolta all’interno delperimetro cittadino, in modo da offrireun rifugio alle religiose di S. Chiaraogniqualvolta, a causa di guerre escorrerie di soldatesche, si fossero trovatein grave pericolo. Questa «vocazione»all’accoglienza è una delle peculiaritàdella comunità di S. Paolo, che nel corsodei secoli ha continuamente rinnovato:ad esempio, durante la Seconda GuerraMondiale (1944) ospitò decine disfollati, oltre ad accogliere leDomenicane della SS. Annunziata di

Empoli.La semplicequotidianità dellavita contemplativadelle monache diS. Paolo,testimoniata dallevisite pastoraliintercorse durantei secoli, fubruscamenteinterrotta nel1808: con lesoppressioninapoleoniche lereligiose furonocostrette adabbandonare ilmonasterotrovandoaccoglienza pressoS. Chiara. Per lacittà questasoppressione fumolto gravepoiché a S. Paoloera presente unascuola, uneducandato e unaspezieria - una

sorta di farmacia - attiva dal ’600, cheserviva per le necessità non solo dellereligiose, ma anche per quelle dellacomunità cittadina.Grazie all’intervento del Vescovo di S.Miniato, il Beato Pio Alberto Del Corona,le ultime religiose presenti a S. Chiaratornarono ad abitare presso S. Paolo nel1890. La rinascita della comunitàreligiosa fu salutata felicemente da tuttala popolazione sanminiatese. Nei locali

adiacenti le monache aprirono un asiloinfantile, rimasto attivo fino agli anni ’70del ’900. Fu allestita anche una scuolafemminile sul modello dei conservatori.L’«Asilo delle Monache» è stato un puntodi riferimento importante per lacomunità cittadina: durante le due guerremondiali, con gli uomini al fronte e ledonne impegnate nelle fabbriche e neicampi, i bambini furono accolti in unambiente sereno e formativo, così comenel Dopoguerra, con il boom economicoe l’universo femminile proiettato versoun’emancipazione sempre maggiore. Intanti a S. Miniato, ricordano ancora oggicon gioia e commozione gli anni felicidella propria infanzia, passati all’Asilocon Suor M. Maddalena Mosconi, SuorAnna M. Quercegrossi, Suor M. Luigia eSuor M. Antonina Cammilli sorelle, SuorM. Pia e Suor M. Giacinta FagorziAbbadessa.Una vita ricca di relazioni con lacomunità cittadina, segnata da episodisignificativi come il «Teatrino» allestitopresso la Parrocchia di S. Caterina nel1945, che vide le monache impegnatenella realizzazione delle scenografie,delle decorazioni e dei burattini. Piùtardi, nel 1973 l’artista sanminiateseDilvo Lotti donò al Monastero un quadroraffigurante La nascita di Gesù Bambino el’uomo prigioniero del peccato cheaspetta la redenzione mediante la Fede ela preghiera.Nei registri conservati nell’archivio, unaparticolare attenzione è riservata alleofferte, tutte debitamente annotate, fracui quelle della S. Sede e di personalitàdel calibro di Giorgio La Pira (almeno 42fra il 1950 e il 1960), segno di una rete direlazioni che andava oltre la città e siinseriva nel fermento del Cattolicesimoitaliano del Dopoguerra. Sono anni in cuinasce la Federazione delle MonacheClarisse Urbaniste d’Italia (1958), il cuiprimo consiglio federale fu presieduto daSuor M. Giacinta Fagorzi Abbadessa di S.Paolo.Quando l’attività di riordino einventariazione sarà completata l’archiviopotrà essere messo a disposizione deglistudiosi e costituirà un’importante puntodi riferimento per la ricerca storiograficasanminiatese e non solo.

Alexander Di BartoloFrancesco Fiumalbi

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MONASTERO DI SAN PAOLO.........

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TOSCANA OGGI15 luglio 2018IV

ella tesi di laurea in Scienze deiBeni Culturali che Sara Caponi

presentò all’Università di Pisa nel2008, dal titolo «La "Madre deiBimbi" a Cigoli: storia dell’arte, storiadella devozione» si legge: «L’originedel culto tributato alla Madonna diCigoli si perde nelle lontananza delMedioevo: esso è strettamente legatoalla datazione e all’attribuzionedell’immagine stessa, per la quale nonè stato ancora raggiunto un accordo.Vari episodi hanno progressivamenteaccentrato sull’immagine lavenerazione dei fedelie nel Trecento la devozione neiconfronti della Madonna di Cigolidoveva essere particolarmenteintensa, dal momento che numerosefonti storiche coeve attestanopellegrinaggi effettuati in quelperiodo. Il culto mariano, alimentatodalla fama dei miracoli compiutidalla Madre dei Bimbi, ha trasformatola pieve di S. Giovanni Battista in unodei santuari più conosciuti efrequentati della Toscana.La venerazione per questa bellissimaimmagine di Maria Santissima èattestata da molte testimonianzescritte: dal Medioevo fino ai giorninostri che ci hanno tramandato ladevozione non solo dellapopolazione di Cigoli e di tutta ladiocesi di San Miniato, ma anchequella degli altri popoli di Toscana,provenienti soprattutto dalle città diFirenze, Pisa e Siena.La costruzione di una cappellamonumentale e preziosa, arricchitacontinuamente nel corso degli annigrazie alle elemosine dei pellegrini, èuna ulteriore conferma.Una delle primissime testimonianzedi esistenza del culto può essereconsiderata l’evento miracoloso cheaccadde nel lontano 1317. Il 21 lugliodi tale anno gli abitanti di Cigoliriuscirono a riconquistare senzaalcuno sforzo la rocca caduta l’annoprecedente nelle mani del signore diPisa, Uguccione della Faggiola.La beatissima Vergine aprìmiracolosamente il varco agliassedianti, i quali senza spargimentodi sangue poterono cosi riconquistareil castello: tale inaspettata vittoria e laliberazione del Castello furonoattribuite alla singolare protezione diMaria e in ossequio a Lei furonoliberati tutti i prigionieri senza farloro alcuna violenza. Questo episodio ci dà testimonianzadel fatto che già nei primissimi annidel Trecento esisteva, se non il cultoparticolare che conosciamo oggi,certo una profonda devozione allaMadonna. Roberto Ciardi sostieneche allo stato attuale delle conoscenzenon è possibile dire se l’evento siaveramente in relazione con laprotezione offerta dall’immaginedella Madonna di Cigoli, quindi giàesistente, o se quest’ultima sia statarealizzata proprio in quella occasionecome simulacro votivo. Il primo degli uomini illustri,protagonisti del culto della Vergine diCigoli, di cui diano notizia le fonti, èricordato da una lapide posta sullaseconda colonna sinistra della navatacentrale sul fronte interno dellaCappella.La presenza di un forte culto legatoall’immagine in Toscana occidentale,nella seconda metà del secolo XIV, èevidentemente attestato anche dalladiffusione di alcune analoghe icone arilievo, in cui furono riproposti alcuniattributi iconografici della Vergine diCigoli.Caratteristici della storia del santuariosono i pellegrinaggi, le tradizionaliprocessioni che già dal Trecentoaccompagnavano devotamentel’icona, provenienti dai paesi delvaldarno inferiore che ogni mattinaall’alba aprono la CelebrazioneMariana a Cigoli».

N

LA DOMENICA

DI DON GIAMPIERO TADDEI

«Quanti 21 di lugliohai passato aCigoli?», midomandava un

ragazzo della Prima Comunionedi quest’ anno.«Tanti - risposi - ma non sapreidirti il numero preciso».Questa domanda di un ragazzomi ha fatto riflettere e pensare alungo. Mi ricordo quando miamadre partendo da fondo di scesadi Balconevisi mi portava a Cigolia piedi, in pellegrinaggio e tutti glianni mi diceva si va a prendereuna benedizione dalla «Madre deiBimbi» a Cigoli, poi si calava alMolino d’Egola dalla mia zia epoi sempre a piedi si tornava acasa.Nel 1950 la mia famiglia si spostòalla Catena e qui incominciai adessere di casa ed è a questo puntoche incominciai a conoscere lavera devozione alla Madonna«Madre dei Bimbi». Mi ricordo leprediche dopo la processione del21 sulla piazza della Chiesa. I varipreti e frati oratori (in modoparticolare don Mannari) che sidavano veramente da fare perillustrare il miracolo del bambinorisuscitato dalla Madonna aTreggiaia: «Io sono Maria cheabito a Cigoli accanto a Rocco eMichele».La Signora Mainardi venne aCigoli e in quella sorridenteimmagine riconobbe Colei che leaveva restituito il suo bambino invita. Era il 21 luglio del 1451 daallora è sempre stato un luogo dipellegrinaggio.I primi furono i Fiorentini poi iSenesi, ma la vera devozione si è

affermata nel medio Val d’Arno.Certo nella mia vita non avrei maiimmaginato che un giorno daprete sarei stato parroco e rettoredi questo Santuario.Nel 1969 tornai a Cigoli comecappellano e, dal 1978, il Vescovomi volle parroco e rettore delSantuario. Ho incontrato tanti,tanti bambini tante mamme ebabbi, che mi chiedono preghieree loro stessi implorano laMadonna per il dono dellamaternità e paternità.Tantissimi che sono ritornati perringraziare la Madonna per ildono ottenuto.D’altra parte ho sempre ripetuto eripeto: «Nei vostri pericoli, nellevostre angustie, nelle cosedubbiose, parlate a Maria,invocate Maria e sarete esauditi».Sì, perchè la Madonna è semprepronta a venire in soccorso dicoloro che l’invocano.Mi è stato anche chiesto: «Vistoche ne hai passati tanti, qual èstato il più bel 21 di luglio?».«Il 21 per me è sempre il 21, nonho preferenze, certo il 21 luglio1987 ha un significato particolare.Ho sempre davanti agli occhi lascena che mi si presentò lamattina del 18 luglio 1980 alleore 5,30 nel vedere l’altare vuoto,il telaio di supporto abbandonatoin fondo di Chiesa la porta aperta:l’immagine era stata rubata. Nonso come feci a rimanere in piedi.Una sensazione di impotenza, disgomento. La Madonna mi dettela forza di poter sopravvivere.Certo la preghiera la forza dellafede mi hanno fatto superare queisei anni passando da speranze adelusioni fino a quando dopoessere rimasto con una sola

speranza, un miracolo».Il «miracolo» avvenne; era la seradel 6 dicembre 1986 alle ore19,45 quando il campanello dellamia porta suonò e quando aprii laporta il grande pacco quel saccodi velluto azzurro e l’ apparizionedi quel bel sorriso sulle labbradella «Madre dei Bimbi».M’inginocchiai confuso,emozionato, frastornato e ebbimodo quella notte dicontemplare il volto di Maria conl’inno Akatistos.Il pensiero predominante fuquesto: la malvagità dell’uomo avolte è veramente grande, eccoperchè il furto; ma la bontà e lamisericordia di Dio superanettamente la crudeltà dell’uomo,ecco perchè il pentimento deiladri e dei ricettatori.La preghiera dei fedeli, dei buoni,compie veramente meraviglie esupera di gran lunga la cattiveria.Maria ci ha voluto far capire conquesto segno che convertirsi èsempre possibile.Il 21luglio 1987 dopo sei anni ciinginocchiammo dinanzi la bellaimmagine ecco perchè significatoparticolare.Un’ultima domanda che mi èstata fatta: «Mons. Tardelli, alloraVescovo di S. Miniato, ha sempreaffermato e afferma: Tu sei unmiracolato della Madonna. Tucosa ne dici?»Se non avessi avuto il dono dellafede e la certezza che con me c’erala Madonna che mi proteggevanon so come avrei potuto fare. Miresi conto della gravità dellamalattia e mi predisposi allavolontà di Dio. Mi sento indovere di ringraziare tutti quelliche mi hanno aiutato in quei

momenti. Mi hanno raccontato che la nottepiù drammatica della miasituazione fu organizzata unaveglia di preghiera e mi è statodetto che il Santuario erastracolmo di persone a pregareper me.Sono ancora qui e ringrazio ilSignore di avermi voluto ancorain vita. Ricordo che il 21 luglio diquell’anno invitai il dottorBombardieri, cioè colui che mioperò, e lui mi disse: «Vengovolentieri perché sono credente epraticante, ma se mi invita perringraziarmi deve rivolgersi piùin alto, cioè a Dio, perchè quandoaprii il suo addome non sapevodove mettere le mani». Io risposi:«Sì dottore, però il Signore percompiere i suoi segni in favoredelle sue creature adopra mezziumani e quindi ha trovato nellesue mani quelle esperte e braveper operare le sue meraviglie».O Cristiani e voi tutti devoti dellaMadonna «Madre dei Bimbi»,non pensiamo ai miracoli, marimaniamo sempre fedeli alSignore ascoltiamo la sua parola.Ricordiamoci che Gesù ha dettoAmate Dio e il prossimo.Siamo fortunati: abbiamo laMadonna, nostra madre, semprepronta ad intervenire in nostrofavore. Invochiamola, guardiamoil suo bel volto sorridenteritroveremo il coraggio di crederee di convertirci per accogliere ilsuo figlio che Lei stessa cipresenta.Ricordiamoci sempre dei tantisegni che la «Madre dei Bimbi» ciha comunicato e ci comunica nelnostro Santuario e cerchiamo ditestimoniarli nella nostra vita.

«Il 21 luglio a Cigoli sembraun giorno senza fine, un giornoche si protrae da settimane tra

la devozione, la preghiera, lasupplica alla Cara Madre dei

Bimbi di tanti genitori, giovanied anziani in una invocazione

d’amore e di protezione dalla Madonna.

Dalla Madre dei Bimbi si vasempre volentieri, la madre

Celeste sa comprenderci,conosce l’affetto e l’amore dei

genitori per i loro bimbi e come essi costantemente

la invocano a protezione delle loro creature.

E cosi - prima della festasolenne del 21 luglio - le

comunità, le parrocchie o i piccoli gruppi hanno asceso

il dolce colle per rivolgersi alla Madre, affidando al suo

affetto, al suo grembo maternodirei, i propri figli, a quel santo

Suo amore che possadifenderli da tante insidie».

(Nilo Mascagni, 2014)

«Il 21 luglio a Cigoli...» A colloquio con i bambini

UN CULTODI ORIGINEMEDIEVALE

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TOSCANA OGGI15 luglio 2018

«La cronaca ci dà testimonianza dinumerosi voti fatti alla Vergine di

Cigoli durante i primi annidell’Ottocento: varie volte fu supplicataperché volesse impetrare da Dio lapioggia tanto necessaria perl’abbondanza dei raccolti, e ancoranell’agosto del 1835, quando si sparsela notizia che a Livorno era scoppiato ilcolera, accorsero ad essa le popolazioniin occasione della consueta festadell’Assunzione per raccomandarlel’immunità dalle malattie.Della devozione verso la Madre deiBimbi in questo periodo parla ancheAugusto Conti, nato a San Pietro alleFonti di San Miniato nel 1822, filosofocristiano e scrittore di pregio; nel suolibro Evidenza, Amore, Fede,descrivendo una passeggiata checompie in compagnia di un amiconapoletano sulla ridente collina diCigoli, ricorda la sua visita al Santuariocon queste parole: "Entrammo inchiesa, salutammo la benedettaimmagine di Maria, alla quale ungiorno dell’anno le donne di quellevicinanze recano i loro figliuoli, perchéla pietosa Signora narrasi cherisuscitasse il fanciullo ad una poveramadre". Da ricordare è poi la devozione di dueimportanti famiglie della zona, iCarranza e i Sonnino, le cui ville eranoposte poco distanti dal castello, doveanticamente sorgeva il borgo diFabbrica. Entrambe hanno negli annipiù volte dimostrato il loroattaccamento nei confronti della Madredei Bimbi. Nel 1867 la Baronessa ElenaSonnino della Rocca si era dilettata inuna narrazione poetica "d’un insignemiracolo operato dalla SantissimaVergine del rosario che si venera nellaChiesa pievana di San Giovanni",narrazione poi ristampata nel 1901 percura del pievano Luigi Cervelli.Nello stesso 1901 il personale dellatenuta Carranza, con compiacimentodel suo padrone, aveva fatto invece aproprie spese erigere una balaustra chedelimitava il presbiterio e l’altarelaterale. I Baroni Sonnino a loro voltafinanziarono a proprie spese lacostruzione del pulpito. Letestimonianze di questi gesti oggi nonrimangono più in quanto la balaustra eil pulpito sono stati successivamenteeliminati per adeguare la chiesa allenuove norme liturgiche.Da menzionare è la devozione deisoldati durante il periodo del primoconflitto mondiale. Molte furono leofferte inviate dai soldati dal frontedestinate come ricompensa per SanteMesse e preghiere davanti allaimmagine della Vergine, molte lepromesse di visita al santuario se laVergine avesse risparmiato loro la vitanel conflitto. Nel 1916trecentosettantatre soldati del fronte,appartenenti a tutte le armi eprovenienti da tutte le parti d’Italia, dalVeneto alla Sicilia, si posero sotto ilpatrocinio della Madonna di Cigoli einviarono le loro offerte perché siindicessero preghiere speciali per lapatria e per loro. Il definitivo riconoscimentoall’antichità del culto e il conferimentodel titolo di Taumaturga all’immaginedi Cigoli avvennero il 13 luglio 1929quando, per mano del cardinale PietroMaffi, assistito dai Vescovi di SanMiniato, monsignor Carlo Falcini, e diPescia, monsignor Angelo Simonetti, ilCapitolo Vaticano incoronò l’iconadella Madonna la domenica 13 luglio,con due corone d’oro, squisita operad’arte dei Fratelli Conti di Firenze.L’Autorità della Chiesa, col decretarnel’Incoronazione, attribuiva il giustoriconoscimento al valore mistico ereligioso di un’immagine venerata damolti secoli: la parsimonia neipreparativi e la commozione delpopolo che accorse numeroso per ilgrande avvenimento denotarono nellapopolazione sinceri e profondisentimenti di fede».Da: Sara Caponi, «La “Madre dei Bimbi”a Cigoli».

VLA DOMENICA

nche quest’anno il Santuario di Cigoli vedràaffluire pellegrini da tutte le parrocchie per

venerare la Madonna dei Bimbi, a partire dalleparrocchie di Castelfranco di Sotto e Montopoli(sabato 14 luglio), dalla stessa parrocchia di Cigolie da quelle dell’unità pastorale di Ponte a Elsa (15luglio).Durante la settimana saranno celebrate ogni giornole S. Messe alle ore 6,30 (con le Lodi mattutine) ealle 7,30.Lunedì 16 luglio, dopo il Rosario delle ore 21, siterrà sulla piazza del Santuario un Concerto diPianoforte e Violino facente parte della rassegnaFrancigena Melody Road., Dal martedì al venerdì, alle 21 sarà recitato ilRosario seguito dalla Celebrazione Eucaristica con ipartecipanti ai pellegrinaggi delle varie parrocchie(ore 21,30).In particolare, martedì 17 luglio alle 19 è previsto ilraduno dei Sacerdoti del Primo Vicariato, checoncelebreranno la Messa delle 21.30.Sabato 21 luglio sarà il giorno culminante dellaFesta: alle ore 6 verrà celebrata la Messa con ipellegrini provenienti dalle parrocchie di S. Maria aMonte,e del Cuore Immacolato di Maria in Cerretti, e alle8,30 col pellegrinaggio delle parrocchie di Ponte aEgola e Stibbio.Alle 11,15 sarà il vesccvo mons. Andrea Migliavaccaa presiedere la solenne concelebrazione e sarà dinuovo presente alle ore 17,30 per guidare i Vespridella Madonna e la tradizionale processione.Presterà servizio la premiata filarmonica «A. DelBravo»di La Scala). A conclusione della festa, avrà luogosulla piazza del Santuario, un Concerto dellafilarmonica «Gaetano Luperini» di San Gennaro(Lucca) con la partecipazione della Corale «SanGenesio».

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MADRE DEI BIMBI

Il programmadella festa 2018

DI ANTONIO BARONCINI

l mese di maggio ormai è trascorso.Il mese delle rose per eccellenza quest’annoha lasciato un profondo segno per la nostradiocesi: il vescovo Andrea ha dedicato tutta

la nostra comunità diocesana alla protezionedella nostra Madre Celeste.Una notizia che nella sua essenza hadeterminato un forte impegno per tutti i fedeli euna riflessione profonda a chi è privo dellafede.La devozione a Maria è molto sentita tra lanostra gente: in ogni chiesa vi è un’immagineche, per tradizione del luogo, viene veneratacon un particolare nome, attribuitole nellastoria, originato da credenze, sentimenti, affetti,visioni, apparizioni o dal ricordarla in momentievangelici da Lei direttamente vissuti, comeMadre di Gesù.La maggior parte delle rappresentazioniartistiche su tela della Vergine la dipingono conil bambino in grembo, e nelle statue con coloritenui, vestita di bianco e celeste, sempre con lemani giunte per indicare la necessità dellapreghiera.L’immagine però più forte e commovente è laMadonna Addolorata: occhi pieni di lacrime,espressione sofferente e consapevole deldramma umano che si stava consumando,sopportando il dolore per suo Figlio innocente,inchiodato con quattro chiodi alla croce.Traspare la vita e la morte, la preghiera ed ilpeccato, l’ubbidienza e la sofferenza, il dolore ela speranza.Ecco la bellezza, la grandezza, la nobiltàmaterna della Madre Celeste!La nostra diocesi possiede dei bellissimisantuari per inneggiare a Lei gloria ed onore, traquesti la pieve di Cigoli, dove si venera congrande devozione la Madonna «Madre deiBimbi».Il 21 luglio 1978 il vescovo di San Miniatomonsignor Paolo Ghizzoni dichiarò Santuariomariano la chiesa plebana di Cigoli.L’origine del culto attribuito alla Madonna diCigoli si perde "nella lontananza delMedioevo" e richiederebbe tempo e spazio per

riportare tutta la sua storia.Riprendiamo soltanto le motivazioni per cui fuattribuita la dedicazione «Madre dei bimbi»,illustrando il miracolo più importantedell’icona mariana.«Secondo la tradizione, attestata da undocumento del 1791 conservato nell’archivio diCigoli, una madre di Treggiaia, appartenentealla famiglia dei Mainardi aveva già perso duefigli poco tempo prima, senza che avesseromanifestato segni di malattia, e quando partorìil terzo, il marito, che aveva attribuito alla suanegligenza la perdita dei figli, la minacciò dimorte qualora anche il terzo figlio, nato dapoco, fosse venuto a mancare. La donna vigilava con diligenza e amore sulfiglio quando un giorno, rientrando a casa perallattarlo, lo trovò senza vita. La donna, spintadalla disperazione, pensò di uccidersiaffogandosi nelle acque del vicino Roglio, untorrente affluente dell’Era. Uscì dunque di casaavviandosi verso il fiume per attuare il suoproposito, ma incontrò una giovane donna dinobile portamento, la quale, dopo averlaamorevolmente confortata e dissuasa daldisegno suicida, la ricondusse a casa,assicurando che il figlioletto ero ancora vivo.Quando la giovane donna ebbe preso inbraccio il bambino, il suo cuore riprese abattere, e la madre le chiese chi fosse. La donnadisse di chiamarsi Maria e di abitare a Cigoli, fraRocco e Michele. Alcuni giorni dopo la Mainardi volle ringraziarela pia benefattrice e si recò a cercarla al Castellodi Cigoli, ma ogni ricerca fu vana, poiché nontrovò alcuna donna che somigliasse a quella dalei incontrata. Allora il preposto degli Umiliati,sentito l’accaduto, e illuminato da Dio,compreso chi ella cercava, la condusse in chiesae le mostrò l’immagine della Madonna, nellaquale la donna riconobbe la sua salvatrice.Disse di ravvisare perfettamente nei lineamentidel volto, nelle angeliche maniere, colei cheaveva risuscitato il figlio e che l’aveva salvatadissuadendola dal suicidio. L’agnizione daparte della donna fu immediata, perché lefattezze del simulacro corrispondevanoperfettamente a quelle della apparizione.

"Ancora una volta il fatto miracoloso sirapportava alla presenza "fisica"dell’immagine." Ai piedi della taumaturgaimmagine accorsero allora i popoli delcircondario».Questo fatto, venerato come un miracolo,scuote ancora le nostre coscienze ed un popolointero si inchina ai suoi piedi, chiedendo aiuto,sostegno e protezione nella preghiera esolennizzando la propria fede confesteggiamenti in suo onore dal 7 luglio fino al21 luglio.Un popolo prega oggi per i tanti bambini a cuiè tolta la gioia di vivere e di nascere, vittime diun destino ingiusto e ripugnante: morire perfame e per sete ed essere vittime di un’immaneegoismo per l’acquisizione di iniquo potereterreno, inteso nella sua generale essenza disottomissione e padronanza assoluta.Lei è ancora lì, nella sua icona di gloria,incoronata da regina, che ci spinge a crederefortemente nella sua materna protezione.A Lei rivolgiamo la preghiera che don LucianoMarrucci ha scritto:«Ti preghiamo, Vergine Santissima, davanti aquesta immagine nata dal desiderio dei tuoifigli di averti in mezzo a noi e ispirata dal tuoamore di madre che ti spinge a farti incontroalla nostra strada. Tu, che più di ogni altracreatura hai somiglianza e vicinanza a Dio,aiutaci a conformarci a quella immagine esomiglianza per cui siamo stati creati. Tu, cheaccogli i figli senza madre e le madri senza figlie continui ad amare coloro che si allontananocome quelli che rimangono, insegnaci a pregareanche per coloro che non hanno fatto questocammino per giungere qui. A te, che hai avutotra le braccia Cristo Gesù, raccomandiamo inostri figli perché crescano in età e graziadavanti a Dio e davanti agli uomini; in tutti noi,oppressi da tante pene e da tante paure, fairinascere nuove speranze e nuove fiducie inmodo che, imparando a ritornare bambini,possiamo sentirci in maniera più sicura tuoifigli, Rinati nella Vita che hai portato nelmondo, fai che possiamo riprendere questocammino terreno nella gioiosa speranza dicontemplare in cielo il tuo volto di Madre».

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LA SUA STORIARECENTE

La «Madre dei Bimbi»: Santuariomariano della nostra diocesi

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LA DOMENICATOSCANA OGGI15 luglio 2018VI

Riscoprire la preghiera,contro l’idolo del tempo

DI ANTONIO BARONCINI

a Preghiera, questa sconosciuta,sembra che l’abbia ripresa Dio.Sembra scomparsa! Il suo fascino, lasua attrattiva, il suo prestigio, la sua

forza non richiamano più il desideriodell’uomo di oggi.Che cosa è la preghiera? Perché pregare?Perché l’uomo secolarizzato e iperattivonon sente più la necessità di pregare? Èancora possibile pregare?Oggi viviamo in «un mondo in fuga», nelquale diciamo di non aver più tempo per lecose quotidiane e, per la preghiera, nonsentiamo più il minimo bisogno di recarcinel luogo idoneo: la nostra chiesa, in cuivive aspettandoci Colui che governa lanostra vita.Il tempo è divenuto il nostro idolo!Non sentiamo più il voler trovare deltempo, stabilire delle priorità, sapendo chenon c’è tempo per tutto.Il nostro rapporto con Dio che siconcretizza nella preghiera si è fermato etutto passa avanti, non adorando più Luima gli ideali che ci ingannano e cischiavizzano.La preghiera è sempre stata nella storia unacomponente costante e fondamentale perla vita dell’uomo ed il cristiano lo deveconoscere e sapere. Ce lo dice il libro deilibri che è la Sacra Bibbia, dal Vecchio alNuovo Testamento. L’uomo non può fare ameno della preghiera, e quelle teorie dipensiero che la negano commettono ungravissimo errore.«Chi nega la necessità della preghiera edella grazia merita la condanna, poiché lapreghiera è il dono della perseveranza»(Sant’Agostino).«Senza la preghiera non si prepara nulla diquella che è un’azione all’interno dellastoria» (Enzo Bianchi).Quando preghiamo «non facciamoun’attività intellettuale o di pensiero ma cipredestiniamo ad entrare in unasituazione, in un contesto di relazione»,quindi pregare non è inutile perché preparaad essere responsabili nei confronti dicoloro per i quali chiediamo intercessioni.Ciò significa entrare nel vivo della storia e

L

della quotidianità del nostro vivere.Si può pregare senza la fede?«Il problema della preghiera è un problemadi fede, la preghiera è l’eloquenza dellafede, se non c’è l’una non c’è neppurel’altra» (Enzo Bianchi).Don Luciano Marrucci, nella sua favola «IlSilenzio e la Preghiera» dà un giudiziosevero alla mancanza della Preghiera.Poiché l’uomo non sente questa relazionecon Dio, Dio ha richiamato a sé quellabambina sempre più sola, scalza e ignuda:la Preghiera.L’uomo si può considerare felice senza laPreghiera? Si sente orgoglioso di aversmarrito il senso stesso del pregare?Non è vero che la colpa è della mancanzadi tempo, perché sempre si può pregare esempre si possono trovare attimi perrelazionarci con Dio stesso.«Il dovere della preghiera si adempie

meglio con i gemiti che con le parole, piùcon le lacrime che con i discorsi», sostieneSant’Agostino.«Chi afferma di non avere tempo è unalienato del tempo, che non domina eordina il tempo e la sua vita, ma ne èinghiottito», enuncia ancora Bianchi.Scopriamo la potenza della Preghiera echiediamo a Dio, parafrasando laemozionante storia raccontata da donLuciano, di restituirci quella bambina,poiché l’uomo di oggi per Lei hapredisposto una famiglia affettuosa,amabile, accogliente e protettrice.«Non è che Dio si pieghi alla volontàdell’uomo, ma Dio risponde alla preghieradell’uomo. Noi manchiamo contro ilSignore quando non chiediamo i miracoli.Dobbiamo chiedere a Dio e nondobbiamo vergognarci di chiedergli tanto»(don Divo Barsotti).

Un noir da brivido di Piergiorgio Pulixi

PENSIERI SOTTOL’OMBRELLONE /2a PUNTATA

roseguiamo con queste nuove «raffiche disaggezza» la «cura» pre-vacanziera iniziata

la settimana scorsa. Prescrizioni e posologiarestano le stesse: una «pillola concettuale» albisogno.Harry Miller, scrittore americanoprofondamente anticristiano, ad un certopunto della sua vita inciampa in unsignificativo paradosso: «L’arte come la fedenon serve a nulla; tranne che a darti il senso dellavita».Pensando alle ciarle di giornali e talk-showtelevisivi, dove si ragiona di tutto tranne chedell’essenziale, torna in mente Kierkegaard: «La nave della vita è ormai in mano al cuoco dibordo e ciò che trasmette il megafono delcomandante non è più la rotta da seguire ma ciòche mangeremo domani».Henrich Heine, poeta tedesco, ebreo, spiritogiacobino eppure affascinato dalcristianesimo. Si racconta che, sbucando perla prima volta sulla piazza di un grandeduomo medievale abbia esclamato, rivolto adun amico cristiano: «Questi vostri padri avevanodei dogmi. Voi credenti di oggi solo delle opinioni.E con le opinioni non si costruiscono dellecattedrali».In tempi di dubbi sul peccato d’origine,proviamo a parafrasare l’immancabile Chesterton: «Il peccato originale è l’unico dogmascientificamente dimostrabile. E non ci vuolemolto…basta guardarsi attorno».Agostino, così sottile e così sospetto oggi perquel suo pessimismo che, forse, è soltantorealismo: «Due sono i peccati contro lo spirito eche uccidono l’anima: la disperazione e le falsesperanze».Maurice Clavel, filosofo cattolico, ha scritto aicredenti francesi: «Per paura di essere gli ultimicristiani, siete diventati gli ultimi marxisti, gliultimi freudiani, gli ultimi razionalisti, gli ultimimassoni!». Una sua opinione ce l’aveva anche Bessière: «Mi pare che da anni i cristiani si sianomessi a una dieta senza sale». E metterei quiuna nota amara tratta da Pasolini: «L’Italia, lasua rivoluzione religiosa l’ha fatta non diventandoprotestante nel XVI secolo, ma atea nel XX».All’imprescindibilità del cristianesimo,ammiccava invece il non credente AndréMalraux: «Io sono ateo, ovviamente di confessionecattolica».Ma l’estate, si sa, è propizia anche perriscoprire silenzio e preghiera: «L’uomo cheprega ha in mano il timone della storia»argomentava Giovanni Crisostomo, mentre Gregorio Nazianzeno ammoniva che: «Bisogna ricordarsi di Dio più spesso di quanto sirespira».Ancora sulla preghiera (e ancora Kierkegaard): «Invece di parlare continuamentedi Dio al tuo fratello, perché non parli più spesso aDio di tuo fratello?». Acuto e delicato comesempre Bernanos: «Ho perso l’innocenza e nonho che la santità per ritrovarla».Buffo ma veritiero quanto scriveva nel ’700 Georg Christoph Lichtenberg: «È impossibileportare la fiaccola della verità tra la folla, senzabruciare qua e là una barba o una parrucca».Per la spocchia di chi crede di saperla lunga, èancora buona la bacchetta del cardinal Newman: «Un po’ di cultura può allontanare daDio; un po’ più di cultura vi può ricondurre».

Francesco Fisoni

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Insegnanti di religione: scelto il successore di don Polidori

seguito della rinuncia alla direzionedell’ufficio IRC (Insegnamento della

Religione Cattolica) della diocesi da parte didon Pierluigi Polidori, il vescovo hanominato il prof. Francesco Faraoni nuovodirettore dell’ufficio IRC, a partire dal nuovoanno scolastico.Il prof. Faraoni ha un’ampia e qualificataesperienza nel campo, essendo stato per annipreside in scuole pubbliche locali.Il vescovo ringrazia don Polidori per il suoservizio vissuto con dedizione e competenzaper trent’anni e augura al nuovo direttore unservizio proficuo.

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DI DONATELLA DAINI

iugno 2018: esce l’ultimoromanzo di Piergiorgio

Pulixi, considerato la voce piùbrillante del noir italiano, nellacollana NeroRizzoli dal titolo

«Lo stuporedella notte». Lastoria si svolge aMilano,metropolimulticulturale,dove staaccadendoqualcosa digrosso: celluleisolate digiovanimusulmaniradicalizzati sistannopreparando perun attentato chevuole spazzarevia centinaia di«cani infedeli».Ma attorno aquesta vicendasi dipananoanche altrestorie ed

episodi: spionaggio,controspionaggio, connivenze eviolenze efferate. Lo scrittore conla scusa della storia poliziesca,conduce il lettore a riflettere sualcuni temi caldi e delicati comela radicalizzazione e la «scelta»

di molti giovani di abbracciareuna via estrema in nome di unIslam che in realtà è solo unpretesto nel tentativo di trovareinvece una loro identità.Rosa Lopez, personaggioprincipale del romanzo, è unapoliziotta a capo dell’UnitàSpeciale Antiterrorismo, semprealla ricerca spasmodica dellagiustizia. Ma i metodi che usaper arrivare alla verità, una veritàche spesso ha più facce, nonsono molto diversi da quelliutilizzati dai terroristi. Ma lasocietà cosa è disposta asacrificare in nome della propriasicurezza? Questa è la domandache emerge fra le righe delromanzo e inoltre, quanta verità(e la verità ha un suo peso)siamo in grado di sostenere purdi sapere che siamo al sicuro? Equi gli argomenti su cui rifletterenon mancano: lo scrittore scrivecon dovizia di particolari suargomenti tanto sensibili quantodelicati come il famigeratoLovers Hotel, ufficialmenteinesistente, usato fin dallaSeconda Guerra Mondiale, comeluogo di tortura, dai servizisegreti. Della palazzina nonesistono visure camerali, ilcatasto ne ignora l’esistenza, e inumeri civici saltano quellacostruzione per riprendere dopo,come se in quello spazio ci fossesolo un giardino. In quelle

stanze sono stati interrogati ibrigatisti e dopo gli anni dipiombo alcuni politici lo hannousato per sordidi incontri.Polizia e carabinieri fanno fintadi non conoscerlo come dadirettive che giungono dall’alto.Insomma uno spazio neutraleperché a tutti, ma proprio a tuttifa comodo così. Lo stupore dellanotte esplora gli oscuri rovescidelle strutture di pubblicasicurezza, in una Milano doveincombe un pericoloimminente, in una lottacontinua contro il buio el’oscurità che talora albergadentro l’animo umano. Un libroaffascinante che vi terràinchiodati sulla sdraio finoall’ultima pagina.Dello stesso autore possoconsigliare molti altri romanzi.Nella serie «I canti del male», nellibro «La scelta del buio» vieneaffrontato il tema dellasindrome da burn-out e l’annosoproblema dei suicidi tra gliesponenti delle forze dell’ordine.Altro libro interessante «Unabrutta storia», romanzo che faparte di una saga che ha perprotagonisti una banda dipoliziotti che si muovono aiconfini della legge; un romanzoche getta coraggiosamente lucesu un argomento tabù comequello della corruzione nelleforze di polizia. Buona lettura.

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