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Fondamenti di biomeccanica della colonna vertebrale
applicati alla visita medica in azienda Lezione 1 C
LA LOMBALGIA
Il dolore lombare
Il dolore lombare può essere classificato in base a criteri clinici, temporali
o eziopatogenetici. Seguendo il primo criterio è possibile distinguere:
Lombalgia: dolore localizzato al rachide lombosacrale, che può
irradiarsi verso le logge renali o verso i glutei ma che non va verso gli
arti inferiori
Lombalgia con irradiazione all'arto inferiore: il dolore normalmente
non ha distribuzione radicolare ed ha il significato di sintomo
infiammatorio più che meccanico ("referred pain" per gli autori
anglosassoni)
Lombo cruralgia: il dolore presenta una irradiazione lungo la faccia
anteriore della coscia e della gamba, ossia lungo il tragitto della IV
radice lombare ("radicular pain" per gli autori anglosassoni)
Il dolore lombare
Lombo sciatalgia: il dolore ha una irradiazione lungo la faccia
posteriore della coscia e postero-laterale della gamba, ossia lungo il
tragitto della V radice lombare e/o Ia radice sacrale ("radicular pain"
per gli autori anglosassoni)
Dal punto di vista temporale ciascuna delle forme dolorose può
presentarsi in forma:
acuta: di durata inferiore a 3 settimane
subacuta: da 3 settimane a 3 mesi
cronica: oltre i 3 mesi
ricorrente: episodi di benessere intervallati da episodi acuti o subacuti.
Il dolore lombare
La classificazione secondo l‘eziologia è sicuramente più complessa,
ma può essere così schematizzata:
Lombalgie di origine viscerale: generate da una patologia delle
strutture anatomiche poste al davanti della colonna vertebrale e
contenute nella cavità addominale, nello scavo pelvico e nello
spazio retro peritoneale (patologie queste non trattate in questo
corso, se non anamnesticamente).
Lombalgie di origine muscolo-tendinea: sostenute da processi
infiammatori o traumatici interessanti muscoli, tendini e fasce
muscolari del tronco e della pelvi.
Il dolore lombare
Lombalgie di origine vertebrale: determinate da una patologia
delle strutture osteoarticolari proprie della colonna vertebrale.
Queste ultime possono poi essere raggruppate in lombalgie
vertebrali conseguenti ad una patologia sistemica (patologia
infettiva, patologia neoplastica, patologia metabolica, patologia
reumatica, etc.) ed ad una patologia propria del distretto
vertebrale (trauma, malformazione, sindrome delle faccette, ernia
discale, discopatia, degenerazione artrosica, stenosi, spondilo lisi,
spondilolistesi, etc.)
Il dolore lombare
Lombalgie idiopatiche: ancor oggi, nonostante gli enormi progressi
nella diagnostica per immagini, di molte lombalgie non si riesce ad
identificare con precisione una causa organica.
Non bisogna correre il rischio di classificare queste forme, che non
hanno una patogenesi ben definibile, sotto l'etichetta di "lombalgie
psicogene", anche se, in alcuni casi, il dolore lombare può essere
provocato o ingigantito da situazioni di conflitto o di "stress".
Ad un attento esame alcune di queste lombalgie trovano
ragionevole concausa in alcune delle situazioni descritte nel
successivo paragrafo.
Le rachialgie lombari
Il dolore lombo-sacrale è una delle patologie più frequenti e si stima che
il 60-80% della popolazione adulta di entrambi i sessi ne sia stato afflitto
almeno una volta nella vita. I fattori più comuni che aumentano
l’incidenza di mal di schiena sono:
Posture errate protratte nel tempo: queste determinano dei vizi
posturali, che con il protrarsi negli anni deformano le strutture
muscolari ed ossee e in particolar modo, per lo studio che si vuole
andare a intraprendere, atteggiamenti lordotici.
E’ fondamentale prevenire queste alterazioni intervenendo nella vita
di tutti i giorni, modificando necessariamente i propri atteggiamenti
posturali errati ma anche sconfiggendo le cattive abitudini come
l’ipocinesia, che determina ipotrofia e scompensi muscolari, o l’uso di
scarpe troppo alte che tendono a spingere in avanti la parte bassa
del corpo e a inarcare quella alta.
Le rachialgie lombari
O ancora l’utilizzo di scarpe con suole troppo dure che non
permettono di ammortizzare il carico e rimando vibrazioni stressanti.
Inoltre è indispensabile non tener conto dell’attività lavorativa svolta,
rivalutando le metodiche con cui si effettuano determinate attività e
l’organizzazione degli spazi in cui ci si muove in modo da evitare il più
possibile movimenti ripetitivi che vanno ad usurare il fisico ma che
possono soprattutto essere causa di vere e proprie patologie.
Movimentazione dei carichi errata: se si valuta la pressione sul terzo
disco lombare e si definisce come base quella in cui il soggetto è
posto in stazione eretta, si evidenzia che la pressione aumenta del
15% durante il cammino, del 30% da seduti, dell’85% se il soggetto
effettua una flessione del tronco in avanti, del 300% se solleva da terra
un peso di 20 kg con le ginocchia piegate e del 500% se le gambe
rimangono estese.
Le rachialgie lombari
Soprattutto in ambito lavorativo sono stati divulgati diverse soluzioni
per tutelare la salute dei soggetti lavoratori, sia promuovendo l’uso di
tecniche corrette per la movimentazione manuale dei carichi, sia
emanando norme che regolino questo tipo di attività.
Debolezza muscolare: quando la muscolatura del rachide e/o quella
di altre parti del corpo che concorre indirettamente al suo sostegno è
debole o ha un cattivo funzionamento, le strutture vertebrali vanno
incontro a un progressivo degeneramento.
I gruppi muscolari che partecipano alla mobilità del rachide sono
molteplici e se alcuni di essi sono ipotrofici si va incontro a scompensi
diversi.
Le rachialgie lombari
Se, per esempio, i fasci della muscolatura profonda del rachide sono
deboli, questi non contribuiscono in maniera sufficiente a mantenere
eretta la colonna vertebrale e il soggetto denuncia fatica nella
stazione eretta.
Se invece i muscoli della cintura addominale non sono
sufficientemente forti non si ha una contenzione dei visceri che può
determinare iperlordosi lombare, ancora diversamente se i muscoli
degli arti inferiori non hanno un adeguato grado di trofismo il trasporto
dei carichi sarà unicamente supportato dalla colonna vertebrale e se,
a livello della muscolatura delle gambe e dei piedi vi sono degli
scompensi, questi possono essere causa di variazioni nelle ampiezze
delle curve del rachide.
Le rachialgie lombari
Peso eccessivo: questo è causa di maggiori pressioni a carico di tutte
le articolazioni, sollecitando in maniera anomala le strutture muscolari
e tendinee, fattore che a livello della spina dorsale può voler
significare sovraffaticamento e incapacità di mantenere
l’allineamento della singole vertebre. Inoltre, in molti casi, il peso in
eccesso si concentra a livello addominale, provocando uno
slittamento in avanti del baricentro e un’ulteriore aumento della
pressione sui dischi intervertebrali della zona lombare.
Condizioni genetiche predisponenti: in quanto ogni persona ha una
propria struttura fisica, per cui la colonna vertebrale varia da individuo
a individuo e si possono trovare differenze interpersonali sia per
quanto riguarda il numero di vertebre sia per la loro morfologia.
Patologie preesistenti: scoliosi o alterazioni dell’ampiezza delle curve
del rachide.