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1 1 In occasione della chiusura dell’Anno della Fede indetto da Papa Benedetto e condotto a termine da Papa Francesco, due Maestri della fede, non pare sconve- niente offrire ai lettori una breve meditazione sulla virtù della fede in Maria, quasi a ricordarci quella luce purissima ed intensissima che brillò nella mente e nel cuo- re della Vergine a indicarci eminentemente fra tutte le creature umane e angeliche il cammino verso la conoscenza e l’amore per il suo divin Figlio Gesù Cristo. In Maria abbiamo la virtù della fede divina e teologale in assoluta perfezione, non inquinata o intorbidata da qualunque difetto, deviazione, incertezza, tentennamento, lentezza, resistenza, insincerità, faciloneria, fanatismo, superficialità, rigidezza, con- torsione, che possono costituire, in tutti noi, la triste traccia del peccato originale. La fede ha due aspetti: uno sog- gettivo, l’adesione personale alla Parola di Dio, detta fides qua; e un aspetto oggettivo, il contenuto o dottrina della fede, la concettualiz- zazione della Parola di Dio, detta, fides quae. Maria aveva una fede superiore a quella degli Apostoli come fides qua (il suo si, la sua to- tale adesione), e per questo Ella è detta Regina degli Apostoli; invece costoro sono i maestri della fides quae (le verità trasmesse), ed in tal senso Maria è stata discepola degli Apostoli. Tuttavia Ella, per la sua specialissi- ma intimità col Figlio, ha imparato da Lui direttamente, a differenza di noi che riceviamo la Parola di Dio la fede di Maria p. Giovanni Cavalcoli op

La fede di maria

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I n occasione della chiusura dell’Anno della Fede indetto da Papa Benedetto e

condotto a termine da Papa Francesco, due Maestri della fede, non pare sconve-niente offrire ai lettori una breve meditazione sulla virtù della fede in Maria, quasi a ricordarci quella luce purissima ed intensissima che brillò nella mente e nel cuo-re della Vergine a indicarci eminentemente fra tutte le creature umane e angeliche il cammino verso la conoscenza e l’amore per il suo divin Figlio Gesù Cristo.In Maria abbiamo la virtù della fede divina e teologale in assoluta perfezione, non inquinata o intorbidata da qualunque difetto, deviazione, incertezza, tentennamento, lentezza, resistenza, insincerità, faciloneria, fanatismo, superficialità, rigidezza, con-

torsione, che possono costituire, in tutti noi, la triste traccia del peccato originale.La fede ha due aspetti: uno sog-gettivo, l’adesione personale alla Parola di Dio, detta fides qua; e un aspetto oggettivo, il contenuto o dottrina della fede, la concettualiz-zazione della Parola di Dio, detta, fides quae. Maria aveva una fede superiore a quella degli Apostoli come fides qua (il suo si, la sua to-tale adesione), e per questo Ella è detta Regina degli Apostoli; invece costoro sono i maestri della fides quae (le verità trasmesse), ed in tal senso Maria è stata discepola degli Apostoli. Tuttavia Ella, per la sua specialissi-ma intimità col Figlio, ha imparato da Lui direttamente, a differenza di noi che riceviamo la Parola di Dio

la fede di Mariap. Giovanni Cavalcoli op

per la mediazione del Magistero della Chiesa. Tuttavia anche gli Apostoli hanno appreso la Parola di Dio direttamente dal Signore; e in tal senso sono sullo stesso piano della Madonna. Però gli Apostoli hanno ricevuto un mandato ufficiale di annuncio del Vangelo, mandato che Maria non ha avuto, poiché Ella annuncia la fede con la sua celeste intercessione ed ottenendo la grazia della stessa fede agli uomini.Nelle apparizioni mariane Maria non insegna mai verità di fede che non siano già note dalla dogmatica. Semmai suggerisce applicazioni pratiche della Parola di Dio adatte alle diverse circostanze o secondo i bisogni dei tempi e dei luoghi.Invece in noi peccatori, anche se in grazia di Dio, la fede deve sorgere e crescere in un’intelligenza e in una volontà deboli e disordinate, che tendono ad uscire dal sentiero della verità e del bene. In noi la fede deve guarire e irrobustire o “allarga-re”, come dice Papa Benedetto, la nostra ragione, vincere le resistenze, piegare la nostra superbia, domare le nostre ribellioni, fugare le nostre diffidenze, intenerire il cuore, svergognare la nostra doppiezza, placare la nostra agitazione, cancellare la nostra malizia, vanificare la nostra furbizia, per renderci fanciulli “bramosi del latte spirituale” (1Pt 2,2) e suscitare in noi, come dice il Concilio Vaticano I, il “pius credulitatis affectus”, la pia propensione a credere alla Parola di Dio.Come sappiamo, le testimonianze evangeliche sono avare di insegnamenti sul-la fede di Maria, su come Ella ha vissuto concretamente questa fede: vorremmo saperne molto di più, ma a quei tempi narrare la vita di una donna, considerando l’imperante maschilismo, destava poco interesse, e Maria non è sfuggita a questa triste sorte, Ella che pure era la Madre di Dio. Sappiamo come lo stesso S. Paolo cita una sola volta la Madonna e per lo più in-direttamente, per esprimere una verità palese – “nato da donna” – col solo fine di ricordarci l’umanità reale del Signore. Si direbbe che a Paolo, il grande maestro e testimone della fede in Cristo, la fede di Maria non abbia interessato assolutamen-te niente. Parla della fede di Abramo, di Sara, di Isacco, di Giacobbe, dei patriar-chi, di Mosè, dei profeti, degli apostoli, dei suoi discepoli, della Chiesa, dei santi, degli angeli. Ma della fede di Maria non una parola.Dobbiamo consultare Luca, un pagano convertito, o Giovanni, sincero ammirato-re della dignità femminile, per sapere qualcosa della fede di Maria, in particolare della famosa esclamazione di Elisabetta: “Beata te, che hai creduto!”, oltre al fa-mosissimo racconto dell’annunciazione, il quale indubbiamente ci dà indicazioni decisive sull’argomento.Qui appaiono due caratteristiche della fede della Madonna: l’intelligenza e la do-cilità. L’intelligenza, per la quale Maria ci fa capire che l’oggetto della fede, che è verità intellegibile, può e dev’essere indagato dalla ragione (“come è possibile?”). E la docilità, per la quale comprendiamo che, se la ragione può indagare per ca-pire, non sta a lei ma alla volontà accogliere la verità di fede (“si faccia in me secondo la tua parola”). E l’atto di fede, benché formalmente atto della ragione e dell’intelligenza che ac-

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coglie la verità, non è mosso dalla ragione o dall’intelletto necessitato dall’oggetto, ma dalla volontà, sotto l’impul-so della grazia, sicché appare radicalmente un atto di obbe-dienza e in ultima analisi di umiltà, come del resto insegna lo stesso S. Paolo a più riprese (l’“obbedienza al Vangelo”), laddove per esempio parla del-la necessità di “rendere ogni intelligenza soggetta all’obbe-dienza a Cristo” (II Cor 10,5). Altra caratteristica della fede di Maria è il fatto che, benchè certa e luminosa, in quanto verità che illumina e fa sa-pere (Ella sa di essere Madre di Dio), il suo oggetto non è evidente ed è misterioso, per cui presenta un aspetto di in-comprensibilità, che viene re-lativamente superato da una conoscenza migliore, ma il mistero non scompare mai del tutto, dato che è il Mistero infinito della divinità. In altre parole, Maria ha progredito nella fede: questa fede ha avuto le sue prove, come per esempio in occasione della scomparsa di Gesù a Gerusalemme: Maria non comprende le parole di Gesù. Ma ciò non le impedisce di conservare e medi-tare queste cose nel suo cuore (Lc 2, 41-51). Capirà più tardi.La fede di Maria è così aumentata nella sua certezza e nella sua luminosità, senza risparmiare anche a Lei, creatura limitata come noi, l’esperienza del Mistero che non esclude la sofferenza, come quando Ella se ne sta forte, certa della sua fede, ai piedi della croce, allorché una spada le trapassa l’anima.Come Maria è giunta alla fede? Da quali segni è stata persuasa? Da quali motivi è stata indotta? Come è giunta a credere a suo Figlio? Quando e come è stata illumi-nata? Difficile rispondere a queste domande, perchè tutto sembra essere racchiuso nel mistero. Possiamo solo fare qualche supposizione.Anche Maria, come tutti noi, certamente è giunta alla fede, illuminata dalla grazia, considerando gli effetti della bontà e della sapienza divine, la bellezza delle crea-ture, e partendo dall’esperienza delle cose, di se stessa e delle persone. Ella, come

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tutti noi, ragionando sulla realtà, è giunta a sapere che Dio esiste ed ha cominciato ad adorarLo e a pregarLo, soprattutto in base agli insegnamenti biblici. Così Ella ha scoperto la Parola di Dio ed è venuta a conoscenza delle grandi opere di Jahvè per il suo Popolo, come si ricava chiaramente dal Magnificat. Ella ha ac-colto tutto nel suo cuore e nella sua vita. E tutto ciò con slancio e amore, sempre docile agli impulsi dello Spirito Santo, in un cammino diligente, ordinato, gioioso, coerente, limpidissimo senza intoppi e senza quegli intralci che in noi provengono dal peccato.La fede di Maria è così una fede convinta e profondamente intuitiva e penetrante, una fede profetica e pragmatica, che si congiunge con quella intuitività e quel senso pratico, che sono pregio speciale della donna e ancor più della madre verso il figlio e nelle circostanze concrete della vita, come avviene alle nozze di Cana, in occasione delle quali Maria, non senza essere mossa dallo Spirito stesso del suo Figlio, anticipa con autorevolezza materna, quasi vincendo la resistenza del

Figlio, la manifestazione mes-sianica di Gesù, sicchè, come riferisce il Vangelo, “i suoi di-scepoli credettero in lui” (Gv 2,11). La fede di Maria è quindi con-tagiosa, sa cogliere l’occasio-ne propizia, conosce lo stato d’animo degli astanti, com-prende il momento favorevole – il kairòs, direbbe S.Paolo – e ne approfitta con coraggiosa iniziativa. In tal modo ottiene l’effetto desiderato. Si tratta dunque di una fede non solo come atto e vantaggio perso-

nale, ma anche come testimonianza e stimolo potente, capace di diffondere la fede.La fede di Maria si presenta dunque come modello di questa virtù nella sua asso-luta purezza e perfezione. E’ la fede che la coppia primitiva aveva nello stato d’in-nocenza, con l’aggiunta che è fede in quel Cristo che ancora i nostri progenitori non conoscevano.Viceversa, la nostra fede, fossimo anche tra i più grandi santi di questa terra, è sempre soggetta a pericoli, retrocessioni, decadenza, falsificazioni, peccati, de-viazioni. E’ addirittura passibile di estinguersi con l’apostasia. Maria ci fornisce il criterio per discernere nella nostra fede il buono dal cattivo. Come recita un antico detto, Ella è la vincitrice di tutte le eresie. Ma Ella, proprio per l’esenzione della sua fede da qualunque difetto o miseria, non ha il compito di insegnarci concretamente come correggerci e liberarci dai peccati

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nella fede, ma solo – il che però è moltissimo - di mostrarci la perfezione assoluta della fede, come normalmente ad essa si arriva e ad essa si è fedeli, praticandola nella vita. Qui sta invece la funzione degli altri santi, i quali, feriti dalle conseguenze del peccato originale, hanno vissuto le nostre stesse difficoltà e sono caduti in difetti

simili ai nostri, non esclusi il peccato e l’eresia. Ecco dunque l’importanza per noi di congiungere l’insegnamento di Maria a quello dei santi: Maria per quanto riguarda la fede in un’anima assolutamente innocente; i santi per guarire dai di-fetti della nostra fede ed avvicinarci giorno per giorno alla purezza di Maria, che tuttavia resterà sempre trascendente stella, guida della nostra fede, come la stella polare che ci indica con sicurezza il cammino: “respice Stellam, respice Mariam” “Guarda la stella, guarda Maria”.