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ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “VINCENZO DANDOLO”
SEDE COORDINATA DI LONATO DEL GARDA - BRESCIA
LA COLTIVAZIONE DELL’UVA E
LA PRODUZIONE DI VINO SUL
LAGO DI GARDA
CANDIDATO: STEFANO MAINETTI
CLASSE 5M
ANNO SCOLASTICO: 2013-2014
INDICE
1 -Cenni storici
2- Produzione e diffusione della vite sul lago di Garda
2.1- Caratteristiche dei terreni
2.2- Clima
2.3- Tipi d’ allevamento della vite sul lago di Garda
2.4- I vini tipici del Garda Bresciano
3- Malattie più diffuse della vite
4- Tipi di vinificazione e rifermentazione
5- L’imprenditore agricolo
6- Costi di produzione di un’ azienda vitivinicola
7- Traduzione di un’ etichetta di Lugana
8- Dati ISTAT sulla produzione di vino in Lombardia
1. Cenni storici
Fin dalla preistoria il territorio Gardesano ha conosciuto la presenza
dell’uomo e del vino . sulle colline moreniche del lago di Garda , è stato
ritrovato il più antico aratro costruito dall’ uomo che, cinquemila anni
prima di cristo, conosceva la vite selvatica e probabilmente anche il vino.
Saranno però gli Etruschi, nel V secolo a.c. ad introdurre nel Bresciano la
coltivazione della vite “addomesticata” soppiantando quella selvatica.
Anche i Romani si stabiliranno nel bresciano; Ne è un esempio Sirmione
dove i continui ritrovamenti archeologici testimoniano la fama della
cittadina fin dall’età di Cesare. Nel VIII secolo d.C. le terre dello Stato
Romano e dei re Barbari e Longobardi, saranno donate o infeudate ai
grandi monasteri. Dagli inventari delle loro terre emergono lunghi elenchi
di vigneti ed ingenti redditi da vino e da torchio.
2. Produzione e diffusione della vite sul
lago di Garda
2.1 caratteristiche dei terreni
I terreni sono ghiaiosi e molto sciolti, ma non è solo così, infatti la
notevolissima eterogeneità dei terreni della costa sud-occidentale del
Benaco ci fa trovare le seguenti situazioni:
- Zone tipicamente moreniche , soprattutto alla sommità delle colline e
sulle porzioni alte dei versanti . Qui i terreni sono caldi, asciutti,
generalmente abbastanza profondi ,con ricca componente sabbiosa e molto
scheletro (sassi, ghiaia). I vini che ne derivano esprimono il buon
equilibrio di cui la vite gode, sono caratterizzati da colori gradevoli anche
se non necessariamente carichi, freschezze floreali, notevole sapidità e
media struttura , eccellente finezza, ottima persistenza. Una faccia
intermedia dove troviamo terreni originati da un misto di antica morena ,
mescolata a componenti alluvionali limo-argillose. Questi suoli sono più
difficili perché tendenzialmente capaci di migliori accumuli idrici, ma
anche esplorabili meno in profondità dalle radici e quindi nei vigneti che
crescono in queste condizioni si corre il rischio di incontrare problemi di
carenza idrica in caso di stagioni asciutte. I loro figli sono vini più ricchi
dei precedenti, dove la caratteristica varietale si esprime appieno, le
differenze si notano soprattutto in eleganza ed esplosioni olfattive come
nei famosi Garda classico Chiaretto; è vero che è più difficile raggiungere
e mantenere l’equilibrio vegeto-produttivo, ma chi sa ben controllare la
vite ottiene da essa più struttura e complessità, ampiezza e variegata
personalità, vini che possono durare anche a lungo.
- Aree un tempo paludose e quindi spesso ricchissime di sostanza organica,
che sono situate generalmente sul fondo delle vallette laterali, ai piedi delle
colline o in zone di remoto allagamento nella fascia in antichità a bordo
lago, ad oggi talvolta ancora punteggiate da piccole risorgive. Anche qui le
difficoltà per i viticoltori non mancano: le vigne tendono a crescere
rigogliose e quindi a ritardare la maturazione, l’umidità di un tempo tende
a affiorare anche oggi e quindi è molto difficile mantenere perfettamente
sane a lungo le uve. Solo la grande esperienza e soprattutto la sempre
vigile attenzione di chi cura il proprio vigneto quotidianamente permettono
di mantenere sane a lungo le uve, nelle quali a fine stagione si ritrovano le
sostanze che la pianta ha lentamente assorbito con le lunghe radici;
regolando oculatamente la vite e il suo vigore si riesce a sfruttare la buona
dotazione idrica del territorio che garantisce perfetta funzionalità
fisiologica anche nelle annate più asciutte. Si ottengono vini ricchi di
colore, con profumi speziati e intensi, ottimo corpo, ricca trama,
equilibrata consistenza e adatti al medio lungo affinamento.
- Zone di deposito glaciolacustre, ricchissime in limi e argille, senza ciotoli
né sabbia, molto diverse dai circostanti terreni morenici. Qui i suoli sono
decisamente pesanti, freddi, ricchi in calcare e altri sali. Le radici faticano
a crescere in profondità, ma trovano un terreno ricchissimo in calcare e
Sali minerali. Questi ultimi, assorbiti dalla pianta e depositati nella polpa,
ci regalano vini molto sapidi. Sono terreni particolarmente adatti ai vini
bianchi e che si esprimono anche in Chiaretti decisi e intensi.
2.2 Il clima
Il clima del Garda è notoriamente mitigato dalla presenza delle acque del
lago. Grazie agli inverni non troppo freddi, possono infatti sopravvivere
olivi in produzione alla latitudine più a nord del mondo.
Ma anche in estate i giorni non sono così caldi e le notti così fredde come
in un clima continentale, quindi gli sbalzi termici non sono particolarmente
forti. La vite cresce in un ambiente favorevole alla maturazione delle uve,
ma anche reso difficile dalle notti estive abbastanza miti, che mantengono
elevata la pressione di alcuni patogeni fungini dell’uva. Quindi l’abilità dei
viticoltori del territorio nel quale si producono vini della D.O.C. del Garda
Classico risale a formazioni geologiche molto diverse, e gode di un
microclima particolarmente mite, regolato dalle acque del lago e da una
buona ventilazione, condizione ideale per la crescita armonica della vite,
ma anche dell’ulivo e degli agrumi. Cuore dell’area è la Val Tènesi, dalla
storica vocazione vitivinicola. Nella varietà di uve coltivate in questo
territorio, il Groppello è il vitigno più rappresentativo. Questo vitigno è
alla base di tutti i vini rossi e rosati, compreso ovviamente l’omonimo
Groppello. La zona di produzione del San Martino della Battaglia coincide
parzialmente con quella del Garda Classico, comprendendo in tutto o in
parte i comuni di Sirmione, Desenzano, Lonato e Pozzolengo. Esso occupa
le zone pianeggianti e le cerchie moreniche a sud del lago di Garda, dove il
Tocai, che in questo vino deve essere presente almeno all’80%, ha trovato
il suo ambiente ideale.
2.3 Tecniche di allevamento della vite sul Garda
I vari metodi di allevamento per la viticoltura sono stati selezionati e
migliorati nel corso della storia al fine di ottenere maggiori quantità di
prodotto tenendo però conto anche della qualità dell’uva e di conseguenza
del vino. Tra i maggiori metodi di allevamento in Italia e all’estero si
ricordano i sistemi :
- ad Alberello
- a Guyot semplice
- a Cordone speronato
- a Casarsa
Profilo botanico La vite fruttifica esclusivamente sui tralci dell’anno precedente. Il
principio su cui si basa il Guyot è quello di ottenere il capo a frutto, da cui
si svilupperanno i tralci fruttiferi, e lo sperone, da cui si svilupperanno 2 o
3 tralci da cui nella potatura successiva, si selezionerà il nuovo capo a
frutto.
Alberello
L’alberello è il sistema di allevamento più anticamente diffuso nell’Italia
meridionale e insulare e largamente diffuso anche in altre regioni a clima
caldo-arido o a clima freddo. E’ concepito per sviluppare una vegetazione
di taglia ridotta allo scopo di adattare la produttività del vigneto alle
condizioni sfavorevoli dei suoli poveri e siccitosi e delle basse
temperature. In generale, la pianta ha un tronco di 20-100 centimetri di
altezza, terminante con un sistema di 3-4 branche brevi, portanti speroni
tagliati a 1-3 gemme e, talvolta capi a frutto. Questo sistema di
allevamento non necessita di impalcatura di sostegno oppure si presta per
l’impiego di tutori semplici e individuali.
Guyot semplice
Le pratiche da eseguire su questo tipo di allevamento sono molto semplici.
Dopo la fruttificazione di settembre- ottobre si attende la completa caduta
delle foglie quindi, a metà inverno, si comincia a effettuare la potatura per
la nuova produzione. Dopo aver effettuato un esame preliminare sulla
pianta si procederà alla potatura. Alcuni coltivatori utilizzano un metodo
secondo il quale nella vite si hanno tre fasi distinte:
-passato: ciò che è stato lasciato nell’anno passato sulla pianta
-presente: l’insieme di vegetazione sulla quale si dovrà effettuare la
potatura
-futuro:ovvero quello che, nelle attuali condizioni, si intende lasciare per
l’anno a venire.
Questo metodo di allevamento si intende ad eliminare tutta la vegetazione
ad eccezione di un tralcio vecchio di un anno (capo a frutto) e un piccolo
sperone, ovvero una porzione di tralcio di dimensioni ridotte, portante 2-3
gemme. Il Guyot, come tutti i sistemi di potatura mista, si presta per i
vitigni altamente produttivi che fruttificano principalmente sui tralci
emessi dalle gemme intermedie del capo a frutto: in questi vitigni la
potatura corta (a speroni) non garantirebbe un’adeguata produzione a
causa della scarsa produttività delle gemme basali . Il numero di gemme di
cui si compone il capo a frutto del Guyot varia secondo le condizioni
ambientali (fertilità del terreno e disponibilità irrigua) e le potenzialità
produttive del vitigno.
Cordone speronato
Uno dei più diffusi metodi di allevamento della vite è senz’altro il cordone
speronato, di più facile gestione e manutenzione rispetto ad altri. Qualche
mese dopo l’inizio del riposo invernale si esegue la potatura lasciando uno
o due rami che resteranno sulla pianta per almeno 4 o 5 anni. Su di essi si
lasceranno quattro speroni equidistanti fra loro. Grazie a questa forma la
potatura sarà più semplificata negli anni a venire in quanto si dovrà solo
rinnovare lo sperone anno per anno. Questo sistema di allevamento è
adatto ai vitigni che fruttificano sui tralci emessi dalle gemme basali, che
richiedono una potatura corta.
Casarsa
Adatto ad aree fertili e soggette a brinate primaverili, prevede una potatura
ad archetto su cordone speronato permanente nel caso in cui l’archetto
venga legato e non lasciato libero. La vegetazione nuova è sostenuta da fili
in ferro.
2.4 - Vini tipici del lago di Garda Bresciano
Lugana Doc, Lugana Superiore Doc e Lugana Spumante
Doc.
Questo vino proviene da un vitigno autoctono denominato "Turbiana" e
cresce su un terreno di remota origine morenica, composto da una
variegata combinazione di argilla stratificata, prevalentemente calcarea e
ricca di minerali. La zona del Lugana si colloca nell’entroterra della
sponda meridionale del lago di Garda che da Desenzano del Garda
attraversa Sirmione, fino a Peschiera, nella provincia di Verona, e
prosegue nell’entroterra morenico di Pozzolengo e Lonato del Garda. Il
Vino Lugana viene prodotto in tre versioni: Doc, Superiore e Spumante
Doc.
S. Martino della Battaglia Doc e S. Martino della Battaglia
Doc liquoroso
Prende il nome dall’omonima località in cui, il 24 giugno 1859, si
combatté la storica battaglia risorgimentale. La zona di produzione si
estende a sud del Garda, privilegiando le aree collinari più aride e sassose
dove il Tocai friulano, presente in questo vino almeno all’80%, ha trovato
il suo ambiente ideale. La produzione limitata e le raffinate tecniche di
vinificazione producono vini piacevoli, dalle caratteristiche aromatiche,
esaltate in modo particolare nella versione liquorosa.
Garda classico Doc.
Di grande e antica tradizione, la denominazione comprende un vasto
territorio che da Sirmione arriva fino a Limone, al confine con la provincia
di Trento. Questo vino, ricavato da nobili e generosi vitigni, è intenso e
profumato, schietto e sincero, come la terra e le persone che lo producono.
Il Garda classico Doc comprende i vitigni Groppello e Groppello Riserva,
Rosso e Rosso Superiore, Chiaretto, Bianco.
3.2- Malattie più diffuse nella vite.
PERONOSPORA VITICOLA
Agente patogeno: fungo Plasmopara viticola
Sintomi: in inverno danneggia le radici della pianta dopo di che durante il
germoglio fa crescere macchie d’olio sulla foglia. per verificarsi la
malattia si deve verificare la regola dei tre 10 (entro 24 ore 10mm di
pioggia per metro quadrato , tralcio più lungo di 10cm e temperatura
minima di 10 gradi).
Cure : prodotti antifungini endoterapeutici (poltiglia bardolese)
OIDIO
Agente patogeno : fungo Oidium tukeri o Necator
Sintomi : le aree colpite dalla malattia prima si decolorano poi avviene la
necrosi dei tessuti, in seguito si verifica disseccamento o spaccature.
Difesa : la difesa contro il mal bianco si effettua preventivamente con
trattamenti a base di zolfo in polvere
BOTRITE O MUFFA
GRIGIA
Agente patogeno: fungo
Sintomatologia : attacca il grappolo
penetrando attraverso le ferite
provocando altri danni causando
malattie come la Botrite e marciumi
Cura : aggiunta di zolfo e prodotti a
base del fungo antagonista o
antiperonosforici efficaci per la botrite
TIGNOLA DELLA VITE
Agente patogeno : insetto lepidottero
Sintomatologia: le larve degli insetti di seconda generazione attaccano il
grappolo.
Cure : la specie è ostacolata da alte temperature estive ( 32-35 gradi )
creando un elevata mortalità delle uova oppure si possono fare interventi
di lotta chimica o utilizzare max trap a soglia di danno del 5%
LOBESIA BOTRANA
Agente patogeno: tignoletta della
vite
Sintomi: causa malattie come botrite
e marciume acido, in più attira anche
insetti come vespe e moscerini
Cura : aracnidi ed altri predatori
naturali degli insetti
FLAVESCENZA DORATA
Agente patogeno: fitoplasma (parassita vegetale )
Sintomi : incompleto o stentato germoglio del capo a frutto sulla
vegetazione primaverile; ingiallimento delle foglie; caduta delle foglie;
disseccamento dei grappoli; ispessimento della lamina fogliare che ha un
aspetto carnoso con accentuati ripiegamenti dei germogli verso il basso
Cure : eliminare le piante infettate e trattamenti con insetticidi
MAL DELL’ ESCA
Agente patogeno: un gruppo di funghi che colpisce i vasi linfatici del
legno
Sintomi: questi funghi producono delle tossine che, traslocate alla chioma
attraverso il flusso xilematico, sono responsabili della formazione di
macchie internervali clorotiche e necrotiche sulle foglie. Questa
sintomatologia, a carico delle foglie, è denominata tigratura. Sull'uva è
accompagnata dalla comparsa di macchie violacee sugli acini.
Cure : contrassegnare le piante malate e potare in modo separato le piante
colpite e allontanarle dal vigneto. Ridurre il ricorso a grossi tagli di
potatura e disinfettare le ferita con mastice
4- Tipi di vinificazione e rifermentazione
Vinificazione in bianco Può essere fatta con uva bianca o con uva rossa senza macerazione e cioè
non mettendo le bucce a contatto con il mosto.
Vinificazione in rosso Può essere fatta solo con uva rossa mediante il processo di macerazione e
cioè mettendo le bucce dell’uva a contatto con il mosto durante la
fermentazione.
Vinificazione per vini rosè E’ una vinificazione in rosso con l’ aggiunta di polpa proveniente da uva
bianca.
Metodi classici di rifermentazione per spumanti con metodo
Charmat e Champenois.
Il metodo classico di produzione dei vini spumante, detto Champenois
consiste nella rifermentazione in bottiglie ermetiche di vino bianco
derivante da uve chardonay, pinot nero o grigio vinificate in bianco per
aggiunta di saccarosio, lieviti saccharomices e bentonite. La bottiglia da
spumante viene tappata e inizia così la rifermentazione che dura 1-1,5 mesi
e durante tale periodo si ha il remuage ovvero le bottiglie sono poste in
orizzontale nelle pupitres per essere ruotate e gradualmente portate in
posizione verticale. I lieviti e i residui, cioè le fecce, a questo punto si sono
raccolti in posizione del collo della bottiglia e può essere effettuata la
sboccatura . Il liquido fuoriuscito si sostituisce con il liqueur d’expèdition.
La bottiglia viene definitivamente tappata.
Con questo metodo si producono lo champagne e lo spumante
Franciacorta. Il metodo Charmat prevede che la rifermentazione avvenga
in recipienti ermetici di acciaio di grande capacità resistenti alla pressione,
chiamati autoclavi , invece che in bottiglie. La qualità dello spumante è
inferiore. Per poter effettuare tale metodo è necessario che il disciplinare di
produzione lo preveda un esempio di spumante particolare è il moscato.
5- Imprenditore agricolo La definizione d’imprenditore agricolo ci viene data dall’ articolo
2135 del codice civile, che si suddivide in 3 commi:
Comma 1: è imprenditore agricolo chi svolge 1 delle seguenti attività
(coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività
connesse).
Comma 2: per selvicoltura ed allevamento s’intendono tutte quelle attività
svolte per la cura di più o un intero ciclo biologico vegetale ed animale. Si
tratta di attività che utilizzano o possono utilizzare fondo bosco e acque
dolci, marine e salmastre.
Comma 3: Per attività connesse si intendono le attività volte alla
conservazione, trasformazione, manipolazione, commercializzazione e
valorizzazione svolte dal medesimo imprenditore agrario che svolge una
delle attività agricole che abbiano ad oggetto prodotti derivati in
prevalenza da una delle attività agricole principali. Si intendono connesse
anche le attività di fornitura di beni o servizi agricoli effettuate mediante
l’utilizzo di attrezzature normalmente impiegate nell’azienda agricola
comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale
e forestale e le attività di recezione e ospitalità all’interno di strutture
agricole.
Attività principali Le attività principali sono: la coltivazione, selvicoltura e allevamento.
Per coltivazione di un fondo s’intende lo sfruttamento di un terreno per
trarre tutto ciò che esso può dare. La coltivazione rimane attività agricola
anche se viene svolta in ambienti artificiali. Sono equiparate ai terreni le
acque.
La selvicoltura è la coltivazione del bosco per l’estrazione del legname. La
legge per tutelare l’ambiente e il territorio boschivo può imporre numerosi
vincoli ed obblighi. Fino al 2001 il Codice parlava di bestiame e non di
animali in quanto alludeva soltanto alle specie animali tradizionalmente
allevate su un fondo come: ovini, caprini, suini, bovini ed equini.
Attualmente il Codice ha ampliato le possibilità di allevamento animale.
Anche gli allevamenti agricoli possono essere svolti in ambienti artificiali.
Attività connesse tipiche Le attività connesse sono tutte elencate nel terzo comma dell’ art. 2135 e si
suddividono in attività tipiche e atipiche. Le attività connesse tipiche sono
(conservazione, trasformazione, manipolazione, commercializzazione e
gestione). Si tratta di attività che devono essere svolte dallo stesso
imprenditore che svolge le attività agricole altrimenti diventano attività
commerciali e si viene sottoposti allo statuto.
1. Iscrizione nel registro delle imprese.
2. Tenuta delle scritture contabili.
3. Fallimento.
L’unico obbligo dell’impresa agricola è iscriversi nella sezione speciale
del registro delle imprese. La legge non richiede che i prodotti oggetto
delle attività connesse, provengano tutti dalle attività principali, perché è
sufficiente che ne derivino solo per la maggior parte.
Attività connesse atipiche Sono elencate tutte nella seconda parte del terzo comma dell’art. 2135.
Anche per le attività connesse valgono le considerazioni fatte per quelle
tipiche. Svolgono 1 delle attività principali. Esempi di attività connesse
atipiche sono i vivai, i maneggi, agro energia e BMB se svolte tutti da
imprenditori agricoli come seconda attività, devono essere svolte in
strutture agricole come gli agriturismi. Le attività agrituristiche erano
inizialmente attività di recessione, ospitalità e somministrazione dei pasti.
La legge ha ampliato i servizi e le attività che gli agriturismi possono
offrire per cui oggi negli agriturismi vengono svolte attività ricreative
colturali, didattiche, sportive, escursionistiche, di degustazione. Tutto
questo per valorizzare il territorio e il patrimonio rurale permettendo agli
agricoltori d’ integrare i propri rediti. Gli agriturismi sono regolati dalle
leggi naturali per quanto riguarda i principi generali, mentre sono regolati
da leggi regionali per quanto riguarda aspetti particolari, come ad esempio
prodotti, il tempo che l’imprenditore deve dedicare all’agriturismo,
numero posti letto, coperti, obblighi amministrativi, aspetti igienico
sanitari.
Il coltivatore diretto Il coltivatore diretto è una delle figure più importanti di imprenditore
agrario, è definito dall’art. 1647 del Codice Civile “Il coltivatore diretto è
colui che in veste di proprietario o affittuario coltiva un fondo con il lavoro
prevalentemente proprio e dei suoi famigliari.” Il coltivatore diretto è
anche un piccolo imprenditore. I coltivatori diretti conservano la loro
qualifica e quindi conservano tutte le agevolazioni fiscali e creditizie
previste dalla legge anche se fanno parte di consorzi agricoli, cooperative
agricole e società agricole di persone (s.s. ,s.n.c. , s.a.s.). Alcune leggi
speciali richiedono per il coltivatore diretto ulteriori requisiti; la legge sui
contratti agrari richiede che il coltivatore diretto e la sua famiglia
rappresentino un terzo della forza lavoro per la conduzione del fondo. La
stessa legge equipara a coltivatori diretti i diplomati e i laureati in materie
agrarie e forestali che si impegnano a coltivare un fondo per almeno nove
anni e non abbiano ancora 55 anni. La legge previdenziale richiede che
l’attività di coltivazione prevalga sulle altre attività sia per quanto riguarda
il tempo e il reddito.
Imprenditore agricolo a titolo principale L’imprenditore agrario a titolo principale (I.A.T.P.) è una figura di
imprenditore agrario introdotta nel 1975 allo scopo di ottenere dei
finanziamenti per il potenziamento e l’ammodernamento dell’azienda
agricola. Gli I.A.T.P. devono dedicare almeno i due terzi del loro tempo
all’attività agricola e ricavare da essa almeno i due terzi del loro reddito
complessivo. L’I.A.T.P. deve inoltre possedere specifiche competenze
professionali che acquisisce con il superamento di un esame regionale.
Sono esonerati all’esame i diplomati e laureati in materie agrarie, forestali,
materie ambientali e chi ha lavorato per almeno tre anni in un’azienda
agricola. La qualifica di I.A.T.P. si ottiene da una cooperativa o da una
società agricola. Se l’I.A.T.P. possiede requisiti di efficienza produttiva,
rispetto delle norme igienico sanitarie e di rispetto delle norme ambientali
può ottenere finanziamenti dall’U.E.
Imprenditore agricolo professionale L’imprenditore agricolo professionale (I.A.P.) è un ulteriore figura munita
di competenze professionali al quale la legge riserva agevolazioni e
finanziamenti. L’I.A.P. deve dedicare almeno la metà del suo tempo
lavorativo all’attività agricola e ricavare da essa almeno la metà del credito
complessivo.
Impresa agraria famigliare L’art. 230 bis si applica anche all’impresa agraria famigliare, anche se in
via del tutto eccezionale l’imprenditore agricolo a capo dell’impresa è un
coltivatore diretto. Bisogna distinguere tra due situazioni:
1. Il coltivatore diretto è proprietario del fondo
2. Il coltivatore diretto è un affittuario
In entrambi i casi si applica l’art. 230 bis, nel secondo caso sono però
applicate anche delle disposizioni contenute nella legge sui contratti agrari.
Disposizioni L’impresa si identifica non soltanto con l’imprenditore ma con tutto il
nucleo famigliare. Il concedente (proprietario del fondo) può chiedere che
venga nominato un rappresentante della famiglia, altrimenti ciascun
componente della famiglia può interagire con lui. Per debiti assunti in
nome dell’impresa risponde l’impresa stessa con beni comuni. Ma i
creditori possono anche rivalersi sui beni personali dei componenti che
hanno agito in nome e per conto dell’impresa. L’attività d’impresa
continua anche se rimane un solo componente della famiglia purché
garantisca almeno un terzo della forza lavoro necessaria per coltivare il
fondo.
6- Costo di produzione di un’azienda vitivinicola
- L’ azienda è ubicata in zona collinare nelle vicinanze del lago di Garda
- Il clima è mediterraneo sempre mite e con molte precipitazioni
- Il terreno è a medio impasto argilloso
- E’ a gestione familiare con pochi dipendenti, anche essi salariati
avventizi
- Si estende per quindici ettari producendo uva nera
- I vini che produce sono Lugana, Trebbiano, Pinot nero e Garda classico .
- L’ imprenditore deve sostenere le seguenti spese :
Costo di produzione = Imposte + spese varie + quote + salari + stipendi +
beneficio fondiari + interessi
Quote cantina:30000,00€ x 1% = 300,00€
Quote su macchine e attrezzature varie:40000,00€ x 15 % = 6000,00€
Spese varie( Telefono, corrente, acqua, antiinsetticida, disinfettanti e
bottiglie : 600,00€
Salari: 30 giornate x 50,00€ = 1500,00€
Stipendi: prodotto lordo vendibile 45340,00€ x 5% = 2267,00€
Spese varie: 45340,00€ prodotto lordo vendibile x 10% = 4534,00€
Imposte:100,00€ x 15 ettari = 1500,00€
Beneficio fondiario: 20,00€ di canone affittuario x 15 ettari = 300 €
Interesse del capitale d’ anticipazione: 300,00€ + 1500,00€ + 15201,00€ =
17001 x 6% x 6/12= 510,03€
Interessi sulle attrezzature(macchinari e trattore):
40000,00€ x 6% = 2400,00€
Costo di produzione totale: 17001,00€ + 510,03€ + 2400,00€ = 19911,03€
7- Etichettatura in inglese di 1 bottiglia di Lugana
Trebbiano Lugana
Intense straw yellow with greenish reflections possible, tending to gold
with the 'aging, intense, large, hints of fresh spices, flowers and fruit taste
fruity, dry, remarkable texture, fresh and persistent
8-12 degrees
1-2 years
suitable for cocktails, hors d'oeuvres, fish dishes, especially fresh water
fish and vegetables, cheese
8- Grafico di produzione di vino in Lombardia
(dati ISTAT) Per la Lombardia il 2012 è stato un anno un po’ strano. La produzione è
calata in modo piuttosto sensibile (-7%), ma soprattutto è cambiato il mix
produttivo, da sempre incentrato su una crescente produzione DOC. Nel
2012 la produzione di vini si è leggermente spostata verso gli IGT. Ciò
non toglie che guardando i dati Federdoc (come ben sapete aggiornati al
2011) ci sono buone notizie: la DOC Franciacorta supera ormai i 160mila
ettolitri di produzione, la DOC Oltrepo’ Pavese mantiene una buona massa
critica nonostante lo “spacchettamento” in singole denominazioni
monovitigno, ma si profila all’orizzonte una nuova denominazione forte,
Lugana, che per la prima volta supera gli 80mila ettolitri di produzione di
vino.
1. Produzione di vino 2012. La produzione di vino scende del 7% nel
2012 a 1.2 milioni di ettolitri, essenzialmente a causa del forte calo
produttivo delle aree “secondarie” della regione, mentre nella
provincia di Pavia la vendemmia è data per stabile da ISTAT a
739mila ettolitri. A Brescia, patria del Franciacorta, si sono prodotti
invece 284mila ettolitri, il 12% in meno rispetto al 2011.
2. Produzione per categorie qualitative. Dopo due anni di produzione
DOC intorno al 60%, nel 2012 secondo i dati ISTAT c’è stata una
“sostituzione” tra DOC e IGT. I vini DOC sono scesi da circa
800mila ettolitri a 680mila, -16%, mentre i vini IGT sono saliti da
300mila a 350mila ettolitri (+17%). I vini comuni restano
leggermente sotto i 200mila ettolitri, circa il 16% della produzione
totale della regione.
3. Produzione per colore. La produzione di vino bianco resta al 46-47%
del totale, un livello stabile da ormai qualche anno a questa parte.
4. Superfici vitate 2010 secondo censimento ISTAT. Il censimento
mostra come la regione Lombardia sia fortemente votata ai vini di
qualità, con circa 19mila dei 23mila ettari vitati impegnati per i vini
DOC. In particolare è vicina al 90% la superficie DOC in provincia
di Pavia e anche nella piccola (ma famosa) provincia di Sondrio.
5. Dati Federdoc 2011. Come per molte altre regioni il 2011 Federdoc è
un anno di “dati completi”. La produzione di vini DOC è stata di
870mila ettolitri secondo Federdoc, quindi circa il 10% in più di
quanto riportato da ISTAT. L’Oltrepo’ Pavese ha le principali
denominazioni: la denominazione base a poco meno di 197mila
ettolitri, mentre tra le “monovitigno” in cui è stata spaccata la DOC
Bonarda dell’OP è molto vicina a 196mila ettolitri. Tutte le altre
DOC delle zona portano il totale poco sopra i 400mila ettolitri DOC.
6. Fuori dall’Oltrepo’ va menzionata sicuramente la forte crescita della
DOC Lugana, che ha superato nel 2011 gli 80mila ettolitri. Sempre
in crescita anche la DOC Franciacorta, a 167mila ettolitri, il massimo
storico per la denominazione, in crescita continua da ormai 6 anni a
questa parte, su una superficie vitata che ha raggiunto i 2600 ettari.