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Matthias ner LA BASILICA DI AQUILEIA: L'AFFRESCO ABSIDALE RIVISI TATO Le riflessioni sul famoso affresco absidale della Basilica di Aquileia possono basarsi oggi su studi eccellenti. Negli ultimi anni questo tema è stato infatti affrontato da ben due monografie: la tesi di dottorato di Elisabeth Sobieczky (2004), e il volume con nuove fotografie a cura di Sergio Tavano (2008) 1 Questo rinnovato interesse per gli affreschi si accompagna anche ai recenti risultati emersi dalle ricerche, che hanno finalmente permesso di portare a termine la complessa storia del loro restauro. Probabilmente, prima di questa importante tappa, è stata soprattutto l'incertezza nella valu- tazione dello stato di conservazione a ostacolare per decenni uno studio più approfondito da parte degli storici dell'arte. Premesse decisive sono state la preparazione del recente restauro, preceduto da accurati esami preliminari condotti nel 1998/1999 pubblicati già nel 2000 da Emanuela Accornero 2, e lo studio dei documenti d'archivio sui precedenti interventi relativi alle pitture grazie al quale Elisabeth Sobieczky è riuscita a precisare in punti centrali gli esiti del progetto di restauro 3_ A questo proposito sono davvero numerosi i temi e i singoli aspetti che meriterebbero di essere ulteriormente indagati: l'analisi della tecnica pittorica in collegamento con un'attenta critica del materiale giunto fino a noi, per il quale le immagini pubblicate da Tavano offrono un eccellente punto di partenza; una panoramica generale delle radici e premesse storiche a partire dalle quali deve basarsi la comprensione dell'affresco; una considerazione più approfondita dell'immagine del committen- te, il patriarca Poppone di Aquileia, inserita in un più ampio contesto storico e iconografico; una critica dei testi e delle nti della famosa iscrizione dedicatoria rifatta nel Trecento e dei sui modelli; l'insolita immagine di Maria in trono col Bambino nella tipologia della Maiestas Domini circondata dai simboli dei quattro evangelisti e la sua origine iconografica; infine la chiara ricezione dell'antico nella gamma di forme dell'af- fresco e i suoi aspetti generali e locali. I SOBIECZKY 2004; TAVANO 2008. 2 ACCORNERO 2000. 3 SOBIECZKY 2004, pp. 50-85. 463

LA BASILICA DI AQUILEIA: L'AFFRESCO ABSIDALE RIVISITATO · L'AFFRESCO ABSIDALE RIVISITATO Le riflessioni sul famoso affresco absidale della Basilica di Aquileia possono basarsi oggi

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Matthias Exner

LA BASILICA DI AQUILEIA: L'AFFRESCO ABSIDALE RIVISITATO

Le riflessioni sul famoso affresco absidale della Basilica di Aquileia possono basarsi oggi su studi eccellenti. Negli ultimi anni questo tema è stato infatti affrontato da ben due monografie: la tesi di dottorato di Elisabeth Sobieczky (2004 ), e il volume con nuove fotografie a cura di Sergio Tavano (2008) 1

• Questo rinnovato interesse per gli affreschi si accompagna anche ai recenti risultati emersi dalle ricerche, che hanno finalmente permesso di portare a termine la complessa storia del loro restauro. Probabilmente, prima di questa importante tappa, è stata soprattutto l'incertezza nella valu­tazione dello stato di conservazione a ostacolare per decenni uno studio più approfondito da parte degli storici dell'arte. Premesse decisive sono state la preparazione del recente restauro, preceduto da accurati esami preliminari condotti nel 1998/1999 pubblicati già nel 2000 da Emanuela Accornero 2,

e lo studio dei documenti d'archivio sui precedenti interventi relativi alle pitture grazie al quale Elisabeth Sobieczky è riuscita a precisare in punti centrali gli esiti del progetto di restauro 3_

A questo proposito sono davvero numerosi i temi e i singoli aspetti che meriterebbero di essere ulteriormente indagati:

l'analisi della tecnica pittorica in collegamento con un 'attenta critica del materiale giunto fino a noi, per il quale le immagini pubblicate da Tavano offrono un eccellente punto di partenza; una panoramica generale delle radici e premesse storiche a partire dalle quali deve basarsi la comprensione dell'affresco; una considerazione più approfondita dell'immagine del committen­te, il patriarca Poppone di Aquileia, inserita in un più ampio contesto storico e iconografico; una critica dei testi e delle fonti della famosa iscrizione dedicatoria rifatta nel Trecento e dei sui modelli; l'insolita immagine di Maria in trono col Bambino nella tipologia della Maiestas Domini circondata dai simboli dei quattro evangelisti e la sua origine iconografica; infine la chiara ricezione dell'antico nella gamma di forme dell'af­fresco e i suoi aspetti generali e locali.

I SOBIECZKY 2004; TAVANO 2008.

2 ACCORNERO 2000. 3 SOBIECZKY 2004, pp. 50-85.

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In un breve intervento non è possibile affrontare la complessità di questi problemi. La materia richiederebbe un convegno apposito. Per il momento rimando, dunque, alle pubblicazioni già menzionate, in cui questi temi vengono trattati con diverso grado di approfondimento. Intendo piuttosto limitarmi a due complessi tematici che suscitano ancora pareri discordi tra gli studiosi; vale a dire all'identificazione dell'illustre personaggio laico, che precede Poppane nell'affresco, nell'ambito delle raffigurazioni dei sovrani occidentali e alla discussione delle premesse stilistiche, ossia alla questione se i precedenti artistici degli affreschi di Aquileia siano da ricercarsi nell'Italia settentrionale o in Baviera. Prima di affrontare questi temi è, però, opportuno presentare brevemente il con­testo artistico di cui ci si deve occupare (fig. 1 ).

La decorazione pittorica dell'abside è suddivisa in tre registri princi­pali separati da alti fregi collocati in diverse cornici. Partendo dal basso, lo zoccolo presenta una decorazione pittorica a finte cruste, campi ret­tangolari incorniciati, in parte con dischi iscritti, separati da snelle forme vascolari. I modelli tardo-antichi e paleocristiani, sia in marmo che in pittura, di questo tipo di decorazione sono tanto palesi che non occorre qui soffermarci oltre. Nella parte superiore la superficie, fino ali 'apertura delle finestre, è ricoperta da un ricco fregio illusionistico con viticci a spi­rale tra cui fanno capolino piccoli uccelli. La striscia marginale accoglie l'iscrizione dedicatoria, che nella sua sostanza risale al Trecento.

La zona delle finestre è riservata a una successione di monumentali figure tutte in piedi e in posizione rigidamente frontale su un semplice sfondo a fasce. Tre alte finestre a tutto sesto con decorazione ornamen­tale nell'intradosso suddividono questa zona centrale in due gruppi con ognuno tre santi, mentre le due restanti figure piuttosto alterate e rifatte dai restauri occupano le rispettive estremità dopo le finestre laterali 4. Si tratta, infatti, di sette martiri e una martire, sant' Anastasia all'estremo sud, particolarmente venerati ad Aquileia s.

Sopra le finestre si sviluppa un altro fregio, un tralcio con volute lungo il quale si alternano protomi con giovani volti femminili iscritti in medaglioni a cuore e clipei con pavoni. Nel semicatino absidale, infine, appare al centro la Madonna in trono, inserita nella mandorla e circondata dai simboli dei quattro evangelisti (fig. 2). A essa si avvicinano da entram­bi i lati tre santi che affidano all'intercessione di Maria alcune figure più piccole di donatori e dignitari. Alla destra di Maria compaiono l'apostolo

4 Gli otto santi, di cui è possibile in gran parte identificare i nomi grazie a iscrizioniframmentarie, hanno come attributi la corona nella sinistra e una piccola croce nella destra che permettono di riconoscerli come martiri (cfr. nt. 5).

5 Crisogono, Anastasia, Proto, Largio, Felice, Fortunato, Dionigi, Primogenio: SOBIECZKY 2004, pp. 99-112; VALENZANO 2005, p. 422.

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Fig. l. Aquileia, duomo, abside, veduta d'insieme.

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Fig. 2. Aquileia, duomo, abside, calotta con Maria e i com,ruttenti presentati da santi.

Marco, il leggendario fondatore della chiesa di Aquileia, Ilario, il secondo vescovo della città, e il suo diacono Taziano. I santi presentano la figura molto alterata di un laico importante non chiaramente identificato e il patriarca Poppane, contraddistinto dal nimbo rettangolare e dal modello della basilica in mano. Alla sinistra di Maria sono i santi Ermagora, primo vescovo di Aquileia, e il suo diacono Fortunato, nonché santa Eufemia, che raccomandano alla Madonna i membri della famiglia imperiale: l'im­peratore Corrado II riconoscibile dalla corona con archetto e pendagli, sua moglie l'imperatrice Gisella e il loro figlio Enrico ancora adolescente, il futuro imperatore Enrico III.

Prima di dedicarsi all'identificazione e funzione delle figure del-1' abside, è necessario rivolgere l'attenzione alla datazione degli affreschi. Come è noto, la consacrazione della chiesa fatta costruire dal patriarca Poppane avvenne il 13 luglio 1031 6• Che tale data però debba coincidere anche con il termine dei lavori degli affreschi, non è tuttavia affatto ovvio come dimostra l'analisi di numerosi altri casi 7• Ma nel caso di Aquileia si

6 Pappone 1997, pp. 295 s. n.l (S. Tavano); REICHE 2009, pp. 60-62. 7 "Ciò che unisce i monumenti dei due versanti delle Alpi è la chiara separazione

tra le fasi architettoniche e quelle pittoriche. Le ricerche condotte negli ultimi decenni

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Fig. 3. Aquileia, duomo, abside, particolare: san Marco e il defunto imperatore Enrico II.

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è in presenza di una tale coincidenza, come è possibile dedurre da alcune osservazioni sulla tecnica pittorica e sugli avvenimenti storici.

La pittura utilizzata, infatti, ricorre in principio alla tecnica a fresco e il processo di carbonatazione sembra essere stato rallentato dalla costante alta umidità dell'ambiente. L'esiguo strato di malta che fa da supporto alla pittura, i cui contorni delle pontate sono riconoscibili dall'alto verso il basso, non avrebbe potuto prestare tale lentezza del processo senza la pre­senza di una certa umidità residua nella muratura ancora fresca. Secondo l'uso del tempo alcune rifiniture, lumeggiature e dettagli sono stati realiz­zati a secco successivamente. Le tecniche utilizzate, dal disegno prepara­torio all'impiego di compasso e battiture di corda nonché di sagome fino alla scelta di pigmenti e probabili ingredienti organici nel legante degli azzurri ottenuti con lapislazzuli, rientrano nel normale processo pittorico seguito nel primo Medioevo a nord e a sud delle Alpi. Per maggiori infor­mazioni a questo proposito si rinvia alle dettagliate spiegazioni di Guido Botticelli 8• La muratura presentava dunque un certo grado di umidità quando cominciarono i lavori di stesura di calce e pittura.

Un terminus post quem per la datazione è fornito dalla figura del giovane Enrico, rappresentato già con la corona di coreggente, dal momento che l'incoronazione del successore al trono allora undicenne avvenne nel 1028 (fig. 4). Questo dato si coniuga perfettamente con i ritratti imperiali dei sigilli, che dal 1028 sul retro del profilo di Corrado presentano la figura in armatura del successore indicato come "HEINRICUS

SPES IMPERI!" 9 (fig. 6a). Percy Ernst Schramm ha collegato questa novità con gli sforzi documentabili in quel tempo per trovare come sposa una principessa bizantina, un'intenzione che spiegherebbe molto bene anche la rappresentazione in primo piano riservata al giovane re nell'abside di Aquileia 10. Queste osservazioni permettono, dunque, di datare le pitture murali tra il 1028 e il 1031 e di collocare il termine dei lavori nel 1031 con la consacrazione della basilica.

Ma chi avrebbe mai potuto nel 1031 occupare il posto di maggior rilievo tra i donatori e i protettori, a destra della Madonna, e davanti alla famiglia dell'imperatore reggente e al patriarca Poppone costruttore della

hanno fondamentalmente confermato questa differenza tra l'epoca di costruzione e quella della decorazione ... " (EXNER 2007b, pp. 369 s., 382); per la Reichenau cfr. EXNER 2004, pp. 104 s.

8 BOTTICELLI 2000, pp. 109-143; cfr. anche il riassunto in SOBIECZKY 2004, pp. 8 l -85. Sulla situazione ben analizzata di Miistair cfr. EMMENEGGER 2002, pp. 81-93.

9 Il sigillo imperiale è documentato nel 1028: SCHRAMM 1983, p. 105 s., 223 con fig. 137.

IO Formalmente più significativa è il secondo sigillo imperiale del 1033 che suldavanti presenta l'imperatore e la figura più piccola del figlio separati dal titolo reale di Enrico (fig. 6b; SCHRAMM 1983, fig. 138).

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Fig. 4. Aquileia, duomo, abside, particolare: sant'Ermagora con Enrico, figlio dell'imperatore Corrado II, futuro imperatore Enrico III.

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Fig. 5. Aquileia, duomo, abside, particolare: santi Ermagora e Fortuato con l'imperatore Corrado Il.

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Fig. 6a. Prima bolla imperiale di Corrado Il, recto: profilo di Corrado 11; verso: il giovane Enrico in piedi con l'iscrizione t HEINRICUS SPES IMPERII (1028). Da Schramm, 1983, figg. 137a-b.

Fig. 6b. Seconda bolla imperiale di Corrado Il, recto: Corrado II in piedi e suo figlio Enrico, tra i due HEINRICUS REX; verso: città con didascalia AUREA ROMA (1033-1038). Da SCHRAMM, 1983, Abb. 138a-b.

chiesa? Questa domanda è stata oggetto di discussione fra gli studiosi a partire dalla riscoperta degli affreschi nel 1896. Mentre tre delle cinque figure, Poppane, Corrado e il giovane Enrico, sono identificate da una iscrizione e la figura femminile dietro l'imperatore per la logica conte­stuale non può che essere l'imperatrice Gisella, il personaggio maschile vestito elegantemente che san Marco presenta alla Madonna è privo sia della scritta con il nome, sia di attributi univoci; inoltre, della sua testa non rimangono che scarse tracce del disegno preparatorio (fig. 3).

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Le prime tesi che volevano identificare questa figura con Enrico III rappresentato una seconda volta da adulto, sono state ben presto scartate 11•

Dopo l'autorevole pubblicazione di Karl von Lanckoronski del 1906 si era andata affermando l'identificazione con Adalberto, margravio di Verona e duca di Carinzia 12• In particolare gli storici hanno sposato con entusia­smo questa interpretazione 13, e anche il grande conoscitore e studioso dei ritratti dei sovrani medievali, Percy Ernst Schramm, confermò la chiave di lettura tradizionale, sebbene non volesse escludere del tutto anche un ritratto dell'imperatore Enrico II per via degli abiti e della postura della figura 14• Nell'ambito della mostra "Poppane: l'età d'oro del patriarcato di Aquileia" del 1997, è stata avanzata la proposta che la figura sia il conte Ozi II, fratello del Patriarca 15, mentre quasi contemporaneamente Gudrun Pamme-Vogelsang ha fornito prove consistenti per un'identificazione con l'imperatore Enrico II 16.

Il documento di Poppane del 13 luglio 1031, sottoscritto da nume­rosi principi della chiesa presenti alla consacrazione e servito da base per l'iscrizione dedicatoria del Trecento, non menziona nessuna personalità laica 17• Tali considerazioni però non forniscono motivi esplicativi validi in quanto anche la famiglia imperiale non era in Aquileia per presenziare alla consacrazione della basilica 1s.

Non è più possibile chiarire la questione del copricapo della figura in questione in quanto le riproduzioni più antiche si contraddicono e i due contorni sull'alta fronte libera riconoscibili nel disegno preparatorio non mostrano alcuna sagoma di corona, bensì eventualmente un berretto sor-

Il Tra gli altri BERTOLI 1739, p. 369; TESTI 1909, p. 95; MORASSI 1933, p. 306; cfr.il recente parere opposto di SOBIECZKY 2004, p. 115.

12 LANCKORONSKI 1906 (2007), p. 85; DEMUS, 1968, p. 112; K6RNTGEN 2001, pp.290-293.

13 LADNER 1931, p. 153; in particolare cfr. SCHMID 1991, pp. 26 ss. con dettagliataargomentazione di questa tesi.

14 SCHRAMM ] 983, p. 107 S., 226 S. 15 Poppane 1997, p. 297 s. cat. 4 (S. BLASON SCAREL); BLASON SCAREL 2007, p.

277. l6 PAMME-VOGELSANG 1998, pp. 127-139, 317. Appare ingiustificata la riflessione

di Valenzano che ritiene che si possa trattare di Enrico IV (VALENZANO 2005, p. 422, con l'erronea indicazione di Enrico Il come padre di Corrado Il).

17 Udine, Archivio Capitolare, Perg. Capit. I, n. 7: SCALON 1983, pp. 19-21, Tav. I;SOBIECZKY 2004, pp. 233-241; per un confronto del testo con quello dell'iscrizione dedi­catoria dell'abside vd. ibid., pp. 34 ss.

18 Secondo gli itinerari imperiali nel luglio 1031 l'imperatore soggiornava a Wormse Goslar, mentre Enrico III era in Ungheria: BRESSLAU 1879, voi. 1, pp. 307-335; Regesta lmperii IIl,l, p. 85 s.; vd. anche PAMME-VOGELSANG 1998, p. 127 (con l'osservazione non attinente secondo cui l'iscrizione dell'abside suggerirebbe la presenza dell'imperatore alla cerimonia di consacrazione).

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montato da una forma simile a una mitra. Rimane poi aperta la questione se sia possibile riconoscere l'accenno a dei pendilia nelle linee verticali del disegno accanto all'orecchio e alla tempia. Più interessante appare senz'altro un confronto degli abiti, i cui frammenti ancora oggi identifi­cabili rimandano per tipo e foggia a quelli di Corrado, un particolare già evidenziato da Schramm (fig. 5). Anche altri dettagli come il passamano dorato particolarmente largo e chiaramente dentellato dell'orlo della tunica o i larghi bordi dorati delle maniche decorati con perle ai polsi sembranoconfermare questa idea 19. Il significato degli insoliti ornamenti a zigzag cherifiniscono il bordo dell'orlo si chiarisce paragonando questo particolarecon la raffigurazione della incoronazione di Enrico II nel suo Sacramentariodi Ratisbona, dove si ritrova un motivo ornamentale regolare di elementiche si assottigliano verso l'alto arricchiti da forme rotonde e pietre 20.

Non va, dunque, esclusa, per lo meno del tutto, l'ipotesi della pre­senza del defunto predecessore dell'imperatore Corrado. Per renderla più plausibile è necessario però introdurre ulteriori argomenti. Pamme­Vogelsang, Enrica Cozzi e altri hanno rilevato a ragione che Poppone, un lontano parente dell'imperatore, doveva a Enrico II non solo la sua inve­stitura a patriarca di Aquileia, ma anche fondamentali immunità e appoggi senza i quali non gli sarebbe stato possibile portare a termine la grandiosa costruzione della basilica già iniziata dal suo predecessore 21• La straordi­naria partecipazione di Enrico II agli interessi di Poppone e i suoi ripetuti interventi a favore della chiesa di Aquileia nella controversia di Grado potrebbero essere motivi più che plausibili per la posizione preminente di Enrico II nell'abside 22• Rispetto a questa situazione gli interessi di politica quotidiana legati alla figura di Adalberto di Carinzia come propone Karl Schmid potrebbero sì spiegare la presenza del duca nell'affresco 23, ma non una tale posizione privilegiata, addirittura davanti all'imperatore e al patriarca. Ozi, il fratello di Poppone, è, a mio parere, da escludersi per gli stessi motivi.

Nel 2004 Sobieczky ha richiamato l'attenzione su una ragione probabilmente di centrale importanza. Il giorno documentato della con-

19 Una dettagliata analisi dell'abito del sovrano in Cozzi 2008, p. 539.20 Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4456 (Ratisbona, l 002-1014), fol.

l l r (SCHRAMM 1983, p. 215s. con fig. 124); cfr. anche Evangeliar Heinrichs des Lowen1986, p. 44 s. con tav. 17; KLEMM 2004, pp. 30-34 n. 9 con tav. III.

21 PAMME-VOGELSANG [998, p. 136; COZZI 2008, p. 539; SOBIECZKY 2004, pp. 117-119.

22 SOBIECZKY 2004, p. 117, osserva inoltre che Poppane, che nel 1020 aveva festeggiato la Pasqua con Enrico II a Bamberga, nel 1021 servì l'imperatore in qualità di condottiero durante la sua campagna in Italia e come ricompensa ricevette quei privilegi tanto utili ad Aquileia.

23 SCHMID 1991, pp. 32-34.

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sacrazione della basilica, ovvero il 13 luglio, non poteva essere spiegato in modo soddisfacente dagli studiosi precedenti, poiché tale data non fa riferimento a nessuna ricorrenza mariana, né alla festa dei santi Ermagora e Fortunato, che cade il 12 luglio, e inoltre, nel 1031 questo giorno non era di domenica bensì un martedì. Per questi motivi si era ben presto giunti alla conclusione che si trattasse di una tradizione non corretta oppure di un errore nel rifacimento dell'iscrizione absidale compiuto nel Trecento. La situazione non è però così facile. L'indicazione della data nel documento popponiano di indubbia autenticità menziona espressamente il 13 luglio. In realtà non si tratta di un giorno qualunque, ma dell'anniversario della morte dell'imperatore Enrico II, defunto sette anni prima, esattamente il 13 luglio 1024, proprio quando Poppane si era già assunto l'impegno di continuare la costruzione dell'ambizioso progetto basilicale con l'appog­gio dell'imperatore 24

• È dunque evidente che con la scelta di consacrare la basilica proprio nel giorno dell'anniversario della morte dell'imperatore si intendesse ricordare anche la memoria del grande benefattore. In questo contesto Sobieczky ha fatto notare che anche la data della consacrazione del duomo di Bamberga coincide con i dati biografici di Enrico II 2s. Se si accetta questo sistema di riferimenti alla memoria, la posizione privilegiata dell'imperatore defunto, davanti al suo successore vivente, diventa plausibile e spiega anche la prossimità e la distanza di Enrico dal committente da lui protetto, appunto Pappone 26. L'imperatore, che con le sue donazioni aveva permesso l'avvio del cantiere per la continuazione della costruzione della basilica, il suo successore reggente al momento della consacrazione dell'edificio e il promettente erede di quest'ultimo sono riuniti nell'affresco absidale. Tutti e tre vengono raccomandati alla Madonna dai santi della chiesa di Aquileia e all'imperatore già defun­to viene riservato il posto d'onore, quello più vicino al trono di Dio. L'affresco absidiale visualizza, dunque, questa particolare condizione. Poiché io stesso nel 1998 avevo accettato l'identificazione della figura in questione con Adalberto di Carinzia seguendo Demus e Schmid 21, appro-

24 S0BIECZKY 2004, p. 118; BLASON SCAREL 2007, p. 282. 25 Il 6 maggio 1012 ricorreva infatti per Bamberga anche il trentanovesimo com­

pleanno dell'imperatore. Questo particolare era sicuramente noto ad Aquileia: il patriarca Giovanni IV, predecessore di Poppane, aveva partecipato alla consacrazione del duomo di Bamberga (S0BIECZKY 2004, p. 118).

26 In questo modo perde valore anche la principale obiezione circa la presenza con­temporanea non proprio ovvia di personaggi viventi e defunti nel medesimo contesto. Lo stesso dubbio in SCHMID 1991, p. 33. Di contro l'Evange]jario di Enrico III per il duomo di Spira, realizzato tra il 1043 e il 1046 a Echternach, mostra la raffigurazione del com­mittente e dei suoi genitori defunti (Escorial, Cod. Vitrinas 17, fol. 2v-3r; SCHRAMM 1983, p. 227, 232 s. con fig. 143 e 157).

27 EXNER 1998, p. 133 s.

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fitto volentieri di questa occasione per rettificare la mia posizione e asso­ciarmi con grande convinzione alle recenti spiegazioni che identificano la figura senza nome con l'imperatore Enrico II.

Il secondo aspetto che intendo presentare è l'inserimento dell'affre­sco in un più ampio contesto storico-artistico. Qui si è di fronte a due posi­zioni: da un lato quella del legame a una tradizione figurativa regionale, dall'altro la derivazione dello stile da acquisizioni d'oltralpe basate per lo più sulle opere ottoniane dell'isola di Reichenau. Dalla prima pubbli­cazione del 1906 gli studiosi hanno costantemente sottolineato i legami con la pittura ottoniana d'Oltralpe e le tre recenti monografie alimentano questa tesi con una sorprendente unanimità 28• La spiegazione va ricercata non da ultimo in un documento, secondo il quale Pappone avrebbe chia­mato ad Aquileia artisti bavaresi 29, un fatto che, considerati i suoi legami dinastici con la Baviera e la sua educazione avvenuta a Niederaltaich o a Tegernsee, non risulterebbe del tutto improbabile 30• Ma questi aspetti sono stati collegati fra loro forse in modo precipitoso, come intendo dimo­strare in seguito.

In sostanza ci si trova di fronte a un problema di metodo, in quanto non viene fatta la debita differenza tra i fenomeni generali dello stile di un'epoca e le caratteristiche stilistiche specifiche di una cifra prettamente regionale. Inoltre non viene considerato sufficientemente che l'elevato tasso di perdite e l'accidentalità della tradizione nel campo della pittura murale possono annebbiare lo sguardo sulle linee comuni tra i pochi monumenti conservati. Va considerato che nella prima metà dell'XI secolo si rileva una tendenza verso un certo appiattimento, indurimento e linearizzazione delle forme, che a causa della lunga durata della scuola di Reichenau si può sì ritrovare particolarmente bene nella pittura di quel­l'area, ma queste caratteristiche non rappresentano affatto un'esclusiva di quel centro. Oltre a ciò è fuor di dubbio che la disposizione a fasce delle superfici di sfondo, come si riscontra anche ad Aquileia, si incon­tra nella pittura murale per la prima volta in questa forma a Oberzell sull'isola di Reichenau, anche se sono per questo noti precedenti nella pittura altomedievale romana 31• Ma nel primo trentennio dell'XI secolo questa decorazione a fasce del fondo si era però già da tempo diffusa

28 LANCKORONSKI 1906 (2007); SFORZA VATTOVANI 1997, p. 118; cfr. adesso VALENZANO 2000, pp. 29-56; SOBIECZKY 2004, pp. 193-215; VALENZANO 2005, p. 426;

TAVANO 2008, pp. 104-106. 29 GoTSCHALK, Translatio s. Anastasiae, cap. 6: ed. MGH SS 9, p. 226; cfr.

SOBIECZKY 2004, p. 194.

30 SOBIECZKY 2004, p. 194.

3I JAKOBS 1999, voi. 1, pp. 391-500, Tavv. 75-83; KOSHI 1999, pp. 215-217. Per la cronologia cfr. ExNER 2004.

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nell'Italia settentrionale, come testimoniano gli esempi di Novara e Galliano 32

Come già descritto per la tecnica pittorica, anche il sistema decorati­vo generale e numerosi motivi particolari possono essere ricondotti a una tradizione rintracciabile nell'area delle Alpi a partire dal periodo carolin­gio. I viticci illusionistici abitati da uccelli sopra il fregio dello zoccolo di Aquileia vantano nell'area alpina una tradizione che risale all'epoca carolingia, come dimostra un esempio della chiesa abbaziale di Miistair nei Grigioni 33

• Anche le ghirlande floreali avvolte da nastri nell 'intrados­so dell'arco absidiale hanno i loro precedenti medievali nell'Italia setten­trionale, basti qui nominare gli esempi illustri di Castelseprio e ancora di Miistair, che per questi dettagli possono essere considerati quale riflesso dell'arte in uso nell'arcidiocesi di Milano 34. Lo stesso vale per i principali motivi geometrici di provenienza tardoantica come gli sbiaditi semicerchi in uno degli intradossi delle finestre che si ritrovano in contesti diversi da Miistair a Galliano 35_ La loro esecuzione ripetitiva, in alcuni dettagli un po' ostentata e grossolana fa pensare a una tradizione artigianale alquanto diffusa (fig. 9a-b ). Se si cerca però la specificità dello stile di Aquileia, bisogna considerare ben altri aspetti.

Innanzitutto vanno esaminate le particolari proporzioni delle figure. Queste appaiono alquanto allungate, le loro gambe sono esageratamente lunghe e i fianchi sono di conseguenza alti, mentre, in rapporto, le teste appaiono piccole, le membra sottili e le mani minute. Le tuniche dei santi sono caratterizzate da un taglio leggermente obliquo che fa intravedere le gambe particolarmente sottili avvolte nelle calzamaglie (fig. 7). Nelle tuniche cinte in vita dei personaggi contemporanei questo effetto è portato quasi all'esasperazione dalla cintura che conferisce alle vesti una forma a campana (fig. 4). I bordi ornamentali e di guarnizione che non seguono l'andamento del panneggio, nonché gli ampi mantelli che arrivano a sfio­rare le caviglie contribuiscono a rafforzare l'impressione di tessuti inna­turalmente rigidi 36_ A ciò si aggiunge poi un disegno del tutto meccanico

32 Novara: CHIERICI 1967; DEMUS 1968, pp. 59, 111; PERONI 1998 (con bibl.); PERUGINI 2002. Galliano: ANSALO! 1949; TAMBORINI 1984, pp. 186-196; LOMARTIRE 1994, pp. 60-66; AUTENRIETH 1998, pp. 129, 133 s., 146 nt. 4 (con bibl.); ROSSI 2008.

33 ExNER 2007a, pp. 85-87, figg. 61 s. 34 MUstair: EXNER 2007a, pp. 85-88, figg. 59 s., 63. Castelseprio: Santa Maria di

Castelseprio 1948, Tav. LXXXIII; DAYIS-WEYER 1987, pp. 226 ss.; EXNER 2007a, p. 267 nt. l 2, 274 nt. 175 (con bibl.)

3S MUstair: EXNER 2007a, pp. 85-88, fig. 65. Galliano: ROSSI 2008, pp. 164-168; cfr. EXNER 1998, pp. 117-119.

36 Enrica Cozzi ha messo in rapporto questa forma delle tuniche con le raffigura­zioni frammentarie di santi vescovi nell'abside centrale della cattedrale di Torcello (Cozzi

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Fig. 7, Aquileia, duomo, abside, particolare: i santi Dionigi e Primigenio.

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Fig. 8. Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 9476, Evangeliario (Niederaltaich, intor­no al 1030-1040), fol. 8r: Cristo benedicente. Da KLEMM 2004, Tav. XVII.

Fig. 9a. San Vincenzo a Galliano, abside, particolare: decorazione pittorica dell' in­tradosso del!' arco ne absidale. Da ROSSI, 2008, p. 168.

delle pieghe che si esprime in modo stereotipato ignorando il corso degli orli ugualmente ai bianchi riflessi luminosi applicati in maniera molto stri­dente e contrastante. Analogie non si riscontrano né nella pittura ottoniana di Reichenau, né nelle regioni artistiche bavaresi agli inizi dell 'XI secolo 37•

2007, p. 491 con fig. 5). Perdono in questo modo valore gli improbabili confronti con la miniatura di Reichenau (VALENZANO 2005, pp. 426-429).

37 Il rinvio al Libro di Pericopi di Enrico II (Monaco, Bayerische Staatsbibliothek,Clm 4452; SOBIECZKY 2004, p. 203) decade in questo modo completamente e non può chiarire nessuna delle particolarità finora descritte. Stranamente si trovano in questo conte­sto ripetuti rinvii alla decorazione romanica (1120/ll30) dell'abside della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Niederzell a Reichenau, benché il distacco cronologico renda inutile ogni tentativo di confronto (BERGAMINI 1994, p. 137; TAVANO 2008, p. 104 con inspiegabile datazione intorno al 1000); sulla decorazione della chiesa di Niederzell cfr. REICHWALD 2002, pp. 57-67.

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Fig. 9b. Aquileia, duomo, abside, decorazione dell'intradosso della finestra cen­trale.

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I confronti con la pittura di Ratisbona o Salisburgo nel periodo di Enrico II sono troppo generici e non forniscono elementi di chiarimento per le figure dell'abside di Aquileia 38. Per concludere questo tema si veda una miniatura di Niederaltaich della diocesi di Passavia, la cui considerazione potrebbe rivelarsi interessante per lo meno dal punto di vista storico (fig. 8). Poppane ricevette la sua educazione probabilmente a Niederaltaich e sempre a Niederaltaich è possibile ritrovare legami monastici con il monastero di Ossiach, l'abbazia di Pappone in Carinzia 39_ Un evangelia­rio proveniente da Niederaltaich a Monaco è stato scritto e illustrato nel periodo attorno al 1030 nel luogo di destinazione 40_ La miniatura iniziale mostra un Cristo monumentale rappresentato frontalmente e in piedi che richiama le figure dei santi di Aquileia e che inoltre presenta proporzioni allungate, ma al contempo mostra l'enorme distanza che separa le pitture murali di Aquileia dalla produzione artistica bavarese del tempo.

Rivolgendo lo sguardo nuovamente all'Italia settentrionale, le enormi perdite nel campo degli affreschi impediscono un quadro preci­so della situazione. Il documento più significativo per l'inizio dell'XI secolo è sicuramente il ciclo pittorico di San Vincenzo di Galliano, una fondazione di Ariberto di Intimiano, il futuro arcivescovo di Milano, va datata non solo uno o due decenni prima, bensì mostra una grande diffe­renza qualitativa dalle pitture di Aquileia 41

• Nonostante ciò vale la pena tentare un confronto. Grazie alla monografia di Marco Rossi pubblicata nel 2008 e corredata da eccellenti fotografie, è finalmente a disposizione degli studi materiale dettagliato di alta qualità 42_ Al di là di fenomeni del tutto generali nell'uso delle lumeggiature marcate e nell'impiego diffuso di ombreggiature verdi, è possibile rilevare anche tecniche di disegno che, pur tenendo conto delle debite differenze, si avvicinano alle figure di Aquileia più di quelle delle opere di tradizione d'Oltralpe.

Le pitture di Galliano devono essere considerate rappresentanti della pittura monumentale della sede metropolitana di Milano, che sicuramente esercitò grande influenza e raggiunse eccellenti livelli qualitativi, anche se oggi la si può percepire soprattutto nei suoi riflessi provinciali. Anche senza raggiungere l'espressività delle immagini di Galliano, motivi e prin­cipi del modellato sono chiaramente diventati patrimonio generale della pittura dell'Italia settentrionale dei primi anni dell 'XI secolo, tanto che

38 Le con-ispondenze indicate da SOBIECZKY (2004, pp. 205-207) non appaiono ripercorribili; si veda anche SIEDE 2006, p. 226.

39 DOPSCH 1997, pp. 15-39; SOBIECZKY 2004, p. 194. 40 Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 9476, fol. 8r: KLEMM 2004, pp. 158.-

161 n. 150 con Tav. XVII.

41 Cfr. nt. 32 con bibl. 42 Rossi 2008. Il confronto con Galliano è già in LADNER 1931, p. 153, e in altri

studi.

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LA BASILICA DI AQUILEIA: L'AFFRESCO ABSIDALE RIVISITATO

loro riflessi si ritrovano anche ad Aquileia. Per ragioni di spazio devo qui limitarmi nelle mie osservazioni, ma un dettaglio come il fregio antichiz­zante dalle volute abitate da uccelli nell'abside di Galliano è senza dubbio più vicino ai diretti precedenti dei corrispondenti motivi ad Aquileia di tutto quanto è uscito dalla scuola di Reichenau (fig. lOa-b) 43.

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Fig. 10a. San Vincenzo a Galliano, abside, particolare: fregio a girali e iscrizione absidale. Da ROSSI, 2008, p. 193.

Fig. 10b. Aquileia, duomo, abside, particolare: fregio a girali e iscrizione absi­dale.

43 ROSSI 2008, pp. 107, 192-193.

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A causa della grande lacunosità nel patrimonio pittorico dell'inizio dell'XI secolo sopravvissuto, gra­zie anche alle miniature si ha una precisazione del quadro, senza però ricavare paralleli convincenti. Ma tra la fine del X secolo e la metà dell'XI secolo è possibile rilevare tendenze nella pittura italiana in cui può alli­nearsi lo stile di Aquileia. Figure di proporzioni simili con mantelli di analoga rigidità e tuniche dalla stes­sa schematicità si ritrovano anchea Roma nella metà dell'XI secolo, come dimostra un manoscritto di Bamberga dei Moralia in lob di Gregorio Magno (fig. 11) 44• Queste miniature però sono datate prima del 1061 e quindi una generazione più giovani dei nostri affreschi. Tra le premesse dello sviluppo nell'Ita­lia settentrionale vanno ricordate le miniature del Sacramentario del vescovo di Ivrea Warmondo risalenti attorno all'anno 1000 che mostrano un giovane re incoronato da Maria vestito di una tunica a campana simi­le a quella indossata da Enrico III ad Aquileia (fig. 12, fig. 4) 45• A que­sta tradizione possono essere riferiti

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Fig. 11. Bamberga, Staatsbibliothek, Msc. Bibl. 41, Gregorio Magno, Moralia in lob (Roma, prima del 1061 ), fol. 248v: giovane figura maschile (Iobbe 23). Da SUCKALE-REDLEFSEN 2004, fig. 539.

determinati usi nelle proporzioni delle figure, come quelle dei regnanti ad Aquileia o nelle miniature del manoscritto romano di Gregorio Magno, senza che tra queste opere sussista un qualsiasi legame storico. Questo stile delle figure non proviene comunque con certezza dalla Baviera e ancora meno dalla Reichenau.

In conclusione desidero almeno accennare a un altro argomento. A ragione è stato fatto riferimento al ruolo importante della ricezione del­!' antico nel vocabolario formale di Aquileia. Sobieczky ha dedicato un

44 Bamberga, Staatsbibliothek, Msc. Bibl. 41 (Roma, prima del 1061), fol. 248v: SUCKALE-REDLEFSEN 2004, pp. 173-176 11. 107 con fig. 539.

45 Ivrea, Biblioteca Capitolare, Ms. LXXXVI, fol. 160v: SCHRAMM 1983, p. 205 con fig. 108; PERONI I 992, tav. 1.

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Fig. 12. Ivrea, Biblioteca Capitolare, Ms. LXXXVI, Sacramentario del vescovo Warmondo di Ivrea (intorno all'anno 1000), fol. 160v: giovane sovrano (Ottone III?) incoronato da Maria. Da SCHRAMM 1983, fig. 108.

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intero capitolo a questo tema e cercato di differenziare le forme generali da una ricezione di carattere locale 46. A questo proposito non vedo punti che lascino riconoscere che questo patrimonio di motivi possa essere stato affidato a un' atelier di frescanti chiamati dalla provincia bavare­se. Il documento non parla infatti di pittori chiamati da Poppone dalla Germania 41_ Gli "aliqua arte docti" fatti venire dalla Baviera, a cui si riferisce l'autore Gotschalk, possono essere intervenuti nella costruzione come nella decorazione di diversi punti della basilica. Mi sento quindi di escludere che i pittori dell'abside della Basilica di Aquileia incaricati da Poppone siano giunti dalla Baviera.

46 SOBIECZKY 2004, pp. 216-219.47 GOTSCHALK, Translatio s. Anastasiae, cap. 6: MGH ss 9, p. 226; cfr. SOBIECZKY

2004, p. 194.

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