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Corso di Laurea
in Lavoro, cittadinanza sociale, interculturalità
ordinamento D.M. 270/04
Tesi di Laurea
La Banalità del Male oggi
Processi di disumanizzazione e risorse sociali per rimanere umani
Relatore Ch. Prof. Paolo Benini
Laureando Gaia Bernardinello Matricola 860990
Anno Accademico 2016 / 2017
Indice
Introduzione
Premessa
Unuomostraordinariamentenormale p.9
CapitoloIInfluenzasocialealcomportamentoindividuale
1.1Ilfondamentaleerrorediattribuzione p.13
1.2Self-servingbias p.16
1.3Educareallapersonalitàaltruistica p.17
1.4Melemarcieinuncestointegro p.18
1.4.1L’esperimentoCarcerariodiStanford p.19
1.4.2Melebuoneinuncestodanneggiato p.21
1.5“Scusologie” p.22
CapitoloIIDinamichesocialichespingonoversoilmale
2.1L’Autorità p.25
2.1.1Variazionisultemadell’obbedienza p.30
2.1.2LadifficilelezionediStanleyMilgram p.33
2.2Ilpoteredelconformismodigruppo p.33
2.3LaDeindividualizzazione p.35
2.3.1Diariodiun’autoabbandonata p.36
2.3.2L’effettoCarnevale p.37
2.4LaDeumanizzazione p.38
2.4.1IlmodellodiBandura p.40
2.5L’osservatoreinerte p.41
2.5.1Diffusionediresponsabilitàeapatiadellospettatore p.42
2.5.2IlcasoLeChambon p.43
2.5.3Indifferenzadellenazioni;l’esempiodellaDanimarca p.44
CapitoloIIIModernitàeOlocausto
3.1L’Olocaustocomeprodottodellamodernità p.47
3.2Dissociazionedellavalutazionemoraledeifininell’amministrazioneburocratica p.49
3.3Ladisumanizzazionenell’attivitàburocratica p.50
3.4Sospensioneeinvisibilitàdell’inibizionemorale p.51
3.5Responsabilitàevicinanza p.53
3.5.1Produzionesocialedelladistanzapsicologicaespaziale p.55
3.5.2Vittimeevicini:lacittadinasolidalediSonderburg p.58
3.6Ildesideriodella“purificazione” p.59
3.6.1Ilpermessodiannientareviteindegnediesserevissute p.61
3.6.2Aktion-T4 p.64
3.7IlBenepuògiustificareilMale? p.66
3.8Ildiniegodellarealtà p.68
3.8.1L’illusionediunmondogiusto p.69
CapitoloIVEducarel’animaarimanereumani
4.1Daunamemoriaciecaaunadinamica p.73 4.1.1MemoriaeEuropa p.74
4.1.2L’importanzadellastoria p.75
4.1.3IlruoloeducativodellaShoah p.76
4.2Ildisagiopost-moderno p.79
4.2.1Gliaspettidell’insicurezzapost-moderna p.80
4.2.2Agorà p.81
4.3Raggiungerel’ideadigiustiziasocialegrazieall’incontroconl’Altro p.82
4.3.1IlmondomoralediEmmanuelLévinas p.83
4.3.2Praticaresolidarietàcontrolaglobalizzazionedell’indifferenza p.85
4.4Laforzadelleemozioni p.87
4.4.1Lamancanzadiemotivitànell’etàdellatecnica p.88
4.4.2L’appiattimentodellavitaemotivaportaalprimatodell’oggettivitàp.89
4.4.3Quandonacquel’etàdellatecnica? p.90
4.4.4Ilripiegamentoegoisticoel’impossibilitàdiusciredall’orizzontedell’Io p.91
4.4.5Lavitaemozionaleèinterioritàchesiapreaglialtri p.92
4.4.6Mr.Empathy p.94
CapitoloVIlServizioSocialealbiviotrarigiditàdibilancioedovereetico
5.1LiberalizzazionedeiServiziSociali p.97
5.2LaragioneeticadelWelfare p.98
5.2.1Sonoioilresponsabiledimiofratello p.100
5.2.2Nonfareaglialtriciòchenonvorrestifossefattoate p.103
5.3UnWelfarepiùumano p.104
5.3.1Ilconcettodicrisi p.105
5.3.2Incontrarel’Altronellarelazioned’aiuto p.106
5.3.3LavoroSocialepartecipatoerelazionale p.107
5.3.4L’operatoresocialecomefacilitatoredirelazioniumane p.110
5.3.5Illavorodicomunitànelserviziosociale p.112
5.3.6L’AffiancamentoFamiliare p.113
5.3.7L’importanzadelLavoroSocialecomeprofessione“unsettled” p.115
5.4Impararearispettarel’alteritàattraversol’empatia p.118
5.4.1“AMileinMyShoes” p.119
5.4.2FEM:FondazioneEmpatiaMilano p.120
5.4.3HumanLibrary p.121
Conclusioni p.123
Bibliografia p.127
Sitografia p.129
1
Introduzione
“L’Olocaustoavevafattoapparireinsignificantitutteleimmaginidelmaleereditatedal
passato.Conciòessoportòaun rovesciamentodi tutte le tradizionaliargomentazioni
fornite per spiegare lemanifestazioni delmale. All’improvviso risultò chiaro che il più
grandedegliorroriamemoriad’uomononscaturivadall’infrazionedell’ordine,madaun
impeccabile […] dominio dell’ordine.Non era opera di una folla tumultuosa […]ma di
uominiinuniforme,obbedientiedisciplinati[…].Benprestodivenneevidentechequesti
uomini, una volta spogliatisi delle uniformi, non erano affatto malvagi. Essi si
comportavanoinbuonamisuracometuttinoi.(BaumanZ.,ModernitàeOlocausto,cit.,p.
211)
SfogliandolepaginedellastoriadelNovecentolenostrementivengonoscossedauna
seriediatrocitàcollettiveincompletacontraddizioneconl’ideadimodernitàeprogresso
civile.
Lecommemorazionieleretorichevolteallamemoriadell’Olocausto,affinchétalicrudeltà
nonsiverifichinopiù,appaionospessoincoerentidatelesuccessivebrutalitàeingiustizie
chehannoriguardatoecontinuanoariguardarelanostrasocietà.
Neltentativodispiegarepsicologicamentegliavvenimentiappenadescrittisirintraccia
l’aspettativadiscoprirecheessisianofruttodimentianomaliedeviate,bendiverseda
quelle“normali”,ossiadanoi,personesaneemoralmenteintegre,chemaipotrebbero
macchiarsidisimilicrimini.Comesarebbeserenoeconfortevoleilmondosesipotessero
dividere i cittadini normali dai mostri di natura; basterebbe isolare e incarcerare
quest’ultimi per sentirci tutti al sicuro. In questo consiste il fondamentale errore di
attribuzione: nell’indurci ad assegnare le cause di un cattivo comportamento
esclusivamente all’indole di un individuo, anziché ricondurlo anche alla situazione
contestualeincuieglièinserito.Tuttavia,cipensaHannahArendt,attraversolafiguradi
Eichmann,adimostrarcichenonoccorreessereorchi sadicinépsicopaticiviolentiper
esserecapacidiagireinmodocrudele.Infatti,ilmaleconnotaalcunesituazionisocialiche
2
sonoingradodispingereisingolimasoprattuttogruppidipersoneacompierecrudeltà
inimmaginabili.Quindi,leatrocitàcollettivenonsorgonodallementidiumanidisumani,
madasituazionidisumanizzanti.
Lecondizionichehannoportatoall’Olocaustosonoancorapotenzialmentepresentinelle
società democratiche che oggi abitiamo e, come dimostrato dagli esperimenti di due
psicologi sociali – Stanley Milgram e Philip Zimbardo - ognuno di noi, inserito in un
determinato contesto situazionale può essere a rischio di assumere comportamenti
malignineiconfrontidialtriesseriumani.
La disumanità connota le relazioni sociali, secondoMilgram (1974), contrariamente a
quantogeneralmente sipensa,piùquest’ultimevengono razionalizzateeperfezionate
tecnicamentepiùaumentalapossibilitàchegliindividuimettanoinattocomportamenti
disumani. Infatti, la Shoah scaturì da un progetto ad elevata precisione tecnica e
burocratica,nondalliberosfogodiistintiprimitivi.
Il sociologoBauman (1992), si spingea sostenereche l’Olocaustononsiaunerroredi
percorsoincontratonellastradacheportaalprogressomodernodicivilizzazione,mache
sia intrinsecamente connesso alla crescita della modernità: infatti, lo sviluppo della
tecnica,dellaburocraziaeilprocessodirazionalizzazionesonostaticondiciosinequanon
il genocidio nazista non avrebbe potuto verificarsi. L’organizzazione moderna facilita
comportamentidisumaniperchéallontanal’azionedell’uomodagliesitinegativicheessa
comporta, occultando efficacemente il significato morale dell’agire e promuovendo
indifferenzaversoildestinodell’Altro.
Si potrebbe dire che lamodernità contenga in sé dei pericolosi fattori di rischio che
compromettonolapossibilitàdisviluppodiformedelviveresocialevolteapromuovere
l’umanitàdiognuno.
Latecnicaèlaformadirazionalitàpiùaltaraggiuntadall’uomoeconsistenelrealizzareil
massimo scopo attraverso ilminimo impiego deimezzi, Galimberti (2010) la definisce
“l’essenzadell’uomomoderno”.Latecnicaènutritadiunarazionalitàcalcolantecheciha
permesso di raggiungere importanti conquiste volte alla determinazione
dell’innalzamentodellaqualitàdivitadell’uomo–adesempiolamedicinamodernaela
3
tecnologia. Tuttavia, essa trascura un aspetto fondante la natura umana: la qualità
emozionale che connota la solidarietà, l’affettività e l’empatia. Le emozioni hanno
un’importanza fondamentale nello sviluppo della conoscenza perché ci consentono di
cogliereilsensodiciòchel’altroprovaedice.“Dobbiamocostruirelecoordinate[…]per
vivere nel mondo della tecnica, nel tentativo disperato di salvare la nostra anima!”
sostieneGalimberti(2010).Quindi,ènecessarioricercarequeifattoridiprotezioneche
ci permettano di beneficiare dei vantaggi della tecnica senza pagarne in termini di
disumanizzazione.
I fattori protettivi individuati nel testo sono innanzitutto la memoria, una memoria
dinamicacheciinterroghicontinuamenteetengaapertoildibattitointerdisciplinaresul
significatodegliavvenimentichehannoscossoilNovecento.Masoprattuttounamemoria
priva di retoriche vuote che mal si collegano all’indifferenza rivolta alle vittime delle
malvagitàedelleingiustiziedeinostrigiorni.
Insecondoluogo–manonperimportanza–èindispensabileintervenirenellerelazioni
sociali. È infatti solo partendo dalla relazione con l’altro comeVolto (Lévinas, 2014) -
individuo specifico con i suoi connotati unici – che si può estendere la responsabilità
provataneisuoiriguardi.Soloquandociascunindividuosisentiràresponsabiledituttigli
altri,inparticolaredicolorochesitrovanoinunacondizionedisvantaggiosociale,sipotrà
raggiungereunacondizionedigiustiziasociale.
Ricostruireilegamisocialièuncompitotutt’altrochefacilenelcontestocontemporaneo
in cui le politiche neoliberiste hanno compromesso fortemente le forme del legame
comunitarioavantaggiodegliinteressideisingoli.Lepersonevivonounacondizionedi
profondainstabilitàeinsicurezza,poichétentanodirisolvereproblemicollettivicongli
esigui mezzi individuali. L’importanza del lavoro degli operatori sociali si trova nella
consapevolezza che ogni singola relazione con l’Altro individuo - e il senso di
responsabilitàprovatodalsoggettoneisuoiconfronti-è ilprimopassoper lapresadi
coscienza di una responsabilità molto più ampia: il mantenimento della dimensione
umanadelviveredipendedallaqualitàmoraledelle sceltechedecidiamodi compiere
ognigiorno.
4
Il lavoro sociale possiede due dimensioni d’intervento: uno a livello microscopico,
riguardante l’aiuto concreto fornito all’individuo che si rivolge ai servizi attraverso la
creazionediuna retedi sostegnopersonale; eunaspettomacroscopico che riguarda,
invece,ilportarel’attenzionesullarelazionalitàesull’emotivitàdell’incontroconl’altro,
allo scopo di ritrovare la nostra umanità perduta e di costruire comunità solidali e
competenti.
La pratica del sociale appare oggi in una condizione di crisi a causa dei numerosi
cambiamentiavvenutiall’internodella legislazionedellepolitichesociali.Con l’avvento
dellaconcezioneneoliberista,l’operatodelprofessionistasocialevienedirezionatodaun
insiemedi procedure specifiche emoltodettagliate che, per quanto siano in gradodi
garantire il rispetto di standardminimi di qualità degli interventi, non permettono lo
sviluppodiprestazionid’eccellenza,oscurandolamissiondelserviziosociale.L’assistente
socialefondalasua“missione”,ovveroloscopoultimodellesueattivitàprofessionali,“sul
valore, sulla dignità e sulla unicità di tutte le persone, sul rispetto dei loro diritti
universalmente riconosciuti e delle loro qualità originarie, quali libertà, uguaglianza,
solidarietà,partecipazione,nonchésullaaffermazionedeiprincipidigiustiziaedequità
sociali”1. Al contrario, gli assistenti sociali si stanno tramutando, al pari di molti altri
professionisti, in esecutori di procedure burocratiche che forniscono pacchetti di
prestazioni standardizzate. La professione sociale può, a questo punto, accettare
passivamente questa condizione di marginalità e deriva morale, oppure ricercare
prospettive volte al futuro per dare un nuovo significato alla propria missione. Per
riportare la professione sul binario della correttezza etica, che vede l’Altro come
irriducibilmenteunicoedegnodirispettoeautodeterminazione,ènecessariovalorizzare
al massimo il coinvolgimento e la partecipazione dell’utenza. Nel testo vengono
individuate due metodologie innovative, l’una riguarda la dimensione individuale
dell’intervento sociale, l’altra la dimensione collettiva. La Metodologia Relazionale
identifica l’aiuto come un processo che sorge da relazioni sociali ben-indirizzate.
1 Art. 5, Titolo II,Codice Deontologico dell’Assistente Sociale, approvato dal Consiglio Nazionale
dell’Ordineil17luglio2009.
5
Incontrare l’Altro,ascoltarloautenticamente, rispettarlonella suacondizionediessere
umanounicoeirriducibile,riflettereinsiemesuqualisianolestrategiedaintraprendere
verso una condizione di miglior benessere. Su questo si fonda la professionalità
dell’operatore sociale, che si pone al pari dell’utente assumendo una funzione di
“facilitatoredirelazioniumane”2.
IlLavoroSocialediComunitàprevede,invece,chel’operatoreescadalproprioufficioper
incontrarelepersonecheabitanoilterritorioacuiilservizioafferisceepermettereche
sianoicittadiniarendersiprotagonistidegliinterventi,sindallaprogettazionedeglistessi.
L’operatoreaccompagnalacomunitàafarsicompetenterispettoaipropriproblemiele
proprierisorse;unisceinteressiepreoccupazionideisingoliinunacausacomunevoltaal
benessere generale e al miglioramento della qualità di vita dei membri della propria
comunità.L’AffiancamentoFamiliareèunesempiodicosasignifichiattuareprogettiche
siinseriscanoall’internodell’otticadiLavoroSocialediComunità.
Infine, prendo in considerazione una metodologia che corrisponde a una sorta di
“programmaetico”riguardantelacostruzionedelséinrelazioneconglialtri:l’empatia.
Questacapacitàsibasasull’originalepossibilitàdiusciredalproprioego,consentendo
quindidipercepirel’esistenzadell’Altro-enonsolodiséstesso-comeunicaedivalore.
LanecessitàdifareesperienzadiincontriempaticièstatacoltainInghilterra,maanche
inItalia,attraversoprogettiinnovativi–sortidainiziativeprivate-cheunisconol’arteai
temisocialieconsentonodimettersimaterialmente“nellescarpedeglialtri”,ovvero“nei
panni”.Laconcretizzazionedell’esperienzad’incontroconl’altroscongiuraildilagaredi
pregiudiziestereotipisudeterminatecategoriediindividui,soprattuttoneiconfrontidi
colorochesitrovanoinunacondizionedifragilitàsociale.
2SifaquiriferimentoallaMetodologiaRelazionalediLavorosociale(Folgheraiter,2013).
9
Premessa
Unuomostraordinariamentenormale
L’11 aprile 1961 ci troviamo di fronte al primo processo svoltosi in Israele contro un
gerarcanazista. L’imputatosi chiamaOttoAdolfEichmann, figliodiKarlAdolfeMaria
Schefferling. Eichmann, uno tra i principali esecutorimateriali dell’Olocausto, siede di
fronte al Tribunale distrettuale di Gerusalemme dovendo rispondere di quindici
imputazioni,tralequali:criminidiguerrasottoilregimenazista,criminicontroilpopolo
ebraicoecriminicontrol’umanità.Eichmannèrinchiusoinunagabbiadivetro,comeun
leoneferoceounmostroprontoatirarefuoriisuoiartigli,maappareinveceunuomodi
mezza età, curvo su sé stesso, il suo naso aquilino sostiene due occhiali spessi che
nascondonoilineamentialteratidanumerositic.Lareincarnazionedelmaleapparecosì
simileaunqualsiasialtrouomopresenteinaulachepersinounadonnasopravvissutaagli
orroridiAuschwitz,vedendoilprocessointelevisione,nonpuòfareamenodinotareuna
spiacevolesomiglianzatraEichmanneilpubblicoministeroisraeliano3.Talesgradevole
impressione sollecitò amolte persone l’idea che, in determinate condizioni, numerosi
individuicomuni–traiquali lorostessi-avrebberopotutocompiereazionialtrettanto
terribili.Fraquestevifusenz’altrolafilosofaHannahArendt.
LaArendtfu,infatti,coleicheconsumòladistanzacheavrebbedovutodividereilcittadino
qualsiasidauncarneficenazista,sostenendolabanalitàdelmale.Ilsuotesto,intitolato
appunto“Labanalitàdelmale”,provocòunfortedissensodapartedell’opinionepubblica,
poichél’ideadivedereEichmanncomeunpazzosanguinariofacomodoallacoscienzadi
tutti, asseconda il nostro bisogno di percepire il “cattivo” come un individuo segnato
profondamentedaunapatologiaantisociale,estremamentediversodacoluiche,essendo
normale,tendespontaneamenteadessere“buono”e,pertanto,deltuttodissimilealla
maggioranzadellepersoneacuinoisentiamodiappartenere.Selalineadidemarcazione
3R. J. Lifton (1998), ImediciNazisti. Lo sterminio sotto l’egidadellamedicinae lapsicologiadel
genocidio, Rizzoli, Milano, in Zamperini A. (2003), Obbedienza distruttiva e crisi dell’azione,Einaudi,Torino.
10
chedovrebbesepararelepersonebuonedagliindividuimalvagivieneoscurata,cancellata
enonsenescorgonopiùicontorniilmondoappareunluogocupoespaventoso.
“IlguaiodelcasoEichmannerachediuominicomeluicen’eranotantiechequestitanti
non erano né perversi né sadici bensì erano, e sono tuttora, estremamente normali.”
(ArendtH.,LaBanalitàdelMale,cit.,p.282)
AdolfEichmannèl’incarnazionediunmalebanale,maproprioperquestoestremamente
temibile, perché è un male compiuto, più o meno consapevolmente, da piccoli e
insignificantiburocraticheappaionosimilianoi.
Certamente,tutticonosciamocosasial’Olocausto.Tuttinoitendiamoapensare,inoltre,
che tale atrocità fu commessa da criminali spietati mossi da istinti psicopatici contro
innocenti.Nell'immaginariocollettivo,ilmondoneglianniQuarantadel‘900erapercepito
all'interno dell'orizzonte di una netta suddivisione tra individui malvagi, nati per
commettere violenze inaudite, e persone giuste e innocenti, vittime della loro furia
assassina.Infine,intalequadro,emergevalafigurarappresentatadaglispettatoriindifesi
chenonavevanoaltrasceltasenonquelladiaspettarelafinedellaguerra,conlasperanza
cheglialleatiantinazistiponesserofrenoallaviolenzadelregimetotalitariotedesco.
L’Olocausto rappresentato in questi termini appare comeun’interruzione nel normale
corso della storia, una formazione cancerosa cresciuta sul corpo della società civile
moderna,momentaneaespressionesocialedipazziainuncontestodiprofondasaggezza
(Bauman, 1992). Inoltre, nella coscienza sociale questo avvenimento storico viene
relegato alla questione ebraica ed interpretato come una tragedia che ha colpito
esclusivamente le persone che prendono parte a quel credo religioso, nell'idea
difensivamente distanziante che solo coloro che fossero stati vittime delle atrocità
naziste,oilorodiscendenti,dovesserosentirsenecoinvolti.
L’interpretazionedell’Olocausto come tragediaebraica ci impediscedi comprendere il
suosignificatopiùprofondo.LastessaArendt(1964)sottolineanelsuotestocomequasi
tutti in Israele pensassero che solo un tribunale ebraico avrebbe potuto rendere loro
giustizia,poichéavrebbeprocessatoEichmannper“criminicontroilpopoloebraico”,a
differenzadiquantoeraaccadutoaNorimberga,processoduranteilqualegli imputati
11
eranostatigiudicatiper“criminicontrocittadinidivarienazionalità”.Perquestomotivo
l’11 maggio del 1960 Adolf Eichmann fu catturato a Buenos Aires e trasportato a
Gerusalemme per affrontare il processo a suo carico, affinché, finalmente, gli ebrei
potesserofarsigiustizia.Perlaprimavolta,dopoil70d.C.quandoiRomanidistrussero
Gerusalemme, gli ebrei potevanogiudicare azioni criminali cheerano state commesse
controdiloro.
La filosofa evidenzia però che il supremo crimine che la Corte di Gerusalemme era
chiamataagiudicarenonerauncriminecontro ilpopoloebraicomacontro l’umanità,
perpetratoaidannidellapopolazioneebraicaevoltoallosterminiodellastessa(ArendH.,
LaBanalitàdelMale,cit.,p.275).
L’Olocaustononpuòassolutamenteessereconsiderato solounproblemaebraico, che
riguardiesclusivamentelastoriadiquestopopolo,essoinfatti“fupensatoemessoinatto
nell’ambito della nostra società razionalemoderna, nello stadio avanzato della nostra
civiltà e al culmine dello sviluppo culturale umano: ecco perché è un problemadi tale
società,ditaleciviltàeditalecultura”.(BaumanZ.,ModernitàeOlocausto,cit.,p.11)
L’Olocaustoèunprodottodella società razionalemodernaecometalevastudiatoed
interpretato.
Lesollecitazioninelcercaredicomprendere“comepossanoesseresuccessecosesimili”
siconcentranomoltospessosudescrizionidellacrudeltàdelTerzoReich,dellamalvagità
dei nazisti, e infine sull’odio profondo che gli stessi provavano nei confronti della
popolazioneebraica.Perquantoriguardaquest’ultimoaspettoèimportantesottolineare
invececheEichmann,emoltialtricomelui,nonnutrivaalcunfolleodiopergliebrei,non
eraassolutamenteguidatodaunfanaticoantisemitismo,comevorremmocredere.Egli
stessodichiaròdinutrireancheaffettoesimpatiaversoalcunidiessi.
Tuttiquestielementiservonoadautoassolverci.Allontananol’ideachel’Olocaustosiaun
fenomenotipicamentemodernochenonriguardasolo“loro”,inunaltrotempoeinun
altro luogo,ma soprattutto “noi” nel contesto culturale e sociale dellamodernità. In
questomodosievitadiporsideiquesitisulnostrometododivita,sulleistituzioniesulle
nostremodalitàdi interazionesociale. Ilgridodiaiutocheviene lanciato inmodocosì
12
fortedapartedegliavvenimentichehannocaratterizzatol’eventostoricodell’Olocausto
nonvieneascoltatonellasuacrudezza,masemplificato,banalizzatoedimenticato.
Immaginiamounamonetaconduefacce,l’unarappresentalecaratteristichedellasocietà
modernadellequalisiamoorgogliosi,l’altrainveceèlafacciachetendiamoadoscurare
e che è stata rappresentatamassimamente dall’Olocausto; entrambe sono costitutive
dellasocietàmodernacontemporaneaenonpossonoesserescisse.
È necessario parlare ancora di Olocausto? Le condizioni sociali che resero possibile
l’Olocausto non sono mai venute pienamente a mancare; pertanto ciò che è potuto
accaderedaunapartedelmondopotrebbeaccadereovunque,èuneventochevaincluso
nellepossibilitàdell’uomo,soprattuttoperchénessunaazioneefficaceèstatacompiuta
perpoterimpedirechecondizionianaloghepossanonuovamentegenerareatrocitàsimili
(Bauman,1992).
È indispensabile proporre una diversa interpretazione dell’Olocausto, spogliata delle
retoriche poco credibili riguardanti la cattiveria intrinseca dei nazisti o l’odio che la
popolazione ebraica aveva attirato su di sé. Tale evento ha permesso a noi posteri di
leggerenellastorial’estremafragilitàdellacondizioneumana,perciòdaessodobbiamo
cogliereglielementichepermettanodipreveniresimiliritornidicrudeltà.
Pertaliragioniintendoutilizzare–comefeceBauman(1992)–l’Olocaustocomeuntest
delle“facoltà”nascosteedoscuredicuilasocietàmodernaècapace.
13
I.Influenzasocialealcomportamentoindividuale
1.1Ilfondamentaleerrorediattribuzione
LopsicologoFritzHeider4,neltesto“Psicologiadellerelazioniinterpersonali”(1958),siè
occupatodiattribuzione.Heidersostienechenellavitaquotidianaricerchiamolecause
diciòcheavvieneattornoanoi,compiendoquellecheluidefiniscedelle“attribuzionidi
causalità”.Tali attribuzionivengonocompiutequando tentiamodi spiegare ilnostroo
l’altrui comportamento, analizzando le cause che sono state determinanti nella
formazionedi quelle specificheazioni. Tuttavia, nel ricercarequeste cause, compiamo
quotidianamenteerroridiattribuzioneo“bias”5,poichénonutilizziamoschemiscientifici
dispiegazionemaciaffidiamoamodellidiazionelineariecircoscritti.Quindi,glierroridi
attribuzionesonodellemodalitàdigiudiziosistematicamentealteratechecompiamonel
quotidiano per dare un senso alla realtà che ci circonda. L’errore di attribuzione
“fondamentale”,ovveroilpiùcomunenelnostrocontestosocioculturale,èdescrittodalla
tendenza a sopravvalutare la responsabilità dell’individuo, alla cui personalità e
disposizione ontologica viene attribuita la causa di ogni suo comportamento,
sottostimandoinvecel’influenzacheilcontestoambientalepuòaveravutonelcostituirsi
ditalecondotta.Pertanto,seosserviamounapersonaagireinundeterminatomodo–
correttoosbagliatochesia–siamoportatiapensarechequell’atteggiamentosiadatoda
una disposizione interna che riguarda il carattere personale e l'intenzionalità
dell’individuo.
Quest’attribuzione interna, ovvero ricondotta alle caratteristiche intrapsichiche
dell’individuo,èfunzionaleasorreggereillusoriamentel’autostimadelsoggettochepuò
“raccontarsi”cheisuccessiottenutidipendanodalui,mentregliinsuccessidipendanoda
qualchefattoreesternochenonnehapermessolarealizzazione.
4HeiderF.(1958) ThePsychologyofInterpersonalRelations,Lea,NewJersey,inMecacciL.(2010),
Fondamentidipsicologia,EditoriLaterza,Bari.5Il“bias”cognitivoèunaformadidistorsionedellavalutazionecausatadallapresenzadipreconcetti
epregiudizinonconnessitraloroinunsistemalogico.
14
Ilpensierocorrentedell’agirecriminaleèfortementelegatoall’ideachelaviolenzaele
azionimalevolesianoilprodottodisceltepersonaliperverseedeviate.Dunque,secondo
questocomunepuntodivista,ilmalevienecommessodaindividuimalvagichescelgono
dicomportarsicometali.Questaattribuzioneèassolutamentefalsaesemplicisticaperò
vieneaccoltadibuongradodallepersone,poichélerassicuracircalapresenzadelmale
solo in determinati individui, che costituiscono un’eccezione alla normalità, e in
determinatiambientiperifericiedegradati.
L’ideachevisiaunagrandedistanzatralepersonebuoneequellecattivepermetteche
sicreiunalogicadicotomicaBene-Male,unasortadi“metafisicadelsemplice”nellaquale
ilMale è essenzializzato e costituisce una qualità ontologica scelta di alcuni individui.
Inoltre,“sostenerecheesistaunadicotomiaBene-Maleassolve lepersonebuonedalla
responsabilità. Le libera dal dover prendere anche soltanto in considerazione il loro
possibile ruolo nel creare, difendere, perpetuare o ammettere le condizioni che
contribuisconoalladelinquenza,alcrimine,alvandalismo,allemolestie,albullismo[…]”.
Portandolamaggiorpartedeicittadinianascondersidietrofrasiquali:“Cosìvailmondo,
nonsipuòfaregranchépercambiarlo,ecertononpossofarloio”.(ZimbardoP.,L’Effetto
Lucifero.Cattivisidiventa?,cit.,p.6)
Dal1944AdornoeisuoicollaboratoriFrenkel-Brunswik,LevinsoneSanford,appartenenti
allaScuoladiFrancoforte,condusserounaseriediricerchefinalizzatealladescrizionee
analisidellapersonalitàautoritaria,poiconfluitenel testo“Lapersonalitàautoritaria”6
del1950. In tale importantissimostudiodipsicologiasocialegliautori sostengonoche
l’autoritarismo costituisca una “sindrome”, ovvero un’associazione particolare di
atteggiamentipresentiinunapersona.Atalesindromesoggiaceunaprofondastruttura
di personalità denominata personalità autoritaria che ha origine nell’esperienza
dell’infanzia.Lecaratteristichedellapersonalitàautoritariahannogenesiinunparticolare
tipo di socializzazione nelle famiglie, ovvero con genitori autoritari e repressivi che
6AdornoT.,Frenkel-BrunswickE.,LevinsonD.J.,SanfordR.N.(1973)Lapersonalitàautoritaria,4
Voll.,EdizionidiComunità,Milano,inZamperiniA.(2001)Psicologiadell’inerziaedellasolidarietà.Lospettatoredifrontealleatrocitàcollettive,Einaudi,Torino.
15
utilizzanopunizioniperimporreaifigliladisciplinaeilrigidoconformismoalleconvenzioni
sociali.Questibambini,secondoAdorno,vivonounconflittointerioretraammirazionee
aggressività nei confronti dei propri genitori. Questi sentimenti negativi vengono fatti
confluireversodei“capriespiatori”,cioèversoalcunigruppidiminoranzasocialechesi
discostino dalle convenzioni prevalenti e perciò contro i quali tali aggressività sono
tollerateopersinosocialmenteapprovate.
Ma Adorno e i suoi collaboratori, come sottolineato da Zygmunt Bauman (1992),
omettono un’attenta analisi di tutti gli elementi sovraindividuali, che riguardano il
contestoambientalenelquale si possa sviluppare lapersonalità autoritaria.Omeglio,
riferisconosianodeterminantiiprocessieducativicheriguardanol’infanziadell’individuo,
sostenendoquindicheneiprimiannidivitavenganoimpressetuttelepossibilitàdiazione
cheriguardanoilfuturoadultodell’uomo.Inoltre,nonsidomandanosepossanoesistere
ulteriori elementi contestuali che siano in grado di provocare un comportamento
autoritario in individui altrimenti privi di quella che loro considerano la personalità
autoritaria. In questo modo vengono completamente oscurati quei fenomeni che
influenzano l’agire delle persone nel corso della loro vita sociale. Allport definisce la
psicologia sociale come “l'indagine scientifica di come pensieri, sentimenti e
comportamentidegli individuisianoinfluenzatidallapresenzaoggettiva, immaginatao
implicitadeglialtri”(AllportG.,Lanaturadelpregiudizio,1954).
Il genocidio ed altri attimalvagi non possono essere spiegati facendo semplicemente
riferimento a due categorie di individui ontologicamente determinate: da un lato le
vittime indifeseedall’altroglispietaticarnefici,perchéciascunodinoi, indeterminate
condizionisituazionali,puòtrovarsiadagireinmodocrudele.
La tesi situazionale, sostenuta da Philip Zimbardo (2008), considera determinante la
situazionesocialenellaqualeilsoggettodell’azionesitrovaimmersoquandolacompie,
portandolo ad agire inmododel tutto difformeda quelli che sono i suoi valori etico-
comportamentaliequindiisuoimodidifareabituali.
16
Gli studi compiuti da Stanley Milgram (1974)7 sull’obbedienza all’autorità danno
dimostrazionedicomesiaimportanteandarearicercarelacausadellaciecaobbedienza
all’interno delle relazioni sociali piuttosto che soffermandosi sulle caratteristiche
intrinsechedeisingoliindividuielaloropersonalità.
1.2Self-servingbias
Lesocietàchepromuovonol’individualismo,quelleoccidentaliinparticolare,compiono
sistematicamente il sopracitato “errore fondamentale di attribuzione”, conferendo
rilevanza sostanziale alla disposizione interna dell’individuo e sottovalutando
l’importanzache lesituazionipossonoavereneldeterminare ilcomportamentodiuna
persona.Inoltre,esisteunulterioremeccanismodidifesapersonalecheoffuscalarealtà
delle cose. Gli individui che costituiscono la società occidentale producono dei bias
cognitividiauto-innalzamento,ovverodeipreconcettiegocentricicheimpedisconoloro
dileggerelarealtàinmodooggettivo(Zimbardo,2008).Questisoggetticostruisconodei
biascentratisulproprioegoche li fannosentirespeciali,migliorideglialtriechesono
funzionali all’incrementodell’autostima, fungendodaprotezionenei casi di fallimento
personale.Lamaggiorpartedegliindividuiritiene,pertanto,dicompiereprestazionialdi
sopradellamediaedipossedereun’integritàmoraleinfrangibile.Questibias,nonostante
possanoessereutilinell’affrontare ledifficoltàpersonali,possonoancheprodurreuna
visione distorta della realtà, poiché ci impediscono di vedere le similitudini che
accomunano noi alle altre persone, facendoci ingenuamente credere che noi non
potremmo mai comportarci male, neppure trovandoci in determinate condizioni
situazionali.
Tuttinoisiamoportatiacrederediessere“l’eccezioneallaregola”(Zimbardo,2008),gli
eroichesisarebberooppostiadognigeneredisupplizioinflittoadunaltroessereumano,
i ribelli, i coraggiosi.Questaconvinzioneoltreanonesserestatisticamente realisticaè
anche un pericolo poiché può renderci ancora più vulnerabili alle forze situazionali:
7 La data fa riferimento alla prima pubblicazione del testo “Obbedienza all’Autorità”, nel quale
vengonodiffusigliesitidellesperimentazionidipsicologiasocialecondottedaMilgramnel1961.
17
sopravvalutiamonoistessiealcontemposottovalutiamol’influenzadellesituazionisul
nostroagirepersonale.Nonostantequestiavvertimenti,taleconvincimentoètalmente
radicatodafarci incorrereinnumerosirischi,presupponendodiesseremigliori, infatti,
evitiamodiprendereprecauzioniadeguateallenostreazioni,poichéconvinticheanoi
nonpotràsuccedereciòcheèaccadutoadaltriindividui.
Il primo passo per sconfiggere la cieca e banale adesione al male è costituito dal
riconoscerecheciascunodinoièugualmentesoggettoallestessedinamicheecostrizioni
poiché riguardano la condizione umana, tutta. L’umiltà è, quindi, un’arma
importantissimachecipermettediimpararedallastoriaedagliesperimentisocialidicui
parleròinseguito,poichéeliminaladistanzachetendiamoadinterporretraifautoridi
quelleazionimalvagieenoistessi.Infine,ciconsentedisentirci,finalmente,tutticoinvolti
quandosiparladimaleediatrocitàcollettive,poichéciascunodinoipuòriconoscersinon
solonellevittime,masoprattuttonelcarneficeelaconsapevolezzadiessereesposticome
esseriumanialrischiodiinterpretarelapartedelcarneficeèladifesapiùefficacecontro
lapossibilitàdifinireconcretamenteintaleruolo.
1.3Educareallapersonalitàaltruistica
Gli studi di Adorno, volti all’analisi della personalità autoritaria, si concentrano
sull’educazione del bambino come ambito psicologico peculiare per crescere individui
altruisti, che assumano un comportamento opposto a coloro che possiedono una
personalitàditipoegoistico.Maglistudiosichesiconcentranosutaleargomentazione
tendonoaconsiderare l’individuo inmodo isolato, scissodalcontestoche locirconda.
L’attenzione, anche in questo caso, si concentra esclusivamente sulla soggettività del
singolo,trascurandocompletamenteildinamismodelleforzesocialipresentinelcontesto
in cui l’individuo si trova ad agire. Purtroppo, però, educare individui all’altruismo,
contrapponendo tale educazione a quella rigida e vessatoria che – secondo Adorno -
venivapropostadaitedeschineiconfrontideiproprifigliduranteilperiodonazista,non
cigarantiscelacertezzadivivereinunmondomigliore.Permegliodire,l’educazioneèun
tassellofondamentaleperlaformazionediunfuturoadultomoralmenteintegro,tuttavia
18
nonèsufficientesoffermarsi sullabuonaedeticamentecorretta istruzionedel singolo
comesoluzionefinalealdeterminarsidicomportamentiviolentiepersonalitàautoritarie.
Di seguito vedremo come persone cresciute in un ambiente educativo sano e
culturalmente avanzato siano state capaci di perpetrare comportamenti vessatori nei
confrontidipropricolleghiecoetanei;talielementidevonospingerciaricercarelecause
dicondotteviolenteoantisocialiancheesoprattuttoneisistemieneicontestiincuigli
individui si trovano ad agire, in modo da prevenire le situazioni in cui gli individui
potrebberospingersiacompiereilmale(Zimbardo,2008).
1.4Melemarcieinuncestointegro
Siamo portati ad attribuire alla natura umana proprietà altissime, razionalità e valori
moralitalidarenderciesserigiustiedestremamentesaggi.Cipiacecrederechelepersone
possiedanodentrodiesseilbeneimmutabile,capacediresistereaqualsiasipressionedi
tiposituazionale.Lanostrapersonalità, invece,nonèstabilenellospazioenel tempo.
Essamutainbaseallasituazionesocialeincuicitroviamoadagireeasecondadelruolo
chericopriamoall’internodiquelcontesto.
Ingenere,qualoraamacchiarsidicriminiealtrigeneridiattiimmorali,sianoprofessionisti
delserviziopubblico(soldati,guardiepenitenziarie,poliziottietc.)siamoportatiapensare
chesitrattidellecattiveazionidiqualche“melamarcia”chetalvoltaledelaperfezione
delsistema,ovverodelcestonelqualesonostateinprecedenzainseritiquestimetaforici
frutti. Tali mele vanno pertanto separate da quelle buone affinché non venga
compromessalamoralitàdiquest’ultime.Disolitoquestafalsacredenzavienepromossa
dacoloroiqualidetengonoilpotere,infatti,facendociò,distolgonolacolpadalorostessi,
responsabili–adesempio–diaveresercitatounafortepressioneecontrolloneiconfronti
dei propri funzionari, oppure di aver creato un ambiente lavorativo stressante, con
condizioniinsostenibili(Zimbardo,2008).
Philip Zimbardo (2008) spostò il focus d’attenzione dalla singolamela al cesto che le
contiene.Infatti,eglisostennecheperriuscireacomprendereschemidicomportamento
altamente complessinon sipossonoprendere semplicemente inesame ledisposizioni
19
individuali,ma lesituazioni socialie soprattutto i sistemi incuigli individuiagiscono. I
cattivisistemicreanolesituazionisbagliatechealorovoltadeterminanoicomportamenti
violentidelle cosiddette “melemarcie”. Pertanto, la causa di tali comportamenti è da
ricercarenelledinamichesistemichechestannoall’originediessi.
L’esperimentocarcerariodiStanford,ideatoeportatoacompimentodaPhilipZimbardo
nel1971,dimostra,appunto,chequandosiamoimmersinellacorrentedelleforzesociali
ciascunodinoipuòsubiremutazionidelpropriocarattereedellapropriapersonalità,fino
adarrivareacompiereazionidicuimaicisaremmopensaticapaci.
1.4.1L’esperimentoCarcerariodiStanford
ImmaginateviunatranquilladomenicamattinadelmesediagostoaPaloAlto,unaserena
cittadinadellaCalifornia.Un’autodellapoliziacorreperlestradedellacittàperarrestare
alcunistudenti,accusatidirapinaamanoarmataefurtoconscasso.Glistudentivengono
prelevati dalle proprie case, informati dell’accusamossagli e, una volta riportati i loro
diritti, vengono perquisiti, ammanettati e condotti alla caserma. Tutto ciò accade alla
presenzadifamiliari,amiciepassanti.
Tuttavia,questipresunticolpevolieranosolodeivolontaricheavevanorispostoadun
annunciosulgiornaleperunostudiosugliesitidellavitainprigione,perilqualesarebbero
stati pagati 15 dollari al giorno. Erano stati selezionati per l’esperimento 24 studenti
universitari che non presentassero alcun tipo di devianza o disagio. Lo studio aveva
l’obiettivodiapprendereleconseguenzepsicologichederivatedall’attribuzionedelruolo
diguardieoprigionieri.Iragazzi,sani,intelligentieprovenientidafamigliedicetosociale
agiato, vennero divisi in due gruppi: lametà di essi dovettero interpretare il ruolo di
guardieeglialtrideiprigionieri8.Talesuddivisione fuassolutamentecasuale,ciascuno
deglistudentipotevaritrovarsiaricoprireunruolopiuttostocheunaltro.Laprigionefu
costruitapressoilseminterratodelDipartimentodiPsicologiadiStanford.
8http://www.prisonexp.org/italian/TheofficialStanfordPrisonExperimentwebsite.
20
Iprigionierivenneropoicondottipresso laprigione,spogliatieperquisitinuovamente,
lavatiesottopostiadunapraticadidisinfestazione.Glivennerofornitedellecasacchecon
unnumeroidentificativo,unacatenaglifulegataadunpiedeeintestavennerocostretti
adindossareunacalzadinylondadonna.Tuttiquestielementieranofunzionaliarendere
questiindividuicompletamenteanonimi.
Leguardieindossavanoun’uniformecolorcachieunpaiodiocchialidasoleaspecchio.
Erano libere di fare tutto ciò che ritenevano fosse utile a far osservare la legge, a
mantenerel’ordineeafarsirispettaredaiprigionieri.
Inizialmente vennero coinvolti solo diciotto ragazzi, nove guardie e nove prigionieri; i
restantisarebberosubentratinelcasolasituazioneloavesserichiesto.
Giàdopoleprime24oredall’iniziodell’esperimentoaccadderoavvenimentiinaspettati.
Lamattina del secondo giorno scoppiò, infatti, una rivolta da parte dei prigionieri. Le
guardieagironoprontamentesedandolaribellioneconlaforza.Inoltre,escogitaronoun
modoperspezzarelasolidarietàall’internodelgruppodeiprigionieri.Unacellafuallestita
conimiglioricomfort,destinataadaccogliereiprigionieri“modello”,ovverocoloroche
sifosserodistintiperobbedienzaepacatezza.Difronteallecellec’erainveceunostanzino
dedicatoaiprigionieridissidentidenominato“ilbuco”chedivenneilluogodiisolamento.
Leguardiecrearonopoiconfusionetrasferendoiprigionieri“cattivi”all’internodellacella
privilegiata e quelli “buoni” nelle celle dei “cattivi”9. Da questo punto in poi iniziò
un’escalation di violenza, le guardie avevano spezzato la solidarietà tra i prigionieri e
aumentatolaloro,inoltre,consideravanoiprigionierinonpiùdeicolleghid’università,ma
degliagitatorisempreprontiacrearedisagieproblemi.Pertanto,inasprironoicontrolli,
lepunizioni,eaumentòadismisuralaloroaggressivitàneiconfrontideiprigionieri.
Doposolo36oreglisperimentatorifuronocostrettiarilasciareunodeiprigionieri,ilquale
dimostrò insistentemente il suo profondo disagio e la perdita della concezione della
realtà.Leguardieaumentaronosemprepiùillorolivellodivessazioni,finoacostringerei
prigionieri a compiere atti umilianti e degradanti.Un altro prigioniero, il numero819,
9Ibidem.
21
crollòpsicologicamente,efuproprioildottorZimbardoadassistereadunasuacrisidi
piantoisterica,durantelaqualelostessofucostrettoariportarloallarealtà:“Ascolta,tu
non sei il numero 819. Tu sei [il suo nome], e io sono il dottor Zimbardo. Sono uno
psicologo,nonunresponsabilediunaprigione,equestanonèunaveraprigione.Èsolo
unesperimento,equellisonostudenti,nonprigionieri,propriocomete”. (ZimbardoP.,
L’EffettoLucifero.Cattivisidiventa?,cit.,p.160)
Solo a seguito di queste parole il prigioniero si tranquillizzò e venne prontamente
rilasciato. All’interno di quella prigione psicologica la percezione della realtà dei
partecipantieradeltuttomutata,nessunoricordavapiùchequellochestavanovivendo
erasolounesperimento.
Laseradelquintogiornoigenitorideiragazzi,chepoteronorecarsiafarvisitaaipropri
figlisoloperpochiminuti,preoccupatidallecondizionidisalutedeglistessi,chieseroal
professorZimbardodirivolgersiadunavvocatoperfaruscirediprigioneilorofigli.
A questo punto gli sperimentatori furono costretti a porre fine all’esperimento. I
prigionieri stavano dimostrando la loro esasperazione attraverso una serie di
comportamenti patologici, le guardie invece stavano diventando sempre più sadiche.
Nessuno studente a cui venne attribuito il ruolo di guardia decise di abbandonare
l’esperimento,mai si presentò in ritardo, ne chiese un pagamento extra per le ore di
straordinario.Gliabusicommessidapartedelleguardie,inparticolarenelleorenotturne
– quanto questi non credevano di essere ripresi dalle telecamere – avevano reso
l’esperimentoeticamenteinaccettabile.Pertaliragionilasperimentazionesiconcluseil
sestogiorno,nonostantesarebbedovutadurareduesettimane.
1.4.2Melebuoneinuncestodanneggiato
Nell’EsperimentoCarcerariodiStanfordèchiarocheall’iniziodell’esperienzairagazziche
interpretaronoleguardieerano“melebuone”echesolonelcorsodeltempoeranostate
danneggiatedalleforzepresentinelcontestosituazionale.IlSistemacheavevaportatoa
quella situazione era stato creato ad hoc dagli sperimentatori e non prevedeva la
disposizionedirestrizionigerarchichechefrenasseroleviolenzesuidetenuti,edinoltre
22
erano state costruite procedure atte a facilitare processi di de-individuazione e de-
umanizzazionecheebberoungrossopesoneldeterminareilcomportamentosadicodelle
guardie.
I più saranno portati a pensare che coloro che hanno perpetrato tali abusi sui propri
colleghidiuniversitànonfosseroaltrochecrudelidelinquenti,matalespiegazionenon
puòessere sufficiente. Infatti, i ragazzi che interpretarono le guardie furono scelti del
tuttocasualmente,enonperleloroperversepredisposizioni.Inoltre,venneroselezionati
tra ragazzi appartenenti a famiglie di ceto socialemedio, studenti universitari, e non
prelevatineiquartieridegradatidiNewYork.Nonsitrattadipochemelemarciemadi
semplicie“normali”studenti.
L’approccio situazionista proposto da Philip Zimbardo (2008) dovrebbe spingerci a
concepiregliattidiviolenza–glistupri,gliomicidi,ilterrorismo,letorture–attraverso
unprofondosensodiumiltà.Anzichénasconderelanostracoscienzadietrolaconvinzione
chenoi,lebravepersone,siamodivisidaloro,icattivi,l’approcciosituazionaleciinsegna
checiascunatto-buonoocattivochesia-quandovienecompiutodaunessereumano,
vieneinfluenzatodaforzesituazionalichepotrebberoportareanchenoiacompierlo.Solo
trovandosinellamedesimasituazioneèpossibilevalutarequaleeffettotrasformativoessa
possaessaaveresuséstessiesuglialtri.
1.5“Scusologie”
Laformulazionediun’analisisituazionaleequindi lospostamentodel focusd’indagine
dall’individuoalcontesto,nongiustificainalcunmodoicriminieleviolenzedescritte,e
nemmeno li rende eticamente più accettabili. È importante indagarli non per
decolpevolizzarecolorochesisonomacchiatidiqueimisfatti,mapiuttostopercapireil
sensodiquellabrutalità.Soloanalizzandoapprofonditamentelecausedelmalesaremo
ingradodiidentificarneisintomiprimacheessoinvadalenostreesistenze.
Capirelamotivazionenongiustificailmalegiàcompiuto,mavuoleindagarloaffinchénon
si ripeta.Lepersoneed igruppichehannocompiutoazionideplorevolidevonoessere
riconosciuticomeresponsabiliditalireati,eperquestocondannatisiadalpuntodivista
23
moralechegiuridico.Però,nellacondanna,anchedalpuntodivistamediatico,dovranno
essereconsideratiglielementisituazionaliesistemicichepossonoaverecondizionatoil
comportamentodiquestiindividui.
25
II.Dinamichesocialichespingonoversoilmale
Ognunodinoièunpotenzialeeroeodemone,prigionieroogendarme,perpetratoredi
violenzaovittimadiessa.Lecircostanzesociali sonodeterminantinellosviluppodelle
nostreazioniedellenostreidee.Lanostrapersonaècompostasiadaimacrosistemiche
dominanolanostraesistenza–qualiadesempioilperiodostorico,lacultura,ilsistema
politicoetc.–siadallesituazionisocialispecifichenellequaliagiamoquotidianamente.
Inoltre, siamo il risultato della biologia che ci caratterizza e della personalità che ci
appartiene.
Il cambiamento comportamentale che spinge individui buoni a comportarsi in modo
crudeleèfruttodiunamanipolazionesistematicadibanaliaspettidellanaturaumanain
contestidicostrizione(Zimbardo,2008).
2.1L’Autorità
Numerosistudisull’autoritàesulruolocheessapuòaverenell’imporreagliindividuidi
compiere azionimalvagie si sono sviluppati a seguito dell’Olocausto, scaturendo dagli
interrogativimoralichequestoavvenimentostoricopone.Abbiamoinprecedenzacitato
glistudidiAdornoedellaScuoladiFrancoforte,mamoltifuronoiteoricicheaffrontarono
simili argomentazioni. Le scienze sociali e psicologiche cercarono per molti anni di
comprenderelecrudeltànazistevolgendolosguardoesclusivamente“dentro”isingoli,
ricercandonel’originenellaloropersonalità.TraquestiEricFromm(1941)avevadescritto
l’individuoautoritariocaratterizzandolocomecompostodaunlatodaunIodebole,che
vieneperòbilanciatodaunSuper-Ioinfluenzatodalleautoritàesterne.OppureAbraham
Maslow(1943)chedescrisselapersonalitàautoritariacomecaratteristicadicolorochesi
sentonosicuri solograziealladisciplinaeall’ordine, talepersonalitàè inoltre inclinea
pensare sulla base di stereotipi. Erik Erikson (1942) cercò di analizzare gli elementi
psicologiciresponsabilidell’adesionedeitedeschineiconfrontidelleréclamepolitichedi
Hitler.Eglisostennepertantocheitedeschinonpossedesserounasolidaautoritàinterna,
acausadellelorooriginistorico-culturali,echeperciòcercasserodibilanciarlaassumendo
26
un comportamento estremamente duro con i propri figli, ai quali imponevano
un’obbedienzaassoluta(Zamperini,2001).
Secondoquesteteorie,acausadegliavvenimentistoricichecolpironolaGermaniadopo
la Prima guerra mondiale, i tedeschi si trasformarono da una massa di individui
potenzialmente autoritari in seguaci di un’ideologia distorta e demolitrice. In questo
modovennesancitala“germanicità”dell’avvenimentostoricogenocidario,chepermise
alrestodelmondodi“tirareunsospirodisollievo”,poichétaleeventononliriguardava.
La riflessione profonda sul tema dell’autorità nasce dalla tesi difensiva disputata in
tribunaledaAdolfEichmann,edamoltialtrigiustizierinazistichedovetterorispondere
davantiaduntribunaledeicriminicommessidurantelaSecondaguerramondiale.Questi
riferivano infattidiesserestatisemplicementeunadellecentinaiadimigliaiadirotelle
checomponevanouningranaggiodicuinoneranoriuscitiacomprenderel’atroceportata.
Erano stati costretti a oscurare temporaneamente la loro coscienzamorale per poter
rivestireilruolocheglierastatoaffidatodall’alto.ArgomentòcosìFranzStangl,capodei
campidi Treblinkae Sobibor, sostenendodinonaverpotutoagire secondo lapropria
volontà,madiavereesclusivamenteobbeditoagliordiniimpartitigli.Egliavevailcompito
di uccidere tremila persone al giorno, poiché durante la giornata seguente sarebbero
giunte al campo di sterminio altri tremila deportati, questo metodo – a suo dire -
funzionava,edegliaveval’obbligodiapplicarloallaperfezione.Allostessomodoilpilota
americanoClaudeEatherlycheavevalanciatolabombaatomicasuHiroshimailmattino
del6agosto1945,causandounadistruzionesenzaprecedentie lamortedimigliaiadi
civili; “Che cosa provavo? Niente era il mio lavoro!” rispose alla domanda di Gunter
Anders10.
StanleyMilgram,lopsicologoche“turbòlecoscienze”11,sperimentòchecomunicittadini
nordamericani, analogamente a quanto avevano fatto dei tedeschi ordinari, erano in
10G.Anders,“L’ultimavittimadiHiroshima”,MimesisEdizioni,Milano,inGalimbertiU.(2008),
Cattivi,LaRepubblica,12-03-2008.11ZamperiniA.(2003)Obbedienzadistruttivaecrisidell’azione,saggiointroduttivoinMilgramS.
(2003)Obbedienzaall’autorità,Einaudi,Torino.
27
gradodi compiere crudeltàobbedendoadordini cheoffendevano il loro stesso senso
morale.
Eglireclutòunaseriedisoggetticonun’inserzionepubblicitariaapparsasuungiornale,i
qualipreseroparte–a loro insaputa-agliesperimentisull’obbedienzaall’autorità.Ciò
cheiricercatoriintendevanocomprendereerafinoachepuntotaliindividuipotessero
obbedireagliordini impartitigli,equandoocomesarebberoriuscitiaribellarsiadessi.
Perquestomotivovenneorganizzatounesperimentofittiziocheattribuivaadueindividui
ilruolodiinsegnanteediallievo,ilcuiscopodovevaesserequelloditestarel’effettodelle
punizioninell’apprendimento.Ilsoggettosperimentaleerainrealtàsolol’insegnante,che
dopo aver visto sistemare l’allievo in una stanza con le mani legate ed un elettrodo
applicatogli sul polso, veniva condotto in una stanza adiacente davanti ad un finto
generatoredicorrente.Ilcongegnoeracompostodaunaseriedimodulatoridiintensità
che andavano dai 15 ai 450 volt (graduati in modo crescente di 15 volt, con trenta
interruttoricomplessivi).L’insegnantesottoponevailtestdimemoriaall’allievoe,qualora
quest’ultimo avesse risposto correttamente, l’insegnante gli proponeva il quesito
successivo,altrimentiglivenivaimpostodisomministrareall’allievofittiziounascossadi
intensitàcrescente,daquellapiùbassafinoaraggiungerei450volt.Lafalsacavianon
subivaalcunsupplizio,erainrealtàunattorechesimulavalamentididolorealcrescere
dellescosse,echeinfineriferivalavolontàdiabbandonarel’esperimento.L’obiettivoera
chiaramente quello di capire fino a che punto il soggetto avrebbe accettato di fare
violenza su un individuo che manifestava chiaramente il suo dolore e la volontà di
interrompere l’esperimento, azione che gli veniva impedita dal fatto che era stato
precedentemente legato. Si innescava a questo punto nei soggetti che presero parte
all’esperimentounforteconflittotralalorocoscienzamoraleel’obbedienzaagliordini
cheavevanoricevutodaglisperimentatori(Milgram,1974).
Che comportamento hanno adottato i partecipanti? I risultati sconvolgono qualsiasi
previsione, infatti, nonostante molti abbiano dimostrato una forte tensione e spesso
abbiano protestato fortemente, due terzi delle persone che hanno preso parte alla
sperimentazione hanno proseguito le punizioni sino ad infliggere all’allievo la scossa
28
massima di 450 volt, scossa ipoteticamente mortale. Ciò è avvenuto senza alcuna
costrizionefisicanéminaccia;leurlaeilamentidellavittimanonsonobastatiadissuadere
isoggettidallaprosecuzionedellasperimentazione.
Questi esperimenti sull’obbedienza all’autorità ci dimostrano che nella realtà delle
situazionisocialipossonoessercicostrizionichevincolano lenostreazionioscurando il
sensomorale.
Milgram(1974),comeAdornoedisuoicollaboratori,descrivel’autoritàcomeunpericolo;
tuttavia essa è indispensabile per organizzare la vita sociale della comunità. Ogni
configurazionedellavitanellacollettivitàsibasasuunsistemadiautorità,solocoloroche
vivono in completo isolamento non sono assoggettati ad ordini altrui. Ma l’autorità
acquista significato solo quando viene inserita all’interno di una relazione. Infatti,
l’obbedienza, come insegnatoci giàdabambini, viene consideratauna virtùqualora la
gerarchia-cheimponel’ordine-sialegittimata,adesempioascuola.Essaappare,invece,
unpericoloqualoravengaassociataadun’unionecriminale,adesempioun’associazione
mafiosa.L’obbedienzanonpuòesserescissadallanaturadelcomandoedallafigurache
loemana.
Durante l’Olocaustomilioni di persone furonomandate a morte con sistematicità ed
estremarazionalitàdapersonecheobbedivanoagliordinidiun’autoritàcostituita.Illoro
comportamentononsidiscostòdimoltodallameccanicitàeorganizzazionecheconnota
icriteridiunaqualsiasifabbricamodernadiautomobilioelettrodomestici,inquestocaso
però la produzione giornaliera riguardava i cadaveri che uscivano dai forni crematori.
Sebbene tali riflessioni derivino dalla storia moderna sono del tutto applicabili nel
quotidiano:l’obbedienzaèintimamenteradicatanelcomportamentodegliindividuiedè
taledasovrastarecompletamenteogniprecettoetico,moraleeogniazionesolidaristica
versoilnostroprossimo.
L’insegnamentoprincipalecheconnotalesperimentazionidiMilgram,asuodire,èche
“gentenormale,chesioccupasoltantodelsuolavoroechenonèmotivatadanessuna
particolareaggressività,può–daunmomentoall’altro-rendersicomplicediunprocesso
didistruzione”.(MilgramS.,Obbedienzaall’Autorità,cit.,pag.7)
29
Unindividuochevieneintrodottoinuncontestonelqualeèpresenteun’autoritàsitrova
inunasituazioneincuisussisteilforterischiodiperderelapropriaautonomiad’azionee
diconseguenzadilimitarsiasoddisfareledisposizionialtrui.Talestatovienedenominato
eteronomicoesiopponeaquelloindipendenteoautonomo.Unsoggettochesitrovain
uno stato di eteronomia regola la propria azione secondo le direttive impostegli dal
superiore.Lapersonaperdeinquestomodolaresponsabilitàcheconnoterebbelasua
azione autonoma, percependosi come mero strumento delle volontà altrui. La
responsabilitàsidivide:daunlatoilsoggettoesegueilcompitocheglivieneattribuitodal
superiore e cerca di farlo nelmigliormodo possibile; dall’altro però, nel fare questo,
acceca completamente la propria coscienza morale che si nasconde dietro numerosi
meccanismi psicologici, tra i quali l’attribuzione di colpa alla vittima stessa. La
responsabilitàindividualevieneoscuratadall’obbedienzaadun’autorità.
Sempre secondo Milgram (1974), l’obbedienza non può essere considerata
esclusivamenteunproblemapsicologico,maèinveceunaquestionestrettamentelegata
all’organizzazione della società nella quale l’autorità si sviluppa. In epocamoderna, a
causa della frammentazione del lavoro in compiti altamente specializzati e limitati,
l’individuo non riesce più a scorgere la sua attività nell’insieme, ma si concentra
esclusivamente sul breve compito a lui affidatogli. Pertanto, egli agisce seguendo le
direttiveesternee, sottomettendosi all’autorità, sipercepisceestraneoalle sue stesse
azioni.L’esistenzadell’uomoèmortificatapoichélepersonesiritrovanoincapacidiagire
esprimendopienamenteleproprieindividualità,evieneadeteriorarsianchelaqualitàdel
lorolavoro.
GeorgeOrwellesprimelucidamentequesticoncettigraziealleseguentiparole:
“Mentrestoscrivendo,esseriumanialtamentecivilizzativolanosopradime,cercandodi
uccidermi. Essi nonprovanoalcunaostilità particolare neimiei confronti, comenon la
provoioneiloro,compionosoltantoillorodoverecomesisuoldire.Nonhoalcundubbio
che la maggior parte di loro siano persone gentili, rispettose della legge, che mai si
sognerebbero,nellalorovitaprivata,dicompiereunomicidio.D’altraparte,seunodiloro
30
riesceafarmisaltareinariaconunabombabendiretta,nonsoffriràmaidiinsonniaper
questo”12.
Ènecessariodistoglierelosguardodallasoggettività,pursenzaoscurarlacompletamente,
per volgerlo verso il contesto delle relazioni sociali. Il “male” non è confinato nella
personalitàdelsingolo,maabitairapportielerelazionisociali.
2.1.1Variazionisultemadell’obbedienza:
Milgrameffettuòinunannodiciannoveesperimentidiversi,ciascunodeiqualierauna
lievevariazionedelparadigma-basesopradescritto.Inogniprovalopsicologohamutato
una delle variabili sociopsicologiche sperimentali, osservando come queste variazioni
incidesserosull’obbedienzaall’autorità.
1) Rapportonumericotraisoggettisperimentali
Il rapportonumerico tragli individuidell’esperimentoèunelementoessenzialeper la
determinazionedelcomportamentodeglistessi.Infatti,quandoilrapportotralepartiin
gioco è di uno a uno non è presente alcuna forma di conformismo sociale. Se invece
sperimentiamo una situazione nella quale il rapporto numerico è di uno (soggetto
sperimentale)controtre(complici/attori),cresceinmodoesponenzialelaconformitàal
comportamentodellamaggioranza.MilgramfuallievodidottoratodiAsch,ilqualeportò
a compimento degli esperimenti riguardanti il conformismo. Egli, infatti, riteneva che
qualoragli individuisperimentalifosserostatimessidifronteadunarealtàoggettivae
indiscutibile, inquestocaso la lunghezzadialcune linee,nonavrebberoavutobisogno
dell’opinionedeglialtrisoggettiperfarsiun’ideapropria.Cosìnonfu.Un’altapercentuale
di individui, infatti, cedette alla conformazione al parere palesemente errato della
maggioranza(compostadaattori),riferendodipercepirequalcosachenonavrebberomai
potuto effettivamente vedere. Qualora invece inserissimo nel contesto della
12OrwellG.(1957),SelectedEssays,PenguinBooks,London,citatodaMilgramS.(1974)in
Obbedienzaall’autorità,Einaudi,Torino.
31
sperimentazioneunapersonache siponessedallapartedell’individuosperimentale, il
conformismosubirebbeungrossoabbassamento13.
Ciò accade perché tutti noi percepiamo un estremo bisogno di appartenenza, quindi,
conformandoci all’opinione degli altri, sappiamo che avremo più possibilità di venire
accettati. Tentiamo, allora, di sostituire le differenze con le somiglianze, cedendo
all’opinionealtrui.
2) Lavicinanzaallavittima
Unulterioreelementochehaavutogrossaimportanzanell’influenzareilcomportamento
dei soggetti sperimentali è stata la vicinanzaalla vittima. Ladisponibilitàadesercitare
violenza attraverso la somministrazione di una scossa elettrica fu inversamente
proporzionale alla vicinanza tra il soggetto sperimentale e la vittima fittizia. Negli
esperimentiincuilavittimaeralontanaenonsipotevanoudirelesuelamentele,piùdella
metàdegliindividuihaportatoacompimentol’esperimento,arrivandoallascossadi450
volt.Quantopiù,invece,lavittimavenisseavvicinataalsoggettosperimentale,tantopiù
quest’ultimodimostròlapropriaindignazioneesirifiutòdiproseguireconl’esperimento.
Venne verificato infine anche il contatto fisico con la vittima, che avrebbe ricevuto la
scossasoloqualoral’individuosperimentaleavessespintoilsuobracciosopraunapiastra
dimetallo;intalcasolapercentualedicolorochecontinuaronol’esperimentosiabbassò
al30%.Èmoltopiùdifficilefaredelmaleaunapersonacosìvicinadapoterlavederee
addiritturatoccare.Taliesiticifannoritenerecheimeccanismidinegazionesonoagiti
conpiùdifficoltàquandovengonomessi indiscussionedaglistimolivisiviassociatialla
sofferenzadellavittima,infatti,qualoralavittimaglisiavicina,ilsoggettosperimentale
partecipamaggiormenteallasuasofferenzarispondendoempaticamenteaciòchevede
(Milgram, 1974). Nell’esperimento a distanza uno dei soggetti che presero parte alla
sperimentazioneriferìairicercatori:“Èstranocomesifiniscacoldimenticarechedall’altra
parte c’è qualcuno. Pur sentendolo, per molto tempo sono stato concentrato
13LesperimentazionidiAsch(1956)vengonodescritteneltesto:ZamperiniA.(2003)Obbedienzadistruttivaecrisidell’azione,Einaudi,Torino.
32
esclusivamente nellamanipolazione dei pulsanti e nella lettura del test”. (Milgram S.,
Obbedienzaall’Autorità,cit.,p.37)
Ilsoggettosperimentale,pertanto,qualoranonvengamessodirettamenteacontattocon
lavittima,dimenticachedall’altrapartedelmuroèpresenteunessereumano,comelui,
chesoffre.Siconcentraesclusivamentesulcompitocheglièstatoaffidato,poichélasua
unicapreoccupazioneèquelladi farebella figura con lo sperimentatore, svolgendoal
megliolesuemansioni.
Infine,laseparazionefisicadellavittimapermetteunavvicinamentorelazionaletracoloro
chelaseviziano,ovverolosperimentatoreeilsoggettosperimentale.Questiduesoggetti
si trovano a cooperare contro l’allievo e sviluppanouna solidarietà reciproca volta ad
un’azione condivisa; l’esperimento unisce il soggetto allo sperimentatore e
contemporaneamente divide entrambi dalla vittima che si trova completamente sola.
Qualorainvecelavittimavengaavvicinataèpiùdifficilevengaesclusadallarelazionecon
ilsoggettosperimentale.
3) Attribuzionecasualedelruolod’insegnante
Unaltroelemento,nonsufficientementesottolineato,èche l’attribuzionedel ruolodi
allievoeinsegnantefuassolutamentecasuale.Venneinfattiinscenatounsorteggioper
deciderechideiduesoggettisarebbestato l’insegnateechi l’allievo.Talesorteggio fu
chiaramentetruccatoinmodotalechealsoggettosperimentaletoccassesempreilruolo
di insegnante e al complice/attore sempre il ruolo di allievo. Pertanto, agli occhi del
soggettosperimentale,quelruologlierastatoassegnatoperunapuracasualità,nonper
meriti o altre caratteristiche riguardanti la sua persona e nemmeno per una scelta
volontaria.Egliavrebbepotutotrovarsi,conil50%dipossibilità,dall’altrapartedelmuro
esubire,quindi, levessazionidicuisistavafacendostrumento.Questoelementoperò
nonhaavutoalcunainfluenzanelcomportamentodiquestepersone,lamaggiorparte
dellequalifucapacedisomministrareunascossamortaleaunuomocheavrebbepotuto
essereluistesso.
33
2.1.2LadifficilelezionediStanleyMilgram
SonopassatimoltiannidaquandoMilgrammiseinattoquestiesperimentienepubblicò
gli esiti, eppure, adoggi, aquesti risultati vienedatapochissima importanza.Gli studi
sull’autorità vengono spesso citati come una curiosità durante i corsi di psicologia e
sociologia all’Università e talvolta sembrano agli studenti così assurdi e lontani da sé
stessi,daprovocareinlorounsorriso.Nonvienecolta,pertanto,lalezioneprofondache
Milgramdesideravatrasmettere.Laricerca,troppodifficiledaassimilare,vienerelegata
aimarginidellaculturasociologica.L’ipotesicheilmalenonvengacommessodapersone
intrinsecamente crudeli ma da uomini e donne estremamente normali che cercano
quotidianamentedisvolgerelepropriemansioni,nonriesceadavereaccessoalcorpus
teoricosociologicoeancormenoallaconcezionecomune(Bauman,1992).
Lacattiveriarisultaesserediradocorrelataallecaratteristicheindividualidellapersonalità
delsoggetto,maapparelegatainmodoinscindibileallaquotidianastrutturadiautoritàe
gerarchiadipoterecheconnotalanostrasocietà.Ilmalepervadeirapportisocialienon
lamentedeviatadialcuniindividuifolli.
Ipiùcrudeli generalinazisti,unavolta tornatia casa, spogliatisidellapropriadivisa, si
comportavanoinmododeltuttoanalogoaciascunodinoi.Eranopadridifamiglia,mariti
amorevolioamicicaritatevoli,eppure,rindossata l’uniforme,simacchiavanodicrimini
terribili,uccidendoifigli,lemogliegliamicidialtri.
“Lanovitàpiùterribilerivelatadall’Olocaustoedaciòchesieraappresodaisuoiesecutori
noneracostituitadallaprobabilitàchequalcosadisimilepotesseesserefattoanoi,ma
dall’ideachefossimonoiapoterlofare”.(BaumanZ.,ModernitàeOlocausto,cit.,p.212)
2.2Ilpoteredelconformismodigruppo
Un’altraforzacapacedideviareilcomportamentoumano,epertantodifarsìchealcune
personesispinganoacompiereazionideplorevoli,ècostituitadaldesideriofondamentale
di essere accettati. Conformarsi significa accettare passivamente opinioni, regole e
34
comportamentigiàdefinitiesocialmenteprevalenti.Tuttinoi,comespiegaC.S.Lewis14,
vogliamofarepartedell’ingroup,ovveroessere“dentro”enon“fuori”dalgruppo.Per
tale ragione, l’estremo desiderio di appartenenza ci muove nel compiere azioni in
contrastocon lanostrapersonalità,qualsiasicosavienefattapurdiesserebenaccolti
daglialtri.
Lapauradiessererespintièfortissima,nonsoloinadolescenza,madurantetuttoilcorso
dellavita.Ancheleautoritàsiservonodellaminacciadiunallontanamentoperindurrei
proprisottopostiafarepraticamentequalsiasicosaperevitarequeltremendorifiuto.Ne
sonounesempiolesettespiriticheeleconfraternitecheimpongonoaipropriproselitidi
superareprovepericoloseoumiliantiperentrareafarpartedellalororistrettacerchia.
Il gruppo esercita, pertanto, una forte pressione verso la conformità, spingendo le
persone ad adottare comportamenti conformi alle norme del gruppo d‘appartenenza
(Zimbardo,2008).
AseguitodellaSecondaGuerraMondialemoltistudiosiiniziaronoadinteressarsialtema
del conformismo interrogandosi sugli effetti che lapropagandanazista avevaavuto in
Germania.Lamaggioranzadeicittadinitedeschisieraadeguataacriticamenteaiprecetti
nazional-socialistidelpartitodiHitler,anchesequestiandavanocontroiloroprincipietici.
Nel 1952 Solomon Asch condusse un esperimento che gli permettesse di valutare
l’influenzadiunpiccologruppodipariduranteunsemplicecompitodipercezione.Lo
psicologo sociale chiedevaadalcunepersonedi confrontareuna linea conaltre tredi
lunghezzapalesementedifferente,cosìda individuarequalediquestetre fosseuguale
allamatricediriferimento.Ottopersonedelgruppoeranocomplicidellosperimentatore,
unasolaerainvecelapersonasullaqualeeracondottol’esperimento.Icomplicierano
statiinvitatiariferireunarispostasbagliatainmodotaledastudiareilcomportamento
delnono individuo.Ripetendo l’esperimentoconnumerosi soggetti sievidenziòche le
personetendevanoamodificarelapropriaopinioneesattaperconformarsiall’opinione
14LewisC.S.(1944),“TheInnerRing”,conferenzacommemorativatenutaaglistudentidelKing’s
Collegedell’Universitàdi Londra, inZimbardoP. (2008),L’Effetto Lucifero.Cattivi si diventa?,RaffaelloCortinaEditore,Milano.
35
erratadellamaggioranzaeche,anchecolorochecontinuaronoaripeterelaloroopinione
corretta, si mostrarono estremamente a disagio e disorientate. Asch, grazie a
quest’esperimento, rilevò che il 75% dei partecipanti si è adeguato almeno una volta
all’ideologia prevalente del gruppo, pur ritenendo che fosse la risposta sbagliata. La
maggior parte degli appartenenti ad un gruppo tendono, dunque, ad assumere un
comportamentosimileaquellodeglialtri;ciòaccadenonsoloperiltimoresopradescritto
di non venire accettati, ma anche perché l’appartenenza ad un gruppo sviluppa nei
membriunfortesentimentodilealtàneiconfrontidellostesso15.
2.3LaDeindividualizzazione
L’obbedienzaall’autoritàeilconformismosocialepossonoavereunruoloimportantenel
farsìcheunindividuonormalecompiailmale,tuttaviaspessononbastano.Infatti,visono
dei processi che tendono a mutare la costituzione di carnefice e vittima. Per quanto
riguardailprimo,ilprocessodideindividuazionerendeilgiustiziereanonimo,oscurando
ilimitidatidallacoscienzamoraleeriducendolaresponsabilitàindividuale.L’anonimato
delsoggettoedel luogo incuiagiscepuòcreareunacondizionementalealteratache,
qualoravengaaccompagnata con ladiffusionedella responsabilitàpersonale,produce
unacondizionedideindividuazione.Nell’EsperimentoCarcerariodiStanford,adesempio,
leguardieindossavanoocchialiaspecchiocheimpedivanodiincontrareillorosguardoe
una divisamilitare dall’identica foggia, questi elementi deindividuano le persone e le
rendonoincredibilmentesomigliantileuneallealtre.Qualsiasisituazioneodoggettoche
permetta alle persone di sentirsi anonime ed irriconoscibili agli occhi altrui, riduce
drasticamente il senso di responsabilità individuale, e favorisce la messa in atto di
comportamenticrudelioattivandalici.Questateoriaèparticolarmentevalidaseoltrealla
deindividuazione viene anche dato all’individuo il permesso di compiere un’azione
violentacontroaltridapartediun’autoritàodiunadeterminatasituazione(Zimbardo,
2008).
15 La ricerca di Asch sul conformismo viene riportata nel testo di Zimbardo P. (2008) L’effetto
Lucifero.Cattivisidiventa?,RaffaelloCortinaEditore,Milano.
36
Inoltre, gli individui possono essere deindividualizzati non solo attraverso capi
d’abbigliamentoomascheremaancheattraversolemodalitàconlequalivengonoaccolte
in una particolare condizione. Quando un soggetto viene trattato come un semplice
numero,unaminuscolarotelladiunsistemachenemmenoconosceafondo,oppurenon
vienericonosciutoinquantoindividuo,sipercepiràcomeanonimo,eciòpotràindurload
assumereuncomportamentoantisociale.Ladeindividuazioneproduceunamodalitàdi
pensieroeuncomportamentocontrollatiunicamentedallasituazioneesterna,ilsoggetto
perde ogni genere di restrizione interiore, agisce senza pensare e perde il proprio
orientamentoetico(Zimbardo,2008).
2.3.1Diariodiun’autoabbandonata
IldottorZimbardo,primadieffettuarel’EsperimentoCarcerariodiStanford,incuriosito
daglieffettiantisocialichel’anonimatopotevacausarenegliindividui,ideòunsemplice
esperimentocheavevacomeprotagonistaunamacchina.Egli,infatti,assiemeaipropri
collaboratori,posizionòun’automobileevidentementeabbandonata(conilcofanoaperto
eprivadellatarga)aPaloAlto,vicinol’UniversitàdiStanford,edun’altra,comeraffronto,
nelBronx,vicinoilcampusdellaNewYorkUniversity.Loscopoeraquellodiconfrontare
ilcomportamentodeicittadinidiPaloAltoconquellodegliabitantidiNewYorkdifronte
allatentazionecostituitadaunesplicitoinvitoalvandalismo.NewYork,cittàenormee
caotica,ècompostadaunaseriediindividuianonimieslegatitraloro,lacittàdiPaloAlto,
alcontrario,èabitatadapersonechepercepisconounprofondosensodiappartenenza
adunacomunitàechesisentonoriconosciutenellaloroidentitàpersonale.NelBronx,
dopo pochi minuti, alcuni “vandali” stavano già tendando di depredare la macchina.
Numerosipassantieautomobilistisifermaronoperspogliarelavetturadiognigeneredi
valore.Daquestopuntoinpoiiniziòlaveraepropriademolizionedell’automobilesituata
nelBronx.Ivandalieranoinrealtànormalissimicittadiniamericani,glistessiche,inun
altrocontesto,agranvoceavrebberosostenutodivoleremaggiorsicurezzanellapropria
città.Inoltre,questiattivennerocompiutisottolalucedelgiorno,poichéquestepersone
37
avevanointeriorizzatoinmodocosìprofondoilproprioanonimatosocialedanonritenere
necessarioagiredurantelanotte.
Apiùdicinquemilachilometrididistanza,trascorsopiùdiunfinesettimana,l’autodiPalo
Altononerainvecestatacolpitadaalcunattodivandalismo.Numerosepersonelavidero,
e gli unici interventi che questi individui misero in atto nei confronti dell’automobile
furono lachiusuradelcofano inungiornodipioggiae infine lachiamatachetrevicini
feceroallapoliziaperdenunciareilpresuntofurtodiun’autochesitrovavaabbandonata
nei pressi delle loro case. I cittadini di Palo Alto hanno, quindi, mantenuto un
comportamentovoltoalbenedellacomunità,poiché inessasi sentonoaccettatinella
loroindividualitàericonosciuti.Ilsignificatodiquestoesperimentoavvaloraancorpiùla
teoriadellade-individuazione, infatti lecondizionicheci fannosentirecompletamente
anonimi possono favorire atteggiamenti antisociali volti al vandalismo, al male, alla
violenza(Zimbardo,2008).
2.3.2L’effettoCarnevale
IlCarnevaleèunacerimoniapaganachehaorigineprimadell’avventodelCristianesimo.
Questa festività celebra l’abbandono alla libidine e al puro piacere, permettendo agli
individui di dimenticare per qualche giorno le restrizioni abituali e l’uso esclusivo di
comportamenti determinati dalla ratio. Quello che viene definito “effetto Carnevale”
(Zimbardo,2008)significailtotaleabbandonoalvizioealpiacereeffimero,dimenticando
iprecettimoralierazionalidell’agirequotidiano.Pertaleragione,duranteilCarnevale,si
indossanodellemascherecheservonoanasconderelapropriaidentitàedareliberosfogo
allepropriepulsionipiùnascoste.
Allostessomodo,comequandoaCarnevalecisitraveste,possonoessercisituazioninelle
qualicipercepiamo“mascherati”oanonimie,quindi,liberidiagireavulsidaognigenere
dilimitazione.
38
2.4LaDeumanizzazione
Ilprocessodideumanizzazioneèvoltoinveceall’eliminazionedell’umanitàdellavittima,
trasformandoladaessereumanoadessereprivodellecaratteristichedell’umanità.
La deumanizzazione si verifica qualora alcuni uomini ritengano che altri esseri
appartenenti alla loro stessa specie, pertanto esseri umani, debbano essere esclusi
dall’ordinemoralediesserepersone.Inquestomodo,nonritengonopiùdiagirecontro
lorosimilimacontroesseriinferiorichehannoperdutolaloroumanità.
Èmoltopiùfacilefareviolenza,torturare,opersinouccideredeglioggettiprivatidella
loro anima, degli insetti fastidiosi che devono essere schiacciati, piuttosto che i nostri
vicini,inostrifratelli.
Lapropagandanazionale,supportatadaigoverni,creaun’immaginedelnemicopubblico
perpreparareisoldati,maancheicittadini,adodiarloprofondamente.Seminarenella
mente dei propri cittadini la paura di quel nemico, data dalla possibilità di essere
oltraggiatidaquest’ultimo,èunostrumentopotentissimoperlafomentazionediodioe
rancorenei suoi confronti, che si può trasformarenella volontàdi agireper ridurre la
minacciadaessoincarnata.Soloinquestomodoigoverniottengonol’appoggiodeipropri
cittadiniallaguerra,lemadrisonopronteamandareilorofigliinbattagliaperunacausa
onorevoleeigiovanisonoprontiapartireimbracciandounfucilecheserviràaduccidere
ragazzicomeloro,daglistessisogniinfranti.
La deumanizzazione si serve di strategie esplicite, che negano inmodo aperto l’altrui
umanità, e di strategie sottili, che in modo invisibile consumano l’umanità di alcuni
soggetti.Lesueformesonoestremamentevasteedifferentiinbasealcontestosocialein
cuivieneprodotta16.
Le strategie esplicite di deumanizzazione comportano la negazione dell’identità della
vittima, che non viene più percepita come persona umana (Kelman, 1973). In questo
modo l’empatia verso il nostro prossimo viene oscurata e la solidarietà umana nei
16VolpatoC.(2013)Negarel’altro.Ladeumanizzazioneelesueforme,inBurgioA.,ZamperiniA.(a
curadi)Identitàdelmale.Lacostruzionedellaviolenzaperfetta,FrancoAngeli,Milano,pp.139-156.
39
confrontidellasofferenzaaltruivienecompletamenteannientata.Ladeumanizzazioneè
un’antecedente necessario alla produzione di violenza nei confronti di un gruppo
marginalizzato.
La deumanizzazione esplicita può avvenire attraverso varie tipologie di metafore:
l’animalizzazioneassimilagliindividuiaglianimali,pertanto,essivengonorappresentati
comeesseriirrazionali,istintiviedincapacidiauto-controllo;lademonizzazionetrasforma
gli individui in diavoli e streghe, accrescendo la percezione della loro pericolosità ed
imprevedibilità, rendendo lecita la loro distruzione; la biologizzazione riguarda le
metaforelegateaibatteri,aigermieallemalattie,erichiamaicittadiniallaprotezione
dell’igienenazionaleeallasuapurezza;lameccanizzazioneconsideral’altrounautoma,
un robot privo di sentimenti umani, che non merita compassione; l’oggettivazione
interpretal’altrocomeunoggetto,alparidiunostrumento.Infine,ladeumanizzazione
perinvisibilitàsiattuaattraversolatotalenoncuranzaneiconfrontidiunindividuo17.
Lestrategiesottilidideumanizzazioneriguardanoleformepiùsubdoleditalefenomeno
cheportanoapercepirel’altro,noncomecompletamentedeumanizzato,maunpo'meno
degnodiappartenereallacategoriadell’umano.Inparticolare,sifariferimentoallainfra-
umanizzazione,concettoelaboratodaJaques-PhilippeLeyens(2000)cherappresentaun
processonelqualegliindividuipercepisconoisoggettiappartenentiadunaltrogruppo
comemenodegnidiappartenereallacategoriaumanarispettoaimembridelproprio.
Queste sottili infra-umanizzazioni, ovvero piccole sottrazioni di umanità, sono
estremamenteimpliciteeaccompagnanolanostravitasocialesenzanemmenodarcila
possibilitàdiaccorgercene.
17Ibidem
40
2.4.1IlmodellodiBandura
Nel 1975 gli psicologi Bandura, Underwood e Fromson18 portarono a compimento un
importante esperimento sulla deumanizzazione. La sperimentazione ha messo a
confronto il trattamentosubitoda individuipresentati inmododeumanizzatoequello
ricevutodaindividuiproposti inmodoumanizzato; iprimivennerotrattatidaisoggetti
sperimentaliinmodoestremamentepiùdiscriminatoriorispettoaisecondi.Lopsicologo
dell’UniversitàdiStanford,AlbertBandura,aseguitoditaleesperimento,hacreatoun
modello concettualedei “meccanismididisimpegnomorale”19. Ilmodello spieganello
specificoimeccanismicheunapersonaproducealloscopodigiustificareleproprieazioni
malvagie trasformandole in gesti moralmente accettabili. Quando attiviamo questi
meccanismi cognitivi siamo in grado di disimpegnarci moralmente da ogni genere di
condottadistruttiva.
a) Inprimoluogo,possiamocreareconfrontivantaggiosichevedonolenostreazioni
comeeroicheevoltealbenecomune,mentreleazionideinemicicomeesclusivamente
malvagie.Lanostraviolenzaè,inquestomodo,giustificatamentrelaloroèmoralmente
inaccettabile.
b) Secondo, possiamo diffondere il senso di responsabilità individuale per una
determinataazione,separando ilnessocausale tra inostrigestiegliesitinegativiche
hannoprovocato.
c) Terzo, possiamo minimizzare o negare le conseguenze violente della nostra
condottaimmorale.
d) Infine,èpossibiledeumanizzarelavittima,sostenendochemeritassediottenere
le conseguenze negative che ha ricevuto. Oppure addirittura colpevolizzare la vittima
stessaattribuendolelacausadellepropriesfortune.
18BanduraA.,UnderwoodB.,FromsonM.E.(1975)Disinhibitionofaggressionthroughdiffusionof
responsibilityanddehumanizationofvictims,in“JournalofResearchinPersonality”n.9,pp.253-269.
19BanduraA.(1999)Moraldisengagementintheperpetrationofinhumanities,in“PersonalityandSocialPsychologyReview”n.3(3),pp.193-209.
41
Datiisopracitatimeccanismicheconsentonoildisimpegnodelcontrollomorale,secondo
Bandura (1999), la vita civile richiede, oltre agli standardmorali personali dell’uomo,
ulteriori salvaguardie incorporatenei sistemi sociali che sostengano il comportamento
solidaleesiopponganoallapossibilitàchesisviluppinonuovecrudeltà.
2.5L’osservatoreinerte
“Nelcorsodellastoria,a renderepossibile il trionfodelmaleèstata l’inerziadiquanti
avrebberopotutoagire,l’indifferenzadiquantiavrebberodovutosapere,ilsilenziodella
voce della giustizia quando avrebbe contato di più.” (H. SELASSIE’, ex imperatore
dell’Etiopia)
Sin qui ci siamo concentrati sulle figure di vittima e carnefice, tuttavia esiste un’altra
personalitàsullascenadelmale:l’osservatoreinerte.Costuivedemanonguardaerimane
insilenziodavantialperpetrarsidellepiùterribiliatrocità.Lapresenzadiquesteombre
silenzioserendeancorpiùinvisibilelalineadidemarcazionecheseparailbenedalmale.
Infatti,ancheilnonagirepuòessereconsideratoagireperilmale,adesempioquando
nonsiprestasoccorsoaunapersonaindifficoltà,nonsidenunciaunasituazionediabuso,
oppurenon si dissente aordini eticamente ingiusti. L’azionedegli spettatori potrebbe
avereunpesoimportanteneldeterminarsideglieventisuccessivi,inalcunicasi,infatti,
persino inazistidovettero rivedere lepropriepianificazioniquando incontrarono forte
ostilitàdapartedeicittadinidialcunipaesioccupati.Unsemplicerifiutoallacooperazione
ounammonimentomoralepotrebbeportareicarneficiadinterrogarsisullorooperato;
ma,nonostantegli spettatoripossegganounaconcretacapacitàdi influire suglieventi
futuri,spessononagiscono,affogandonellaloropassività.
Questi individuiappiattitidall’inerzia,apronolaportaalmaleegliconsentonodiagire
indisturbato, poiché, nonostante sianoperfettamente a conoscenzadi quanto accade,
nonintervengonoinalcunmodo.
Numerosi sono gli episodi che testimoniano la difficoltà degli individui nel prestare
soccorso a coloro che si trovano in una situazione di pericolo o di difficoltà;
42
quotidianamentecicapitadiassistereascenedi totale indifferenzadapartedialcune
personeneiconfrontidellasofferenzaaltrui(Zamperini,2001).Uncasoemblematicoè
rappresentatodallavicendadelpiccoloJames,unbambinodidueanniche,duranteun
giroalcentrocommercialeconlamamma,vienerapitodaduebambinidisoli10anni.
Trascinato fuori dal supermercato, per James ebbe inizio l’inferno. I due bambini
torturarono il piccolo per ore, e, nonostante nel loro cammino incontrarono più di
sessantapersone,nessunaintervenneasoccorrereJames.Ilpiantodisperatodelbambino
elostranoatteggiamentodeiduegiovanissimiaccompagnatoriavevainsospettitopiùdi
qualcuno,manonostanteciò,nessunoagìinsuoaiuto.Jamesvennepoiuccisoeilsuo
corpo fuabbandonato suibinaridel treno.Tale tragicoepilogo si sarebbecertamente
potutoevitaresesolounatralesessantapersonecheavevanoavvistatolostranoterzetto
nonsifossevoltatadall’altraparte(Zamperini,2001).
2.5.1Diffusionediresponsabilitàeapatiadellospettatore
Inuncontestocollettivo,incuisonopresentinumerosepersone,ilsensodiresponsabilità
individualechesolitamenteconnotalerelazionisocialitralepersonesidiffondetraivari
soggetti,diminuendoilcoinvolgimentopersonalediognisingoloindividuo.Pertanto,se
unapersonaassisteadunasituazionediemergenzaassiemeadaltrièprobabilechenon
agiscaocheagiscainmodolimitato;invece,selapersonasitrovassedasoladifrontead
una condizione di bisogno la probabilità che agisca in suo soccorso aumenta
notevolmente. Inaltreparole,piùpersoneassistonoadunacircostanzadinecessitàe
possonopotenzialmenteaiutareunavittima,menosonolepossibilitàchequest’ultima
possaeffettivamentericeveresoccorso(Zamperini,2001).
Oltre alla diffusione di responsabilità gli psicologi sociali hanno individuato altri due
processichepossonopartecipareall’inibizionedellospettatore.Ilprimoriguardailtimore
delgiudizioaltruievienedenominato“inibizionedapubblico”:infatti,agireallapresenza
dialtriindividuipuòporreilsoggettoinunacondizionediimbarazzoperchévièiltimore
diunavalutazionenegativadelpropriooperato.Taledisagioaumentaqualorailsoggetto
ritenga di non possedere capacità adeguate ad agire in quella situazione. Si fa invece
43
riferimentoall’inerziada“influenzasociale”quandol’indifferenzadiunospettatorenei
confrontidelladifficoltàdiunaltroindividuosiestendeatuttiglialtri,poichéilmessaggio
che viene veicolato da tale atteggiamento è che non vi sia nulla di cui preoccuparsi.
Pertanto,l’inazionediognisoggettodiventaperglialtriunmodellodipassivitàalquale
lepersonesiadeguano(Zamperini,2001).
Neipaesiaregimetotalitariounaltroelementochepuòfrenarel’agirealtruisticodegli
spettatorièlapaura,ilpericoloèinfattiunimportanteinibitoreinsituazionidibisogno.
ChineglianniQuarantaprendevalacoraggiosadecisionedivoleraiutareunapersonadi
religioneebraicasapevacheavrebbepotutoincorrerenellapropriaesecuzione,mettendo
inpericololasuavitaequelladeiproprifamiliari.Inoltre,lepersonetendonoadaccettare
laversionefornitadalleautorità,quindi,ancheinregimidemocraticipossonosvilupparsi
meccanismiditolleranzadelleatrocità(Zamperini,2001).
Infine, quando si è a contatto con violenze, abusi e crimini può attivarsi un istinto di
autoprotezione che consente agli individui di razionalizzare gli eventi modificando le
informazioni attraverso dei processi di distorsione della realtà, uno di questi è – ad
esempio–lacolpevolizzazionedellavittimastessa.
2.5.2IlcasoLeChambon:quandoungruppodicittadinialtruistisièoppostoainazisti
GliabitantidelvillaggiodiLeChambon,durantelaSecondaguerramondiale,salvarono
più di cinquemila persone, tra cui tremilacinquecento ebrei, contrapponendosi
apertamente ai soldati nazisti che li minacciavano costantemente di morte e
deportazione.Laresistenzadiquesticittadiniduròpiùdiquattroanni.
IlgovernocollaborazionistadiVichyprevedevaunaccordotraFranciaeGermaniasulla
deportazione degli ebrei e degli altri oppositori al regime nazista. Gli abitanti di Le
Chambondeciseroinvecediopporsiataleaccordoprestandoaiutoallevittime,cheben
prestoiniziaronoadarrivarepressoilvillaggioincercadirifugiodallaferocianazista.Iniziò
poiunfervidoscontroconleautoritàtedescheche,ancheaseguitodialcuneretatealla
ricerca dei rifugiati, riuscirono a trovarne solo un numero estremamente esiguo.
44
Nonostante alcuni abitanti di Le Chambon vennero arrestati, non rivelarono mai il
nascondigliodegliebreiecontinuaronoasoccorrerlieanasconderli.
Glistudiosicheanalizzaronoilcomportamentodiquestepersonerilevaronochesitrattò
diunsoccorsospontaneo,chesirealizzòprogressivamenteneltempo,echediradovenne
premeditato.Inizialmente,infatti,leazionid’aiutorivolteallevittimedelnazismofurono
modeste,mainseguito,gradualmente,crebbeillivellodicoinvolgimentodeicittadinialla
sofferenzadiquestepersoneeconseguentementeaumentòanchelaloroorganizzazione
econtrapposizionealleimposizioninaziste(Zamperini,2001).Ilmodoincuiagirononon
fu assolutamente percepito come qualcosa di eroico, essi non sapevano che il loro
comportamentosisarebbedistintoinmodostraordinariodatuttiglispettatoripassiviche
non agirono in Francia, in Italia e inGermania. L’esito fu la salvezza di numerosissimi
individuichesarebberoandatiincontroamortecerta.Questavicendatestimoniacome
gli spettatori possano avere un ruolo cruciale nel determinarsi di eventi delittuosi o
addiritturaatrocitàcollettive.
2.5.3IndifferenzadelleNazioni;l’esempiodellaDanimarca
LeNazioni,alparideisingoliindividui,spessononintervengonoperimpedireildilagare
di stragi e genocidi. Gli Stati preferiscono l’inerzia all’azione; così successe durante la
Secondaguerramondiale,maancheinBosnia,inRuandaeinDarfur,territorineiquali
negliultimiannisisonoperpetrateviolenzegravissimeallequalinessunohavolutoporre
freno.Ancheinquestocaso,lastoriacorreinnostroaiutoecimostraquantoecomela
posizione che viene assunta dagli stati possa essere essenziale nel determinarsi degli
avvenimentisuccessivi.
Apartiredal9apriledel1940letruppetedescheinvaseroeoccuparonolaDanimarca.
Taleoccupazionesipuòdefinire“pacifica”poichéilReichtedescononavevadichiaratolo
statodiguerra,nésieraassuntolaresponsabilitàdegliaffariinternidellaNazione;ilre
Cristiano X era rimasto sul trono e non erano state sciolte le istituzioni democratiche
danesi. Tuttavia, dopo tre anni di velato collaborazionismo, nacque uno spontaneo
movimentodiresistenzacivilealloscopodiopporsiall’operazioneantiebraicacheaveva
45
nelmirino i sette-ottomila ebrei presenti nel territorio danese. Agli occhi dei cittadini
“l’altro”, il “diverso” non era da considerarsi incarnato nella figura dell’ebreo,ma del
tedesco che stava occupando la loro terra. Anche il governo si oppose alle leggi
antiebraiche e nel 1942minacciò di dimettersi, dichiarando che un attacco agli ebrei
danesiequivalevaaunattaccoallacostituzione, laqualeavevasancitol’uguaglianzadi
tutti i cittadini. Nel 1943 il governo si auto-sciolse, dando piena legittimazione ai
movimentidiresistenzacivile.Quandoitedeschicominciaronoladeportazionedimassa
degliebrei, lapopolazionedanesecooperòpermetterli insalvo. Icittadininascosero i
ricercatiecollaboraronopertrovareildenaronecessarioadaffittaredellebarchegrazie
alle qualimettere in salvomigliaia di ebrei. Infine, quest’ultimi vennero traghettati in
Svezia,dovepoteronodirsifinalmentealsicuro.Piùdel90%degliebreidanesisisalvò.
H. Arendt (1964) sostenne che tale esempio dovesse essere esposto agli studenti di
scienze politiche, affinché comprendessero quanto il riconoscimento sociale delle
istituzioni, una buona coesione e senso di comunità tra i cittadini e infine l’impegno
attraversolalottanon-violenta,potesseromodificareilcorsodellastoria.
“Aquelchesisa,fuquestal'unicavoltacheinazistiincontraronounaresistenzaaperta,e
il risultato fuaquantopare chequelli di loro che vi si trovarono coinvolti cambiarono
mentalità. Non vedevano più lo sterminio di un intero popolo come una cosa ovvia.
Avevanourtatoinunaresistenzabasatasusaldiprincipi,elaloro"durezza"sierasciolta
comeghiaccioalsolepermettendoilriaffiorare,siapurtimido,diunpo'diverocoraggio.”
(ArendtH.,LaBanalitàdelMale,cit.,p.181)
47
III.ModernitàeOlocausto
3.1L’Olocaustocomeprodottodellamodernità
Lastoriapuòcontaremoltepliciomicididimassa,numerosicasidiinimiciziechesonopoi
sfociatiinviolenzaapertaetalvoltahannoprovocatolosterminiodiinterepopolazioni.
Talidatioggettivipotrebberomettereindiscussionel’idea–chefudiBauman(1992)–
chel’Olocaustosiauneventounico,smentendoanchelostrettolegamechelegaquesto
avvenimentoallamodernità.Potremmosemplicementeassodarechel’uomohainséuna
componente violenta che non scompare nel corso della storia e che nemmeno la
modernitàhapotutofrenare,nonostantelesuepromessedisicurezzaesolidarietàtragli
esseri umani. Lamodernitànonha colpe, sebbenenon sia riuscita adarginarequesta
archetipabrutalitàumana.Secilimitassimoadinterpretarel’Olocaustoinquestomodo,
nondovremmofaraltrocheinserirlonellalungalistadiatticrudelichegliuominihanno
commessoneiconfrontidialtriuomini.Eppure,l’Olocaustocontieneinsécaratteristiche
unicheestrettamentecorrelateallosviluppodellamodernità.Questielementiciportano
acrederechel’Olocaustononfusemplicementeunfallimentodellasocietàmoderna,in
quantovennemenoallesueinizialipromesse,masoprattuttounsuoprodotto,inquanto
sololecaratteristichediquest’epocanehannopermessolarealizzazione.L’Olocaustoè
intrinsecamente connesso allo sviluppo della civiltà moderna occidentale; la
burocratizzazione e la razionalizzazione, elementi essenziali della nostra società, sono
statifondamentalinelperpetrareleviolenzegenocidarienaziste(Bauman,1992).Icampi
disterminiosonogeneratidallemoderneistituzioni,dallarazionalitàpolitica,dalleforme
di economia e dalle idee di tecnologia e scienza tipiche della concezione moderna
occidentale.Auschwitzèunprodottodellaciviltàmodernapoiché,nonostantenonfosse
unsuoesitoinevitabile,sièpotutoconcepiresoloall’internodiquestocontesto.
La violenza appare ai più come qualcosa di estremamente spontaneo, fulmineo e
irrazionale; solitamente facciamo riferimento ad un “raptus violento”, ovvero un
momento di perdita della capacità di intendere e volere che sfocia in un impulso
aggressivo. La violenza nazista fu invece una violenza estremamente razionale,
48
organizzata da un progetto moderno, calcolata nei minimi dettagli. Senza queste
competenze moderne di razionalità, tecnologia e organizzazione non sarebbe stato
possibileuccidereunnumerocosìelevatodipersoneintempimoltobrevi.
L’Olocausto, il più grande degli orrori commessi dall’uomo nella storiamoderna, non
scaturì da un sovvertimento dell’ordine, da una ribellione ad esso, ma dall’egemonia
incontestabiledell’ordinestesso.Amacchiarsiditalicrimininonfuunafollainferocitao
una massa di individui senza meta, ma uomini in divisa, estremamente obbedienti e
piuttostometicolosinelportareaterminelemansioniloroaffidate.
LostessoBauman,nell’introduzionealtesto“ModernitàeOlocausto”(1992),confidaal
lettoredicomeluistessoavessedistrattamenteinterpretatolosterminiodegliebreicome
uneventostraordinarioeassolutamentelontanodalquotidiano.Fulamoglie,attraverso
la storia della propria persecuzione20, a invitarlo a reinterpretare questo fenomeno
ridefinendolo non esclusivamente come una tragedia ebraica, appartenente ad un
lontanopassato,macomeuneventocheriguardatutti,ilnostropassatomasoprattutto
ilnostropresente.Fulacecitàchecaratterizzalamodernaburocraziaarenderepossibile
losterminiodimilionidipersone;infatti,laconsapevolezzadellarelazionetral’azionedel
soggetto ed i suoi esiti viene completamente oscurata dalla procedura burocratica,
annientandolaresponsabilitàindividualediciascuno.Questamancanzadivistacontagia
l’impianto della società contemporanea, per tale ragione è indispensabile cogliere il
monito di Bauman (1992) quando sostiene sia “[…] sempre più necessario studiare la
lezionedell’Olocausto[…]”poiché“[…]èingiocomoltodipiùcheiltributoallamemoria
dimilionidivittime”.
Inoltre, il genocidiomodernomira aduno scopopreciso, tale scopo si riconoscenella
visioneutopicadiunasocietàmigliore,equindinellarealizzazionediunordinesociale
perfettochesiconformiaunasocietàperfetta.Laculturamodernaèinfatticaratterizzata
daunacontinuaricercadiunacondizioneumanaperfettamenteordinataedalsognodi
unavitaideale.
20BaumanJ.(1994)Invernonelmattino.UnaragazzanelghettodiVarsavia,ilMulino,Bologna.
49
Le vittime dell’Olocausto e degli altri genocidi moderni non furono uccise, come in
passato,peroccuparneilterritorio;lametanonfurappresentatadallaconquistadiun
suolo, tramite l’uccisone dell’avversario. La finalità ultima del genocidio moderno è
l’eliminazionediqueisoggettichenonpossonoessereinseritinelprogettodiunasocietà
migliore. Le persone furono assassinateperché, per varimotivi, non rientravanonella
concezionediunordinesocialeperfetto;unicamentesenzaquestisoggettilafondazione
diunasocietàidealeavrebbepotutoproseguire(Bauman,1992).
3.2Dissociazionedallavalutazionemoraledeifininell’amministrazioneburocratica
Losviluppodellamodernaamministrazioneburocraticahamassimizzatolarazionalitàe
l’efficienza dell’azione, riducendo al minimo i costi, attraverso la dissociazione tra le
persone impiegate nel processo produttivo e la valutazionemorale dei fini della loro
azione. Questa dissociazione è prodotta da due processi indispensabili al modello
burocratico di attività: il primo processo riguarda la divisione funzionale del lavoro; il
secondoèdatodallasostituzionedellaresponsabilitàtecnicaaquellamorale(Bauman,
1992).
Ladivisionefunzionaledellavoroproduceunadistanzatracolorochecontribuisconoal
processoproduttivoeilrisultatofinaleditaleprocesso.Infatti,contrariamenteaquanto
accadeva inun’unitàdi lavoropremoderna, incui tuttipossedevano lestessecapacità
professionali e conoscevano il processo di produzione nel suo insieme, in
un’organizzazioneburocraticamodernalepersonedifferisconoradicalmenteperiltipodi
professionalitàecompetenzeinbasealruolocheoccupanonellagerarchiaorganizzativa,
einoltrenonconosconogliesitiaiqualiilpropriolavoroporterà.Lamansioneimmediata
eridottadellaqualel’operaiosifastrumentononènecessariamenteanalogaalcompito
generaledellastrutturaorganizzativanelsuocomplesso.Taledissociazionepsicologicaha
unimpattoimportanteperquantoconcernelapossibilitàdicompierescelteeticamente
corrette.Lasuddivisionedelprocessoproduttivoinunaseriedilimitaticompitifunzionali
e la separazione di essi hanno reso difficile da raggiungere la consapevolezza etica
dell’azione.
50
Il secondo processo, la sostituzione della responsabilità tecnica a quella morale, è
strettamenteinterconnessoalprimo.Infatti,sostituirelaresponsabilitàmoraleconquella
tecnicasarebbedifficilesenzalaframmentazionefunzionaleelaseparazionedeicompiti.
Sebbenel’inserimentoinunagerarchiadiautoritàcomportiper l’individuoildoveredi
essereresponsabiledellesueazionidifrontealpropriosuperiore,permanelapossibilità
che il membro della gerarchia decida di non obbedire ad un ordine moralmente
inaccettabile.Taleeventualitàteoricascomparefrequentementequaloraallagerarchiadi
autoritàvengaaccostata ladivisione funzionalee la separazionedei compiti; aquesto
puntosicompielacompletasostituzionedellaresponsabilitàmoraleconquellatecnica.
La responsabilità tecnica, a differenza di quella morale, perde la consapevolezza che
l’azioneèunmezzocheportaaqualcosadidiversodaessa.L’attivitàabbandonaisuoi
effetti globali, diventando un fine in sé stessa e, pertanto,moralmente neutra. L’atto
vienecosìcompletamentescioltodallesuevalenzemoralieancoratosaldamentesoloal
suo significato razionale. La valutazione dell’azione si traduce in calcoli dei costi e
avanguardiatecnologica.Ilsingoloindividuosiconcentrasullabuonariuscitadelproprio
compito,nelqualevuoleeccellere;inquestomodolavalutazionemoraledell’azioneviene
sostituitadaldesideriodiessereunbuonlavoratore,diligenteepreparato.
3.3Ladisumanizzazionenell’attivitàburocratica
Nelcapitoloprecedenteèstatoprecisatoilsignificatodelprocessodideumanizzazioneo
disumanizzazione. Bauman (1992) evidenzia che questo processo può raramente
assumereformaesplicitaebrutale,adesempiodeicorpimartoriatieirriconoscibilidelle
persone internate nei campi di concentramento, infatti, più frequentemente questa
tendenzadisumanizzanteconnotauniversalmenteeimplicitamentel’azioneburocratica.
La burocratizzazione comporta la disumanizzazione degli oggetti impiegati nella sua
attività;ovverotrasformalepersoneinoggettigestibiliinterminitecniciemoralmente
neutri. Grazie alla dissociazione di cui sopra, gli esseri umani diventanobanali oggetti
dell’attivitàburocratica,ridottiaunasemplicevalutazionequantitativa.Inquestomodo,
essendostatitrasformatiinquantitàmisurabili,gliesseriumanirisultanodisumanizzati
51
poichéhannoperduto la lorospecificità,esudi lorovieneimpedita laformulazionedi
valutazioni morali e giudizi etici. Quindi, secondo Bauman, la burocrazia moderna,
attraversolarazionalizzazione,èlegatainmodointrinsecoalladisumanizzazione.Perciò,
questoprocessorisultaestremamentecomuneepervasivolasocietàmoderna,anziché
legatoesclusivamenteaglieffettidiessointerminidiatrocitàogenocidi.
La burocrazia è funzionale alla produzionedella soluzioneottimale, e per raggiungere
questoscoponondifferenziatraunessereumanoeunoggettoinumano,masiconcentra
sull’efficaciaesullariduzionedeicosti.
3.4Sospensioneeinvisibilitàdell’inibizionemorale
Lo psicologo Herbert C. Kelman (1973), domandandosi come fosse possibile aver
trasformatodeinormalicittadinitedeschiinperfettiesecutorimaterialidiunosterminio
dimassa,ipotizzòlapresenzaditrecondizionichepossonooscurarelenormaliinibizioni
morali che impediscono il determinarsi di comportamenti violenti. La prima è
rappresentatadall’autorizzazioneallaviolenzadapartediordiniufficialicheprovengono
da istanze investitedi autorità legali; in secondo luogoquando leazioni violente sono
routinizzatedapratichecherispondonoanormeedaunadefinizioneprecisadeiruoli;
infine quando le persone vittime di violenza vengono disumanizzate a causa di un
indottrinamentodicarattereideologico(Kelman,1973).
Bauman(1992)sostienecheleprimeduecondizioniappenadescrittetrovinoespressione
nei principi di azione razionale a cui le istituzioni della società moderna hanno dato
universaleapplicazione.
Ilsuperamentodellapietàumanaversol’afflizionealtruinonèstatoraggiuntoattraverso
la totale liberazione degli istinti primitivi insiti nell’uomo; ma, al contrario, era stata
determinantelaburocraziaestremamenteorganizzataaffinchésicompisseilgenocidio
ebraico.Unamassadianimaliguidatidaunistintoomicidanonavrebbepotutoaverela
stessaefficacianelportareatermineuncompitocosìingratocomelosterminiodimigliaia
dipersone.Idelittichevenivanoattuatiinnomediunistintoviolentooaccompagnatida
piaceresadico,senzachel’azioneviolentascaturissedall’obbedienzaadunordinepreciso
52
eorganizzato,potevaportaredavantialtribunaleoincarcere(Bauman,1992);imilitari
con questo tipo d’inclinazione venivano allontanati poiché potevano costituire un
problema,nonunarisorsa.
La disciplina organizzativa prevede la totale identificazione con l’organizzazione: i
sottoposti devono obbedire ai superiori annullando la propria identità personale e la
libertà d’azione. Quindi, la responsabilità morale viene completamente sostituita
dall’obbedienzaalladisciplina.
Inoltre, in alcuni casi, Bauman (1992) sostiene che non sia sufficiente parlare di
sospensionedell’inibizionedellamorale,mavièlapresenzadiuna“produzionesociale
dell’invisibilità morale”, in cui il carattere morale dell’azione diventa completamente
invisibile.Ciòavvienequaloralaconnessionedicausatral’azionediunindividuoelesue
conseguenze violente è difficile da individuare. Lo stesso Eichmann non si trovava al
fronte,nonimbracciavaunfucileprontoafarfuocosuicivili,nonmassacravadonnee
bambini.Moltialtriburocraticomelui,potremmodirelamaggiorpartedellepersoneche
collaboraronoallarealizzazionedell’Olocausto,silimitaronoaparlarealtelefono,fornire
comunicazioni,stilarepromemoria,scriverelettereeviadicendo.Azionichepotremmo
farequotidianamenteanchenoisedutiallenostrescrivanie.
John Lachs21 sostiene che la mediazione dell’azione sia uno degli aspetti più
intrinsecamentedeterminanti lasocietàmoderna.Secondo il fenomeno individuatoda
Lachsl’azionediunsoggettovienesvoltadaunaltro,unmediatorechesiinterponetra
l’azioneecoluichelacompie,impedendoglidisperimentaredirettamenteleconseguenze
diessa.Inquestomodonessunosiritieneresponsabiledell’azione:infatti,lapersonain
funzione della quale l’azione viene svolta non la avverte come propria, non avendola
sperimentatadirettamente;ed’altraparte,ilsoggettochehamaterialmentecompiuto
l’azione si percepirà come semplice strumento della volontà di altri e, pertanto,
assolutamenteinnocenterispettoleconseguenzedellastessa.
21LachsJ.(1981)ResponsabilityoftheIndividualinModernSociety,Brighton,Harvester,inBauman
Z.(1992)ModernitàeOlocausto,IlMulino,Bologna.
53
Nellasocietàmodernalamaggiorpartedelleazionivengonomediatedaunalungaserie
di multiformi relazioni di dipendenza funzionale e di causa, che rendono difficile
l’attuazione di scelte morali consapevoli. Con l’aumento della distanza – fisica e
psicologica - tra l’azione e le sue conseguenze non viene soltanto sospesa l’inibizione
morale, ma, piuttosto, viene del tutto annullato il conflitto interiore tra la nostra
personale concezione di accettabilità morale e le conseguenze immorali dell’azione
(Bauman,1992).
Leguerrecontemporaneesicombattono“adistanza”attraversotecnologiesemprepiù
sofisticate; imissili possono essere lanciati da enormi lontananze, le bombe vengono
comodamente sganciate attraverso un pulsante predisposto presso il proprio ufficio.
Premereiltastodiuncomputeroaccendereuninterruttorepossonoappariregestidel
tuttoinnocentima,talvolta,essidannovitaaviolentimassacri.
Il pericolo determinato dall’indifferenza morale si acutizza nella società moderna
razionale, industrializzata e tecnologicamente avanzata, poiché solo grazie ad essa
l’azioneumanapuòesseredeterminataancheadistanza;talelontananzapuòcrescere
attraverso il costante sviluppo di scienza e tecnologia. Quindi, nella nostra società, le
conseguenzedell’azionearrivanooltrelavisibilitàmorale,diventandoinvisibili.
3.5Responsabilitàevicinanza
Secondo il sociologo Zygmunt Bauman (1992), uno degli esiti più sorprendenti della
sopracitataricercasull’obbedienzaall’autoritàdiMilgramderivadallasperimentazione
riguardanteilrapportotraladisponibilitàadesercitareviolenzasullavittimaelavicinanza
ad essa. Il concetto di prossimità è quindi legato alla responsabilità verso l’altrui
sofferenza. Una vittima che viene allontanata sia moralmente (disumanizzata) che
fisicamentedanoi,subiràpiùfacilmentecomportamentiimmoralieviolenti.
Lacondottamoraledipendequindidallavicinanza,siafisicacheemotiva,chesiinterpone
tranoielavittimadellenostreazioni.Qualorasiconsumilaprossimità,laresponsabilità
vienecompletamentemessaatacere.
54
La prossimità psicologica può avere maggior importanza rispetto a quella fisica,
nonostanteanchequest’ultimapossa risultaredecisiva. Infatti, legridadidolorediun
fratello,diunparenteodiunamicobasterebberoa fare intervenire l’individuo insuo
soccorso o a determinare la sua opposizione ad ogni azione che potrebbe causargli
ulteriore sofferenza. Le urla di una persona sconosciuta possono invece non suscitare
alcun genere di pietà. Ma qualora il soggetto estraneo venga fisicamente avvicinato
all’individuo sopracitato sarà più difficile mettere in atto meccanismi di disimpegno
moraleediventeràperluiimpossibileevitarediinteragireempaticamenteconlavittima.
Quantomaggioreèladistanzafisicaedemotivadallavittima,tantopiùfacilesaràperil
soggettocompiereazionicrudelicontrodilei.LaconsiderazionefinalediMilgramfula
seguente:“Ogni forzaoogniavvenimento che s’interpone fra soggettoe conseguenze
dellescossedaluiinviateallavittima[…]determineràunadiminuzionedellatensionedel
partecipante(allasperimentazione)riducendointalmodoladisobbedienza.Nellasocietà
modernatranoieunattooffensivoacuidirettamentepartecipiamosi trovanospesso
altrepersoneinterposte.”(MilgramS.,Obbedienzaall’autorità,cit.,p.159)
Infatti, una tra le principali caratteristiche della società moderna, ampiamente
riconosciutaeorgogliosamentedecantata,èpropriolamediazionedell’azione,ovverola
suddivisionedell’attivitàinpiccolefasistabilitedallagerarchiadelsistemadiautoritàeil
frazionamento di essa grazie a specifiche specializzazioni funzionali. Pertanto,
l’importanzadell’esperimentodiMilgram–secondoBauman(1992)–stanellascoperta
che larazionalizzazionemodernahafacilitatoefacilitapersuacaratteristica intrinseca
quei comportamenti che portano a conseguenze crudeli e violente, anche senza la
presenzadicattive intenzioni.Quantopiù l’organizzazionefunziona inmodorazionale,
tantopiùsaràpossibileildeterminarsidiconseguenzenegative,senzachenessunosene
sentaresponsabile.Agliesecutorivieneinfattirisparmiatalavistadegliesitidellapropria
attivitàepertantol’angosciaelostruggimentochenepotrebberoderivare.
55
Mommsen22sostieneche“ladimensioneantropologica”dell’Olocaustosi individuanel
pericolo, presente nella società moderna industriale, che si sviluppi un processo di
progressivaabitudineall’indifferenzamorale,natodallapossibilitàdicompiereazioninon
immediatamente legate all’esperienza individuale. Questo pericolo deve essere fatto
risalire – secondo Bauman (1992) – alla capacità che la societàmoderna possiede di
estendereladistanzatragliesseriumani,finoachelaresponsabilitàelacoscienzamorale
scompaianocompletamente.
3.5.1Produzionesocialedelladistanzapsicologicaespaziale
Iltermine“prossimità”trasmetteun’ideadivicinanzaspaziale;tuttavia,contaletermine
viene intesa anche una contiguità di tipo psicologico. A. J. Vetlesen23 sostiene la
dimensionenonspazialedellaprossimitàmorale, infatti,quandopercepiamoqualcuno
come “vicino” a noi non intendiamo una vicinanza di carattere fisicoma piuttosto la
presenzadiunacomponenteemotiva.Lavariabilepsicologicapuòeliminarequellafisica;
conoscereeri-conoscerequalcunovuoldireessenzialmenteesserelegatiemotivamente
l’unl’altro.
Inpiccolicontestil’altrocièvicino,nesperimentiamolafisicità,l’aspetto,losguardo;non
èunaltrochefapartediunacategoriagenerica,maèunospecificoindividuochevediamo
esentiamo,perciòegliassumepernoisignificatoepercepiamouninteressemoralenei
suoi confronti. Invece, nei contesti estesi - ad esempio neimoderni sistemi razionali,
tecnologicieburocratici-dominal’assenzafisicaelaneutralitàdellamorale;lerelazioni
nonsonodirettemamediatedaruoli,attribuzioniemansionisociali(Zamperini,2001).
L’altro che ho di fronte ame è un estraneo generalizzato, non lo riconosco nella sua
individualità,mi è indifferente e lamia responsabilitàmorale individuale si concentra
22MommsenH.,“Anti-JewishPoliticsandtheInterpretationoftheHolocaust”,inBaumanZ.(1992)
ModernitàeOlocausto,IlMulino,Bologna.23VetlesenA.J.(1993),Whydoesproximitymakeamoraldifference?Comingtotermswithalesson
learnedfromtheHolocaust,in“PraxisInternational”n.12,pp.371-386,citatodaZamperiniA.(2001)Psicologiadell’inerziaedellasolidarietà.Lospettatoredi frontealleatrocitàcollettive,Einaudi,Torino.
56
esclusivamente sugli interessi privati. Possiamo, quindi, descrivere la prima come una
“responsabilità relazionale” retta da solidarietà e vicinanza tra le persone, invece la
seconda comeuna “responsabilità di ruolo”, che si concentra cioè sullemansioni e le
norme procedurali, escludendo il riconoscimento dell’altro. Inoltre, in quest’ultima
tipologiadiresponsabilitàilsoggettosiidentificaconunasingolapartediséstesso,ilsuo
ruolosociale,mentrenellaresponsabilitàrelazionalesipercepiscecome“tutto”,ovvero
comelatotalitàdellecaratteristichedellasuapersona(Zamperini,2001).
Lapresenzafisica,ilcorpo,esoprattuttoitrattidelvisodiunapersonalaidentificanoela
rendono riconoscibile agli altri. Questo rapporto diretto di vedere ed esser visto è
indispensabile per ciascuno di noi affinché si giunga a definire sé stessi attraverso
l’incontroconl’altro.Ilcontattoconlavittimapuò,dunque,indurciaimmedesimarcinella
sofferenza altrui e a voler intervenire in suo soccorso, d’altro canto alcuni contesti
moderni possono impedire questo incrocio di sguardi, permettendo allo spettatore di
voltare lespalleallerichiested’aiutodellavittima.Laframmentazionedeicompitie la
successiva rottura tra la moralità individuale e le conseguenze prodotte dall’impresa
generaunadistanzatraesecutoridiviolenzaelevittimediessa,taledaridurreoeliminare
completamentelepressionicausatedallamorale.Tuttavia,taledistanzafisica,datadalla
disposizionefunzionaledell’individuo,nonpuòesserepresenteintuttalascalagerarchica
dell’organizzazione;vidovrannoesserenecessariamentepersonecheentranoincontatto
con levittimeecon leconseguenzenegativedelleproprieazioni.Ènecessario,allora,
assicurareun’adeguatadistanzapsicologicacheagiscaqualoranonsiapossibileottenere
quellafisica.Bauman(1992)sostienecheilmetodoperassicurarequestadistanzaèdato
dalla competenza, ovvero un’autorità, a suo dire, ontologicamente moderna. Infatti,
citandonuovamentel’esperimentodiMilgram,essodimostracheilpoteredegli“esperti”,
ovverocolorochesannocosecheaglialtri sonocompletamente ignote,possavincere
sullemotivazionimoralidell’azione.Personemoralmentesanepossonoesserespintea
compiereazionicontrarieallapropriamorale,purchésianopersuasiafarlodaespertiche
definisconoquelleattivitàcomenecessarie.
57
La preparazione delle atrocità collettive è un processo che inizia proprio
dall’allontanamento fisico e psicologico delle vittime, affinché si spezzino i legami di
coesionesocialeesolidarietàcherisiedononellerelazioni individualizzate.L’empatiaè
un’arma pericolosa per coloro che programmano la distruzione di un gruppo sociale
poichéattraversoessalepersonesiriconosconoeticamenteesisentonoresponsabilile
une verso le altre. L’empatia riduce la distanza che separa gli individui, tanto che la
sofferenzadiunopuòandareacolpireunaltroindividuoattraversounprofondodisagio
personale.
Le dinamiche emotive che scaturiscono da rapporti empatici possono innescare
comportamentidissidentiedisobbedienzaagliordiniimpartiti,pertantolapotenzialitàdi
questi meccanismi deve essere contenuta attraverso lo scioglimento dei legami
interpersonali.Irapporticonl’altrovengonolimitatiesiimpedisceloscambiosocialetra
gruppi diversi, inoltre i contatti personali vengono ricondotti alla razionalità facendo
calcolimatematici tra costi e benefici che la solidarietà verso un determinato gruppo
socialepuòdeterminare.Lapassioneemotivadell’incontrotraesseriumanisiriduceaun
mero calcolo delle necessità biologiche di specifiche categorie di individui. La
responsabilitàpuòtrasformarsiinostilitàapertaqualoragliesseriumanianoivicinisiano
statitrasformatineigenerici“altri”(Zamperini,2001).
Fucosìcheinazisticancellaronol’immaginedell’ebreo“dellaportaaccanto”,ilvicino,il
collega, la cui conoscenza avrebbe potuto minare l’indottrinamento riguardante gli
stereotipi negativi attribuiti alla categoria “ebreo”. Il rapporto personale può, infatti,
determinare il crollodegli stereotipi intellettualiperché l’altro comecategoriaastratta
non combacia con l’idea dell’altro che conosciamo, le argomentazioni astratte e
stereotipate non corrispondono alla realtà del rapporto che abbiamo con l’individuo
appartenenteaquellacategoriaimmaginaria.
58
3.5.2Vittimeevicini:lacittadinasolidalediSonderburg
Attraverso il testo “Victims and Neighbors: A Small Town in Nazi Germany
Remembered”24, Frances Henry (1984) analizza i comportamenti altruistici assunti dai
membri di una cittadina tedesca durante il nazismo. Queste persone non furono
protagonistediattieroici,mamiseroinattoazioniquotidianedisolidarietàevicinanza
verso i propri concittadini, opponendosi alla stigmatizzazione e alla disumanizzazione
impostadalnazismoattraversolarelazioneinterpersonaleconiconterraneidireligione
ebraica.LapiccolacittadinaacuiHenrysiriferisceèSonderburg,nellaGermaniacentrale,
cheneglianniTrentaospitavaunnumeroassaiesiguodiebrei,circa150,suddivisiinuna
trentinadifamiglie.Questepersoneeranoperfettamenteintegratenellacomunità,tanto
chenoneranorariimatrimonimistitratedeschiedebrei,quest’ultimivivevanoinsieme
aglialtricittadini,godendo,inoltre,diunaposizionesocialedispicco.
Nonostantel’armoniaelaquietaconvivenzaappenadescritta,apartiredallametàdegli
anni Trenta, i cittadini ebrei di Sonderburg, percependo l’imminente pericolo per la
propria vita, decisero di emigrare. Nel 1939 – a seguito della cosiddetta “notte dei
cristalli”25–lacittadinatedescadavaalloggiosoltantoadodiciebrei,troppoanzianiper
riuscire a fuggire. Nel 1942 quest’ultimi vennero deportati nei campi di sterminio.
Tuttavia,dal1939all’estatedel1942,icittadinidiSonderburgsostenneroquestidodici
individui attraverso una serie di atti di solidarietà, apparentemente insignificanti, ma
incredibilmenterischiosi.Infatti,leminaccepercolorochesoccorrevanoointrattenevano
relazionicongliebreiprevedevanodallaperditadelpostodilavorosinoalladeportazione
neicampidiconcentramentodell’interafamiglia“solidale”.Lapraticadiaiutopiùcomune
eracostituitadalprocacciamentodelcibo,poichéinqueglianniagliebreierainterdetta
lapossibilitàdiavereaccessoainegozi.Nelmercatoprincipaledellacittadinaerastata
24HenryF.(1984)VictimsandNeighbors.ASmallTowninNazi-GermanyRemembered,Berginand
Garvey, South Hadley, in Zamperini A. (2001) Psicologia dell’inerzia e della solidarietà. Lospettatoredifrontealleatrocitàcollettive,Einaudi,Torino.
25Lanottetral’8edil9novembre1938inazistiscatenaronounasanguinosasommossaantisemitaintuttoilterritoriotedesco.Vennerodistruttenumerosesinagoghe,decinediebreifuronouccisiemoltissimiarrestati,inoltre,furonorasealsuololevetrinedeiloronegozi.
59
collocataunabachecaperannotareinomidicolorochesifossero“macchiati”diattidi
solidarietà nei confronti degli ebrei; nessun nome fumai scritto, si sviluppò un tacito
accordo tra i cittadini affinché nessuno denunciasse questi gesti alle autorità. Le
dimensioni ridotte di Sorderburg impedirono la realizzazione di un ghetto ebraico, e
favorirono la creazionedi legami di vicinanza e solidarietà interpersonale tra individui
ebreietedeschi.
Lerelazioniinterpersonalipossonoquindipotenzialmentecontenerelequalitàempatiche
checonsentonodiabbattereimeccanismidiindifferenzamoralecheallontanolavittima
dalnostrosentireemotivo.
3.6Ildesideriodella“purificazione”
ComehaosservatoCynthiaOzick“laEndloesungtedescaeraunasoluzioneestetica[…],
unritoccodell’artistapercorreggereundifetto:l’eliminazionediunqualcosacheguastava
l’armoniadelquadro”26.
Bauman(2002)definiscelaculturamodernaunaculturadelgiardinaggio,poichémiraal
perfettoordinamentodellacondizioneumana.Ognierbacciadeveessereestirpataenon
può crescere nell’aiuola coltivata ordinatamente, poiché ne guasterebbe l’ideale
conformazione.
AnchelopsicologotedescoKlausDorner27riferiscecheilgovernonazistavainterpretato
alparidellaborghesiachetentadirisolvereilproblemasociale,ovverocercadidisfarsi
della“sporcizia”rappresentatadallavicinanzadiindividuiestranei,nonappartenential
loromondoeperquestocausadellosconvolgimentodiordine,puliziaearmoniasociale.
Pertanto, i nazisti prima della soluzione finale avrebbero formulato la soluzione della
questione sociale inseguendo il sogno utopico, creato dall’Illuminismo, di una società
26 Ozick C. (1984) Art and Ardor, Dutton, New York, in Bauman Z. (2002) Il Disagio della
Postmodernità,Mondadori,Milano.27DornerK.(1993)TodlichesMitleid:ZurFragederUnertraglichkeitdesLebens,VerlagJakobnon
Hoddis,Gutersloh,inBaumanZ.(2002)IlDisagiodellaPostmodenità,Mondadori,Milano.
60
libera dalle sofferenze, sollevata dal carico in eccesso di persone indesiderabili e per
questopotenzaindiscussasiamilitarmentecheeconomicamente.
Il linguaggio di Hitler era pieno di riferimenti e immagini riguardanti infezioni, virus,
infestazioni.Eglidefinivagliebreideiparassiti,germi,batteri infestanti;“sterminandoi
parassiti,renderemounservizioall’umanità”sentenziònell’ottobredel1942.Losterminio
degli ebrei veniva considerato comeunaguarigione, l’epurazionedel virusebraicodal
corpo sano dell’Europa (Bauman, 1992). Questo linguaggio, sebbene ebbe un potere
propagandisticomoltoefficace,venivausatodaHitlerpoichéegliconsideravaveramente
la“questioneebraica”comeunproblemaanalogoall’igiene,allasaluteeallapulizia.
L’ideadellapuliziaèpervasivalasocietàmodernaerappresentalaperfezionedellostato
dellecose,talestatovaricercatoeprotettodaqualsiasiminacciaesterna.
Neiprimiannidell’eramoderna,comescrisseFoucault,leautoritàprendevanoimalatidi
menteper farli imbarcare su alcunenavi, chiamateNarrenshiffen, a lorodedicate che
venivanofattesalpareconl’obbligodinonattraccarepiùinalcunporto.Ilmaredoveva
rappresentare la pulizia, la purificazione di quegli individui pazzi raffiguranti il caos
inquietocheminacciavalastabilitàelasaggezzadellarazionalità.
“Accadeva spesso che venissero affidati a battellieri: a Francoforte, nel 1399, alcuni
marinaivengonoincaricatidisbarazzarelacittàdiunfollechepasseggiavanudo;neiprimi
annidelXVsecolounpazzocriminaleèspeditonellostessomodoaMagonza.Talvoltai
marinai gettano a terra questi passeggeri scomodi ancor prima di quanto avevano
promesso […]. Le città europee hanno spesso dovuto veder approdare queste navi di
folli.”28
A partire dall’Illuminismo si iniziò ad utilizzare la scienza come uno strumento di
manipolazioneattivadelmondoedellanatura.Losviluppodellascienzanonerapiùfine
aséstessomadovevaconsentireacolorochelamettesseroinattodimigliorarelarealtà
circostanteediriadattarlasecondoilprogettoumanodiperfezionamentodellapropria
condizione.Anchel’esistenzaumanaelerelazionitragli individuidivennerooggettodi
28FoucaultM.(1980)Storiadellafollia,Rizzoli,Milano,citatodaBaumanZ.(2002)IlDisagiodella
Postmodernità,Mondadori,Milano.
61
progettazioneeorganizzazione,affinchésiimpedissecheparassitiederbaccepotessero
crescere spontaneamente e riuscissero a intaccare la perfezione del sistema sociale.
Perciò,glielementinocividellasocietàandavanoseparatiedeliminatidaquellibuoni,ai
qualivenivaconcessodicrescereevivere.
Sulla scia di tale sogno di purezza e di unmondo libero emigliore, i nazisti, prima di
costruire icampidiconcentramento,tentaronodisterminareipropriconnazionalicon
patologie psichiatriche o gravemente disabili attraverso un’eutanasia benevola atta a
liberare questi individui dalle sofferenze alle quali erano stati costretti dal destino.
Tentaronoinoltrediselezionaredonneeuominiconsideratisuperiori–dalpuntodivista
razziale – per organizzare una fecondazione che permettesse al popolo tedesco la
supremaziagenetica.
3.6.1Ilpermessodiannientareviteindegnediesserevissute
“Ognicontadinosacheseuccidesseimiglioriesemplarideiproprianimalidomesticisenza
lasciarliprocreareecontinuasseinveceafarriprodurregliesemplaripiùscadenti,lesue
razzedaallevamentoandrebbero incontroaduna irrimediabiledegenerazione.Questo
errore,chenessuncontadinocommetterebbeconiproprianimalielepropriecoltivazioni,
vienedanoiconsentitosulargascalainsenoallasocietà.Atitolodirisarcimentoperla
nostra umanità di oggi, noi dobbiamo fare in modo che questi individui inferiori non
possano procreare. Una semplice operazione eseguibile in pochi minuti rende tale
possibilitàpraticabilesenzaulterioreritardo…Nessunoapprovapiùdinoilenuoveleggi
sullasterilizzazione,madobbiamoripetereancoraunavoltachesitrattasolodell’inizio…”
(BaumanZ.,ModernitàeOlocausto,cit.,pp.107-108)
FuronoquesteleparolediunbiologoErwinBaurediunantropologoMartinStammler,
duescienziatitedeschifamosiintuttoilmondo,concordinonsoloconlasterilizzazionedi
massa deimalati psichiatrici e disabili tedeschima, come si può dedurre dalle ultime
paroledellacitazione,ancheafavoredellasoluzionefinale,ovverol’uccisionedicoloro
che,malati,nonavevanosperanzadiessereeducatioguariti.
62
Le idee sulla sterilizzazione coatta di centinaia di persone disabili o socialmente
emarginate (es. criminali, malati psichiatrici, alcolisti) non nacquero dal movimento
nazionalsocialista, sebbenesoloquest’ultimonemise inatto inmanierasistematica lo
sterminio.
MoltoprimadelnazionalsocialismonegliStatiUnitisipraticavalasterilizzazioneforzata
deimalatidimenteedeiportatoridihandicap.GiàneglianniVentidelNovecentopiùdi
250000personeeranostate“trattate”,ovverosottoposteallasterilizzazioneforzata,in
America. Nel 1922, un caporale austriaco della Prima guerra mondiale rinchiuso in
prigione,AdolfHitler,scrisseMeinKampf,nelqualeelogiògliStatiUnitiD’America,faro
di razionalità, a suo dire, a differenza della Repubblica tedesca. L’Unione Americana
rifiutava, infatti, i cattivi elementi dell’immigrazione, escludeva certe razze
dall’ottenimento della cittadinanza ed attuava la sterilizzazione di coloro che
conducevano “vite indegnedi essere vissute” e, facendo ciò, imponevaunamentalità
nazionalesuperiore(Paolini,2012).L’ideadisterilizzarecolorochesoffrivanodidisabilità
ereditarie era ampiamente condivisa non solonegli StatiUniti,ma anche in Svezia, in
Svizzeraeindiversialtripaesi.Adesempio,soloinSvezia,trail1935eil1976vennero
sterilizzatecirca62.000persone.
Già nel 1935 il partito nazista, al potere da soli due anni, diede avvio ad una fervida
propagandaperpromuovereladifesadellarazza.Propongodiseguitounapartedeltesto
originaledeldocumentariodipropaganda“Vittimedelpassato”29:
“Tutto ciò che è troppo debole per sopravvivere verrà inevitabilmente distrutto dalla
natura. Negli ultimi decenni l’umanità ha peccato orribilmente contro la legge della
selezionenaturale.Non soloabbiamo risparmiatovite indegnedellavita,maabbiamo
anche loro permesso di moltiplicarsi. Ecco i discendenti di questa generazione tarata.
Grazieaifarmacineimanicomisopravvivonointerefamiglie;icostinecessaripercurarei
29“L’antropologiadegliorrori.Eugeneticaemalattiamentale.”DocumentariodiRaiStoria incui
vengonopropostiifilmatidipropagandanazistaoriginalicome“Malatodimente”o“Vittimedelpassato”. http://www.raistoria.rai.it/articoli/eugenetica-e-malattia-mentale-lantropologia-degli-orrori/5829/default.aspx
63
figlimalatidiquestosologrupposonostatifinora154000marchi.Quantecasepergente
sanasisarebberopotutecostruireconquestasomma?”30
Il documentario si conclude invocando la sterilizzazione forzata: “La sterilizzazione è
un’operazionechirurgicamoltosemplice.Negliultimisettant’annilanostrapopolazioneè
aumentata del 50%mentre il numerodeimalati ereditari è cresciuto del 450%, se ciò
dovesse continuare tra 50 anni ci sarebbe unmalato ereditario ogni quattro persone
sane”31.
Tra il1933e il1939vennerosterilizzati, contro la lorovolontà, circa350000cittadini
tedeschiritenutidannosiperl’integritàdellarazzaariana.
Nonerainoltreraroinquelperiodoimbattersiinproblemidimatematica,propostinelle
classielementari,chefacevanoriferimentoalcostoeconomicochegli individuipazzi, i
disabilioicriminalicomportavanoperlasocietà.Ilmalatopesacomeunmacignosulle
spalle degli uomini produttivi. Unmilione di persone improduttive sono in carico alla
societàcivile;ciòèdidifficileaccettazionequandolapopolazionevienecolpitadauna
crisidiportatamondialecomequellacheebbeinizionel1929inAmericaecheecheggiò
in tutta Europa. L’inflazione aumentò senza sosta, il salario non era più sufficiente a
sfamare i componenti della propria famiglia. In una condizione di simile disperazione
venireaconoscenzacheloStatohaincaricounaquantitànotevoledipersonechenon
lavora,nonproduce,madevemangiare,faarrabbiarelepersonechesoffronolafame.
Granderilevanzaavevano,quindi,leconsiderazionidicarattereeconomicoinunperiodo
di pesante impoverimento e incertezza. Le spese che lo Statodoveva sostenereper il
mantenimentodiquesti“esseriinutili”eranomoltoalte,mentred’altrocantolepersone
sanenonriuscivanoaguadagnaresoldiasufficienzapersfamarsi.Moltefuronoleillazioni
che facevano riferimento alla differenza tra le case dei poveri cittadini produttivi
affiancateai“palazzi”deimalatipsichiatrici.Nessunoditaligiudiziriguardava invece il
30Ibidem.
31Ibidem.
64
fattochegranpartedegliospedalipsichiatricipotevacontaresullamanodoperafornita
daipazientimenogravi,chedavanovitaadunafiorenteattivitàagricola.
3.6.2Aktion-T4
Sotto il Terzo Reich circa 300.000 personementalmente o fisicamente disabili furono
eliminate con i gas, con trattamenti medici letali o lasciate morire di fame. T4 è
l’abbreviazionedi“Tiergartenstrasse4”,ovverol’indirizzoedilnumerodellaviadiBerlino
nel quale era situato ilquartier generale dell’ente pubblico per la salute e l’assistenza
sociale.All’epocainazistiutilizzavanoilnomeincodiceEU-Aktionperdenominaretale
operazione,ovvero“AzioneEutanasia”.
L’operazione T4 venne finanziata dallo Stato che pagava alcune persone affinché
permettesserodimettereinattounnotevolerisparmiodellaspesasanitariae,altempo
stesso, venne loro affidato il più alto compito di purificazione del sangue nazionale
tedesco.Taliindividuidovevanoessere,secondolaconcezionenazista,eliminatidalcorpo
sacrodellapopolazione32.
Dal 1939 si passa quindi dalla sterilizzazione obbligatoria all’eliminazione forzata di
centinaiadimigliaiadipersone.FuHitlerstessoascrivere il“decreto”chediedeavvio
all’organizzazionetecnico-burocraticadellosterminiodeimalatipsichiatrici.Inizialmente
ilMinisterodegliInterniordinòalpersonalesanitariocheoperavanegliospedalitedeschi,
alleostetricheedaimedicidifamigliadiriferireognicasoincuiunbambinofossenato
congravimalformazionioaltrepatologie.Taleordineriguardavadapprimaibambinipiù
piccolimapoil’etàcrebbefinoaquellaadulta.Allefamiglievenivariferitochelorofiglio
sarebbestato trasferito incentripediatrici innovativi,doveavrebbepotuto ricevere le
miglioricure.Nonvenivaloroconcessaalcunapossibilitàdicomunicareconiproprifigli
odiandareavisitarli.Ibambinivenivano,infatti,uccisidopopochigiornidall’arrivopresso
questi centri. Ai genitori veniva spedito un certificato di morte nel quale i medici
32PaoliniM.(2012)Ausmerzen.Viteindegnediesservissute,Einaudi,Torino.
65
adducevanolecausedidecessopiùdisparate,chefecerospessoinsospettireifamiliari
riguardolasortedeipropricari.
Dalla fine del 1939 venne richiesto ai direttori degli ospedali psichiatrici di inviare al
Ministerolelisteditutticoloroche,neiloroistituti,fosseroimproduttiviedinguaribili.
Queste persone venivano poi avviate al “trattamento”, ovvero uccise presso istituti
dismessioex-carceri33.
Primachelecamereagasfosseroutilizzatepermandareamorirecentinaiadimigliaiadi
ebrei e rom, tali camere vennero sperimentate sulla pelle di cittadini tedeschi con
patologiepsichiatricheodisabilità.Un’uccisione“misericordiosa”,chelidovevaliberare
dalle sofferenze alle quali erano condannati dalla loro stessa vita, purificando così il
sanguetedesco.
IlfumocheuscivadalcaminodelmanicomiodiHadamar, immortalatodallafotodiun
cittadino,èquelloprovenientedaunfornocrematorio.IlcittadinocomunediHadamar
lovedevaquel fumo,nepercepiva l’odore,peròsieraabituatoedevitavadichiedersi
cosafosseodadoveprovenisse34.
Leoperazionidovevanoesseremantenutesegrete,peròqualcheindiscrezionealriguardo
trapelò, soprattutto nelle zone limitrofe agli ospedali nei quali venivano effettuate le
uccisioni.Anchealcunifamiliarideipazientiesplicitaronoilorosospetti.Crebbepertanto
unsentimentodiindignazionedapartedellapopolazione.Lemanifestazionidisdegnoda
partedellacittadinanzaallarmaronoHimmler,cheprontamentefeceordinaredaHitlerla
cessazionemomentaneadelleprocedurediuccisione.
Maun uomo fu colui che alzò la voce inmodopiù deciso, il VescovoVonGalen, che
denunciògliomicidideipropriconcittadini,losterminiodeimalatipsichiatrici.Il3agosto
1941nell’OmeliapressolaChiesadiSanLambertopronunciòquesteparole:
“Haitu,oio,ildirittoallavitasoltantofinchénoisiamoproduttivi,finchésiamoritenuti
produttividaaltri?Sesiammetteilprincipio,oraapplicato,chel'uomoimproduttivopossa
33PaoliniM.(2012)Ausmerzen:spettacoloteatralesullosterminiodimassaAktionT4.
34Ibidem
66
essere ucciso, allora guai a tutti noi, quando saremo vecchi e decrepiti. Se si possono
uccidereesseri improduttivi,alloraguaiagli invalidi,chenelprocessoproduttivohanno
impegnatoleloroforze, leloroossasane,lehannosacrificateeperdute.Guaiainostri
soldati, che tornano in patria gravementemutilati, invalidi.Nessuno è più sicuro della
propriavita.35”
Sebbenefuronomoltelemanifestazionidisdegnopubblicodapartedellapopolazione,
furono numerosi i genitori che, subita la fervida propaganda nazista, si convinsero a
consegnareiproprifigli,destinandoliall’eutanasia.Iprincipidiigienedellarazzaavevano
catturatol’opinionedigranpartedellacittadinanza.
Ufficialmente T4 trova la sua fine dopo le parole del Vescovo Von Galen, poiché la
crescenteostilitàdell’opinionepubblicanondiedelapossibilitàdiprocedereconleazioni
volte allo sterminio. Le uccisioni però non terminarono, la mortalità negli ospedali
psichiatrici aumentòadismisurapoiché inperiododi guerranon si potevano sfamare
NutzloseEsser,mangiatori inutili. Imalatipsichiatriciricoveratineimanicomimorirono
alloraacausadiiniezioniletali,opiùfrequentementedifame.Venneinfattiapplicatain
questiluoghila“dietaE”,assolutamenteprivadigrassi,cheportòlepersoneallamorte
inpochesettimaneperedemadafame36.
3.7IlBenepuògiustificareilMale?
IlBeneedilMale,quandovengonoessenzializzati,sonopercepiticomedueentitàfisse,
chiuse,piuttostochecomeelementidinamicicheprendonoformanellarelazioneenel
rapportotragliesseriumani.Essendoentitàstabiliesseosipossiedonoono,noncisono
alternative.Pertanto,sideducechealcuniesseriumanisianomalvagiedaltribuoniper
natura.Ilcompitochelepersonesiprefiggonoaquestopuntoèquellodi“sconfiggere”il
Male, che deve essere sovrastato dal Bene a qualunque costo. Capita quindi che per
illuminareilmondoconlalucedellabontà,gliindividui“buoni”simacchinodiatrocità,
35Ibidem.
36Ibidem.
67
crimini e violenze,ma che tutto ciò vengamesso in attoperunagiusta causa. Infatti,
occorre fare ai cattivi ciò che loro hanno fatto alle loro vittime,ma stavolta per una
motivazionelegittima,alta,ovverolanecessitàcheilBenevengapreservatoedilMale
estirpato.
Adolf Eichmann mandava a morte migliaia di persone quotidianamente, egli, seduto
comodamentenelsuoufficio,orchestravaburocraticamentelasoluzionefinalenazista.
Maquesteazionieranodaluicommesseperun’ottimacausa,lapurificazionedelsangue
tedesco,lacreazionediunmondomigliore.Leuccisionifisichedegliebreinoneranoche
ilprezzodapagareperraggiungerequestoaltoscopo,voltoalBeneassoluto.“Queste
sonobattaglie che legenerazioni futurenondovrannomaipiù combattere” sosteneva
Himmlernellasuapropaganda.CompiereilMale–qualeadesempiotorturareeumiliare
unuomo-eralegittimatodalraggiungimentodelBene.
Lamodernitàhaaccoltoformediciòchevienedefinito“gigantismodelbene”,sostenute
dall’idea che il mondo avesse un senso oggettivo e che esistesse una direzione
dell’evoluzionestorica ingradodipermettere larealizzazionediunprogettopoliticoe
sociale perfetto (Badii, D’Andrea, 2013). SecondoBauman37, gli esempi più estremi di
questodeliriodionnipotenzasonorappresentatidalnazionalsocialismoedalcomunismo;
questi regimi erano accomunati dal gigantismo del bene, ovvero dall’idea che fosse
possibilerealizzareunordinesocialeepoliticochecontenessel’ideadelBeneassoluto.
IlparadossodellaricercadelsommoBeneèrappresentatodallalegittimitàdiservirsidi
ognimezzoperraggiungerlo,anchequaloraessocomportilamortedimigliaiadipersone.
Ilgigantismodelbenee il tentativodi raggiungere laperfezionenoncipermettonodi
metterci al riparo dalla produzione del male. Infatti, l’accettazione della logica di
giustificazione dei mezzi a partire dall’importanza delle finalità apre la porta
all’eventualitàdelmaleeallaproduzionediviolenzasulargascala.
“Se imezzi rimangono soltanto una variabile dei fini, niente impedisce che fini anche
mediocri –magari la tutela del nostro benesseremateriale – vengano assolutizzati al
37BaumanZ. (2013)MaleeModernità:treparadigmi, inBadiiR.,D’AndreaD.(acuradi)Shoah,
modernitàemalepolitico,2013MimesisEdizioni,Milano,pp.141-158.
68
puntodiconsentirepratichecheconduconoallamorteperannegamentodimigliaiadi
innocenti. Anche gli ‘ultimi uomini’ possono fare cose terribili”. (Badii R., D’AndreaD.,
Shoah,ModernitàeMalePolitico,cit.,p.29)
Perarginaretali legittimazioniè indispensabile interveniresulladisponibilitàdeimezzi,
impedendoilricorsoadalcunistrumentioattività,indipendentementedallefinalitàche
essipotrebberoavere.Noncontaesclusivamentelavalutazionedellanobiltàdeifini,è
necessarioilrifiutodimezziterribiliperilconseguimentoditaliscopi.
3.8Ildiniegodellarealtà
Ildiniegocaratterizzòlavitapsichicadellapopolazionetedescaduranteilregimenazista.
AllapauracrescenteinsinuatasiintuttalaNazioneaseguitodel1940itedeschireagirono
attraverso una diffusa apatia e indifferenza morale; lo scopo era quello di ridurre al
minimo la sofferenza e il disagio provocato dalla conoscenza del nefasto destino che
spettavaallevittimedelregime.Lanecessitàdidifendersidaunarealtàcrudele,fontedi
sentimenti di rimorso e auto-condanna morale, rese importante il ricorso al diniego
irrazionalegrazieallamessainattodidinamichediderealizzazione.
Spesso i tedeschi sommersero la realtà dello sterminio ebraico sotto un’importante
produzione di narrazioni vittimistiche incentrate sulle proprie sfortune. Si tentò di
razionalizzare gli avvenimenti volti al genocidio nei termini di una semplice risposta
difensiva da parte della Germania nei confronti delle minacce incombenti sulla
popolazione,unamisuradolorosamairrinunciabileaseguitodeglieventidell’epoca.La
legalitàdeicomandirendevalemisureantisemiteeleviolenzenazistepiùaccettabili.
Solitamente l’analisi psicologica considera questi meccanismi di difesa come reazioni
automatizzateenonvolontarie,essisonovalutati,pertanto,comeprocessiinconsciche
sisviluppanoqualoral’esperienzacimettadifronteaunarealtàinaccettabile.Tuttavia,
perquantoriguardalapopolazionetedescaduranteilnazismo,èprobabilechesiverificò
unamescolanzatraconsapevolezzaeincoscienza:sicercavadinonsapere,sievitavadi
indagare,nonostantelamaggiorpartedellepersoneavesselapossibilitàdidisporredi
69
sufficienti elementi per comprendere la realtà dei fatti. Tentavano di non crederci38,
chiudevanogliocchi,voltavanolosguardo,einfineevitavanodiparlarediciòchenessuno
potevatollerare.Èdifficileritenerecheitedeschiavesserolapienaconsapevolezzadiciò
chestavaaccadendoedelleconseguenzedelleproprieazionioinazioni.HannahArendt
(1964)parladi“liberascelta”,sostenendoquindi,comemoltialtri,chelamaggiorparte
dei tedeschi avrebbe agito scelte coscienti che miravano a nascondere sé stessi e la
propriapartecipazioneallosterminio.Ciòpuòesseresenz’altroveropermoltiindividui,
tuttavia, per molti altri – probabilmente la maggioranza – le dinamiche psicologiche
dissociative ed il diniego della realtà non furono così limpide ma essenzialmente
contraddittorie39.
3.8.1L’illusionediunmondogiusto
“L’IpotesidelMondoGiusto”diMelvinLerner40sostienechenellasocietàmodernagli
individuisviluppinol’ideadiunmondogiustoincuilepersoneottengonosemprequello
chesimeritano.Ciòcheaccadenelmondoèguidato,quindi,darazionalitàemeritocrazia.
Talecredenza,però,puòesseremessaindubbiodainumerosiavvenimentidicuifacciamo
esperienza quotidianamente e che non rispondono ad un’idea di profonda giustizia
universale.Lepersonesonoportatealloraadauto-ingannarsi,tentandodimodificarela
realtàdiunmondoingiustomettendolaalserviziodellepropriecredenzerassicurantidi
meritoeragionevolezza.Quindi,lepersonerinuncianoadun’efficacecomprensionedel
mondoinfavoredellapropriatranquillitàinterna,rincuoratidaunafalsaideadigiustizia.
Questamodalitàdipensieroconduceadun’interpretazioneottimisticadellarealtà,dando
sicurezzaeriducendolapercezionedelmaleedellasofferenza.
38BurgioA.(2013)IlconflittotramoralinellaGermanianazista,inBadiiR.,D’AndreaD.(acuradi)
Shoah,modernitàemalepolitico,2013MimesisEdizioni,Milano,pp.263-283.
39Ibidem.40LernerM.J.(1980)TheBeliefinaJustWorld:AFundamentalDelusion,PlenumPress,NewYork,
in Zamperini A. (2001) Psicologia dell’inerzia e della solidarietà. Lo spettatore di fronte alleatrocitàcollettive,Einaudi,Torino.
70
Secondo tale teoria, gli individui che assistono a violenze o atrocità sviluppano dei
meccanismididistorsionepercettivagrazieaiquali riesconoamantenere inalterate le
propriecredenzeeadifenderelapropriaideadiunmondogiusto(Zamperini,2001).
IcittadinitedeschiduranteilNazismoaddormentaronolelorocoscienze,evitando–ad
esempio-dipercorrerelestradevuoteduranteleretatecontrogliebrei,interpretando
lasofferenzadiquest’ultimicomemotivataeun’eventualitàintrinsecamentegiusta.La
conseguenzaditaleatteggiamentoèchelevittime,inprecedenzasvalutateeconnotate
negativamente,meritinolaviolenzaloroinflitta:
“Thesightofaninnocentpersonsufferingwithoutpossibilityofrewardorcompensation
motivatedpeopletodevaluetheattractivenessofthevictiminordertobringaboutamore
appropriatefitbetweenherfateandhercharacter”(Lavisionediunapersonachesoffre,
senzachevisiaalcunapossibilitàdiriscattoocompensazione,provocanellepersonela
tendenzaasvalutarelavittima,alloscopodicreareunarelazionepiùappropriatafrail
suocarattereeilsuodestino)41.
Inconclusione,laconvinzionedivivereinunmondogiustoportalamaggiorpartedegli
individuiadattribuireagliemarginati,aipoverieallevittimeingenerelaresponsabilità
dellapropriacondizionedisvantaggiosociale.
41Ibidem.
73
IV.Educarel’animaarimanereumani
4.1Daunamemoriaciecaaunadinamica
“Tutticolorochedimenticanoilloropassatosonocondannatiariviverlo”(PrimoLevi).
NeldibattitopubblicorelativoaltemadellaShoahsipossonoriscontrarealcunetendenze
riduzionistichecheriguardanolacostruzionedelsignificatochequestofenomenostorico
ha assunto nelle commemorazioni e nella costruzione dell’identità politica europea e
internazionale.Laprimariguarda ilparadossoper ilqualenelmomento incuivi fuun
universale riconoscimento dell’importanza della memoria, anche attraverso iniziative
istituzionali (Forum di Stoccolma, Assemblea Nazionale delle Nazioni Unite, etc.), il
significatodellecerimoniecommemorativeiniziòacorrispondereaunasempreminore
consapevolezza storica ed etica di quell’avvenimento. Da un lato l’onnipresenza della
Shoahneglieventipubblici,nellessicoenell’immaginariocollettivo,dall’altroperòuna
riduzioneassolutamentesemplicisticadelfenomeno.
La seconda tendenza riguarda la falsa credenza secondocui la conoscenzadell’evento
esauriscadipersél’argomentodellaShoahnelcontestomoderno.Abbiamopertanto,nel
primocasounamemoriaprivadiconoscenzastoricacherischiadisacralizzarel’evento
dell’Olocausto,ealcontrario,nelsecondo,uneccessodiconoscenzastorica,chetendea
renderesuperflueledomandesullacontemporaneitàdellaShoahel’interpretazionedi
essa come un avvenimento che parla ancora di noi, nonostante la crescente distanza
temporaledaifatti(Badii,D’Andrea,2013).
Il rischio è quello di “naturalizzare” Auschwitz agli occhi delle generazioni future,
trasformandoladiscussionesull’Olocaustoinqualcosadistatico,normaleedovvio.Viè
la necessità invece che questo argomento continui a riproporsi in modo dinamico
attraverso una congiunzione di riflessioni interdisciplinari che mantengano viva la
profonda domanda sul significato della Shoah per i giovani e per i futuri cittadini del
mondo(Badii,D’Andrea,2013).
74
4.1.1MemoriaeEuropa
Il ricordo della Shoah e le politiche dellamemoria adottate dall’Unione Europea negli
ultimidecennihannoavutoun’importantefunzionenellacostruzionediuna“coscienza
europea”cheaccomunassetuttelesocietàdeidiversistatimembri.
Prendendoinesameidocumenticheriguardanoiltemadellamemoria,soprattuttoquelli
promossi dal Parlamento Europeo, è possibile notare come le istituzioni europee si
riferiscanoall’Olocaustononcomeauneventocheappartieneaunpassatocomune,ma
piuttostolamemoriaditaleavvenimentoassumeunafunzioneprospettica,orientataal
futurodellesocietàeuropee.Pertanto,ilfocusèpuntatononsuchisiamostati,masuchi
vorremoessereinfuturo,scongiurandoipericolicheminaccianolapacificaconvivenza
tragliindividui.
Attraversoloslogan“MaipiùAuschwitz!”l’UnioneEuropeahapostolefondamentaalla
nascitadellamoralepoliticacomunitaria,sorrettadallalottaalrazzismoedalcontrastoa
qualsiasi forma di intolleranza all’interno del territorio dell’Europa (Badii, D’Andrea,
2013).
Il Parlamento Europeo, in particolare, si è fatto promotore di un processo di
sensibilizzazionedellaComunitàEuropeainiziatoneglianniOttanta,aventeloscopodi
contrastarel’ascesadinuovimovimentifascistieladiffusionediatteggiamentixenofobi
chehannointeressatoeinteressanol’Europa,inparticolaredal1991.
Il1°novembre2005l’AssembleaGeneraledelleNazioniUniteistituzionalizzòladatadel
27gennaiocomeGiornoEuropeoeInternazionaledesignatoallaMemoriadellevittime
della crudeltà nazi-fascista; alla resistenza a qualsiasi forma di odio razziale e
discriminazionepresente;einfine,aimpedirelapossibilitàcheinfuturosiripresentino
nuove forme di fanatismo che potrebbero portare ad altre violenze genocidarie.
Promuoverelaconoscenzaelamemoriadell’Olocaustorappresenta,quindi,untentativo
dicontrastareilmaledapartedell’UnioneEuropea.
Tuttavia,allaretoricadel27gennaio,quandointuttoilmondovienecelebratoilGiorno
dellaMemoriaper tener vivo il ricordodegli orrori del genocidio contro Ebrei eRom,
corrispondono fatti quali l’innalzamento di muri e la fortificazione delle frontiere da
75
entrambi i lati dell’Oceano. Alle vuote commemorazioni storiche coincide l’attuale
tentativodidividerelapopolazionemondialetraun“Noi”eun“Loro”.Noisiamoeuropei
e statunitensi, il cui quieto vivere è disturbato da uno sciame fastidioso di insetti che
infettano le nostre strade; loro sono messicani, marocchini, siriani, afghani, eritrei e
tentanodipenetrarelenostresicurefortezzeperrubarciillavoro,succhiareognirisorsa
delnostrowelfare,rapinareedisseminaredisordine.
Dunque,l’imperativomoraleèchiederciacosaservalamemoria,senonperevitaredi
commettereglistessierroridelpassato(Stahnke,2017).
4.1.2L’importanzadellastoria
Prometeo:“Iltempocheinvecchiafinisceperinsegnareognicosa”
Eschilo:“Eppuretuancoranonsaiesseresaggio”.(Eschilo,Prometeoincatenato,vv.981-
982)
Prometeohaappenastrappatoalladivinitàilsegretodelfuocoedellatecnicaperdonarlo
agli uomini, trasformandoli “da infanti quali erano, [a] razionali e padroni della loro
mente”. Infatti,“con la tecnicagliuominipossonootteneredaséquellocheun tempo
chiedevano agli dei”.42 Tuttavia, tali doni dovevano essere preceduti dall’offerta di
un’altra temporalità, opposta a quella ciclica della natura, senza la quale né fuoco né
tecnicaavrebberoavutosenso.IlcaratteretemporalecuiPrometeodiedeavvioèvoltoal
futuro,Eschilolodefinisceiltempo“cheinvecchia”,poichénonfariferimentoalritorno
diuntempochesiripeteneglianni,masiprefiggeunoscopodaraggiungereinfuturo.
Dunque, se il tempo ciclico è proprio della natura, quello progettuale si riferisce alla
tecnica.
PrometeoprincipiòquellacheGalimberti(1999)definiscel’etàstorica,caratterizzatadalla
progettualitàedall’utilizzodellascienza.Lamemoriainquest’etàrisultafondamentale,
poichédalpassatovengonocolteleesperienzecheconsentonodimigliorareilpresente
eilfuturo.Conl’avventodellatecnicalavitadell’uomoassumeunsignificatoprogettuale
42Eschilo,PrometeoIncatenato,citatodaGalimbertiU.(1999)Psicheetechne.L’uomonell’etàdella
tecnica,Feltrinelli,Milano.
76
che innalza ogni singola esistenza poiché è volta a un disegno futuro di crescita e
miglioramentodellacondizioneumana(Galimberti;1999).
Eppure,l’uomo,usandoleparolediEschilo,ancoraogginonsaessersaggio,poichénon
sempre riesce ad imparare dagli errori compiuti nel passato per evitare di ripeterli in
futuro.
4.1.3IlruoloeducativodellaShoah
NonostanteilGiornodellaMemoriasiastatoistituitodapocopiùdiundecenniosipuò
percepirechelecommemorazionidedicateaquestoavvenimentosonosvuotatedisenso,
poichélasovraesposizionealtemahaavutouneffettocontro-intenzionale,producendo
disinteresse e stanchezza verso l’evento ed il suo portato educativo. È importante
impegnarci in un nuovo confronto su questo tema, partendo proprio da oggi, dalla
somiglianza che lega il populismo e la demagogia degli anni Trenta con le retoriche
odierne volte alla disumanizzazione delle persone che provengono dai luoghi
sottosviluppatidelpianeta.Ilorodirittivengonogiudicatimenoimportantideinostri,le
loro sofferenze più lievi, le ingiustizie che perpetriamo sulla loro pelle più giuste in
funzionedellaminacciachequestepersonerappresentanoperlanostra“sicurezza”.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nell’immediatezza delle sue elezioni, ha
firmatounordineesecutivoperinterromperel’accoglienzadeirifugiatisiriani,limitareal
minimo l’ingresso di cittadini provenienti da stati a prevalenza islamica, ed ha infine
annunciato lacostruzionedelmuroche impediràacolorosianosprovvistidiunvalido
visto, di attraversare la frontiera meridionale con il Messico. L’Unione Europea ha
stipulato un accordo da 200 milioni di euro con la guardia costiera libica affinché
quest’ultima tenti di ridurre il numero di partenze viamare verso l’Europa.Numerosi
immigrati e rifugiati con le proprie famiglie si trovano bloccati in improvvisati “campi
profughi” sparsi inEuropa,dormonodentro tendee capannoni, in condizioni igienico-
sanitarieprecarie,eppurenessunosembracurarsidellelorosofferenze,essicontinuano
afluttuareneinostriconfinicomeanimeerranti.
77
Laprofondariflessionesultemadell’Olocaustohaloscopodifarcimeditaresullafacilità
delmale(Badii,D’Andrea;2013):determinatainnanzituttodallasemplicitàconlaquale
personechepotremmodefinire“normali”,aseguitodiadeguatesollecitudini,mettonoin
attocomportamentispietati,trasformandosiintremendicarnefici.Inoltre,lafacilitàcon
cuicisottomettiamoaordinimoralmentesbagliatiimpostidaun’autoritàcheriteniamo
legittima,perdendocompletamenteilsensodellaresponsabilitàindividualedellenostre
azioni e scoprendoci moralmente deboli. Infine, la fattibilità con cui ci poniamo
indifferentidi frontealle ingiustiziee lecrudeltàcheavvengonononsolo incontinenti
lontaniapersonesconosciute,maanchenelnostroambientedivitaquotidiano,ainostri
vicini,colleghieconoscenti.LostudiosullaShoahpuòrisultareindispensabilesoloqualora
questo fenomeno venga posto in relazione agli studi di psicologia sociale citati in
precedenza –Milgram, Zimbardo, Asch – che hanno saputomostrarci come le nostre
società democratiche non possano definirsi immuni dall’effetto lucifero e dalla cieca
obbedienzaall’autorità.
Come sottolineato dallo storico Enzo Traverso43, il pericolo che la società occidentale
contemporanea corre in questi anni non è quello di “dimenticare” l’Olocausto, ma
piuttostoquellodifareuncattivousodelsignificatoedellamemoriadiquestoevento.
L’enfasichevienepostasulricordodellaShoahdapartedelleistituzionieuropeesista
tramutando inun’auto-assoluzionemorale; ilpotenzialecriticodell’avvenimentoviene
completamenteneutralizzatoinmododaevitarediconfrontarciconilnostropassatoe,
soprattutto,conilpresente.Vièlanecessitàinvecediapriregliocchievederecheaun
OccidentechesiindignaperlecrudeltàdelpassatocorrispondeunOccidentecheignora
completamentelevittimedellacontemporaneitàoaddiritturachesirendecomplicedelle
violenzedeinostrigiorni.
LamemoriaelostudiodellapiùgrandeviolenzadimassadelNovecentononpuòdasola
garantirelosviluppodiunamaggioresensibilitàdellapopolazioneversolediscriminazioni
43TraversoE.(2006)Ilpassato:istruzioniperl’uso.Storia,memoria,politica,OmbreCorte,Verona,
in Badii R.,D’AndreaD. (a cura di)Shoah,modernità emale politico, 2013Mimesis Edizioni,Milano.
78
e i soprusi odierni; tuttavia può costituire uno strumento educativo importante.
L’interesse e l’apprendimentodel passatopuò risultaredel tuttoprivodi significatoo
addirittura un esercizio di ipocrisia qualora non riesca ad attivare nelle persone un
interesse profondo per il presente e un’ammonizione efficace contro i pericoli che
minaccianolacivileconvivenzadegliesseriumani.
OmarBartov44parlandodel“ripensamentodell’Olocausto”sottolineacomelaviolenza
militaresiatuttoraonnipresenteeconleiilpericolochesiaccrescaevengalegittimatala
possibilità che si verifichinonuovimassacri. Sintetizzando,nellanostra società sembra
sianopresenticondizionitalipercui,attraversolaproduzionediunaseriedistereotipie
pregiudizi a carattere populista, possano verificarsi nuovi episodi di violenza collettiva
oppuredicompletaapatianeiconfrontidell’attivazionedipratichee/onormevoltealla
discriminazionedellediversità45.Pertanto,laShoahpuòaiutarciariconoscereipericoli
checonnotanolacontemporaneitàeminaccianonoistessieinostriconcittadini.
“Evoiimparatecheoccorrevedere
enon[solo]guardareinaria,
occorreagireenon[solo]parlare.
Questomostrostava,unavolta,pergovernareilmondo!
Ipopolilospenseromaora
noncantiamovittoriatroppopresto:
ilgrembodacuinacqueèancorfecondo.”(BrechtB.,LaresistibileascesadiArturoUi,cit.,
Epilogo)
44BartovO.(2013)Ripensare l’Olocausto, inBadiiR.,D’AndreaD.(acuradi)Shoah,modernitàe
malepolitico,2013MimesisEdizioni,Milano,pp.69-118.45SeppilliT.(2013)Razzismoe“costruzionesocialedelmale”:unariflessioneantropologica,inBadii
R.,D’AndreaD.(acuradi)Shoah,modernitàemalepolitico,2013MimesisEdizioni,Milano,pp.285-292.
79
4.2Ildisagiopost-moderno
Lasituazionedigranpartedellapopolazionemondiale–inparticolare,siadicoloroche
abitanoterritoriestremamentepoveri,siadicolorocherisiedonoinpaesibenestantima
internamente fortemente polarizzati46 - è solo relativamente peggiorata ma decade
velocementelaqualitàdivitadiquestepersone;chisubiscequestacondizionepercepisce
doloreeinstabilità.
Le più angoscianti preoccupazioni che tormentano i cittadini contemporanei possono
essere efficacemente riassunte nel termine tedescoUnsicherheit, poiché in esso sono
racchiuse le tre esperienze vitali che connotano il disagio della post-modernità:
l’insecurity,ovverol’insicurezzaesistenziale;uncertainty,l’incertezza;edinfineunsefety,
cioèlaprecarietàdellasicurezzaversolapropriapersona.Ilparadossochetaliafflizioni
comportano è costituito dall’allontanamento dell’idea di trovare rimedi collettivi alle
difficoltàindividualisopradescritte,infatti,lepersone,immersenelleproprieincombenze
quotidiane,smettonodipensarealleazionicontrol’insicurezzachepossonoesseresvolte
solocollettivamente.
Quindi, secondo Bauman (2002), è possibile che l’aumento della libertà individuale
coincidaconlacrescitadiun’impotenzacollettiva,perché,nelmondocontemporaneo,i
pontitravitapubblicaeprivatasonostaticompletamenterasialsuolo.Inquestomodoè
difficilericondurreaquestionipubblicheiproblemiprivatie,viceversa,nonsiriesconoa
decifrare le problematicità collettive nelle difficoltà individuali. In assenza di
comunicazionetraprivatoepubblicolasocialitàvadisperdendosi;lepenedeisingolinon
sisommanotraloroandandoadeterminareunacausacomune,pertanto,lepersonesi
impegnanoarisolvereindividualmenteproblemicollettivi.
Inquestocontesto,leunicheoccasionidisocialitàchesiscorgonoscaturisconodaspinte
aggressiveed’intolleranzaneiconfrontidiunnemicocomune-solitamentecoloroche
appartengonoaglistratimarginalidellapopolazione-oppuredaondatedicompassione
ecarità.Tuttavia,talimomentidivicinanzacollettivafinisconoprestoe,appenatornati
46 Per polarizzazione si fa qui riferimento alla polarizzazione economica, ovvero all’estrema
disuguaglianzanelladistribuzionedelredditoall’internodiundeterminatoterritorio.
80
allagestionedellepropriedifficoltàquotidiane,gliindividuiassopiscononuovamentelo
spiritodisocialitàche,perpochiistanti,liavevafattisentirepartediunastessacomunità.
Le istituzionipoliticheesistentinonsonocertod’aiuto inquesta lottaall’Unsicherheit,
anzi,illorooperatoportaaun’enfatizzazionedelsensodiinsicurezzaesistenzialeealla
creazionediulterioridivisionitralepersone.Ciòcheleistituzionistannocercandodifare
è di direzionare tutte le ansie dei cittadini verso una sola delle tre componenti della
Unsicherheit, ovvero quella che fa riferimento alla sicurezza personale, producendo
diffidenzaeunulterioreallontanamentotragliindividuichesitrinceranodietrolapropria
solitudine. Inquestomodoottengonounefficacedeterrentealleprotestedimassa, in
quanto, pur non andando ad incidere sulle fonti della profonda ansia percepita dai
cittadini contemporanei, convogliano la loro energia verso problematiche fittizie, le
unichesullequalileistituzioniriescanoadintervenire(Bauman,2002).Ilsentimentodi
ingiustiziasubitanonspingegliindividuiall’organizzazionediun’azionecollettivaingrado
disovvertirel’ordinedicosepresente,provocandounradicalecambiamento,perchéle
inquietudini sono fortemente privatizzate. Le preoccupazioni collettive vengono
interpretate come il risultato di errori individuali, di mancanze nella personalità del
singolo oppure come frutto del destino infausto, pertanto, vengono fronteggiate
autonomamentedaisingolisoggetti,seppurabbianocaratterecollettivo.
4.2.1Gliaspettidell’insicurezzapost-moderna
Molti sono gli elementi che contribuiscono all’accrescimento della sensazione
d’insicurezza percepita dal cittadino moderno. Bauman nel testo “Il disagio della
postmodernità”(2002)evidenziatredimensionidell’incertezza:innanzituttosostienevi
siaunnuovodisordinemondialeovveroche il cosmosiadiventatoun luogocaoticoe
imprevedibile,echeperquestosiaimpossibileimmaginarecosapossaavvenireinfuturo.
Insecondoluogo,Bauman(2002),parladi“deregulationuniversale”facendoriferimento
all’assolutaprioritàconcessaallaconcorrenzadimercato,ancheadispettodellamoralità
delle azioni; e, inoltre, alla completa libertà conferita al capitale, che è in grado di
sovrastare tutte lealtre libertà, anchequalora traessevi fosseunconflitto; ancora, il
81
disfacimentodelleretidiprotezionesocialeelanegazioneditutteleragioniditiponon-
economico.Ladisuguaglianza - siaquellachesimisura tra ipaesidelglobo,siaquella
interna riscontrata in ogni singola nazione – ha raggiunto nelmondo contemporaneo
livellielevatissimi,bastipensarecheunrapportoOxfam47del2017attestachenelmondo
8 persone detengono, da sole, la stessa ricchezza dellametà più povera del pianeta,
ovvero3,6miliardidipersone.Questoavvieneperchéilprogettodiun’alleanzapolitica
voltaalladifesadeldirittouniversaleaunavitadignitosaèstatocompletamentesostituito
dall’assoluta libertà del mercato come garante della possibilità individuale di
arricchimento.
Infine, le reti di protezione sociale composte da familiari, vicini e conoscenti si sono
lentamente deteriorate, nonostante abbiano avuto una sostanziale funzione di
“cuscinetto”nelledifficoltàquotidianedeisingoliedellefamiglie.Siassisteallacrescente
difficoltànellostringerelegamiecurarerapportiinterpersonali;lerelazionisiriduconoad
una serie di brevi incontri e perdono la loro potente carica emotiva, le identità si
confondonocomeunacollezionedimaschere.
4.2.2Agorà
L’insicurezza percepita dai cittadini contemporanei viene rappresentata da Bauman
(1999) attraverso l’immagine drammatica di alcuni passeggeri di un aereo che
improvvisamente scoprono di non essere guidati da nessuno in quanto la cabina di
pilotaggio è vuota e la voce chiara del capitano, che fino a quel momento li aveva
rassicurati,noneracheunaregistrazionedimoltotempoprima.Lapoliticaneoliberistain
questiannihacompletamentedisgregatoleretisocialiinfunzionedell’innalzamentodella
libertà individuale. La società ha ceduto la preoccupazione per il bene pubblico
concentrandosiesclusivamentesulcompiacimentodellenecessitàpersonali.Sonostate
disatteseleaspettativedifelicitàchecieranostatepromesse,anzi,ilsensodiinsicurezza
esistenzialeattanagliasemprepiùlenostrevite.Perquietarequestidisagiènecessario
47Oxfamèunaconfederazioneinternazionalediorganizzazioninoprofitimpegnatenellalottaalla
povertàglobale.
82
richiamaredall’oblio ideechecomprendano ilbenepubblico, la società, lagiustizia, la
collettività, per avviare un dialogo condiviso con gli altri. Lavorare a sostegno dello
sviluppodiunacomunitàchesipongacomeobiettivoil“benecomune”,ideasecondola
quale la libertàdiciascunsoggettopuòesseregarantitasoloacondizionechevisia la
libertà per tutti, e che la libertà di ogni singolo individuo venga difesa dagli sforzi
collaboratividiciascuno.
Illuogodesignatoaridefinirelelibertàindividualipartendodall’impegnodellacollettività
viene individuato da Bauman (1999) nell’Agorà. Questo spazio è insieme privato e
pubblicoedèquicheiproblemiindividualidevonoconnettersitraloroinmodovirtuoso,
andandoacostituireunaresponsabilitàcomune.Nell’agoràèpossibiletrovarefinalmente
soluzionicollettiveaiproblemigestiti individualmente,ripensandoaivaloricondivisi in
nomedellacreazionediunacomunitàsolidale.L’ἀγοράnell’anticaGreciaera lapiazza
nellaqualesiriunivanoicittadiniinassemblee,durantelequalisiprendevanonumerose
decisioniesi intessevanorelazioniinterpersonali.Oggi,nellenostresocietà,trovareun
luogochepossaaverequestafunzioneèestremamentedifficile,poichéglispazidestinati
aldialogotrapubblicoeprivatosonostatismantellati.Occorre,pertanto,ricercarenelle
nostrecittàspaziidoneiaconteneredialoghitraicittadini,inmodotaledaristabilirela
connessionetraledifficoltàindividualieglistrumenticollettividirisoluzione.
4.3Raggiungerel’ideadigiustiziasocialegrazieall’incontroconl’Altro
Nel contesto contemporaneo appena descritto cresce e si sviluppa un sentimento di
profondaingiustiziache,anzichéconcentrarsieprenderformainunaprotestadimassa
contro l’ordinedicosepresente,si indirizzaverso lacriminalizzazionee l’odioversogli
strati marginali della popolazione e quindi potenzialmente più pericolosi per l’ordine
sociale.
Tuttavia, anche se questo senso di frustrazione e incompiutezza si riversasse in una
protestamassiva, non darebbe soluzione completa al problema della giustizia sociale.
Questoperché,anchequalorasiverificasseunarivoltadeipoverivoltaalmiglioramento
dellepropriecondizionieallaredistribuzionedellericchezze,nonvisarebbelagaranziadi
83
avviareun’epocadipoliticaetica,ovverolasottomissionedellapoliticaedell’economia
aiprincipietici. Infatti, laGiustizia,secondoLévinas(1998),nonpuòessere intesasolo
come l’abolizione della condizione di disagio in cui alcune persone si trovano in un
determinatomomento.IlproblemaeticodicuiparlaLévinas(1998)fariferimentoaquei
principidiprofondagiustiziachediffondonolaresponsabilitàversol’Altroessereumano;
pertanto, questo problema potrà considerarsi risolto solo qualora la “maggioranza
soddisfatta” sarà capace di vedere oltre i propri stretti interessi e assumersi la
responsabilitàversoglialtrimembridelgenereumanochesitrovanoinunacondizione
più svantaggiata di loro. La Giustizia, quindi, non può nascere dalle rivendicazioni dei
membri della società che si trovano in una condizione di privazione, ma sorge dalla
spontaneavolontàdigarantirelalibertàaglialtri.
Lévinas sostiene che giustizia significhi “estendereagli altri in genere la responsabilità
vissutaselettivamentedall’Iomoraleneiconfrontidell’AltroUomoqualeVoltounicoed
irripetibile”.(BaumanZ.,Ildisagiodellapostmodernità,cit.,p.65)
4.3.1IlmondomoralediEmmanuelLévinas
IlmondomoralediLévinassorgenellospaziotra“me”e“l’altro”.Èinquestoluogochesi
sviluppalamoralitàevienefornitonutrimentoallastessa,poichélapresenzadell’Altroci
interpella, invitandoci adassumere la responsabilitànei suoi confronti. L’Ioe l’Altro si
presentano a quello che Lévinas (1998) definisce “l’incontromorale” e nel fare ciò si
spogliano completamente dei propri ruoli, delle attribuzioni sociali loro riferite, delle
propriefortuneosfortune.All’incontrononcisiriconosceinquantoricchioindigenti,non
si appartiene a una determinata classe sociale, l’unica caratteristica che permane è
l’essenzacomune,ovverolaqualitàdell’umanocheconnotal’Ioel’Altro.
Laresponsabilitàmoraleversol’Altrosidefinisceapartiredalla“moraleadue”,ovvero
dal-numericamente-piccoloattodiassumercilaresponsabilitàneiconfrontidell’Altro
individuochecistadifronte,l’AltrocomeVolto,sostieneLévinas,proprioperchélosipuò
vedereericonoscere.Èquestalachiaveperlarisoluzionedelproblemasociale(Bauman,
2002).Apartiredaquestoincontrocresceesidiramalasensibilizzazionesocialeversola
84
presa di coscienza della responsabilitàmorale che tutti abbiamo nei confronti di ogni
generedidisgraziaumana.
Lévinas(1998)parladi“epifaniadelVolto”poichéinessovièlascopertadellapresenza
dell’Altro,ilVoltoèilprimomezzoattraversoilqualel’individuocheincontromicomunica
la sua umanità. Osservare attentamente il Volto non lascia la possibilità di essergli
indifferenti,pertanto,ciascunodinoisitrovacostrettoarispondereallasuadomandadi
dedizioneeresponsabilità.
L’idea di giustizia nasce dalla combinazione tra l’esperienza dell’incontro con l’unicità
dell’AltrocomeVolto,quandocisiassumelaresponsabilitàmoraleperl’altroindividuo,
e lasperimentazionedellamolteplicitàdeglialtri,effettuataognigiornoall’internodel
contestosociale.Senzal’esperienzadell’unicitàdell’incontroconl’AltrocomeVoltol’idea
digiustizianonpotrebbeesistere.
Inaltreparole,laresponsabilitàmoraleversoglialtri-tutticolorocheappartengonoal
genereumano–devesorgeredall’incontroconl’Altro,ovverounsoggettoincarneed
ossachevedoesento.Neconsegueche,avvicinarefisicamenteedemotivamentedue
soggettiinunincontromoraleèilprimomaimprescindibilepassoperritrovarel’umanità
chestiamoperdendo.
Infatti, i sentimenti di empatia vengono rivolti a persone specifiche; è invece poco
probabile che si percepisca vicinanza emotiva nei confronti di categorie astratte di
individui, come il riferimento al concetto di “umanità”, che pur rappresentando
un’astrazionefondamentale,cicostringeall’impersonalitàdegliindividuiinclusiinquesto
termineequindiadunalontananzaemozionaledaglistessi.Laresponsabilitàperglialtri
nascedall’interessevisceraleprovatoversounapersonaspecificaounpiccologruppodi
individui conosciuti precedentemente o incontrati saltuariamente. Questa vicinanza,
provatainizialmenteversospecificiindividui,cresceesisviluppanell’ideadigiustiziache
vaoltreilrapportospecificoconglistessi.Educareaiprincipimoraliassolutièimportante
ma loèdipiù lacurae l’accrescimentodellerelazioniemozionalidacuiscaturiscono i
sentimenti di empatia e solidarietà, poiché solo da quest’ultimi si può ridefinire la
responsabilitàversol’umanitàintera.
85
Pertanto,appareimportanteadottaremodalitàdilavorobottom-up,ossiadalbassoverso
l’alto,partendodairapporticonsoggetticoncretiedallesituazionidivitaquotidianenelle
quali le persone sono coinvolte in prima persona, verso la creazione di valori morali
universali, piuttosto che innalzare le qualità etiche assolute per orientare il
comportamento individuale (procedura top-down, dall’alto verso il basso). Le relazioni
suscitanoinnoiemozioniesentimentiingradodiindirizzarelanostracondottamorale
(Zamperini,2001).
4.3.2Praticaresolidarietàcontrolaglobalizzazionedell’indifferenza
Ladiffusionediunprofondosensodiinsicurezzaeinfelicitàconnotalagravecrisichesta
vivendol’umanitàdioggi.L’unicorimedioaquestodisagioèdeterminatodallasolidarietà
tra gli esseri umani. È necessario porre resistenza alle tentazioni di separazione che
spingonoaderigerebarrierecontroledifferenze,incrementandoleoccasionidiincontro
e di vicinanza intensa tra gli individui e sperimentando la creazione di un orizzonte
comune.
“Noisiamotuttiresponsabilidituttoeditutti,davantiatuttiediopiùdituttiglialtri”
sostieneDostoevskij48,sintetizzandoefficacementeilpensierodiLévinas.
Laresponsabilitàcheabbiamoneiconfrontideglialtriuominiconnotalaradicedelnostro
essereindiscutibilmente,completamenteedeffettivamenteumani.“Illegameconaltrisi
stringesoltantocomeresponsabilità[…].Dire:eccomi.Farequalcosaperunaltro.Donare.
Esserespiritoumanosignificaquesto[…]”secondoLévinas. (LévinasE.,Eticae infinito,
cit.,p.110)
Per il filosofo legarsi agli altri è una qualità intrinseca dell’essere umano e vuol dire
fondamentalmenteassumersilaresponsabilitàneiconfrontidell’altroindividuo.Questa
responsabilitànonhalimiti,poichénondipendedallaconoscenzapregressachehocon
l’altro,eneppurerispondeaunalogicadiconvenienzanédireciprocofavore.Nonbisogna
aspettarsichel’altroricompensilamiaresponsabilità,edessanonèdatanédauncodice
48DostoevskijF. (1979) I fratelliKaramazov,Garzanti,Milano,citatodaLévinasE. (2012)EticaeInfinito.DialoghiconPhilippeNemo,CastelvecchiEdizioni,Roma,p.97.
86
moralechepunisceattraversolacacciatanegliinferi,eneppuredauncodicegiuridicoche
esiliailcolpevoleincarcere.Èunaquestionecheriguardaesclusivamenteilsoggettoele
modalità in cui ciascuno si identifica come tale. “La relazione intersoggettiva è una
relazione non simmetrica… io sono responsabile di altri senza aspettarmi il contrario,
anchesemidovessecostarelavita.L’inversoèaffarsuo.49”
Bauman(2016)cita,apropositodellade-responsabilizzazionemoraleneiconfrontidel
nostro prossimo, un’omelia di Papa Francesco, pronunciata l’8 luglio 2013, durante la
visitadelPonteficeaLampedusa.
“Tantidinoi,miincludoanch’io,siamodisorientati,nonsiamopiùattentialmondoincui
viviamo,noncuriamo,noncustodiamo[…]enonsiamopiùcapacineppuredicustodirci
gliuniglialtri.[…]Queinostrifratelliesorellecercavanodiusciredasituazionidifficiliper
trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un postomigliore per sé e per le loro
famiglie,mahannotrovatolamorte.Quantevoltecolorochecercanoquestonontrovano
comprensione,nontrovanoaccoglienza,nontrovanosolidarietà![…]Chièilresponsabile
delsanguediquestifratelliesorelle?Nessuno!Tuttinoirispondiamocosì:nonsonoio,io
nonc’entro,sarannoaltri,noncertoio.[…]Ogginessunonelmondosisenteresponsabile
di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna. [...] La cultura del
benessere,checiportaapensareanoistessi,cirendeinsensibiliallegridadeglialtri,cifa
vivereinbolledisapone,chesonobelle,manonsononulla,sonol’illusionedelfutile,del
provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione
dell’indifferenza.Inquestomondodellaglobalizzazionesiamocadutinellaglobalizzazione
dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci
interessa,nonèaffarenostro!”50
Lamortedell’altroindividuocivede,invece,responsabili,poichél’indifferenzaperlasua
sofferenzaciharesiirrimediabilmentecomplicidellasuascomparsa.Primadiesserenoi
49LévinasE.(1990),Totalitàeinfinito.Saggiosull’esteriorità,JacaBook,Milano,citatodaBauman
Z.(1992)ModernitàeOlocausto,IlMulino,Bologna.50https://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2013/documents/papa-
francesco_20130708_omelia-lampedusa.html
87
stessi destinati alla morte dobbiamo considerarci responsabili della morte dell’altro,
poichénonpossiamoabbandonarlonellasolitudinedellasuacondizionemortale.
L’antidotoaquellacheilPonteficedefinisce“indifferenzaglobalizzata”varicercatanella
responsabilitàsolidaleneiconfrontideglialtri,che,tornoaripetere,nonpuòchenascere
dall’incontromoraleconl’AltrocomeVolto.Spogliarelepersonedatuttigliorpellichegli
sono stati attribuiti socialmenteper identificarsi in quantoesseri umani, con le stesse
fragilità,accomunatidallestessepaureedaglistessisogni.Infine,riconoscercitutticome
responsabili delle sofferenze dei nostri giorni, senza volgere lo sguardo altrove ed
evitandodichiamareincausalasorte.
4.4Laforzadelleemozioni
Nelmondocontemporaneoleemozionivengonoconsiderateprivediqualunquevalore
conoscitivo e sono completamente oscurate dalla luce intelligente della ragione. Per
questo motivo, la maggior parte degli individui ritiene che la conoscenza derivi
esclusivamente dal calcolo razionale della mente, trascurando l’importanza della
conoscenzaemozionale.Invece,la“ragionedelcuore”consenteallepersonediusciredal
proprioego,ponendoleinrelazioneconglialtriepermettendolorodicogliereilsensodi
ciòchelealtrepersonecicomunicano(Borgna,2001).
Siamospessoportatiacrederechelasolidarietàel’altruismonascanodallavittoriadella
razionalitàsull’impulsivitàdellepassioniemotive;alcontrario,sonopiùfrequentemente
leemozioniacondurreleazionipiùumane.
Lapauraedilrancoresonosentimentifunzionalialladisgregazionedellerelazionisociali
traindividuiesononormalmenteattribuitiagruppioacategoriediindividuichenonsi
conoscono; invece, davanti alla concretezza dell’incontro diretto con l’altro individuo
questesensazioninegativetendonoascomparireecedereilpostoalloscambioemotivo
cheunisceiduesoggetti.
Nonpuònascereunarelazionesignificativaeautenticasenzachetraduesoggettiavvenga
unasinceracomunicazioneemozionale(Borgna,2001);inmancanzacioèdiunincontro
disguardi,unastrettadimano,ungestodivicinanza.L’epocadella tecnicacontiene il
88
pericolodiisolaregliindividuinellapropriasolitudine,poichéessinonpossiedonopiùla
capacitàdiscambiareconglialtriesseriumanicontenutiemozionalisignificativichegli
permettanodientrareincontattoconloro;nonriesconopiùariconoscereibisognialtrui,
immedesimandosinellelorosofferenze.
4.4.1Lamancanzadiemotivitànell’etàdellatecnica
Latecnicasinutredirazionalitàquantificanteesiopponepersuanaturaall’altraqualità
umana rappresentata dall’emotività, dalla conoscenza emozionale, dai sentimenti,
dall’empatiaedallavitaaffettiva.Nelmondodellatecnicaleemozionivengononascoste
esubordinateall’importanzadellaragioneeaimodelliindividualisticidiesperienzaedi
azione.
Laglobalizzazioneelealtretrasformazionimondiali,derivatedallosviluppodellatecnica,
hanno accresciuto esponenzialmente le possibilità di conoscenza e di comunicazione,
tuttavia, hanno tralasciato gli aspetti che riguardano la riflessione interiore e
l’emozionalità.Glistrumentitecnologicieinformaticiciconsentonodiintessererelazioni
concentinaiadipersoneprovenientidaqualsiasinazionemondiale;ma,infondo,nonsi
riesce ad instaurare con questi individui una relazione autentica connotata da una
comunicazione emozionale e da un incontro affettivo. L’era della tecnica rischia di
allontanare completamente lepersone, vuotandodi intimitàe intensitàemozionale le
relazioni tra gli individui contemporanei, perché quest’ultimi, privati della conoscenza
emozionale, non possiedono più le competenze che consentono di comunicare
efficacementeconglialtri,riconoscendoneibisogni,lediversitàerispettandolinellaloro
qualitàdiesseriumani.
La società che viviamo viene definita da Borgna (2001) “società autistica” perché sta
perdendoilsignificatodellasolidarietàumanaedellaresponsabilitàversoilgridodelle
personechevivonocondizionididolore.Negliindividuiadulti,sostieneBorgnaneltesto
“L’arcipelago delle emozioni” (2001), le emozioni “forti” resistono meglio ai rischi di
spersonalizzazioneeseparazionechelatecnicacontiene.Traquestecitiamo:lepassioni,
l’orgoglio, l’ira, l’impegnosocialeepolitico, l’aggressività, l’indifferenza(checostituisce
89
una contro-emozione di importanza esistenziale). Al contrario, le emozioni definite
“deboli”vengonoannientatedallarigiditàedallanonspontaneitàdellatecnica.Diqueste
fannoparte:l’amore,lagentilezzad’animo,lasensibilità,l’immedesimazionenell’intimità
e nella sofferenza altrui, la solidarietà, la partecipazione emozionale, la dolcezza e la
rinunciaalpropriosfrenatoegoismo(Borgna,2001).
Laricercadiun’efficienzaproduttivasempremaggiore, larapiditàconcuiènecessario
prendere decisioni coerenti e pragmatiche, rendono superflua la riflessione interiore,
l’utopiadelleidee,lasolidarietàelacapacitàdiessereviciniaibisognideglialtri.
Dunque,sorge lanecessitàdiriuscireaconciliare imodellirazionalidivitapropridella
tecnicaeisentimentiegliistintiaffettiviappartenentiallarealtàemozionale;affinchési
scongiuriilpericolodiridurrel’esistenzaumanaaunaseriediaridicalcolieincontrivuoti.
4.4.2L’appiattimentodellavitaemotivaportaalprimatodell’oggettività
Latecnicariduceleattivitàdegliuominielerelazionitradiessiall’oggettività,dissolvendo
lequalitàsoggettiveesottomettendoleallarazionalitàdell’intelletto.Gliuomini,privati
dellapropriasoggettività,sirelazionanotralorocomesemplicistrumentidiunimpianto
tecnologico;essifungonodaingranaggiinrapportoallemodalitàdifunzionamentoche
sonostatestabiliteinprecedenzadallarazionalitàtecnica.
Queste persone non sperimentano più la propria interiorità, tralasciano le qualità
affettive, sentimentali ed emozionali della propria esistenza, ovvero lasciano le
componenti che rendono ciascun uomo qualitativamente diverso da qualsiasi altro,
definendolonellasuaunicitàe,inquestomodo,abbandonanolapropriasoggettivitàal
primatotecnicodell’oggettivitàomologante(Galimberti,1999).
Tuttavia,agireinterminiesclusivamenterazionaliportagliindividuiaorientareleproprie
azioni secondo il calcolo raziocinante della consequenzialità causa-effetto, anziché in
ordineaiproprivalorimorali,chesonolegatialleesperienzeemotiveeaffettive.Pertanto,
l’operaiodiunafabbricad’arminonsipercepiràdiversodacoluichelavoraall’internodi
unafabbricadigiocattoli,poichésilimiteràacompiereleproceduretecnicheaffidategli
90
e volte al raggiungimento dell’obiettivo fissato dall’impresa; egli riterrà di svolgere
semplicementeilpropriolavoro(Galimberti;1999).
La tecnica, limitando l’agire del soggetto al gesto di “premere un bottone”, allontana
dall’etica la responsabilità personale. Chi agisce deve farlo in modo funzionale
all’apparato tecnico; in questo modo, l’etica viene ridotta a un semplice controllo
dell’efficaciadell’attività,senzachevengaeffettuataunavalutazionedeifinimoraliacui
questeazioniconducono.Chiagiscevieneesoneratodaigiudizidicorrettezzaetica, le
azionisiconcentranonel“farebene”ovveroinmodoadeguatoalleesigenzetecniche.
4.4.3Quandonacquel’etàdellatecnica?
GunterAnderssostienechel’avvenimentostoricodelnazismocontengaunacaratteristica
ancorapiùgravedell’avercausatolamortedipiùdi6milionidipersone;infatti,inquegli
anni è stato creato ilmodello dell’età della tecnica. Il nazismo è solo un “teatrino di
provincia” rispetto alla grandezza racchiusa nel “grande teatro” aperto dalla tecnica,
riferisceAnders51.
Maquandovenneallalucel’etàdellatecnica?UmbertoGalimberti(2010)necollocala
nascita durante la Seconda Guerra Mondiale; non perché sostenga che prima di
quest’eventononvifosseromacchinarialtamentetecnologici,infatti,eragiàavvenutala
PrimaRivoluzioneIndustrialeelaPrimaguerramondialeavevadatoun’ulteriorespinta
allosviluppotecnologico.Tuttavia,apartiredall’avventodellaSecondaguerramondiale
gliuominisonodiventatiperfettiesecutoridimansioniilcuicontenutononliriguarda,
noncompeteloroedicuinonsonoresponsabiliinordinealsignificatomorale.IlNazismo
cihadatolapiùchiaradimostrazionediquestoprocessodide-responsabilizzazioneetica
verso le finalità delle nostre azioni. Abbiamo perso la responsabilità delle attività che
compiamo,inqualsiasiapparatotecnicocisitrovialavorare,l’unicaresponsabilitàcheci
competeèrivoltaalmansionario,ovverolimitataagliordinidelsuperiore,chevalutaseil
nostrooperatosiasvoltoinmodoefficiente,produttivoefunzionale.Inqualsiasiluogoin
51Maggio2010,MuroLeccese.InterventointegraledelProf.UmbertoGalimbertisu"Educare
l'animaaitempidellatecnica".
91
cui ci si trovi ad operare, essere “bravi” lavoratori significa essere precisi nel proprio
limitatocompito, ilcontenutofinalediciòchesistaproducendononèdicompetenza
dell’operaio, la sua responsabilitàè limitataallaprecisionecon laqualeegli compie la
propriamansione.
La risposta che Eichmann, il contabile nazista; Claude Eatherly, il pilota che ordinò di
sganciarelaprimabombaatomica;FranzStangl,comandantedeicampidisterminiodi
SobiboreTreblinka,diederoalladomandasulperchésimacchiaronodiquegliefferati
criminifu“hosoloobbeditoagliordini”e“quelloera ilmio lavoro”.Sonorisposteche
provocanoindignazione,tuttaviasonoopinionichepossonodefinirsicorrettenell’epoca
dellatecnica.Infatti,nell’eradellatecnicaèmoltodifficilenonubbidireagliordinidiun
apparato tecnico, e con questo termine intendiamo non solo un’industria d’armi,ma
ancheunufficionotarile,l’Universitàequalsiasialtraattivitàrazionalmenteorganizzata
interminidiproduttività,precisioneedefficienza(Galimberti,2010).
Non riusciamo più a pensare diversamente dalmodo razionale e calcolante, capiamo
immediatamente quando qualcosa è utile, calcolandone i vantaggi ottenuti attraverso
l’impiegominimodeimezzi,manoncapiamopiùquandoqualcosaèbella,èvera,ègiusta.
Nonsiamopiùcapacidipensare,sappiamosolofarediconto.Galimberti(2010)sispinge
a dire che oltre al pensiero unico, un pensiero binario, calcolante, che somiglia alla
funzionalitàdiuncomputer,cistiamoabituandoancheasentiretuttinellostessomodo.
Questoperchécivieneinsegnato,attraversolatelevisioneealtrimezzidifascinazione,
comesiama,comecisiarrabbia,comesisoffre,apprestandociadiventareunenorme
greggedipecorechehannopersolapropriasoggettività,perchésiamostatiprivatidella
possibilitàdiaccrescereesperimentarelanostravitainteriore.
4.4.4Ilripiegamentoegoisticoel’impossibilitàdiusciredall’orizzontedell’Io
La tecnica razionalee calcolante consolida l’aspettoegoisticodell’individuo, che tra le
regionipsichicheèl’unicorazionale,poichétrasformalemodalitàdiazioneindividualiin
modiimpersonaliesottopostianormeoggettive(Galimberti,1999).Questaattenzione
volta esclusivamente al proprio ego esaspera le componenti individualistiche della
92
personalità del soggetto, poiché egli ritiene l’interesse verso sé stesso come
assolutamentelogicoerazionale.Invece,l’altruismo,lasolidarietàel’attenzioneversoi
bisogni dell’altro non rientrano nell’universo razionale poiché appartengono a una
dimensionecheneèstataesclusa,quellaemozionale.Cosìallalogicadellaragionetecnica
corrispondel’individualismosociale,l’egoismodalpuntodivistaeticoeilnarcisismosul
pianopsicologico(Galimberti,1999).
La libertà concessa ai singoli individui è limitata all’ambitoprivatoe, per tale ragione,
questiindividuireagisconoalsensodiimpotenzapercepitorichiudendosisuséstessi,non
riconosconodellefinalitàsocialicomunie identificanoilvaloredellasocietàsolocome
unostrumentoindividuale.LepersoneripieganosuquellacheToqueville52definisce“la
solitudedesonproprecoeur”[lasolitudinedelpropriocuore]poichénontrovanoalcun
orizzontedisensosenonquellorappresentatodall’individualismo,ambitonelqualesi
trova il residuo di libertà rappresentato dall’autodeterminazione. Fuori dall’orizzonte
dell’Io il mondo è regolato dalle funzionalità e dai ruoli impartiti dalla capacità della
tecnica,pertanto,l’uomosiscopreliberosoloall’internodellapropriaindividualità.Allora,
l’unicaconsolazionerimastaall’IoèquelladidedicarsiaquellicheTocqueville53chiama“i
piccoli e volgari piaceri”, accontentandosi di soddisfare qualche piccola e superficiale
vogliaquotidiana.
4.4.5Lavitaemozionaleèinterioritàchesiapreaglialtri
Le emozioni, la vita affettiva e i sentimenti sono caratteristiche ontologiche e
imprescindibililanaturaumana.Losviluppodellatecnicaedellaconoscenzarazionale,
senonvienebilanciatodallepercezioniemozionalieaffettive,conducel’esistenzaumana
all’ariditàsentimentale,svuotandoladelsuoprofondosignificato.
Laragionedelcuoreconsentedicoltivarelapropriainterioritàepermetteall’individuodi
usciredalproprio“Io”perrispecchiarsinell’animadeglialtri.Lamodalitàcheabbiamodi
52A.deTocqueville(1968)LademocraziainAmerica,Scrittipoliticivol.II,Utet,Torino,inGalimberti
U.(1999)Psicheetechne.L’uomonell’etàdellatecnica,Feltrinelli,Milano.
53Ibidem.
93
vivereecostruirelanostrainterioritàedemotivitàcostituiscelapossibilitàdiusciredal
nostroegoperconoscerel’altro-da-noi.
Borgna(2001)inquellachedefiniscelasua“tesiradicale”sostienecheogniemotivitàe
vicinanzaaffettivapossiedaun’intrinsecaaperturachenonconosceconfini,voltaauscire
dall’individualitàdelsoggetto.Lavitaemozionaleesentimentalesorgenell’interioritàma
si sviluppasoloaseguitodell’incontroedell’aperturaalmondodeglialtriuominie, in
questo, differisce profondamente dalla razionalità pura, poiché quest’ultima cresce
all’interno dei confini insormontabili dell’Io, senza mai trascendere la soggettività
dell’individuo. Vivere sempre secondo la logica razionale conduce, dunque,
all’impossibilitàdicomunicareediprendersicuradeglialtri.
La relazionalità e l’incontro con gli altri costituiscono l’essenza dell’esistenza umana,
indipendentemente dal ruolo che ci è stato attribuito dalla società; non è possibile
definirci qualitativamenteesseri umani seprimanon riusciamoa creareuna relazione
significativaconglialtri,crescendoemozionalmenteecogliendolaresponsabilitàversodi
loro.
Borgna (2001) ci invita ad aprirci alle emozioni per contrastare il rischio di condurre
esistenze spiritualmente aride ed emozionalmente deserte. Fare esperienze
emotivamentesignificativeciconsentediconoscere–unaconoscenzaoppostaaquella
razionalemanonmenoimportante-edirenderelenostrevitepiùriccheesignificative.
Lacondizioneumanaècaratterizzatadallanecessitàradicaledipercepirelasofferenza
dell’altrocomenostra,di immedesimarsinelsuodolorecosìcomedi identificarsinelle
sue speranze e nei suoi desideri. Tuttavia, mantenere accesa la fiamma della
partecipazioneemotivaallafelicitàoalladisperazionedeglialtrièdiventatodifficilenella
quotidianità del cittadino contemporaneo, imperniata dalla routine, dalla fretta, dalla
ragionepragmatica.
Ognigiornocompiamodeigestiapparentementebanaliqualiscambiareunosguardo,un
sorriso,porgereunsaluto,stringereunamano,tuttavial’esperienzadiquesteazioniètra
lepiùcomplessedituttalavita.Nondirado,affrontiamotalicenniquotidianiconestrema
apatiaeindifferenza,restandobloccatinellanostraindividualità,senzausciredalnostro
94
ego per aprirci alla relazione. Invece, questi gesti dovrebbero essere attraversati da
emozioni e da sentimenti di vicinanza, soprattutto nei confronti delle persone che
soffrono.
QuestotestoriproponelasollecitazionediEugenioBorgna(2001),diusciredallarigidità
deicodicirazionalientroiqualilanostraesistenzaècostruitaperesperirel’interioritàe
lacapacitàdiintuizionecheconnotaladimensionedelcuore.
4.4.6Mr.Empathy54
Mr.Empathyviveinunmondogrigio,tristeeinospitale.Chiusonellasuasolitudinenon
riescepiùnemmenoapercepirelapresenzadellepersonechelocircondano.Tuttavia,
una mattina, camminando per strada diretto al lavoro, scopre come colorare le sue
giornate:attraversol’interazioneempaticaconglialtri.Mr.Empathy,senzarendersene
conto,aiutaunbambinoarecuperareilsuopalloncinorossorimastoincastratotrairami
diunalbero,ilpiccololoricompensadimostrandoglilasuagioia.Poi,proseguendoperla
suavia,incontraunmendicantechegliraccontadellesuetragicheesperienzedivita,egli
ne rimane essai colpito e gli dona una stretta di mano. Il mondo si colora di nuove
sfumature quandoMr. Empathy incontra un uomo cieco e interagisce con un’anziana
signoracheglinarradelsuonostalgicopassato.GiuntoallafermatadeltramMr.Empathy
si guarda intorno sorridendo sorpreso allameraviglia appena scoperta, la luce che ha
illuminatolesuegiornate,larelazioneempaticaconlepersone.
54 https://www.youtube.com/watch?v=id3w0IA81cA, cortometraggio di Bruno Bozzetto per la
FondazioneEmpatiaMilano
95
QuestosplendidocortometraggiodelladuratadiappenadueminutidelcartoonistBruno
Bozzettoriesceinmodosorprendenteamostrarcicomeloscambioempaticoconglialtri
ciarricchiscaecomeessomodifichiilnostromododivedereilmondo,ancheattraverso
leprospettivealtrui.Infatti,empatia,daen-pathos:“sentiredentro”,puòesseredefinita
comelacapacitàdi“sentiredentroglialtri”ovverodiimmedesimarsiinloro,nelleloro
emozionienellelorosofferenze.
Mr.Empathyèuncittadinocontemporaneo:stringeinmanolasuavaligettaecontrolla
continuamentel’orologio,chescandiscelaroutinedellesuegiornatesoleevuote.Non
vedeglialtriperchéècompletamenteconcentratosuséstessoesuisuoibisogni,pertale
ragionelasuavitaèincolore,privadigioiaeconoscenzadelcuore.Quandoinvecescopre
la bellezzadello scambioempatico con gli altri esseri umani, in particolare coloro che
hannoavutoesperienzedolorose,lasuavitasicoloradiemozioni,sentimenti,affettività,
relazione.
97
V.IlServizioSocialealbiviotrarigiditàdibilancioedovereetico
5.1LaliberalizzazionedeiServiziSociali
Nell’idea originaria propria di Richard Titmuss e Lord Beveridge la gestione dei servizi
sociali rivolti alle persone che si trovavano in stato di necessità era completamente
affidata allo Stato, che doveva occuparsi sia della progettazione degli aiuti, che della
materiale esecuzione delle pratiche di sostegno sociale. Il cittadino era vettore di
numerosidirittioffertidalloStato,chedovevaportare,invece,molteplicidoveri.
IlwelfarediStato,però,èapparsosindasubitodifficilmentesostenibile,seppurefosse
sorrettodanobiliideali.LacomplessagestionedeisistemipubblicidiWelfarehatrovato,
intuttiiPaesieuropei,unimportantesupportodapartediquellochevienechiamatoil
“terzosettore”,ovveroquelleiniziativevolontariechesonosortegrazieallasolidarietà
dellasocietàcivile.Lapubblicaamministrazionesièavvalsa,quindi,distruttureoperative
esterne proposte dall’autonoma volontà di cittadini solidali. Dal punto di vista
amministrativoeburocratico lo strumentoutilizzatoè il finanziamento“acontributo”.
L’organizzazionediterzosettorevienequasiinteramentefinanziatadall’entepubblicoche
peròsiappropriaditutteodilargapartedellesueattività;ilpattovienesancitoattraverso
una convenzione. Il risultato appareun sistemapubblico allargato, poiché le iniziative
dellasocietàvengonoassorbitedalleprocedureamministrativeedalle rendicontazioni
economichedelloStato(Folgheraiter,2003).
ApartiredaglianniNovanta,iniziòlaliberalizzazionedeiservizisocialisumodellodella
pubblica amministrazione britannica. Quest’ultima si vide, infatti, costretta a
esternalizzareleprestazionidiaiutosociale,affinchéloStatononerogasseinautonomia
le attività di sostegno pubblico, ma che esse dovessero esser comprate nel mercato
concorrenziale.TalemodellodiWelfarevienedenominato“welfaremix”poichéinesso
leimpresedimercatoequellenoprofitpartecipanoleuneinconcorrenzaconlealtreallo
scopodivinceregliappaltieottenereifinanziamentipubblici.L’erogatoreprivatoverrà
sceltoperlasuacapacitàdioffrireilmaggiornumerodiservizialminorprezzopossibile,
inlineaconlalogicadelprofitto.Dunque,laquestioneeconomicaapparecentraleperle
98
singole organizzazioni erogatrici di servizi, tanto che le preoccupazioni riguardanti il
budget e le spese vanno frequentemente a coprire la mission originaria
dell’organizzazionestessa(Folgheraiter,2003).
Lalogicadimercatodeterminailfrazionamentodell’assistenzainunaseriedi“unitàdi
prestazione” - adesempio: la rettagiornaliera inun centrodiurno,oppuredueoredi
assistenzaadomicilio,etc.-inmodotalechequestepossanoessererendicontateepiù
facilmentescambiate.Affinchétaliformediaiuto“sbriciolate”vadanopoi,alparidiun
puzzle,a formareunpercorsoassistenzialecompletoènecessariopredisporreuncase
manager,ovverounprofessionistacheorganizzisistematicamenteunaseriedipacchetti
diprestazionivoltiagarantirelacontinuitàdell’aiuto.Questoruolosembraesserstato
affidato agli assistenti sociali che devono gestire i servizi in un’otticamanageriale. In
questomodo,laportataantropologicadell’assistenza,determinatadallarelazioneedal
riconoscimentoempatico,vienecompletamentemortificatadall’obbligodicostruireuna
serierazionalediprestazionitecniche.Illavorodeglioperatorivieneridottoalcontrollo
ossessivodelbilancioeconomico;leorganizzazioniditerzosettoresiconfondonoconle
imprese di mercato, poiché perdono il loro primario interesse solidaristico verso la
società.
Tuttavia,lacare55appareessereunarealtàmoltopiùcomplessarispettoallacostruzione
di una rigida schematizzazione di prestazioni standard, anche qualora si trattasse di
pacchettiprestazionaliindividualizzati,poichéil“prendersicura”dellepersoneèunbene
relazionalechenonpuòinalcunmodoessereprevistoostandardizzato.
5.2LaragioneeticadelWelfare
Oggi, il lavoro dei professionisti sociali, al pari di qualsiasi altra attività umana, viene
valutato,secondolelogicheneoliberali,sullabasedelrendicontoquantitativotraicosti
e i benefici prodotti. In quest’ottica il lavoro sociale appare assolutamente privo di
55Laparola“care”fariferimentoall’averacuore,alprendersicuradelprossimo.Ilmotto“Icare”fu
adottato da Don Milani ed esposto all’ingresso della scuola di Barbiana con la funzione disollecitarel’interesserispettosoneiconfrontidell’altro,favorendolaresponsabilitàsociale.
99
significato.Cisiaspettadaglioperatorisocialichesianoingradodirendereindipendenti
tutti coloro che dipendono dai servizi, poiché nella societàmoderna chi non riesce a
entrarenelsistemadimercato,chiècioèdipendenteedèdestinatoarimanertale,non
puòtrovareunpropriospazio.
Lepersonechesirivolgonoaiservizisonogiudicateinmodoestremamentenegativoe
spessodivengonooggettodiasprecritiche,astioerancoredapartedeicittadinimoderni.
Leunderclass,ovverolepersonechesitrovanoinunacondizionedidifficoltàeconomica
e/osociale,vengonospessodefiniteallastreguadicriminalipoichérappresentano,alpari
deipeggioridelinquenti,unpesoperlacomunità.
Se un tempo la condizione di bisogno di alcuni individui provocava un sentimento di
solidarietàdapartedei lavoratori– iqualisi riconoscevanonellesofferenzedeipoveri
poiché, oppressi dalle condizioni di lavoro massacranti, lottavano anch’essi per la
sopravvivenza – oggi, è molto più difficile che sorga una percezione di vicinanza ed
empatia nei confronti di chi si trova in difficoltà, da parte di chi non lo è. Anzi,
paradossalmente, lapossibilitàdispingereancorapiù inbassolacondizionedivitadei
poveri rappresenta un sollievo per gli altri, poiché fa apparire migliore il destino di
quest’ultimi56. La sensazione di incertezza e profonda infelicità che sperimentano
quotidianamenteicittadinicontemporaneivienealleviatanelvederelacondizionedichi
è esclusodal - seppurprecario -mondodel lavoro: se il generedi vita degli indigenti
rappresental’unicaalternativaallavulnerabilitàcheconnotalenostreesistenze,nonvi
sonoaltrepossibilitàconcepibiliallanecessitàdiadattarsiaquesteregole.
I servizi predisposti dal welfare statale devono quotidianamente “chiedere scusa” e
cercare unamotivazione alla propria permanenza nel panorama pubblico57. Infatti, le
personebenestanticonsiderano iservizisocialiunosprecodirisorsee i lavoratorinon
riescono a rispecchiarsi nella fragile esistenza degli utenti – ovvero di coloro che
56BaumanZ.(2000)AmImybrother’skeeper?,inFolgheraiterF.(acuradi)Laliberalizzazionedei
servizisociali.Leprofessionidiaiutofraconcorrenzaesolidarietà,2003Erickson,Trento,pp.37-48.
57Ibidem.
100
usufruisconodelle risorsediwelfare–pertanto,nonprovano solidarietà versoqueste
personeenonritengononecessarioinvestireinquestosettore.
Ragionandosecondolalogicacontemporaneadelprofittoedellaconvenienzaeconomica
potremmo dire che non vi sia alcuna condizione logica che giustifichi l’esistenza del
welfare,oggi58.
Se,untempo,latuteladelsostegnorivoltoaquellocheMarxdefinì“l’esercitoindustriale
diriserva”59erafunzionalealsistemacapitalisticoefruttodiunadecisionerazionale;ora,
occuparsi del benessere dell’underclass appare assolutamente illogico e disfunzionale,
poichésiamoaconoscenzachelaforzalavorodeidisoccupatiodiernicontinueràanon
servire in futuro. In altre parole, se nel momento in cui il welfare nacque esso
rappresentavaun sistemaeticamente correttoeperfettamente razionaledal puntodi
vista strumentale, al giorno d’oggi l’etica è rimasta da sola a sostenere il peso della
legittimazionedell’esistenzadellostatosociale.
In questo contesto, i professionisti del sociale non devono tentare di far rientrare la
legittimitàdella sussistenzadelwelfarenel freddoecalcolante linguaggiodelprofitto,
poichéavrebberogiàpersoinpartenza.Ènecessariopiuttostochetentinodiriaffermare
laragioneeticacomel’unicadicuiilwelfarenecessitapergiustificarelapropriaesistenza
all’internodiunasocietàcivilizzata,moralmentesanaeprofondamenteumana.
5.2.1Sonoioilresponsabiledimiofratello
L’economia necessita lo smantellamento della protezione sociale per consentire una
diminuzionedellaspesapubblicaeunamaggiorecompetitivitàdiognisingolaNazione
nellavulnerabilitàdelmondoglobalizzato.Mailvaloreeticoassolutodell’azioneumana
diprendersicuradiunpropriofratellononpuòvenirevalicatodanessuncalcolorazionale
oragionamentodiconvenienza.
58Ibidem.
59K.Marx,I°LibrodelCapitale,1886.
101
“Sonoforseioilcustodedimiofratello?”risposeCainoaDioquandoglichiesedovesi
trovasseAbele.Apartire dalla rabbia con la qualeCaino rispose alla domandadiDio,
secondoLévinas,nacqueognigenerediazioneimmorale.Tuttinoisiamoresponsabilidei
nostri fratelli e non c’è bisogno di ricercare unamotivazione per esserlo. Un uomo è
moralesolosericonoscelaresponsabilitàversol’altropoichésachelasuasalutedipende
dalle sue azioni o inazioni. Dalmomento in cui io chiedo una ragione per cogliere la
responsabilitàdiprendermicuradeglialtriperdolaqualitàdiesseremorale.
IlsociologoBaumaneilfilosofoLévinassiservonodellabiblicarispostadiCaino–“Sono
forseioilresponsabiledimiofratello?”–perspiegarechenelmomentoincuiciponiamo
indifferentiversoledisgraziechecolpisconocolorochevivonoogginelmondo,quando
cioèrifiutiamolenostreresponsabilitàsociali,diamoavvioallanascitadell’immoralità60.
Nonsipossonovalutareicostiedivantaggideiprovvedimentisocialipoichénonesiste
una ragione nel comportarsi in modo moralmente corretto. È semplicemente ed
indiscutibilmentegiustodividereequamente il cibotra i commensali,aprescindereda
quantopanecisia,noncidevonoessereprevaricazioni.SecondoilpensierodiLévinas61,
l’evasionefiscalerisultaessereunreatoeticamentepiùgravedelfurto,poichénonsoloè
un’azionecompiutadaunapersonaegoistaedavidamasignificaessereindifferentinei
confronti della società, che ci aiuta e ci sostiene nel momento in cui ci troviamo in
difficoltà.
L’essenzadellamoraleèdatadalcoglierelaresponsabilitàneiconfrontideglialtriesseri
umani, quindi, questa deve essere considerata anche l’unità dimisura con la quale si
verificanoglistandardmoralidiunasocietà:maggioreèlaqualitàdivitadeipiùdeboli,
piùaltaèlamoralitàcheconnotaquellacollettività.
Lapossibilitàchesitorniadaffermarel’importanzadeiprincipieticicomeunicosostegno
necessario a giustificare l’esistenza del welfare state, viene ostacolata non solo dalla
60BaumanZ.(2000)AmImybrother’skeeper?,inFolgheraiterF.(acuradi)Laliberalizzazionedei
servizisociali.Leprofessionidiaiutofraconcorrenzaesolidarietà,2003Erickson,Trento,pp.37-48.
61Ibidem.
102
razionalitàdeldiscorsoeconomicocheconnotalanostraepoca,matrovaimpedimenti
anchedapartedeiservizisocialistessi.Infatti,aseguitodellaburocratizzazionecheha
coinvolto l’assetto del lavoro sociale, i principimorali a fondamentodella professione
sonoandatidisperdendosiediradosileggononellavoroquotidianodeglioperatori.Nel
lavoro dei professionisti del sociale la valutazione di ordine morale è stata sostituita
dall’esecuzioneproceduraledipreciseregoleamministrative;comeinogniorganizzazione
burocraticahaprimeggiato la spersonalizzazionedegli individui e l’allontanamentodai
valorieticiafavoredell’adempimentodistrettenormeorganizzative.Gliassistentisociali
sisonotramutatiinperfettiesecutoridiprocedurestandardchetentanodicategorizzare
la sofferenza umana. Invece, nel lavoro sociale non devono e non possono esistere
direttivevalideacontenere lestorieditutticolorochesi trovano inunacondizionedi
bisogno.
Bauman62 sostiene che il futuro del lavoro sociale (e quindi anche dello Stato Sociale
stesso), possa essere ricercato unicamente allontanandolo dalla standardizzazione
procedurale,dallariduzionesemplicisticadelledifficoltàumaneedallacategorizzazione
degliindividui;riavvicinandolaaqueiprincipidimoralitàchecipermettonodiriconoscere
laresponsabilitàumanaversoinostrifratelli.Nelriportarel’attenzioneversolaragione
etica del welfare non saremo aiutati dalla razionalità, poiché non esiste una “buona
ragione”perlaqualedovremmoesseresolidaliconglialtri,accogliendolaresponsabilità
diprendercicuradiloro.Infatti,inunasocietàcheèallacontinuaricercadelguadagnoe
dell’utilità economica di azione non c’è nessuna convenienza nel garantire una vita
dignitosaacolorochenonsonofunzionaliperlacomunità.Ilsociologoladefinisceuna
“crociatamorale”63condifficiliprobabilitàdisuccesso,poichél’eticahasoloséstessache
lasostiene.Tuttavia,nonènecessariotrovareun’opportunitàdiarricchimentonell’agire
morale per ritenere che sia giusto assumersi la responsabilità nei confronti degli altri.
Tuttonascedallavolontàdimisurarelaqualitàdiunasocietànonpiùdallaquantitàdel
62Ibidem.
63Ibidem.
103
suo PIL (Prodotto Interno Lordo), ma in relazione alla qualità dei suoi standard etici,
ovverodallecondizioniincuivivonoimembripiùfragilidiquellacomunità.
5.2.2Nonfareaglialtriciòchenonvorrestifossefattoate
Molto prima della grandezza del capitale economico, alla base della ricchezza di una
popolazione vi è la ricchezza relazionale ed etica. Una comunità può dirsi felice solo
qualoraisuoimembrisianoingradodiaffrontareledifficoltà–siadinaturamaterialeche
esistenziale–inmodocondiviso,facendodelproblemaundenominatorecheaccomuni
le necessità di tutti. Se ciascun cittadino rispettasse le regole condivise e volte al
benessereditutti–nondiunaparteprivilegiatadellapopolazione–nonvisarebbetimore
nelfidarsideglialtrieassiemesifronteggerebbeognigeneredicalamità.
Quando le persone si sentono legate in modo significativo le une con le altre e
percepisconodiappartenereaunastessacomunitàsocialesi rendonoreciprocamente
disponibilisecondolalogicadel“nonfareaglialtriciòchenonvorrestifossefattoate”
(Folgheraiter,2014).Qualoraqualcunodecidadiromperetalereciprocafiduciaspezzerà
lecondizionicheportanoalbenesseresociale.Adesempio,qualoraunindividuoevadale
tasse,sceglieràdigeneraredelmale–seppure inmodo limitato -all’internodellasua
comunità,perchénoncontribuiràaibisognidellastessa(Bauman,2013).Inugualmodo,
qualoraunsoggettosirendadisponibileadaiutareunafamigliachesitrovaindifficoltà–
peresempionellagestionedellaquotidianitàdiunapersonaanziananonautosufficiente
–faràciòchesperavengafattoanchequandosaràluiaperderel’autonomiadurantela
vecchiaia, oppure un suo familiare. È importante, però, sottolineare che questa
disposizionenondeveaverecarattereutilitaristico,nonbisognafareuncalcolotraciòche
hodatoeciòchehoricevuto,èunadecisioneeticacheprescindedallarazionalitàdel
profitto.
104
5.3UnWelfarepiùumano
Data laprofondacrisieconomicachestiamovivendo,chehacoinvoltoanche ilsapere
oggettivo delle organizzazioni statali, è necessario rivolgere attenzione strategica sul
capitale umano che sorge dalla volontà degli uomini a fare del bene, a rendersi
responsabiliversoglialtrieastabilirerapportidifiduciareciprocavoltiaraggiungerescopi
comuni(Folgheraiter,2014).
I soldi,dasoli,nonbastanoadaiutare lepersone indifficoltànel rimettere insesto le
proprieesistenze.Pensiamo,adesempio,aunuomodipendentedasostanzealcoliche;è
probabilechetaledipendenzasiasortaaseguitodiunaseriedialtridisagichenonsono
statiaffrontatiadeguatamente–undivorzio,laperditadellavoro,ungravelutto.Isoldi
inquestastoriaservonoapoco,poichélanecessitàdicorreggereilcorsodivitachequesta
persona sta intraprendendo – foriero di difficoltà e preoccupazioni – può essere
soddisfatta a basso costo (in termini monetari) ma ad elevato impego di risorse non
materiali.“Lasempliceumanitàèunbenecosìaltoeincommensurabilechenonhaprezzo.
[…]Noncastanulla.Secostassesvanirebbe.”(FolgheraiterF.,Sorellacrisi,laricchezzadi
unwelfarepovero,cit.,p.39)
Numerosesonoleesperienzepartecipativecheattestanocomesiapossibilepredisporre
un welfare più “umano” attraverso schemi solidaristici di aiuto tra i cittadini che si
supportano emotivamente e si assistono, anziché abbandonare il welfare a calcoli di
bilancioediagnosispecialistiche.
Folgheraiter (2012) sostiene la possibilità di costruire un welfare ricco perché basato
sull’umanitàenonsull’onnipotenzadeldenaro,unwelfaredenominato“relazionale”o
“sussidiario”.
Unwelfareditipo“clinico”,checioèindichiaprioristicamenteallepersonequalesia la
strada giusta da intraprendere per uscire da una determinata difficoltà è un welfare
disfunzionale,poichéprovocaunosprecodirisorseeconomicheenonimpegnalerisorse
umane.
Le Amministrazioni pubbliche hanno il dovere morale di possedere un bagaglio di
ricchezzestrategicheediconoscenzamoltopiùampiodiquelloeconomico(Folgheraiter,
105
2012).Qualora isoldiscarseggino, l’intelligenza istituzionaledeveacuirsipersopperire
allacarenzadidenaro.
Ilwelfarerelazionaletentadiandareoltrelediagnosidioperatorichesipongonoinuna
condizionedisuperioritàneiconfrontidell’utente,ricercandoproprioinquest’ultimole
risorsepositivecheconnotanolasuaumanità,peraffrontareassiemeledifficoltàdella
vita.
5.3.1Ilconcettodicrisi
Laparola“crisi”èstataconiatadaIppocrateederivadalverbogrecokrineinchesignifica
“decidere”. Il terminedesigna ilmomento incuiènecessarioprenderedelledecisioni,
potremmoaccostarloalsignificatodi“criterio”–ovvero ilprincipiocheadottiamoper
prendereunadecisione–anzichéaquellodi“sciagura”o“disgrazia”acuispessofacciamo
riferimentoquandoparliamodicrisi(Bauman,1999).
Pertanto,nelsensooriginariodeltermine,essereincrisiequivaleatrovarsidifronteaun
bivioedoversceglierequalestradaintraprendereperdareunasvoltaalcorsodeglieventi.
Oggi,potremmodirechepersinoilterminecrisi–nelsensoantico-stiaattraversandoun
periododicrisima,secosìfacessimo,useremmolaparolanelmodochefinquiabbiamo
definitoscorretto(Bauman,1999).
Inrealtà,ilconcettodicrisivienetuttorainterpretatocomeunmomentodecisivoincui
avverrà uno stravolgimento della situazione, tuttavia si è persa la consapevolezza che
nellacrisiviè l’occasionediprenderedecisionipositivechepotrannosuccessivamente
modificareinmegliolostatodellecose.
In conclusione, sostenere che oggi ci troviamo in un periodo di profonda crisi che
coinvolgel’economia,loStato,ilwelfare,lasocialitàemoltialtriaspettidellavitaumana
èsenz’altrovero;nondobbiamoperòdimenticarechequestacondizionenonèstaticama
contieneinessaancheladinamicitàdell’opportunitàdiintervenirepositivamentenella
situazioneecambiareciòcheriteniamosbagliato.Leorganizzazionistatalieglioperatori
del welfare devono cogliere questa opportunità per volgere in meglio il futuro delle
politichesociali.
106
5.3.2Incontrarel’altronellarelazioned’aiuto
Illavoroprofessionalediserviziosocialehaildifficilescopodiaffiancarelepersoneche
stanno vivendo una condizione di disagio per accompagnarle verso una situazione di
maggiorbenessere.Lasfidacheglioperatoridevonoaffrontareriguardaladifficoltàdi
intervenireprofessionalmentesuproblematichecomplessecheriguardanolavitadegli
individui,infatti,nonesistonosoluzionioggettivamentegiusteaquellecheFolgheraiter
(2007)definisceledifficoltàdell’esistenzaumanacosìcomesonoavvertitedallepersone
chenesonodanneggiate.
Iprofessionistidell’aiutoincontranoognigiornopersonechenonriesconoarispondere
autonomamentealleproprienecessità,reagireaipropriproblemiomodificareinpositivo
lapropriacondizioneesistenziale.Incontrarel’altro–insensoprofondo-vuoldireuscire
dalconfinediazione individualeperaccedereaquellodell’altrapersona.Gliassistenti
socialichelavoranoneiservizi“sconfinano”perprofessionenellavitadeglialtri,poichési
interessano dei loro timori e delle loro problematiche, tentando di ricercare soluzioni
funzionaliallasituazione.Lametodologiacon laquale ilprofessionista“sconfina”nella
vitaaltruièunasceltadicarattereetico:infatti,sipuòentrareinmodorispettosonella
realtàdivitadell’utente,conun’attitudinediaperturaeprivadigiudizi;oppuresipuò
assumere un atteggiamento di superiorità, imponendo obblighi e cambiamenti. Un
operatoreponeinattounbuoninterventosocialequalorarispetti laPersonanellasua
sacralità di essere umano unico, astenendosi dal giudicare e rispettando la volontà
dell’individuo.Larelazioned’aiutochesiinstauratraassistentesocialeeutenteèlavera
fontedicambiamentosociale,daessadipendel’esitopositivodiuninterventod’aiuto.Le
due persone coinvolte nella relazione umana si tengono per mano e producono
un’energia superiore alla somma delle due energie dei singoli, generando un “bene
relazionale” e modificando la situazione iniziale (Folgheraiter, 2013). Gli utenti, per
affrontare un vero percorso di cambiamento e di empowerment rispetto la propria
condizionedidisagio,hanno lanecessitàdi incontrarepersonechecredanonelle loro
potenzialità,chesappianoinstaurareconlorounarelazionedifiduciaechelisostengano
nellacostruzioneconsapevoledelproprio–equindiunico–benessere.Per instaurare
107
unarelazioned’aiutopositivaènecessariochel’operatoresocialericonoscal’utenteelo
accetti nelle sue specifiche peculiarità. Invero, l’identità personale e l’immagine di Sé
dipendonodalriconoscimentosociale,pertanto,larelazioned’aiutoègiàtrasformativa
nel semplice incontro tra due soggetti, poiché si basa su una relazione di fiducia e
riconoscimentodell’Altro(Calcaterra,Secchi,2014).
Larelazioned’aiutonellavorosocialenonpuòlimitarsiafornirepacchettidiprestazioni
socioassistenziali – seppure non sia da escludere l’importanza di offrire questi servizi
all’utenza – ma comporta primariamente un incontro tra due soggetti che devono
ragionareassiemesuqualirisorsepossanoessereattivateinfunzionedelritrovamento
delbenessereauspicatoeattivarleinsieme.
Inquest’ottica,leOrganizzazioni,siachesianoentipubbliciodiprivatosociale,devono
rendersimaggiormenteflessibilieaprirsiallepratichedisconfinamentoadoperadegli
operatori, in modo tale da rinnovarsi costantemente in funzione delle problematiche
socialiriscontratedagliutenti,ridefinendoipropriconfiniefacendosicontaminaredalle
competenzeesperienzialidiquest’ultimi.
5.3.3LavoroSocialepartecipatoerelazionale
I professionisti del sociale si trovano oggi a dover garantire servizi e prestazioni che
rispettinostandardqualitativimoltoelevati,disponendodirisorseeconomichesempre
piùridotte;questadifficilecondizionemetteincrisi lamissionstessadel lavorosociale
(Zanchetta,2017).
Nelcontestoodiernodicrisidelwelfare,segnatadallaconcezioneeconomicaneoliberale,
glioperatoridevonoeffettuareuncontinuobilanciamentotraefficienza(rapportocosti-
benefici)espeseeconomiche,rischiandodinonriuscirepiùarispondereadeguatamente
allerichiestedell’utenzae–conseguentemente–aumentandoifattoridistresseicasidi
burnout64trailavoratori.
64Il“burnout”èunasindromecheindicaunaparticolareformadistresslavorativo,caratteristica
delleprofessionid’aiuto.Chineè colpitopercepisceunacondizionedimalesserepsico-fisicocollegabilealladifficoltàdigestirelostresslavorativoepersonale.Quandosipresentaquestasindrome l’operatore non riesce più ad aiutare le persone, non è più in grado di entrare in
108
La metodologia relazionale e la partecipazione costituiscono un modo idoneo ed
estremamente efficace di reagire alla crisi, ma soprattutto un metodo innovativo di
serviziosocialerivoltoagliutentieallelorofamiglie.
Infatti, nonostante gli assistenti sociali debbano instaurare relazioni con persone in
condizionidiestremavulnerabilità,ilParadigmaRelazionale(Folgheraiter,2007)sifonda
sul primario riconoscimento della volontà dell’utente e della sua capacità di
autodeterminarsi.Lacondizionedisofferenzaincuiilsoggettositrovaquandosirivolge
aiservizinondeveescludereilsuodirittodidecidereedessereparteattivanellescelte
cheriguardanolasuavita.
L’Approccio relazionale stimola la partecipazione perché permette agli utenti di co-
costruireconcretamente ilproprioprogettodivitadefinendo,assiemeaglioperatori, i
metodi, gli obiettivi, i tempi e gli strumenti da utilizzare. La partecipazione attiva dei
destinataridegliinterventicostituiscenonsoltantounorientamentoeticamentecorretto,
perché rispetta la persona, ma rappresenta un elemento fondamentale affinché si
concretizzi un percorso d’aiuto efficiente (Calcaterra, Raineri, 2016). Questomodo di
operareèvoltoalsuperamentodell’approcciotop-downchevedel’operatorecomeunico
detentore di conoscenza e l’utente come un passivo destinatario di interventi
standardizzatisortidalsaperetecnicodelprofessionista,pertrasformarloinunapproccio
bottom-up in cui operatori e utenza lavorano assieme all’interno di una relazione
reciprocaenelqualelasoluzionepuòconfigurarsisoloaseguitodellariflessionecondivisa
traoperatoreedestinatario.Datalapeculiaritàdellavorosociale–chesitrovaadoperare
conproblemiinerentilavitadellepersone–nonèpossibileindicareinmodounilaterale
qualisianoicomportamentidaadottareinunadeterminatasituazione.L’operatoredeve
promuovere un ragionamento condiviso con tutte le persone coinvolte (familiari,
operatori,specialistietc.)inmododacapirequalesialastradamiglioredapercorrerein
quelladeterminata–eunica–situazione.
contatto empatico con loro e, quindi, lavora con un atteggiamento di distacco, afflitto dallasensazionedinonaverepiùnientedaoffrireaglialtri.
109
Unapprocciopartecipativopermetteall’utentedisentirsiprotagonistadelcambiamento,
riconoscendosicomeunicoarteficedelmutamentosperatoecontrastandoleformedi
assistenzialismo. Inoltre, un progetto verrà assunto con più responsabilità e
consapevolezzasoloqualorasiacostruitoassiemealsoggettoinstatodibisognoenonsia
fruttodiunasceltaindipendentedalvoleredellapersona.Ciòpermetteràdiottenereun
miglioresitodell’interventod’aiuto,poichénonverràpercepitodapartedell’utentecome
imposto o invasivo, scongiurando la possibilità che il progetto venga abbandonato o
boicottato.IlServiziononverràavvertitocomeostile,bensìl’ostacolodasuperaresarà
unicamente il problema che impedisce all’utente di raggiungere una condizione di
benessere,edessoverràaffrontatocongiuntamentedalsoggettoedall’operatore.
L’assistentesocialepossiedelacapacitàdisollecitarenell’utenteunariflessioneinteriore
chepermettaaquest’ultimodiintraprendereunpercorsodicambiamento,consapevole
chesololasuavolontàpotràmodificarelapropriacondizione.Nellalogicadell’approccio
relazionale il sapere tecnico emetodologico dell’operatore si unisce alle competenze
esperienzialidicolorochestannovivendounaspecificasituazionedidisagiosullapropria
pelle;entrambicollaboranoalladefinizionedellestrategieadatteafarfronteaiproblemi.
Pur essendo - per sua natura - un “professionista delle soluzioni”, l’assistente sociale
possiedelaconsapevolezzadinonaverelasoluzioneadattaadogniproblemaconilquale
sitroveràaconfrontarsi.Iproblemisocialipossonoaveredellesoluzioni,manonpossono
mai“essererisolti”dall’esterno,sololepersonepossonodecideredicambiareperchénon
potranno mai essere cambiate da altri. Imponendo interventi tecnici standardizzati
l’operatore ha senz’altro l’intenzione di aiutare e fare del bene alla persona, tuttavia
l’unicorisultatocheottieneèunallontanamentoeunmalesserecheconnotaentrambe
leparti–utenteeoperatore-echevieneestesosiaall’ambientedivitadellapersona,
cheall’ambitoorganizzativoincuioperailprofessionista.
Iterapeutirelazionalinonagisconosuipazienti,maconsentonolorodiattivareleproprie
capacitàequalitàumane.Infatti,seunprofessionistatentassedimodificareunutente
attraversol’utilizzoditecnicheprecostituite,rischierebbeditrattarloalparidiunoggetto,
privodicompetenzeproprie.L’aiutodeveemergeredallarelazionestessa:unarelazione
110
umanavirtuosa–unreciprocodareeavere–cheriesceaconvertireildoloreinenergia
umana positiva e costituisce l’unica possibilità di innescare un miglioramento e di
mantenerlonelfuturo.
5.3.4L’operatoresocialecomefacilitatoredirelazioniumane
Il Metodo Relazionale sostiene che il processo d’aiuto emerga dalla costruzione di
relazionisocialivirtuose.Pertanto,ilLavorosocialepuòessereintesocomelaprofessione
cheaccompagna“illiberofarsidelbene”(Folgheraiter,2013)nellesocietàumanequalora
il disagio, l’afflizione, il dolore – potremmo dire “il male” – si stia impadronendo
dell’esistenza delle persone. Alla base dell’Approccio Relazionale vi sono le intuizioni
filosofiche di Lévinas, le riflessioni sociologiche di Pierpaolo Donati, le influenze
economichediAmartyaSeneantropologichedellaNussbaum(Folgheraiter,2013).Ma
soprattuttoilMetodonascedall’osservazionediciòche,nellapraticadellavorosociale,
portaadeirisultatisoddisfacenti.
Glioperatori sociali sonoconsapevoli che leproblematicità riscontratenella vitadiun
individuoriguardanosempreilcontestorelazionaleincuiegliagisceequindicoinvolgono
unaseriedipersonechenonriesconoainterconnettereleproprierisorseperfronteggiare
le situazioni di disagio. I problemi sociali hanno, pertanto, natura relazionale e non
possonoesserecoltisenonall’internodellaretedirelazionialcentrodellaqualel’utente
èinserito.
Peraiutarelepersoneadaffrontareledifficoltàesistenziali,glioperatorisocialidevono
avere la capacità di relazionarsi in modo riflessivo con loro e affrontare un percorso
condivisoversouncambiamentobenefico.
L’operatore relazionaleèessenzialmentecolui che facilita le relazioniumanecapacidi
creareunpensieroeticamentegiustoedorientatoalfronteggiamentodellesituazionidi
difficoltà. Il “fronteggiamento” (ocoping)èunosforzoattivovoltoal contrastodiuna
situazione negativa, senza sapere aprioristicamente come si debba intervenire.
L’operatore ha funzione di guida relazionale: egli funge da facilitatore della rete di
relazioni-assicurandosicheleazionidicolorochesonoinseritinellastessasianovolte
111
allarisoluzionedelproblema–e,inoltre,eglièparteattivadellaretepoichésiinserisce
inessaportando le suecompetenzeprofessionalia supportodella risoluzionepositiva
delledifficoltà.L’azionedelprofessionistanonèindirizzataesclusivamentealcapirecome
risolvere i problemi, ma soprattutto si concentra su come aiutare le persone a
interconnettereleproprieazionieleproprierisorse,rafforzandolacapacitàdellaretedi
affrontareiproblemiinautonomiaediprendersicuragliunideglialtri.Eglinonagisce
direttamente,poichécosìfacendocreerebbeunadipendenzaneisuoiconfrontidaparte
dell’utenza,mapredisponeerendepiùfacilel’agiredellealtrepersone.Ilsuoruolonon
è quello di dare risposte assolute ad ogni genere di problema, egli fornisce feedback,
spunti di riflessione e rimanda alla rete di relazione sociale le complessità che ritiene
vadanoaffrontate.
Leattivitàpropostedalprofessionista, inaccordoconlepersonechefannopartedella
rete relazionale, sono volte al bene in senso etico, non è data una definizione
standardizzatadiqualesiailbeneversocuisidebbatendere.
Tuttociònonescludecheilprofessionistasocialedebbaesseretecnicamentepreparato,
tuttavianonpuòpensaredirisolvereledifficoltàesistenzialidegliutentiesclusivamente
inchiavetecnicaestandardizzata.Glioperatoridevonoprincipalmenteservirsi,nelloro
lavoro,dellepropriequalitàumaneedellarelazionalitàvoltaalcambiamento.
Nell’epocachestiamovivendolatecnicadominalenostreesistenze,lapraticadellavoro
sociale appare direzionata da una serie di procedure estremamente specifiche e
dettagliate che - sebbene possano garantire il rispetto di standardminimi garantiti e
facilmentemisurabili – non consentonodi porre in essere interventi d’aiuto efficaci e
prestazioni qualitativamente valide. In questo contesto gli operatori sociali devono
lavorareaffinchénell’ambitosocioassistenzialesialarelazioneumanaafareladifferenza
nellaqualitàdivitadellepersone.Pertaleragione,ilmetodorelazionalesostienechesolo
larelazioneinterpersonaletraindividuichesirispettinoesiriconoscanosialaverafonte
dicambiamentopositivo.
112
5.3.5Illavorodicomunitànelserviziosociale
“Ilbenecheassicuriamoanoistessièprecarioeincertofinoaquandononvieneassicurato
anoituttieincorporatonellanostravitacomune”65.
Abbiamo tuttibisognodi comunitàal giornod’oggi.Desideriamosentircipiùvicininel
contesto fortementeprecario in cui portiamoavanti le nostre esistenze. L’ideadi una
comunità inclusivae solidaleevoca lapossibilitàdi trovare soluzioniaiproblemiche il
welfare,dasolo,nonriesceacontrastare.IlServizioSocialeèchiamatoarivolgersialle
comunità locali in cui opera inmodo partecipativo, coinvolgendo i cittadini attivi che
intendanoassumersilaresponsabilitàneiconfrontideiproblemiindividualiecollettiviche
connotanoilproprioterritorio.IlCodiceDeontologicosancisceche“L’assistentesociale
deve contribuire a promuovere una cultura della solidarietà e della sussidiarietà,
favorendoopromuovendoiniziativedipartecipazionevolteacostruireuntessutosociale
accoglienteerispettosodeidirittiditutti[…].66”
Nellanostrasocietà,permeatadaunforteindividualismo,l’assistentesocialehaildifficile
compito di integrare la dimensione d’intervento individuale con la dimensione
comunitaria,alloscopodipromuovereiniziativerivoltenonsoloaisingolieallefamiglie,
ma anche alla collettività. L’approccio top-down che dall’alto impone interventi
rispondenti a rigide classificazioni sociali e inflessibili ripartizioni di competenze si è
dimostratoinefficacieedispendioso.Laprospettivabottom-up,invece,tentadistimolare
icittadiniarendersicorresponsabilieamettereinsiemelerisorsepersonalidiciascuno
perintraprendereazionicomunivoltealbenesseregenerale.
Ilserviziosocialedicomunitàèvoltoallapromozionediunamaggiorequalitàdivitaper
tutticolorochevivonoinundeterminatoterritorio,attraversoprocessidipotenziamento
dei legami sociali, dell’inclusione, della giustizia sociale e della partecipazione (Allegri,
2015).
65AddamsJ.(1912)ANewConscienceandanAncientEvil,citatodaAllegriE.(2015)Ilserviziosociale
dicomunità,CarocciEditore,Roma.66 Art. 33, Capo I, Titolo IV,Codice Deontologico dell’Assistente Sociale, approvato dal Consiglio
Nazionaledell’Ordineil17luglio2009.
113
Il compito dell’assistente sociale non è certo quello di trovare soluzioni – né a livello
individuale,comegiàsottolineato,nétantomenoalivellocollettivo–madisensibilizzare,
fornirestimolierimuoveregliostacolicheimpedisconoallacomunitàdirisolvereipropri
problemi.Ilmiglioramentodellaqualitàdivitadeicittadinichevivonoinundeterminato
territoriononpuòesserepromossosenzacheviasiaunrapportodiinterdipendenzatrai
soggettiresidenti,senzacioèchesisviluppitralorounsensodicomunità.Infatti,èsolo
lapresenzadiquest’ultimocheconsentedidistinguereunsempliceaggregatodipersone
daunacomunitàveraepropria.
L’operatore sociale sensibilizza i cittadini al senso di appartenenza e di comunità,
concentrandosisull’insiemedirisorseepossibilitàchelacomunitàlocalepuòfornireai
membri che la compongono (Allegri, 2015). In questo modo, i problemi individuali
assumonounsignificatosocialee lacomunitàdecidediattivarsiperrisolverli inmodo
intenzionale.Lacaratteristicafondamentaledegliinterventidiserviziosocialedicomunità
è la partecipazione attiva da parte dei membri della comunità, non solo alla loro
realizzazione,maapartiredallaprogettualitàdeglistessi.
Certamente,ècomprensibileche,inquestafasedicrisidellepoliticheedellecondizioni
organizzative di welfare, la professione si concentri sull’emergenza e quindi sulla
dimensione individuale dell’intervento sociale; tuttavia, è importante che l’operatore
orienti la propria professionalità non più solo alle condizioni di estremo disagio, ma
specialmentealladimensionecollettivachecomprendetutticolorochelavorano,abitano,
attraversanoilterritorioacuiafferiscel’operatodelprofessionista.Inparticolare,iservizi
devonocollaborareallaco-costruzionediuncontestosocialericcodilegamierelazioni
sociali, più rispettoso delle differenze e nel quale gli assistenti sociali possano
sperimentareunnuovoruoloprofessionale.
5.3.6L’AffiancamentoFamiliare
Ilprogettocostituisceunesempiodicosasiaillavorodicomunitàedicomevadaattuato.
L’Affiancamento nasce per intervenire in quelle aree di vulnerabilità che spesso non
vengonotoccatedaiservizi,impegnatiadoccuparsimaggiormentedeicasidifortedisagio
114
edemarginazionesociale,edhaloscopodivalorizzarelerisorseinformalichesitrovano
nellacomunitàlocale(MaurizioR.,PerottoN.,SalvadoriG.,2015).
Il programma interviene nell’area della prevenzione sociale, infatti, grazie alla sua
realizzazionenumerosefamiglieinunacondizionedilievedifficoltàhannopotutovedere
la loro qualità di vita migliorare, scongiurando la necessità di rivolgersi ai servizi con
problemipiùgravinelfuturo.Nell’Affiancamentounafamigliaaccompagnaun’altrache
sitrovainunasituazionediproblematicitàtemporanea.Inucleifamiliarichepartecipano
presentano alcuni elementi di fragilitàma non hanno posto in essere comportamenti
pregiudizievoliperlavitaeperl’integritàpsico-fisicadeibambini.Ciascunomantienela
suaautonomia,maapreleporteall’altroperiniziareunpercorsodivicinanzaincuicisi
tienepermano.
Unotraglielementiessenzialidelprogettoèconcentrarsisullerisorsecheentrambele
famigliepossiedono,cercandodivalorizzarle,senzairrigidirel’attenzionesuqualisianole
mancanze che la famiglia “affiancata” presenta. Un altro fattore necessario è
rappresentato dalla reciprocità: entrambe le famiglie si mettono in gioco, si
sperimentano,scelgonodicondividereunpercorsochepotràcomportaredelledifficoltà
e, infine, entrambe imparano, acquisiscono competenze e nuove consapevolezze,
crescono(MaurizioR.,PerottoN.,SalvadoriG.,2015).
L’AffiancamentoFamiliareèstatoinseritonel2012,dapartedelMinisterodelLavoroe
delle Politiche Sociali, nelle “Sperimentazioni di vicinato solidale”. Il progetto viene
sperimentatoper laprimavoltanellacittàdiTorino–apartiredal2003–eneglianni
successivihaconosciutounanotevoleespansioneincentinaiadicomuni,coinvolgendo
numerose famiglie (Maurizio R., Perotto N., Salvadori G., 2015). L’obiettivo della fase
sperimentaleèl’inserimentodelmodellodell’AffidamentoFamiliarenellepolitichesociali
del territorio, quindi la possibilità che i servizi sociali locali abbiano a disposizione un
ulteriorestrumentod’aiutorivoltoaquellefamigliechedifficilmentevengonoprese in
caricodaiservizi.Lasperimentazionevienecondottaecoordinatadaun’organizzazione
temporanea denominata “gruppo tecnico” composto da varie figure professionali che
rappresentanoleistituzionieleorganizzazionipromotrici,siaprivatechepubbliche.Gli
115
strumentioperativisonoprincipalmentetre:ilpattoeducativo,documentoincuiviene
delineatoilprogettospecificotraleduefamiglie(affiancanteedaffiancata);lafiguradel
tutor,sostienelarelazionetraiduenucleieagevolailrapportoconilsistemaistituzionale;
ipercorsiformativi,sonorivoltiaitutor,aglioperatorideiservizieallefamiglieaffiancanti
eproseguonodurantelosviluppodelpercorsodiaffiancamento(MaurizioR.,PerottoN.,
SalvadoriG.,2015).
I cambiamentipositivi chequestoprogettocomporta sonomolteplici. Innanzitutto,ha
unafortevalenzapedagogico-educativa,poichéilperiododiaffiancamentopuòimplicare
perentrambelefamiglieunostimoloamigliorarsi,riconoscereleproprieabilitàeattivare
le proprie capacità. Durante le sperimentazioni si è registrato un miglioramento del
benesseredellefamiglieedeiminorie,inoltre,sièverificatalacostruzionediunsolido
legamediaffettotraleduefamigliepartecipanti,chespessodecidonodiproseguirela
relazioneancheunavoltaterminatol’Affiancamento(MaurizioR.,PerottoN.,Salvadori
G.,2015). Infine,èimportantesottolinearecomel’AffiancamentoFamiliaremodifichi il
ruoloprofessionaledell’assistentesociale,cheponealcentrodell’interventolefamiglie,
assumendo un ruolo di facilitatore nella relazione tra di esse e attuando un lavoro di
prevenzionesocialeedempowerment.Siconcretizza ilprocessodivalorizzazionedelle
risorse comunitarie attraverso il rafforzamento delle reti relazionali di fiducia,
contribuendo alla costruzione di una comunità aperta e attenta alle esigenze di tutti,
soprattuttodicolorochesitrovanoinunacondizionedifragilità.
5.3.7L’importanzadelLavoroSocialecomeprofessione“unsettled67”
Tra le critiche più pertinenti che sono state mosse al lavoro sociale di comunità, la
principaleèquellachesostienevisiailrischiochedietroaquest’impegnopropostodagli
operatori si celi l’intenzione di servirsi delle risorse volontarie e del settore di privato
sociale per ridurre la spesa pubblica che le esigenze del welfare comportano (Allegri,
2015).Tuttavia,èimportantespecificarechelaprofessionediserviziosocialeeillavoro
67 “Unsettled” significa “non predefinito”: il lavoro sociale unsettled è poco legato a rigidi
inquadramenticonoscitiviepiùprossimoall’eticaeallarelazionalità.
116
degli operatori, inseriti in una prospettiva partecipata che vede la cittadinanza come
protagonista attiva degli interventi sociali che la riguardano, non perdono il loro
fondamentaleruolodituteladeidirittideicittadiniedipromozionediinterventivoltial
benessere comune. Pertanto, sostenere che vi sia la necessità di responsabilizzare i
cittadinineiconfrontidelleproblematichecheaffliggonoilloroterritoriononequivalea
direcheillavorodegliassistentisociali,unavoltachelacomunitàsisiaresacompetente
verso lepropriedifficoltà,diventi inutile. Invero,comeabbiamopiùvoltesottolineato,
l’utilizzodiunapprocciocentratosullecompetenzetecnichedeglioperatorinelfornire
unadiagnosialproblemaeinterveniredirettamenteperrisolverloapparedisfunzionalee
spessoimpediscelabuonariuscitadelprogettod’aiuto.Gliassistentisociali,dasoli,non
possonofarsicaricodelleinnumerevoliproblematichedicuilasocietàcivileèportatrice.
Seppureilprofessionistasiadotatodistrumentitecniciemetodologici,nonpuòpensare
dirisolvereinautonomialacomplessitàdellerichiestecheglisonorivolte,inparticolare
nelcontestoodiernoincuigliassistentisocialivengonoaddossatidiun’enormecaricodi
utenza,neltentativodirisparmiaredenaropubblico.Tuttavia,neppureinunacircostanza
diversasarebbepensabilesostenerelapossibilitàchesianoglioperatori,dasoli,adoversi
impegnarenellarisoluzionepositivadelledifficoltàdeicittadini,poichésarebbesbagliato
daunpuntodivistaeticoeimpossibiledalpuntodivistametodologico.Infatti,èscorretto
pensarechel’attribuzionedisoluzionistandardizzatedapartedegliassistentisocialinei
confronti dell’utenza costituisca un intervento orientato alla salvaguardia etica
dell’unicitàdellapersonapoiché,attraversoquest’approccioprofessionale,l’Altroviene
ridottoaunoggettoedegradatodellesuequalitàumane.Metodologicamenteparlando,
inoltre, non si può pensare che l’assistente sociale possa fornire risoluzioni a tutte le
personechehannodelledifficoltà–daquelleminoriallesituazionidigravedisagiosociale
-perchésitratterebbediunbacinod’utenzaenormeecomporterebbeundispendiodi
risorse,materialieimmateriali,assolutamenteinsostenibile.
Pertalimotivazioniilprofessionistasocialenellosvolgereilsuoruolodovrebbeagireda
facilitatore,ovveromettereinrelazionelepersonemotivateestareconloroponendosi
allaparidell’utenza,alloscopodifacilitarelapresaautonomadidecisioni.“Facilitare”ha
117
unsignificatoprofondamentediversoda“condurre”o“comandare”;ilfacilitatorehaun
compito difficilissimo ma fondamentale nella buona risoluzione delle situazioni di
difficoltà.Egliaccompagnal’agiredellepersone,perchélerispettaeleritienecapacidi
modificare positivamente la propria condizione esistenziale. L’operatore permette
l’emergeredidecisionicheritienesbagliateomoralmentediscutibili,tuttavia,anchein
questocaso,nonsiopponeapertamenteadessemacercadiinstillarelaponderazione
sulpunto.Ilprofessionistanonforniscerisposteassolute,nemmenoserichieste,maoffre
spuntidiriflessione.
Ilpassaggiodaun’otticadicontrolloaun’otticadisostegnoètutt’altrochesempliceper
glioperatori,poichépotrebbeapparirlorochelepropriecompetenzevenganooccultate
ononvalorizzate.Malapeculiaritàdellavorosocialestaproprionellacapacitàdiservirsi
delle competenze professionali senza imporre le proprie considerazioni, fondate sulle
conoscenzeteoricheosulleprospettivevaloriali.L’operatoresocialepromuovevicinanza,
empatia, riconoscimento dell’altro non solo come persona bisognosa, ma soprattutto
comeprotagonistaecollaboratoreattivodegliinterventicheriguardanolasuavitaela
costruzionediprocessirisolutivi.
Leprofessionitrovanolegittimazionequalorapossegganounaconoscenzapeculiareela
esercitino.Questaconoscenzacomportaprivilegiepoteresociale.Tuttavia,sedaunlato
laconoscenzasiponecomefondamentodellalegittimitàdiunaprofessione,dall’altroil
lavoro sociale è eticamente corretto solo qualora non imprigioni l’altro dentro rigidi
schemiconoscitivi.Orientarelaprofessionesocialeversol’etica68implicapossedereuna
concezione umile di quella che definiamo “conoscenza” all’interno della professione
socialeeunarappresentazionedeglioperatorisocialicomeestremamentefallibili,perché
consapevoli che non può esistere discorso professionale in grado di contenere
adeguatamente l’irriducibile unicità di ogni persona. Per questo la professione sociale
68L’eticadiLévinassostieneche laviolenzascaturiscanelmomento incui si tentidi rinchiudere
l’Altrodentrounarappresentazioneconoscitiva,poichélerappresentazionidellepersonesonosempreinadeguate,qualcosasfuggiràsempreallanostraconcezione(Rossiter,2011).
118
deve basarsi sulla relazionalità e sulla socialità, lasciando spazio all’Altro e non
riducendoloentroglischemidiciòcheèconosciuto(Rossiter,2011).
5.4Impararearispettarel’alteritàattraversol’empatia
La possibilità di “stare bene” durante ilmeraviglioso viaggio della propria esistenza è
condizionato dall’incontro con “l’Altro da sé”. Siamo costantemente in relazione con
qualsiasi cosa o persona ruoti intorno alla nostra vita (Folgheraiter, 2013). Una tra le
esperienzepiùsignificativecheciascunodinoipuòfareèrappresentatadallapercezione
che l’umanitàaltrui sia legataallanostra, avvertire sé stessi comepartediun legame
significativoequindisentiredipossedereunsensodiséanchealdifuoridellapropria
persona,infunzionedellaresponsabilitàcheabbiamoversoglialtri.Unindividuostabene
soloquandosiapre,trascendeséstesso,divenendoresponsabileperisuoifratelli69.La
relazionesorgetradueopiù individuibendistintichenonfondonoleproprieessenze
nell’incontro,ma si riconoscono proprio per la loro alterità. L’empatia ci permette di
cogliereilvaloredellapresenzadialtrepersonecheesistononelmondoinsiemeanoi.
L’empatiametteinprimopianolarelazionalitàtragliesseriumani.Questarelazione,per
essere considerata tale, deve prevedere l’incontro tra due entità differenti tra loro e
irriducibilmenteuniche.L’empatiaciconsentediprendereattochelacondizioneumana
èesistereinsiemeadaltri.
Inultimaanalisil’empatiaèscoprirel’altro,noninterminigenericioastratti,manellasua
presenzafisicadicuifacciamoesperienzasensibilequandoincontriamounaltroessere
umano.
Abbiamo fin qui analizzato duemetodologie che orientano la professione sociale alla
relazione e al rispetto della singolarità di ciascun individuo. Tuttavia, per riuscire ad
indirizzareefficacementeilLavoroSocialeversounapraticaeticachesostienel’incontro
significativotragliesseriumani,ènecessariosviluppareun’abilitàsocialecheconsentadi
69BaumanZ.(2000)AmImybrother’skeeper?,inFolgheraiterF.(acuradi)Laliberalizzazionedei
servizisociali.Leprofessionidiaiutofraconcorrenzaesolidarietà,2003Erickson,Trento,pp.37-48.
119
comunicare con gli altri in modo appagante e adeguato. Questa abilità non può che
configurarsi nell’empatia. Per tale ragione, vengono di seguito presentate alcune
esperienzepratichecheinduconolepersoneasperimentareincontriempaticiconglialtri,
imparando a rispettare le differenze e scongiurando il pericolo della creazione di
pregiudiziestereotipineiconfrontidicategoriesvantaggiatedipersone.
5.4.1“AMileinMyShoes”
“Neverjudgeamanuntilyouhavewalkedamileinhismoccasins”–Proverbioamericano.
Il4settembre2015ènatoaLondrailprimoMuseodell’EmpatiainoccasionedelTotally
ThamesFestival,unarassegnaartisticachetentadiavvicinareipartecipantiatemisociali.
Il museo ha lo scopo di invitare le persone a sviluppare una maggiore sensibilità ed
empatianeiconfrontideglialtriattraversoilletteraleinvitoa“mettersinellescarpedegli
altri”,comesostieneundettodiorigineanglosassone-noidiremmo“neipanni”altrui.
Infatti, sullespondedelTamigièstata inaugurata l’installazione“AMile inMyShoes”,
doveagliutentivienedatal’opportunitàdiscegliereunpaiodiscarpetraquelleesposte
edicamminarelungoilFiumeascoltando–attraversodellecuffie–lastoriadicoluio
coleichehapossedutoquellecalzature.
Jeremy parla della raramalattia che lo ha colpito; Sian è una volontaria che cerca di
alleggerire le difficoltà di persone immigrate e homeless. Gary ha vissuto una vita ai
marginidellasocietàeraccontadell’esperienzadelcarcere.Saigevendeilsuocorposulla
stradaespiegacomesisenteogniqualvoltasiintrattieneconuncliente.Lestoriefanno
riferimentoadiversiaspettidellavita:daldolorediunaperditaelasofferenzaaisognidi
speranza e amore, esse trasportano il visitatore in un viaggio fisico e metaforico,
allenandol’empatia70.
L’empatiaèlacaratteristicachepiùdiognialtraciconnotacomeumani,poichépermette
dicoglierenoistessinell’altroel’altrodentrodinoi.L’empatiaèradicatanell’indiscutibile
presuppostodelnostroesserecostantementeinrelazioneedècondizionenecessariaper
70http://www.empathymuseum.com/
120
instaurareunarelazioneintersoggettiva.L’EmpathyMuseumdàl’opportunitàachiunque
dicamminarenellescarpedialtri,offrelapossibilitàdiscoprirelalorounicaesistenza,
rispondendo ad un bisogno confuso ma impellente nell’epoca che stiamo vivendo.
Attraverso l’empatianon solo si prende coscienzadel sentirealtrui,ma si trasforma il
proprioIoattraversol’Altro.
“Laparolaempatiaèsullaboccaditutti,daObamaalDalaiLamaviviamoinunmondo
così iper-individualisticochelenostrecapacitàdiprovareempatiastannorapidamente
diminuendo.Bastipensareche,secondostudirecenti,negliStatiUnitiilivellidiempatia
sonocrollatidel50%. Lanostra incapacitàdi capire il puntodi vistadegli altri, le loro
esperienze e i loro sentimenti sono alla base del pregiudizio, del conflitto e
della disuguaglianza. L’empatia è l’antidoto di cui abbiamo bisogno.” Sostiene Roman
Krznaric, intellettuale, scrittore, esperto internazionale di empatia e fondatore
dell’EmpathyMuseum71.
L’esperienzache ipartecipanti fannograziealprogetto“AMile inMyShoes”nonpuò
lasciarlicertoindifferenti,anzi,talvoltapuòdiventaretalmentecommoventedarisultare
insostenibile.Immergersinelraccontoaltrui,toccareconmanolafisicitàdellescarpeche
si è deciso di indossare è unmodo estremamente efficace per stimolare un contatto
empatico, esercizio che difficilmente riusciamo a fare nella frenesia degli impegni
quotidiani.
5.4.2FEM:FondazioneEmpatiaMilano
“Empatiaèlascopertadell’altrocomeindividuochepensa,provaemozionieagiscenel
miostessomondoconunaprospettivaautonomaaltrettantosensatadellamia”(Laura
Boella)72
L’esigenzadipromuovereprocessipartecipativirivoltiallacittadinanzaediincrementare
leconnessioniempatichetralepersoneèstatacolta,inItalia,daGiannantonioMezzetti
71BelardelliG.,EmpathyMuseum:aLondrailprimoMuseodell’Empatia.Unmiglioconlescarpedi
altriperimpararea“sentire”,HuffingtonPost,01/09/2015.
72https://www.fondazioneempatiamilano.com/
121
–exdirigented’azienda–chenelgennaiodel2017hadatovita,assiemeauneterogeneo
comitatopromotore,allaprimaFondazioneEmpatiaitaliana,laFEM(FondazioneEmpatia
Milano). Questa fondazione è sorta sulla scia di quanto avvenuto a Londra, grazie
all’esempiodell’EmpathyMuseum,concuilaFEMcollaboraattivamente.
La Fondazioneha finalità solidali, si proponedi promuovere l’empatia e valorizzare le
diversitàincoraggiandol’incontroeildialogotralepersone.Unodegliobbiettiviprincipali
è quello di restituire all’arte una funzione sociale, portando il disagio – che spesso è
relegatoaimarginidellasocietà-alcentrodellacittàequindidell’attenzionecollettiva.
PerfareciòlaFEMsiproponediutilizzareunlinguaggioingradodicoinvolgerenonsolo
gli“addettiailavori”–psicologi,psichiatri,assistentisociali,operatori–masoprattuttola
cittadinanza.Aquestoscoponel2017haorganizzato iproprieventi in luoghi ricchidi
culturaeartecomePalazzoMarino,ilMuseodelNovecentodiMilanoelaPinacotecadi
Brera.
Dal2018laFondazioneEmpatiaporteràinItaliailprogettoinglese“AMileinMyShoes”,
affinchéancheaMilanosiapossibileindossarescarpecheraccontanostoriedidisagioma
anche di sogni e d’affetto73. L’empatia che sorge nell’anima dei visitatori ha un forte
poteresociale,perchépermettedisuperareipregiudizielediscriminazioni,garantendo
unarricchimentorelazionaleeculturale.
Tuttinoidovremmopotercoltivarel’esperienzaempaticapoichéconsentedirelazionarsi
con gli altri in modo profondo ed emotivamente significativo, migliora la capacità di
comunicazioneelacooperazionetragliindividui.
5.4.3HumanLibrary
Tra leattivitàpropostedallaFondazioneEmpatiac’è lacreazionediuna“FEMHuman
Library”sultemadellasalutamentaleedun’altrasulfenomenodelbullismo.UnaHuman
Library,bibliotecaumana,èmoltosimileaunarealebibliotecaconuncatalogodititoli
73ColloquiotelefonicoconlavicepresidentedellaFondazione,Dott.ssaPetraMezzetti,espertadi
migrazioni internazionali e accoglienza, coordinaper il Centro Studi di Politica Internazionale(CeSPI)diversiprogettiinItalia,Europa,AfricaSubSaharianaeMediterraneo.
122
tra cui scegliere e dei bibliotecari, tuttavia, anziché sfogliare il testo per leggerlo è
necessario parlarci. Infatti, ciascun libro è una persona pronta a raccontare la propria
storia;illettoresceglieillibroconilqualedesideradialogareelo“prendeinprestito”per
iltempodiunaconversazione.
Loscopodiuna“bibliotecaumana”èlacreazionedidialogoescambiodiconoscenzetra
ipartecipanti,abbattendoglistereotipieipregiudiziefavorendol’incontrotrapersone
di diversa età, background culturale, nazionalità etc. Una Human Library offre
l’opportunità ai lettori di confrontarsi con persone con le quali difficilmente hanno
occasionedidialogarenelcontestodivitaquotidiano.
Ititolideilibrisonoestremamentedirettieripropongonoglistereotipichesolitamente
vengonoattribuitiadunadeterminatacategoria,permettendoinseguitoalpartecipante
dimettereindubbiotalipregiudizi.
L’incontro“morale”,comedirebbeLévinas(2012),chesorgetraiduesoggettipermette
di riconoscersi come esseri umani, anziché come appartenenti ad una determinata
categoriasocialestereotipata.Legeneralizzazionicrollanodifronteall’unicitàdellastoria
che il “libroumano” racconta, sorgeun incontroempaticochepermettedi cogliere la
responsabilitàcheabbiamoversocolorochehannovissutosituazionididisagiosociale.
“Nonsipuògiudicareunlibrodallacopertina”èlosloganadottatodall’Ongdanese“Stop
theViolence”cheperprimahadatovitaaunalibreriaumananel2000.L’aspettoesteriore
dei libri umani che partecipano a una Human Library può non rappresentare
efficacementelaricchezzadeicontenutidellasuastoriaelapotenzachequelracconto
potràaveresullenostrevite.
123
Conclusioni
Ilmale,nellasuaaccezionepiùpericolosa-chesipresentacomefunzionamentocollettivo
- non alberga le anime di individuimalvagi per natura,ma si insinua nelle relazioni e
affliggeicontestisociali.Prenderecoscienzadellapossibilitàchealcunedinamichesociali
sianoingradodiindurregliesseriumaniacompiereazionimalvagieneiconfrontidialtri
uomini è il primo passo per scongiurare la globalizzazione della disumanizzazione. Un
essere umano diventa inumano quando abdica alla responsabilità morale che ha nei
confronti degli altri, suoi simili. Rinuncia così alle accezioni più straordinariamente
umane: la solidarietà, la vicinanza emotiva, la possibilità di scoprirsi in un incontro
empatico.
L’etàdellatecnicaharovesciatoleprioritàdivitadegliuomini:ilprofittoelarazionalità
burocraticasuperanol’importanzadellacorrettezzaeticadelleazioni;lalibertàdimercato
sovrastaognialtraconcezionedilibertà,sinoaledereladignitàumana;laresponsabilità
moralevienemediataesostituitadallaresponsabilità tecnicaneiconfrontidelproprio
superiore. L’Olocausto, come applicazione degenerativa estrema della tecnica, è
l’esempio più drammatico di come un sistema altamente organizzato, specializzato e
burocraticoabbiaprivatogliindividuidellaloroumanitàeliabbiaspintiacompiereun
massacrosenzachequestisenesentisserocolpevoli.Pertaleragione,GunterAnders74
hadefinitoquestoavvenimentostoricocomeunsemplice“teatrinodiprovincia”rispetto
allaportatadel“male”chelamodernitàpotrebbecomportare.
Questolavoroditesinonhacertamentelapresunzionediindicarelagiustavia.Hovoluto
faticosamentecollegaretra loroalcunielementidiriflessionenell’intentodi favorire la
possibilitàdiimplementaredeterminatifattoridiprotezionegrazieaiqualirestituireanoi
74 Gunter Anders citato da Galimberti U. (2010) Educare l’anima ai tempi della tecnica, Muro
Leccese.
124
stessi e ai nostri “fratelli”75 l’umanità deteriorata. Se la memoria può costituire un
elemento teorico essenziale per scongiurare il ripetersi di alcuni avvenimenti, essa
chiaramente non basta. Oggi appare più chemai necessario aggiungere allamemoria
l’interventoattivoneicontestisocialiperriforniredilinfavitale,diemotività,diempatia
esolidarietà lerelazioniumanee,comeoperatorisociali,dipraticaremetodologieche
traducanoinmodoconcretotalirisorse.
Laprofessionesocialepuòassumereunruolocrucialeneldiffonderel’importanzadella
praticadi“sconfinamento”relazionale,ovverol’esperienzadiusciredalproprioegoper
partecipareall’incontrosignificativoconl’Altro,alfinedisentircituttiresponsabiligliuni
deglialtri.Perquesto,lafilosofiaeticadiLévinaspuòorientareilLavorosocialeversouna
praticaeticaeunsettled(“instabile”),ovverochesidistanzidallarigiditàdiinquadramenti
teoricistrettamentedefinitiechepermettaalprofessionistadidedicarsimaggiormente
alla socialità, dando spazio all’unicità dell’Altro (Rossiter, 2011). La professione può, a
questopunto, scegliere se cogliere la sfida che la crisi socialeattualegli staponendo,
oppureserimanerenellasituazionediimpasseincuiversa.Ancheillavorosocialesitrova
strettonellemorsedell’otticaneoliberistaedeicalcolidibilancio,cheportanoconséil
rischio di operare in modo standardizzato su situazioni ad elevata complessità e la
conseguente attribuzione agli operatori del ruolo di “manager sociali” che forniscono
pacchetti di prestazioni impersonali facilmente rendicontabili e qualitativamente
uniformati.Inquestaprospettiva,illavorosocialestaperdendolasuaragiond’esseree
devecostantemente“giustificare”lasuapresenzasulpianodellepolitichepubbliche.La
maggiorpartedellasocietàcivileconsiderailwelfareinutile,poichénonriconoscelasua
valenzaneldeterminareilbenesseresocialeditutti.Ilwelfareèdisfunzionalesolosesi
cercadiinserirlonelfreddoedeconomicisticolinguaggiodegliinteressi.Alcontrario,lo
StatoSocialedeveriaffermarelaragioneeticadellasuapresenzainunasocietàcivilmente
avanzata e il Lavoro Sociale deve tornare alla suamission originale, che vede l’unicità
75Coniltermine“fratello”sifaquiriferimentoaltestodiBaumanZ.(2000)AmImybrother’s
keeper?,inFolgheraiterF.(acuradi)Laliberalizzazionedeiservizisociali.Leprofessionidiaiutofraconcorrenzaesolidarietà,2003Erickson,Trento,pp.37-48.
125
dell’individuo come suo fondamento, come si evince dal Codice Deontologico:
“L’assistentesocialericonoscelacentralitàdellapersonainogniintervento.Considerae
accoglieognipersonaportatricediunadomanda,diunbisogno,diunproblemacome
unicaedistintadaaltreinanaloghesituazionielacollocaentroilsuocontestodivita,di
relazioneediambiente,intesosiainsensoantropologico-culturalechefisico”76.
In conclusione, la professione sociale deve ripensare al proprio ruolo nelle comunità
partendopropriodallanecessitàdiristabilirelegamisocialispezzatiepratichecomunidi
“buonvicinato”.Inquestomodo,ilprofessionistaassumeilcrucialeruolodifacilitatore
direlazioniumane77significative,contrastandoledinamichesocialicheportanoall’agire
negativodegli individuiesmontandopregiudiziestigmatizzazioneattraversol’incontro
autenticoconl’Altro.Inoltre,leOrganizzazioni,dicuiglioperatorisocialifannoparte,sono
chiamateadaprireipropriconfiniinfunzionedellavitadellepersonedicuisiinteressano,
facendosicontaminaredallaconoscenzaesperienzialeerinnovandosicostantementein
sintoniaconl’inevitabileevoluzionedelleproblematichesociali.
76Art. 7, Titolo II,CodiceDeontologicodell’Assistente Sociale, approvatodalConsiglioNazionale
dell’Ordineil17luglio2009.
77SifaquiriferimentoallaMetodologiaRelazionalediLavorosociale(Folgheraiter,2013).
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