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Corso di Laurea in Lavoro, cittadinanza sociale, interculturalità ordinamento D.M. 270/04 Tesi di Laurea La Banalità del Male oggi Processi di disumanizzazione e risorse sociali per rimanere umani Relatore Ch. Prof. Paolo Benini Laureando Gaia Bernardinello Matricola 860990 Anno Accademico 2016 / 2017

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Corso di Laurea

in Lavoro, cittadinanza sociale, interculturalità

ordinamento D.M. 270/04

Tesi di Laurea

La Banalità del Male oggi

Processi di disumanizzazione e risorse sociali per rimanere umani

Relatore Ch. Prof. Paolo Benini

Laureando Gaia Bernardinello Matricola 860990

Anno Accademico 2016 / 2017

Indice

Introduzione

Premessa

Unuomostraordinariamentenormale p.9

CapitoloIInfluenzasocialealcomportamentoindividuale

1.1Ilfondamentaleerrorediattribuzione p.13

1.2Self-servingbias p.16

1.3Educareallapersonalitàaltruistica p.17

1.4Melemarcieinuncestointegro p.18

1.4.1L’esperimentoCarcerariodiStanford p.19

1.4.2Melebuoneinuncestodanneggiato p.21

1.5“Scusologie” p.22

CapitoloIIDinamichesocialichespingonoversoilmale

2.1L’Autorità p.25

2.1.1Variazionisultemadell’obbedienza p.30

2.1.2LadifficilelezionediStanleyMilgram p.33

2.2Ilpoteredelconformismodigruppo p.33

2.3LaDeindividualizzazione p.35

2.3.1Diariodiun’autoabbandonata p.36

2.3.2L’effettoCarnevale p.37

2.4LaDeumanizzazione p.38

2.4.1IlmodellodiBandura p.40

2.5L’osservatoreinerte p.41

2.5.1Diffusionediresponsabilitàeapatiadellospettatore p.42

2.5.2IlcasoLeChambon p.43

2.5.3Indifferenzadellenazioni;l’esempiodellaDanimarca p.44

CapitoloIIIModernitàeOlocausto

3.1L’Olocaustocomeprodottodellamodernità p.47

3.2Dissociazionedellavalutazionemoraledeifininell’amministrazioneburocratica p.49

3.3Ladisumanizzazionenell’attivitàburocratica p.50

3.4Sospensioneeinvisibilitàdell’inibizionemorale p.51

3.5Responsabilitàevicinanza p.53

3.5.1Produzionesocialedelladistanzapsicologicaespaziale p.55

3.5.2Vittimeevicini:lacittadinasolidalediSonderburg p.58

3.6Ildesideriodella“purificazione” p.59

3.6.1Ilpermessodiannientareviteindegnediesserevissute p.61

3.6.2Aktion-T4 p.64

3.7IlBenepuògiustificareilMale? p.66

3.8Ildiniegodellarealtà p.68

3.8.1L’illusionediunmondogiusto p.69

CapitoloIVEducarel’animaarimanereumani

4.1Daunamemoriaciecaaunadinamica p.73 4.1.1MemoriaeEuropa p.74

4.1.2L’importanzadellastoria p.75

4.1.3IlruoloeducativodellaShoah p.76

4.2Ildisagiopost-moderno p.79

4.2.1Gliaspettidell’insicurezzapost-moderna p.80

4.2.2Agorà p.81

4.3Raggiungerel’ideadigiustiziasocialegrazieall’incontroconl’Altro p.82

4.3.1IlmondomoralediEmmanuelLévinas p.83

4.3.2Praticaresolidarietàcontrolaglobalizzazionedell’indifferenza p.85

4.4Laforzadelleemozioni p.87

4.4.1Lamancanzadiemotivitànell’etàdellatecnica p.88

4.4.2L’appiattimentodellavitaemotivaportaalprimatodell’oggettivitàp.89

4.4.3Quandonacquel’etàdellatecnica? p.90

4.4.4Ilripiegamentoegoisticoel’impossibilitàdiusciredall’orizzontedell’Io p.91

4.4.5Lavitaemozionaleèinterioritàchesiapreaglialtri p.92

4.4.6Mr.Empathy p.94

CapitoloVIlServizioSocialealbiviotrarigiditàdibilancioedovereetico

5.1LiberalizzazionedeiServiziSociali p.97

5.2LaragioneeticadelWelfare p.98

5.2.1Sonoioilresponsabiledimiofratello p.100

5.2.2Nonfareaglialtriciòchenonvorrestifossefattoate p.103

5.3UnWelfarepiùumano p.104

5.3.1Ilconcettodicrisi p.105

5.3.2Incontrarel’Altronellarelazioned’aiuto p.106

5.3.3LavoroSocialepartecipatoerelazionale p.107

5.3.4L’operatoresocialecomefacilitatoredirelazioniumane p.110

5.3.5Illavorodicomunitànelserviziosociale p.112

5.3.6L’AffiancamentoFamiliare p.113

5.3.7L’importanzadelLavoroSocialecomeprofessione“unsettled” p.115

5.4Impararearispettarel’alteritàattraversol’empatia p.118

5.4.1“AMileinMyShoes” p.119

5.4.2FEM:FondazioneEmpatiaMilano p.120

5.4.3HumanLibrary p.121

Conclusioni p.123

Bibliografia p.127

Sitografia p.129

1

Introduzione

“L’Olocaustoavevafattoapparireinsignificantitutteleimmaginidelmaleereditatedal

passato.Conciòessoportòaun rovesciamentodi tutte le tradizionaliargomentazioni

fornite per spiegare lemanifestazioni delmale. All’improvviso risultò chiaro che il più

grandedegliorroriamemoriad’uomononscaturivadall’infrazionedell’ordine,madaun

impeccabile […] dominio dell’ordine.Non era opera di una folla tumultuosa […]ma di

uominiinuniforme,obbedientiedisciplinati[…].Benprestodivenneevidentechequesti

uomini, una volta spogliatisi delle uniformi, non erano affatto malvagi. Essi si

comportavanoinbuonamisuracometuttinoi.(BaumanZ.,ModernitàeOlocausto,cit.,p.

211)

SfogliandolepaginedellastoriadelNovecentolenostrementivengonoscossedauna

seriediatrocitàcollettiveincompletacontraddizioneconl’ideadimodernitàeprogresso

civile.

Lecommemorazionieleretorichevolteallamemoriadell’Olocausto,affinchétalicrudeltà

nonsiverifichinopiù,appaionospessoincoerentidatelesuccessivebrutalitàeingiustizie

chehannoriguardatoecontinuanoariguardarelanostrasocietà.

Neltentativodispiegarepsicologicamentegliavvenimentiappenadescrittisirintraccia

l’aspettativadiscoprirecheessisianofruttodimentianomaliedeviate,bendiverseda

quelle“normali”,ossiadanoi,personesaneemoralmenteintegre,chemaipotrebbero

macchiarsidisimilicrimini.Comesarebbeserenoeconfortevoleilmondosesipotessero

dividere i cittadini normali dai mostri di natura; basterebbe isolare e incarcerare

quest’ultimi per sentirci tutti al sicuro. In questo consiste il fondamentale errore di

attribuzione: nell’indurci ad assegnare le cause di un cattivo comportamento

esclusivamente all’indole di un individuo, anziché ricondurlo anche alla situazione

contestualeincuieglièinserito.Tuttavia,cipensaHannahArendt,attraversolafiguradi

Eichmann,adimostrarcichenonoccorreessereorchi sadicinépsicopaticiviolentiper

esserecapacidiagireinmodocrudele.Infatti,ilmaleconnotaalcunesituazionisocialiche

2

sonoingradodispingereisingolimasoprattuttogruppidipersoneacompierecrudeltà

inimmaginabili.Quindi,leatrocitàcollettivenonsorgonodallementidiumanidisumani,

madasituazionidisumanizzanti.

Lecondizionichehannoportatoall’Olocaustosonoancorapotenzialmentepresentinelle

società democratiche che oggi abitiamo e, come dimostrato dagli esperimenti di due

psicologi sociali – Stanley Milgram e Philip Zimbardo - ognuno di noi, inserito in un

determinato contesto situazionale può essere a rischio di assumere comportamenti

malignineiconfrontidialtriesseriumani.

La disumanità connota le relazioni sociali, secondoMilgram (1974), contrariamente a

quantogeneralmente sipensa,piùquest’ultimevengono razionalizzateeperfezionate

tecnicamentepiùaumentalapossibilitàchegliindividuimettanoinattocomportamenti

disumani. Infatti, la Shoah scaturì da un progetto ad elevata precisione tecnica e

burocratica,nondalliberosfogodiistintiprimitivi.

Il sociologoBauman (1992), si spingea sostenereche l’Olocaustononsiaunerroredi

percorsoincontratonellastradacheportaalprogressomodernodicivilizzazione,mache

sia intrinsecamente connesso alla crescita della modernità: infatti, lo sviluppo della

tecnica,dellaburocraziaeilprocessodirazionalizzazionesonostaticondiciosinequanon

il genocidio nazista non avrebbe potuto verificarsi. L’organizzazione moderna facilita

comportamentidisumaniperchéallontanal’azionedell’uomodagliesitinegativicheessa

comporta, occultando efficacemente il significato morale dell’agire e promuovendo

indifferenzaversoildestinodell’Altro.

Si potrebbe dire che lamodernità contenga in sé dei pericolosi fattori di rischio che

compromettonolapossibilitàdisviluppodiformedelviveresocialevolteapromuovere

l’umanitàdiognuno.

Latecnicaèlaformadirazionalitàpiùaltaraggiuntadall’uomoeconsistenelrealizzareil

massimo scopo attraverso ilminimo impiego deimezzi, Galimberti (2010) la definisce

“l’essenzadell’uomomoderno”.Latecnicaènutritadiunarazionalitàcalcolantecheciha

permesso di raggiungere importanti conquiste volte alla determinazione

dell’innalzamentodellaqualitàdivitadell’uomo–adesempiolamedicinamodernaela

3

tecnologia. Tuttavia, essa trascura un aspetto fondante la natura umana: la qualità

emozionale che connota la solidarietà, l’affettività e l’empatia. Le emozioni hanno

un’importanza fondamentale nello sviluppo della conoscenza perché ci consentono di

cogliereilsensodiciòchel’altroprovaedice.“Dobbiamocostruirelecoordinate[…]per

vivere nel mondo della tecnica, nel tentativo disperato di salvare la nostra anima!”

sostieneGalimberti(2010).Quindi,ènecessarioricercarequeifattoridiprotezioneche

ci permettano di beneficiare dei vantaggi della tecnica senza pagarne in termini di

disumanizzazione.

I fattori protettivi individuati nel testo sono innanzitutto la memoria, una memoria

dinamicacheciinterroghicontinuamenteetengaapertoildibattitointerdisciplinaresul

significatodegliavvenimentichehannoscossoilNovecento.Masoprattuttounamemoria

priva di retoriche vuote che mal si collegano all’indifferenza rivolta alle vittime delle

malvagitàedelleingiustiziedeinostrigiorni.

Insecondoluogo–manonperimportanza–èindispensabileintervenirenellerelazioni

sociali. È infatti solo partendo dalla relazione con l’altro comeVolto (Lévinas, 2014) -

individuo specifico con i suoi connotati unici – che si può estendere la responsabilità

provataneisuoiriguardi.Soloquandociascunindividuosisentiràresponsabiledituttigli

altri,inparticolaredicolorochesitrovanoinunacondizionedisvantaggiosociale,sipotrà

raggiungereunacondizionedigiustiziasociale.

Ricostruireilegamisocialièuncompitotutt’altrochefacilenelcontestocontemporaneo

in cui le politiche neoliberiste hanno compromesso fortemente le forme del legame

comunitarioavantaggiodegliinteressideisingoli.Lepersonevivonounacondizionedi

profondainstabilitàeinsicurezza,poichétentanodirisolvereproblemicollettivicongli

esigui mezzi individuali. L’importanza del lavoro degli operatori sociali si trova nella

consapevolezza che ogni singola relazione con l’Altro individuo - e il senso di

responsabilitàprovatodalsoggettoneisuoiconfronti-è ilprimopassoper lapresadi

coscienza di una responsabilità molto più ampia: il mantenimento della dimensione

umanadelviveredipendedallaqualitàmoraledelle sceltechedecidiamodi compiere

ognigiorno.

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Il lavoro sociale possiede due dimensioni d’intervento: uno a livello microscopico,

riguardante l’aiuto concreto fornito all’individuo che si rivolge ai servizi attraverso la

creazionediuna retedi sostegnopersonale; eunaspettomacroscopico che riguarda,

invece,ilportarel’attenzionesullarelazionalitàesull’emotivitàdell’incontroconl’altro,

allo scopo di ritrovare la nostra umanità perduta e di costruire comunità solidali e

competenti.

La pratica del sociale appare oggi in una condizione di crisi a causa dei numerosi

cambiamentiavvenutiall’internodella legislazionedellepolitichesociali.Con l’avvento

dellaconcezioneneoliberista,l’operatodelprofessionistasocialevienedirezionatodaun

insiemedi procedure specifiche emoltodettagliate che, per quanto siano in gradodi

garantire il rispetto di standardminimi di qualità degli interventi, non permettono lo

sviluppodiprestazionid’eccellenza,oscurandolamissiondelserviziosociale.L’assistente

socialefondalasua“missione”,ovveroloscopoultimodellesueattivitàprofessionali,“sul

valore, sulla dignità e sulla unicità di tutte le persone, sul rispetto dei loro diritti

universalmente riconosciuti e delle loro qualità originarie, quali libertà, uguaglianza,

solidarietà,partecipazione,nonchésullaaffermazionedeiprincipidigiustiziaedequità

sociali”1. Al contrario, gli assistenti sociali si stanno tramutando, al pari di molti altri

professionisti, in esecutori di procedure burocratiche che forniscono pacchetti di

prestazioni standardizzate. La professione sociale può, a questo punto, accettare

passivamente questa condizione di marginalità e deriva morale, oppure ricercare

prospettive volte al futuro per dare un nuovo significato alla propria missione. Per

riportare la professione sul binario della correttezza etica, che vede l’Altro come

irriducibilmenteunicoedegnodirispettoeautodeterminazione,ènecessariovalorizzare

al massimo il coinvolgimento e la partecipazione dell’utenza. Nel testo vengono

individuate due metodologie innovative, l’una riguarda la dimensione individuale

dell’intervento sociale, l’altra la dimensione collettiva. La Metodologia Relazionale

identifica l’aiuto come un processo che sorge da relazioni sociali ben-indirizzate.

1 Art. 5, Titolo II,Codice Deontologico dell’Assistente Sociale, approvato dal Consiglio Nazionale

dell’Ordineil17luglio2009.

5

Incontrare l’Altro,ascoltarloautenticamente, rispettarlonella suacondizionediessere

umanounicoeirriducibile,riflettereinsiemesuqualisianolestrategiedaintraprendere

verso una condizione di miglior benessere. Su questo si fonda la professionalità

dell’operatore sociale, che si pone al pari dell’utente assumendo una funzione di

“facilitatoredirelazioniumane”2.

IlLavoroSocialediComunitàprevede,invece,chel’operatoreescadalproprioufficioper

incontrarelepersonecheabitanoilterritorioacuiilservizioafferisceepermettereche

sianoicittadiniarendersiprotagonistidegliinterventi,sindallaprogettazionedeglistessi.

L’operatoreaccompagnalacomunitàafarsicompetenterispettoaipropriproblemiele

proprierisorse;unisceinteressiepreoccupazionideisingoliinunacausacomunevoltaal

benessere generale e al miglioramento della qualità di vita dei membri della propria

comunità.L’AffiancamentoFamiliareèunesempiodicosasignifichiattuareprogettiche

siinseriscanoall’internodell’otticadiLavoroSocialediComunità.

Infine, prendo in considerazione una metodologia che corrisponde a una sorta di

“programmaetico”riguardantelacostruzionedelséinrelazioneconglialtri:l’empatia.

Questacapacitàsibasasull’originalepossibilitàdiusciredalproprioego,consentendo

quindidipercepirel’esistenzadell’Altro-enonsolodiséstesso-comeunicaedivalore.

LanecessitàdifareesperienzadiincontriempaticièstatacoltainInghilterra,maanche

inItalia,attraversoprogettiinnovativi–sortidainiziativeprivate-cheunisconol’arteai

temisocialieconsentonodimettersimaterialmente“nellescarpedeglialtri”,ovvero“nei

panni”.Laconcretizzazionedell’esperienzad’incontroconl’altroscongiuraildilagaredi

pregiudiziestereotipisudeterminatecategoriediindividui,soprattuttoneiconfrontidi

colorochesitrovanoinunacondizionedifragilitàsociale.

2SifaquiriferimentoallaMetodologiaRelazionalediLavorosociale(Folgheraiter,2013).

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PARTEPRIMA

FattoridiRischio

8

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Premessa

Unuomostraordinariamentenormale

L’11 aprile 1961 ci troviamo di fronte al primo processo svoltosi in Israele contro un

gerarcanazista. L’imputatosi chiamaOttoAdolfEichmann, figliodiKarlAdolfeMaria

Schefferling. Eichmann, uno tra i principali esecutorimateriali dell’Olocausto, siede di

fronte al Tribunale distrettuale di Gerusalemme dovendo rispondere di quindici

imputazioni,tralequali:criminidiguerrasottoilregimenazista,criminicontroilpopolo

ebraicoecriminicontrol’umanità.Eichmannèrinchiusoinunagabbiadivetro,comeun

leoneferoceounmostroprontoatirarefuoriisuoiartigli,maappareinveceunuomodi

mezza età, curvo su sé stesso, il suo naso aquilino sostiene due occhiali spessi che

nascondonoilineamentialteratidanumerositic.Lareincarnazionedelmaleapparecosì

simileaunqualsiasialtrouomopresenteinaulachepersinounadonnasopravvissutaagli

orroridiAuschwitz,vedendoilprocessointelevisione,nonpuòfareamenodinotareuna

spiacevolesomiglianzatraEichmanneilpubblicoministeroisraeliano3.Talesgradevole

impressione sollecitò amolte persone l’idea che, in determinate condizioni, numerosi

individuicomuni–traiquali lorostessi-avrebberopotutocompiereazionialtrettanto

terribili.Fraquestevifusenz’altrolafilosofaHannahArendt.

LaArendtfu,infatti,coleicheconsumòladistanzacheavrebbedovutodividereilcittadino

qualsiasidauncarneficenazista,sostenendolabanalitàdelmale.Ilsuotesto,intitolato

appunto“Labanalitàdelmale”,provocòunfortedissensodapartedell’opinionepubblica,

poichél’ideadivedereEichmanncomeunpazzosanguinariofacomodoallacoscienzadi

tutti, asseconda il nostro bisogno di percepire il “cattivo” come un individuo segnato

profondamentedaunapatologiaantisociale,estremamentediversodacoluiche,essendo

normale,tendespontaneamenteadessere“buono”e,pertanto,deltuttodissimilealla

maggioranzadellepersoneacuinoisentiamodiappartenere.Selalineadidemarcazione

3R. J. Lifton (1998), ImediciNazisti. Lo sterminio sotto l’egidadellamedicinae lapsicologiadel

genocidio, Rizzoli, Milano, in Zamperini A. (2003), Obbedienza distruttiva e crisi dell’azione,Einaudi,Torino.

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chedovrebbesepararelepersonebuonedagliindividuimalvagivieneoscurata,cancellata

enonsenescorgonopiùicontorniilmondoappareunluogocupoespaventoso.

“IlguaiodelcasoEichmannerachediuominicomeluicen’eranotantiechequestitanti

non erano né perversi né sadici bensì erano, e sono tuttora, estremamente normali.”

(ArendtH.,LaBanalitàdelMale,cit.,p.282)

AdolfEichmannèl’incarnazionediunmalebanale,maproprioperquestoestremamente

temibile, perché è un male compiuto, più o meno consapevolmente, da piccoli e

insignificantiburocraticheappaionosimilianoi.

Certamente,tutticonosciamocosasial’Olocausto.Tuttinoitendiamoapensare,inoltre,

che tale atrocità fu commessa da criminali spietati mossi da istinti psicopatici contro

innocenti.Nell'immaginariocollettivo,ilmondoneglianniQuarantadel‘900erapercepito

all'interno dell'orizzonte di una netta suddivisione tra individui malvagi, nati per

commettere violenze inaudite, e persone giuste e innocenti, vittime della loro furia

assassina.Infine,intalequadro,emergevalafigurarappresentatadaglispettatoriindifesi

chenonavevanoaltrasceltasenonquelladiaspettarelafinedellaguerra,conlasperanza

cheglialleatiantinazistiponesserofrenoallaviolenzadelregimetotalitariotedesco.

L’Olocausto rappresentato in questi termini appare comeun’interruzione nel normale

corso della storia, una formazione cancerosa cresciuta sul corpo della società civile

moderna,momentaneaespressionesocialedipazziainuncontestodiprofondasaggezza

(Bauman, 1992). Inoltre, nella coscienza sociale questo avvenimento storico viene

relegato alla questione ebraica ed interpretato come una tragedia che ha colpito

esclusivamente le persone che prendono parte a quel credo religioso, nell'idea

difensivamente distanziante che solo coloro che fossero stati vittime delle atrocità

naziste,oilorodiscendenti,dovesserosentirsenecoinvolti.

L’interpretazionedell’Olocausto come tragediaebraica ci impediscedi comprendere il

suosignificatopiùprofondo.LastessaArendt(1964)sottolineanelsuotestocomequasi

tutti in Israele pensassero che solo un tribunale ebraico avrebbe potuto rendere loro

giustizia,poichéavrebbeprocessatoEichmannper“criminicontroilpopoloebraico”,a

differenzadiquantoeraaccadutoaNorimberga,processoduranteilqualegli imputati

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eranostatigiudicatiper“criminicontrocittadinidivarienazionalità”.Perquestomotivo

l’11 maggio del 1960 Adolf Eichmann fu catturato a Buenos Aires e trasportato a

Gerusalemme per affrontare il processo a suo carico, affinché, finalmente, gli ebrei

potesserofarsigiustizia.Perlaprimavolta,dopoil70d.C.quandoiRomanidistrussero

Gerusalemme, gli ebrei potevanogiudicare azioni criminali cheerano state commesse

controdiloro.

La filosofa evidenzia però che il supremo crimine che la Corte di Gerusalemme era

chiamataagiudicarenonerauncriminecontro ilpopoloebraicomacontro l’umanità,

perpetratoaidannidellapopolazioneebraicaevoltoallosterminiodellastessa(ArendH.,

LaBanalitàdelMale,cit.,p.275).

L’Olocaustononpuòassolutamenteessereconsiderato solounproblemaebraico, che

riguardiesclusivamentelastoriadiquestopopolo,essoinfatti“fupensatoemessoinatto

nell’ambito della nostra società razionalemoderna, nello stadio avanzato della nostra

civiltà e al culmine dello sviluppo culturale umano: ecco perché è un problemadi tale

società,ditaleciviltàeditalecultura”.(BaumanZ.,ModernitàeOlocausto,cit.,p.11)

L’Olocaustoèunprodottodella società razionalemodernaecometalevastudiatoed

interpretato.

Lesollecitazioninelcercaredicomprendere“comepossanoesseresuccessecosesimili”

siconcentranomoltospessosudescrizionidellacrudeltàdelTerzoReich,dellamalvagità

dei nazisti, e infine sull’odio profondo che gli stessi provavano nei confronti della

popolazioneebraica.Perquantoriguardaquest’ultimoaspettoèimportantesottolineare

invececheEichmann,emoltialtricomelui,nonnutrivaalcunfolleodiopergliebrei,non

eraassolutamenteguidatodaunfanaticoantisemitismo,comevorremmocredere.Egli

stessodichiaròdinutrireancheaffettoesimpatiaversoalcunidiessi.

Tuttiquestielementiservonoadautoassolverci.Allontananol’ideachel’Olocaustosiaun

fenomenotipicamentemodernochenonriguardasolo“loro”,inunaltrotempoeinun

altro luogo,ma soprattutto “noi” nel contesto culturale e sociale dellamodernità. In

questomodosievitadiporsideiquesitisulnostrometododivita,sulleistituzioniesulle

nostremodalitàdi interazionesociale. Ilgridodiaiutocheviene lanciato inmodocosì

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fortedapartedegliavvenimentichehannocaratterizzatol’eventostoricodell’Olocausto

nonvieneascoltatonellasuacrudezza,masemplificato,banalizzatoedimenticato.

Immaginiamounamonetaconduefacce,l’unarappresentalecaratteristichedellasocietà

modernadellequalisiamoorgogliosi,l’altrainveceèlafacciachetendiamoadoscurare

e che è stata rappresentatamassimamente dall’Olocausto; entrambe sono costitutive

dellasocietàmodernacontemporaneaenonpossonoesserescisse.

È necessario parlare ancora di Olocausto? Le condizioni sociali che resero possibile

l’Olocausto non sono mai venute pienamente a mancare; pertanto ciò che è potuto

accaderedaunapartedelmondopotrebbeaccadereovunque,èuneventochevaincluso

nellepossibilitàdell’uomo,soprattuttoperchénessunaazioneefficaceèstatacompiuta

perpoterimpedirechecondizionianaloghepossanonuovamentegenerareatrocitàsimili

(Bauman,1992).

È indispensabile proporre una diversa interpretazione dell’Olocausto, spogliata delle

retoriche poco credibili riguardanti la cattiveria intrinseca dei nazisti o l’odio che la

popolazione ebraica aveva attirato su di sé. Tale evento ha permesso a noi posteri di

leggerenellastorial’estremafragilitàdellacondizioneumana,perciòdaessodobbiamo

cogliereglielementichepermettanodipreveniresimiliritornidicrudeltà.

Pertaliragioniintendoutilizzare–comefeceBauman(1992)–l’Olocaustocomeuntest

delle“facoltà”nascosteedoscuredicuilasocietàmodernaècapace.

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I.Influenzasocialealcomportamentoindividuale

1.1Ilfondamentaleerrorediattribuzione

LopsicologoFritzHeider4,neltesto“Psicologiadellerelazioniinterpersonali”(1958),siè

occupatodiattribuzione.Heidersostienechenellavitaquotidianaricerchiamolecause

diciòcheavvieneattornoanoi,compiendoquellecheluidefiniscedelle“attribuzionidi

causalità”.Tali attribuzionivengonocompiutequando tentiamodi spiegare ilnostroo

l’altrui comportamento, analizzando le cause che sono state determinanti nella

formazionedi quelle specificheazioni. Tuttavia, nel ricercarequeste cause, compiamo

quotidianamenteerroridiattribuzioneo“bias”5,poichénonutilizziamoschemiscientifici

dispiegazionemaciaffidiamoamodellidiazionelineariecircoscritti.Quindi,glierroridi

attribuzionesonodellemodalitàdigiudiziosistematicamentealteratechecompiamonel

quotidiano per dare un senso alla realtà che ci circonda. L’errore di attribuzione

“fondamentale”,ovveroilpiùcomunenelnostrocontestosocioculturale,èdescrittodalla

tendenza a sopravvalutare la responsabilità dell’individuo, alla cui personalità e

disposizione ontologica viene attribuita la causa di ogni suo comportamento,

sottostimandoinvecel’influenzacheilcontestoambientalepuòaveravutonelcostituirsi

ditalecondotta.Pertanto,seosserviamounapersonaagireinundeterminatomodo–

correttoosbagliatochesia–siamoportatiapensarechequell’atteggiamentosiadatoda

una disposizione interna che riguarda il carattere personale e l'intenzionalità

dell’individuo.

Quest’attribuzione interna, ovvero ricondotta alle caratteristiche intrapsichiche

dell’individuo,èfunzionaleasorreggereillusoriamentel’autostimadelsoggettochepuò

“raccontarsi”cheisuccessiottenutidipendanodalui,mentregliinsuccessidipendanoda

qualchefattoreesternochenonnehapermessolarealizzazione.

4HeiderF.(1958) ThePsychologyofInterpersonalRelations,Lea,NewJersey,inMecacciL.(2010),

Fondamentidipsicologia,EditoriLaterza,Bari.5Il“bias”cognitivoèunaformadidistorsionedellavalutazionecausatadallapresenzadipreconcetti

epregiudizinonconnessitraloroinunsistemalogico.

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Ilpensierocorrentedell’agirecriminaleèfortementelegatoall’ideachelaviolenzaele

azionimalevolesianoilprodottodisceltepersonaliperverseedeviate.Dunque,secondo

questocomunepuntodivista,ilmalevienecommessodaindividuimalvagichescelgono

dicomportarsicometali.Questaattribuzioneèassolutamentefalsaesemplicisticaperò

vieneaccoltadibuongradodallepersone,poichélerassicuracircalapresenzadelmale

solo in determinati individui, che costituiscono un’eccezione alla normalità, e in

determinatiambientiperifericiedegradati.

L’ideachevisiaunagrandedistanzatralepersonebuoneequellecattivepermetteche

sicreiunalogicadicotomicaBene-Male,unasortadi“metafisicadelsemplice”nellaquale

ilMale è essenzializzato e costituisce una qualità ontologica scelta di alcuni individui.

Inoltre,“sostenerecheesistaunadicotomiaBene-Maleassolve lepersonebuonedalla

responsabilità. Le libera dal dover prendere anche soltanto in considerazione il loro

possibile ruolo nel creare, difendere, perpetuare o ammettere le condizioni che

contribuisconoalladelinquenza,alcrimine,alvandalismo,allemolestie,albullismo[…]”.

Portandolamaggiorpartedeicittadinianascondersidietrofrasiquali:“Cosìvailmondo,

nonsipuòfaregranchépercambiarlo,ecertononpossofarloio”.(ZimbardoP.,L’Effetto

Lucifero.Cattivisidiventa?,cit.,p.6)

Dal1944AdornoeisuoicollaboratoriFrenkel-Brunswik,LevinsoneSanford,appartenenti

allaScuoladiFrancoforte,condusserounaseriediricerchefinalizzatealladescrizionee

analisidellapersonalitàautoritaria,poiconfluitenel testo“Lapersonalitàautoritaria”6

del1950. In tale importantissimostudiodipsicologiasocialegliautori sostengonoche

l’autoritarismo costituisca una “sindrome”, ovvero un’associazione particolare di

atteggiamentipresentiinunapersona.Atalesindromesoggiaceunaprofondastruttura

di personalità denominata personalità autoritaria che ha origine nell’esperienza

dell’infanzia.Lecaratteristichedellapersonalitàautoritariahannogenesiinunparticolare

tipo di socializzazione nelle famiglie, ovvero con genitori autoritari e repressivi che

6AdornoT.,Frenkel-BrunswickE.,LevinsonD.J.,SanfordR.N.(1973)Lapersonalitàautoritaria,4

Voll.,EdizionidiComunità,Milano,inZamperiniA.(2001)Psicologiadell’inerziaedellasolidarietà.Lospettatoredifrontealleatrocitàcollettive,Einaudi,Torino.

15

utilizzanopunizioniperimporreaifigliladisciplinaeilrigidoconformismoalleconvenzioni

sociali.Questibambini,secondoAdorno,vivonounconflittointerioretraammirazionee

aggressività nei confronti dei propri genitori. Questi sentimenti negativi vengono fatti

confluireversodei“capriespiatori”,cioèversoalcunigruppidiminoranzasocialechesi

discostino dalle convenzioni prevalenti e perciò contro i quali tali aggressività sono

tollerateopersinosocialmenteapprovate.

Ma Adorno e i suoi collaboratori, come sottolineato da Zygmunt Bauman (1992),

omettono un’attenta analisi di tutti gli elementi sovraindividuali, che riguardano il

contestoambientalenelquale si possa sviluppare lapersonalità autoritaria.Omeglio,

riferisconosianodeterminantiiprocessieducativicheriguardanol’infanziadell’individuo,

sostenendoquindicheneiprimiannidivitavenganoimpressetuttelepossibilitàdiazione

cheriguardanoilfuturoadultodell’uomo.Inoltre,nonsidomandanosepossanoesistere

ulteriori elementi contestuali che siano in grado di provocare un comportamento

autoritario in individui altrimenti privi di quella che loro considerano la personalità

autoritaria. In questo modo vengono completamente oscurati quei fenomeni che

influenzano l’agire delle persone nel corso della loro vita sociale. Allport definisce la

psicologia sociale come “l'indagine scientifica di come pensieri, sentimenti e

comportamentidegli individuisianoinfluenzatidallapresenzaoggettiva, immaginatao

implicitadeglialtri”(AllportG.,Lanaturadelpregiudizio,1954).

Il genocidio ed altri attimalvagi non possono essere spiegati facendo semplicemente

riferimento a due categorie di individui ontologicamente determinate: da un lato le

vittime indifeseedall’altroglispietaticarnefici,perchéciascunodinoi, indeterminate

condizionisituazionali,puòtrovarsiadagireinmodocrudele.

La tesi situazionale, sostenuta da Philip Zimbardo (2008), considera determinante la

situazionesocialenellaqualeilsoggettodell’azionesitrovaimmersoquandolacompie,

portandolo ad agire inmododel tutto difformeda quelli che sono i suoi valori etico-

comportamentaliequindiisuoimodidifareabituali.

16

Gli studi compiuti da Stanley Milgram (1974)7 sull’obbedienza all’autorità danno

dimostrazionedicomesiaimportanteandarearicercarelacausadellaciecaobbedienza

all’interno delle relazioni sociali piuttosto che soffermandosi sulle caratteristiche

intrinsechedeisingoliindividuielaloropersonalità.

1.2Self-servingbias

Lesocietàchepromuovonol’individualismo,quelleoccidentaliinparticolare,compiono

sistematicamente il sopracitato “errore fondamentale di attribuzione”, conferendo

rilevanza sostanziale alla disposizione interna dell’individuo e sottovalutando

l’importanzache lesituazionipossonoavereneldeterminare ilcomportamentodiuna

persona.Inoltre,esisteunulterioremeccanismodidifesapersonalecheoffuscalarealtà

delle cose. Gli individui che costituiscono la società occidentale producono dei bias

cognitividiauto-innalzamento,ovverodeipreconcettiegocentricicheimpedisconoloro

dileggerelarealtàinmodooggettivo(Zimbardo,2008).Questisoggetticostruisconodei

biascentratisulproprioegoche li fannosentirespeciali,migliorideglialtriechesono

funzionali all’incrementodell’autostima, fungendodaprotezionenei casi di fallimento

personale.Lamaggiorpartedegliindividuiritiene,pertanto,dicompiereprestazionialdi

sopradellamediaedipossedereun’integritàmoraleinfrangibile.Questibias,nonostante

possanoessereutilinell’affrontare ledifficoltàpersonali,possonoancheprodurreuna

visione distorta della realtà, poiché ci impediscono di vedere le similitudini che

accomunano noi alle altre persone, facendoci ingenuamente credere che noi non

potremmo mai comportarci male, neppure trovandoci in determinate condizioni

situazionali.

Tuttinoisiamoportatiacrederediessere“l’eccezioneallaregola”(Zimbardo,2008),gli

eroichesisarebberooppostiadognigeneredisupplizioinflittoadunaltroessereumano,

i ribelli, i coraggiosi.Questaconvinzioneoltreanonesserestatisticamente realisticaè

anche un pericolo poiché può renderci ancora più vulnerabili alle forze situazionali:

7 La data fa riferimento alla prima pubblicazione del testo “Obbedienza all’Autorità”, nel quale

vengonodiffusigliesitidellesperimentazionidipsicologiasocialecondottedaMilgramnel1961.

17

sopravvalutiamonoistessiealcontemposottovalutiamol’influenzadellesituazionisul

nostroagirepersonale.Nonostantequestiavvertimenti,taleconvincimentoètalmente

radicatodafarci incorrereinnumerosirischi,presupponendodiesseremigliori, infatti,

evitiamodiprendereprecauzioniadeguateallenostreazioni,poichéconvinticheanoi

nonpotràsuccedereciòcheèaccadutoadaltriindividui.

Il primo passo per sconfiggere la cieca e banale adesione al male è costituito dal

riconoscerecheciascunodinoièugualmentesoggettoallestessedinamicheecostrizioni

poiché riguardano la condizione umana, tutta. L’umiltà è, quindi, un’arma

importantissimachecipermettediimpararedallastoriaedagliesperimentisocialidicui

parleròinseguito,poichéeliminaladistanzachetendiamoadinterporretraifautoridi

quelleazionimalvagieenoistessi.Infine,ciconsentedisentirci,finalmente,tutticoinvolti

quandosiparladimaleediatrocitàcollettive,poichéciascunodinoipuòriconoscersinon

solonellevittime,masoprattuttonelcarneficeelaconsapevolezzadiessereesposticome

esseriumanialrischiodiinterpretarelapartedelcarneficeèladifesapiùefficacecontro

lapossibilitàdifinireconcretamenteintaleruolo.

1.3Educareallapersonalitàaltruistica

Gli studi di Adorno, volti all’analisi della personalità autoritaria, si concentrano

sull’educazione del bambino come ambito psicologico peculiare per crescere individui

altruisti, che assumano un comportamento opposto a coloro che possiedono una

personalitàditipoegoistico.Maglistudiosichesiconcentranosutaleargomentazione

tendonoaconsiderare l’individuo inmodo isolato, scissodalcontestoche locirconda.

L’attenzione, anche in questo caso, si concentra esclusivamente sulla soggettività del

singolo,trascurandocompletamenteildinamismodelleforzesocialipresentinelcontesto

in cui l’individuo si trova ad agire. Purtroppo, però, educare individui all’altruismo,

contrapponendo tale educazione a quella rigida e vessatoria che – secondo Adorno -

venivapropostadaitedeschineiconfrontideiproprifigliduranteilperiodonazista,non

cigarantiscelacertezzadivivereinunmondomigliore.Permegliodire,l’educazioneèun

tassellofondamentaleperlaformazionediunfuturoadultomoralmenteintegro,tuttavia

18

nonèsufficientesoffermarsi sullabuonaedeticamentecorretta istruzionedel singolo

comesoluzionefinalealdeterminarsidicomportamentiviolentiepersonalitàautoritarie.

Di seguito vedremo come persone cresciute in un ambiente educativo sano e

culturalmente avanzato siano state capaci di perpetrare comportamenti vessatori nei

confrontidipropricolleghiecoetanei;talielementidevonospingerciaricercarelecause

dicondotteviolenteoantisocialiancheesoprattuttoneisistemieneicontestiincuigli

individui si trovano ad agire, in modo da prevenire le situazioni in cui gli individui

potrebberospingersiacompiereilmale(Zimbardo,2008).

1.4Melemarcieinuncestointegro

Siamo portati ad attribuire alla natura umana proprietà altissime, razionalità e valori

moralitalidarenderciesserigiustiedestremamentesaggi.Cipiacecrederechelepersone

possiedanodentrodiesseilbeneimmutabile,capacediresistereaqualsiasipressionedi

tiposituazionale.Lanostrapersonalità, invece,nonèstabilenellospazioenel tempo.

Essamutainbaseallasituazionesocialeincuicitroviamoadagireeasecondadelruolo

chericopriamoall’internodiquelcontesto.

Ingenere,qualoraamacchiarsidicriminiealtrigeneridiattiimmorali,sianoprofessionisti

delserviziopubblico(soldati,guardiepenitenziarie,poliziottietc.)siamoportatiapensare

chesitrattidellecattiveazionidiqualche“melamarcia”chetalvoltaledelaperfezione

delsistema,ovverodelcestonelqualesonostateinprecedenzainseritiquestimetaforici

frutti. Tali mele vanno pertanto separate da quelle buone affinché non venga

compromessalamoralitàdiquest’ultime.Disolitoquestafalsacredenzavienepromossa

dacoloroiqualidetengonoilpotere,infatti,facendociò,distolgonolacolpadalorostessi,

responsabili–adesempio–diaveresercitatounafortepressioneecontrolloneiconfronti

dei propri funzionari, oppure di aver creato un ambiente lavorativo stressante, con

condizioniinsostenibili(Zimbardo,2008).

Philip Zimbardo (2008) spostò il focus d’attenzione dalla singolamela al cesto che le

contiene.Infatti,eglisostennecheperriuscireacomprendereschemidicomportamento

altamente complessinon sipossonoprendere semplicemente inesame ledisposizioni

19

individuali,ma lesituazioni socialie soprattutto i sistemi incuigli individuiagiscono. I

cattivisistemicreanolesituazionisbagliatechealorovoltadeterminanoicomportamenti

violentidelle cosiddette “melemarcie”. Pertanto, la causa di tali comportamenti è da

ricercarenelledinamichesistemichechestannoall’originediessi.

L’esperimentocarcerariodiStanford,ideatoeportatoacompimentodaPhilipZimbardo

nel1971,dimostra,appunto,chequandosiamoimmersinellacorrentedelleforzesociali

ciascunodinoipuòsubiremutazionidelpropriocarattereedellapropriapersonalità,fino

adarrivareacompiereazionidicuimaicisaremmopensaticapaci.

1.4.1L’esperimentoCarcerariodiStanford

ImmaginateviunatranquilladomenicamattinadelmesediagostoaPaloAlto,unaserena

cittadinadellaCalifornia.Un’autodellapoliziacorreperlestradedellacittàperarrestare

alcunistudenti,accusatidirapinaamanoarmataefurtoconscasso.Glistudentivengono

prelevati dalle proprie case, informati dell’accusamossagli e, una volta riportati i loro

diritti, vengono perquisiti, ammanettati e condotti alla caserma. Tutto ciò accade alla

presenzadifamiliari,amiciepassanti.

Tuttavia,questipresunticolpevolieranosolodeivolontaricheavevanorispostoadun

annunciosulgiornaleperunostudiosugliesitidellavitainprigione,perilqualesarebbero

stati pagati 15 dollari al giorno. Erano stati selezionati per l’esperimento 24 studenti

universitari che non presentassero alcun tipo di devianza o disagio. Lo studio aveva

l’obiettivodiapprendereleconseguenzepsicologichederivatedall’attribuzionedelruolo

diguardieoprigionieri.Iragazzi,sani,intelligentieprovenientidafamigliedicetosociale

agiato, vennero divisi in due gruppi: lametà di essi dovettero interpretare il ruolo di

guardieeglialtrideiprigionieri8.Talesuddivisione fuassolutamentecasuale,ciascuno

deglistudentipotevaritrovarsiaricoprireunruolopiuttostocheunaltro.Laprigionefu

costruitapressoilseminterratodelDipartimentodiPsicologiadiStanford.

8http://www.prisonexp.org/italian/TheofficialStanfordPrisonExperimentwebsite.

20

Iprigionierivenneropoicondottipresso laprigione,spogliatieperquisitinuovamente,

lavatiesottopostiadunapraticadidisinfestazione.Glivennerofornitedellecasacchecon

unnumeroidentificativo,unacatenaglifulegataadunpiedeeintestavennerocostretti

adindossareunacalzadinylondadonna.Tuttiquestielementieranofunzionaliarendere

questiindividuicompletamenteanonimi.

Leguardieindossavanoun’uniformecolorcachieunpaiodiocchialidasoleaspecchio.

Erano libere di fare tutto ciò che ritenevano fosse utile a far osservare la legge, a

mantenerel’ordineeafarsirispettaredaiprigionieri.

Inizialmente vennero coinvolti solo diciotto ragazzi, nove guardie e nove prigionieri; i

restantisarebberosubentratinelcasolasituazioneloavesserichiesto.

Giàdopoleprime24oredall’iniziodell’esperimentoaccadderoavvenimentiinaspettati.

Lamattina del secondo giorno scoppiò, infatti, una rivolta da parte dei prigionieri. Le

guardieagironoprontamentesedandolaribellioneconlaforza.Inoltre,escogitaronoun

modoperspezzarelasolidarietàall’internodelgruppodeiprigionieri.Unacellafuallestita

conimiglioricomfort,destinataadaccogliereiprigionieri“modello”,ovverocoloroche

sifosserodistintiperobbedienzaepacatezza.Difronteallecellec’erainveceunostanzino

dedicatoaiprigionieridissidentidenominato“ilbuco”chedivenneilluogodiisolamento.

Leguardiecrearonopoiconfusionetrasferendoiprigionieri“cattivi”all’internodellacella

privilegiata e quelli “buoni” nelle celle dei “cattivi”9. Da questo punto in poi iniziò

un’escalation di violenza, le guardie avevano spezzato la solidarietà tra i prigionieri e

aumentatolaloro,inoltre,consideravanoiprigionierinonpiùdeicolleghid’università,ma

degliagitatorisempreprontiacrearedisagieproblemi.Pertanto,inasprironoicontrolli,

lepunizioni,eaumentòadismisuralaloroaggressivitàneiconfrontideiprigionieri.

Doposolo36oreglisperimentatorifuronocostrettiarilasciareunodeiprigionieri,ilquale

dimostrò insistentemente il suo profondo disagio e la perdita della concezione della

realtà.Leguardieaumentaronosemprepiùillorolivellodivessazioni,finoacostringerei

prigionieri a compiere atti umilianti e degradanti.Un altro prigioniero, il numero819,

9Ibidem.

21

crollòpsicologicamente,efuproprioildottorZimbardoadassistereadunasuacrisidi

piantoisterica,durantelaqualelostessofucostrettoariportarloallarealtà:“Ascolta,tu

non sei il numero 819. Tu sei [il suo nome], e io sono il dottor Zimbardo. Sono uno

psicologo,nonunresponsabilediunaprigione,equestanonèunaveraprigione.Èsolo

unesperimento,equellisonostudenti,nonprigionieri,propriocomete”. (ZimbardoP.,

L’EffettoLucifero.Cattivisidiventa?,cit.,p.160)

Solo a seguito di queste parole il prigioniero si tranquillizzò e venne prontamente

rilasciato. All’interno di quella prigione psicologica la percezione della realtà dei

partecipantieradeltuttomutata,nessunoricordavapiùchequellochestavanovivendo

erasolounesperimento.

Laseradelquintogiornoigenitorideiragazzi,chepoteronorecarsiafarvisitaaipropri

figlisoloperpochiminuti,preoccupatidallecondizionidisalutedeglistessi,chieseroal

professorZimbardodirivolgersiadunavvocatoperfaruscirediprigioneilorofigli.

A questo punto gli sperimentatori furono costretti a porre fine all’esperimento. I

prigionieri stavano dimostrando la loro esasperazione attraverso una serie di

comportamenti patologici, le guardie invece stavano diventando sempre più sadiche.

Nessuno studente a cui venne attribuito il ruolo di guardia decise di abbandonare

l’esperimento,mai si presentò in ritardo, ne chiese un pagamento extra per le ore di

straordinario.Gliabusicommessidapartedelleguardie,inparticolarenelleorenotturne

– quanto questi non credevano di essere ripresi dalle telecamere – avevano reso

l’esperimentoeticamenteinaccettabile.Pertaliragionilasperimentazionesiconcluseil

sestogiorno,nonostantesarebbedovutadurareduesettimane.

1.4.2Melebuoneinuncestodanneggiato

Nell’EsperimentoCarcerariodiStanfordèchiarocheall’iniziodell’esperienzairagazziche

interpretaronoleguardieerano“melebuone”echesolonelcorsodeltempoeranostate

danneggiatedalleforzepresentinelcontestosituazionale.IlSistemacheavevaportatoa

quella situazione era stato creato ad hoc dagli sperimentatori e non prevedeva la

disposizionedirestrizionigerarchichechefrenasseroleviolenzesuidetenuti,edinoltre

22

erano state costruite procedure atte a facilitare processi di de-individuazione e de-

umanizzazionecheebberoungrossopesoneldeterminareilcomportamentosadicodelle

guardie.

I più saranno portati a pensare che coloro che hanno perpetrato tali abusi sui propri

colleghidiuniversitànonfosseroaltrochecrudelidelinquenti,matalespiegazionenon

puòessere sufficiente. Infatti, i ragazzi che interpretarono le guardie furono scelti del

tuttocasualmente,enonperleloroperversepredisposizioni.Inoltre,venneroselezionati

tra ragazzi appartenenti a famiglie di ceto socialemedio, studenti universitari, e non

prelevatineiquartieridegradatidiNewYork.Nonsitrattadipochemelemarciemadi

semplicie“normali”studenti.

L’approccio situazionista proposto da Philip Zimbardo (2008) dovrebbe spingerci a

concepiregliattidiviolenza–glistupri,gliomicidi,ilterrorismo,letorture–attraverso

unprofondosensodiumiltà.Anzichénasconderelanostracoscienzadietrolaconvinzione

chenoi,lebravepersone,siamodivisidaloro,icattivi,l’approcciosituazionaleciinsegna

checiascunatto-buonoocattivochesia-quandovienecompiutodaunessereumano,

vieneinfluenzatodaforzesituazionalichepotrebberoportareanchenoiacompierlo.Solo

trovandosinellamedesimasituazioneèpossibilevalutarequaleeffettotrasformativoessa

possaessaaveresuséstessiesuglialtri.

1.5“Scusologie”

Laformulazionediun’analisisituazionaleequindi lospostamentodel focusd’indagine

dall’individuoalcontesto,nongiustificainalcunmodoicriminieleviolenzedescritte,e

nemmeno li rende eticamente più accettabili. È importante indagarli non per

decolpevolizzarecolorochesisonomacchiatidiqueimisfatti,mapiuttostopercapireil

sensodiquellabrutalità.Soloanalizzandoapprofonditamentelecausedelmalesaremo

ingradodiidentificarneisintomiprimacheessoinvadalenostreesistenze.

Capirelamotivazionenongiustificailmalegiàcompiuto,mavuoleindagarloaffinchénon

si ripeta.Lepersoneed igruppichehannocompiutoazionideplorevolidevonoessere

riconosciuticomeresponsabiliditalireati,eperquestocondannatisiadalpuntodivista

23

moralechegiuridico.Però,nellacondanna,anchedalpuntodivistamediatico,dovranno

essereconsideratiglielementisituazionaliesistemicichepossonoaverecondizionatoil

comportamentodiquestiindividui.

24

25

II.Dinamichesocialichespingonoversoilmale

Ognunodinoièunpotenzialeeroeodemone,prigionieroogendarme,perpetratoredi

violenzaovittimadiessa.Lecircostanzesociali sonodeterminantinellosviluppodelle

nostreazioniedellenostreidee.Lanostrapersonaècompostasiadaimacrosistemiche

dominanolanostraesistenza–qualiadesempioilperiodostorico,lacultura,ilsistema

politicoetc.–siadallesituazionisocialispecifichenellequaliagiamoquotidianamente.

Inoltre, siamo il risultato della biologia che ci caratterizza e della personalità che ci

appartiene.

Il cambiamento comportamentale che spinge individui buoni a comportarsi in modo

crudeleèfruttodiunamanipolazionesistematicadibanaliaspettidellanaturaumanain

contestidicostrizione(Zimbardo,2008).

2.1L’Autorità

Numerosistudisull’autoritàesulruolocheessapuòaverenell’imporreagliindividuidi

compiere azionimalvagie si sono sviluppati a seguito dell’Olocausto, scaturendo dagli

interrogativimoralichequestoavvenimentostoricopone.Abbiamoinprecedenzacitato

glistudidiAdornoedellaScuoladiFrancoforte,mamoltifuronoiteoricicheaffrontarono

simili argomentazioni. Le scienze sociali e psicologiche cercarono per molti anni di

comprenderelecrudeltànazistevolgendolosguardoesclusivamente“dentro”isingoli,

ricercandonel’originenellaloropersonalità.TraquestiEricFromm(1941)avevadescritto

l’individuoautoritariocaratterizzandolocomecompostodaunlatodaunIodebole,che

vieneperòbilanciatodaunSuper-Ioinfluenzatodalleautoritàesterne.OppureAbraham

Maslow(1943)chedescrisselapersonalitàautoritariacomecaratteristicadicolorochesi

sentonosicuri solograziealladisciplinaeall’ordine, talepersonalitàè inoltre inclinea

pensare sulla base di stereotipi. Erik Erikson (1942) cercò di analizzare gli elementi

psicologiciresponsabilidell’adesionedeitedeschineiconfrontidelleréclamepolitichedi

Hitler.Eglisostennepertantocheitedeschinonpossedesserounasolidaautoritàinterna,

acausadellelorooriginistorico-culturali,echeperciòcercasserodibilanciarlaassumendo

26

un comportamento estremamente duro con i propri figli, ai quali imponevano

un’obbedienzaassoluta(Zamperini,2001).

Secondoquesteteorie,acausadegliavvenimentistoricichecolpironolaGermaniadopo

la Prima guerra mondiale, i tedeschi si trasformarono da una massa di individui

potenzialmente autoritari in seguaci di un’ideologia distorta e demolitrice. In questo

modovennesancitala“germanicità”dell’avvenimentostoricogenocidario,chepermise

alrestodelmondodi“tirareunsospirodisollievo”,poichétaleeventononliriguardava.

La riflessione profonda sul tema dell’autorità nasce dalla tesi difensiva disputata in

tribunaledaAdolfEichmann,edamoltialtrigiustizierinazistichedovetterorispondere

davantiaduntribunaledeicriminicommessidurantelaSecondaguerramondiale.Questi

riferivano infattidiesserestatisemplicementeunadellecentinaiadimigliaiadirotelle

checomponevanouningranaggiodicuinoneranoriuscitiacomprenderel’atroceportata.

Erano stati costretti a oscurare temporaneamente la loro coscienzamorale per poter

rivestireilruolocheglierastatoaffidatodall’alto.ArgomentòcosìFranzStangl,capodei

campidi Treblinkae Sobibor, sostenendodinonaverpotutoagire secondo lapropria

volontà,madiavereesclusivamenteobbeditoagliordiniimpartitigli.Egliavevailcompito

di uccidere tremila persone al giorno, poiché durante la giornata seguente sarebbero

giunte al campo di sterminio altri tremila deportati, questo metodo – a suo dire -

funzionava,edegliaveval’obbligodiapplicarloallaperfezione.Allostessomodoilpilota

americanoClaudeEatherlycheavevalanciatolabombaatomicasuHiroshimailmattino

del6agosto1945,causandounadistruzionesenzaprecedentie lamortedimigliaiadi

civili; “Che cosa provavo? Niente era il mio lavoro!” rispose alla domanda di Gunter

Anders10.

StanleyMilgram,lopsicologoche“turbòlecoscienze”11,sperimentòchecomunicittadini

nordamericani, analogamente a quanto avevano fatto dei tedeschi ordinari, erano in

10G.Anders,“L’ultimavittimadiHiroshima”,MimesisEdizioni,Milano,inGalimbertiU.(2008),

Cattivi,LaRepubblica,12-03-2008.11ZamperiniA.(2003)Obbedienzadistruttivaecrisidell’azione,saggiointroduttivoinMilgramS.

(2003)Obbedienzaall’autorità,Einaudi,Torino.

27

gradodi compiere crudeltàobbedendoadordini cheoffendevano il loro stesso senso

morale.

Eglireclutòunaseriedisoggetticonun’inserzionepubblicitariaapparsasuungiornale,i

qualipreseroparte–a loro insaputa-agliesperimentisull’obbedienzaall’autorità.Ciò

cheiricercatoriintendevanocomprendereerafinoachepuntotaliindividuipotessero

obbedireagliordini impartitigli,equandoocomesarebberoriuscitiaribellarsiadessi.

Perquestomotivovenneorganizzatounesperimentofittiziocheattribuivaadueindividui

ilruolodiinsegnanteediallievo,ilcuiscopodovevaesserequelloditestarel’effettodelle

punizioninell’apprendimento.Ilsoggettosperimentaleerainrealtàsolol’insegnante,che

dopo aver visto sistemare l’allievo in una stanza con le mani legate ed un elettrodo

applicatogli sul polso, veniva condotto in una stanza adiacente davanti ad un finto

generatoredicorrente.Ilcongegnoeracompostodaunaseriedimodulatoridiintensità

che andavano dai 15 ai 450 volt (graduati in modo crescente di 15 volt, con trenta

interruttoricomplessivi).L’insegnantesottoponevailtestdimemoriaall’allievoe,qualora

quest’ultimo avesse risposto correttamente, l’insegnante gli proponeva il quesito

successivo,altrimentiglivenivaimpostodisomministrareall’allievofittiziounascossadi

intensitàcrescente,daquellapiùbassafinoaraggiungerei450volt.Lafalsacavianon

subivaalcunsupplizio,erainrealtàunattorechesimulavalamentididolorealcrescere

dellescosse,echeinfineriferivalavolontàdiabbandonarel’esperimento.L’obiettivoera

chiaramente quello di capire fino a che punto il soggetto avrebbe accettato di fare

violenza su un individuo che manifestava chiaramente il suo dolore e la volontà di

interrompere l’esperimento, azione che gli veniva impedita dal fatto che era stato

precedentemente legato. Si innescava a questo punto nei soggetti che presero parte

all’esperimentounforteconflittotralalorocoscienzamoraleel’obbedienzaagliordini

cheavevanoricevutodaglisperimentatori(Milgram,1974).

Che comportamento hanno adottato i partecipanti? I risultati sconvolgono qualsiasi

previsione, infatti, nonostante molti abbiano dimostrato una forte tensione e spesso

abbiano protestato fortemente, due terzi delle persone che hanno preso parte alla

sperimentazione hanno proseguito le punizioni sino ad infliggere all’allievo la scossa

28

massima di 450 volt, scossa ipoteticamente mortale. Ciò è avvenuto senza alcuna

costrizionefisicanéminaccia;leurlaeilamentidellavittimanonsonobastatiadissuadere

isoggettidallaprosecuzionedellasperimentazione.

Questi esperimenti sull’obbedienza all’autorità ci dimostrano che nella realtà delle

situazionisocialipossonoessercicostrizionichevincolano lenostreazionioscurando il

sensomorale.

Milgram(1974),comeAdornoedisuoicollaboratori,descrivel’autoritàcomeunpericolo;

tuttavia essa è indispensabile per organizzare la vita sociale della comunità. Ogni

configurazionedellavitanellacollettivitàsibasasuunsistemadiautorità,solocoloroche

vivono in completo isolamento non sono assoggettati ad ordini altrui. Ma l’autorità

acquista significato solo quando viene inserita all’interno di una relazione. Infatti,

l’obbedienza, come insegnatoci giàdabambini, viene consideratauna virtùqualora la

gerarchia-cheimponel’ordine-sialegittimata,adesempioascuola.Essaappare,invece,

unpericoloqualoravengaassociataadun’unionecriminale,adesempioun’associazione

mafiosa.L’obbedienzanonpuòesserescissadallanaturadelcomandoedallafigurache

loemana.

Durante l’Olocaustomilioni di persone furonomandate a morte con sistematicità ed

estremarazionalitàdapersonecheobbedivanoagliordinidiun’autoritàcostituita.Illoro

comportamentononsidiscostòdimoltodallameccanicitàeorganizzazionecheconnota

icriteridiunaqualsiasifabbricamodernadiautomobilioelettrodomestici,inquestocaso

però la produzione giornaliera riguardava i cadaveri che uscivano dai forni crematori.

Sebbene tali riflessioni derivino dalla storia moderna sono del tutto applicabili nel

quotidiano:l’obbedienzaèintimamenteradicatanelcomportamentodegliindividuiedè

taledasovrastarecompletamenteogniprecettoetico,moraleeogniazionesolidaristica

versoilnostroprossimo.

L’insegnamentoprincipalecheconnotalesperimentazionidiMilgram,asuodire,èche

“gentenormale,chesioccupasoltantodelsuolavoroechenonèmotivatadanessuna

particolareaggressività,può–daunmomentoall’altro-rendersicomplicediunprocesso

didistruzione”.(MilgramS.,Obbedienzaall’Autorità,cit.,pag.7)

29

Unindividuochevieneintrodottoinuncontestonelqualeèpresenteun’autoritàsitrova

inunasituazioneincuisussisteilforterischiodiperderelapropriaautonomiad’azionee

diconseguenzadilimitarsiasoddisfareledisposizionialtrui.Talestatovienedenominato

eteronomicoesiopponeaquelloindipendenteoautonomo.Unsoggettochesitrovain

uno stato di eteronomia regola la propria azione secondo le direttive impostegli dal

superiore.Lapersonaperdeinquestomodolaresponsabilitàcheconnoterebbelasua

azione autonoma, percependosi come mero strumento delle volontà altrui. La

responsabilitàsidivide:daunlatoilsoggettoesegueilcompitocheglivieneattribuitodal

superiore e cerca di farlo nelmigliormodo possibile; dall’altro però, nel fare questo,

acceca completamente la propria coscienza morale che si nasconde dietro numerosi

meccanismi psicologici, tra i quali l’attribuzione di colpa alla vittima stessa. La

responsabilitàindividualevieneoscuratadall’obbedienzaadun’autorità.

Sempre secondo Milgram (1974), l’obbedienza non può essere considerata

esclusivamenteunproblemapsicologico,maèinveceunaquestionestrettamentelegata

all’organizzazione della società nella quale l’autorità si sviluppa. In epocamoderna, a

causa della frammentazione del lavoro in compiti altamente specializzati e limitati,

l’individuo non riesce più a scorgere la sua attività nell’insieme, ma si concentra

esclusivamente sul breve compito a lui affidatogli. Pertanto, egli agisce seguendo le

direttiveesternee, sottomettendosi all’autorità, sipercepisceestraneoalle sue stesse

azioni.L’esistenzadell’uomoèmortificatapoichélepersonesiritrovanoincapacidiagire

esprimendopienamenteleproprieindividualità,evieneadeteriorarsianchelaqualitàdel

lorolavoro.

GeorgeOrwellesprimelucidamentequesticoncettigraziealleseguentiparole:

“Mentrestoscrivendo,esseriumanialtamentecivilizzativolanosopradime,cercandodi

uccidermi. Essi nonprovanoalcunaostilità particolare neimiei confronti, comenon la

provoioneiloro,compionosoltantoillorodoverecomesisuoldire.Nonhoalcundubbio

che la maggior parte di loro siano persone gentili, rispettose della legge, che mai si

sognerebbero,nellalorovitaprivata,dicompiereunomicidio.D’altraparte,seunodiloro

30

riesceafarmisaltareinariaconunabombabendiretta,nonsoffriràmaidiinsonniaper

questo”12.

Ènecessariodistoglierelosguardodallasoggettività,pursenzaoscurarlacompletamente,

per volgerlo verso il contesto delle relazioni sociali. Il “male” non è confinato nella

personalitàdelsingolo,maabitairapportielerelazionisociali.

2.1.1Variazionisultemadell’obbedienza:

Milgrameffettuòinunannodiciannoveesperimentidiversi,ciascunodeiqualierauna

lievevariazionedelparadigma-basesopradescritto.Inogniprovalopsicologohamutato

una delle variabili sociopsicologiche sperimentali, osservando come queste variazioni

incidesserosull’obbedienzaall’autorità.

1) Rapportonumericotraisoggettisperimentali

Il rapportonumerico tragli individuidell’esperimentoèunelementoessenzialeper la

determinazionedelcomportamentodeglistessi.Infatti,quandoilrapportotralepartiin

gioco è di uno a uno non è presente alcuna forma di conformismo sociale. Se invece

sperimentiamo una situazione nella quale il rapporto numerico è di uno (soggetto

sperimentale)controtre(complici/attori),cresceinmodoesponenzialelaconformitàal

comportamentodellamaggioranza.MilgramfuallievodidottoratodiAsch,ilqualeportò

a compimento degli esperimenti riguardanti il conformismo. Egli, infatti, riteneva che

qualoragli individuisperimentalifosserostatimessidifronteadunarealtàoggettivae

indiscutibile, inquestocaso la lunghezzadialcune linee,nonavrebberoavutobisogno

dell’opinionedeglialtrisoggettiperfarsiun’ideapropria.Cosìnonfu.Un’altapercentuale

di individui, infatti, cedette alla conformazione al parere palesemente errato della

maggioranza(compostadaattori),riferendodipercepirequalcosachenonavrebberomai

potuto effettivamente vedere. Qualora invece inserissimo nel contesto della

12OrwellG.(1957),SelectedEssays,PenguinBooks,London,citatodaMilgramS.(1974)in

Obbedienzaall’autorità,Einaudi,Torino.

31

sperimentazioneunapersonache siponessedallapartedell’individuosperimentale, il

conformismosubirebbeungrossoabbassamento13.

Ciò accade perché tutti noi percepiamo un estremo bisogno di appartenenza, quindi,

conformandoci all’opinione degli altri, sappiamo che avremo più possibilità di venire

accettati. Tentiamo, allora, di sostituire le differenze con le somiglianze, cedendo

all’opinionealtrui.

2) Lavicinanzaallavittima

Unulterioreelementochehaavutogrossaimportanzanell’influenzareilcomportamento

dei soggetti sperimentali è stata la vicinanzaalla vittima. Ladisponibilitàadesercitare

violenza attraverso la somministrazione di una scossa elettrica fu inversamente

proporzionale alla vicinanza tra il soggetto sperimentale e la vittima fittizia. Negli

esperimentiincuilavittimaeralontanaenonsipotevanoudirelesuelamentele,piùdella

metàdegliindividuihaportatoacompimentol’esperimento,arrivandoallascossadi450

volt.Quantopiù,invece,lavittimavenisseavvicinataalsoggettosperimentale,tantopiù

quest’ultimodimostròlapropriaindignazioneesirifiutòdiproseguireconl’esperimento.

Venne verificato infine anche il contatto fisico con la vittima, che avrebbe ricevuto la

scossasoloqualoral’individuosperimentaleavessespintoilsuobracciosopraunapiastra

dimetallo;intalcasolapercentualedicolorochecontinuaronol’esperimentosiabbassò

al30%.Èmoltopiùdifficilefaredelmaleaunapersonacosìvicinadapoterlavederee

addiritturatoccare.Taliesiticifannoritenerecheimeccanismidinegazionesonoagiti

conpiùdifficoltàquandovengonomessi indiscussionedaglistimolivisiviassociatialla

sofferenzadellavittima,infatti,qualoralavittimaglisiavicina,ilsoggettosperimentale

partecipamaggiormenteallasuasofferenzarispondendoempaticamenteaciòchevede

(Milgram, 1974). Nell’esperimento a distanza uno dei soggetti che presero parte alla

sperimentazioneriferìairicercatori:“Èstranocomesifiniscacoldimenticarechedall’altra

parte c’è qualcuno. Pur sentendolo, per molto tempo sono stato concentrato

13LesperimentazionidiAsch(1956)vengonodescritteneltesto:ZamperiniA.(2003)Obbedienzadistruttivaecrisidell’azione,Einaudi,Torino.

32

esclusivamente nellamanipolazione dei pulsanti e nella lettura del test”. (Milgram S.,

Obbedienzaall’Autorità,cit.,p.37)

Ilsoggettosperimentale,pertanto,qualoranonvengamessodirettamenteacontattocon

lavittima,dimenticachedall’altrapartedelmuroèpresenteunessereumano,comelui,

chesoffre.Siconcentraesclusivamentesulcompitocheglièstatoaffidato,poichélasua

unicapreoccupazioneèquelladi farebella figura con lo sperimentatore, svolgendoal

megliolesuemansioni.

Infine,laseparazionefisicadellavittimapermetteunavvicinamentorelazionaletracoloro

chelaseviziano,ovverolosperimentatoreeilsoggettosperimentale.Questiduesoggetti

si trovano a cooperare contro l’allievo e sviluppanouna solidarietà reciproca volta ad

un’azione condivisa; l’esperimento unisce il soggetto allo sperimentatore e

contemporaneamente divide entrambi dalla vittima che si trova completamente sola.

Qualorainvecelavittimavengaavvicinataèpiùdifficilevengaesclusadallarelazionecon

ilsoggettosperimentale.

3) Attribuzionecasualedelruolod’insegnante

Unaltroelemento,nonsufficientementesottolineato,èche l’attribuzionedel ruolodi

allievoeinsegnantefuassolutamentecasuale.Venneinfattiinscenatounsorteggioper

deciderechideiduesoggettisarebbestato l’insegnateechi l’allievo.Talesorteggio fu

chiaramentetruccatoinmodotalechealsoggettosperimentaletoccassesempreilruolo

di insegnante e al complice/attore sempre il ruolo di allievo. Pertanto, agli occhi del

soggettosperimentale,quelruologlierastatoassegnatoperunapuracasualità,nonper

meriti o altre caratteristiche riguardanti la sua persona e nemmeno per una scelta

volontaria.Egliavrebbepotutotrovarsi,conil50%dipossibilità,dall’altrapartedelmuro

esubire,quindi, levessazionidicuisistavafacendostrumento.Questoelementoperò

nonhaavutoalcunainfluenzanelcomportamentodiquestepersone,lamaggiorparte

dellequalifucapacedisomministrareunascossamortaleaunuomocheavrebbepotuto

essereluistesso.

33

2.1.2LadifficilelezionediStanleyMilgram

SonopassatimoltiannidaquandoMilgrammiseinattoquestiesperimentienepubblicò

gli esiti, eppure, adoggi, aquesti risultati vienedatapochissima importanza.Gli studi

sull’autorità vengono spesso citati come una curiosità durante i corsi di psicologia e

sociologia all’Università e talvolta sembrano agli studenti così assurdi e lontani da sé

stessi,daprovocareinlorounsorriso.Nonvienecolta,pertanto,lalezioneprofondache

Milgramdesideravatrasmettere.Laricerca,troppodifficiledaassimilare,vienerelegata

aimarginidellaculturasociologica.L’ipotesicheilmalenonvengacommessodapersone

intrinsecamente crudeli ma da uomini e donne estremamente normali che cercano

quotidianamentedisvolgerelepropriemansioni,nonriesceadavereaccessoalcorpus

teoricosociologicoeancormenoallaconcezionecomune(Bauman,1992).

Lacattiveriarisultaesserediradocorrelataallecaratteristicheindividualidellapersonalità

delsoggetto,maapparelegatainmodoinscindibileallaquotidianastrutturadiautoritàe

gerarchiadipoterecheconnotalanostrasocietà.Ilmalepervadeirapportisocialienon

lamentedeviatadialcuniindividuifolli.

Ipiùcrudeli generalinazisti,unavolta tornatia casa, spogliatisidellapropriadivisa, si

comportavanoinmododeltuttoanalogoaciascunodinoi.Eranopadridifamiglia,mariti

amorevolioamicicaritatevoli,eppure,rindossata l’uniforme,simacchiavanodicrimini

terribili,uccidendoifigli,lemogliegliamicidialtri.

“Lanovitàpiùterribilerivelatadall’Olocaustoedaciòchesieraappresodaisuoiesecutori

noneracostituitadallaprobabilitàchequalcosadisimilepotesseesserefattoanoi,ma

dall’ideachefossimonoiapoterlofare”.(BaumanZ.,ModernitàeOlocausto,cit.,p.212)

2.2Ilpoteredelconformismodigruppo

Un’altraforzacapacedideviareilcomportamentoumano,epertantodifarsìchealcune

personesispinganoacompiereazionideplorevoli,ècostituitadaldesideriofondamentale

di essere accettati. Conformarsi significa accettare passivamente opinioni, regole e

34

comportamentigiàdefinitiesocialmenteprevalenti.Tuttinoi,comespiegaC.S.Lewis14,

vogliamofarepartedell’ingroup,ovveroessere“dentro”enon“fuori”dalgruppo.Per

tale ragione, l’estremo desiderio di appartenenza ci muove nel compiere azioni in

contrastocon lanostrapersonalità,qualsiasicosavienefattapurdiesserebenaccolti

daglialtri.

Lapauradiessererespintièfortissima,nonsoloinadolescenza,madurantetuttoilcorso

dellavita.Ancheleautoritàsiservonodellaminacciadiunallontanamentoperindurrei

proprisottopostiafarepraticamentequalsiasicosaperevitarequeltremendorifiuto.Ne

sonounesempiolesettespiriticheeleconfraternitecheimpongonoaipropriproselitidi

superareprovepericoloseoumiliantiperentrareafarpartedellalororistrettacerchia.

Il gruppo esercita, pertanto, una forte pressione verso la conformità, spingendo le

persone ad adottare comportamenti conformi alle norme del gruppo d‘appartenenza

(Zimbardo,2008).

AseguitodellaSecondaGuerraMondialemoltistudiosiiniziaronoadinteressarsialtema

del conformismo interrogandosi sugli effetti che lapropagandanazista avevaavuto in

Germania.Lamaggioranzadeicittadinitedeschisieraadeguataacriticamenteaiprecetti

nazional-socialistidelpartitodiHitler,anchesequestiandavanocontroiloroprincipietici.

Nel 1952 Solomon Asch condusse un esperimento che gli permettesse di valutare

l’influenzadiunpiccologruppodipariduranteunsemplicecompitodipercezione.Lo

psicologo sociale chiedevaadalcunepersonedi confrontareuna linea conaltre tredi

lunghezzapalesementedifferente,cosìda individuarequalediquestetre fosseuguale

allamatricediriferimento.Ottopersonedelgruppoeranocomplicidellosperimentatore,

unasolaerainvecelapersonasullaqualeeracondottol’esperimento.Icomplicierano

statiinvitatiariferireunarispostasbagliatainmodotaledastudiareilcomportamento

delnono individuo.Ripetendo l’esperimentoconnumerosi soggetti sievidenziòche le

personetendevanoamodificarelapropriaopinioneesattaperconformarsiall’opinione

14LewisC.S.(1944),“TheInnerRing”,conferenzacommemorativatenutaaglistudentidelKing’s

Collegedell’Universitàdi Londra, inZimbardoP. (2008),L’Effetto Lucifero.Cattivi si diventa?,RaffaelloCortinaEditore,Milano.

35

erratadellamaggioranzaeche,anchecolorochecontinuaronoaripeterelaloroopinione

corretta, si mostrarono estremamente a disagio e disorientate. Asch, grazie a

quest’esperimento, rilevò che il 75% dei partecipanti si è adeguato almeno una volta

all’ideologia prevalente del gruppo, pur ritenendo che fosse la risposta sbagliata. La

maggior parte degli appartenenti ad un gruppo tendono, dunque, ad assumere un

comportamentosimileaquellodeglialtri;ciòaccadenonsoloperiltimoresopradescritto

di non venire accettati, ma anche perché l’appartenenza ad un gruppo sviluppa nei

membriunfortesentimentodilealtàneiconfrontidellostesso15.

2.3LaDeindividualizzazione

L’obbedienzaall’autoritàeilconformismosocialepossonoavereunruoloimportantenel

farsìcheunindividuonormalecompiailmale,tuttaviaspessononbastano.Infatti,visono

dei processi che tendono a mutare la costituzione di carnefice e vittima. Per quanto

riguardailprimo,ilprocessodideindividuazionerendeilgiustiziereanonimo,oscurando

ilimitidatidallacoscienzamoraleeriducendolaresponsabilitàindividuale.L’anonimato

delsoggettoedel luogo incuiagiscepuòcreareunacondizionementalealteratache,

qualoravengaaccompagnata con ladiffusionedella responsabilitàpersonale,produce

unacondizionedideindividuazione.Nell’EsperimentoCarcerariodiStanford,adesempio,

leguardieindossavanoocchialiaspecchiocheimpedivanodiincontrareillorosguardoe

una divisamilitare dall’identica foggia, questi elementi deindividuano le persone e le

rendonoincredibilmentesomigliantileuneallealtre.Qualsiasisituazioneodoggettoche

permetta alle persone di sentirsi anonime ed irriconoscibili agli occhi altrui, riduce

drasticamente il senso di responsabilità individuale, e favorisce la messa in atto di

comportamenticrudelioattivandalici.Questateoriaèparticolarmentevalidaseoltrealla

deindividuazione viene anche dato all’individuo il permesso di compiere un’azione

violentacontroaltridapartediun’autoritàodiunadeterminatasituazione(Zimbardo,

2008).

15 La ricerca di Asch sul conformismo viene riportata nel testo di Zimbardo P. (2008) L’effetto

Lucifero.Cattivisidiventa?,RaffaelloCortinaEditore,Milano.

36

Inoltre, gli individui possono essere deindividualizzati non solo attraverso capi

d’abbigliamentoomascheremaancheattraversolemodalitàconlequalivengonoaccolte

in una particolare condizione. Quando un soggetto viene trattato come un semplice

numero,unaminuscolarotelladiunsistemachenemmenoconosceafondo,oppurenon

vienericonosciutoinquantoindividuo,sipercepiràcomeanonimo,eciòpotràindurload

assumereuncomportamentoantisociale.Ladeindividuazioneproduceunamodalitàdi

pensieroeuncomportamentocontrollatiunicamentedallasituazioneesterna,ilsoggetto

perde ogni genere di restrizione interiore, agisce senza pensare e perde il proprio

orientamentoetico(Zimbardo,2008).

2.3.1Diariodiun’autoabbandonata

IldottorZimbardo,primadieffettuarel’EsperimentoCarcerariodiStanford,incuriosito

daglieffettiantisocialichel’anonimatopotevacausarenegliindividui,ideòunsemplice

esperimentocheavevacomeprotagonistaunamacchina.Egli,infatti,assiemeaipropri

collaboratori,posizionòun’automobileevidentementeabbandonata(conilcofanoaperto

eprivadellatarga)aPaloAlto,vicinol’UniversitàdiStanford,edun’altra,comeraffronto,

nelBronx,vicinoilcampusdellaNewYorkUniversity.Loscopoeraquellodiconfrontare

ilcomportamentodeicittadinidiPaloAltoconquellodegliabitantidiNewYorkdifronte

allatentazionecostituitadaunesplicitoinvitoalvandalismo.NewYork,cittàenormee

caotica,ècompostadaunaseriediindividuianonimieslegatitraloro,lacittàdiPaloAlto,

alcontrario,èabitatadapersonechepercepisconounprofondosensodiappartenenza

adunacomunitàechesisentonoriconosciutenellaloroidentitàpersonale.NelBronx,

dopo pochi minuti, alcuni “vandali” stavano già tendando di depredare la macchina.

Numerosipassantieautomobilistisifermaronoperspogliarelavetturadiognigeneredi

valore.Daquestopuntoinpoiiniziòlaveraepropriademolizionedell’automobilesituata

nelBronx.Ivandalieranoinrealtànormalissimicittadiniamericani,glistessiche,inun

altrocontesto,agranvoceavrebberosostenutodivoleremaggiorsicurezzanellapropria

città.Inoltre,questiattivennerocompiutisottolalucedelgiorno,poichéquestepersone

37

avevanointeriorizzatoinmodocosìprofondoilproprioanonimatosocialedanonritenere

necessarioagiredurantelanotte.

Apiùdicinquemilachilometrididistanza,trascorsopiùdiunfinesettimana,l’autodiPalo

Altononerainvecestatacolpitadaalcunattodivandalismo.Numerosepersonelavidero,

e gli unici interventi che questi individui misero in atto nei confronti dell’automobile

furono lachiusuradelcofano inungiornodipioggiae infine lachiamatachetrevicini

feceroallapoliziaperdenunciareilpresuntofurtodiun’autochesitrovavaabbandonata

nei pressi delle loro case. I cittadini di Palo Alto hanno, quindi, mantenuto un

comportamentovoltoalbenedellacomunità,poiché inessasi sentonoaccettatinella

loroindividualitàericonosciuti.Ilsignificatodiquestoesperimentoavvaloraancorpiùla

teoriadellade-individuazione, infatti lecondizionicheci fannosentirecompletamente

anonimi possono favorire atteggiamenti antisociali volti al vandalismo, al male, alla

violenza(Zimbardo,2008).

2.3.2L’effettoCarnevale

IlCarnevaleèunacerimoniapaganachehaorigineprimadell’avventodelCristianesimo.

Questa festività celebra l’abbandono alla libidine e al puro piacere, permettendo agli

individui di dimenticare per qualche giorno le restrizioni abituali e l’uso esclusivo di

comportamenti determinati dalla ratio. Quello che viene definito “effetto Carnevale”

(Zimbardo,2008)significailtotaleabbandonoalvizioealpiacereeffimero,dimenticando

iprecettimoralierazionalidell’agirequotidiano.Pertaleragione,duranteilCarnevale,si

indossanodellemascherecheservonoanasconderelapropriaidentitàedareliberosfogo

allepropriepulsionipiùnascoste.

Allostessomodo,comequandoaCarnevalecisitraveste,possonoessercisituazioninelle

qualicipercepiamo“mascherati”oanonimie,quindi,liberidiagireavulsidaognigenere

dilimitazione.

38

2.4LaDeumanizzazione

Ilprocessodideumanizzazioneèvoltoinveceall’eliminazionedell’umanitàdellavittima,

trasformandoladaessereumanoadessereprivodellecaratteristichedell’umanità.

La deumanizzazione si verifica qualora alcuni uomini ritengano che altri esseri

appartenenti alla loro stessa specie, pertanto esseri umani, debbano essere esclusi

dall’ordinemoralediesserepersone.Inquestomodo,nonritengonopiùdiagirecontro

lorosimilimacontroesseriinferiorichehannoperdutolaloroumanità.

Èmoltopiùfacilefareviolenza,torturare,opersinouccideredeglioggettiprivatidella

loro anima, degli insetti fastidiosi che devono essere schiacciati, piuttosto che i nostri

vicini,inostrifratelli.

Lapropagandanazionale,supportatadaigoverni,creaun’immaginedelnemicopubblico

perpreparareisoldati,maancheicittadini,adodiarloprofondamente.Seminarenella

mente dei propri cittadini la paura di quel nemico, data dalla possibilità di essere

oltraggiatidaquest’ultimo,èunostrumentopotentissimoperlafomentazionediodioe

rancorenei suoi confronti, che si può trasformarenella volontàdi agireper ridurre la

minacciadaessoincarnata.Soloinquestomodoigoverniottengonol’appoggiodeipropri

cittadiniallaguerra,lemadrisonopronteamandareilorofigliinbattagliaperunacausa

onorevoleeigiovanisonoprontiapartireimbracciandounfucilecheserviràaduccidere

ragazzicomeloro,daglistessisogniinfranti.

La deumanizzazione si serve di strategie esplicite, che negano inmodo aperto l’altrui

umanità, e di strategie sottili, che in modo invisibile consumano l’umanità di alcuni

soggetti.Lesueformesonoestremamentevasteedifferentiinbasealcontestosocialein

cuivieneprodotta16.

Le strategie esplicite di deumanizzazione comportano la negazione dell’identità della

vittima, che non viene più percepita come persona umana (Kelman, 1973). In questo

modo l’empatia verso il nostro prossimo viene oscurata e la solidarietà umana nei

16VolpatoC.(2013)Negarel’altro.Ladeumanizzazioneelesueforme,inBurgioA.,ZamperiniA.(a

curadi)Identitàdelmale.Lacostruzionedellaviolenzaperfetta,FrancoAngeli,Milano,pp.139-156.

39

confrontidellasofferenzaaltruivienecompletamenteannientata.Ladeumanizzazioneè

un’antecedente necessario alla produzione di violenza nei confronti di un gruppo

marginalizzato.

La deumanizzazione esplicita può avvenire attraverso varie tipologie di metafore:

l’animalizzazioneassimilagliindividuiaglianimali,pertanto,essivengonorappresentati

comeesseriirrazionali,istintiviedincapacidiauto-controllo;lademonizzazionetrasforma

gli individui in diavoli e streghe, accrescendo la percezione della loro pericolosità ed

imprevedibilità, rendendo lecita la loro distruzione; la biologizzazione riguarda le

metaforelegateaibatteri,aigermieallemalattie,erichiamaicittadiniallaprotezione

dell’igienenazionaleeallasuapurezza;lameccanizzazioneconsideral’altrounautoma,

un robot privo di sentimenti umani, che non merita compassione; l’oggettivazione

interpretal’altrocomeunoggetto,alparidiunostrumento.Infine,ladeumanizzazione

perinvisibilitàsiattuaattraversolatotalenoncuranzaneiconfrontidiunindividuo17.

Lestrategiesottilidideumanizzazioneriguardanoleformepiùsubdoleditalefenomeno

cheportanoapercepirel’altro,noncomecompletamentedeumanizzato,maunpo'meno

degnodiappartenereallacategoriadell’umano.Inparticolare,sifariferimentoallainfra-

umanizzazione,concettoelaboratodaJaques-PhilippeLeyens(2000)cherappresentaun

processonelqualegliindividuipercepisconoisoggettiappartenentiadunaltrogruppo

comemenodegnidiappartenereallacategoriaumanarispettoaimembridelproprio.

Queste sottili infra-umanizzazioni, ovvero piccole sottrazioni di umanità, sono

estremamenteimpliciteeaccompagnanolanostravitasocialesenzanemmenodarcila

possibilitàdiaccorgercene.

17Ibidem

40

2.4.1IlmodellodiBandura

Nel 1975 gli psicologi Bandura, Underwood e Fromson18 portarono a compimento un

importante esperimento sulla deumanizzazione. La sperimentazione ha messo a

confronto il trattamentosubitoda individuipresentati inmododeumanizzatoequello

ricevutodaindividuiproposti inmodoumanizzato; iprimivennerotrattatidaisoggetti

sperimentaliinmodoestremamentepiùdiscriminatoriorispettoaisecondi.Lopsicologo

dell’UniversitàdiStanford,AlbertBandura,aseguitoditaleesperimento,hacreatoun

modello concettualedei “meccanismididisimpegnomorale”19. Ilmodello spieganello

specificoimeccanismicheunapersonaproducealloscopodigiustificareleproprieazioni

malvagie trasformandole in gesti moralmente accettabili. Quando attiviamo questi

meccanismi cognitivi siamo in grado di disimpegnarci moralmente da ogni genere di

condottadistruttiva.

a) Inprimoluogo,possiamocreareconfrontivantaggiosichevedonolenostreazioni

comeeroicheevoltealbenecomune,mentreleazionideinemicicomeesclusivamente

malvagie.Lanostraviolenzaè,inquestomodo,giustificatamentrelaloroèmoralmente

inaccettabile.

b) Secondo, possiamo diffondere il senso di responsabilità individuale per una

determinataazione,separando ilnessocausale tra inostrigestiegliesitinegativiche

hannoprovocato.

c) Terzo, possiamo minimizzare o negare le conseguenze violente della nostra

condottaimmorale.

d) Infine,èpossibiledeumanizzarelavittima,sostenendochemeritassediottenere

le conseguenze negative che ha ricevuto. Oppure addirittura colpevolizzare la vittima

stessaattribuendolelacausadellepropriesfortune.

18BanduraA.,UnderwoodB.,FromsonM.E.(1975)Disinhibitionofaggressionthroughdiffusionof

responsibilityanddehumanizationofvictims,in“JournalofResearchinPersonality”n.9,pp.253-269.

19BanduraA.(1999)Moraldisengagementintheperpetrationofinhumanities,in“PersonalityandSocialPsychologyReview”n.3(3),pp.193-209.

41

Datiisopracitatimeccanismicheconsentonoildisimpegnodelcontrollomorale,secondo

Bandura (1999), la vita civile richiede, oltre agli standardmorali personali dell’uomo,

ulteriori salvaguardie incorporatenei sistemi sociali che sostengano il comportamento

solidaleesiopponganoallapossibilitàchesisviluppinonuovecrudeltà.

2.5L’osservatoreinerte

“Nelcorsodellastoria,a renderepossibile il trionfodelmaleèstata l’inerziadiquanti

avrebberopotutoagire,l’indifferenzadiquantiavrebberodovutosapere,ilsilenziodella

voce della giustizia quando avrebbe contato di più.” (H. SELASSIE’, ex imperatore

dell’Etiopia)

Sin qui ci siamo concentrati sulle figure di vittima e carnefice, tuttavia esiste un’altra

personalitàsullascenadelmale:l’osservatoreinerte.Costuivedemanonguardaerimane

insilenziodavantialperpetrarsidellepiùterribiliatrocità.Lapresenzadiquesteombre

silenzioserendeancorpiùinvisibilelalineadidemarcazionecheseparailbenedalmale.

Infatti,ancheilnonagirepuòessereconsideratoagireperilmale,adesempioquando

nonsiprestasoccorsoaunapersonaindifficoltà,nonsidenunciaunasituazionediabuso,

oppurenon si dissente aordini eticamente ingiusti. L’azionedegli spettatori potrebbe

avereunpesoimportanteneldeterminarsideglieventisuccessivi,inalcunicasi,infatti,

persino inazistidovettero rivedere lepropriepianificazioniquando incontrarono forte

ostilitàdapartedeicittadinidialcunipaesioccupati.Unsemplicerifiutoallacooperazione

ounammonimentomoralepotrebbeportareicarneficiadinterrogarsisullorooperato;

ma,nonostantegli spettatoripossegganounaconcretacapacitàdi influire suglieventi

futuri,spessononagiscono,affogandonellaloropassività.

Questi individuiappiattitidall’inerzia,apronolaportaalmaleegliconsentonodiagire

indisturbato, poiché, nonostante sianoperfettamente a conoscenzadi quanto accade,

nonintervengonoinalcunmodo.

Numerosi sono gli episodi che testimoniano la difficoltà degli individui nel prestare

soccorso a coloro che si trovano in una situazione di pericolo o di difficoltà;

42

quotidianamentecicapitadiassistereascenedi totale indifferenzadapartedialcune

personeneiconfrontidellasofferenzaaltrui(Zamperini,2001).Uncasoemblematicoè

rappresentatodallavicendadelpiccoloJames,unbambinodidueanniche,duranteun

giroalcentrocommercialeconlamamma,vienerapitodaduebambinidisoli10anni.

Trascinato fuori dal supermercato, per James ebbe inizio l’inferno. I due bambini

torturarono il piccolo per ore, e, nonostante nel loro cammino incontrarono più di

sessantapersone,nessunaintervenneasoccorrereJames.Ilpiantodisperatodelbambino

elostranoatteggiamentodeiduegiovanissimiaccompagnatoriavevainsospettitopiùdi

qualcuno,manonostanteciò,nessunoagìinsuoaiuto.Jamesvennepoiuccisoeilsuo

corpo fuabbandonato suibinaridel treno.Tale tragicoepilogo si sarebbecertamente

potutoevitaresesolounatralesessantapersonecheavevanoavvistatolostranoterzetto

nonsifossevoltatadall’altraparte(Zamperini,2001).

2.5.1Diffusionediresponsabilitàeapatiadellospettatore

Inuncontestocollettivo,incuisonopresentinumerosepersone,ilsensodiresponsabilità

individualechesolitamenteconnotalerelazionisocialitralepersonesidiffondetraivari

soggetti,diminuendoilcoinvolgimentopersonalediognisingoloindividuo.Pertanto,se

unapersonaassisteadunasituazionediemergenzaassiemeadaltrièprobabilechenon

agiscaocheagiscainmodolimitato;invece,selapersonasitrovassedasoladifrontead

una condizione di bisogno la probabilità che agisca in suo soccorso aumenta

notevolmente. Inaltreparole,piùpersoneassistonoadunacircostanzadinecessitàe

possonopotenzialmenteaiutareunavittima,menosonolepossibilitàchequest’ultima

possaeffettivamentericeveresoccorso(Zamperini,2001).

Oltre alla diffusione di responsabilità gli psicologi sociali hanno individuato altri due

processichepossonopartecipareall’inibizionedellospettatore.Ilprimoriguardailtimore

delgiudizioaltruievienedenominato“inibizionedapubblico”:infatti,agireallapresenza

dialtriindividuipuòporreilsoggettoinunacondizionediimbarazzoperchévièiltimore

diunavalutazionenegativadelpropriooperato.Taledisagioaumentaqualorailsoggetto

ritenga di non possedere capacità adeguate ad agire in quella situazione. Si fa invece

43

riferimentoall’inerziada“influenzasociale”quandol’indifferenzadiunospettatorenei

confrontidelladifficoltàdiunaltroindividuosiestendeatuttiglialtri,poichéilmessaggio

che viene veicolato da tale atteggiamento è che non vi sia nulla di cui preoccuparsi.

Pertanto,l’inazionediognisoggettodiventaperglialtriunmodellodipassivitàalquale

lepersonesiadeguano(Zamperini,2001).

Neipaesiaregimetotalitariounaltroelementochepuòfrenarel’agirealtruisticodegli

spettatorièlapaura,ilpericoloèinfattiunimportanteinibitoreinsituazionidibisogno.

ChineglianniQuarantaprendevalacoraggiosadecisionedivoleraiutareunapersonadi

religioneebraicasapevacheavrebbepotutoincorrerenellapropriaesecuzione,mettendo

inpericololasuavitaequelladeiproprifamiliari.Inoltre,lepersonetendonoadaccettare

laversionefornitadalleautorità,quindi,ancheinregimidemocraticipossonosvilupparsi

meccanismiditolleranzadelleatrocità(Zamperini,2001).

Infine, quando si è a contatto con violenze, abusi e crimini può attivarsi un istinto di

autoprotezione che consente agli individui di razionalizzare gli eventi modificando le

informazioni attraverso dei processi di distorsione della realtà, uno di questi è – ad

esempio–lacolpevolizzazionedellavittimastessa.

2.5.2IlcasoLeChambon:quandoungruppodicittadinialtruistisièoppostoainazisti

GliabitantidelvillaggiodiLeChambon,durantelaSecondaguerramondiale,salvarono

più di cinquemila persone, tra cui tremilacinquecento ebrei, contrapponendosi

apertamente ai soldati nazisti che li minacciavano costantemente di morte e

deportazione.Laresistenzadiquesticittadiniduròpiùdiquattroanni.

IlgovernocollaborazionistadiVichyprevedevaunaccordotraFranciaeGermaniasulla

deportazione degli ebrei e degli altri oppositori al regime nazista. Gli abitanti di Le

Chambondeciseroinvecediopporsiataleaccordoprestandoaiutoallevittime,cheben

prestoiniziaronoadarrivarepressoilvillaggioincercadirifugiodallaferocianazista.Iniziò

poiunfervidoscontroconleautoritàtedescheche,ancheaseguitodialcuneretatealla

ricerca dei rifugiati, riuscirono a trovarne solo un numero estremamente esiguo.

44

Nonostante alcuni abitanti di Le Chambon vennero arrestati, non rivelarono mai il

nascondigliodegliebreiecontinuaronoasoccorrerlieanasconderli.

Glistudiosicheanalizzaronoilcomportamentodiquestepersonerilevaronochesitrattò

diunsoccorsospontaneo,chesirealizzòprogressivamenteneltempo,echediradovenne

premeditato.Inizialmente,infatti,leazionid’aiutorivolteallevittimedelnazismofurono

modeste,mainseguito,gradualmente,crebbeillivellodicoinvolgimentodeicittadinialla

sofferenzadiquestepersoneeconseguentementeaumentòanchelaloroorganizzazione

econtrapposizionealleimposizioninaziste(Zamperini,2001).Ilmodoincuiagirononon

fu assolutamente percepito come qualcosa di eroico, essi non sapevano che il loro

comportamentosisarebbedistintoinmodostraordinariodatuttiglispettatoripassiviche

non agirono in Francia, in Italia e inGermania. L’esito fu la salvezza di numerosissimi

individuichesarebberoandatiincontroamortecerta.Questavicendatestimoniacome

gli spettatori possano avere un ruolo cruciale nel determinarsi di eventi delittuosi o

addiritturaatrocitàcollettive.

2.5.3IndifferenzadelleNazioni;l’esempiodellaDanimarca

LeNazioni,alparideisingoliindividui,spessononintervengonoperimpedireildilagare

di stragi e genocidi. Gli Stati preferiscono l’inerzia all’azione; così successe durante la

Secondaguerramondiale,maancheinBosnia,inRuandaeinDarfur,territorineiquali

negliultimiannisisonoperpetrateviolenzegravissimeallequalinessunohavolutoporre

freno.Ancheinquestocaso,lastoriacorreinnostroaiutoecimostraquantoecomela

posizione che viene assunta dagli stati possa essere essenziale nel determinarsi degli

avvenimentisuccessivi.

Apartiredal9apriledel1940letruppetedescheinvaseroeoccuparonolaDanimarca.

Taleoccupazionesipuòdefinire“pacifica”poichéilReichtedescononavevadichiaratolo

statodiguerra,nésieraassuntolaresponsabilitàdegliaffariinternidellaNazione;ilre

Cristiano X era rimasto sul trono e non erano state sciolte le istituzioni democratiche

danesi. Tuttavia, dopo tre anni di velato collaborazionismo, nacque uno spontaneo

movimentodiresistenzacivilealloscopodiopporsiall’operazioneantiebraicacheaveva

45

nelmirino i sette-ottomila ebrei presenti nel territorio danese. Agli occhi dei cittadini

“l’altro”, il “diverso” non era da considerarsi incarnato nella figura dell’ebreo,ma del

tedesco che stava occupando la loro terra. Anche il governo si oppose alle leggi

antiebraiche e nel 1942minacciò di dimettersi, dichiarando che un attacco agli ebrei

danesiequivalevaaunattaccoallacostituzione, laqualeavevasancitol’uguaglianzadi

tutti i cittadini. Nel 1943 il governo si auto-sciolse, dando piena legittimazione ai

movimentidiresistenzacivile.Quandoitedeschicominciaronoladeportazionedimassa

degliebrei, lapopolazionedanesecooperòpermetterli insalvo. Icittadininascosero i

ricercatiecollaboraronopertrovareildenaronecessarioadaffittaredellebarchegrazie

alle qualimettere in salvomigliaia di ebrei. Infine, quest’ultimi vennero traghettati in

Svezia,dovepoteronodirsifinalmentealsicuro.Piùdel90%degliebreidanesisisalvò.

H. Arendt (1964) sostenne che tale esempio dovesse essere esposto agli studenti di

scienze politiche, affinché comprendessero quanto il riconoscimento sociale delle

istituzioni, una buona coesione e senso di comunità tra i cittadini e infine l’impegno

attraversolalottanon-violenta,potesseromodificareilcorsodellastoria.

“Aquelchesisa,fuquestal'unicavoltacheinazistiincontraronounaresistenzaaperta,e

il risultato fuaquantopare chequelli di loro che vi si trovarono coinvolti cambiarono

mentalità. Non vedevano più lo sterminio di un intero popolo come una cosa ovvia.

Avevanourtatoinunaresistenzabasatasusaldiprincipi,elaloro"durezza"sierasciolta

comeghiaccioalsolepermettendoilriaffiorare,siapurtimido,diunpo'diverocoraggio.”

(ArendtH.,LaBanalitàdelMale,cit.,p.181)

46

47

III.ModernitàeOlocausto

3.1L’Olocaustocomeprodottodellamodernità

Lastoriapuòcontaremoltepliciomicididimassa,numerosicasidiinimiciziechesonopoi

sfociatiinviolenzaapertaetalvoltahannoprovocatolosterminiodiinterepopolazioni.

Talidatioggettivipotrebberomettereindiscussionel’idea–chefudiBauman(1992)–

chel’Olocaustosiauneventounico,smentendoanchelostrettolegamechelegaquesto

avvenimentoallamodernità.Potremmosemplicementeassodarechel’uomohainséuna

componente violenta che non scompare nel corso della storia e che nemmeno la

modernitàhapotutofrenare,nonostantelesuepromessedisicurezzaesolidarietàtragli

esseri umani. Lamodernitànonha colpe, sebbenenon sia riuscita adarginarequesta

archetipabrutalitàumana.Secilimitassimoadinterpretarel’Olocaustoinquestomodo,

nondovremmofaraltrocheinserirlonellalungalistadiatticrudelichegliuominihanno

commessoneiconfrontidialtriuomini.Eppure,l’Olocaustocontieneinsécaratteristiche

unicheestrettamentecorrelateallosviluppodellamodernità.Questielementiciportano

acrederechel’Olocaustononfusemplicementeunfallimentodellasocietàmoderna,in

quantovennemenoallesueinizialipromesse,masoprattuttounsuoprodotto,inquanto

sololecaratteristichediquest’epocanehannopermessolarealizzazione.L’Olocaustoè

intrinsecamente connesso allo sviluppo della civiltà moderna occidentale; la

burocratizzazione e la razionalizzazione, elementi essenziali della nostra società, sono

statifondamentalinelperpetrareleviolenzegenocidarienaziste(Bauman,1992).Icampi

disterminiosonogeneratidallemoderneistituzioni,dallarazionalitàpolitica,dalleforme

di economia e dalle idee di tecnologia e scienza tipiche della concezione moderna

occidentale.Auschwitzèunprodottodellaciviltàmodernapoiché,nonostantenonfosse

unsuoesitoinevitabile,sièpotutoconcepiresoloall’internodiquestocontesto.

La violenza appare ai più come qualcosa di estremamente spontaneo, fulmineo e

irrazionale; solitamente facciamo riferimento ad un “raptus violento”, ovvero un

momento di perdita della capacità di intendere e volere che sfocia in un impulso

aggressivo. La violenza nazista fu invece una violenza estremamente razionale,

48

organizzata da un progetto moderno, calcolata nei minimi dettagli. Senza queste

competenze moderne di razionalità, tecnologia e organizzazione non sarebbe stato

possibileuccidereunnumerocosìelevatodipersoneintempimoltobrevi.

L’Olocausto, il più grande degli orrori commessi dall’uomo nella storiamoderna, non

scaturì da un sovvertimento dell’ordine, da una ribellione ad esso, ma dall’egemonia

incontestabiledell’ordinestesso.Amacchiarsiditalicrimininonfuunafollainferocitao

una massa di individui senza meta, ma uomini in divisa, estremamente obbedienti e

piuttostometicolosinelportareaterminelemansioniloroaffidate.

LostessoBauman,nell’introduzionealtesto“ModernitàeOlocausto”(1992),confidaal

lettoredicomeluistessoavessedistrattamenteinterpretatolosterminiodegliebreicome

uneventostraordinarioeassolutamentelontanodalquotidiano.Fulamoglie,attraverso

la storia della propria persecuzione20, a invitarlo a reinterpretare questo fenomeno

ridefinendolo non esclusivamente come una tragedia ebraica, appartenente ad un

lontanopassato,macomeuneventocheriguardatutti,ilnostropassatomasoprattutto

ilnostropresente.Fulacecitàchecaratterizzalamodernaburocraziaarenderepossibile

losterminiodimilionidipersone;infatti,laconsapevolezzadellarelazionetral’azionedel

soggetto ed i suoi esiti viene completamente oscurata dalla procedura burocratica,

annientandolaresponsabilitàindividualediciascuno.Questamancanzadivistacontagia

l’impianto della società contemporanea, per tale ragione è indispensabile cogliere il

monito di Bauman (1992) quando sostiene sia “[…] sempre più necessario studiare la

lezionedell’Olocausto[…]”poiché“[…]èingiocomoltodipiùcheiltributoallamemoria

dimilionidivittime”.

Inoltre, il genocidiomodernomira aduno scopopreciso, tale scopo si riconoscenella

visioneutopicadiunasocietàmigliore,equindinellarealizzazionediunordinesociale

perfettochesiconformiaunasocietàperfetta.Laculturamodernaèinfatticaratterizzata

daunacontinuaricercadiunacondizioneumanaperfettamenteordinataedalsognodi

unavitaideale.

20BaumanJ.(1994)Invernonelmattino.UnaragazzanelghettodiVarsavia,ilMulino,Bologna.

49

Le vittime dell’Olocausto e degli altri genocidi moderni non furono uccise, come in

passato,peroccuparneilterritorio;lametanonfurappresentatadallaconquistadiun

suolo, tramite l’uccisone dell’avversario. La finalità ultima del genocidio moderno è

l’eliminazionediqueisoggettichenonpossonoessereinseritinelprogettodiunasocietà

migliore. Le persone furono assassinateperché, per varimotivi, non rientravanonella

concezionediunordinesocialeperfetto;unicamentesenzaquestisoggettilafondazione

diunasocietàidealeavrebbepotutoproseguire(Bauman,1992).

3.2Dissociazionedallavalutazionemoraledeifininell’amministrazioneburocratica

Losviluppodellamodernaamministrazioneburocraticahamassimizzatolarazionalitàe

l’efficienza dell’azione, riducendo al minimo i costi, attraverso la dissociazione tra le

persone impiegate nel processo produttivo e la valutazionemorale dei fini della loro

azione. Questa dissociazione è prodotta da due processi indispensabili al modello

burocratico di attività: il primo processo riguarda la divisione funzionale del lavoro; il

secondoèdatodallasostituzionedellaresponsabilitàtecnicaaquellamorale(Bauman,

1992).

Ladivisionefunzionaledellavoroproduceunadistanzatracolorochecontribuisconoal

processoproduttivoeilrisultatofinaleditaleprocesso.Infatti,contrariamenteaquanto

accadeva inun’unitàdi lavoropremoderna, incui tuttipossedevano lestessecapacità

professionali e conoscevano il processo di produzione nel suo insieme, in

un’organizzazioneburocraticamodernalepersonedifferisconoradicalmenteperiltipodi

professionalitàecompetenzeinbasealruolocheoccupanonellagerarchiaorganizzativa,

einoltrenonconosconogliesitiaiqualiilpropriolavoroporterà.Lamansioneimmediata

eridottadellaqualel’operaiosifastrumentononènecessariamenteanalogaalcompito

generaledellastrutturaorganizzativanelsuocomplesso.Taledissociazionepsicologicaha

unimpattoimportanteperquantoconcernelapossibilitàdicompierescelteeticamente

corrette.Lasuddivisionedelprocessoproduttivoinunaseriedilimitaticompitifunzionali

e la separazione di essi hanno reso difficile da raggiungere la consapevolezza etica

dell’azione.

50

Il secondo processo, la sostituzione della responsabilità tecnica a quella morale, è

strettamenteinterconnessoalprimo.Infatti,sostituirelaresponsabilitàmoraleconquella

tecnicasarebbedifficilesenzalaframmentazionefunzionaleelaseparazionedeicompiti.

Sebbenel’inserimentoinunagerarchiadiautoritàcomportiper l’individuoildoveredi

essereresponsabiledellesueazionidifrontealpropriosuperiore,permanelapossibilità

che il membro della gerarchia decida di non obbedire ad un ordine moralmente

inaccettabile.Taleeventualitàteoricascomparefrequentementequaloraallagerarchiadi

autoritàvengaaccostata ladivisione funzionalee la separazionedei compiti; aquesto

puntosicompielacompletasostituzionedellaresponsabilitàmoraleconquellatecnica.

La responsabilità tecnica, a differenza di quella morale, perde la consapevolezza che

l’azioneèunmezzocheportaaqualcosadidiversodaessa.L’attivitàabbandonaisuoi

effetti globali, diventando un fine in sé stessa e, pertanto,moralmente neutra. L’atto

vienecosìcompletamentescioltodallesuevalenzemoralieancoratosaldamentesoloal

suo significato razionale. La valutazione dell’azione si traduce in calcoli dei costi e

avanguardiatecnologica.Ilsingoloindividuosiconcentrasullabuonariuscitadelproprio

compito,nelqualevuoleeccellere;inquestomodolavalutazionemoraledell’azioneviene

sostituitadaldesideriodiessereunbuonlavoratore,diligenteepreparato.

3.3Ladisumanizzazionenell’attivitàburocratica

Nelcapitoloprecedenteèstatoprecisatoilsignificatodelprocessodideumanizzazioneo

disumanizzazione. Bauman (1992) evidenzia che questo processo può raramente

assumereformaesplicitaebrutale,adesempiodeicorpimartoriatieirriconoscibilidelle

persone internate nei campi di concentramento, infatti, più frequentemente questa

tendenzadisumanizzanteconnotauniversalmenteeimplicitamentel’azioneburocratica.

La burocratizzazione comporta la disumanizzazione degli oggetti impiegati nella sua

attività;ovverotrasformalepersoneinoggettigestibiliinterminitecniciemoralmente

neutri. Grazie alla dissociazione di cui sopra, gli esseri umani diventanobanali oggetti

dell’attivitàburocratica,ridottiaunasemplicevalutazionequantitativa.Inquestomodo,

essendostatitrasformatiinquantitàmisurabili,gliesseriumanirisultanodisumanizzati

51

poichéhannoperduto la lorospecificità,esudi lorovieneimpedita laformulazionedi

valutazioni morali e giudizi etici. Quindi, secondo Bauman, la burocrazia moderna,

attraversolarazionalizzazione,èlegatainmodointrinsecoalladisumanizzazione.Perciò,

questoprocessorisultaestremamentecomuneepervasivolasocietàmoderna,anziché

legatoesclusivamenteaglieffettidiessointerminidiatrocitàogenocidi.

La burocrazia è funzionale alla produzionedella soluzioneottimale, e per raggiungere

questoscoponondifferenziatraunessereumanoeunoggettoinumano,masiconcentra

sull’efficaciaesullariduzionedeicosti.

3.4Sospensioneeinvisibilitàdell’inibizionemorale

Lo psicologo Herbert C. Kelman (1973), domandandosi come fosse possibile aver

trasformatodeinormalicittadinitedeschiinperfettiesecutorimaterialidiunosterminio

dimassa,ipotizzòlapresenzaditrecondizionichepossonooscurarelenormaliinibizioni

morali che impediscono il determinarsi di comportamenti violenti. La prima è

rappresentatadall’autorizzazioneallaviolenzadapartediordiniufficialicheprovengono

da istanze investitedi autorità legali; in secondo luogoquando leazioni violente sono

routinizzatedapratichecherispondonoanormeedaunadefinizioneprecisadeiruoli;

infine quando le persone vittime di violenza vengono disumanizzate a causa di un

indottrinamentodicarattereideologico(Kelman,1973).

Bauman(1992)sostienecheleprimeduecondizioniappenadescrittetrovinoespressione

nei principi di azione razionale a cui le istituzioni della società moderna hanno dato

universaleapplicazione.

Ilsuperamentodellapietàumanaversol’afflizionealtruinonèstatoraggiuntoattraverso

la totale liberazione degli istinti primitivi insiti nell’uomo; ma, al contrario, era stata

determinantelaburocraziaestremamenteorganizzataaffinchésicompisseilgenocidio

ebraico.Unamassadianimaliguidatidaunistintoomicidanonavrebbepotutoaverela

stessaefficacianelportareatermineuncompitocosìingratocomelosterminiodimigliaia

dipersone.Idelittichevenivanoattuatiinnomediunistintoviolentooaccompagnatida

piaceresadico,senzachel’azioneviolentascaturissedall’obbedienzaadunordinepreciso

52

eorganizzato,potevaportaredavantialtribunaleoincarcere(Bauman,1992);imilitari

con questo tipo d’inclinazione venivano allontanati poiché potevano costituire un

problema,nonunarisorsa.

La disciplina organizzativa prevede la totale identificazione con l’organizzazione: i

sottoposti devono obbedire ai superiori annullando la propria identità personale e la

libertà d’azione. Quindi, la responsabilità morale viene completamente sostituita

dall’obbedienzaalladisciplina.

Inoltre, in alcuni casi, Bauman (1992) sostiene che non sia sufficiente parlare di

sospensionedell’inibizionedellamorale,mavièlapresenzadiuna“produzionesociale

dell’invisibilità morale”, in cui il carattere morale dell’azione diventa completamente

invisibile.Ciòavvienequaloralaconnessionedicausatral’azionediunindividuoelesue

conseguenze violente è difficile da individuare. Lo stesso Eichmann non si trovava al

fronte,nonimbracciavaunfucileprontoafarfuocosuicivili,nonmassacravadonnee

bambini.Moltialtriburocraticomelui,potremmodirelamaggiorpartedellepersoneche

collaboraronoallarealizzazionedell’Olocausto,silimitaronoaparlarealtelefono,fornire

comunicazioni,stilarepromemoria,scriverelettereeviadicendo.Azionichepotremmo

farequotidianamenteanchenoisedutiallenostrescrivanie.

John Lachs21 sostiene che la mediazione dell’azione sia uno degli aspetti più

intrinsecamentedeterminanti lasocietàmoderna.Secondo il fenomeno individuatoda

Lachsl’azionediunsoggettovienesvoltadaunaltro,unmediatorechesiinterponetra

l’azioneecoluichelacompie,impedendoglidisperimentaredirettamenteleconseguenze

diessa.Inquestomodonessunosiritieneresponsabiledell’azione:infatti,lapersonain

funzione della quale l’azione viene svolta non la avverte come propria, non avendola

sperimentatadirettamente;ed’altraparte,ilsoggettochehamaterialmentecompiuto

l’azione si percepirà come semplice strumento della volontà di altri e, pertanto,

assolutamenteinnocenterispettoleconseguenzedellastessa.

21LachsJ.(1981)ResponsabilityoftheIndividualinModernSociety,Brighton,Harvester,inBauman

Z.(1992)ModernitàeOlocausto,IlMulino,Bologna.

53

Nellasocietàmodernalamaggiorpartedelleazionivengonomediatedaunalungaserie

di multiformi relazioni di dipendenza funzionale e di causa, che rendono difficile

l’attuazione di scelte morali consapevoli. Con l’aumento della distanza – fisica e

psicologica - tra l’azione e le sue conseguenze non viene soltanto sospesa l’inibizione

morale, ma, piuttosto, viene del tutto annullato il conflitto interiore tra la nostra

personale concezione di accettabilità morale e le conseguenze immorali dell’azione

(Bauman,1992).

Leguerrecontemporaneesicombattono“adistanza”attraversotecnologiesemprepiù

sofisticate; imissili possono essere lanciati da enormi lontananze, le bombe vengono

comodamente sganciate attraverso un pulsante predisposto presso il proprio ufficio.

Premereiltastodiuncomputeroaccendereuninterruttorepossonoappariregestidel

tuttoinnocentima,talvolta,essidannovitaaviolentimassacri.

Il pericolo determinato dall’indifferenza morale si acutizza nella società moderna

razionale, industrializzata e tecnologicamente avanzata, poiché solo grazie ad essa

l’azioneumanapuòesseredeterminataancheadistanza;talelontananzapuòcrescere

attraverso il costante sviluppo di scienza e tecnologia. Quindi, nella nostra società, le

conseguenzedell’azionearrivanooltrelavisibilitàmorale,diventandoinvisibili.

3.5Responsabilitàevicinanza

Secondo il sociologo Zygmunt Bauman (1992), uno degli esiti più sorprendenti della

sopracitataricercasull’obbedienzaall’autoritàdiMilgramderivadallasperimentazione

riguardanteilrapportotraladisponibilitàadesercitareviolenzasullavittimaelavicinanza

ad essa. Il concetto di prossimità è quindi legato alla responsabilità verso l’altrui

sofferenza. Una vittima che viene allontanata sia moralmente (disumanizzata) che

fisicamentedanoi,subiràpiùfacilmentecomportamentiimmoralieviolenti.

Lacondottamoraledipendequindidallavicinanza,siafisicacheemotiva,chesiinterpone

tranoielavittimadellenostreazioni.Qualorasiconsumilaprossimità,laresponsabilità

vienecompletamentemessaatacere.

54

La prossimità psicologica può avere maggior importanza rispetto a quella fisica,

nonostanteanchequest’ultimapossa risultaredecisiva. Infatti, legridadidolorediun

fratello,diunparenteodiunamicobasterebberoa fare intervenire l’individuo insuo

soccorso o a determinare la sua opposizione ad ogni azione che potrebbe causargli

ulteriore sofferenza. Le urla di una persona sconosciuta possono invece non suscitare

alcun genere di pietà. Ma qualora il soggetto estraneo venga fisicamente avvicinato

all’individuo sopracitato sarà più difficile mettere in atto meccanismi di disimpegno

moraleediventeràperluiimpossibileevitarediinteragireempaticamenteconlavittima.

Quantomaggioreèladistanzafisicaedemotivadallavittima,tantopiùfacilesaràperil

soggettocompiereazionicrudelicontrodilei.LaconsiderazionefinalediMilgramfula

seguente:“Ogni forzaoogniavvenimento che s’interpone fra soggettoe conseguenze

dellescossedaluiinviateallavittima[…]determineràunadiminuzionedellatensionedel

partecipante(allasperimentazione)riducendointalmodoladisobbedienza.Nellasocietà

modernatranoieunattooffensivoacuidirettamentepartecipiamosi trovanospesso

altrepersoneinterposte.”(MilgramS.,Obbedienzaall’autorità,cit.,p.159)

Infatti, una tra le principali caratteristiche della società moderna, ampiamente

riconosciutaeorgogliosamentedecantata,èpropriolamediazionedell’azione,ovverola

suddivisionedell’attivitàinpiccolefasistabilitedallagerarchiadelsistemadiautoritàeil

frazionamento di essa grazie a specifiche specializzazioni funzionali. Pertanto,

l’importanzadell’esperimentodiMilgram–secondoBauman(1992)–stanellascoperta

che larazionalizzazionemodernahafacilitatoefacilitapersuacaratteristica intrinseca

quei comportamenti che portano a conseguenze crudeli e violente, anche senza la

presenzadicattive intenzioni.Quantopiù l’organizzazionefunziona inmodorazionale,

tantopiùsaràpossibileildeterminarsidiconseguenzenegative,senzachenessunosene

sentaresponsabile.Agliesecutorivieneinfattirisparmiatalavistadegliesitidellapropria

attivitàepertantol’angosciaelostruggimentochenepotrebberoderivare.

55

Mommsen22sostieneche“ladimensioneantropologica”dell’Olocaustosi individuanel

pericolo, presente nella società moderna industriale, che si sviluppi un processo di

progressivaabitudineall’indifferenzamorale,natodallapossibilitàdicompiereazioninon

immediatamente legate all’esperienza individuale. Questo pericolo deve essere fatto

risalire – secondo Bauman (1992) – alla capacità che la societàmoderna possiede di

estendereladistanzatragliesseriumani,finoachelaresponsabilitàelacoscienzamorale

scompaianocompletamente.

3.5.1Produzionesocialedelladistanzapsicologicaespaziale

Iltermine“prossimità”trasmetteun’ideadivicinanzaspaziale;tuttavia,contaletermine

viene intesa anche una contiguità di tipo psicologico. A. J. Vetlesen23 sostiene la

dimensionenonspazialedellaprossimitàmorale, infatti,quandopercepiamoqualcuno

come “vicino” a noi non intendiamo una vicinanza di carattere fisicoma piuttosto la

presenzadiunacomponenteemotiva.Lavariabilepsicologicapuòeliminarequellafisica;

conoscereeri-conoscerequalcunovuoldireessenzialmenteesserelegatiemotivamente

l’unl’altro.

Inpiccolicontestil’altrocièvicino,nesperimentiamolafisicità,l’aspetto,losguardo;non

èunaltrochefapartediunacategoriagenerica,maèunospecificoindividuochevediamo

esentiamo,perciòegliassumepernoisignificatoepercepiamouninteressemoralenei

suoi confronti. Invece, nei contesti estesi - ad esempio neimoderni sistemi razionali,

tecnologicieburocratici-dominal’assenzafisicaelaneutralitàdellamorale;lerelazioni

nonsonodirettemamediatedaruoli,attribuzioniemansionisociali(Zamperini,2001).

L’altro che ho di fronte ame è un estraneo generalizzato, non lo riconosco nella sua

individualità,mi è indifferente e lamia responsabilitàmorale individuale si concentra

22MommsenH.,“Anti-JewishPoliticsandtheInterpretationoftheHolocaust”,inBaumanZ.(1992)

ModernitàeOlocausto,IlMulino,Bologna.23VetlesenA.J.(1993),Whydoesproximitymakeamoraldifference?Comingtotermswithalesson

learnedfromtheHolocaust,in“PraxisInternational”n.12,pp.371-386,citatodaZamperiniA.(2001)Psicologiadell’inerziaedellasolidarietà.Lospettatoredi frontealleatrocitàcollettive,Einaudi,Torino.

56

esclusivamente sugli interessi privati. Possiamo, quindi, descrivere la prima come una

“responsabilità relazionale” retta da solidarietà e vicinanza tra le persone, invece la

seconda comeuna “responsabilità di ruolo”, che si concentra cioè sullemansioni e le

norme procedurali, escludendo il riconoscimento dell’altro. Inoltre, in quest’ultima

tipologiadiresponsabilitàilsoggettosiidentificaconunasingolapartediséstesso,ilsuo

ruolosociale,mentrenellaresponsabilitàrelazionalesipercepiscecome“tutto”,ovvero

comelatotalitàdellecaratteristichedellasuapersona(Zamperini,2001).

Lapresenzafisica,ilcorpo,esoprattuttoitrattidelvisodiunapersonalaidentificanoela

rendono riconoscibile agli altri. Questo rapporto diretto di vedere ed esser visto è

indispensabile per ciascuno di noi affinché si giunga a definire sé stessi attraverso

l’incontroconl’altro.Ilcontattoconlavittimapuò,dunque,indurciaimmedesimarcinella

sofferenza altrui e a voler intervenire in suo soccorso, d’altro canto alcuni contesti

moderni possono impedire questo incrocio di sguardi, permettendo allo spettatore di

voltare lespalleallerichiested’aiutodellavittima.Laframmentazionedeicompitie la

successiva rottura tra la moralità individuale e le conseguenze prodotte dall’impresa

generaunadistanzatraesecutoridiviolenzaelevittimediessa,taledaridurreoeliminare

completamentelepressionicausatedallamorale.Tuttavia,taledistanzafisica,datadalla

disposizionefunzionaledell’individuo,nonpuòesserepresenteintuttalascalagerarchica

dell’organizzazione;vidovrannoesserenecessariamentepersonecheentranoincontatto

con levittimeecon leconseguenzenegativedelleproprieazioni.Ènecessario,allora,

assicurareun’adeguatadistanzapsicologicacheagiscaqualoranonsiapossibileottenere

quellafisica.Bauman(1992)sostienecheilmetodoperassicurarequestadistanzaèdato

dalla competenza, ovvero un’autorità, a suo dire, ontologicamente moderna. Infatti,

citandonuovamentel’esperimentodiMilgram,essodimostracheilpoteredegli“esperti”,

ovverocolorochesannocosecheaglialtri sonocompletamente ignote,possavincere

sullemotivazionimoralidell’azione.Personemoralmentesanepossonoesserespintea

compiereazionicontrarieallapropriamorale,purchésianopersuasiafarlodaespertiche

definisconoquelleattivitàcomenecessarie.

57

La preparazione delle atrocità collettive è un processo che inizia proprio

dall’allontanamento fisico e psicologico delle vittime, affinché si spezzino i legami di

coesionesocialeesolidarietàcherisiedononellerelazioni individualizzate.L’empatiaè

un’arma pericolosa per coloro che programmano la distruzione di un gruppo sociale

poichéattraversoessalepersonesiriconosconoeticamenteesisentonoresponsabilile

une verso le altre. L’empatia riduce la distanza che separa gli individui, tanto che la

sofferenzadiunopuòandareacolpireunaltroindividuoattraversounprofondodisagio

personale.

Le dinamiche emotive che scaturiscono da rapporti empatici possono innescare

comportamentidissidentiedisobbedienzaagliordiniimpartiti,pertantolapotenzialitàdi

questi meccanismi deve essere contenuta attraverso lo scioglimento dei legami

interpersonali.Irapporticonl’altrovengonolimitatiesiimpedisceloscambiosocialetra

gruppi diversi, inoltre i contatti personali vengono ricondotti alla razionalità facendo

calcolimatematici tra costi e benefici che la solidarietà verso un determinato gruppo

socialepuòdeterminare.Lapassioneemotivadell’incontrotraesseriumanisiriduceaun

mero calcolo delle necessità biologiche di specifiche categorie di individui. La

responsabilitàpuòtrasformarsiinostilitàapertaqualoragliesseriumanianoivicinisiano

statitrasformatineigenerici“altri”(Zamperini,2001).

Fucosìcheinazisticancellaronol’immaginedell’ebreo“dellaportaaccanto”,ilvicino,il

collega, la cui conoscenza avrebbe potuto minare l’indottrinamento riguardante gli

stereotipi negativi attribuiti alla categoria “ebreo”. Il rapporto personale può, infatti,

determinare il crollodegli stereotipi intellettualiperché l’altro comecategoriaastratta

non combacia con l’idea dell’altro che conosciamo, le argomentazioni astratte e

stereotipate non corrispondono alla realtà del rapporto che abbiamo con l’individuo

appartenenteaquellacategoriaimmaginaria.

58

3.5.2Vittimeevicini:lacittadinasolidalediSonderburg

Attraverso il testo “Victims and Neighbors: A Small Town in Nazi Germany

Remembered”24, Frances Henry (1984) analizza i comportamenti altruistici assunti dai

membri di una cittadina tedesca durante il nazismo. Queste persone non furono

protagonistediattieroici,mamiseroinattoazioniquotidianedisolidarietàevicinanza

verso i propri concittadini, opponendosi alla stigmatizzazione e alla disumanizzazione

impostadalnazismoattraversolarelazioneinterpersonaleconiconterraneidireligione

ebraica.LapiccolacittadinaacuiHenrysiriferisceèSonderburg,nellaGermaniacentrale,

cheneglianniTrentaospitavaunnumeroassaiesiguodiebrei,circa150,suddivisiinuna

trentinadifamiglie.Questepersoneeranoperfettamenteintegratenellacomunità,tanto

chenoneranorariimatrimonimistitratedeschiedebrei,quest’ultimivivevanoinsieme

aglialtricittadini,godendo,inoltre,diunaposizionesocialedispicco.

Nonostantel’armoniaelaquietaconvivenzaappenadescritta,apartiredallametàdegli

anni Trenta, i cittadini ebrei di Sonderburg, percependo l’imminente pericolo per la

propria vita, decisero di emigrare. Nel 1939 – a seguito della cosiddetta “notte dei

cristalli”25–lacittadinatedescadavaalloggiosoltantoadodiciebrei,troppoanzianiper

riuscire a fuggire. Nel 1942 quest’ultimi vennero deportati nei campi di sterminio.

Tuttavia,dal1939all’estatedel1942,icittadinidiSonderburgsostenneroquestidodici

individui attraverso una serie di atti di solidarietà, apparentemente insignificanti, ma

incredibilmenterischiosi.Infatti,leminaccepercolorochesoccorrevanoointrattenevano

relazionicongliebreiprevedevanodallaperditadelpostodilavorosinoalladeportazione

neicampidiconcentramentodell’interafamiglia“solidale”.Lapraticadiaiutopiùcomune

eracostituitadalprocacciamentodelcibo,poichéinqueglianniagliebreierainterdetta

lapossibilitàdiavereaccessoainegozi.Nelmercatoprincipaledellacittadinaerastata

24HenryF.(1984)VictimsandNeighbors.ASmallTowninNazi-GermanyRemembered,Berginand

Garvey, South Hadley, in Zamperini A. (2001) Psicologia dell’inerzia e della solidarietà. Lospettatoredifrontealleatrocitàcollettive,Einaudi,Torino.

25Lanottetral’8edil9novembre1938inazistiscatenaronounasanguinosasommossaantisemitaintuttoilterritoriotedesco.Vennerodistruttenumerosesinagoghe,decinediebreifuronouccisiemoltissimiarrestati,inoltre,furonorasealsuololevetrinedeiloronegozi.

59

collocataunabachecaperannotareinomidicolorochesifossero“macchiati”diattidi

solidarietà nei confronti degli ebrei; nessun nome fumai scritto, si sviluppò un tacito

accordo tra i cittadini affinché nessuno denunciasse questi gesti alle autorità. Le

dimensioni ridotte di Sorderburg impedirono la realizzazione di un ghetto ebraico, e

favorirono la creazionedi legami di vicinanza e solidarietà interpersonale tra individui

ebreietedeschi.

Lerelazioniinterpersonalipossonoquindipotenzialmentecontenerelequalitàempatiche

checonsentonodiabbattereimeccanismidiindifferenzamoralecheallontanolavittima

dalnostrosentireemotivo.

3.6Ildesideriodella“purificazione”

ComehaosservatoCynthiaOzick“laEndloesungtedescaeraunasoluzioneestetica[…],

unritoccodell’artistapercorreggereundifetto:l’eliminazionediunqualcosacheguastava

l’armoniadelquadro”26.

Bauman(2002)definiscelaculturamodernaunaculturadelgiardinaggio,poichémiraal

perfettoordinamentodellacondizioneumana.Ognierbacciadeveessereestirpataenon

può crescere nell’aiuola coltivata ordinatamente, poiché ne guasterebbe l’ideale

conformazione.

AnchelopsicologotedescoKlausDorner27riferiscecheilgovernonazistavainterpretato

alparidellaborghesiachetentadirisolvereilproblemasociale,ovverocercadidisfarsi

della“sporcizia”rappresentatadallavicinanzadiindividuiestranei,nonappartenential

loromondoeperquestocausadellosconvolgimentodiordine,puliziaearmoniasociale.

Pertanto, i nazisti prima della soluzione finale avrebbero formulato la soluzione della

questione sociale inseguendo il sogno utopico, creato dall’Illuminismo, di una società

26 Ozick C. (1984) Art and Ardor, Dutton, New York, in Bauman Z. (2002) Il Disagio della

Postmodernità,Mondadori,Milano.27DornerK.(1993)TodlichesMitleid:ZurFragederUnertraglichkeitdesLebens,VerlagJakobnon

Hoddis,Gutersloh,inBaumanZ.(2002)IlDisagiodellaPostmodenità,Mondadori,Milano.

60

libera dalle sofferenze, sollevata dal carico in eccesso di persone indesiderabili e per

questopotenzaindiscussasiamilitarmentecheeconomicamente.

Il linguaggio di Hitler era pieno di riferimenti e immagini riguardanti infezioni, virus,

infestazioni.Eglidefinivagliebreideiparassiti,germi,batteri infestanti;“sterminandoi

parassiti,renderemounservizioall’umanità”sentenziònell’ottobredel1942.Losterminio

degli ebrei veniva considerato comeunaguarigione, l’epurazionedel virusebraicodal

corpo sano dell’Europa (Bauman, 1992). Questo linguaggio, sebbene ebbe un potere

propagandisticomoltoefficace,venivausatodaHitlerpoichéegliconsideravaveramente

la“questioneebraica”comeunproblemaanalogoall’igiene,allasaluteeallapulizia.

L’ideadellapuliziaèpervasivalasocietàmodernaerappresentalaperfezionedellostato

dellecose,talestatovaricercatoeprotettodaqualsiasiminacciaesterna.

Neiprimiannidell’eramoderna,comescrisseFoucault,leautoritàprendevanoimalatidi

menteper farli imbarcare su alcunenavi, chiamateNarrenshiffen, a lorodedicate che

venivanofattesalpareconl’obbligodinonattraccarepiùinalcunporto.Ilmaredoveva

rappresentare la pulizia, la purificazione di quegli individui pazzi raffiguranti il caos

inquietocheminacciavalastabilitàelasaggezzadellarazionalità.

“Accadeva spesso che venissero affidati a battellieri: a Francoforte, nel 1399, alcuni

marinaivengonoincaricatidisbarazzarelacittàdiunfollechepasseggiavanudo;neiprimi

annidelXVsecolounpazzocriminaleèspeditonellostessomodoaMagonza.Talvoltai

marinai gettano a terra questi passeggeri scomodi ancor prima di quanto avevano

promesso […]. Le città europee hanno spesso dovuto veder approdare queste navi di

folli.”28

A partire dall’Illuminismo si iniziò ad utilizzare la scienza come uno strumento di

manipolazioneattivadelmondoedellanatura.Losviluppodellascienzanonerapiùfine

aséstessomadovevaconsentireacolorochelamettesseroinattodimigliorarelarealtà

circostanteediriadattarlasecondoilprogettoumanodiperfezionamentodellapropria

condizione.Anchel’esistenzaumanaelerelazionitragli individuidivennerooggettodi

28FoucaultM.(1980)Storiadellafollia,Rizzoli,Milano,citatodaBaumanZ.(2002)IlDisagiodella

Postmodernità,Mondadori,Milano.

61

progettazioneeorganizzazione,affinchésiimpedissecheparassitiederbaccepotessero

crescere spontaneamente e riuscissero a intaccare la perfezione del sistema sociale.

Perciò,glielementinocividellasocietàandavanoseparatiedeliminatidaquellibuoni,ai

qualivenivaconcessodicrescereevivere.

Sulla scia di tale sogno di purezza e di unmondo libero emigliore, i nazisti, prima di

costruire icampidiconcentramento,tentaronodisterminareipropriconnazionalicon

patologie psichiatriche o gravemente disabili attraverso un’eutanasia benevola atta a

liberare questi individui dalle sofferenze alle quali erano stati costretti dal destino.

Tentaronoinoltrediselezionaredonneeuominiconsideratisuperiori–dalpuntodivista

razziale – per organizzare una fecondazione che permettesse al popolo tedesco la

supremaziagenetica.

3.6.1Ilpermessodiannientareviteindegnediesserevissute

“Ognicontadinosacheseuccidesseimiglioriesemplarideiproprianimalidomesticisenza

lasciarliprocreareecontinuasseinveceafarriprodurregliesemplaripiùscadenti,lesue

razzedaallevamentoandrebbero incontroaduna irrimediabiledegenerazione.Questo

errore,chenessuncontadinocommetterebbeconiproprianimalielepropriecoltivazioni,

vienedanoiconsentitosulargascalainsenoallasocietà.Atitolodirisarcimentoperla

nostra umanità di oggi, noi dobbiamo fare in modo che questi individui inferiori non

possano procreare. Una semplice operazione eseguibile in pochi minuti rende tale

possibilitàpraticabilesenzaulterioreritardo…Nessunoapprovapiùdinoilenuoveleggi

sullasterilizzazione,madobbiamoripetereancoraunavoltachesitrattasolodell’inizio…”

(BaumanZ.,ModernitàeOlocausto,cit.,pp.107-108)

FuronoquesteleparolediunbiologoErwinBaurediunantropologoMartinStammler,

duescienziatitedeschifamosiintuttoilmondo,concordinonsoloconlasterilizzazionedi

massa deimalati psichiatrici e disabili tedeschima, come si può dedurre dalle ultime

paroledellacitazione,ancheafavoredellasoluzionefinale,ovverol’uccisionedicoloro

che,malati,nonavevanosperanzadiessereeducatioguariti.

62

Le idee sulla sterilizzazione coatta di centinaia di persone disabili o socialmente

emarginate (es. criminali, malati psichiatrici, alcolisti) non nacquero dal movimento

nazionalsocialista, sebbenesoloquest’ultimonemise inatto inmanierasistematica lo

sterminio.

MoltoprimadelnazionalsocialismonegliStatiUnitisipraticavalasterilizzazioneforzata

deimalatidimenteedeiportatoridihandicap.GiàneglianniVentidelNovecentopiùdi

250000personeeranostate“trattate”,ovverosottoposteallasterilizzazioneforzata,in

America. Nel 1922, un caporale austriaco della Prima guerra mondiale rinchiuso in

prigione,AdolfHitler,scrisseMeinKampf,nelqualeelogiògliStatiUnitiD’America,faro

di razionalità, a suo dire, a differenza della Repubblica tedesca. L’Unione Americana

rifiutava, infatti, i cattivi elementi dell’immigrazione, escludeva certe razze

dall’ottenimento della cittadinanza ed attuava la sterilizzazione di coloro che

conducevano “vite indegnedi essere vissute” e, facendo ciò, imponevaunamentalità

nazionalesuperiore(Paolini,2012).L’ideadisterilizzarecolorochesoffrivanodidisabilità

ereditarie era ampiamente condivisa non solonegli StatiUniti,ma anche in Svezia, in

Svizzeraeindiversialtripaesi.Adesempio,soloinSvezia,trail1935eil1976vennero

sterilizzatecirca62.000persone.

Già nel 1935 il partito nazista, al potere da soli due anni, diede avvio ad una fervida

propagandaperpromuovereladifesadellarazza.Propongodiseguitounapartedeltesto

originaledeldocumentariodipropaganda“Vittimedelpassato”29:

“Tutto ciò che è troppo debole per sopravvivere verrà inevitabilmente distrutto dalla

natura. Negli ultimi decenni l’umanità ha peccato orribilmente contro la legge della

selezionenaturale.Non soloabbiamo risparmiatovite indegnedellavita,maabbiamo

anche loro permesso di moltiplicarsi. Ecco i discendenti di questa generazione tarata.

Grazieaifarmacineimanicomisopravvivonointerefamiglie;icostinecessaripercurarei

29“L’antropologiadegliorrori.Eugeneticaemalattiamentale.”DocumentariodiRaiStoria incui

vengonopropostiifilmatidipropagandanazistaoriginalicome“Malatodimente”o“Vittimedelpassato”. http://www.raistoria.rai.it/articoli/eugenetica-e-malattia-mentale-lantropologia-degli-orrori/5829/default.aspx

63

figlimalatidiquestosologrupposonostatifinora154000marchi.Quantecasepergente

sanasisarebberopotutecostruireconquestasomma?”30

Il documentario si conclude invocando la sterilizzazione forzata: “La sterilizzazione è

un’operazionechirurgicamoltosemplice.Negliultimisettant’annilanostrapopolazioneè

aumentata del 50%mentre il numerodeimalati ereditari è cresciuto del 450%, se ciò

dovesse continuare tra 50 anni ci sarebbe unmalato ereditario ogni quattro persone

sane”31.

Tra il1933e il1939vennerosterilizzati, contro la lorovolontà, circa350000cittadini

tedeschiritenutidannosiperl’integritàdellarazzaariana.

Nonerainoltreraroinquelperiodoimbattersiinproblemidimatematica,propostinelle

classielementari,chefacevanoriferimentoalcostoeconomicochegli individuipazzi, i

disabilioicriminalicomportavanoperlasocietà.Ilmalatopesacomeunmacignosulle

spalle degli uomini produttivi. Unmilione di persone improduttive sono in carico alla

societàcivile;ciòèdidifficileaccettazionequandolapopolazionevienecolpitadauna

crisidiportatamondialecomequellacheebbeinizionel1929inAmericaecheecheggiò

in tutta Europa. L’inflazione aumentò senza sosta, il salario non era più sufficiente a

sfamare i componenti della propria famiglia. In una condizione di simile disperazione

venireaconoscenzacheloStatohaincaricounaquantitànotevoledipersonechenon

lavora,nonproduce,madevemangiare,faarrabbiarelepersonechesoffronolafame.

Granderilevanzaavevano,quindi,leconsiderazionidicarattereeconomicoinunperiodo

di pesante impoverimento e incertezza. Le spese che lo Statodoveva sostenereper il

mantenimentodiquesti“esseriinutili”eranomoltoalte,mentred’altrocantolepersone

sanenonriuscivanoaguadagnaresoldiasufficienzapersfamarsi.Moltefuronoleillazioni

che facevano riferimento alla differenza tra le case dei poveri cittadini produttivi

affiancateai“palazzi”deimalatipsichiatrici.Nessunoditaligiudiziriguardava invece il

30Ibidem.

31Ibidem.

64

fattochegranpartedegliospedalipsichiatricipotevacontaresullamanodoperafornita

daipazientimenogravi,chedavanovitaadunafiorenteattivitàagricola.

3.6.2Aktion-T4

Sotto il Terzo Reich circa 300.000 personementalmente o fisicamente disabili furono

eliminate con i gas, con trattamenti medici letali o lasciate morire di fame. T4 è

l’abbreviazionedi“Tiergartenstrasse4”,ovverol’indirizzoedilnumerodellaviadiBerlino

nel quale era situato ilquartier generale dell’ente pubblico per la salute e l’assistenza

sociale.All’epocainazistiutilizzavanoilnomeincodiceEU-Aktionperdenominaretale

operazione,ovvero“AzioneEutanasia”.

L’operazione T4 venne finanziata dallo Stato che pagava alcune persone affinché

permettesserodimettereinattounnotevolerisparmiodellaspesasanitariae,altempo

stesso, venne loro affidato il più alto compito di purificazione del sangue nazionale

tedesco.Taliindividuidovevanoessere,secondolaconcezionenazista,eliminatidalcorpo

sacrodellapopolazione32.

Dal 1939 si passa quindi dalla sterilizzazione obbligatoria all’eliminazione forzata di

centinaiadimigliaiadipersone.FuHitlerstessoascrivere il“decreto”chediedeavvio

all’organizzazionetecnico-burocraticadellosterminiodeimalatipsichiatrici.Inizialmente

ilMinisterodegliInterniordinòalpersonalesanitariocheoperavanegliospedalitedeschi,

alleostetricheedaimedicidifamigliadiriferireognicasoincuiunbambinofossenato

congravimalformazionioaltrepatologie.Taleordineriguardavadapprimaibambinipiù

piccolimapoil’etàcrebbefinoaquellaadulta.Allefamiglievenivariferitochelorofiglio

sarebbestato trasferito incentripediatrici innovativi,doveavrebbepotuto ricevere le

miglioricure.Nonvenivaloroconcessaalcunapossibilitàdicomunicareconiproprifigli

odiandareavisitarli.Ibambinivenivano,infatti,uccisidopopochigiornidall’arrivopresso

questi centri. Ai genitori veniva spedito un certificato di morte nel quale i medici

32PaoliniM.(2012)Ausmerzen.Viteindegnediesservissute,Einaudi,Torino.

65

adducevanolecausedidecessopiùdisparate,chefecerospessoinsospettireifamiliari

riguardolasortedeipropricari.

Dalla fine del 1939 venne richiesto ai direttori degli ospedali psichiatrici di inviare al

Ministerolelisteditutticoloroche,neiloroistituti,fosseroimproduttiviedinguaribili.

Queste persone venivano poi avviate al “trattamento”, ovvero uccise presso istituti

dismessioex-carceri33.

Primachelecamereagasfosseroutilizzatepermandareamorirecentinaiadimigliaiadi

ebrei e rom, tali camere vennero sperimentate sulla pelle di cittadini tedeschi con

patologiepsichiatricheodisabilità.Un’uccisione“misericordiosa”,chelidovevaliberare

dalle sofferenze alle quali erano condannati dalla loro stessa vita, purificando così il

sanguetedesco.

IlfumocheuscivadalcaminodelmanicomiodiHadamar, immortalatodallafotodiun

cittadino,èquelloprovenientedaunfornocrematorio.IlcittadinocomunediHadamar

lovedevaquel fumo,nepercepiva l’odore,peròsieraabituatoedevitavadichiedersi

cosafosseodadoveprovenisse34.

Leoperazionidovevanoesseremantenutesegrete,peròqualcheindiscrezionealriguardo

trapelò, soprattutto nelle zone limitrofe agli ospedali nei quali venivano effettuate le

uccisioni.Anchealcunifamiliarideipazientiesplicitaronoilorosospetti.Crebbepertanto

unsentimentodiindignazionedapartedellapopolazione.Lemanifestazionidisdegnoda

partedellacittadinanzaallarmaronoHimmler,cheprontamentefeceordinaredaHitlerla

cessazionemomentaneadelleprocedurediuccisione.

Maun uomo fu colui che alzò la voce inmodopiù deciso, il VescovoVonGalen, che

denunciògliomicidideipropriconcittadini,losterminiodeimalatipsichiatrici.Il3agosto

1941nell’OmeliapressolaChiesadiSanLambertopronunciòquesteparole:

“Haitu,oio,ildirittoallavitasoltantofinchénoisiamoproduttivi,finchésiamoritenuti

produttividaaltri?Sesiammetteilprincipio,oraapplicato,chel'uomoimproduttivopossa

33PaoliniM.(2012)Ausmerzen:spettacoloteatralesullosterminiodimassaAktionT4.

34Ibidem

66

essere ucciso, allora guai a tutti noi, quando saremo vecchi e decrepiti. Se si possono

uccidereesseri improduttivi,alloraguaiagli invalidi,chenelprocessoproduttivohanno

impegnatoleloroforze, leloroossasane,lehannosacrificateeperdute.Guaiainostri

soldati, che tornano in patria gravementemutilati, invalidi.Nessuno è più sicuro della

propriavita.35”

Sebbenefuronomoltelemanifestazionidisdegnopubblicodapartedellapopolazione,

furono numerosi i genitori che, subita la fervida propaganda nazista, si convinsero a

consegnareiproprifigli,destinandoliall’eutanasia.Iprincipidiigienedellarazzaavevano

catturatol’opinionedigranpartedellacittadinanza.

Ufficialmente T4 trova la sua fine dopo le parole del Vescovo Von Galen, poiché la

crescenteostilitàdell’opinionepubblicanondiedelapossibilitàdiprocedereconleazioni

volte allo sterminio. Le uccisioni però non terminarono, la mortalità negli ospedali

psichiatrici aumentòadismisurapoiché inperiododi guerranon si potevano sfamare

NutzloseEsser,mangiatori inutili. Imalatipsichiatriciricoveratineimanicomimorirono

alloraacausadiiniezioniletali,opiùfrequentementedifame.Venneinfattiapplicatain

questiluoghila“dietaE”,assolutamenteprivadigrassi,cheportòlepersoneallamorte

inpochesettimaneperedemadafame36.

3.7IlBenepuògiustificareilMale?

IlBeneedilMale,quandovengonoessenzializzati,sonopercepiticomedueentitàfisse,

chiuse,piuttostochecomeelementidinamicicheprendonoformanellarelazioneenel

rapportotragliesseriumani.Essendoentitàstabiliesseosipossiedonoono,noncisono

alternative.Pertanto,sideducechealcuniesseriumanisianomalvagiedaltribuoniper

natura.Ilcompitochelepersonesiprefiggonoaquestopuntoèquellodi“sconfiggere”il

Male, che deve essere sovrastato dal Bene a qualunque costo. Capita quindi che per

illuminareilmondoconlalucedellabontà,gliindividui“buoni”simacchinodiatrocità,

35Ibidem.

36Ibidem.

67

crimini e violenze,ma che tutto ciò vengamesso in attoperunagiusta causa. Infatti,

occorre fare ai cattivi ciò che loro hanno fatto alle loro vittime,ma stavolta per una

motivazionelegittima,alta,ovverolanecessitàcheilBenevengapreservatoedilMale

estirpato.

Adolf Eichmann mandava a morte migliaia di persone quotidianamente, egli, seduto

comodamentenelsuoufficio,orchestravaburocraticamentelasoluzionefinalenazista.

Maquesteazionieranodaluicommesseperun’ottimacausa,lapurificazionedelsangue

tedesco,lacreazionediunmondomigliore.Leuccisionifisichedegliebreinoneranoche

ilprezzodapagareperraggiungerequestoaltoscopo,voltoalBeneassoluto.“Queste

sonobattaglie che legenerazioni futurenondovrannomaipiù combattere” sosteneva

Himmlernellasuapropaganda.CompiereilMale–qualeadesempiotorturareeumiliare

unuomo-eralegittimatodalraggiungimentodelBene.

Lamodernitàhaaccoltoformediciòchevienedefinito“gigantismodelbene”,sostenute

dall’idea che il mondo avesse un senso oggettivo e che esistesse una direzione

dell’evoluzionestorica ingradodipermettere larealizzazionediunprogettopoliticoe

sociale perfetto (Badii, D’Andrea, 2013). SecondoBauman37, gli esempi più estremi di

questodeliriodionnipotenzasonorappresentatidalnazionalsocialismoedalcomunismo;

questi regimi erano accomunati dal gigantismo del bene, ovvero dall’idea che fosse

possibilerealizzareunordinesocialeepoliticochecontenessel’ideadelBeneassoluto.

IlparadossodellaricercadelsommoBeneèrappresentatodallalegittimitàdiservirsidi

ognimezzoperraggiungerlo,anchequaloraessocomportilamortedimigliaiadipersone.

Ilgigantismodelbenee il tentativodi raggiungere laperfezionenoncipermettonodi

metterci al riparo dalla produzione del male. Infatti, l’accettazione della logica di

giustificazione dei mezzi a partire dall’importanza delle finalità apre la porta

all’eventualitàdelmaleeallaproduzionediviolenzasulargascala.

“Se imezzi rimangono soltanto una variabile dei fini, niente impedisce che fini anche

mediocri –magari la tutela del nostro benesseremateriale – vengano assolutizzati al

37BaumanZ. (2013)MaleeModernità:treparadigmi, inBadiiR.,D’AndreaD.(acuradi)Shoah,

modernitàemalepolitico,2013MimesisEdizioni,Milano,pp.141-158.

68

puntodiconsentirepratichecheconduconoallamorteperannegamentodimigliaiadi

innocenti. Anche gli ‘ultimi uomini’ possono fare cose terribili”. (Badii R., D’AndreaD.,

Shoah,ModernitàeMalePolitico,cit.,p.29)

Perarginaretali legittimazioniè indispensabile interveniresulladisponibilitàdeimezzi,

impedendoilricorsoadalcunistrumentioattività,indipendentementedallefinalitàche

essipotrebberoavere.Noncontaesclusivamentelavalutazionedellanobiltàdeifini,è

necessarioilrifiutodimezziterribiliperilconseguimentoditaliscopi.

3.8Ildiniegodellarealtà

Ildiniegocaratterizzòlavitapsichicadellapopolazionetedescaduranteilregimenazista.

AllapauracrescenteinsinuatasiintuttalaNazioneaseguitodel1940itedeschireagirono

attraverso una diffusa apatia e indifferenza morale; lo scopo era quello di ridurre al

minimo la sofferenza e il disagio provocato dalla conoscenza del nefasto destino che

spettavaallevittimedelregime.Lanecessitàdidifendersidaunarealtàcrudele,fontedi

sentimenti di rimorso e auto-condanna morale, rese importante il ricorso al diniego

irrazionalegrazieallamessainattodidinamichediderealizzazione.

Spesso i tedeschi sommersero la realtà dello sterminio ebraico sotto un’importante

produzione di narrazioni vittimistiche incentrate sulle proprie sfortune. Si tentò di

razionalizzare gli avvenimenti volti al genocidio nei termini di una semplice risposta

difensiva da parte della Germania nei confronti delle minacce incombenti sulla

popolazione,unamisuradolorosamairrinunciabileaseguitodeglieventidell’epoca.La

legalitàdeicomandirendevalemisureantisemiteeleviolenzenazistepiùaccettabili.

Solitamente l’analisi psicologica considera questi meccanismi di difesa come reazioni

automatizzateenonvolontarie,essisonovalutati,pertanto,comeprocessiinconsciche

sisviluppanoqualoral’esperienzacimettadifronteaunarealtàinaccettabile.Tuttavia,

perquantoriguardalapopolazionetedescaduranteilnazismo,èprobabilechesiverificò

unamescolanzatraconsapevolezzaeincoscienza:sicercavadinonsapere,sievitavadi

indagare,nonostantelamaggiorpartedellepersoneavesselapossibilitàdidisporredi

69

sufficienti elementi per comprendere la realtà dei fatti. Tentavano di non crederci38,

chiudevanogliocchi,voltavanolosguardo,einfineevitavanodiparlarediciòchenessuno

potevatollerare.Èdifficileritenerecheitedeschiavesserolapienaconsapevolezzadiciò

chestavaaccadendoedelleconseguenzedelleproprieazionioinazioni.HannahArendt

(1964)parladi“liberascelta”,sostenendoquindi,comemoltialtri,chelamaggiorparte

dei tedeschi avrebbe agito scelte coscienti che miravano a nascondere sé stessi e la

propriapartecipazioneallosterminio.Ciòpuòesseresenz’altroveropermoltiindividui,

tuttavia, per molti altri – probabilmente la maggioranza – le dinamiche psicologiche

dissociative ed il diniego della realtà non furono così limpide ma essenzialmente

contraddittorie39.

3.8.1L’illusionediunmondogiusto

“L’IpotesidelMondoGiusto”diMelvinLerner40sostienechenellasocietàmodernagli

individuisviluppinol’ideadiunmondogiustoincuilepersoneottengonosemprequello

chesimeritano.Ciòcheaccadenelmondoèguidato,quindi,darazionalitàemeritocrazia.

Talecredenza,però,puòesseremessaindubbiodainumerosiavvenimentidicuifacciamo

esperienza quotidianamente e che non rispondono ad un’idea di profonda giustizia

universale.Lepersonesonoportatealloraadauto-ingannarsi,tentandodimodificarela

realtàdiunmondoingiustomettendolaalserviziodellepropriecredenzerassicurantidi

meritoeragionevolezza.Quindi,lepersonerinuncianoadun’efficacecomprensionedel

mondoinfavoredellapropriatranquillitàinterna,rincuoratidaunafalsaideadigiustizia.

Questamodalitàdipensieroconduceadun’interpretazioneottimisticadellarealtà,dando

sicurezzaeriducendolapercezionedelmaleedellasofferenza.

38BurgioA.(2013)IlconflittotramoralinellaGermanianazista,inBadiiR.,D’AndreaD.(acuradi)

Shoah,modernitàemalepolitico,2013MimesisEdizioni,Milano,pp.263-283.

39Ibidem.40LernerM.J.(1980)TheBeliefinaJustWorld:AFundamentalDelusion,PlenumPress,NewYork,

in Zamperini A. (2001) Psicologia dell’inerzia e della solidarietà. Lo spettatore di fronte alleatrocitàcollettive,Einaudi,Torino.

70

Secondo tale teoria, gli individui che assistono a violenze o atrocità sviluppano dei

meccanismididistorsionepercettivagrazieaiquali riesconoamantenere inalterate le

propriecredenzeeadifenderelapropriaideadiunmondogiusto(Zamperini,2001).

IcittadinitedeschiduranteilNazismoaddormentaronolelorocoscienze,evitando–ad

esempio-dipercorrerelestradevuoteduranteleretatecontrogliebrei,interpretando

lasofferenzadiquest’ultimicomemotivataeun’eventualitàintrinsecamentegiusta.La

conseguenzaditaleatteggiamentoèchelevittime,inprecedenzasvalutateeconnotate

negativamente,meritinolaviolenzaloroinflitta:

“Thesightofaninnocentpersonsufferingwithoutpossibilityofrewardorcompensation

motivatedpeopletodevaluetheattractivenessofthevictiminordertobringaboutamore

appropriatefitbetweenherfateandhercharacter”(Lavisionediunapersonachesoffre,

senzachevisiaalcunapossibilitàdiriscattoocompensazione,provocanellepersonela

tendenzaasvalutarelavittima,alloscopodicreareunarelazionepiùappropriatafrail

suocarattereeilsuodestino)41.

Inconclusione,laconvinzionedivivereinunmondogiustoportalamaggiorpartedegli

individuiadattribuireagliemarginati,aipoverieallevittimeingenerelaresponsabilità

dellapropriacondizionedisvantaggiosociale.

41Ibidem.

71

PARTESECONDA

FattoridiProtezione

72

73

IV.Educarel’animaarimanereumani

4.1Daunamemoriaciecaaunadinamica

“Tutticolorochedimenticanoilloropassatosonocondannatiariviverlo”(PrimoLevi).

NeldibattitopubblicorelativoaltemadellaShoahsipossonoriscontrarealcunetendenze

riduzionistichecheriguardanolacostruzionedelsignificatochequestofenomenostorico

ha assunto nelle commemorazioni e nella costruzione dell’identità politica europea e

internazionale.Laprimariguarda ilparadossoper ilqualenelmomento incuivi fuun

universale riconoscimento dell’importanza della memoria, anche attraverso iniziative

istituzionali (Forum di Stoccolma, Assemblea Nazionale delle Nazioni Unite, etc.), il

significatodellecerimoniecommemorativeiniziòacorrispondereaunasempreminore

consapevolezza storica ed etica di quell’avvenimento. Da un lato l’onnipresenza della

Shoahneglieventipubblici,nellessicoenell’immaginariocollettivo,dall’altroperòuna

riduzioneassolutamentesemplicisticadelfenomeno.

La seconda tendenza riguarda la falsa credenza secondocui la conoscenzadell’evento

esauriscadipersél’argomentodellaShoahnelcontestomoderno.Abbiamopertanto,nel

primocasounamemoriaprivadiconoscenzastoricacherischiadisacralizzarel’evento

dell’Olocausto,ealcontrario,nelsecondo,uneccessodiconoscenzastorica,chetendea

renderesuperflueledomandesullacontemporaneitàdellaShoahel’interpretazionedi

essa come un avvenimento che parla ancora di noi, nonostante la crescente distanza

temporaledaifatti(Badii,D’Andrea,2013).

Il rischio è quello di “naturalizzare” Auschwitz agli occhi delle generazioni future,

trasformandoladiscussionesull’Olocaustoinqualcosadistatico,normaleedovvio.Viè

la necessità invece che questo argomento continui a riproporsi in modo dinamico

attraverso una congiunzione di riflessioni interdisciplinari che mantengano viva la

profonda domanda sul significato della Shoah per i giovani e per i futuri cittadini del

mondo(Badii,D’Andrea,2013).

74

4.1.1MemoriaeEuropa

Il ricordo della Shoah e le politiche dellamemoria adottate dall’Unione Europea negli

ultimidecennihannoavutoun’importantefunzionenellacostruzionediuna“coscienza

europea”cheaccomunassetuttelesocietàdeidiversistatimembri.

Prendendoinesameidocumenticheriguardanoiltemadellamemoria,soprattuttoquelli

promossi dal Parlamento Europeo, è possibile notare come le istituzioni europee si

riferiscanoall’Olocaustononcomeauneventocheappartieneaunpassatocomune,ma

piuttostolamemoriaditaleavvenimentoassumeunafunzioneprospettica,orientataal

futurodellesocietàeuropee.Pertanto,ilfocusèpuntatononsuchisiamostati,masuchi

vorremoessereinfuturo,scongiurandoipericolicheminaccianolapacificaconvivenza

tragliindividui.

Attraversoloslogan“MaipiùAuschwitz!”l’UnioneEuropeahapostolefondamentaalla

nascitadellamoralepoliticacomunitaria,sorrettadallalottaalrazzismoedalcontrastoa

qualsiasi forma di intolleranza all’interno del territorio dell’Europa (Badii, D’Andrea,

2013).

Il Parlamento Europeo, in particolare, si è fatto promotore di un processo di

sensibilizzazionedellaComunitàEuropeainiziatoneglianniOttanta,aventeloscopodi

contrastarel’ascesadinuovimovimentifascistieladiffusionediatteggiamentixenofobi

chehannointeressatoeinteressanol’Europa,inparticolaredal1991.

Il1°novembre2005l’AssembleaGeneraledelleNazioniUniteistituzionalizzòladatadel

27gennaiocomeGiornoEuropeoeInternazionaledesignatoallaMemoriadellevittime

della crudeltà nazi-fascista; alla resistenza a qualsiasi forma di odio razziale e

discriminazionepresente;einfine,aimpedirelapossibilitàcheinfuturosiripresentino

nuove forme di fanatismo che potrebbero portare ad altre violenze genocidarie.

Promuoverelaconoscenzaelamemoriadell’Olocaustorappresenta,quindi,untentativo

dicontrastareilmaledapartedell’UnioneEuropea.

Tuttavia,allaretoricadel27gennaio,quandointuttoilmondovienecelebratoilGiorno

dellaMemoriaper tener vivo il ricordodegli orrori del genocidio contro Ebrei eRom,

corrispondono fatti quali l’innalzamento di muri e la fortificazione delle frontiere da

75

entrambi i lati dell’Oceano. Alle vuote commemorazioni storiche coincide l’attuale

tentativodidividerelapopolazionemondialetraun“Noi”eun“Loro”.Noisiamoeuropei

e statunitensi, il cui quieto vivere è disturbato da uno sciame fastidioso di insetti che

infettano le nostre strade; loro sono messicani, marocchini, siriani, afghani, eritrei e

tentanodipenetrarelenostresicurefortezzeperrubarciillavoro,succhiareognirisorsa

delnostrowelfare,rapinareedisseminaredisordine.

Dunque,l’imperativomoraleèchiederciacosaservalamemoria,senonperevitaredi

commettereglistessierroridelpassato(Stahnke,2017).

4.1.2L’importanzadellastoria

Prometeo:“Iltempocheinvecchiafinisceperinsegnareognicosa”

Eschilo:“Eppuretuancoranonsaiesseresaggio”.(Eschilo,Prometeoincatenato,vv.981-

982)

Prometeohaappenastrappatoalladivinitàilsegretodelfuocoedellatecnicaperdonarlo

agli uomini, trasformandoli “da infanti quali erano, [a] razionali e padroni della loro

mente”. Infatti,“con la tecnicagliuominipossonootteneredaséquellocheun tempo

chiedevano agli dei”.42 Tuttavia, tali doni dovevano essere preceduti dall’offerta di

un’altra temporalità, opposta a quella ciclica della natura, senza la quale né fuoco né

tecnicaavrebberoavutosenso.IlcaratteretemporalecuiPrometeodiedeavvioèvoltoal

futuro,Eschilolodefinisceiltempo“cheinvecchia”,poichénonfariferimentoalritorno

diuntempochesiripeteneglianni,masiprefiggeunoscopodaraggiungereinfuturo.

Dunque, se il tempo ciclico è proprio della natura, quello progettuale si riferisce alla

tecnica.

PrometeoprincipiòquellacheGalimberti(1999)definiscel’etàstorica,caratterizzatadalla

progettualitàedall’utilizzodellascienza.Lamemoriainquest’etàrisultafondamentale,

poichédalpassatovengonocolteleesperienzecheconsentonodimigliorareilpresente

eilfuturo.Conl’avventodellatecnicalavitadell’uomoassumeunsignificatoprogettuale

42Eschilo,PrometeoIncatenato,citatodaGalimbertiU.(1999)Psicheetechne.L’uomonell’etàdella

tecnica,Feltrinelli,Milano.

76

che innalza ogni singola esistenza poiché è volta a un disegno futuro di crescita e

miglioramentodellacondizioneumana(Galimberti;1999).

Eppure,l’uomo,usandoleparolediEschilo,ancoraogginonsaessersaggio,poichénon

sempre riesce ad imparare dagli errori compiuti nel passato per evitare di ripeterli in

futuro.

4.1.3IlruoloeducativodellaShoah

NonostanteilGiornodellaMemoriasiastatoistituitodapocopiùdiundecenniosipuò

percepirechelecommemorazionidedicateaquestoavvenimentosonosvuotatedisenso,

poichélasovraesposizionealtemahaavutouneffettocontro-intenzionale,producendo

disinteresse e stanchezza verso l’evento ed il suo portato educativo. È importante

impegnarci in un nuovo confronto su questo tema, partendo proprio da oggi, dalla

somiglianza che lega il populismo e la demagogia degli anni Trenta con le retoriche

odierne volte alla disumanizzazione delle persone che provengono dai luoghi

sottosviluppatidelpianeta.Ilorodirittivengonogiudicatimenoimportantideinostri,le

loro sofferenze più lievi, le ingiustizie che perpetriamo sulla loro pelle più giuste in

funzionedellaminacciachequestepersonerappresentanoperlanostra“sicurezza”.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nell’immediatezza delle sue elezioni, ha

firmatounordineesecutivoperinterromperel’accoglienzadeirifugiatisiriani,limitareal

minimo l’ingresso di cittadini provenienti da stati a prevalenza islamica, ed ha infine

annunciato lacostruzionedelmuroche impediràacolorosianosprovvistidiunvalido

visto, di attraversare la frontiera meridionale con il Messico. L’Unione Europea ha

stipulato un accordo da 200 milioni di euro con la guardia costiera libica affinché

quest’ultima tenti di ridurre il numero di partenze viamare verso l’Europa.Numerosi

immigrati e rifugiati con le proprie famiglie si trovano bloccati in improvvisati “campi

profughi” sparsi inEuropa,dormonodentro tendee capannoni, in condizioni igienico-

sanitarieprecarie,eppurenessunosembracurarsidellelorosofferenze,essicontinuano

afluttuareneinostriconfinicomeanimeerranti.

77

Laprofondariflessionesultemadell’Olocaustohaloscopodifarcimeditaresullafacilità

delmale(Badii,D’Andrea;2013):determinatainnanzituttodallasemplicitàconlaquale

personechepotremmodefinire“normali”,aseguitodiadeguatesollecitudini,mettonoin

attocomportamentispietati,trasformandosiintremendicarnefici.Inoltre,lafacilitàcon

cuicisottomettiamoaordinimoralmentesbagliatiimpostidaun’autoritàcheriteniamo

legittima,perdendocompletamenteilsensodellaresponsabilitàindividualedellenostre

azioni e scoprendoci moralmente deboli. Infine, la fattibilità con cui ci poniamo

indifferentidi frontealle ingiustiziee lecrudeltàcheavvengonononsolo incontinenti

lontaniapersonesconosciute,maanchenelnostroambientedivitaquotidiano,ainostri

vicini,colleghieconoscenti.LostudiosullaShoahpuòrisultareindispensabilesoloqualora

questo fenomeno venga posto in relazione agli studi di psicologia sociale citati in

precedenza –Milgram, Zimbardo, Asch – che hanno saputomostrarci come le nostre

società democratiche non possano definirsi immuni dall’effetto lucifero e dalla cieca

obbedienzaall’autorità.

Come sottolineato dallo storico Enzo Traverso43, il pericolo che la società occidentale

contemporanea corre in questi anni non è quello di “dimenticare” l’Olocausto, ma

piuttostoquellodifareuncattivousodelsignificatoedellamemoriadiquestoevento.

L’enfasichevienepostasulricordodellaShoahdapartedelleistituzionieuropeesista

tramutando inun’auto-assoluzionemorale; ilpotenzialecriticodell’avvenimentoviene

completamenteneutralizzatoinmododaevitarediconfrontarciconilnostropassatoe,

soprattutto,conilpresente.Vièlanecessitàinvecediapriregliocchievederecheaun

OccidentechesiindignaperlecrudeltàdelpassatocorrispondeunOccidentecheignora

completamentelevittimedellacontemporaneitàoaddiritturachesirendecomplicedelle

violenzedeinostrigiorni.

LamemoriaelostudiodellapiùgrandeviolenzadimassadelNovecentononpuòdasola

garantirelosviluppodiunamaggioresensibilitàdellapopolazioneversolediscriminazioni

43TraversoE.(2006)Ilpassato:istruzioniperl’uso.Storia,memoria,politica,OmbreCorte,Verona,

in Badii R.,D’AndreaD. (a cura di)Shoah,modernità emale politico, 2013Mimesis Edizioni,Milano.

78

e i soprusi odierni; tuttavia può costituire uno strumento educativo importante.

L’interesse e l’apprendimentodel passatopuò risultaredel tuttoprivodi significatoo

addirittura un esercizio di ipocrisia qualora non riesca ad attivare nelle persone un

interesse profondo per il presente e un’ammonizione efficace contro i pericoli che

minaccianolacivileconvivenzadegliesseriumani.

OmarBartov44parlandodel“ripensamentodell’Olocausto”sottolineacomelaviolenza

militaresiatuttoraonnipresenteeconleiilpericolochesiaccrescaevengalegittimatala

possibilità che si verifichinonuovimassacri. Sintetizzando,nellanostra società sembra

sianopresenticondizionitalipercui,attraversolaproduzionediunaseriedistereotipie

pregiudizi a carattere populista, possano verificarsi nuovi episodi di violenza collettiva

oppuredicompletaapatianeiconfrontidell’attivazionedipratichee/onormevoltealla

discriminazionedellediversità45.Pertanto,laShoahpuòaiutarciariconoscereipericoli

checonnotanolacontemporaneitàeminaccianonoistessieinostriconcittadini.

“Evoiimparatecheoccorrevedere

enon[solo]guardareinaria,

occorreagireenon[solo]parlare.

Questomostrostava,unavolta,pergovernareilmondo!

Ipopolilospenseromaora

noncantiamovittoriatroppopresto:

ilgrembodacuinacqueèancorfecondo.”(BrechtB.,LaresistibileascesadiArturoUi,cit.,

Epilogo)

44BartovO.(2013)Ripensare l’Olocausto, inBadiiR.,D’AndreaD.(acuradi)Shoah,modernitàe

malepolitico,2013MimesisEdizioni,Milano,pp.69-118.45SeppilliT.(2013)Razzismoe“costruzionesocialedelmale”:unariflessioneantropologica,inBadii

R.,D’AndreaD.(acuradi)Shoah,modernitàemalepolitico,2013MimesisEdizioni,Milano,pp.285-292.

79

4.2Ildisagiopost-moderno

Lasituazionedigranpartedellapopolazionemondiale–inparticolare,siadicoloroche

abitanoterritoriestremamentepoveri,siadicolorocherisiedonoinpaesibenestantima

internamente fortemente polarizzati46 - è solo relativamente peggiorata ma decade

velocementelaqualitàdivitadiquestepersone;chisubiscequestacondizionepercepisce

doloreeinstabilità.

Le più angoscianti preoccupazioni che tormentano i cittadini contemporanei possono

essere efficacemente riassunte nel termine tedescoUnsicherheit, poiché in esso sono

racchiuse le tre esperienze vitali che connotano il disagio della post-modernità:

l’insecurity,ovverol’insicurezzaesistenziale;uncertainty,l’incertezza;edinfineunsefety,

cioèlaprecarietàdellasicurezzaversolapropriapersona.Ilparadossochetaliafflizioni

comportano è costituito dall’allontanamento dell’idea di trovare rimedi collettivi alle

difficoltàindividualisopradescritte,infatti,lepersone,immersenelleproprieincombenze

quotidiane,smettonodipensarealleazionicontrol’insicurezzachepossonoesseresvolte

solocollettivamente.

Quindi, secondo Bauman (2002), è possibile che l’aumento della libertà individuale

coincidaconlacrescitadiun’impotenzacollettiva,perché,nelmondocontemporaneo,i

pontitravitapubblicaeprivatasonostaticompletamenterasialsuolo.Inquestomodoè

difficilericondurreaquestionipubblicheiproblemiprivatie,viceversa,nonsiriesconoa

decifrare le problematicità collettive nelle difficoltà individuali. In assenza di

comunicazionetraprivatoepubblicolasocialitàvadisperdendosi;lepenedeisingolinon

sisommanotraloroandandoadeterminareunacausacomune,pertanto,lepersonesi

impegnanoarisolvereindividualmenteproblemicollettivi.

Inquestocontesto,leunicheoccasionidisocialitàchesiscorgonoscaturisconodaspinte

aggressiveed’intolleranzaneiconfrontidiunnemicocomune-solitamentecoloroche

appartengonoaglistratimarginalidellapopolazione-oppuredaondatedicompassione

ecarità.Tuttavia,talimomentidivicinanzacollettivafinisconoprestoe,appenatornati

46 Per polarizzazione si fa qui riferimento alla polarizzazione economica, ovvero all’estrema

disuguaglianzanelladistribuzionedelredditoall’internodiundeterminatoterritorio.

80

allagestionedellepropriedifficoltàquotidiane,gliindividuiassopiscononuovamentelo

spiritodisocialitàche,perpochiistanti,liavevafattisentirepartediunastessacomunità.

Le istituzionipoliticheesistentinonsonocertod’aiuto inquesta lottaall’Unsicherheit,

anzi,illorooperatoportaaun’enfatizzazionedelsensodiinsicurezzaesistenzialeealla

creazionediulterioridivisionitralepersone.Ciòcheleistituzionistannocercandodifare

è di direzionare tutte le ansie dei cittadini verso una sola delle tre componenti della

Unsicherheit, ovvero quella che fa riferimento alla sicurezza personale, producendo

diffidenzaeunulterioreallontanamentotragliindividuichesitrinceranodietrolapropria

solitudine. Inquestomodoottengonounefficacedeterrentealleprotestedimassa, in

quanto, pur non andando ad incidere sulle fonti della profonda ansia percepita dai

cittadini contemporanei, convogliano la loro energia verso problematiche fittizie, le

unichesullequalileistituzioniriescanoadintervenire(Bauman,2002).Ilsentimentodi

ingiustiziasubitanonspingegliindividuiall’organizzazionediun’azionecollettivaingrado

disovvertirel’ordinedicosepresente,provocandounradicalecambiamento,perchéle

inquietudini sono fortemente privatizzate. Le preoccupazioni collettive vengono

interpretate come il risultato di errori individuali, di mancanze nella personalità del

singolo oppure come frutto del destino infausto, pertanto, vengono fronteggiate

autonomamentedaisingolisoggetti,seppurabbianocaratterecollettivo.

4.2.1Gliaspettidell’insicurezzapost-moderna

Molti sono gli elementi che contribuiscono all’accrescimento della sensazione

d’insicurezza percepita dal cittadino moderno. Bauman nel testo “Il disagio della

postmodernità”(2002)evidenziatredimensionidell’incertezza:innanzituttosostienevi

siaunnuovodisordinemondialeovveroche il cosmosiadiventatoun luogocaoticoe

imprevedibile,echeperquestosiaimpossibileimmaginarecosapossaavvenireinfuturo.

Insecondoluogo,Bauman(2002),parladi“deregulationuniversale”facendoriferimento

all’assolutaprioritàconcessaallaconcorrenzadimercato,ancheadispettodellamoralità

delle azioni; e, inoltre, alla completa libertà conferita al capitale, che è in grado di

sovrastare tutte lealtre libertà, anchequalora traessevi fosseunconflitto; ancora, il

81

disfacimentodelleretidiprotezionesocialeelanegazioneditutteleragioniditiponon-

economico.Ladisuguaglianza - siaquellachesimisura tra ipaesidelglobo,siaquella

interna riscontrata in ogni singola nazione – ha raggiunto nelmondo contemporaneo

livellielevatissimi,bastipensarecheunrapportoOxfam47del2017attestachenelmondo

8 persone detengono, da sole, la stessa ricchezza dellametà più povera del pianeta,

ovvero3,6miliardidipersone.Questoavvieneperchéilprogettodiun’alleanzapolitica

voltaalladifesadeldirittouniversaleaunavitadignitosaèstatocompletamentesostituito

dall’assoluta libertà del mercato come garante della possibilità individuale di

arricchimento.

Infine, le reti di protezione sociale composte da familiari, vicini e conoscenti si sono

lentamente deteriorate, nonostante abbiano avuto una sostanziale funzione di

“cuscinetto”nelledifficoltàquotidianedeisingoliedellefamiglie.Siassisteallacrescente

difficoltànellostringerelegamiecurarerapportiinterpersonali;lerelazionisiriduconoad

una serie di brevi incontri e perdono la loro potente carica emotiva, le identità si

confondonocomeunacollezionedimaschere.

4.2.2Agorà

L’insicurezza percepita dai cittadini contemporanei viene rappresentata da Bauman

(1999) attraverso l’immagine drammatica di alcuni passeggeri di un aereo che

improvvisamente scoprono di non essere guidati da nessuno in quanto la cabina di

pilotaggio è vuota e la voce chiara del capitano, che fino a quel momento li aveva

rassicurati,noneracheunaregistrazionedimoltotempoprima.Lapoliticaneoliberistain

questiannihacompletamentedisgregatoleretisocialiinfunzionedell’innalzamentodella

libertà individuale. La società ha ceduto la preoccupazione per il bene pubblico

concentrandosiesclusivamentesulcompiacimentodellenecessitàpersonali.Sonostate

disatteseleaspettativedifelicitàchecieranostatepromesse,anzi,ilsensodiinsicurezza

esistenzialeattanagliasemprepiùlenostrevite.Perquietarequestidisagiènecessario

47Oxfamèunaconfederazioneinternazionalediorganizzazioninoprofitimpegnatenellalottaalla

povertàglobale.

82

richiamaredall’oblio ideechecomprendano ilbenepubblico, la società, lagiustizia, la

collettività, per avviare un dialogo condiviso con gli altri. Lavorare a sostegno dello

sviluppodiunacomunitàchesipongacomeobiettivoil“benecomune”,ideasecondola

quale la libertàdiciascunsoggettopuòesseregarantitasoloacondizionechevisia la

libertà per tutti, e che la libertà di ogni singolo individuo venga difesa dagli sforzi

collaboratividiciascuno.

Illuogodesignatoaridefinirelelibertàindividualipartendodall’impegnodellacollettività

viene individuato da Bauman (1999) nell’Agorà. Questo spazio è insieme privato e

pubblicoedèquicheiproblemiindividualidevonoconnettersitraloroinmodovirtuoso,

andandoacostituireunaresponsabilitàcomune.Nell’agoràèpossibiletrovarefinalmente

soluzionicollettiveaiproblemigestiti individualmente,ripensandoaivaloricondivisi in

nomedellacreazionediunacomunitàsolidale.L’ἀγοράnell’anticaGreciaera lapiazza

nellaqualesiriunivanoicittadiniinassemblee,durantelequalisiprendevanonumerose

decisioniesi intessevanorelazioniinterpersonali.Oggi,nellenostresocietà,trovareun

luogochepossaaverequestafunzioneèestremamentedifficile,poichéglispazidestinati

aldialogotrapubblicoeprivatosonostatismantellati.Occorre,pertanto,ricercarenelle

nostrecittàspaziidoneiaconteneredialoghitraicittadini,inmodotaledaristabilirela

connessionetraledifficoltàindividualieglistrumenticollettividirisoluzione.

4.3Raggiungerel’ideadigiustiziasocialegrazieall’incontroconl’Altro

Nel contesto contemporaneo appena descritto cresce e si sviluppa un sentimento di

profondaingiustiziache,anzichéconcentrarsieprenderformainunaprotestadimassa

contro l’ordinedicosepresente,si indirizzaverso lacriminalizzazionee l’odioversogli

strati marginali della popolazione e quindi potenzialmente più pericolosi per l’ordine

sociale.

Tuttavia, anche se questo senso di frustrazione e incompiutezza si riversasse in una

protestamassiva, non darebbe soluzione completa al problema della giustizia sociale.

Questoperché,anchequalorasiverificasseunarivoltadeipoverivoltaalmiglioramento

dellepropriecondizionieallaredistribuzionedellericchezze,nonvisarebbelagaranziadi

83

avviareun’epocadipoliticaetica,ovverolasottomissionedellapoliticaedell’economia

aiprincipietici. Infatti, laGiustizia,secondoLévinas(1998),nonpuòessere intesasolo

come l’abolizione della condizione di disagio in cui alcune persone si trovano in un

determinatomomento.IlproblemaeticodicuiparlaLévinas(1998)fariferimentoaquei

principidiprofondagiustiziachediffondonolaresponsabilitàversol’Altroessereumano;

pertanto, questo problema potrà considerarsi risolto solo qualora la “maggioranza

soddisfatta” sarà capace di vedere oltre i propri stretti interessi e assumersi la

responsabilitàversoglialtrimembridelgenereumanochesitrovanoinunacondizione

più svantaggiata di loro. La Giustizia, quindi, non può nascere dalle rivendicazioni dei

membri della società che si trovano in una condizione di privazione, ma sorge dalla

spontaneavolontàdigarantirelalibertàaglialtri.

Lévinas sostiene che giustizia significhi “estendereagli altri in genere la responsabilità

vissutaselettivamentedall’Iomoraleneiconfrontidell’AltroUomoqualeVoltounicoed

irripetibile”.(BaumanZ.,Ildisagiodellapostmodernità,cit.,p.65)

4.3.1IlmondomoralediEmmanuelLévinas

IlmondomoralediLévinassorgenellospaziotra“me”e“l’altro”.Èinquestoluogochesi

sviluppalamoralitàevienefornitonutrimentoallastessa,poichélapresenzadell’Altroci

interpella, invitandoci adassumere la responsabilitànei suoi confronti. L’Ioe l’Altro si

presentano a quello che Lévinas (1998) definisce “l’incontromorale” e nel fare ciò si

spogliano completamente dei propri ruoli, delle attribuzioni sociali loro riferite, delle

propriefortuneosfortune.All’incontrononcisiriconosceinquantoricchioindigenti,non

si appartiene a una determinata classe sociale, l’unica caratteristica che permane è

l’essenzacomune,ovverolaqualitàdell’umanocheconnotal’Ioel’Altro.

Laresponsabilitàmoraleversol’Altrosidefinisceapartiredalla“moraleadue”,ovvero

dal-numericamente-piccoloattodiassumercilaresponsabilitàneiconfrontidell’Altro

individuochecistadifronte,l’AltrocomeVolto,sostieneLévinas,proprioperchélosipuò

vedereericonoscere.Èquestalachiaveperlarisoluzionedelproblemasociale(Bauman,

2002).Apartiredaquestoincontrocresceesidiramalasensibilizzazionesocialeversola

84

presa di coscienza della responsabilitàmorale che tutti abbiamo nei confronti di ogni

generedidisgraziaumana.

Lévinas(1998)parladi“epifaniadelVolto”poichéinessovièlascopertadellapresenza

dell’Altro,ilVoltoèilprimomezzoattraversoilqualel’individuocheincontromicomunica

la sua umanità. Osservare attentamente il Volto non lascia la possibilità di essergli

indifferenti,pertanto,ciascunodinoisitrovacostrettoarispondereallasuadomandadi

dedizioneeresponsabilità.

L’idea di giustizia nasce dalla combinazione tra l’esperienza dell’incontro con l’unicità

dell’AltrocomeVolto,quandocisiassumelaresponsabilitàmoraleperl’altroindividuo,

e lasperimentazionedellamolteplicitàdeglialtri,effettuataognigiornoall’internodel

contestosociale.Senzal’esperienzadell’unicitàdell’incontroconl’AltrocomeVoltol’idea

digiustizianonpotrebbeesistere.

Inaltreparole,laresponsabilitàmoraleversoglialtri-tutticolorocheappartengonoal

genereumano–devesorgeredall’incontroconl’Altro,ovverounsoggettoincarneed

ossachevedoesento.Neconsegueche,avvicinarefisicamenteedemotivamentedue

soggettiinunincontromoraleèilprimomaimprescindibilepassoperritrovarel’umanità

chestiamoperdendo.

Infatti, i sentimenti di empatia vengono rivolti a persone specifiche; è invece poco

probabile che si percepisca vicinanza emotiva nei confronti di categorie astratte di

individui, come il riferimento al concetto di “umanità”, che pur rappresentando

un’astrazionefondamentale,cicostringeall’impersonalitàdegliindividuiinclusiinquesto

termineequindiadunalontananzaemozionaledaglistessi.Laresponsabilitàperglialtri

nascedall’interessevisceraleprovatoversounapersonaspecificaounpiccologruppodi

individui conosciuti precedentemente o incontrati saltuariamente. Questa vicinanza,

provatainizialmenteversospecificiindividui,cresceesisviluppanell’ideadigiustiziache

vaoltreilrapportospecificoconglistessi.Educareaiprincipimoraliassolutièimportante

ma loèdipiù lacurae l’accrescimentodellerelazioniemozionalidacuiscaturiscono i

sentimenti di empatia e solidarietà, poiché solo da quest’ultimi si può ridefinire la

responsabilitàversol’umanitàintera.

85

Pertanto,appareimportanteadottaremodalitàdilavorobottom-up,ossiadalbassoverso

l’alto,partendodairapporticonsoggetticoncretiedallesituazionidivitaquotidianenelle

quali le persone sono coinvolte in prima persona, verso la creazione di valori morali

universali, piuttosto che innalzare le qualità etiche assolute per orientare il

comportamento individuale (procedura top-down, dall’alto verso il basso). Le relazioni

suscitanoinnoiemozioniesentimentiingradodiindirizzarelanostracondottamorale

(Zamperini,2001).

4.3.2Praticaresolidarietàcontrolaglobalizzazionedell’indifferenza

Ladiffusionediunprofondosensodiinsicurezzaeinfelicitàconnotalagravecrisichesta

vivendol’umanitàdioggi.L’unicorimedioaquestodisagioèdeterminatodallasolidarietà

tra gli esseri umani. È necessario porre resistenza alle tentazioni di separazione che

spingonoaderigerebarrierecontroledifferenze,incrementandoleoccasionidiincontro

e di vicinanza intensa tra gli individui e sperimentando la creazione di un orizzonte

comune.

“Noisiamotuttiresponsabilidituttoeditutti,davantiatuttiediopiùdituttiglialtri”

sostieneDostoevskij48,sintetizzandoefficacementeilpensierodiLévinas.

Laresponsabilitàcheabbiamoneiconfrontideglialtriuominiconnotalaradicedelnostro

essereindiscutibilmente,completamenteedeffettivamenteumani.“Illegameconaltrisi

stringesoltantocomeresponsabilità[…].Dire:eccomi.Farequalcosaperunaltro.Donare.

Esserespiritoumanosignificaquesto[…]”secondoLévinas. (LévinasE.,Eticae infinito,

cit.,p.110)

Per il filosofo legarsi agli altri è una qualità intrinseca dell’essere umano e vuol dire

fondamentalmenteassumersilaresponsabilitàneiconfrontidell’altroindividuo.Questa

responsabilitànonhalimiti,poichénondipendedallaconoscenzapregressachehocon

l’altro,eneppurerispondeaunalogicadiconvenienzanédireciprocofavore.Nonbisogna

aspettarsichel’altroricompensilamiaresponsabilità,edessanonèdatanédauncodice

48DostoevskijF. (1979) I fratelliKaramazov,Garzanti,Milano,citatodaLévinasE. (2012)EticaeInfinito.DialoghiconPhilippeNemo,CastelvecchiEdizioni,Roma,p.97.

86

moralechepunisceattraversolacacciatanegliinferi,eneppuredauncodicegiuridicoche

esiliailcolpevoleincarcere.Èunaquestionecheriguardaesclusivamenteilsoggettoele

modalità in cui ciascuno si identifica come tale. “La relazione intersoggettiva è una

relazione non simmetrica… io sono responsabile di altri senza aspettarmi il contrario,

anchesemidovessecostarelavita.L’inversoèaffarsuo.49”

Bauman(2016)cita,apropositodellade-responsabilizzazionemoraleneiconfrontidel

nostro prossimo, un’omelia di Papa Francesco, pronunciata l’8 luglio 2013, durante la

visitadelPonteficeaLampedusa.

“Tantidinoi,miincludoanch’io,siamodisorientati,nonsiamopiùattentialmondoincui

viviamo,noncuriamo,noncustodiamo[…]enonsiamopiùcapacineppuredicustodirci

gliuniglialtri.[…]Queinostrifratelliesorellecercavanodiusciredasituazionidifficiliper

trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un postomigliore per sé e per le loro

famiglie,mahannotrovatolamorte.Quantevoltecolorochecercanoquestonontrovano

comprensione,nontrovanoaccoglienza,nontrovanosolidarietà![…]Chièilresponsabile

delsanguediquestifratelliesorelle?Nessuno!Tuttinoirispondiamocosì:nonsonoio,io

nonc’entro,sarannoaltri,noncertoio.[…]Ogginessunonelmondosisenteresponsabile

di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna. [...] La cultura del

benessere,checiportaapensareanoistessi,cirendeinsensibiliallegridadeglialtri,cifa

vivereinbolledisapone,chesonobelle,manonsononulla,sonol’illusionedelfutile,del

provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione

dell’indifferenza.Inquestomondodellaglobalizzazionesiamocadutinellaglobalizzazione

dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci

interessa,nonèaffarenostro!”50

Lamortedell’altroindividuocivede,invece,responsabili,poichél’indifferenzaperlasua

sofferenzaciharesiirrimediabilmentecomplicidellasuascomparsa.Primadiesserenoi

49LévinasE.(1990),Totalitàeinfinito.Saggiosull’esteriorità,JacaBook,Milano,citatodaBauman

Z.(1992)ModernitàeOlocausto,IlMulino,Bologna.50https://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2013/documents/papa-

francesco_20130708_omelia-lampedusa.html

87

stessi destinati alla morte dobbiamo considerarci responsabili della morte dell’altro,

poichénonpossiamoabbandonarlonellasolitudinedellasuacondizionemortale.

L’antidotoaquellacheilPonteficedefinisce“indifferenzaglobalizzata”varicercatanella

responsabilitàsolidaleneiconfrontideglialtri,che,tornoaripetere,nonpuòchenascere

dall’incontromoraleconl’AltrocomeVolto.Spogliarelepersonedatuttigliorpellichegli

sono stati attribuiti socialmenteper identificarsi in quantoesseri umani, con le stesse

fragilità,accomunatidallestessepaureedaglistessisogni.Infine,riconoscercitutticome

responsabili delle sofferenze dei nostri giorni, senza volgere lo sguardo altrove ed

evitandodichiamareincausalasorte.

4.4Laforzadelleemozioni

Nelmondocontemporaneoleemozionivengonoconsiderateprivediqualunquevalore

conoscitivo e sono completamente oscurate dalla luce intelligente della ragione. Per

questo motivo, la maggior parte degli individui ritiene che la conoscenza derivi

esclusivamente dal calcolo razionale della mente, trascurando l’importanza della

conoscenzaemozionale.Invece,la“ragionedelcuore”consenteallepersonediusciredal

proprioego,ponendoleinrelazioneconglialtriepermettendolorodicogliereilsensodi

ciòchelealtrepersonecicomunicano(Borgna,2001).

Siamospessoportatiacrederechelasolidarietàel’altruismonascanodallavittoriadella

razionalitàsull’impulsivitàdellepassioniemotive;alcontrario,sonopiùfrequentemente

leemozioniacondurreleazionipiùumane.

Lapauraedilrancoresonosentimentifunzionalialladisgregazionedellerelazionisociali

traindividuiesononormalmenteattribuitiagruppioacategoriediindividuichenonsi

conoscono; invece, davanti alla concretezza dell’incontro diretto con l’altro individuo

questesensazioninegativetendonoascomparireecedereilpostoalloscambioemotivo

cheunisceiduesoggetti.

Nonpuònascereunarelazionesignificativaeautenticasenzachetraduesoggettiavvenga

unasinceracomunicazioneemozionale(Borgna,2001);inmancanzacioèdiunincontro

disguardi,unastrettadimano,ungestodivicinanza.L’epocadella tecnicacontiene il

88

pericolodiisolaregliindividuinellapropriasolitudine,poichéessinonpossiedonopiùla

capacitàdiscambiareconglialtriesseriumanicontenutiemozionalisignificativichegli

permettanodientrareincontattoconloro;nonriesconopiùariconoscereibisognialtrui,

immedesimandosinellelorosofferenze.

4.4.1Lamancanzadiemotivitànell’etàdellatecnica

Latecnicasinutredirazionalitàquantificanteesiopponepersuanaturaall’altraqualità

umana rappresentata dall’emotività, dalla conoscenza emozionale, dai sentimenti,

dall’empatiaedallavitaaffettiva.Nelmondodellatecnicaleemozionivengononascoste

esubordinateall’importanzadellaragioneeaimodelliindividualisticidiesperienzaedi

azione.

Laglobalizzazioneelealtretrasformazionimondiali,derivatedallosviluppodellatecnica,

hanno accresciuto esponenzialmente le possibilità di conoscenza e di comunicazione,

tuttavia, hanno tralasciato gli aspetti che riguardano la riflessione interiore e

l’emozionalità.Glistrumentitecnologicieinformaticiciconsentonodiintessererelazioni

concentinaiadipersoneprovenientidaqualsiasinazionemondiale;ma,infondo,nonsi

riesce ad instaurare con questi individui una relazione autentica connotata da una

comunicazione emozionale e da un incontro affettivo. L’era della tecnica rischia di

allontanare completamente lepersone, vuotandodi intimitàe intensitàemozionale le

relazioni tra gli individui contemporanei, perché quest’ultimi, privati della conoscenza

emozionale, non possiedono più le competenze che consentono di comunicare

efficacementeconglialtri,riconoscendoneibisogni,lediversitàerispettandolinellaloro

qualitàdiesseriumani.

La società che viviamo viene definita da Borgna (2001) “società autistica” perché sta

perdendoilsignificatodellasolidarietàumanaedellaresponsabilitàversoilgridodelle

personechevivonocondizionididolore.Negliindividuiadulti,sostieneBorgnaneltesto

“L’arcipelago delle emozioni” (2001), le emozioni “forti” resistono meglio ai rischi di

spersonalizzazioneeseparazionechelatecnicacontiene.Traquestecitiamo:lepassioni,

l’orgoglio, l’ira, l’impegnosocialeepolitico, l’aggressività, l’indifferenza(checostituisce

89

una contro-emozione di importanza esistenziale). Al contrario, le emozioni definite

“deboli”vengonoannientatedallarigiditàedallanonspontaneitàdellatecnica.Diqueste

fannoparte:l’amore,lagentilezzad’animo,lasensibilità,l’immedesimazionenell’intimità

e nella sofferenza altrui, la solidarietà, la partecipazione emozionale, la dolcezza e la

rinunciaalpropriosfrenatoegoismo(Borgna,2001).

Laricercadiun’efficienzaproduttivasempremaggiore, larapiditàconcuiènecessario

prendere decisioni coerenti e pragmatiche, rendono superflua la riflessione interiore,

l’utopiadelleidee,lasolidarietàelacapacitàdiessereviciniaibisognideglialtri.

Dunque,sorge lanecessitàdiriuscireaconciliare imodellirazionalidivitapropridella

tecnicaeisentimentiegliistintiaffettiviappartenentiallarealtàemozionale;affinchési

scongiuriilpericolodiridurrel’esistenzaumanaaunaseriediaridicalcolieincontrivuoti.

4.4.2L’appiattimentodellavitaemotivaportaalprimatodell’oggettività

Latecnicariduceleattivitàdegliuominielerelazionitradiessiall’oggettività,dissolvendo

lequalitàsoggettiveesottomettendoleallarazionalitàdell’intelletto.Gliuomini,privati

dellapropriasoggettività,sirelazionanotralorocomesemplicistrumentidiunimpianto

tecnologico;essifungonodaingranaggiinrapportoallemodalitàdifunzionamentoche

sonostatestabiliteinprecedenzadallarazionalitàtecnica.

Queste persone non sperimentano più la propria interiorità, tralasciano le qualità

affettive, sentimentali ed emozionali della propria esistenza, ovvero lasciano le

componenti che rendono ciascun uomo qualitativamente diverso da qualsiasi altro,

definendolonellasuaunicitàe,inquestomodo,abbandonanolapropriasoggettivitàal

primatotecnicodell’oggettivitàomologante(Galimberti,1999).

Tuttavia,agireinterminiesclusivamenterazionaliportagliindividuiaorientareleproprie

azioni secondo il calcolo raziocinante della consequenzialità causa-effetto, anziché in

ordineaiproprivalorimorali,chesonolegatialleesperienzeemotiveeaffettive.Pertanto,

l’operaiodiunafabbricad’arminonsipercepiràdiversodacoluichelavoraall’internodi

unafabbricadigiocattoli,poichésilimiteràacompiereleproceduretecnicheaffidategli

90

e volte al raggiungimento dell’obiettivo fissato dall’impresa; egli riterrà di svolgere

semplicementeilpropriolavoro(Galimberti;1999).

La tecnica, limitando l’agire del soggetto al gesto di “premere un bottone”, allontana

dall’etica la responsabilità personale. Chi agisce deve farlo in modo funzionale

all’apparato tecnico; in questo modo, l’etica viene ridotta a un semplice controllo

dell’efficaciadell’attività,senzachevengaeffettuataunavalutazionedeifinimoraliacui

questeazioniconducono.Chiagiscevieneesoneratodaigiudizidicorrettezzaetica, le

azionisiconcentranonel“farebene”ovveroinmodoadeguatoalleesigenzetecniche.

4.4.3Quandonacquel’etàdellatecnica?

GunterAnderssostienechel’avvenimentostoricodelnazismocontengaunacaratteristica

ancorapiùgravedell’avercausatolamortedipiùdi6milionidipersone;infatti,inquegli

anni è stato creato ilmodello dell’età della tecnica. Il nazismo è solo un “teatrino di

provincia” rispetto alla grandezza racchiusa nel “grande teatro” aperto dalla tecnica,

riferisceAnders51.

Maquandovenneallalucel’etàdellatecnica?UmbertoGalimberti(2010)necollocala

nascita durante la Seconda Guerra Mondiale; non perché sostenga che prima di

quest’eventononvifosseromacchinarialtamentetecnologici,infatti,eragiàavvenutala

PrimaRivoluzioneIndustrialeelaPrimaguerramondialeavevadatoun’ulteriorespinta

allosviluppotecnologico.Tuttavia,apartiredall’avventodellaSecondaguerramondiale

gliuominisonodiventatiperfettiesecutoridimansioniilcuicontenutononliriguarda,

noncompeteloroedicuinonsonoresponsabiliinordinealsignificatomorale.IlNazismo

cihadatolapiùchiaradimostrazionediquestoprocessodide-responsabilizzazioneetica

verso le finalità delle nostre azioni. Abbiamo perso la responsabilità delle attività che

compiamo,inqualsiasiapparatotecnicocisitrovialavorare,l’unicaresponsabilitàcheci

competeèrivoltaalmansionario,ovverolimitataagliordinidelsuperiore,chevalutaseil

nostrooperatosiasvoltoinmodoefficiente,produttivoefunzionale.Inqualsiasiluogoin

51Maggio2010,MuroLeccese.InterventointegraledelProf.UmbertoGalimbertisu"Educare

l'animaaitempidellatecnica".

91

cui ci si trovi ad operare, essere “bravi” lavoratori significa essere precisi nel proprio

limitatocompito, ilcontenutofinalediciòchesistaproducendononèdicompetenza

dell’operaio, la sua responsabilitàè limitataallaprecisionecon laqualeegli compie la

propriamansione.

La risposta che Eichmann, il contabile nazista; Claude Eatherly, il pilota che ordinò di

sganciarelaprimabombaatomica;FranzStangl,comandantedeicampidisterminiodi

SobiboreTreblinka,diederoalladomandasulperchésimacchiaronodiquegliefferati

criminifu“hosoloobbeditoagliordini”e“quelloera ilmio lavoro”.Sonorisposteche

provocanoindignazione,tuttaviasonoopinionichepossonodefinirsicorrettenell’epoca

dellatecnica.Infatti,nell’eradellatecnicaèmoltodifficilenonubbidireagliordinidiun

apparato tecnico, e con questo termine intendiamo non solo un’industria d’armi,ma

ancheunufficionotarile,l’Universitàequalsiasialtraattivitàrazionalmenteorganizzata

interminidiproduttività,precisioneedefficienza(Galimberti,2010).

Non riusciamo più a pensare diversamente dalmodo razionale e calcolante, capiamo

immediatamente quando qualcosa è utile, calcolandone i vantaggi ottenuti attraverso

l’impiegominimodeimezzi,manoncapiamopiùquandoqualcosaèbella,èvera,ègiusta.

Nonsiamopiùcapacidipensare,sappiamosolofarediconto.Galimberti(2010)sispinge

a dire che oltre al pensiero unico, un pensiero binario, calcolante, che somiglia alla

funzionalitàdiuncomputer,cistiamoabituandoancheasentiretuttinellostessomodo.

Questoperchécivieneinsegnato,attraversolatelevisioneealtrimezzidifascinazione,

comesiama,comecisiarrabbia,comesisoffre,apprestandociadiventareunenorme

greggedipecorechehannopersolapropriasoggettività,perchésiamostatiprivatidella

possibilitàdiaccrescereesperimentarelanostravitainteriore.

4.4.4Ilripiegamentoegoisticoel’impossibilitàdiusciredall’orizzontedell’Io

La tecnica razionalee calcolante consolida l’aspettoegoisticodell’individuo, che tra le

regionipsichicheèl’unicorazionale,poichétrasformalemodalitàdiazioneindividualiin

modiimpersonaliesottopostianormeoggettive(Galimberti,1999).Questaattenzione

volta esclusivamente al proprio ego esaspera le componenti individualistiche della

92

personalità del soggetto, poiché egli ritiene l’interesse verso sé stesso come

assolutamentelogicoerazionale.Invece,l’altruismo,lasolidarietàel’attenzioneversoi

bisogni dell’altro non rientrano nell’universo razionale poiché appartengono a una

dimensionecheneèstataesclusa,quellaemozionale.Cosìallalogicadellaragionetecnica

corrispondel’individualismosociale,l’egoismodalpuntodivistaeticoeilnarcisismosul

pianopsicologico(Galimberti,1999).

La libertà concessa ai singoli individui è limitata all’ambitoprivatoe, per tale ragione,

questiindividuireagisconoalsensodiimpotenzapercepitorichiudendosisuséstessi,non

riconosconodellefinalitàsocialicomunie identificanoilvaloredellasocietàsolocome

unostrumentoindividuale.LepersoneripieganosuquellacheToqueville52definisce“la

solitudedesonproprecoeur”[lasolitudinedelpropriocuore]poichénontrovanoalcun

orizzontedisensosenonquellorappresentatodall’individualismo,ambitonelqualesi

trova il residuo di libertà rappresentato dall’autodeterminazione. Fuori dall’orizzonte

dell’Io il mondo è regolato dalle funzionalità e dai ruoli impartiti dalla capacità della

tecnica,pertanto,l’uomosiscopreliberosoloall’internodellapropriaindividualità.Allora,

l’unicaconsolazionerimastaall’IoèquelladidedicarsiaquellicheTocqueville53chiama“i

piccoli e volgari piaceri”, accontentandosi di soddisfare qualche piccola e superficiale

vogliaquotidiana.

4.4.5Lavitaemozionaleèinterioritàchesiapreaglialtri

Le emozioni, la vita affettiva e i sentimenti sono caratteristiche ontologiche e

imprescindibililanaturaumana.Losviluppodellatecnicaedellaconoscenzarazionale,

senonvienebilanciatodallepercezioniemozionalieaffettive,conducel’esistenzaumana

all’ariditàsentimentale,svuotandoladelsuoprofondosignificato.

Laragionedelcuoreconsentedicoltivarelapropriainterioritàepermetteall’individuodi

usciredalproprio“Io”perrispecchiarsinell’animadeglialtri.Lamodalitàcheabbiamodi

52A.deTocqueville(1968)LademocraziainAmerica,Scrittipoliticivol.II,Utet,Torino,inGalimberti

U.(1999)Psicheetechne.L’uomonell’etàdellatecnica,Feltrinelli,Milano.

53Ibidem.

93

vivereecostruirelanostrainterioritàedemotivitàcostituiscelapossibilitàdiusciredal

nostroegoperconoscerel’altro-da-noi.

Borgna(2001)inquellachedefiniscelasua“tesiradicale”sostienecheogniemotivitàe

vicinanzaaffettivapossiedaun’intrinsecaaperturachenonconosceconfini,voltaauscire

dall’individualitàdelsoggetto.Lavitaemozionaleesentimentalesorgenell’interioritàma

si sviluppasoloaseguitodell’incontroedell’aperturaalmondodeglialtriuominie, in

questo, differisce profondamente dalla razionalità pura, poiché quest’ultima cresce

all’interno dei confini insormontabili dell’Io, senza mai trascendere la soggettività

dell’individuo. Vivere sempre secondo la logica razionale conduce, dunque,

all’impossibilitàdicomunicareediprendersicuradeglialtri.

La relazionalità e l’incontro con gli altri costituiscono l’essenza dell’esistenza umana,

indipendentemente dal ruolo che ci è stato attribuito dalla società; non è possibile

definirci qualitativamenteesseri umani seprimanon riusciamoa creareuna relazione

significativaconglialtri,crescendoemozionalmenteecogliendolaresponsabilitàversodi

loro.

Borgna (2001) ci invita ad aprirci alle emozioni per contrastare il rischio di condurre

esistenze spiritualmente aride ed emozionalmente deserte. Fare esperienze

emotivamentesignificativeciconsentediconoscere–unaconoscenzaoppostaaquella

razionalemanonmenoimportante-edirenderelenostrevitepiùriccheesignificative.

Lacondizioneumanaècaratterizzatadallanecessitàradicaledipercepirelasofferenza

dell’altrocomenostra,di immedesimarsinelsuodolorecosìcomedi identificarsinelle

sue speranze e nei suoi desideri. Tuttavia, mantenere accesa la fiamma della

partecipazioneemotivaallafelicitàoalladisperazionedeglialtrièdiventatodifficilenella

quotidianità del cittadino contemporaneo, imperniata dalla routine, dalla fretta, dalla

ragionepragmatica.

Ognigiornocompiamodeigestiapparentementebanaliqualiscambiareunosguardo,un

sorriso,porgereunsaluto,stringereunamano,tuttavial’esperienzadiquesteazioniètra

lepiùcomplessedituttalavita.Nondirado,affrontiamotalicenniquotidianiconestrema

apatiaeindifferenza,restandobloccatinellanostraindividualità,senzausciredalnostro

94

ego per aprirci alla relazione. Invece, questi gesti dovrebbero essere attraversati da

emozioni e da sentimenti di vicinanza, soprattutto nei confronti delle persone che

soffrono.

QuestotestoriproponelasollecitazionediEugenioBorgna(2001),diusciredallarigidità

deicodicirazionalientroiqualilanostraesistenzaècostruitaperesperirel’interioritàe

lacapacitàdiintuizionecheconnotaladimensionedelcuore.

4.4.6Mr.Empathy54

Mr.Empathyviveinunmondogrigio,tristeeinospitale.Chiusonellasuasolitudinenon

riescepiùnemmenoapercepirelapresenzadellepersonechelocircondano.Tuttavia,

una mattina, camminando per strada diretto al lavoro, scopre come colorare le sue

giornate:attraversol’interazioneempaticaconglialtri.Mr.Empathy,senzarendersene

conto,aiutaunbambinoarecuperareilsuopalloncinorossorimastoincastratotrairami

diunalbero,ilpiccololoricompensadimostrandoglilasuagioia.Poi,proseguendoperla

suavia,incontraunmendicantechegliraccontadellesuetragicheesperienzedivita,egli

ne rimane essai colpito e gli dona una stretta di mano. Il mondo si colora di nuove

sfumature quandoMr. Empathy incontra un uomo cieco e interagisce con un’anziana

signoracheglinarradelsuonostalgicopassato.GiuntoallafermatadeltramMr.Empathy

si guarda intorno sorridendo sorpreso allameraviglia appena scoperta, la luce che ha

illuminatolesuegiornate,larelazioneempaticaconlepersone.

54 https://www.youtube.com/watch?v=id3w0IA81cA, cortometraggio di Bruno Bozzetto per la

FondazioneEmpatiaMilano

95

QuestosplendidocortometraggiodelladuratadiappenadueminutidelcartoonistBruno

Bozzettoriesceinmodosorprendenteamostrarcicomeloscambioempaticoconglialtri

ciarricchiscaecomeessomodifichiilnostromododivedereilmondo,ancheattraverso

leprospettivealtrui.Infatti,empatia,daen-pathos:“sentiredentro”,puòesseredefinita

comelacapacitàdi“sentiredentroglialtri”ovverodiimmedesimarsiinloro,nelleloro

emozionienellelorosofferenze.

Mr.Empathyèuncittadinocontemporaneo:stringeinmanolasuavaligettaecontrolla

continuamentel’orologio,chescandiscelaroutinedellesuegiornatesoleevuote.Non

vedeglialtriperchéècompletamenteconcentratosuséstessoesuisuoibisogni,pertale

ragionelasuavitaèincolore,privadigioiaeconoscenzadelcuore.Quandoinvecescopre

la bellezzadello scambioempatico con gli altri esseri umani, in particolare coloro che

hannoavutoesperienzedolorose,lasuavitasicoloradiemozioni,sentimenti,affettività,

relazione.

96

97

V.IlServizioSocialealbiviotrarigiditàdibilancioedovereetico

5.1LaliberalizzazionedeiServiziSociali

Nell’idea originaria propria di Richard Titmuss e Lord Beveridge la gestione dei servizi

sociali rivolti alle persone che si trovavano in stato di necessità era completamente

affidata allo Stato, che doveva occuparsi sia della progettazione degli aiuti, che della

materiale esecuzione delle pratiche di sostegno sociale. Il cittadino era vettore di

numerosidirittioffertidalloStato,chedovevaportare,invece,molteplicidoveri.

IlwelfarediStato,però,èapparsosindasubitodifficilmentesostenibile,seppurefosse

sorrettodanobiliideali.LacomplessagestionedeisistemipubblicidiWelfarehatrovato,

intuttiiPaesieuropei,unimportantesupportodapartediquellochevienechiamatoil

“terzosettore”,ovveroquelleiniziativevolontariechesonosortegrazieallasolidarietà

dellasocietàcivile.Lapubblicaamministrazionesièavvalsa,quindi,distruttureoperative

esterne proposte dall’autonoma volontà di cittadini solidali. Dal punto di vista

amministrativoeburocratico lo strumentoutilizzatoè il finanziamento“acontributo”.

L’organizzazionediterzosettorevienequasiinteramentefinanziatadall’entepubblicoche

peròsiappropriaditutteodilargapartedellesueattività;ilpattovienesancitoattraverso

una convenzione. Il risultato appareun sistemapubblico allargato, poiché le iniziative

dellasocietàvengonoassorbitedalleprocedureamministrativeedalle rendicontazioni

economichedelloStato(Folgheraiter,2003).

ApartiredaglianniNovanta,iniziòlaliberalizzazionedeiservizisocialisumodellodella

pubblica amministrazione britannica. Quest’ultima si vide, infatti, costretta a

esternalizzareleprestazionidiaiutosociale,affinchéloStatononerogasseinautonomia

le attività di sostegno pubblico, ma che esse dovessero esser comprate nel mercato

concorrenziale.TalemodellodiWelfarevienedenominato“welfaremix”poichéinesso

leimpresedimercatoequellenoprofitpartecipanoleuneinconcorrenzaconlealtreallo

scopodivinceregliappaltieottenereifinanziamentipubblici.L’erogatoreprivatoverrà

sceltoperlasuacapacitàdioffrireilmaggiornumerodiservizialminorprezzopossibile,

inlineaconlalogicadelprofitto.Dunque,laquestioneeconomicaapparecentraleperle

98

singole organizzazioni erogatrici di servizi, tanto che le preoccupazioni riguardanti il

budget e le spese vanno frequentemente a coprire la mission originaria

dell’organizzazionestessa(Folgheraiter,2003).

Lalogicadimercatodeterminailfrazionamentodell’assistenzainunaseriedi“unitàdi

prestazione” - adesempio: la rettagiornaliera inun centrodiurno,oppuredueoredi

assistenzaadomicilio,etc.-inmodotalechequestepossanoessererendicontateepiù

facilmentescambiate.Affinchétaliformediaiuto“sbriciolate”vadanopoi,alparidiun

puzzle,a formareunpercorsoassistenzialecompletoènecessariopredisporreuncase

manager,ovverounprofessionistacheorganizzisistematicamenteunaseriedipacchetti

diprestazionivoltiagarantirelacontinuitàdell’aiuto.Questoruolosembraesserstato

affidato agli assistenti sociali che devono gestire i servizi in un’otticamanageriale. In

questomodo,laportataantropologicadell’assistenza,determinatadallarelazioneedal

riconoscimentoempatico,vienecompletamentemortificatadall’obbligodicostruireuna

serierazionalediprestazionitecniche.Illavorodeglioperatorivieneridottoalcontrollo

ossessivodelbilancioeconomico;leorganizzazioniditerzosettoresiconfondonoconle

imprese di mercato, poiché perdono il loro primario interesse solidaristico verso la

società.

Tuttavia,lacare55appareessereunarealtàmoltopiùcomplessarispettoallacostruzione

di una rigida schematizzazione di prestazioni standard, anche qualora si trattasse di

pacchettiprestazionaliindividualizzati,poichéil“prendersicura”dellepersoneèunbene

relazionalechenonpuòinalcunmodoessereprevistoostandardizzato.

5.2LaragioneeticadelWelfare

Oggi, il lavoro dei professionisti sociali, al pari di qualsiasi altra attività umana, viene

valutato,secondolelogicheneoliberali,sullabasedelrendicontoquantitativotraicosti

e i benefici prodotti. In quest’ottica il lavoro sociale appare assolutamente privo di

55Laparola“care”fariferimentoall’averacuore,alprendersicuradelprossimo.Ilmotto“Icare”fu

adottato da Don Milani ed esposto all’ingresso della scuola di Barbiana con la funzione disollecitarel’interesserispettosoneiconfrontidell’altro,favorendolaresponsabilitàsociale.

99

significato.Cisiaspettadaglioperatorisocialichesianoingradodirendereindipendenti

tutti coloro che dipendono dai servizi, poiché nella societàmoderna chi non riesce a

entrarenelsistemadimercato,chiècioèdipendenteedèdestinatoarimanertale,non

puòtrovareunpropriospazio.

Lepersonechesirivolgonoaiservizisonogiudicateinmodoestremamentenegativoe

spessodivengonooggettodiasprecritiche,astioerancoredapartedeicittadinimoderni.

Leunderclass,ovverolepersonechesitrovanoinunacondizionedidifficoltàeconomica

e/osociale,vengonospessodefiniteallastreguadicriminalipoichérappresentano,alpari

deipeggioridelinquenti,unpesoperlacomunità.

Se un tempo la condizione di bisogno di alcuni individui provocava un sentimento di

solidarietàdapartedei lavoratori– iqualisi riconoscevanonellesofferenzedeipoveri

poiché, oppressi dalle condizioni di lavoro massacranti, lottavano anch’essi per la

sopravvivenza – oggi, è molto più difficile che sorga una percezione di vicinanza ed

empatia nei confronti di chi si trova in difficoltà, da parte di chi non lo è. Anzi,

paradossalmente, lapossibilitàdispingereancorapiù inbassolacondizionedivitadei

poveri rappresenta un sollievo per gli altri, poiché fa apparire migliore il destino di

quest’ultimi56. La sensazione di incertezza e profonda infelicità che sperimentano

quotidianamenteicittadinicontemporaneivienealleviatanelvederelacondizionedichi

è esclusodal - seppurprecario -mondodel lavoro: se il generedi vita degli indigenti

rappresental’unicaalternativaallavulnerabilitàcheconnotalenostreesistenze,nonvi

sonoaltrepossibilitàconcepibiliallanecessitàdiadattarsiaquesteregole.

I servizi predisposti dal welfare statale devono quotidianamente “chiedere scusa” e

cercare unamotivazione alla propria permanenza nel panorama pubblico57. Infatti, le

personebenestanticonsiderano iservizisocialiunosprecodirisorsee i lavoratorinon

riescono a rispecchiarsi nella fragile esistenza degli utenti – ovvero di coloro che

56BaumanZ.(2000)AmImybrother’skeeper?,inFolgheraiterF.(acuradi)Laliberalizzazionedei

servizisociali.Leprofessionidiaiutofraconcorrenzaesolidarietà,2003Erickson,Trento,pp.37-48.

57Ibidem.

100

usufruisconodelle risorsediwelfare–pertanto,nonprovano solidarietà versoqueste

personeenonritengononecessarioinvestireinquestosettore.

Ragionandosecondolalogicacontemporaneadelprofittoedellaconvenienzaeconomica

potremmo dire che non vi sia alcuna condizione logica che giustifichi l’esistenza del

welfare,oggi58.

Se,untempo,latuteladelsostegnorivoltoaquellocheMarxdefinì“l’esercitoindustriale

diriserva”59erafunzionalealsistemacapitalisticoefruttodiunadecisionerazionale;ora,

occuparsi del benessere dell’underclass appare assolutamente illogico e disfunzionale,

poichésiamoaconoscenzachelaforzalavorodeidisoccupatiodiernicontinueràanon

servire in futuro. In altre parole, se nel momento in cui il welfare nacque esso

rappresentavaun sistemaeticamente correttoeperfettamente razionaledal puntodi

vista strumentale, al giorno d’oggi l’etica è rimasta da sola a sostenere il peso della

legittimazionedell’esistenzadellostatosociale.

In questo contesto, i professionisti del sociale non devono tentare di far rientrare la

legittimitàdella sussistenzadelwelfarenel freddoecalcolante linguaggiodelprofitto,

poichéavrebberogiàpersoinpartenza.Ènecessariopiuttostochetentinodiriaffermare

laragioneeticacomel’unicadicuiilwelfarenecessitapergiustificarelapropriaesistenza

all’internodiunasocietàcivilizzata,moralmentesanaeprofondamenteumana.

5.2.1Sonoioilresponsabiledimiofratello

L’economia necessita lo smantellamento della protezione sociale per consentire una

diminuzionedellaspesapubblicaeunamaggiorecompetitivitàdiognisingolaNazione

nellavulnerabilitàdelmondoglobalizzato.Mailvaloreeticoassolutodell’azioneumana

diprendersicuradiunpropriofratellononpuòvenirevalicatodanessuncalcolorazionale

oragionamentodiconvenienza.

58Ibidem.

59K.Marx,I°LibrodelCapitale,1886.

101

“Sonoforseioilcustodedimiofratello?”risposeCainoaDioquandoglichiesedovesi

trovasseAbele.Apartire dalla rabbia con la qualeCaino rispose alla domandadiDio,

secondoLévinas,nacqueognigenerediazioneimmorale.Tuttinoisiamoresponsabilidei

nostri fratelli e non c’è bisogno di ricercare unamotivazione per esserlo. Un uomo è

moralesolosericonoscelaresponsabilitàversol’altropoichésachelasuasalutedipende

dalle sue azioni o inazioni. Dalmomento in cui io chiedo una ragione per cogliere la

responsabilitàdiprendermicuradeglialtriperdolaqualitàdiesseremorale.

IlsociologoBaumaneilfilosofoLévinassiservonodellabiblicarispostadiCaino–“Sono

forseioilresponsabiledimiofratello?”–perspiegarechenelmomentoincuiciponiamo

indifferentiversoledisgraziechecolpisconocolorochevivonoogginelmondo,quando

cioèrifiutiamolenostreresponsabilitàsociali,diamoavvioallanascitadell’immoralità60.

Nonsipossonovalutareicostiedivantaggideiprovvedimentisocialipoichénonesiste

una ragione nel comportarsi in modo moralmente corretto. È semplicemente ed

indiscutibilmentegiustodividereequamente il cibotra i commensali,aprescindereda

quantopanecisia,noncidevonoessereprevaricazioni.SecondoilpensierodiLévinas61,

l’evasionefiscalerisultaessereunreatoeticamentepiùgravedelfurto,poichénonsoloè

un’azionecompiutadaunapersonaegoistaedavidamasignificaessereindifferentinei

confronti della società, che ci aiuta e ci sostiene nel momento in cui ci troviamo in

difficoltà.

L’essenzadellamoraleèdatadalcoglierelaresponsabilitàneiconfrontideglialtriesseri

umani, quindi, questa deve essere considerata anche l’unità dimisura con la quale si

verificanoglistandardmoralidiunasocietà:maggioreèlaqualitàdivitadeipiùdeboli,

piùaltaèlamoralitàcheconnotaquellacollettività.

Lapossibilitàchesitorniadaffermarel’importanzadeiprincipieticicomeunicosostegno

necessario a giustificare l’esistenza del welfare state, viene ostacolata non solo dalla

60BaumanZ.(2000)AmImybrother’skeeper?,inFolgheraiterF.(acuradi)Laliberalizzazionedei

servizisociali.Leprofessionidiaiutofraconcorrenzaesolidarietà,2003Erickson,Trento,pp.37-48.

61Ibidem.

102

razionalitàdeldiscorsoeconomicocheconnotalanostraepoca,matrovaimpedimenti

anchedapartedeiservizisocialistessi.Infatti,aseguitodellaburocratizzazionecheha

coinvolto l’assetto del lavoro sociale, i principimorali a fondamentodella professione

sonoandatidisperdendosiediradosileggononellavoroquotidianodeglioperatori.Nel

lavoro dei professionisti del sociale la valutazione di ordine morale è stata sostituita

dall’esecuzioneproceduraledipreciseregoleamministrative;comeinogniorganizzazione

burocraticahaprimeggiato la spersonalizzazionedegli individui e l’allontanamentodai

valorieticiafavoredell’adempimentodistrettenormeorganizzative.Gliassistentisociali

sisonotramutatiinperfettiesecutoridiprocedurestandardchetentanodicategorizzare

la sofferenza umana. Invece, nel lavoro sociale non devono e non possono esistere

direttivevalideacontenere lestorieditutticolorochesi trovano inunacondizionedi

bisogno.

Bauman62 sostiene che il futuro del lavoro sociale (e quindi anche dello Stato Sociale

stesso), possa essere ricercato unicamente allontanandolo dalla standardizzazione

procedurale,dallariduzionesemplicisticadelledifficoltàumaneedallacategorizzazione

degliindividui;riavvicinandolaaqueiprincipidimoralitàchecipermettonodiriconoscere

laresponsabilitàumanaversoinostrifratelli.Nelriportarel’attenzioneversolaragione

etica del welfare non saremo aiutati dalla razionalità, poiché non esiste una “buona

ragione”perlaqualedovremmoesseresolidaliconglialtri,accogliendolaresponsabilità

diprendercicuradiloro.Infatti,inunasocietàcheèallacontinuaricercadelguadagnoe

dell’utilità economica di azione non c’è nessuna convenienza nel garantire una vita

dignitosaacolorochenonsonofunzionaliperlacomunità.Ilsociologoladefinisceuna

“crociatamorale”63condifficiliprobabilitàdisuccesso,poichél’eticahasoloséstessache

lasostiene.Tuttavia,nonènecessariotrovareun’opportunitàdiarricchimentonell’agire

morale per ritenere che sia giusto assumersi la responsabilità nei confronti degli altri.

Tuttonascedallavolontàdimisurarelaqualitàdiunasocietànonpiùdallaquantitàdel

62Ibidem.

63Ibidem.

103

suo PIL (Prodotto Interno Lordo), ma in relazione alla qualità dei suoi standard etici,

ovverodallecondizioniincuivivonoimembripiùfragilidiquellacomunità.

5.2.2Nonfareaglialtriciòchenonvorrestifossefattoate

Molto prima della grandezza del capitale economico, alla base della ricchezza di una

popolazione vi è la ricchezza relazionale ed etica. Una comunità può dirsi felice solo

qualoraisuoimembrisianoingradodiaffrontareledifficoltà–siadinaturamaterialeche

esistenziale–inmodocondiviso,facendodelproblemaundenominatorecheaccomuni

le necessità di tutti. Se ciascun cittadino rispettasse le regole condivise e volte al

benessereditutti–nondiunaparteprivilegiatadellapopolazione–nonvisarebbetimore

nelfidarsideglialtrieassiemesifronteggerebbeognigeneredicalamità.

Quando le persone si sentono legate in modo significativo le une con le altre e

percepisconodiappartenereaunastessacomunitàsocialesi rendonoreciprocamente

disponibilisecondolalogicadel“nonfareaglialtriciòchenonvorrestifossefattoate”

(Folgheraiter,2014).Qualoraqualcunodecidadiromperetalereciprocafiduciaspezzerà

lecondizionicheportanoalbenesseresociale.Adesempio,qualoraunindividuoevadale

tasse,sceglieràdigeneraredelmale–seppure inmodo limitato -all’internodellasua

comunità,perchénoncontribuiràaibisognidellastessa(Bauman,2013).Inugualmodo,

qualoraunsoggettosirendadisponibileadaiutareunafamigliachesitrovaindifficoltà–

peresempionellagestionedellaquotidianitàdiunapersonaanziananonautosufficiente

–faràciòchesperavengafattoanchequandosaràluiaperderel’autonomiadurantela

vecchiaia, oppure un suo familiare. È importante, però, sottolineare che questa

disposizionenondeveaverecarattereutilitaristico,nonbisognafareuncalcolotraciòche

hodatoeciòchehoricevuto,èunadecisioneeticacheprescindedallarazionalitàdel

profitto.

104

5.3UnWelfarepiùumano

Data laprofondacrisieconomicachestiamovivendo,chehacoinvoltoanche ilsapere

oggettivo delle organizzazioni statali, è necessario rivolgere attenzione strategica sul

capitale umano che sorge dalla volontà degli uomini a fare del bene, a rendersi

responsabiliversoglialtrieastabilirerapportidifiduciareciprocavoltiaraggiungerescopi

comuni(Folgheraiter,2014).

I soldi,dasoli,nonbastanoadaiutare lepersone indifficoltànel rimettere insesto le

proprieesistenze.Pensiamo,adesempio,aunuomodipendentedasostanzealcoliche;è

probabilechetaledipendenzasiasortaaseguitodiunaseriedialtridisagichenonsono

statiaffrontatiadeguatamente–undivorzio,laperditadellavoro,ungravelutto.Isoldi

inquestastoriaservonoapoco,poichélanecessitàdicorreggereilcorsodivitachequesta

persona sta intraprendendo – foriero di difficoltà e preoccupazioni – può essere

soddisfatta a basso costo (in termini monetari) ma ad elevato impego di risorse non

materiali.“Lasempliceumanitàèunbenecosìaltoeincommensurabilechenonhaprezzo.

[…]Noncastanulla.Secostassesvanirebbe.”(FolgheraiterF.,Sorellacrisi,laricchezzadi

unwelfarepovero,cit.,p.39)

Numerosesonoleesperienzepartecipativecheattestanocomesiapossibilepredisporre

un welfare più “umano” attraverso schemi solidaristici di aiuto tra i cittadini che si

supportano emotivamente e si assistono, anziché abbandonare il welfare a calcoli di

bilancioediagnosispecialistiche.

Folgheraiter (2012) sostiene la possibilità di costruire un welfare ricco perché basato

sull’umanitàenonsull’onnipotenzadeldenaro,unwelfaredenominato“relazionale”o

“sussidiario”.

Unwelfareditipo“clinico”,checioèindichiaprioristicamenteallepersonequalesia la

strada giusta da intraprendere per uscire da una determinata difficoltà è un welfare

disfunzionale,poichéprovocaunosprecodirisorseeconomicheenonimpegnalerisorse

umane.

Le Amministrazioni pubbliche hanno il dovere morale di possedere un bagaglio di

ricchezzestrategicheediconoscenzamoltopiùampiodiquelloeconomico(Folgheraiter,

105

2012).Qualora isoldiscarseggino, l’intelligenza istituzionaledeveacuirsipersopperire

allacarenzadidenaro.

Ilwelfarerelazionaletentadiandareoltrelediagnosidioperatorichesipongonoinuna

condizionedisuperioritàneiconfrontidell’utente,ricercandoproprioinquest’ultimole

risorsepositivecheconnotanolasuaumanità,peraffrontareassiemeledifficoltàdella

vita.

5.3.1Ilconcettodicrisi

Laparola“crisi”èstataconiatadaIppocrateederivadalverbogrecokrineinchesignifica

“decidere”. Il terminedesigna ilmomento incuiènecessarioprenderedelledecisioni,

potremmoaccostarloalsignificatodi“criterio”–ovvero ilprincipiocheadottiamoper

prendereunadecisione–anzichéaquellodi“sciagura”o“disgrazia”acuispessofacciamo

riferimentoquandoparliamodicrisi(Bauman,1999).

Pertanto,nelsensooriginariodeltermine,essereincrisiequivaleatrovarsidifronteaun

bivioedoversceglierequalestradaintraprendereperdareunasvoltaalcorsodeglieventi.

Oggi,potremmodirechepersinoilterminecrisi–nelsensoantico-stiaattraversandoun

periododicrisima,secosìfacessimo,useremmolaparolanelmodochefinquiabbiamo

definitoscorretto(Bauman,1999).

Inrealtà,ilconcettodicrisivienetuttorainterpretatocomeunmomentodecisivoincui

avverrà uno stravolgimento della situazione, tuttavia si è persa la consapevolezza che

nellacrisiviè l’occasionediprenderedecisionipositivechepotrannosuccessivamente

modificareinmegliolostatodellecose.

In conclusione, sostenere che oggi ci troviamo in un periodo di profonda crisi che

coinvolgel’economia,loStato,ilwelfare,lasocialitàemoltialtriaspettidellavitaumana

èsenz’altrovero;nondobbiamoperòdimenticarechequestacondizionenonèstaticama

contieneinessaancheladinamicitàdell’opportunitàdiintervenirepositivamentenella

situazioneecambiareciòcheriteniamosbagliato.Leorganizzazionistatalieglioperatori

del welfare devono cogliere questa opportunità per volgere in meglio il futuro delle

politichesociali.

106

5.3.2Incontrarel’altronellarelazioned’aiuto

Illavoroprofessionalediserviziosocialehaildifficilescopodiaffiancarelepersoneche

stanno vivendo una condizione di disagio per accompagnarle verso una situazione di

maggiorbenessere.Lasfidacheglioperatoridevonoaffrontareriguardaladifficoltàdi

intervenireprofessionalmentesuproblematichecomplessecheriguardanolavitadegli

individui,infatti,nonesistonosoluzionioggettivamentegiusteaquellecheFolgheraiter

(2007)definisceledifficoltàdell’esistenzaumanacosìcomesonoavvertitedallepersone

chenesonodanneggiate.

Iprofessionistidell’aiutoincontranoognigiornopersonechenonriesconoarispondere

autonomamentealleproprienecessità,reagireaipropriproblemiomodificareinpositivo

lapropriacondizioneesistenziale.Incontrarel’altro–insensoprofondo-vuoldireuscire

dalconfinediazione individualeperaccedereaquellodell’altrapersona.Gliassistenti

socialichelavoranoneiservizi“sconfinano”perprofessionenellavitadeglialtri,poichési

interessano dei loro timori e delle loro problematiche, tentando di ricercare soluzioni

funzionaliallasituazione.Lametodologiacon laquale ilprofessionista“sconfina”nella

vitaaltruièunasceltadicarattereetico:infatti,sipuòentrareinmodorispettosonella

realtàdivitadell’utente,conun’attitudinediaperturaeprivadigiudizi;oppuresipuò

assumere un atteggiamento di superiorità, imponendo obblighi e cambiamenti. Un

operatoreponeinattounbuoninterventosocialequalorarispetti laPersonanellasua

sacralità di essere umano unico, astenendosi dal giudicare e rispettando la volontà

dell’individuo.Larelazioned’aiutochesiinstauratraassistentesocialeeutenteèlavera

fontedicambiamentosociale,daessadipendel’esitopositivodiuninterventod’aiuto.Le

due persone coinvolte nella relazione umana si tengono per mano e producono

un’energia superiore alla somma delle due energie dei singoli, generando un “bene

relazionale” e modificando la situazione iniziale (Folgheraiter, 2013). Gli utenti, per

affrontare un vero percorso di cambiamento e di empowerment rispetto la propria

condizionedidisagio,hanno lanecessitàdi incontrarepersonechecredanonelle loro

potenzialità,chesappianoinstaurareconlorounarelazionedifiduciaechelisostengano

nellacostruzioneconsapevoledelproprio–equindiunico–benessere.Per instaurare

107

unarelazioned’aiutopositivaènecessariochel’operatoresocialericonoscal’utenteelo

accetti nelle sue specifiche peculiarità. Invero, l’identità personale e l’immagine di Sé

dipendonodalriconoscimentosociale,pertanto,larelazioned’aiutoègiàtrasformativa

nel semplice incontro tra due soggetti, poiché si basa su una relazione di fiducia e

riconoscimentodell’Altro(Calcaterra,Secchi,2014).

Larelazioned’aiutonellavorosocialenonpuòlimitarsiafornirepacchettidiprestazioni

socioassistenziali – seppure non sia da escludere l’importanza di offrire questi servizi

all’utenza – ma comporta primariamente un incontro tra due soggetti che devono

ragionareassiemesuqualirisorsepossanoessereattivateinfunzionedelritrovamento

delbenessereauspicatoeattivarleinsieme.

Inquest’ottica,leOrganizzazioni,siachesianoentipubbliciodiprivatosociale,devono

rendersimaggiormenteflessibilieaprirsiallepratichedisconfinamentoadoperadegli

operatori, in modo tale da rinnovarsi costantemente in funzione delle problematiche

socialiriscontratedagliutenti,ridefinendoipropriconfiniefacendosicontaminaredalle

competenzeesperienzialidiquest’ultimi.

5.3.3LavoroSocialepartecipatoerelazionale

I professionisti del sociale si trovano oggi a dover garantire servizi e prestazioni che

rispettinostandardqualitativimoltoelevati,disponendodirisorseeconomichesempre

piùridotte;questadifficilecondizionemetteincrisi lamissionstessadel lavorosociale

(Zanchetta,2017).

Nelcontestoodiernodicrisidelwelfare,segnatadallaconcezioneeconomicaneoliberale,

glioperatoridevonoeffettuareuncontinuobilanciamentotraefficienza(rapportocosti-

benefici)espeseeconomiche,rischiandodinonriuscirepiùarispondereadeguatamente

allerichiestedell’utenzae–conseguentemente–aumentandoifattoridistresseicasidi

burnout64trailavoratori.

64Il“burnout”èunasindromecheindicaunaparticolareformadistresslavorativo,caratteristica

delleprofessionid’aiuto.Chineè colpitopercepisceunacondizionedimalesserepsico-fisicocollegabilealladifficoltàdigestirelostresslavorativoepersonale.Quandosipresentaquestasindrome l’operatore non riesce più ad aiutare le persone, non è più in grado di entrare in

108

La metodologia relazionale e la partecipazione costituiscono un modo idoneo ed

estremamente efficace di reagire alla crisi, ma soprattutto un metodo innovativo di

serviziosocialerivoltoagliutentieallelorofamiglie.

Infatti, nonostante gli assistenti sociali debbano instaurare relazioni con persone in

condizionidiestremavulnerabilità,ilParadigmaRelazionale(Folgheraiter,2007)sifonda

sul primario riconoscimento della volontà dell’utente e della sua capacità di

autodeterminarsi.Lacondizionedisofferenzaincuiilsoggettositrovaquandosirivolge

aiservizinondeveescludereilsuodirittodidecidereedessereparteattivanellescelte

cheriguardanolasuavita.

L’Approccio relazionale stimola la partecipazione perché permette agli utenti di co-

costruireconcretamente ilproprioprogettodivitadefinendo,assiemeaglioperatori, i

metodi, gli obiettivi, i tempi e gli strumenti da utilizzare. La partecipazione attiva dei

destinataridegliinterventicostituiscenonsoltantounorientamentoeticamentecorretto,

perché rispetta la persona, ma rappresenta un elemento fondamentale affinché si

concretizzi un percorso d’aiuto efficiente (Calcaterra, Raineri, 2016). Questomodo di

operareèvoltoalsuperamentodell’approcciotop-downchevedel’operatorecomeunico

detentore di conoscenza e l’utente come un passivo destinatario di interventi

standardizzatisortidalsaperetecnicodelprofessionista,pertrasformarloinunapproccio

bottom-up in cui operatori e utenza lavorano assieme all’interno di una relazione

reciprocaenelqualelasoluzionepuòconfigurarsisoloaseguitodellariflessionecondivisa

traoperatoreedestinatario.Datalapeculiaritàdellavorosociale–chesitrovaadoperare

conproblemiinerentilavitadellepersone–nonèpossibileindicareinmodounilaterale

qualisianoicomportamentidaadottareinunadeterminatasituazione.L’operatoredeve

promuovere un ragionamento condiviso con tutte le persone coinvolte (familiari,

operatori,specialistietc.)inmododacapirequalesialastradamiglioredapercorrerein

quelladeterminata–eunica–situazione.

contatto empatico con loro e, quindi, lavora con un atteggiamento di distacco, afflitto dallasensazionedinonaverepiùnientedaoffrireaglialtri.

109

Unapprocciopartecipativopermetteall’utentedisentirsiprotagonistadelcambiamento,

riconoscendosicomeunicoarteficedelmutamentosperatoecontrastandoleformedi

assistenzialismo. Inoltre, un progetto verrà assunto con più responsabilità e

consapevolezzasoloqualorasiacostruitoassiemealsoggettoinstatodibisognoenonsia

fruttodiunasceltaindipendentedalvoleredellapersona.Ciòpermetteràdiottenereun

miglioresitodell’interventod’aiuto,poichénonverràpercepitodapartedell’utentecome

imposto o invasivo, scongiurando la possibilità che il progetto venga abbandonato o

boicottato.IlServiziononverràavvertitocomeostile,bensìl’ostacolodasuperaresarà

unicamente il problema che impedisce all’utente di raggiungere una condizione di

benessere,edessoverràaffrontatocongiuntamentedalsoggettoedall’operatore.

L’assistentesocialepossiedelacapacitàdisollecitarenell’utenteunariflessioneinteriore

chepermettaaquest’ultimodiintraprendereunpercorsodicambiamento,consapevole

chesololasuavolontàpotràmodificarelapropriacondizione.Nellalogicadell’approccio

relazionale il sapere tecnico emetodologico dell’operatore si unisce alle competenze

esperienzialidicolorochestannovivendounaspecificasituazionedidisagiosullapropria

pelle;entrambicollaboranoalladefinizionedellestrategieadatteafarfronteaiproblemi.

Pur essendo - per sua natura - un “professionista delle soluzioni”, l’assistente sociale

possiedelaconsapevolezzadinonaverelasoluzioneadattaadogniproblemaconilquale

sitroveràaconfrontarsi.Iproblemisocialipossonoaveredellesoluzioni,manonpossono

mai“essererisolti”dall’esterno,sololepersonepossonodecideredicambiareperchénon

potranno mai essere cambiate da altri. Imponendo interventi tecnici standardizzati

l’operatore ha senz’altro l’intenzione di aiutare e fare del bene alla persona, tuttavia

l’unicorisultatocheottieneèunallontanamentoeunmalesserecheconnotaentrambe

leparti–utenteeoperatore-echevieneestesosiaall’ambientedivitadellapersona,

cheall’ambitoorganizzativoincuioperailprofessionista.

Iterapeutirelazionalinonagisconosuipazienti,maconsentonolorodiattivareleproprie

capacitàequalitàumane.Infatti,seunprofessionistatentassedimodificareunutente

attraversol’utilizzoditecnicheprecostituite,rischierebbeditrattarloalparidiunoggetto,

privodicompetenzeproprie.L’aiutodeveemergeredallarelazionestessa:unarelazione

110

umanavirtuosa–unreciprocodareeavere–cheriesceaconvertireildoloreinenergia

umana positiva e costituisce l’unica possibilità di innescare un miglioramento e di

mantenerlonelfuturo.

5.3.4L’operatoresocialecomefacilitatoredirelazioniumane

Il Metodo Relazionale sostiene che il processo d’aiuto emerga dalla costruzione di

relazionisocialivirtuose.Pertanto,ilLavorosocialepuòessereintesocomelaprofessione

cheaccompagna“illiberofarsidelbene”(Folgheraiter,2013)nellesocietàumanequalora

il disagio, l’afflizione, il dolore – potremmo dire “il male” – si stia impadronendo

dell’esistenza delle persone. Alla base dell’Approccio Relazionale vi sono le intuizioni

filosofiche di Lévinas, le riflessioni sociologiche di Pierpaolo Donati, le influenze

economichediAmartyaSeneantropologichedellaNussbaum(Folgheraiter,2013).Ma

soprattuttoilMetodonascedall’osservazionediciòche,nellapraticadellavorosociale,

portaadeirisultatisoddisfacenti.

Glioperatori sociali sonoconsapevoli che leproblematicità riscontratenella vitadiun

individuoriguardanosempreilcontestorelazionaleincuiegliagisceequindicoinvolgono

unaseriedipersonechenonriesconoainterconnettereleproprierisorseperfronteggiare

le situazioni di disagio. I problemi sociali hanno, pertanto, natura relazionale e non

possonoesserecoltisenonall’internodellaretedirelazionialcentrodellaqualel’utente

èinserito.

Peraiutarelepersoneadaffrontareledifficoltàesistenziali,glioperatorisocialidevono

avere la capacità di relazionarsi in modo riflessivo con loro e affrontare un percorso

condivisoversouncambiamentobenefico.

L’operatore relazionaleèessenzialmentecolui che facilita le relazioniumanecapacidi

creareunpensieroeticamentegiustoedorientatoalfronteggiamentodellesituazionidi

difficoltà. Il “fronteggiamento” (ocoping)èunosforzoattivovoltoal contrastodiuna

situazione negativa, senza sapere aprioristicamente come si debba intervenire.

L’operatore ha funzione di guida relazionale: egli funge da facilitatore della rete di

relazioni-assicurandosicheleazionidicolorochesonoinseritinellastessasianovolte

111

allarisoluzionedelproblema–e,inoltre,eglièparteattivadellaretepoichésiinserisce

inessaportando le suecompetenzeprofessionalia supportodella risoluzionepositiva

delledifficoltà.L’azionedelprofessionistanonèindirizzataesclusivamentealcapirecome

risolvere i problemi, ma soprattutto si concentra su come aiutare le persone a

interconnettereleproprieazionieleproprierisorse,rafforzandolacapacitàdellaretedi

affrontareiproblemiinautonomiaediprendersicuragliunideglialtri.Eglinonagisce

direttamente,poichécosìfacendocreerebbeunadipendenzaneisuoiconfrontidaparte

dell’utenza,mapredisponeerendepiùfacilel’agiredellealtrepersone.Ilsuoruolonon

è quello di dare risposte assolute ad ogni genere di problema, egli fornisce feedback,

spunti di riflessione e rimanda alla rete di relazione sociale le complessità che ritiene

vadanoaffrontate.

Leattivitàpropostedalprofessionista, inaccordoconlepersonechefannopartedella

rete relazionale, sono volte al bene in senso etico, non è data una definizione

standardizzatadiqualesiailbeneversocuisidebbatendere.

Tuttociònonescludecheilprofessionistasocialedebbaesseretecnicamentepreparato,

tuttavianonpuòpensaredirisolvereledifficoltàesistenzialidegliutentiesclusivamente

inchiavetecnicaestandardizzata.Glioperatoridevonoprincipalmenteservirsi,nelloro

lavoro,dellepropriequalitàumaneedellarelazionalitàvoltaalcambiamento.

Nell’epocachestiamovivendolatecnicadominalenostreesistenze,lapraticadellavoro

sociale appare direzionata da una serie di procedure estremamente specifiche e

dettagliate che - sebbene possano garantire il rispetto di standardminimi garantiti e

facilmentemisurabili – non consentonodi porre in essere interventi d’aiuto efficaci e

prestazioni qualitativamente valide. In questo contesto gli operatori sociali devono

lavorareaffinchénell’ambitosocioassistenzialesialarelazioneumanaafareladifferenza

nellaqualitàdivitadellepersone.Pertaleragione,ilmetodorelazionalesostienechesolo

larelazioneinterpersonaletraindividuichesirispettinoesiriconoscanosialaverafonte

dicambiamentopositivo.

112

5.3.5Illavorodicomunitànelserviziosociale

“Ilbenecheassicuriamoanoistessièprecarioeincertofinoaquandononvieneassicurato

anoituttieincorporatonellanostravitacomune”65.

Abbiamo tuttibisognodi comunitàal giornod’oggi.Desideriamosentircipiùvicininel

contesto fortementeprecario in cui portiamoavanti le nostre esistenze. L’ideadi una

comunità inclusivae solidaleevoca lapossibilitàdi trovare soluzioniaiproblemiche il

welfare,dasolo,nonriesceacontrastare.IlServizioSocialeèchiamatoarivolgersialle

comunità locali in cui opera inmodo partecipativo, coinvolgendo i cittadini attivi che

intendanoassumersilaresponsabilitàneiconfrontideiproblemiindividualiecollettiviche

connotanoilproprioterritorio.IlCodiceDeontologicosancisceche“L’assistentesociale

deve contribuire a promuovere una cultura della solidarietà e della sussidiarietà,

favorendoopromuovendoiniziativedipartecipazionevolteacostruireuntessutosociale

accoglienteerispettosodeidirittiditutti[…].66”

Nellanostrasocietà,permeatadaunforteindividualismo,l’assistentesocialehaildifficile

compito di integrare la dimensione d’intervento individuale con la dimensione

comunitaria,alloscopodipromuovereiniziativerivoltenonsoloaisingolieallefamiglie,

ma anche alla collettività. L’approccio top-down che dall’alto impone interventi

rispondenti a rigide classificazioni sociali e inflessibili ripartizioni di competenze si è

dimostratoinefficacieedispendioso.Laprospettivabottom-up,invece,tentadistimolare

icittadiniarendersicorresponsabilieamettereinsiemelerisorsepersonalidiciascuno

perintraprendereazionicomunivoltealbenesseregenerale.

Ilserviziosocialedicomunitàèvoltoallapromozionediunamaggiorequalitàdivitaper

tutticolorochevivonoinundeterminatoterritorio,attraversoprocessidipotenziamento

dei legami sociali, dell’inclusione, della giustizia sociale e della partecipazione (Allegri,

2015).

65AddamsJ.(1912)ANewConscienceandanAncientEvil,citatodaAllegriE.(2015)Ilserviziosociale

dicomunità,CarocciEditore,Roma.66 Art. 33, Capo I, Titolo IV,Codice Deontologico dell’Assistente Sociale, approvato dal Consiglio

Nazionaledell’Ordineil17luglio2009.

113

Il compito dell’assistente sociale non è certo quello di trovare soluzioni – né a livello

individuale,comegiàsottolineato,nétantomenoalivellocollettivo–madisensibilizzare,

fornirestimolierimuoveregliostacolicheimpedisconoallacomunitàdirisolvereipropri

problemi.Ilmiglioramentodellaqualitàdivitadeicittadinichevivonoinundeterminato

territoriononpuòesserepromossosenzacheviasiaunrapportodiinterdipendenzatrai

soggettiresidenti,senzacioèchesisviluppitralorounsensodicomunità.Infatti,èsolo

lapresenzadiquest’ultimocheconsentedidistinguereunsempliceaggregatodipersone

daunacomunitàveraepropria.

L’operatore sociale sensibilizza i cittadini al senso di appartenenza e di comunità,

concentrandosisull’insiemedirisorseepossibilitàchelacomunitàlocalepuòfornireai

membri che la compongono (Allegri, 2015). In questo modo, i problemi individuali

assumonounsignificatosocialee lacomunitàdecidediattivarsiperrisolverli inmodo

intenzionale.Lacaratteristicafondamentaledegliinterventidiserviziosocialedicomunità

è la partecipazione attiva da parte dei membri della comunità, non solo alla loro

realizzazione,maapartiredallaprogettualitàdeglistessi.

Certamente,ècomprensibileche,inquestafasedicrisidellepoliticheedellecondizioni

organizzative di welfare, la professione si concentri sull’emergenza e quindi sulla

dimensione individuale dell’intervento sociale; tuttavia, è importante che l’operatore

orienti la propria professionalità non più solo alle condizioni di estremo disagio, ma

specialmentealladimensionecollettivachecomprendetutticolorochelavorano,abitano,

attraversanoilterritorioacuiafferiscel’operatodelprofessionista.Inparticolare,iservizi

devonocollaborareallaco-costruzionediuncontestosocialericcodilegamierelazioni

sociali, più rispettoso delle differenze e nel quale gli assistenti sociali possano

sperimentareunnuovoruoloprofessionale.

5.3.6L’AffiancamentoFamiliare

Ilprogettocostituisceunesempiodicosasiaillavorodicomunitàedicomevadaattuato.

L’Affiancamento nasce per intervenire in quelle aree di vulnerabilità che spesso non

vengonotoccatedaiservizi,impegnatiadoccuparsimaggiormentedeicasidifortedisagio

114

edemarginazionesociale,edhaloscopodivalorizzarelerisorseinformalichesitrovano

nellacomunitàlocale(MaurizioR.,PerottoN.,SalvadoriG.,2015).

Il programma interviene nell’area della prevenzione sociale, infatti, grazie alla sua

realizzazionenumerosefamiglieinunacondizionedilievedifficoltàhannopotutovedere

la loro qualità di vita migliorare, scongiurando la necessità di rivolgersi ai servizi con

problemipiùgravinelfuturo.Nell’Affiancamentounafamigliaaccompagnaun’altrache

sitrovainunasituazionediproblematicitàtemporanea.Inucleifamiliarichepartecipano

presentano alcuni elementi di fragilitàma non hanno posto in essere comportamenti

pregiudizievoliperlavitaeperl’integritàpsico-fisicadeibambini.Ciascunomantienela

suaautonomia,maapreleporteall’altroperiniziareunpercorsodivicinanzaincuicisi

tienepermano.

Unotraglielementiessenzialidelprogettoèconcentrarsisullerisorsecheentrambele

famigliepossiedono,cercandodivalorizzarle,senzairrigidirel’attenzionesuqualisianole

mancanze che la famiglia “affiancata” presenta. Un altro fattore necessario è

rappresentato dalla reciprocità: entrambe le famiglie si mettono in gioco, si

sperimentano,scelgonodicondividereunpercorsochepotràcomportaredelledifficoltà

e, infine, entrambe imparano, acquisiscono competenze e nuove consapevolezze,

crescono(MaurizioR.,PerottoN.,SalvadoriG.,2015).

L’AffiancamentoFamiliareèstatoinseritonel2012,dapartedelMinisterodelLavoroe

delle Politiche Sociali, nelle “Sperimentazioni di vicinato solidale”. Il progetto viene

sperimentatoper laprimavoltanellacittàdiTorino–apartiredal2003–eneglianni

successivihaconosciutounanotevoleespansioneincentinaiadicomuni,coinvolgendo

numerose famiglie (Maurizio R., Perotto N., Salvadori G., 2015). L’obiettivo della fase

sperimentaleèl’inserimentodelmodellodell’AffidamentoFamiliarenellepolitichesociali

del territorio, quindi la possibilità che i servizi sociali locali abbiano a disposizione un

ulteriorestrumentod’aiutorivoltoaquellefamigliechedifficilmentevengonoprese in

caricodaiservizi.Lasperimentazionevienecondottaecoordinatadaun’organizzazione

temporanea denominata “gruppo tecnico” composto da varie figure professionali che

rappresentanoleistituzionieleorganizzazionipromotrici,siaprivatechepubbliche.Gli

115

strumentioperativisonoprincipalmentetre:ilpattoeducativo,documentoincuiviene

delineatoilprogettospecificotraleduefamiglie(affiancanteedaffiancata);lafiguradel

tutor,sostienelarelazionetraiduenucleieagevolailrapportoconilsistemaistituzionale;

ipercorsiformativi,sonorivoltiaitutor,aglioperatorideiservizieallefamiglieaffiancanti

eproseguonodurantelosviluppodelpercorsodiaffiancamento(MaurizioR.,PerottoN.,

SalvadoriG.,2015).

I cambiamentipositivi chequestoprogettocomporta sonomolteplici. Innanzitutto,ha

unafortevalenzapedagogico-educativa,poichéilperiododiaffiancamentopuòimplicare

perentrambelefamiglieunostimoloamigliorarsi,riconoscereleproprieabilitàeattivare

le proprie capacità. Durante le sperimentazioni si è registrato un miglioramento del

benesseredellefamiglieedeiminorie,inoltre,sièverificatalacostruzionediunsolido

legamediaffettotraleduefamigliepartecipanti,chespessodecidonodiproseguirela

relazioneancheunavoltaterminatol’Affiancamento(MaurizioR.,PerottoN.,Salvadori

G.,2015). Infine,èimportantesottolinearecomel’AffiancamentoFamiliaremodifichi il

ruoloprofessionaledell’assistentesociale,cheponealcentrodell’interventolefamiglie,

assumendo un ruolo di facilitatore nella relazione tra di esse e attuando un lavoro di

prevenzionesocialeedempowerment.Siconcretizza ilprocessodivalorizzazionedelle

risorse comunitarie attraverso il rafforzamento delle reti relazionali di fiducia,

contribuendo alla costruzione di una comunità aperta e attenta alle esigenze di tutti,

soprattuttodicolorochesitrovanoinunacondizionedifragilità.

5.3.7L’importanzadelLavoroSocialecomeprofessione“unsettled67”

Tra le critiche più pertinenti che sono state mosse al lavoro sociale di comunità, la

principaleèquellachesostienevisiailrischiochedietroaquest’impegnopropostodagli

operatori si celi l’intenzione di servirsi delle risorse volontarie e del settore di privato

sociale per ridurre la spesa pubblica che le esigenze del welfare comportano (Allegri,

2015).Tuttavia,èimportantespecificarechelaprofessionediserviziosocialeeillavoro

67 “Unsettled” significa “non predefinito”: il lavoro sociale unsettled è poco legato a rigidi

inquadramenticonoscitiviepiùprossimoall’eticaeallarelazionalità.

116

degli operatori, inseriti in una prospettiva partecipata che vede la cittadinanza come

protagonista attiva degli interventi sociali che la riguardano, non perdono il loro

fondamentaleruolodituteladeidirittideicittadiniedipromozionediinterventivoltial

benessere comune. Pertanto, sostenere che vi sia la necessità di responsabilizzare i

cittadinineiconfrontidelleproblematichecheaffliggonoilloroterritoriononequivalea

direcheillavorodegliassistentisociali,unavoltachelacomunitàsisiaresacompetente

verso lepropriedifficoltà,diventi inutile. Invero,comeabbiamopiùvoltesottolineato,

l’utilizzodiunapprocciocentratosullecompetenzetecnichedeglioperatorinelfornire

unadiagnosialproblemaeinterveniredirettamenteperrisolverloapparedisfunzionalee

spessoimpediscelabuonariuscitadelprogettod’aiuto.Gliassistentisociali,dasoli,non

possonofarsicaricodelleinnumerevoliproblematichedicuilasocietàcivileèportatrice.

Seppureilprofessionistasiadotatodistrumentitecniciemetodologici,nonpuòpensare

dirisolvereinautonomialacomplessitàdellerichiestecheglisonorivolte,inparticolare

nelcontestoodiernoincuigliassistentisocialivengonoaddossatidiun’enormecaricodi

utenza,neltentativodirisparmiaredenaropubblico.Tuttavia,neppureinunacircostanza

diversasarebbepensabilesostenerelapossibilitàchesianoglioperatori,dasoli,adoversi

impegnarenellarisoluzionepositivadelledifficoltàdeicittadini,poichésarebbesbagliato

daunpuntodivistaeticoeimpossibiledalpuntodivistametodologico.Infatti,èscorretto

pensarechel’attribuzionedisoluzionistandardizzatedapartedegliassistentisocialinei

confronti dell’utenza costituisca un intervento orientato alla salvaguardia etica

dell’unicitàdellapersonapoiché,attraversoquest’approccioprofessionale,l’Altroviene

ridottoaunoggettoedegradatodellesuequalitàumane.Metodologicamenteparlando,

inoltre, non si può pensare che l’assistente sociale possa fornire risoluzioni a tutte le

personechehannodelledifficoltà–daquelleminoriallesituazionidigravedisagiosociale

-perchésitratterebbediunbacinod’utenzaenormeecomporterebbeundispendiodi

risorse,materialieimmateriali,assolutamenteinsostenibile.

Pertalimotivazioniilprofessionistasocialenellosvolgereilsuoruolodovrebbeagireda

facilitatore,ovveromettereinrelazionelepersonemotivateestareconloroponendosi

allaparidell’utenza,alloscopodifacilitarelapresaautonomadidecisioni.“Facilitare”ha

117

unsignificatoprofondamentediversoda“condurre”o“comandare”;ilfacilitatorehaun

compito difficilissimo ma fondamentale nella buona risoluzione delle situazioni di

difficoltà.Egliaccompagnal’agiredellepersone,perchélerispettaeleritienecapacidi

modificare positivamente la propria condizione esistenziale. L’operatore permette

l’emergeredidecisionicheritienesbagliateomoralmentediscutibili,tuttavia,anchein

questocaso,nonsiopponeapertamenteadessemacercadiinstillarelaponderazione

sulpunto.Ilprofessionistanonforniscerisposteassolute,nemmenoserichieste,maoffre

spuntidiriflessione.

Ilpassaggiodaun’otticadicontrolloaun’otticadisostegnoètutt’altrochesempliceper

glioperatori,poichépotrebbeapparirlorochelepropriecompetenzevenganooccultate

ononvalorizzate.Malapeculiaritàdellavorosocialestaproprionellacapacitàdiservirsi

delle competenze professionali senza imporre le proprie considerazioni, fondate sulle

conoscenzeteoricheosulleprospettivevaloriali.L’operatoresocialepromuovevicinanza,

empatia, riconoscimento dell’altro non solo come persona bisognosa, ma soprattutto

comeprotagonistaecollaboratoreattivodegliinterventicheriguardanolasuavitaela

costruzionediprocessirisolutivi.

Leprofessionitrovanolegittimazionequalorapossegganounaconoscenzapeculiareela

esercitino.Questaconoscenzacomportaprivilegiepoteresociale.Tuttavia,sedaunlato

laconoscenzasiponecomefondamentodellalegittimitàdiunaprofessione,dall’altroil

lavoro sociale è eticamente corretto solo qualora non imprigioni l’altro dentro rigidi

schemiconoscitivi.Orientarelaprofessionesocialeversol’etica68implicapossedereuna

concezione umile di quella che definiamo “conoscenza” all’interno della professione

socialeeunarappresentazionedeglioperatorisocialicomeestremamentefallibili,perché

consapevoli che non può esistere discorso professionale in grado di contenere

adeguatamente l’irriducibile unicità di ogni persona. Per questo la professione sociale

68L’eticadiLévinassostieneche laviolenzascaturiscanelmomento incui si tentidi rinchiudere

l’Altrodentrounarappresentazioneconoscitiva,poichélerappresentazionidellepersonesonosempreinadeguate,qualcosasfuggiràsempreallanostraconcezione(Rossiter,2011).

118

deve basarsi sulla relazionalità e sulla socialità, lasciando spazio all’Altro e non

riducendoloentroglischemidiciòcheèconosciuto(Rossiter,2011).

5.4Impararearispettarel’alteritàattraversol’empatia

La possibilità di “stare bene” durante ilmeraviglioso viaggio della propria esistenza è

condizionato dall’incontro con “l’Altro da sé”. Siamo costantemente in relazione con

qualsiasi cosa o persona ruoti intorno alla nostra vita (Folgheraiter, 2013). Una tra le

esperienzepiùsignificativecheciascunodinoipuòfareèrappresentatadallapercezione

che l’umanitàaltrui sia legataallanostra, avvertire sé stessi comepartediun legame

significativoequindisentiredipossedereunsensodiséanchealdifuoridellapropria

persona,infunzionedellaresponsabilitàcheabbiamoversoglialtri.Unindividuostabene

soloquandosiapre,trascendeséstesso,divenendoresponsabileperisuoifratelli69.La

relazionesorgetradueopiù individuibendistintichenonfondonoleproprieessenze

nell’incontro,ma si riconoscono proprio per la loro alterità. L’empatia ci permette di

cogliereilvaloredellapresenzadialtrepersonecheesistononelmondoinsiemeanoi.

L’empatiametteinprimopianolarelazionalitàtragliesseriumani.Questarelazione,per

essere considerata tale, deve prevedere l’incontro tra due entità differenti tra loro e

irriducibilmenteuniche.L’empatiaciconsentediprendereattochelacondizioneumana

èesistereinsiemeadaltri.

Inultimaanalisil’empatiaèscoprirel’altro,noninterminigenericioastratti,manellasua

presenzafisicadicuifacciamoesperienzasensibilequandoincontriamounaltroessere

umano.

Abbiamo fin qui analizzato duemetodologie che orientano la professione sociale alla

relazione e al rispetto della singolarità di ciascun individuo. Tuttavia, per riuscire ad

indirizzareefficacementeilLavoroSocialeversounapraticaeticachesostienel’incontro

significativotragliesseriumani,ènecessariosviluppareun’abilitàsocialecheconsentadi

69BaumanZ.(2000)AmImybrother’skeeper?,inFolgheraiterF.(acuradi)Laliberalizzazionedei

servizisociali.Leprofessionidiaiutofraconcorrenzaesolidarietà,2003Erickson,Trento,pp.37-48.

119

comunicare con gli altri in modo appagante e adeguato. Questa abilità non può che

configurarsi nell’empatia. Per tale ragione, vengono di seguito presentate alcune

esperienzepratichecheinduconolepersoneasperimentareincontriempaticiconglialtri,

imparando a rispettare le differenze e scongiurando il pericolo della creazione di

pregiudiziestereotipineiconfrontidicategoriesvantaggiatedipersone.

5.4.1“AMileinMyShoes”

“Neverjudgeamanuntilyouhavewalkedamileinhismoccasins”–Proverbioamericano.

Il4settembre2015ènatoaLondrailprimoMuseodell’EmpatiainoccasionedelTotally

ThamesFestival,unarassegnaartisticachetentadiavvicinareipartecipantiatemisociali.

Il museo ha lo scopo di invitare le persone a sviluppare una maggiore sensibilità ed

empatianeiconfrontideglialtriattraversoilletteraleinvitoa“mettersinellescarpedegli

altri”,comesostieneundettodiorigineanglosassone-noidiremmo“neipanni”altrui.

Infatti, sullespondedelTamigièstata inaugurata l’installazione“AMile inMyShoes”,

doveagliutentivienedatal’opportunitàdiscegliereunpaiodiscarpetraquelleesposte

edicamminarelungoilFiumeascoltando–attraversodellecuffie–lastoriadicoluio

coleichehapossedutoquellecalzature.

Jeremy parla della raramalattia che lo ha colpito; Sian è una volontaria che cerca di

alleggerire le difficoltà di persone immigrate e homeless. Gary ha vissuto una vita ai

marginidellasocietàeraccontadell’esperienzadelcarcere.Saigevendeilsuocorposulla

stradaespiegacomesisenteogniqualvoltasiintrattieneconuncliente.Lestoriefanno

riferimentoadiversiaspettidellavita:daldolorediunaperditaelasofferenzaaisognidi

speranza e amore, esse trasportano il visitatore in un viaggio fisico e metaforico,

allenandol’empatia70.

L’empatiaèlacaratteristicachepiùdiognialtraciconnotacomeumani,poichépermette

dicoglierenoistessinell’altroel’altrodentrodinoi.L’empatiaèradicatanell’indiscutibile

presuppostodelnostroesserecostantementeinrelazioneedècondizionenecessariaper

70http://www.empathymuseum.com/

120

instaurareunarelazioneintersoggettiva.L’EmpathyMuseumdàl’opportunitàachiunque

dicamminarenellescarpedialtri,offrelapossibilitàdiscoprirelalorounicaesistenza,

rispondendo ad un bisogno confuso ma impellente nell’epoca che stiamo vivendo.

Attraverso l’empatianon solo si prende coscienzadel sentirealtrui,ma si trasforma il

proprioIoattraversol’Altro.

“Laparolaempatiaèsullaboccaditutti,daObamaalDalaiLamaviviamoinunmondo

così iper-individualisticochelenostrecapacitàdiprovareempatiastannorapidamente

diminuendo.Bastipensareche,secondostudirecenti,negliStatiUnitiilivellidiempatia

sonocrollatidel50%. Lanostra incapacitàdi capire il puntodi vistadegli altri, le loro

esperienze e i loro sentimenti sono alla base del pregiudizio, del conflitto e

della disuguaglianza. L’empatia è l’antidoto di cui abbiamo bisogno.” Sostiene Roman

Krznaric, intellettuale, scrittore, esperto internazionale di empatia e fondatore

dell’EmpathyMuseum71.

L’esperienzache ipartecipanti fannograziealprogetto“AMile inMyShoes”nonpuò

lasciarlicertoindifferenti,anzi,talvoltapuòdiventaretalmentecommoventedarisultare

insostenibile.Immergersinelraccontoaltrui,toccareconmanolafisicitàdellescarpeche

si è deciso di indossare è unmodo estremamente efficace per stimolare un contatto

empatico, esercizio che difficilmente riusciamo a fare nella frenesia degli impegni

quotidiani.

5.4.2FEM:FondazioneEmpatiaMilano

“Empatiaèlascopertadell’altrocomeindividuochepensa,provaemozionieagiscenel

miostessomondoconunaprospettivaautonomaaltrettantosensatadellamia”(Laura

Boella)72

L’esigenzadipromuovereprocessipartecipativirivoltiallacittadinanzaediincrementare

leconnessioniempatichetralepersoneèstatacolta,inItalia,daGiannantonioMezzetti

71BelardelliG.,EmpathyMuseum:aLondrailprimoMuseodell’Empatia.Unmiglioconlescarpedi

altriperimpararea“sentire”,HuffingtonPost,01/09/2015.

72https://www.fondazioneempatiamilano.com/

121

–exdirigented’azienda–chenelgennaiodel2017hadatovita,assiemeauneterogeneo

comitatopromotore,allaprimaFondazioneEmpatiaitaliana,laFEM(FondazioneEmpatia

Milano). Questa fondazione è sorta sulla scia di quanto avvenuto a Londra, grazie

all’esempiodell’EmpathyMuseum,concuilaFEMcollaboraattivamente.

La Fondazioneha finalità solidali, si proponedi promuovere l’empatia e valorizzare le

diversitàincoraggiandol’incontroeildialogotralepersone.Unodegliobbiettiviprincipali

è quello di restituire all’arte una funzione sociale, portando il disagio – che spesso è

relegatoaimarginidellasocietà-alcentrodellacittàequindidell’attenzionecollettiva.

PerfareciòlaFEMsiproponediutilizzareunlinguaggioingradodicoinvolgerenonsolo

gli“addettiailavori”–psicologi,psichiatri,assistentisociali,operatori–masoprattuttola

cittadinanza.Aquestoscoponel2017haorganizzato iproprieventi in luoghi ricchidi

culturaeartecomePalazzoMarino,ilMuseodelNovecentodiMilanoelaPinacotecadi

Brera.

Dal2018laFondazioneEmpatiaporteràinItaliailprogettoinglese“AMileinMyShoes”,

affinchéancheaMilanosiapossibileindossarescarpecheraccontanostoriedidisagioma

anche di sogni e d’affetto73. L’empatia che sorge nell’anima dei visitatori ha un forte

poteresociale,perchépermettedisuperareipregiudizielediscriminazioni,garantendo

unarricchimentorelazionaleeculturale.

Tuttinoidovremmopotercoltivarel’esperienzaempaticapoichéconsentedirelazionarsi

con gli altri in modo profondo ed emotivamente significativo, migliora la capacità di

comunicazioneelacooperazionetragliindividui.

5.4.3HumanLibrary

Tra leattivitàpropostedallaFondazioneEmpatiac’è lacreazionediuna“FEMHuman

Library”sultemadellasalutamentaleedun’altrasulfenomenodelbullismo.UnaHuman

Library,bibliotecaumana,èmoltosimileaunarealebibliotecaconuncatalogodititoli

73ColloquiotelefonicoconlavicepresidentedellaFondazione,Dott.ssaPetraMezzetti,espertadi

migrazioni internazionali e accoglienza, coordinaper il Centro Studi di Politica Internazionale(CeSPI)diversiprogettiinItalia,Europa,AfricaSubSaharianaeMediterraneo.

122

tra cui scegliere e dei bibliotecari, tuttavia, anziché sfogliare il testo per leggerlo è

necessario parlarci. Infatti, ciascun libro è una persona pronta a raccontare la propria

storia;illettoresceglieillibroconilqualedesideradialogareelo“prendeinprestito”per

iltempodiunaconversazione.

Loscopodiuna“bibliotecaumana”èlacreazionedidialogoescambiodiconoscenzetra

ipartecipanti,abbattendoglistereotipieipregiudiziefavorendol’incontrotrapersone

di diversa età, background culturale, nazionalità etc. Una Human Library offre

l’opportunità ai lettori di confrontarsi con persone con le quali difficilmente hanno

occasionedidialogarenelcontestodivitaquotidiano.

Ititolideilibrisonoestremamentedirettieripropongonoglistereotipichesolitamente

vengonoattribuitiadunadeterminatacategoria,permettendoinseguitoalpartecipante

dimettereindubbiotalipregiudizi.

L’incontro“morale”,comedirebbeLévinas(2012),chesorgetraiduesoggettipermette

di riconoscersi come esseri umani, anziché come appartenenti ad una determinata

categoriasocialestereotipata.Legeneralizzazionicrollanodifronteall’unicitàdellastoria

che il “libroumano” racconta, sorgeun incontroempaticochepermettedi cogliere la

responsabilitàcheabbiamoversocolorochehannovissutosituazionididisagiosociale.

“Nonsipuògiudicareunlibrodallacopertina”èlosloganadottatodall’Ongdanese“Stop

theViolence”cheperprimahadatovitaaunalibreriaumananel2000.L’aspettoesteriore

dei libri umani che partecipano a una Human Library può non rappresentare

efficacementelaricchezzadeicontenutidellasuastoriaelapotenzachequelracconto

potràaveresullenostrevite.

123

Conclusioni

Ilmale,nellasuaaccezionepiùpericolosa-chesipresentacomefunzionamentocollettivo

- non alberga le anime di individuimalvagi per natura,ma si insinua nelle relazioni e

affliggeicontestisociali.Prenderecoscienzadellapossibilitàchealcunedinamichesociali

sianoingradodiindurregliesseriumaniacompiereazionimalvagieneiconfrontidialtri

uomini è il primo passo per scongiurare la globalizzazione della disumanizzazione. Un

essere umano diventa inumano quando abdica alla responsabilità morale che ha nei

confronti degli altri, suoi simili. Rinuncia così alle accezioni più straordinariamente

umane: la solidarietà, la vicinanza emotiva, la possibilità di scoprirsi in un incontro

empatico.

L’etàdellatecnicaharovesciatoleprioritàdivitadegliuomini:ilprofittoelarazionalità

burocraticasuperanol’importanzadellacorrettezzaeticadelleazioni;lalibertàdimercato

sovrastaognialtraconcezionedilibertà,sinoaledereladignitàumana;laresponsabilità

moralevienemediataesostituitadallaresponsabilità tecnicaneiconfrontidelproprio

superiore. L’Olocausto, come applicazione degenerativa estrema della tecnica, è

l’esempio più drammatico di come un sistema altamente organizzato, specializzato e

burocraticoabbiaprivatogliindividuidellaloroumanitàeliabbiaspintiacompiereun

massacrosenzachequestisenesentisserocolpevoli.Pertaleragione,GunterAnders74

hadefinitoquestoavvenimentostoricocomeunsemplice“teatrinodiprovincia”rispetto

allaportatadel“male”chelamodernitàpotrebbecomportare.

Questolavoroditesinonhacertamentelapresunzionediindicarelagiustavia.Hovoluto

faticosamentecollegaretra loroalcunielementidiriflessionenell’intentodi favorire la

possibilitàdiimplementaredeterminatifattoridiprotezionegrazieaiqualirestituireanoi

74 Gunter Anders citato da Galimberti U. (2010) Educare l’anima ai tempi della tecnica, Muro

Leccese.

124

stessi e ai nostri “fratelli”75 l’umanità deteriorata. Se la memoria può costituire un

elemento teorico essenziale per scongiurare il ripetersi di alcuni avvenimenti, essa

chiaramente non basta. Oggi appare più chemai necessario aggiungere allamemoria

l’interventoattivoneicontestisocialiperriforniredilinfavitale,diemotività,diempatia

esolidarietà lerelazioniumanee,comeoperatorisociali,dipraticaremetodologieche

traducanoinmodoconcretotalirisorse.

Laprofessionesocialepuòassumereunruolocrucialeneldiffonderel’importanzadella

praticadi“sconfinamento”relazionale,ovverol’esperienzadiusciredalproprioegoper

partecipareall’incontrosignificativoconl’Altro,alfinedisentircituttiresponsabiligliuni

deglialtri.Perquesto,lafilosofiaeticadiLévinaspuòorientareilLavorosocialeversouna

praticaeticaeunsettled(“instabile”),ovverochesidistanzidallarigiditàdiinquadramenti

teoricistrettamentedefinitiechepermettaalprofessionistadidedicarsimaggiormente

alla socialità, dando spazio all’unicità dell’Altro (Rossiter, 2011). La professione può, a

questopunto, scegliere se cogliere la sfida che la crisi socialeattualegli staponendo,

oppureserimanerenellasituazionediimpasseincuiversa.Ancheillavorosocialesitrova

strettonellemorsedell’otticaneoliberistaedeicalcolidibilancio,cheportanoconséil

rischio di operare in modo standardizzato su situazioni ad elevata complessità e la

conseguente attribuzione agli operatori del ruolo di “manager sociali” che forniscono

pacchetti di prestazioni impersonali facilmente rendicontabili e qualitativamente

uniformati.Inquestaprospettiva,illavorosocialestaperdendolasuaragiond’esseree

devecostantemente“giustificare”lasuapresenzasulpianodellepolitichepubbliche.La

maggiorpartedellasocietàcivileconsiderailwelfareinutile,poichénonriconoscelasua

valenzaneldeterminareilbenesseresocialeditutti.Ilwelfareèdisfunzionalesolosesi

cercadiinserirlonelfreddoedeconomicisticolinguaggiodegliinteressi.Alcontrario,lo

StatoSocialedeveriaffermarelaragioneeticadellasuapresenzainunasocietàcivilmente

avanzata e il Lavoro Sociale deve tornare alla suamission originale, che vede l’unicità

75Coniltermine“fratello”sifaquiriferimentoaltestodiBaumanZ.(2000)AmImybrother’s

keeper?,inFolgheraiterF.(acuradi)Laliberalizzazionedeiservizisociali.Leprofessionidiaiutofraconcorrenzaesolidarietà,2003Erickson,Trento,pp.37-48.

125

dell’individuo come suo fondamento, come si evince dal Codice Deontologico:

“L’assistentesocialericonoscelacentralitàdellapersonainogniintervento.Considerae

accoglieognipersonaportatricediunadomanda,diunbisogno,diunproblemacome

unicaedistintadaaltreinanaloghesituazionielacollocaentroilsuocontestodivita,di

relazioneediambiente,intesosiainsensoantropologico-culturalechefisico”76.

In conclusione, la professione sociale deve ripensare al proprio ruolo nelle comunità

partendopropriodallanecessitàdiristabilirelegamisocialispezzatiepratichecomunidi

“buonvicinato”.Inquestomodo,ilprofessionistaassumeilcrucialeruolodifacilitatore

direlazioniumane77significative,contrastandoledinamichesocialicheportanoall’agire

negativodegli individuiesmontandopregiudiziestigmatizzazioneattraversol’incontro

autenticoconl’Altro.Inoltre,leOrganizzazioni,dicuiglioperatorisocialifannoparte,sono

chiamateadaprireipropriconfiniinfunzionedellavitadellepersonedicuisiinteressano,

facendosicontaminaredallaconoscenzaesperienzialeerinnovandosicostantementein

sintoniaconl’inevitabileevoluzionedelleproblematichesociali.

76Art. 7, Titolo II,CodiceDeontologicodell’Assistente Sociale, approvatodalConsiglioNazionale

dell’Ordineil17luglio2009.

77SifaquiriferimentoallaMetodologiaRelazionalediLavorosociale(Folgheraiter,2013).

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