12
A vvolto nel rosso mantello per il freddo, seduto al centro di Piazza di Spagna, davanti alla Statua dell’Immacolata, il Santo Padre Benedetto XVI ci ha regalato una stupenda lezione di catechismo , di teologia, di pro- fondo entusiasmo per guardare il mondo e la realtà circostante con gioia ed ottimismo cri- stiano. La sfiducia e lo scoraggiamento dinnanzi all’andare indietro, se confrontate con le procedure che hanno segnato il mistero del- la Redenzione non reggono e, pur nel disa- gio, si beneficia del tanto grande amore del Padre che tutto provvede. Il “disegno di benevolenza” del Creatore definito da San Paolo come “il mistero” del- la volontà divina, “nascosto e ora manifesta- to nella Persona e nell’opera di Cristo”, ed il Natale ci racconta l’inizio della storia, carat- terizza la storia dell’umanità e “precede ogni risposta umana”. Tutto ciò che abbiamo è un dono gratuito del suo amore che ci avvolge e ci trasforma. La bontà e la benevolenza del Creatore che ci ha resi partecipi dei beni della terra e ci mantiene nel dono della vita sollecita una risposta libera e decisa, come il Fiat di Maria che ha favorito la storia della salvezza. Instaurare omnia in Christo”, motto che caratterizzò il pontificato di San Pio X, risuona ancor oggi imperativo ed urgente per restituire idealità ed impegno sociale e civile. Di fronte alla Rivelazione di Dio, l’uomo può corrispondere con un “atto di fede”, lasciandosi afferrare, e conquistare da Cristo. Questo è ciò che hanno fatto i Santi ed han- no seguito ciascuno la propria storia, scri- vendo delle pagine belle che oggi sono monumento e gloria della Chiesa. È solo cambiando profondamente il proprio approccio alla realtà che l’uomo può vivere una vera “conversione” ed un “cambiamento di mentalità”, trovando in Cristo la “roccia” su cui dare stabilità al disegno d’amore divi- no. L’anno della fede accompagna e guida i passi seguendo la scia luminosa tracciata. Benedetto XVI ha detto con chiarezza “C’è un legame tra lo stare e il comprendere, che fa della fede una accoglienza della visione di Dio sulla realtà” nella propria vita, una dis- ponibilità a lasciarci guidare da Dio con la sua Parola e i Sacramenti nel capire che cosa dobbiamo fare, qual è il cammino che dobbiamo percorrere”. “Comprendere secondo Dio” e secondo la Sua volontà, allo stesso tempo guardare il mondo con i Suoi occhi, “rende salda la vita” e ci permette di “non cadere”. In questo breve cammino di Avvento verso il Natale, guidati dalla dolcezza della Vergine Maria che, madre misericordiosa ci protegge con il suo manto e ci accompagna a Gesù, Catania - anno XXVIII - n. 45 - 16 dicembre 2012 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it settimanale regionale di attualità (conv. in L. 27/02/ 2004 n o 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” INAUGURAZIONE DELLA CASA DEL SORRISO a pagina 7 (segue a pagina 2) SOLENNITÀ dell’IMMACOLATA a CATANIA a pagina 9 LA SICILIA è il TURISMO a pagina 12 Che Natale sarà? Benedetto XVI in Piazza di Spagna per l’Immacolata L’ amore autentico Giuseppe Adernò A PAGINA 3 RUBRICA ANNO DELLA FEDE Calo del potere d’acquisto, spending review affievoliscono la gioia per le festività C i risiamo. Anche quest’anno ci sia- mo cascati. Musica natalizia, imma- gini di panettoni, alberi, addobbi, vetrine, gente con acquisti, grafici e proiezioni di dati e percen- tuali. Questi sono gli elementi essenziali, ed allo stesso tempo esistenziali, dei servizi televisivi che annunciano l’arrivo delle festività natalizie. Approfondimenti enogastronomici, all’insegna delle peculiarità territoriali, nonché dei loro pro- dotti (dalla qualità e dai sapori impareggiabili). Tipici e tradizionali elementi natalizi. Per non par- lare delle dispute e dei dibattiti attorno alla veridi- cità delle presunte stime percentuali del potere di spesa degli italiani. Potere d’acquisto, presunte tradizioni e spending review potremmo definirli come gli ingredienti di un cockatil natalizio, per certi versi amaro ed insipido al palato. Gli italiani per arrivare a fine mese e sbarcare il cosiddetto lunario devono letteralmente avventurarsi nei meandri della giungla del viver quotidiano, barca- menandosi tra tagli, rinunce e necessità. Quest’anno, secondo le previsioni elaborate dal Codacons, peraltro pienamente convalidate da quelle della Confesercenti, gli italiani per le festi- vità natalizie spenderanno complessivamente 10,7 miliardi di euro, pari a 448 euro per famiglia, equivalente ad una somma procapite che si attesta attorno ai 187 euro. Ci saranno riduzioni per il set- tore dell’abbigliamento, della cultura e dei viaggi. Discostiamoci dalle previsioni e guardiamoci intorno: la realtà è tanto diversa! Non servono capillari ed attente ricerche sul campo, non serve calcolare se le famiglie hanno scelto più alberi sin- tetici o più abeti veri, se il cenone lo fanno a casa (segue a pagina 2) Antonella Agata Di Gregorio

L’ amore autentico - Prospettive · gini di panettoni, alberi, addobbi, vetrine, gente con acquisti, grafici e proiezioni di dati e percen-tuali. ... di Padre Pino Puglisi_____11

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Avvolto nel rosso mantello per ilfreddo, seduto al centro di Piazzadi Spagna, davanti alla Statuadell’Immacolata, il Santo Padre

Benedetto XVI ci ha regalato una stupendalezione di catechismo , di teologia, di pro-fondo entusiasmo per guardare il mondo e larealtà circostante con gioia ed ottimismo cri-stiano.La sfiducia e lo scoraggiamento dinnanziall’andare indietro, se confrontate con leprocedure che hanno segnato il mistero del-la Redenzione non reggono e, pur nel disa-gio, si beneficia del tanto grande amore delPadre che tutto provvede.Il “disegno di benevolenza” del Creatoredefinito da San Paolo come “il mistero” del-la volontà divina, “nascosto e ora manifesta-to nella Persona e nell’opera di Cristo”, ed ilNatale ci racconta l’inizio della storia, carat-terizza la storia dell’umanità e “precede ognirisposta umana”.Tutto ciò che abbiamo è un dono gratuito delsuo amore che ci avvolge e ci trasforma.La bontà e la benevolenza del Creatore checi ha resi partecipi dei beni della terra e cimantiene nel dono della vita sollecita unarisposta libera e decisa, come il Fiat di Mariache ha favorito la storia della salvezza.“Instaurare omnia in Christo”, motto checaratterizzò il pontificato di San Pio X,risuona ancor oggi imperativo ed urgenteper restituire idealità ed impegno sociale ecivile.

Di fronte alla Rivelazione di Dio, l’uomopuò corrispondere con un “atto di fede”,lasciandosi afferrare, e conquistare da Cristo.Questo è ciò che hanno fatto i Santi ed han-no seguito ciascuno la propria storia, scri-vendo delle pagine belle che oggi sonomonumento e gloria della Chiesa.È solo cambiando profondamente il proprioapproccio alla realtà che l’uomo può vivereuna vera “conversione” ed un “cambiamentodi mentalità”, trovando in Cristo la “roccia”su cui dare stabilità al disegno d’amore divi-no. L’anno della fede accompagna e guida ipassi seguendo la scia luminosa tracciata.Benedetto XVI ha detto con chiarezza “C’è

un legame tra lo stare e il comprendere, che

fa della fede una accoglienza della visione di

Dio sulla realtà” nella propria vita, una dis-

ponibilità a lasciarci guidare da Dio con la

sua Parola e i Sacramenti nel capire che

cosa dobbiamo fare, qual è il cammino che

dobbiamo percorrere”.

“Comprendere secondo Dio” e secondo laSua volontà, allo stesso tempo guardare ilmondo con i Suoi occhi, “rende salda la vita”e ci permette di “non cadere”.In questo breve cammino di Avvento verso ilNatale, guidati dalla dolcezza della VergineMaria che, madre misericordiosa ci proteggecon il suo manto e ci accompagna a Gesù,

Catania - anno XXVIII - n. 45 - 16 dicembre 2012 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it

settimanale regionale di attualità

(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”

INAUGURAZIONE

DELLA CASA

DEL SORRISO

a pagina 7

(segue a pagina 2)

SOLENNITÀdell’IMMACOLATAa CATANIA

a pagina 9

LA SICILIAè il TURISMO

a pagina 12

Che Natale sarà?

Benedetto XVI in Piazza di Spagna per l’Immacolata

L’amore autentico

Giuseppe Adernò

A PAGINA 3

RUBRICAANNO

DELLA FEDE

Calo del potere d’acquisto, spending review affievoliscono la gioia per le festività

Ci risiamo. Anche quest’anno ci sia-mo cascati. Musica natalizia, imma-

gini di panettoni, alberi, addobbi, vetrine, gentecon acquisti, grafici e proiezioni di dati e percen-tuali. Questi sono gli elementi essenziali, ed allostesso tempo esistenziali, dei servizi televisivi cheannunciano l’arrivo delle festività natalizie.Approfondimenti enogastronomici, all’insegnadelle peculiarità territoriali, nonché dei loro pro-

dotti (dalla qualità e dai sapori impareggiabili).Tipici e tradizionali elementi natalizi. Per non par-lare delle dispute e dei dibattiti attorno alla veridi-cità delle presunte stime percentuali del potere dispesa degli italiani. Potere d’acquisto, presuntetradizioni e spending review potremmo definirlicome gli ingredienti di un cockatil natalizio, percerti versi amaro ed insipido al palato. Gli italianiper arrivare a fine mese e sbarcare il cosiddettolunario devono letteralmente avventurarsi neimeandri della giungla del viver quotidiano, barca-menandosi tra tagli, rinunce e necessità.Quest’anno, secondo le previsioni elaborate dalCodacons, peraltro pienamente convalidate da

quelle della Confesercenti, gli italiani per le festi-vità natalizie spenderanno complessivamente 10,7miliardi di euro, pari a 448 euro per famiglia,equivalente ad una somma procapite che si attestaattorno ai 187 euro. Ci saranno riduzioni per il set-tore dell’abbigliamento, della cultura e dei viaggi.Discostiamoci dalle previsioni e guardiamociintorno: la realtà è tanto diversa! Non servonocapillari ed attente ricerche sul campo, non servecalcolare se le famiglie hanno scelto più alberi sin-tetici o più abeti veri, se il cenone lo fanno a casa

(segue a pagina 2)

Antonella Agata Di Gregorio

possiamo assaporare la gioia dello

spirito che sorpassa le vane soddisfa-

zioni dell’effimero quotidiano e ci

avvolge in un nuova dimensione che

consente di guardare le cose ed il

mondo con occhi nuovi.

L’Avvento, quindi, “ci invita ancora

una volta, in mezzo a tante difficoltà,

a rinnovare la certezza che Dio è

presente: Egli è entrato nel mondo,

facendosi uomo come noi, per porta-

re a pienezza il suo piano di amore”.

Questo Natale segnato dalle nere

nubi della crisi di instabilità politica

e amministrativa, dalla crisi econo-

mica che inesorabilmente travolge

tutto e tutti, ci rende spenti di entu-

siasmo e il Santo Padre ci invita a

guardare a Maria, alzare gli occhi

verso il cielo che è azzurro e verso

Dio che è fonte di pace.

Nella Costituzione Dogmatica Dei

Verbum del Concilio Vaticano II è

scritto espressamente: «Il Dio invisi-

bile nel suo grande amore parla agli

uomini come ad amici e vive tra essi

per invitarli e ammetterli alla comu-

nione con Sé». Con le sole forze del-

la sua “intelligenza” e delle sue

“capacità” l’uomo “non avrebbe

potuto raggiungere questa rivelazio-

ne così luminosa dell’amore di Dio”,

ha osservato Benedetto XVI. Quindi

Dio “ha aperto il suo Cielo e si è

abbassato per guidare l’uomo nel-

l’abisso del suo amore”.

Ancora una volta il Natale ci ricorda

che Dio non sé ancora stancato degli

uomini e quindi il richiamo alla

“comunione in Cristo per opera del-

lo Spirito Santo” non è qualcosa che

va a “sovrapporsi alla nostra umani-

tà, ma è il compimento delle aspira-

zioni più profonde, di quel desiderio

di infinito e di pienezza che alberga

nell’intimo dell’essere umano, e lo

apre ad una felicità non momenta-

nea e limitata, ma eterna”.

®

Prospettive - 16 dicembre 20122

PRIMO PIANOLettura benedettino-eucaristica

della chiesa di

San Placido a Catania ______4

Intervistando Giuseppe Lanza

duca di Camastra__________5

Ponzio di Cartagine:

Santo e Diacono

della Chiesa indivisa _______5

INFORMADIOCESINotizie in breve___________7

DIOCESIParrocchia S. Giuseppe

in Ognina: un secolo

dall’apertura della chiesa ___9

Concerto diretto

dal M° Raciti in onore

dell’Arcivescovo _________11

Un volume sulla figura

di Padre Pino Puglisi______11

Il ruolo sociale

della letteratura __________12

sommario al n. 45

7Direzione amministrazione

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(Federazione Italiana Settimanali Cattolici)

Questo numero è stato chiuso

alle ore 13.00 di mercoledì 12 dicembre 2012

(continua da pag. 1)

o al ristorante…sempre meno fami-

glie riescono a fare tutto questo, o più

semplicemente a vivere dignitosa-

mente, non avendo, molto spesso,

neanche lo stresso necessario.

E questo non vuole essere l’ennesi-

mo ed elegante sfoggio di retorica o

uno sfogo di belle parole, sicuramen-

te d’effetto ma vuote di valore alcu-

no. E questa amara constatazione,

che tanto ci pesa ammettere quanto lo

è la reale condizione in atto, non vuo-

le assolutamente assurgere a manife-

stazione di quel tanto amato ‘buoni-

smo’ che viene recitato il giorno di

Natale. ‘Buonismo’ tanto ‘predicato’

dagli spot pubblicitari che il giorno di

Natale (e solo in questo giorno, vale

la pena di puntualizzare, perché per

tutta la restante parte dell’anno non

ne esiste traccia) prende apparente-

mente il posto di cattivi atteggiamen-

ti, all’insegna della mera ipocrisia.

Per non parlare delle sterili constata-

zioni dell’attuale stato di crisi cui sia-

mo ormai assuefatti e che non porta-

no a nulla di costruttivo. Questa pre-

sa di coscienza, se così possiamo in

tutta onestà definirla, vuole ambire

solo ad essere un report, un flash,

un’istantanea della realtà, di tutto ciò

che ci circonda e che da miopi sco-

stiamo e non ammettiamo. Stime bal-

lerine di presunte spese e minuziosi

decaloghi improntati al risparmio

non servono ad esprimere un concet-

to così facile e così tanto palese: la

gente non rinuncerà al Natale, inteso

in senso consumistico, ma di certo

sarà condizionata dal clima vigente

di austerity, che porterà la maggior

parte a propendere per il risparmio

più che per l’acquisto.

Per rendersi conto di ciò basta pensa-

re a tutti i lavoratori che hanno perso

il lavoro o che stanno per perderlo,

alle precarie condizioni di vita dei

pensionati, ai disoccupati…In man-

canza di acquisti ingenti, di pacchetti

sotto l’albero, di addobbi chic e di

prelibate pietanze, il Natale non ver-

rà forse lo stesso? Le presunte tradi-

zioni legate al Natale, consistenti in

determinati tipi di acquisti, promosse

dai messaggi pubblicitari sono il suo

vero significato? La tanto famigerata

spending review ci può condizionare

a tal punto da rammaricarci per i

mancati e tanto desiderati acquisti e

farci perdere così l’essenza stessa del

Natale? Ad ognuna di queste doman-

de ciascuno può dare una risposta

diversa, proprio perché ognuno pos-

siede un proprio metro di valutazio-

ne. Ma non dobbiamo dimenticare

che la vera essenza delle festività

natalizie, il loro vero cardine, è la

Natività: dentro quella grotta è con-

densato ogni possibile senso del

Natale. A fronte di ciò, l’unica solu-

zione da adottare è quella di riflettere

e rivalutare finalmente solo gli aspet-

ti più importanti.

®

(continua da pag. 1)

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Tempo di fine anno. Tem-

po di statistiche e di rap-

porti che fotografano lo stato di un Pae-

se che non si arrende alle difficoltà.

Soprattutto i giovani che nelle gerarchie

dei valori e delle istituzioni edificanti

mettono ai primi posti la scuola e la

Chiesa cattolica. Dati che sembrerebbe-

ro in controtendenza rispetto al malu-

more dilagante che spesso contagia tut-

ti e tutto, ma che mostrano come i

ragazzi si affidano ancora ai vecchi

capisaldi di un tempo che hanno fatto la

storia della cultura italiana. Di fatto, il

55% degli under 30 pone fiducia nel

sistema scolastico italiano e nell’uni-

versità, nonostante lo scandalo parento-

poli che ha travolto molti atenei nostra-

ni. Cosi come per la Chiesa - il 30% dei

non credenti e il 50% dei credenti -, che

per il Quirinale nella figura del Presi-

dente della Repubblica (35%) e, anche

– sorpresa di fine anno anche nell’U-

nione europea. Sono queste le percen-

tuali che emergono dal “Rapporto Gio-

vani dell’Istituto Toniolo” realizzato da

Ipsos con la collaborazione e il contri-

buto prezioso della Fondazione Cariplo

e dell’Università del Sacro Cuore. L’e-

lemento che più impressiona - ma que-

sto non deve sorprendere più di tanto –

è la distanza dei giovani dal mondo

politico. Su un campione di quasi nove-

mila ragazzi tra i 18 e i 29 anni, i parti-

ti italiani vengono messi alla berlina.

Bocciati senza appello e senza giustifi-

cazione. E solo un esiguo 10% ha fidu-

cia nel Parlamento. Soprattutto non

convince il sistema elettorale, l’età dei

rappresentanti eletti, e la scarsa presen-

za di volti nuovi e giovani. Insomma,

un dato che delinea l’umore generale

della gente comune nei con-

fronti dei nostri politici. E non

solo. Come si scriveva in pre-

cedenza, i partiti sono i grandi

sconfitti di questa recente

indagine. Questo disagio

nasce essenzialmente dalla

crisi in cui versa il sistema Ita-

lia, ma anche dall’abuso dei

finanziamenti pubblici che

come una valanga ha aumen-

tato la distanza tra la “casta” e

il resto del paese. Tra i giova-

ni, poi, solo il 17% si fida del governo,

soprattutto a loro non sono passate inos-

servate alcune espressioni lessicali tut-

t’altro che edificanti dei cosiddetti “pro-

fessori”. Dalla battuta del Ministro del

Lavoro, Elsa Fornero, che ha definito

‘choosy’ i giovani nella ricerca di un

lavoro, alle battute del suo viceministro

Michel Martone. Quest’ultimo aveva

parlato di giovani sfigati e bamboccio-

ni. Senza dimenticare un’altra pessima

frase, quella del Presidente del Consi-

glio, Mario Monti, sul posto fisso, a suo

dire, monotono. Queste pseudo opinio-

ni, in particolare, si legge nel rapporto:

“Sono apparse poco in sintonia con la

sensibilità delle nuove generazioni e

della realtà che vivono quotidianamen-

te”. In mezzo a tanto disgusto, si salva-

no solo i primi cittadini. I sindaci sono

leggermente visti in maniera positiva

rispetto ai colleghi che siedono a Roma.

Tre giovani su dieci, il 27% si fidano

dei sindacati Il Comune è ‘promosso’

dal 29%, mentre la Regione da un gio-

vane su quattro (24%). La fiducia, si

legge ancora nel Rapporto, “cresce in

funzione della prossimità territoriale

con i cittadini”. Altra nota positiva,

invece, riguarda le forze dell’ordine,

per il 55% dei giovani un esempio da

seguire.

Infine, importante è il grado d’istruzio-

ne che permette di discernere nel giudi-

zio quale istituzione sia migliore e qua-

le no. In termini concreti, per quanto

riguarda la presidenza della Repubblica

l’apprezzamento tra i laureati sale al

48% mentre quello per l’Unione euro-

pea al 47%. Di contro, tale fiducia cala

bruscamente tra chi non studia né lavo-

ra. O come nel caso dei cosiddetti

“Neet”, acronimo inglese di “Not

in Education, Employment or

Training”, in italiano né-né, e

indica individui che non stanno

ricevendo un’istruzione, non

hanno un impiego o altre attività

assimilabili (tirocini, lavori

domestici, ecc.). In questo grup-

po di giovani un prolungato

allontanamento dal mercato del

lavoro o dal sistema formativo ha

comportato una maggiore diffi-

coltà di reinserimento che poi si è

tradotta in una sfiducia quasi totale ver-

so le istituzioni. E in questo caso i dati

Istat a supporto parlano da sé. La quota

dei Neet è più elevata tra le donne (24,9

per cento) rispetto a quella degli uomi-

ni (19,3 per cento). Dopo un periodo in

cui il fenomeno era leggermente in calo

(tra il 2005 e il 2007 si era passati dal

20,0 al 18,9 per cento) “l’incidenza” dei

Neet è tornata a crescere, purtroppo,

durante la recente fase di crisi economi-

ca.

Filippo Cannizzo

Scuola, Chiesa cattolica, e Quirinale: i giovani hanno le idee chiare su cosa seguire

Recuperare il senso dell’autorità

L

Prospettive - 16 dicembre 2012 3

1. La domanda appena posta concer-ne la questione della relazione tra lafede, in quanto atto con cui ci siabbandona in Dio, e la conoscenzadei contenuti della stessa fede. A pro-posito, nella lettera Porta Fidei,Benedetto XVI intende «delineare unpercorso che aiuti a comprendere inmodo più profondo non solo i conte-nuti della fede, ma insieme a questianche l’atto con cui decidiamo diaffidarci totalmente a Dio, in pienalibertà», nella consapevolezza che«esiste […] un’unità profonda tral’atto con cui si crede e i contenuti acui diamo il nostro assenso» (n. 10).Proseguendo, il Papa indica il fonda-

mento del legame segnalato nelleparole dell’apostolo Paolo ai cristianidi Roma: «con il cuore infatti si cre-de per ottenere la giustizia, e con labocca si fa la professione di fede peravere la salvezza» (Rm 10:10).

L’itinerario proposto, di conseguen-za, si articola in due tappe che si pos-

sono distinguere, ma non separare.La prima interessa il cuore: questo«indica che il primo atto con sui siviene alla fede è dono di Dio e azio-ne della grazia che agisce e trasformala persona fin nel suo intimo» (n. 10).

La seconda coinvolge la bocca, conla quale si pronuncia la professionedi fede della Chiesa. Nel contesto, lalettera afferma: «la conoscenza deicontenuti di fede è essenziale perdare il proprio assenso, cioè per ade-

rire pienamente con l’intelligenza ela volontà a quanto viene propostodalla Chiesa» (n. 10).Portando l’attenzione sullo studio deicontenuti, Benedetto XVI si preoccu-pa di rilevare che «l’Anno della fede

dovrà esprimere un corale impegnoper la riscoperta e lo studio dei con-tenuti fondamentali della fede chetrovano nel Catechismo della Chiesa

Cattolica la loro sintesi sistematica eorganica. Qui, infatti, emerge la ric-chezza di insegnamento che la Chie-sa ha accolto, custodito ed offerto neisuoi duemila anni di storia» (n. 11). Irisvolti dell’impegno accennato sonoalmeno due: conoscere «lo sviluppodella fede fino a toccare i grandi temidella vita quotidiana» e prepararsi aldialogo, dal momento che «la fede[…] si trova ad essere sottoposta piùche nel passato a una serie di interro-gativi che provengono da una mutatamentalità che […] riduce l’ambitodelle certezze razionali a quello delleconquiste scientifiche e tecnologi-che» (n. 12).2. Sui contenuti, non sono rare alcu-ne domande da parte della gente. Adesempio: «perché voi preti usate unlinguaggio così difficile e astratto per

parlare delle cose della fede, conparole che non si trovano in un dizio-nario comune?», «perché non si puòparlare di queste cose importanti inun linguaggio semplice, chiaro e ilpiù possibile limpido?».Si tratta di interrogativi che rispec-chiano la convinzione diffusa, secon-do cui la fede è strettamente legata aprecisi contenuti. D’altra parte, se siparla di crisi di fede, in genere, siintende una crisi nel ritenere e nelconfessare determinati contenuti edeterminate formule di fede.Sarebbe il caso, nello studio dei con-tenuti, di concentrarsi di più sul cen-tro della nostra fede, su Gesù Cristo.La fede in lui è la sintesi di ciò cheDio significa per l’uomo e l’uomoper Dio: «chi ritiene e confessa cheDio in Gesù Cristo è salvezza, spe-ranza e pace per tutti gli uomini, e siimpegna a diventare per gli altri figu-ra-di-speranza, questi crede e confes-sa tutta la fede, perché la fede nellasua totalità non è una somma di pro-posizioni, ma la totalità di una figura:Gesù il Cristo» (card. WalterKasper).

P. Nunzio Capizzi

La fede

in Gesù Cristo

è la sintesi di ciò

che Dio significa

per l’uomo

e l’uomo per Dio

Credere o conoscere contenuti?Per una lettura della lettera apostolica Porta Fidei

L’Anno delle fede cioffre l’occasione di un

più convinto impegno ecclesiale afavore di una evangelizzazione perriscoprire la gioia nel credere e ritro-vare l’entusiasmo nel comunicare lafede (Porta Fidei n.7). Questo incisodel motu proprio, raggiunge la varie-gata realtà ecclesiale suscitata dalloSpirito Santo all’interno della Chiesacon la molteplicità di gruppi, aggre-gazioni laicali composta da giovani,adulti, famiglie, ecc…, e ci dà lapossibilità, pur essendo in molti epur appartenendo alle diversificatecomponenti ecclesiali, di sperimen-tare l’Unica grande appartenenzanella Chiesa Cattolica.Il sentirci l’Unica grande famigliaecclesiale nella Comunione dell’uni-ca fede, con l’Unico battesimo cifortifica nel condividere l’ideale del-l’Unità fonte e culmine della pre-ghiera sacerdotale di Gesù e condi-zione inalienabile perché il “mondocreda” (cfr. Gv. 17,21).Uniti a Cristo come i tralci alla vitepossiamo portare frutti di vita eterna(cfr. Gv. 13).Comprendiamo che quanto detto esi-ge la Comunione ecclesiale, ogniappartenenza a qualsiasi gruppo omovimento diventano tramite, versoe nesso che mediano la Chiesa. Ilgruppo ci da la possibilità di vivere esperimentare la Chiesa mediata dallapiccola realtà.È necessaria l’appartenenza eccle-siale per ogni opera di evangelizza-zione e di testimonianza. La missio-ne parte dalla comunione e non c’èmissionarietà senza la comunionalitàe solo se si è nella Comunione sipotrà dare evangelizzazione. Un’ap-partenenza sempre più consapevolee una partecipazione più attiva eresponsabile ci farà sperimentarecome l’amore di Cristo ci sospinge(2 Cor, 5,14) e colma i nostri cuori di

gratitudine al Padre al quale è pia-ciuto rivelarci suo Figlio purché loannunciassimo a tutti.Il Papa ci chiama a valorizzare e ren-dere più consapevole l’adesione alVangelo; a stringerci in unione difede e di amore assieme a tutti ivescovi con Lui il successore di Pie-tro per far memoria del dono prezio-so della fede. È un ritessere i legamidi Unità, un celebrare nell’abbracciodell’Unica fede, uno sperimentarel’Unità tra pastori col successore diPietro nell’ideale unione “intra”ecclesiale che dovrà favorire la con-fessione di fede nel Signore Risorto.Questo senso di Chiesa deve perva-dere Comunità diocesane con perso-ne e strutture, col segno dei battezza-ti e con l’espressione dell’arte checelebra la fede attraverso tutte leCattedrali sparse nel mondo e doveattorno alla cattedra di ogni magiste-ro ordinario per ogni porzione di ter-ra e di popolo s’invera quell’Unicagrande Madre Chiesa Cattolica.Dentro le Cattedrali si farà risuonarel’alleluia pasquale come solenneprofessione di fede al CrocifissoRisorto celebrato e presente, glorio-so ed operante, autore e perfeziona-tore della nostra fede in lui (Cfr. Por-ta Fidei, n. 8).Anche presso le case e le abitazionifamiliari e domestiche si dovrà sen-tire forte l’esigenza di educare e tra-smettere la fede ai bambini, allegenerazioni che avanzano. Organiz-zare veri e propri momenti di cate-chesi; di possibili celebrazioni dellafede centrando la figura di Gesù;valorizzando il capo famiglia comepersona impegnata nella responsabi-lità di condurre tutti a salvezza.

Tenere riunita la propria famigliaattorno alla Parola di Dio e crearemomenti di catechesi per la famiglia.Trasmettere ai figli che crescono laParola di vita e presentandosi cosìnon solo come colui che porta ilcibo, i vestiti o i giochi ai suoi ragaz-zi, ma offrendo loro la testimonianzadi essere quell’insostituibile catechi-

sta, testimone e maestro della fededei suoi figli. Educandoli alla pre-ghiera e pregando assieme con loro,ringraziando il buon Dio per ilnecessario alimento che disponeogni giorno sulle nostre mense. Ognicomunità religiosa o parrocchiale,diocesana o familiare dovrà trovareun momento per fare pubblica esolenne professione del Credo.Anche la formazione degli OperatoriPastorali con la sua proposta di basesi porta dentro i fondamenta della

nostra fede, tutti gli articoli del Cre-do sussidiati dai testi e dagli appro-fondimenti del Catechismo dellaChiesa Cattolica vera condensazio-ne di tutta la fede della Chiesa.Dopo il Concilio di Trento si ebbe il“Catechismos ad parochos” volutoda S. Pio V (1566-1572) e notocome “Catechismo romano”; redat-

to per volontà del Concilio di Trentoesprime per quel tempo un modotanto solenne per pronunciarsi circaciò che doveva essere insegnato alpopolo di Dio. Gesù in Gv. 17,3dice: “Questa è la vita eterna: checonoscano te, l’unico Vero Dio, ecolui che hai mandato, Gesù Cristo”.Similmente oggi dopo il ConcilioVaticano II noi abbiamo il preziosostrumento del Catechismo dellaChiesa Cattolica.Nell’Assemblea straordinaria, volutadal beato Giovanni Paolo II del 25gennaio 1985, i padri sinodali espres-sero il desiderio di avere un compe-

dio di tutta la dottrina cattolica perquanto riguardava la fede e la mora-le. Da quel momento iniziarono ilavori che porteranno alla pubblica-zione del testo nel 1992. Altro grandesacramento di tutta la fede dellaChiesa Cattolica è l’Eucarestia. Nonc’è un “Misterium Fidei” più assolu-to e più autorevole dell’EucarestiaCelebrata, ricevuta e testimoniata.Celebrazione eucaristica e contenutidella Fede condensati nel Credo sonoper l’Anno della Fede le colonne por-tanti che nutrono e contemporanea-mente testimoniano il nostro esserecristiani che vivono l’appartenenzanella Chiesa Cattolica differenzian-dosi qualitativamente rispetto adaltre appartenenze a chiese cristianeche seppur a cerchi concentrici vivo-no la comunionalità. In questo Annodella Fede vogliamo “deciderci distare con il Signore per vivere conLui”. Apra il Signore il nostro cuorea credere ai contenuti del Simbolo acui diamo il nostro assenso di fedecome un giorno fece Lidia di Filippialla predicazione di Paolo (cfr. AT16,14; Porta Fidei nr. 10)

Don Pietro Longo

IL Credo e l’Eucarestia

La Chiesa Cattolica sintesi della molteplicità comunionale delle aggregazioni

Il Cristo Pantocratore del Duomodi Cefalù (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

La missione parte

dalla comunione,

non c’è missionarietà

senza la comunionalità,

solo se si è

nella Comunione

si potrà dare

evangelizzazione

(Foto Siciliani-Gennari/SIR

Prospettive - 16 dicembre 20124

La lettura spirituale della

chiesa di S. Placido in

Catania che vogliamo condividere è,

in un certo senso, favorita dall’affini-

tà di sguardo reso “edotto” dalla con-

tinua e sempre nuova familiarità con

la nostra chiesa di S. Benedetto, in

un’area urbana abbastanza contigua.

Inevitabili, dunque, alcuni confronti

e rimandi. Innanzitutto l’affinità sto-

rica, artistica e funzionale: entrambe

sono chiese monastiche dello stesso

ordine benedettino e ricostruite dopo

il devastante terremoto del 1693

secondo i canoni del gusto barocco

ancora imperante, sebbene già avvia-

to verso evoluzioni neoclassiche. Lo

stesso discorso si può fare per le altre

chiese cittadine annesse ai monasteri

benedettini femminili, poi soppressi

(come anche quello di S. Placido) a

seguito delle leggi eversive del 1866:

S. Giuliano, SS. Trinità, Badia di S.

Agata.

Il monastero di S. Placido, fondato

nel 1400, sorge nel luogo caro alla

tradizione catanese che vi identifica-

va il sito della casa di S. Agata e su

quello che restava dell’antico palaz-

zo Platamone; lì si trovava un tempio

dedicato a Bacco (come usuale nella

consuetudine monastica: la stessa

abbazia di Montecassino fu costruita

da S. Benedetto sui ruderi del tempio

di Apollo). Anche il monastero di S.

Benedetto è stato edificato sulle

rovine del tempio dedicato al dio

Esculapio: vino e medicina, metafo-

re di un nuovo messaggio “divino”

trasfigurato dalla luce della rivela-

zione biblico-cristiana.

Dopo il sisma del 1693, le tre mona-

che superstiti, Maria Statella, Anna e

Lucia Stabile, si adoperarono perchè

la chiesa di S. Placido e l’annesso

monastero (oggi sede del palazzo

della cultura) venissero ricostruiti.

Nel 1723 il vescovo di Bova, mons.

Paolo Stabile, riconsacrò lo splendi-

do tempio. Sopra la porta d’ingresso

è possibile leggere la dedica al Santo

titolare nell’anno in cui il prospetto,

significativo esempio del gusto

barocco dovuto a Stefano Ittar, ven-

ne completato: Divo Placido patrono

sacrae virginis, A. S. MDCCLXIX. Il

terremoto del 1848 provocò nuovi,

ma meno gravi danni, riparati poi nel

1851.

Varcato l’ingresso principale,

accompagnati dai santi Benedetto,

Placido, Scolastica e Gertrude

impersonati dalle statue che fronteg-

giano il prospetto dopo la maestosa

gradinata circoscritta dall’artistica

cancellata, entriamo nel vestibolo.

Lo stupore per la magnificenza si

accompagna ancora a quel senso di

raccoglimento e silenzio rimasto

come imbrigliato tra le gelosie dove,

un tempo, le “sacre vergini” avevano

innalzato la loro lode a Dio. Già il

pavimento, intarsiato in marmo poli-

cromo, abbonda di simbologie che

dovrebbero essere colte nella loro

interezza senza la copertura delle

panche. Spiccano tuttavia, tra ele-

menti decorativi e cornici, due stelle

e al centro il motto benedettino PAX.

Quattro sono gli altari marmorei

laterali in pregevole e ricca fattura

barocca (al contrario di quelli della

chiesa di S. Benedetto di indiscutibi-

le gusto neoclassico e quindi poste-

riori) con bassorilievi che dettano il

motivo anche delle tele soprastanti,

inframmezzati a sinistra dalla porta

di ingresso secondaria e a destra dal-

la grata delle professioni e incastona-

ti in un sinuoso movimento di arcate

e colonne. L’altare di sinistra è carat-

terizzato dal bassorilievo raffiguran-

te il sacrificio di Isacco e sopra vi è

un grande crocifisso. L’accostamen-

to teologico è immediato: Gesù,

Figlio unigenito sacrificato sulla cro-

ce, è il nuovo Isacco. Il bassorilievo

dell’altare di sinistra raffigura il

transito di S. Benedetto che, come ci

tramanda papa Gregorio Magno, suo

primo biografo, è avvenuta dopo che

il santo ha ricevuto il viatico stando

in piedi nell’oratorio. La tela sopra-

stante, opera di Michele De Napoli,

raffigura il miracolo di S. Benedetto

a favore del giovane caduto da

un’impalcatura. Il nesso morte/resur-

rezione è quanto mai chiaro, soprat-

tutto alla luce del crocifisso che vi è

di fronte e alla cui morte redentrice è

associata quella stessa di Benedetto.

L’altare di sinistra prospiciente al

presbiterio ci offre la scena del patri-

zio Tertullo che affida il suo piccolo

Placido alla cura educativa di Bene-

detto. La tela soprastante, opera di

Francesco Manno (PA 1754 - CT

1831), raffigura il martirio di S. Pla-

cido che studi agiografici recenti,

ormai, mettono in discussione. Il

rimando è chiaro: la regola benedet-

tina prevedeva che la mano dei gio-

vani “offerti” al monastero, venisse

simbolicamente legata alla tovaglia

dell’altare a significare l’oblazione

di sé ad imitazione di

quella fatta da Cristo

nell’Eucaristia: il mar-

tirio ne poteva essere

l’estrema e logica con-

seguenza. Nel bassori-

lievo dell’altare dirim-

petto vi è la scena della

regina Ester che, sve-

nuta ai piedi del re

Assuero, intercede per

la salvezza del suo

popolo. La tela di

Michele Rapisardi (CT

1822-1886) posta sopra

raffigura l’Immacolata

che, con il suo manto,

copre quelli che a lei si

affidano. La compara-

zione Ester/Maria è più

che evidente a proposi-

to del ruolo di media-

zione.

Se idealmente traccia-

mo una linea diagona-

le che congiunge gli

altari laterali da destra

a sinistra ne viene fuo-

ri una X ai cui capi,

rispettivamente, ci

sono le scene di S.

Benedetto e quelle bibliche: il punto

di incrocio immaginario al centro

della navata diventa indicatore, in

basso, della pax benedettina (pavi-

mento) e, in alto, della colomba del-

lo Spirito Santo (bassorilievo della

volta). Questa struttura a chiasmo

sembra sottolineare il carattere parti-

colarmente ispirato della vita e della

regola di S. Benedetto. Sebbene il

titolare sia S. Placido - del resto

degnamente rappresentato - tuttavia

è la figura del legislatore, di Bene-

detto, che le monache hanno voluto

far risaltare.

La grata delle professioni cui accen-

navamo, serviva quando le monaca-

zioni avvenivano nella parte interna

e che era resa visibile con l’apertura

di apposite ante interne a chi, dalla

chiesa, assisteva alla funzione. Sopra

vi è la scritta: Veni sponsa Christi,

veni coronaberis. Nella chiesa di S.

Benedetto, sopra la grata delle pro-

fessioni, vi è l’affresco con il marti-

rio di S. Agata che diventava spiega-

zione eloquente del rito stesso della

consacrazione monastica: la vita

offerta a Cristo non nel martirio

cruento, quanto nella fedeltà quoti-

diana. Ad esempio, su quella della

badia di S. Agata vi è il crocifisso; è

lo stesso cerchio che si chiude: non

può esserci offerta sponsale di sé, né

martirio, se non alla luce del sacrifi-

cio redentore di Gesù sulla croce.

E così arriviamo al presbiterio, pun-

to di convergenza del cammino che

il fedele, ammaestrato dalla simbolo-

gia artistica, è chiamato a vivere

come totale immersione nel mistero

trinitario, raffigurato nella calotta

absidale. Autore dell’affresco, così

come dei quattro evangelisti che

campeggiano nei pennacchi sotto-

stanti, è Gianbattista Piparo morto

nel 1754. Il maestoso altare maggio-

re in marmo, culminante con il tro-

netto per l’esposizione del SS. Sacra-

mento, sormontato dalla rappresen-

tazione scultorea della colomba, è

circondato da quattro affreschi appo-

sti in cornici ovali raffiguranti in

senso orario: il sacrificio di Gedeone

– consistente in carne di capretto e

pane azzimo - consumato dal fuoco

divino, l’offerta dei pani da parte di

Melchisedek re di Salem, il profeta

Elia nel deserto, rinvigorito dal pane

offertogli da un angelo e la cena di

Emmaus. Autori ne sono Michele

Rapisardi (Gedeone ed Emamus) e il

canonico Tullio Allegra (1862-

1934), sacerdote di fine sensibilità

eucaristica. La chiave ermeneutica di

questo ciclo vetero e neotestamenta-

rio ci viene offerta ancora dal centro,

stavolta fisico, di un altro chiasmo:

la scena di Emmaus con quella di

Melchisedek - poiché la Lettera agli

Ebrei, con chiaro rimando al salmo

messianico 109, definisce Gesù

sacerdote alla maniera di Melchise-

dek – e quella di Gedeone con Elia

che operarono, in epoche diverse, la

distruzione degli altari di Baal. Il

punto di raccordo è costituito dal

tabernacolo, custodia delle specie

eucaristiche; la simbologia conferma

il pregnante rimando alla teologia e

alla devozione circa la presenza rea-

le di Cristo nell’Ostia, accentuate dal

Concilio di Trento. Nella porticina

del tabernacolo vi è cesellata in

argento la scena della manna nel

deserto. Su uno sfondo di tende e di

israeliti che raccolgono questo “cibo

leggero” che cade dal cielo, spicca la

maestosa figura di Mosè la cui

postura, la barba lunga, la veste simi-

le ad una cocolla monastica e il

pastorale rendono immediato l’acco-

stamento - ben evidenziato nei Dia-

loghi di S. Gregorio Magno - di

Benedetto con le grandi figure bibli-

che, quale patriarca dotato di un par-

ticolare spirito di profezia. Nella por-

ticina vi è, inoltre, la scritta: Panem

angelorum manducavit homo. Essa

rimanda a quella nel centro dell’arco

che sovrasta il presbiterio, Te oportet

adorare Domine che dà il la alla sin-

fonia artistica e spirituale offerta da

questa particolare chiesa.

Ed è in questa immersione nella poli-

fonia della bellezza che possiamo

sperimentare ancor più come le pie-

tre di un monumento siano vive, poi-

ché ci parlano e ci raggiungono

riconsegnandoci altre pietre vive –

gli uomini e la storia – che, a distan-

za di secoli, hanno ancora tanto da

dire sulla vita e su Dio, facendoci

gustare l’ebbrezza spirituale di quel

vino pigiato nei tini del cielo che

scende sulla terra quale medicina

dell’anima assetata di bellezza e

desiderosa di una guarigione eterna.

Le Benedettine

del SS. Sacramento di Catania

L’ebbrezza dell’arte

medicina dell’anima

Lettura benedettino-eucaristica della chiesa di San Placido a Catania

Anche il monastero

di S. Benedetto è stato

edificato sulle rovine

del tempio dedicato

al dio Esculapio: vino

e medicina, metafore

di un nuovo messaggio

“divino” trasfigurato

dalla luce

della rivelazione

biblico-cristiana

Il monastero

di S. Placido, fondato

nel 1400, sorge

nel luogo caro alla

tradizione catanese

che vi identificava

il sito della casa

di S. Agata e su quello

che restava dell’antico

palazzo Platamone

Il diacono Ponzio, che èconosciuto solo come

biografo di san Cipriano, nel 257accompagnò il vescovo di Cartagi-ne nell’esilio di Curubis, che corri-sponde all’attuale città tunisina diKorba, una località sul mare a 50miglia da Cartagine, standogli vici-no per tutto il tempo dell’esilio chefu di un anno circa, e fino al suomartirio avvenuto il 14 settembre258. Ponzio, poco dopo il martiriodel suo vescovo, scrisse una bio-grafia sulla Vita Cecilii Cypriani,

la prima del genere nella letteratu-ra cristiana, nella quale, con chiaririferimenti, ci trasmette alcuneinformazioni preziose sulla con-versione del vescovo di Cartagine,sul suo atteggiamento durante lapeste del 252 e sulla sua opera let-teraria. San Girolamo(347–419/420), afferma che:<<Ponzio, diacono di Cipriano,dopo aver con lui condiviso l’esiliofino al giorno del suo martirio, ciha lasciato un eccellente volumeSulla vita e il martirio di Cipria-

no>> (Girolamo, De vir. ill., 68).Ponzio, scrive che Cipriano si con-vertì al cristianesimo e <<che, conil giudizio di Dio e il favore delpopolo, è stato scelto per l’ufficiodel sacerdozio e il grado dell’epis-copato, mentre ancora era un neo-fita, e … cristiano novello. Infatti,fin dai primi giorni della sua fede egià all’inizio della vita spirituale lasua generosa indole rifulgeva a talpunto da risplendere, anche se nonancora nel fulgore dell’ufficio, cer-to del fulgore della speranza, e intal modo presentava sicuragaranzia per il sacerdozio immi-nente>> (Ponzio, Vita Cypriani,5,1). L’autore si presenta comecompagno di Cipriano nell’esilio etestimone del suo martirio: <<Nelgiorno stesso in cui fummo nel luo-go dell’esilio, anche me egli nelsuo affetto aveva voluto sceglierecome esule volontario fra i fami-gliari che lo avevano accompagna-to>> (Ponzio, Vita Cypriani, 12,3).Però, né nel racconto né nell’iscri-zione di codici più antichi figura ilnome di Ponzio, noto solo a sanGirolamo, che lo annovera tra idiaconi di Cipriano (Girolamo, De

vir. ill. 68). Alcuni studiosi hannolegato la paternità della Vita di

Cipriano a Ponzio che, pur dandopochissimi dati biografici, che con-fermano quelli forniti successiva-mente da san Girolamo, si basanosul fatto che lo scrittore cita il pro-prio nome che però non è menzio-nato nei manoscritti anteriori alXII sec. L’affermazione di Girola-mo è troppo esplicita per esseremessa in dubbio. Ponzio scrive chefu vicino al suo vescovo, special-mente durante la prigionia e nel-l’ultimo anno di vita, assistendopure al suo martirio: Cipriano<<all’arrivo del proconsole vieneintrodotto, presentato e interrogatosul suo nome, rispose chi era e nul-la più>> (Ponzio, Vita Cypriani,16,8). Dopo che <<il giudice leggela sentenza dalla tavoletta>>(Ponzio, Vita Cypriani, 17,1),Cipriano uscì <<fuori dal pretorio,accompagnato da una grande quan-tità di soldati e, perché nulla man-casse alla sua passione, centurionie tribuni gli stavano a fianco. Illuogo dove subì il martirio è unavalle ed offre un bello spettacolocon alberi addensati da ogni parte.Poiché l’ampiezza del luogo e iltroppo accalcarsi della folla disor-

dinata impedivano la vista, alcunifedeli erano saliti sui rami deglialberi, perché a Cipriano neppurequesto fosse negato, di essere vistodall’alto degli alberi, come avevafatto Zaccheo (Lc 19,1ss.). Dopoessersi bendato gli occhi con lemani, Cipriano spingeva ilcarnefice ad affrettarsi, mentrequello, il cui ufficio era di adoper-are il ferro, lasciata cadere ladestra, stringeva a malapena laspada con le dita tremanti. Final-mente, giunta l’ora della glorifi-cazione, perché si compisse lamorte di quell’uomo di valore, unaforza concessa dall’alto restituìvigore ed efficienza alla mano delcarnefice… Terminata così la pas-sione, avvenne che Cipriano, comeera stato esempio di ogni buonaopera, così fu anche il primovescovo che in Africa conseguì lacorona del martirio, il primo che futale dopo gli apostoli. Infatti daltempo in cui si fa decorrere a

Cartagine l’ordine dei vescovi, nonsi ricorda che alcuno mai di essi, purse eccellente, sia giunto al mar-tirio>> (Ponzio, Vita Cypriani, 18,1-4; 19,1). A Curubis, dove Ciprianosoggiornò per scontare l’esilio inflit-togli dal proconsole Aspasio Paternoil 30 agosto 257, è stata scoperta unalapide in cui si ricorda Pontius (Cor-

pus Inscriptionum Latinarum, IX,col. 980) e da ciò si è pensato che ilbiografo di Cipriano fosse originariodi quella città. Del diacono Ponzionon si conosce né la data né la causadella morte né risulta alcun cultonell’antichità, ma fu il vescovo diVienne, Adone (800 ca - 875), cheper primo iscrisse il diacono cartagi-nese tra i santi del suo martirologio,celebrandone la memoria l’8 marzo;il Martirologio Romano, approvatoda papa Gregorio XIII nel 1586, loregistrò nell’elenco dei santi dellaChiesa universale.

Diac. Sebastiano Mangano

Prospettive - 16 dicembre 2012 5

Vite parallelePONZIO di Cartagine: Santo e Diacono della Chiesa indivisa

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PRIMOPIANO

“Silenzio! parlano ipersonaggi che han-

no ricostruito la Città fenice. Cataniadopo il terremoto del 1693”. Questoil tema accompagnato da proiezionie tenuto dall’Associazione Culturale“L’Elefantino” nell’ambito del Cor-so Operatori dei Musei ospitato nel-la storica Parrocchia Santuario“Madonna del Carmine, Piazza Car-lo Alberto.Dalla storia emerge una sorprenden-te verità: Catania è la città sempreri-fiorente, tante volte distrutta e comela fenice, l’uccello mitologico chemuore e che rinasce dalle sue ceneri,tante volte ricostruita, rinata dal fuo-co della lava e dalle macerie dei ter-remoti, sullo stesso posto.Mentre si susseguono le immagini,un insolito personaggio entra nellasala e cattura la mia attenzione. È unuomo vestito con nobili paramentialla foggia del secolo XVII: parruc-ca incipriata, soprabito in vellutocolor cremisi con delicati decoriaurei, pantaloni legati al ginocchiodello stesso colore del soprabito aiquali fanno da contrasto delle calzebianche e delle scarpe rosse impre-ziosite da un vistoso fiocco serico.Un’efficiente ricostruzione teatrale,quando un particolare mi sorprende.Nessuno tra i presenti, tranne me siaccorge di quella strana presenza. Miguardo intorno, ma i volti delle per-sone in sala non denotano alcun tur-bamento, se non uno spiccato inte-resse per le proiezioni che accompa-gnano la spiegazione del relatore.Ho il respiro rotto in gola e sonoconvinta di avere un’allucinazione,forse per via del trasporto emotivogenerato dall’argomento, tento perun momento di andare via, quandolo strano personaggio, che sembrauscito da una piece teatrale, mi por-ge un inchino e con un amichevolesorriso mi invita a non fuggire per-chè desidera parlare con me.<<Il mio nome è Giuseppe Lanza diCamastra- mi sussurra quella stranafigura- e la città di Palermo mi diedein natali nel 1630>>.<<Incredibile!- esordisco-. Stavo

parlando con il personaggio che haoperato nella ricostruzione di Cata-nia dopo il terremoto del 1693,ovvero ancora una volta stavo parte-cipando a una sorta di esperienzameta-temporale, un viaggio nel tem-po, dove si ha la possibilità di incon-trare e interloquire con coloro chefurono. Ripresami pertanto dallo stu-pore, ricambiai quel gentile saluto epregai il mio interlocutore di parlar-mi di sè. Costui, annuendo: <<Il 28agosto del 1662 ricevetti l’investitu-ra del feudo di Camastra. lascito deimiei genitori, e dal matrimonio conMaria Gomez de Silvera ricevetti ilprincipato di Santo Stefano. Per le

mie doti di diplomatico e per l’abili-tà nella strategia militare mi venneroassegnate importanti missioni dipace e quando occorreva anche didifesa dell’isola dagli assalti dellostraniero. Devi sapere, gentile Stefa-nia che la Sicillia, dal 1675 al 1678ebbe l’anomalia di avere due vicerè,uno spagnolo a Palermo e uno fran-cese a Messina, quindi i focolari dirivolta e le guerriglie con episodi di

violenza erano all’ordine del giorno!In quel periodo venni nominatoCapitano di Giustizia di Palermo conl’onere e l’onore di difendere erispondere agli assalti da parte del-l’esercito nemico. Non mi fraintede-re, la mia non era solo un’azione bel-ligerante, perchè avevo anche laresponsabilità e la cura della genteprovata dalla guerra. Mi adoprai per-tanto nel far affluire viveri in città econtemporaneamente nel potenziarele truppe di difesa>>.Osservo quell’illustre figura, dotatanaturalmente di una magnanimità edi una forza interiore e intanto congentilezza lo invito a parlarmi della

sua azione di ricostruzione di Cata-nia avvenuta dopo quel terribileevento del 1693. Dirigendosi versol’uscita mi mostra la Piazza antistan-te: <<Ero all’epoca Vicario per il Valdi Noto e il Val Demone, quandovenni chiamato a Catania con un’i-nevitabile emergenza. La città comemolti paesi della Sicilia orientale erastata distrutta totalmente, per le stra-de solo macerie e i pochi sopravvis-

suti erano schiacciati dalla fame edagli stenti. A questo aggiungansi gliepisodi di sciacallaggio che infesta-vano quello che rimaneva da quellerovine.Occorreva immediatamente sfamarei superstiti, provvedere alla pubblicasicurezza e organizzare la sanità,evitando che i numerosi corpi sottole macerie divenissero veicolo diepidemie. Costituii intanto una com-missione, cui affidai il recupero e l’i-numazione dei cadaveri ancora gia-centi in gran numero tra le casedistrutte e contemporaneamenteradunai i medici per una specie diservizio di pubblica assistenza sani-taria. Frenai la temerarietà di bandedi predatori che infestavano le stra-de, assicurando l’impunità a coloroche riportavano preziosi e oggetti divalore prelevati tra le macerie. Con-temporaneamente mi occupai delproblema della riedificazione, facen-do pervenire legname dalla Calabriaper la costruzione di baracche prov-visorie e intanto formai una commis-sione di architetti che si mosserosecondo direttive da me impartite:un nuovo piano regolatore articolatosu due strade principali intersecante-si ad angolo retto e orientate secon-do i punti cardinali, Via Etnea e Cor-so Vittorio Emanuele>>. Osservoaffascinata quella figura e compia-ciuta noto come nel suo parlarecomunicava l’essenziale, qualitàfondamentale per un uomo dotato diforte spirito pratico, quando gli chie-si un consiglio partorito dalla suaesperienza. Osservandomi profonda-mente quasi a scrutare la mia anima,mi sussurrò: <<Ama il lavoro chefai, accompagnati sempre con la for-za dell’esempio. Trova in te la forzadi rinascere a nuova vita>>. Dettoquesto lentamente svanì. La confe-renza termina in quel momento e ilpubblico si avvia all’uscita.

Stefania Bonifacio

Indietro nel tempo intervistando Giuseppe Lanza duca di Camastra

La forza di rinascere a nuova vita

l’intervista

In occasione

dell’Anno della

Fede segnaliamo che nella

Floretta del Duomo, giardi-

no della cattedrale già

cimitero benedettino dei

monaci-canonici del tem-

pio abbaziale S. Agata, al

centro troneggia tra le

aiuole fiorite della villetta

il monumento allegorico

della Fede. La grandiosa

statua marmorea della

Fede, la prima delle tre vir-

tù teologali, risulterebbe

eseguita a Carrara. Essa

rappresenta con sembianze

femminili la Fede in atteg-

giamento estatico, gli occhi

rivolti verso il cielo e il

capo velato con un manto

che scende lungo le spalle.

La Fede imbraccia con la mano

destra una lunga croce e con la sini-

stra tiene un libro (forse i Vangeli)

chiuso, sulla cui copertina è impres-

so un calice da messa con sopra l’O-

stia eucaristica.

La statua è generalmente indicata

come imitazione di quella che il

geniale scultore neoclassico Antonio

Canova scolpì per il sepolcro vatica-

no del pontefice veneziano Clemen-

te XIII, nella basilica S. Pietro. C’è

da precisare, però, che la figura

muliebre allegorica della tomba

papale viene indicata come simbolo

della Religione e non della Fede. La

statua catanese, raffrontata con quel-

la romana, non risulta copia fedelis-

sima del capolavoro del monumento

funebre.

La raffigurazione canonica della sto-

ria iconografica della Fede insiste su

alcune caratteristiche: capo e spalle

coperte da un velo, segno di pudici-

zia e di rispetto, venerazione e umil-

tà; una croce impugnata con una

mano e un calice o talora un libro,

contenente il Vangelo o il Credo, con

l’altra.

Diverse fonti locali riferiscono che

nel primo Novecento, sotto l’episco-

pato del cardinale Giuseppe Francica

Nava, a completamento dell’arredo

della balaustrata del giardinetto del

Duomo furono collocate altre statue,

4 sui pilastri lato tramontana (via V.

Emanuele) e quelle degli apostoli

Pietro e Paolo, tra gli intercolunni e

su piedistalli preesistenti, ai lati del-

la porta centrale della cattedrale.

Nella parte occidentale della villetta

fu collocata la statua della Fede al

posto di una precedente statua mar-

morea di S. Agata, attribuita “a gre-

co scalpello e poggiante sur una

colonnetta granitica” come precisa

Giuseppe Rasà Napoli in “Guida alle

chiese di Catania” dell’anno 1900.

Sulla base della statua si leggono la

data 1 dicembre 1907 e la scritta

“fortes in fide” (siate forti nella

fede), tratta dalla I lettera apostolica

“Resistite fortes in fide” di S. Pietro

(V, 8-9) e richiamata più volte dal

servo di Dio Paolo VI, il Papa che ha

indetto per la prima volta l’Anno

delle Fede (1967-68) che si concluse

con la proclamazione solenne del

“Credo del Popolo di Dio”.

Nonostante l’anonimato dell’opera

collocata nella Floretta, si ricava,

grazie anche ai suggerimenti della

nipote Francesca Nicoli che cura col

padre il laboratorio “Nicoli &

Lyndam sculptures” di Carrara, che

lo scultore carrarese Gino Nicoli,

figlio del celebre Carlo fondatore

dell’omonimo laboratorio di opere in

marmo, abbia scolpito con i suoi

allievi le statue delle sante Lucia e

Rosalia sul lato nord della villetta.

Anno presunto di collocazione 1905-

1908. Resta la probabilità che tale

paternità si possa attribuire, per affi-

nità di stile e per contestualità crono-

logica, anche alla Fede e ai due Apo-

stoli.

C’è da precisare che l’Arcivescovo

Francica Nava il mercoledì delle

ceneri del 1906 indirizzò ai fedeli

una lettera pastorale per la Quaresi-

ma dal tema “La difesa della Fede”.

Si può aggiungere che Carlo Nicoli

lavorò, oltre che in Sicilia anche a

Madrid, a servizio della casa reale,

negli anni della nunziatura del nostro

cardinale che continuò a governare

l’arcidiocesi di Catania dalla capita-

le spagnola.

Un’ultima annotazione storico-arti-

stica a proposito della raffigurazione

della Fede: nel santuario S. France-

sco all’Immacolata, nei 4 pennacchi

della calotta che corona il presbite-

rio, Francesco Sozzi di Olivio dipin-

se le 3 virtù teologali e la virtù cardi-

nale della Fortezza.

Nella Sala Vaccarini -già Biblioteca

dell’Abbazia S. Nicolò la Rena- sul-

la volta anche l’allegoria della Fede

fu affrescata da Giovanni Battista

Piparo. Nel mausoleo più solenne

della cattedrale, che esalta la memo-

ria del vescovo Pietro Galletti, una

delle 4 figure che ricordano le virtù

del presule palermitano è quella del-

la Fede.

Sulla volta della chiesa Madonna dei

Poveri dell’Albergo Mons. Ventimi-

glia la raffigurazione della Fede è

stata dipinta da Gaetano D’Emanue-

le con gli allievi nipoti Mario e San-

ti Scionti. Nell’altare maggiore della

chiesa S. Giuliano ai Crociferi, sulle

volute laterali, sono disposte 2 figu-

re muliebri allegoriche di 2 virtù teo-

logali, fede (a sinistra) e carità: esse

rivelano che “il giusto per fede

vivrà” (Rm 1,17) e “la fede si rende

operosa per mezzo della carità” (Gl

5,6).

Nella basilica S. Caterina a Pedara 2

dei dipinti di Giovanni Lo Coco raf-

figurano la Fede.

Blanc

Lunedì 17

•• Ore 9.00 Visita alcuni sacerdoti ammalati.

•• Ore 18.00 Catania, parrocchia Nostra Signora di

Lourdes: (Visita pastorale).

•• Ore 20.30 Catania, Seminario: scambio di auguri.

Martedì 18

•• Ore 9.00 Arcivescovado: udienze.

•• Ore 10.30 Catania, Aeroporto: celebra la S. Mes-

sa.

•• Ore 17.00 Catania, Uffici Provincia Regionale:

celebra la S. Messa.

•• Ore 18.30 Arcivescovado: presiede l’incontro con

la Consulta per le Aggregazioni laicali.

Mercoledì 19

•• Ore 16.30 Catania, Sede SELEX: celebra la S. Messa.

•• Ore 20.30 Catania, incontra il Consiglio di Ammi-

nistrazione dell’IDISC.

Giovedì 20

•• Ore 9.00 Arcivescovado: udienze.

•• Ore 11.00 Catania, Chiesa della Badia S. Agata:

celebra la S. Messa per la CISL di Catania.

•• Ore 19.00 Catania, Seminario: celebra la S. Mes-

sa per il Serra Club:

Venerdì 21

•• Ore 9.00 Arcivescovado: celebra la S. Messa per

il personale della Curia.

•• Ore 16.00 Catania, Ospedale Garibaldi-Nesima:

partecipa alla festa “Natale con i bambini”.

•• Ore 18.30 Catania, Seminario: celebra la S. Mes-

sa e scambia gli auguri con i genitori dei semi-

naristi.

Sabato 22

•• Ore 9.00 Arcivescovado: scambio di auguri con

gruppi, associazioni, movimenti.

•• Ore 11.30 Catania, Basilica Collegiata: celebra la

S. Messa per l’Università di Catania.

•• Ore 20.00 Arcivescovado: incontra i diaconi per-

manenti e scambia gli auguri natalizi.

Domenica 23

•• Ore 9.30 Arcivescovado: Scambio di auguri con il

Gruppo Responsabili e Collaboratori della festa di

S. Agata.

•• Ore 11.00 Catania, Basilica Cattedrale: celebra

la S. Messa e amministra il sacramento del Bat-

tesimo.

®

Dall’Agenda dell’Arcivescovo

Noti

zie

in

bre

ve d

al

17 a

l 23 d

icem

bre

DOCUMENTI EINFORMAZIONI

degli UfficiPastorali dellaCuria diocesanadi Catania

Prospettive - 16 dicembre 20126

Monumento allegorico della fede nella Floretta del Duomo

La difesa della fede

095/31.26.20 Arcivescovo

095/25.04.306 Segreteria Arcivescovile

346/3842521 Segreteria Arcivescovile

095/25.04.309 Vicario Generale

095/25.04.311 centralino curia

095/715.90.62 centralino curia

095/25.04.357 fax segreteria Arcivescovo

✆entralino Curia Arcivescovile di CT

La mattina di venerdì 7,

nella chiesa della Badia

S. Agata, si è svolta la conferenza

stampa per la “Casa del Sorriso”,

casa di accoglienza e struttura multi-

funzionale di via Messina 715. Alla

presentazione dei lavori compiuti

nell’arco di 5 anni, con il supporto

dell’Arcidiocesi, hanno partecipato

l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gri-

stina, il parroco di S. Maria delle

Grazie in Carruba di Ognina, sac.

dott. Mario Torracca, direttore degli

uffici ecclesiali regionale e diocesa-

no per la pastorale della salute e cap-

pellano sanitario del presidio ospe-

daliero Cannizzaro, il progettista

ing. Armando Belpasso e il presiden-

te del Lions Club di Acitrezza Verga

prof. Pietro Seminara, direttore del-

l’U. O. Neurochirurgia dell’A. O.

per l’emergenza Cannizzaro.

Don Torracca, impegnato quale

pastore di una comunità ecclesiale e

cardiologo, nell’unire le cure medi-

che alla solidarietà fraterna e all’as-

sistenza religiosa per i meno fortuna-

ti, ha evidenziato come grazie a Dio,

si sia realizzato il sogno coltivato da

tempo: l’opera è finalmente compiu-

ta. “L’8 dicembre 2007 abbiamo

posato la prima pietra con un po’

d’incoscienza” ha detto “perché non

avevamo grandi risorse. Il Signore ci

ha aiutato in questi anni e finalmen-

te, grazie alla generosità di tanti

benefattori e, in modo particolare,

all’impegno del Lions che ha portato

avanti questo progetto. La fondazio-

ne Lions ha donato l’ingente somma

di 58.000 euro che ci ha consentito

di riavviare i lavori che si erano fer-

mati per mancanza di fondi”.

L’ing. Belpasso, che è stato presi-

dente del Lions Acitrezza al tempo

dell’ideazione e progettazione del-

l’opera, incluso il rifacimento del

sagrato della chiesa, ha evidenziato,

con l’auto di immagini comparative

e cronologiche proiettate sullo scher-

mo, i difficili preliminari dell’inizia-

tiva e il lungo iter tecnico-ammini-

strativo progettuale, esecutivo ed

economico che ha portato, in un cli-

ma di collaborazione, all’edificazio-

ne dell’opera. Ciò è avvenuto grazie

alla radicale ristrutturazione architet-

tonica di fatiscenti ed abbandonate

casette terrane (350 metri quadri,

oltre 230 metri quadri di spazi corti-

liti), in situazione di assoluto degra-

do e ricevute in donazione, attigue

alla parrocchia per la realizzazione

di un poliambulatorio, di una mensa

per 50/60 poveri, di una efficiente

cucina e di una foresteria per l’acco-

glienza di persone bisognose e l’o-

spitalità di 10-12 parenti dei degenti

del Cannizzaro provenienti da fuori

Catania e privi di possibilità econo-

miche per andare in albergo. Il pro-

fessionista ha ringraziato in modo

particolare l’Arcivescovo per la sua

costante vicinanza e il concreto aiuto

dato all’opera, condividendone pie-

namente il progetto. Sono stati spesi

per i soli lavori circa 285.000 euro,

di cui 155.000 a carico della parroc-

chia e oltre 100.000 euro messi a dis-

posizione dal Lions Acitrezza.

Il prof. Seminara, avente come pro-

gramma di servizio “Le individualità

al servizio della collettività”, ha

ricordato i primi volontari della par-

rocchia, tra cui alcuni soci lionisti, i

presidenti del Club -dal 2007 ad oggi

Belpasso, Fisicaro, Giliberto, Palme-

ri e Severino- che hanno sostenuto il

progetto con caparbietà e tenacia e

devoluto il ricavato della Festa della

Vita per la sua realizzazione. Ha rin-

graziato anche i governatori distret-

tuali Giacona, Amodeo, Pellegrino,

Scamporlino, Di Pietro, Pogliese per

il loro contributo, nonché i colleghi

Grimaldi, Messina, Fresia, Amenta,

Ingrassia, per il benestare della fon-

dazione che con il suo importante

contributo finanziario ha reso possi-

bile il coronamento dell’iniziativa.

L’Arcivescovo ha espresso la gioia

di vedere, nel giorno che ricorda il

50° anniversario della I sessione del

Concilio Ecumenico Vaticano II (7

dicembre 1962), il risultato di tanto

lavoro e di molti sacrifici e ha lodato

gli operatori del progetto di quanto

di fatto per realizzare un sogno con

tanta ricchezza di preparazione e non

poche preoccupazioni, superate con

la collaborazione e la convergenza di

tutti. “Raggiungiamo un risultato

bello e ne traiamo auspicio per con-

tinuare nei nostri impegni. Nel bene

abbiamo sempre la possibilità di

andare avanti. Non dobbiamo fer-

marci mai per raggiungere nuovi e

significativi traguardi”. L’Arcive-

scovo ha voluto nominare nel giorno

del suo 50° compleanno padre Mario

canonico minore del capitolo catte-

drale.

Alla cerimonia di inaugurazione, la

mattina di sabato 8 dicembre, solen-

nità dell’Immacolata, hanno parteci-

pato anche il sindaco avv. Raffaele

Stancanelli, il governatore del

Distretto Lions 108Yb Sicilia dottor

Antonio Pugliese, i volontari della

Misericordia di Trappeto Nord e del-

la casa del Sorriso nonché tanti

benefattori e par-

rocchiani. L’in-

contro dell’Arci-

vescovo con i

numerosi conve-

nuti si è svolto sul

sagrato della chie-

sa accanto alla

statua della

Madre di Dio,

dove hanno

espresso parole di

augurio sia il sin-

daco che il gover-

natore che hanno

sottolineato come

sia stato percorso

insieme dalle isti-

tuzioni un cammi-

no di autentica

umanità. All’in-

terno della Casa

del Sorriso il par-

roco ha rivolto un

indirizzo di saluto

all’Arcivescovo evidenziando l’iter

che ha portato per volontà del Signo-

re alla realizzazione di un servizio

verso i fratelli poveri, sofferenti,

abbandonati. “La Casa del Sorriso”

ha detto “prevede una foresteria che

ospiterà i parenti di degenti presso il

vicino ospedale Cannizzaro, che

spesso durante il mio ministero svol-

to presso questa struttura ospedaliera

come assistente religioso, ho visto

dormire in macchina lungo i viali

dell’ospedale o nelle poltrone della

sale d’attesa: qui potranno trovare

ospitalità ed amorevole accoglienza.

I nostri volontari da oltre 5 anni ogni

venerdì preparano pasti caldi per cir-

ca 300 persone che distribuiamo

davanti alla stazione ferroviaria e in

piazza Università: adesso potranno

contare su una cucina industriale che

permetterà loro di preparare molti

più pasti da offrire, oltre che per stra-

da, anche qui nelle due sale mensa.

Infine abbiamo pensato di realizzare

anche un ambulatorio medico dove i

nostri fratelli bisognosi di cure, spe-

cialmente anziani che necessitano di

cure croniche, possano trovare una

qualificata assistenza medico-infer-

mieristica”. “Eccellenza Reverendis-

sima” ha precisato don Torracca “la

nostra comunità parrocchiale, facen-

do sue le indicazioni contenute nella

nota pastorale dell’Episcopato italia-

no <Il volto missionario della par-

rocchia in un mondo che cambia>,

vuole farsi presente nel territorio

attraverso la sollecitudine verso i più

deboli e gli ultimi, facendosi carico

dei fratelli emarginati, servendo i

poveri, mostrando premura per i

malati. Il Santo padre nella lettera

apostolica con cui ha indetto l’Anno

della Fede, porta Fidei, ha sottoli-

neato che l’Anno della Fede sarà

occasione propria per intensificare la

testimonianza della carità”.

Una corale di piccoli cantori della

parrocchia, poi, ha eseguito la “Bal-

lata della Carità” e un canto dedicato

a Maria “l’unico fiore” che hanno

dato all’incontro un delicato tocco di

spiritualità e di fraternità.

Antonino Blandini

Prospettive - 16 dicembre 2012 777

Inaugurazione della Casa del Sorriso

Accogliere ed assistereI PIÙ DEBOLI

Prospettive - 16 dicembre 20128

DIOCESI

Si è svolto giovedì 6dicembre in seminario

l’appuntamento mensile dell’OVSche si è ritrovata per il ritiro diAvvento. Infatti, ogni anno in questotempo forte e di particolare graziadonatoci dalla Chiesa, per vivere almeglio il mistero dell’Incarnazionedel Figlio, la famiglia dell’OVS siritrova per la Celebrazione Eucaristi-ca in preparazione alle feste ormaiprossime. La Santa Messa è statapresieduta dal Padre Spirituale delSeminario, mons. Salvatore Genchi,che nell’omelia, ha sottolineato ilparticolare affetto dell’OVS chesostiene i seminaristi principalmentecon la preghiera e con i piccoli sacri-fici quotidiani. La riflessione parten-do dai testi della liturgia del giorno,con la splendida pagina del vangelo

di Matteo al capitolo 7 e l’esempiodella casa costruita sulla roccia equella costruita sulla sabbia, ci ha

aiutato ad approfondire il senso del-la vita cristiana a contatto costantecon la Parola di colui che ci parla. La

casa costruita sulla roccia resiste alleintemperie e alle difficoltà, mentrequella costruita sulla sabbia crollamiseramente alle prime inevitabilidifficoltà. È necessario, quindi,apprendere da Gesù la vera saggezzadella vita, dono dello Spirito, che cifa felici, non per la capacità di arran-giarci, ma perché certi della suaParola, della sua Grazia, della suapresenza. Per vivere bene questotempo di Avvento è allora fonda-mentale imparare ad ascoltare, acco-gliendo l’invito costante della sacraScrittura per mettere a disposizionele nostre forze per la sua opera, econtinuare la quotidiana conversionedalle nostre parole alla sua Parola,dalle nostre singole vite alla sua vita,lasciandoci attrarre dalla sua bellez-za, dalla sua grazia. Al termine una

piacevole sorpresa è stata il salutodel nostro Arcivescovo che ha rin-graziato i tanti benefattori dell’OVS,donando a tutti la lieta notizia che datempo si aspettava: un nuovo Presi-dente per l’Opera Vocazioni Sacer-dotali. La signora Lina Lo Faro del-la comunità parrocchiale della Chie-sa Madre S. Maria del Rosario diMotta S. Anastasia guiderà questasplendida realtà diocesana con lacollaborazione di tutta la realtà vivadell’OVS di Motta che si è sempredistinta per l’attenzione, lo zelo e lagrande vicinanza concreta al Semi-nario ed alle vocazioni sacerdotali. Ilnostro Arcivescovo ha sottolineatoproprio questa dimensione di comu-nità che si impegna per questo fine,con una collaborazione viva e fatti-va, proprio perché l’OVS è unafamiglia, e come famiglia vive, cre-sce, opera, grazie al prezioso contri-buto di ciascuno. A lei e a tutto ilgruppo di Motta va il nostro augurioperché possano essere esempio perquesta nobile causa, collaborandocon la presidenza, la segreteria e tut-te le realtà delle varie zone della dio-cesi e i singoli gruppi parrocchiali.

Marco Fiore

Seminarista IV anno

8

La casa

costruita sulla roccia

resiste alle intemperie

e alle difficoltà,

mentre quella costruita

sulla sabbia

crolla miseramente

alle prime inevitabili

difficoltà

Valorizzare il messaggio più che lo strumentoN

ella tarda mattinata dilunedì 10 dicembre

presso l’aula capitolare del Duomosi è svolta una conferenza stampaper la presentazione del nuovo pia-no per la comunicazione socialedella festa di S. Agata 2013, elabo-rato dalla cattedrale in collaborazio-ne con mons. Gaetano Zito, vicarioepiscopale per la cultura e presidedello Studio Teologico S. Paolo,presente all’incontro con i giornali-sti assieme al delegato arcivescovi-le per la Cattedrale mons. BarbaroScionti, al vicario parrocchiale can.Giuseppe Maieli, al maestro del fer-colo sig. Claudio Baturi.Mons. Zito ha sottolineato come laChiesa da sempre ha inteso valoriz-zare i mezzi della comunicazione,con il riferirsi a dei passaggi che nehanno segnato la storia e che vannodal sostegno all’invenzione dellastampa con Gutenberg nel XV seco-lo all’apporto dato da Pio XI aGuglielmo Marconi, favorendo intutti i modi le trasmissioni radio,addirittura istituendo all’interno deigiardini vaticani una casetta che èsta-

ta utilizzata per le trasmissioni radio,a quello che è accaduto durante ilConcilio, ecc.. In questi giorni PapaBenedetto XVI ha deciso di aprire unaccount twitter e lo userà. “Per la

Chiesa comunicare” ha precisato ilprof. Zito “è costitutivo del suo esse-re Chiesa. Comunicare significa perla Chiesa valorizzare tutti i mezzi,gli strumenti che le permettano diannunziare il Vangelo, non di svol-gere ruoli di protagonismo persona-le, non di strumentalizzare i massmedia per fini di protagonismo dipersone, quanto piuttosto di sapervalorizzare ciò che l’intelligenzaumana sa produrre affinché attraver-so questi strumenti meglio possapervenire il messaggio del Vangelo”.Il preside ha fatto riferimento agliAtti degli Apostoli quando i discepo-li, ai quali viene imposto di non par-lare più di Gesù, risposero “Nonpossiamo non parlare, non possiamonon comunicare, non annunziare ilVangelo! Questo presupposto impre-scindibile dell’esperienza dellaChiesa di diventare Chiesa, dellaprofessione di annunziare il Vangeloè un’esperienza di Chiesa perché taleè e sempre più sta diventando e talesempre più deve diventare la festa diS. Agata”. “Cosa significa nel meritodella festa di S. Agata la comunica-

zione?” si è chiesto il vicario episco-pale. “Significa essenzialmente”, harisposto, “comunicare la ragione, ilsenso, il valore della testimonianzadi fede di Agata. Tutta la festa èsegnata dalla memoria della suatestimonianza di fede. Senza questamemoria non avrebbe ragione di esi-stere la festa di S. Agata.“Si tratta di comunicare” ha sottoli-neato il prof. Zito “il valore di fede eil valore religioso della fede. Non ilfolklore. “A noi non compete ciò chela gente vuole sentire” ha evidenzia-to “A noi compete, trasmettere,comunicare qualcosa che educa lagente. Il ruolo dei mass media laChiesa lo intende anche da questopunto di vista. Il ruolo dei massmedia è quello di utilizzare deglistrumenti di comunicazione che sap-piano educare la gente”.Durante la conferenza stampa è statopresentato l’addetto stampa per con-to della Cattedrale in occasione dellafesta di S. Agata, il prof. Pappalardo,36 anni, cooperatore salesiano.

®

La nuova Presidente dell’OVS presentata durante il ritiro di Avvento

Attenti all’ascolto della Parola

Il culto di Santa Barbara per la cit-tà di Paternò fu introdotto probabil-

mente dai Cavalieri Teutonici intorno al XIIIsec. Nel corso dei secoli il patrocinio di santaBarbara si è sempre manifestato in altrimomenti difficili come le colate laviche del1780 e del 1983 e i terremoti del 1908. SantaBarbara viene festeggiata anche il 27 maggio in

ricordo delle colate laviche e il 27 lugliomemoria delle donazioni di Reliquie. Quest’an-no i festeggiamenti in occasione della festa diSanta Barbara hanno avuto inizio il 3 novembrecon il suono delle campane e lo sparo di colpidi cannone dal Castello Normanno. Lunedì 3dicembre la vigilia della festa all’interno dellaChiesa San Domenico l’esposizione delle reli-quie e si è tenuto l’omaggio del popolo pater-nese ai caduti di tutte le guerre ed è stata cele-brata la solenne Messa con la partecipazionedelle forze armate presieduta dal Sac. France-sco De Pasquale, cappellano della Guardia diFinanza. A fine celebrazione i vigili del fuocohanno appeso una corona di fiori all’immaginedella Santa Patrona posta sulla facciata dellachiesa dedicata alla Santa Patrona. L’alba delgiorno 4 dicembre dedicato alla solennità di

Santa Barbara salutato dal suono delle cam-pane e dai corpi bandistici. Nel salone SantaBarbara si è celebrata la Messa presieduta dalparroco con la partecipazione dei portatori del

Fercolo, dove sono state benedette le cappevotive. A conclusione della celebrazione, haavuto luogo la svelata del venerato simulacro diS. Barbara e l’uscita del Simulacro e delle Reli-quie tra il suono delle campane e lo sparo dimortaretti, e l’esecuzione di una delle cantate inonore della Santa Patrona. Quindi il parrocoSac. Antonino Pennisi ha rivolto un messaggioalla cittadinanza: <<vogliamo guardare come

esempi luminoso di fede forte, eroica e vittorio-

sa, affinché anche noi, per sua intercessione,

possiamo vivere di fede e per fede, sempre

orientati al riconoscimento vivo del Signore

Gesù, presente nella nostra esistenza e nella

storia>>, concluso con l’omaggio floreale daparte del sindaco Mauro Mangano alla SantaPatrona. Successivamente vi è stato il trionfaleingresso del Fercolo in Piazza Vittorio Venetodove è stato eseguito un grandioso spettacolopirotecnico e dove il Fercolo è rimasto fino alpomeriggio nella chiesa di S. Antonio Abate.Nel pomeriggio il fercolo è stato portato in giro

per le vie cittadine e in serata è rientrato nellapropria chiesa accompagnato da uno spettacolopirotecnico. Mercoledì 5 dicembre si è svolta lasvelata del venerato Simulacro di Santa Barba-ra e la traslazione nella chiesa Matrice dove èstato celebrato il solenne pontificale presiedutoda S. E. Rev. Mons. Salvatore Gristina Arci-

vescovo di Catania, con la partecipazione delClero del XII Vicariato dei Cappellani militari,delle autorità civili e militari. Alla fine dellacelebrazione il Sindaco ha invocato il patroci-nio di S. Barbara per la Città di Paternò. Nelpomeriggio l’uscita del Simulacro di S. Barba-ra per le vie cittadine e in serata l’ingresso delFercolo e sosta dei cerei in Piazza Indipenden-za dove si è svolto lo spettacolo piro-musicale.A fine spettacolo il solenne ingresso del ferco-lo in Piazza S. Barbara dove, davanti alla Chie-sa, c’è stato l’inno di lode alla Santa Patrona, labenedizione con le Reliquie e la riposizione delvenerato Simulacro di S. Barbara nella suacameretta. Spettacolo pirotecnico al CastelloNormanno per salutare la Santa Patrona diPaternò la Vergine e Martire Santa Barbara.

Anita Rapisarda

Una festa pirotecnica

Paternò: una devozione sempre più forte nel tempo per la santa Patrona

In Cattedrale presentato il nuovo piano per la comunicazione sociale della festa di S. Agata 2013

Comunicare significa

per la Chiesa

valorizzare tutti

i mezzi, gli strumenti

che le permettano

di annunziare il

Vangelo, non di svolgere

ruoli di protagonismo

personale, non di

strumentalizzare i mass

media per fini di

protagonismo di persone

Anche quest’anno lasolennità liturgica del-

l’Immacolata, a conclusione dellaprima settimana di Avvento delSignore, secondo la più genuina tra-dizione ecclesiale e civica del popo-lo catanese, si è svolta nell’anticocuore barocco del centro urbano diCatania, tra via Crociferi e piazzaDuomo, caratterizzata come sempreda secoli, nonostante avverse condi-zioni atmosferiche, oltre che dall’in-tensa pietà religiosa dei fedeli, daalcuni momenti molto significativiper la comunità cristiana e civile delcapoluogo etneo, legata alla grandedevozione verso la Vergine Immaco-lata con l’antico voto concezionista.Di mattina la solenne celebrazioneeucaristica è stata presieduta dal-l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gri-stina, nello storico santuario votivoS. Francesco all’Immacolata dei fra-ti Minori Conventuali con il rettore eguardiano padre Giuseppe Catalano,con l’animazione liturgica del corodel Terz’Ordine Francescano secola-re. All’omelìa l’Arcivescovo ha esal-tato e lodato il Signore per le mera-

viglie compiute in Maria di Naza-reth, nostra madre e sorella, comesottolinea il salmo responsoriale del-la s. Messa della solennità. Meravi-glie uniche e irripetibili proprio per-ché la Vergine Santissima fu pensata

da sempre come inserita in manieraspeciale nel disegno di Dio, nel pro-getto di salvezza che il Signore hapredisposto per l’umanità. “Fin dal-l’inizio il Signore alla disobbedienzadei progenitori fa corrispondere lapromessa di una grazia, di una

redenzione particolare che poi si rea-lizzerà in Cristo. Proprio per attuarequesto progetto ecco quello che ogginoi celebriamo: l’Immacolata Con-cezione di Maria, preservata dal pec-cato originale…perché Maria dove-va essere la degna dimora del Figlio

che si sarebbe incarnato, del Figliounico redentore di tutti. Ecco perchéMaria è unita anche alla realtà dellaRedenzione. Ella è redenta in unmodo tutto particolare in previsionedella morte di Gesù… Maria ha unposto unico ma nello stesso tempo èinserita nel progetto salvifico delPadre che riguarda tutti”.Subito dopo il tramonto si è snodatala solenne processione “senatoria”con la partecipazione dei canonicidei capitoli cattedrale e collegiale,dei seminaristi e degli alunni del cor-so S. Euplio, delle associazionimariane, agatine e confraternali, deiterz’ordini secolari e delle guardied’onore ai santuari mariani e delleautorità civili e religiose. In via Cro-ciferi, dietro la cancellata del sagratodella chiesa monastica San Benedet-to, la prima tappa dell’artistico fer-colo con lo stupendo simulacroligneo dell’Immacolata del 1745 perl’omaggio floreale delle monachebenedettine dell’adorazione perpe-tua del SS. Sacramento, nella perso-na di una suora novizia. Molto toc-cante il canto dell’Ave Maria in gre-goriano latino da parte della comuni-tà monastica, in festa per il passag-gio trionfale della loro “celesteAbbadessa”, come ha evidenziatol’Arcivescovo nel ringraziare lesorelle claustrali della loro diuturnapreghiera al Signore Eucaristìa, avantaggio di tutta la comunità dioce-sana.La processione serale è proseguitaper la discesa di San Giuliano, iQuattro Canti, via Etnea con unasosta davanti alla basilica CollegiataS. Maria dell’Elemosina, celebrechiesa mariana della città votata alculto dell’Immacolata; è seguito l’o-maggio floreale della Municipalitàcomunale all’ingresso del PalazzoSenatorio degli Elefanti, nella perso-na del sindaco avv. Raffaele Stanca-nelli, alla Madonna concepita senzacolpa, eletta celeste Protettrice dellacittà dal Civico Senato Catanese il17 maggio 1655 con una memorabi-le celebrazione mariana.La giornata di festa ha avuto il suoapice nel solenne Atto di Affidamen-to della città all’Immacolata Conce-zione, solennemente pronunciatodall’Arcivescovo nella cattedralegremita di cittadini d’ogni età,davanti allo sguardo materno dellaBeata Vergine Maria e alla presenzadelle massime autorità civili. Pocoprima Mons. Gristina visibilmentecommosso aveva ricordato che lasua devozione alla Vergine risale alperiodo dell’infanzia allorché,accompagnato dal papà, partecipavaalla processione del suo paese, Scia-ra, i cui abitanti ogni anno, in questogiorno, si stringono unanimi attornoal venerato simulacro della Madon-na.La processione è proseguita per l’ul-timo tratto dell’itinerario monasticobarocco e ha raggiunto piazza S.Francesco d’Assisi al suono chiaris-simo delle campane del santuarioche ha accolto il venerato simulacroper la celebrazione dell’ultima s.Messa della giornata, presieduta dapadre Giuseppe Damigella, prioredel convento S. Domenico dell’Or-dine dei Frati Predicatori.

A.B.

Prospettive - 16 dicembre 2012 9

DIOCESI

Fin dall’inizio

il Signore

alla disobbedienza

dei progenitori

fa corrispondere

la promessa

di una redenzione

particolare che poi

si realizzerà in Cristo

MARIA, nostra madre e sorella

Immacolata: Celebrazione liturgica, canto delle monache benedettine, omaggio della municipalità

La comunità della par-rocchia San Giuseppe

in Ognina dalla mattina di domenica9 dicembre è in festa per ricordareuna ricorrenza speciale e tanto cara atutti i fedeli del quartiere: il centena-rio della fondazione dell’attualechiesa parrocchiale di via GrassoFinocchiaro, come ha evidenziato ilnostro Arcivescovo all’omelia dellas. Messa stazionale della II domeni-ca di Avvento, presieduta per la fau-sta occasione.Il Santo Padre Benedetto XVI haconcesso alla parrocchia uno specia-le anno giubilare con il dono dell’in-dulgenza plenaria, nella ricorrenzadel centenario della presenza dellachiesa nel quartiere Ognina-Picanel-lo, dovuta alla generosità di unfacoltoso benefattore titolare di unnoto pastificio cittadino, il cav. Giu-seppe Grasso Finocchiaro vedovo diConcetta Caff fu Rosario, nipote delvescovo mons. Giuseppe, ausiliaredel beato Dusmet, e sorella dell’o-monimo canonico della basilica Col-legiata. La presentazione di un profi-lo storico del luogo di culto, sortocome filiale della chiesa curata S.Euplio in Ognina, è stata fatta egre-giamente dal segretario del consigliopastorale sig. Nino Cutuli.A dare con gioia il lieto e straordina-rio annunzio del giubileo parroc-chiale ai fedeli e alla città è stato per-sonalmente Mons. Salvatore Gristi-na, che ha concelebrato con il parro-co sac. Giuseppe Rapisarda. L’assi-stenza liturgica è stata assicurata daldiacono permanente della parroc-chia, don Josè Gangemi, mentre l’a-nimazione dei canti è stata curatadalla Corale parrocchiale. Assiemeai fedeli spiccava la partecipazionedei portatori del fercolo del santopatrono nella loro elegante unifor-me. Si tratta di un evento di grandeimportanza spirituale per tutta la

comunità ecclesiale nel contesto del-l’Anno della Fede, in attesa dellavisita pastorale al V vicariato fora-neo.All’omelìa l’Arcivescovo, nel com-mentare le letture della Liturgia del-la Parola, ha evidenziato da maestrodella dottrina e custode della fede,con prudenza e saggezza catecheti-ca, il grande significato del donodell’indulgenza plenaria concessa

per la ricorrenza dalla Santa Sede,come frutto della Divina Misericor-dia del tempo liturgico dell’Avvento,tempo privilegiato di attesa e di vigi-lanza caratterizzato dalla predicazio-ne di s. Giovanni Battista, il Precur-sore del Signore. “Noi cristiani sap-piamo che l’attesa è stata realizzatada Gesù per dare compimento allepromesse antiche. È Gesù che havoluto sempre qualificarsi così: hacircoscritto il suo ministero nella ter-ra di Israele non per chiudere inangusti limiti di tempo, di spazio, didestinatari l’opera della salvezza,perché, poi, avrebbe inviato gli apo-

stoli, i discepoli fino ai confini dellaterra dando il mandato missionario:‘Andate in tutto il mondo, proclama-te il Vangelo ad ogni creatura’. IlSignore ha fatto delle promesse cheha realizzato in Cristo e noi siamochiamati a vivere il grande dono del-la Redenzione, della Salvezza. Loviviamo con quello stile che s. Paoloriconosce nella comunità di Filippiche aveva fondato. L’Apostolo elo-

gia quei figli che ha generato allafede e che esorta. L’Avvento ci portaal cuore della fede. L’Anno dellaFede ci aiuta a vivere l’Avvento, unabella armonia che noi dobbiamosempre più comprendere. Tutto que-sto è centrato sull’Eucaristìa che dàil compimento dell’opera di Gesù, ilMistero Pasquale, tappa che viviamocome comunità ecclesiale, come sin-goli discepoli nel cammino versol’altro incontro con Gesù. Noi atten-diamo il suo ritorno, la Chiesa vivenell’attesa del ritorno del Signore”.Dopo la solenne professione di fede,diversi fedeli dei gruppi parrocchiali

hanno letto le intenzioni della pre-ghiera universale e numerosi bambi-ni e ragazzi della catechesi accompa-gnati dai catechisti hanno deposto

nelle mani del pastore della Chiesadiocesana i doni dell’offertorio.Alla conclusione della solenne litur-gia eucaristica l’Arcivescovo habenedetto tutti i presenti con la spe-ciale formula papale, concedendoalle condizioni stabilite dalla Chiesa,tramite la Penitenzieria Apostolica,l’indulgenza plenaria. Mons. Gristi-na, al quale è stata consegnata unacopia del rinnovato giornalino bime-strale della parrocchia, rimasto sor-preso di un particolare notato insagrestia, ha promesso di ritornare aS. Giuseppe in Ognina il prossimo23 giugno, nella felice ricorrenza delsuo 67° genetliaco. Quel giorno,ricorda la nomina del 1° parroco,sac. Giuseppe Litrico, decretata dal-l’Arcivescovo mons. Carmelo Pata-nè il 23 giugno 1946. Quel giornoera di domenica come lo sarà il pros-simo anno di grazia.

Memorex

Parrocchia S. Giuseppe in Ognina: un secolo dall’apertura della chiesa

Avvento: vigilante attesa

Il dono

dell’indulgenza

plenaria concessa

dalla Santa Sede,

come frutto della

Divina Misericordia

del tempo liturgico

dell’Avvento

Sofonia esclama con grande gioia: “Re d’I-

sraele è il Signore”. Ha esortato Israele a

rallegrarsi, a gridare di gioia, ad esultare e

ad acclamare con tutto il cuore perché il

Signore ha revocato la sua condanna, ha

disperso il suo nemico. Il Signore è in mezzo

ad Israele e perciò non deve temere alcuna

sventura. Il profeta interpreta i rapporti tra

Dio ed Israele. Dio nonostante i suoi cattivi

comportamenti è sempre pronto a fare un

passo indietro per amore e a sostenerlo:

anche la gente se ne accorgerà e dirà “Non

temere ...non lasciarti cadere le braccia”.

Infatti, il Signore in mezzo ad Israele è un

salvatore potente, gioirà per Israele lo rinno-

verà con il suo amore esulterà con grida di

gioia. Da Sofonia scaturisce che la presenza

di Dio in mezzo ad Israele è fonte di gioia ed

esultanza, che Dio desidera regnare nei cuo-

ri degli uomini e che intende rinnovarli con

l’amore. Perché tutto questo non sia retorica

bisogna agire con rettitudine.

Giovanni Battista, infatti, a tutti quelli che

gli chiedono cosa devono fare raccomanda

di adempiere i propri doveri, i pubblicani

non devono estorcere ma esigere il giusto, ai

militari raccomanda di non maltrattare, non

estorcere, di accontentarsi delle loro paghe.

Alle folle raccomanda la condivisione: “Chi

ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e

chi ha da mangiare, faccia altrettanto”.

Ognuno attraverso il proprio dovere contri-

buisce alla pace generale necessaria per la

convivenza.

Questo modo di comportarsi è certamente

insolito fino al punto da far pensare se Gio-

vanni Battista sia il Cristo. E Giovanni coe-

rente con la sua predicazione fa notare la

grande differenza tra lui ed il Cristo. Mentre

lui battezza con acqua, il Messia avrebbe

battezzato in Spirito Santo e fuoco. Il Messia

avrebbe cioè portato Dio nella società degli

uomini perché vivessero strettamente uniti a

Lui. I battezzati manifestano questa presen-

za con il suggerimento di Paolo: “La vostra

amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino,

non angustiatevi per nulla, ma in ogni circo-

stanza fate presente a Dio le vostre richieste

con preghiere, suppliche e ringraziamenti”.

Da tutto appare che la gioia vera viene da

Dio.

Leone Calambrogio

Riflessioni sul Vangelo

III DOM DI AVVENTO / C - Sof 3,14-17; Sal (Is 12,2-6) ; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18

Paolo è preoccupato dalla possibilitàche i Corinti possano essere traviati dal-la loro semplicità e purezza nei riguardidi Cristo per la malizia del serpente chesedusse Eva: egli nutre una “gelosiadivina” avendoli “promessi, infatti, aun unico a uno sposo, per presentarvi aCristo come vergine casta”. Si rammari-ca infatti se a causa del primo venutosono disponibili ad accettare un Cristodiverso da quello che lui ha predicato, o

a ricevere uno spirito diverso da quelloche hanno ricevuto, o un altro vangeloche non hanno ancora sentito. Di frontea costoro, che definisce “superapostoli”dichiara di non essere inferiore in nulla:“E se anche sono un profano nell’artedel parlare, non lo sono però nella dot-trina, come abbiamo dimostrato in tuttoe per tutto davanti a voi”.

L.C.

San Paolo in briciole

…RE D’ISRAELE È IL SIGNORE…

La seduzione del serpente 2 Cor 11,1-7

Prospettive - 16 dicembre 201210

DIOCESI

Preghiera

Il Sacerdote è consapevole che lapreghiera nel suo significato più pro-fondo non è un’esperienza che sigiustappone estrinsecamente all’uo-mo. Sgorga dall’essere, stilla e flui-sce dalla realtà di ogni cuore. Si potrebbe dire che la preghiera è,in qualche modo, l’essere stesso del-l’uomo che si pone in trasparenzaalla luce di Dio. Si riconosce per quello che è.E riconoscendosi, l’uomo riconoscela grandezza di Dio, la sua santità, ilsuo amore, la sua volontà di miseri-cordia. Riconosce la realtà e il disegno disalvezza come si sono rivelati nelSignore Gesù crocifisso e risorto.Prima ancora che parola, primaancora che pensiero formulato, lapreghiera è percezione della realtàche immediatamente fiorisce nellalode, nell’adorazione, nel ringrazia-mento, nella domanda di perdono achi è la fonte dell’essere.

Percezioni

Emergono e si configurano comecontenuti fondamentali, in questaesperienza globale, sintetica, spiri-tualmente concreta, alcune realtà,alle quali accenniamo. Innanzituttol’intuizione della vanità delle cosestaccate dal progetto di Dio, che sicambia in supplica ad essere noistessi salvati dall’insidia dell’insi-gnificanza e della vuotezza. La per-cezione della Presenza di chi è pie-nezza e non è mai assente e lontano

là dove c’è qualcosa che veramenteesiste. L’intuizione del Cristo vivonel quale tutto il progetto divino èriassunto e personalizzato. L’intui-zione, in Cristo, della volontà delPadre come norma assoluta di vita,sicché la preghiera non è più il tenta-tivo di piegare la volontà di Dio allanostra, ma il desiderio sempre rinno-vato di conformare il nostro al pro-getto del Padre. La percezione dellarealtà dello Spirito, sorgente di tuttala vita ecclesiale, che prega in noi.Così il pregare diventa anelito auscire dalla solitudine e dalla chiusu-ra dell’individualismo e richiesta adaprirci sempre più al Regno di Dio,che si va instaurando nei cuori e fragli uomini Aprirsi cioè sempre di piùal mistero della Chiesa. L’intuizionedella croce come vittoria sul maleche è in noi e fuori di noi, che fa del-la preghiera capacità di contestazio-ne del peccato, dell’ingiustizia, del“mondo”, e nostalgia della Gerusa-lemme celeste dove tutto è santo.La persona, dopo Dio, è la protago-nista di ogni preghiera. È senza dub-bio giusto rilevare la vocazionesociale che è inscritta in ogni sceltadell’uomo e l’indole ecclesiale del-l’intera vita cristiana. Ma non biso-gna mai dimenticare che alla sorgen-te di tutto sta il mistero della perso-na, mistero sempre inedito, non som-mabile, non raffrontabile.

Responsabilità

L’uomo trova la ragione prima dellasua grandezza nel fatto di provenire,

secondo il nucleo originario e incon-fondibile del suo essere, immediata-mente dal Dio creatore, che dall’e-ternità lo ha chiamato per nome. Eanche nel fatto di dovere tornare aChi è al tempo stesso il suo principioe il suo destino, con una decisione(o, meglio, con una serie di decisio-ni) di cui l’uomo porta la responsa-bilità totale. Egli non è condizionabi-le in modo determinante da nessunapersona diversa da sé.Il cristiano, anche se è generato enutrito in una comunione di vita cheè la Chiesa, ha un pregio inestimabi-le. Egli è stato amato personalmentedal Padre, che l’ha voluto suo figlio.È stato personalmente raggiunto dal-l’azione redentrice di Cristo, che perlui ha versato il suo sangue. È guida-to dallo Spirito nella positiva rispo-sta personale alla divina chiamataalla salvezza. Dal “noi” e sul “noi”della Chiesa , emerge e si definiscel’io del credente, il quale si apre al“tutto” della Chiesa.Così la preghiera , anche quando èvocale, liturgica o, comunque, asso-ciata, riceve verità e valore solo setrova la sua costante ispirazione nelmistero personale e concreto dell’a-desione di fede, di speranza, di cari-tà, che alimenta e caratterizza la vitarinnovata. Davanti al Padre, che è la sorgentedella mia vita e il mio traguardo,davanti al dramma di un destino cheè giocato una volta per tutte, davantiai sì e ai no che decidono della miasorte eterna , ci sto io, non il gruppo,

la classe, la comunità. Non sono solo perché lo Spiritodomanda in me e per me ciò che ionon so chiedere. Il mio Salvatore mista accanto, mi avvince a sé, mi par-tecipa i suoi sentimenti filiali. Manessuno può sostituirmi in questaimpresa. Anche se vivo, decido, pre-go in una comunità di fratelli che misostiene, mi rianima e spiritualmentemi dilata, resto sempre io in definiti-va a vivere, a correre il rischio delladecisione, ad affrontare l’avventuradifficile ed inebriante della vita dipreghiera.Fermarci a considerare la preghieraproprio nel momento in cui sgorgasilenziosamente e segretamente dalcuore dell’uomo, significa meditaresul mistero stesso di ogni preghieracristiana.

Sia si mantenga tacita e solitaria, siasi rivesta di parole esteriormente eanche pubblicamente proferite. Siaraggiunga la dignità di preghieraliturgica e diventi il canto e l’implo-razione della Chiesa. Ogni sincerainvocazione a Dio trova sempre nel-l’essere personale, che precede efonda ogni estrinseca comunicazio-ne, la sua sorgente. Possiede nella vita personale di fede,di speranza e di carità, la sua animanecessaria e non sostituibile. La pre-ghiera nasce dal mistero stesso del-l’uomo. Ciascuno allora è invitato ariscoprire nel silenzio e nell’adora-zione, la sua chiamata ad essere per-sona davanti a un Tu personale, chelo interpella con la sua Parola.

Padre Angelico Savarino

E il deserto diventa cuore del mondoIl Sacerdote sa che la preghiera nel suo significato più profondo è un’esperienza che nasce da Dio

La Luogotenenza dell’I-talia-Sicilia dell’Ordi-

ne Equestre del Santo Sepolcro diGerusalemme e la sezione di Cata-nia “Cardinale Salvatore Pappalar-do” dello stesso Ordine hanno cura-to un avvenimento di alto valoreartistico-culturale, offrendo in onoredel proprio eccellentissimo priore econfratello, l’Arcivescovo Mons.Salvatore Gristina, un concerto dicelebre musica operistica italiananella fausta ricorrenza del XX anni-versario di consacrazione episcopa-le.L’artistica chiesa capitolare, storicotempio del monastero benedettinofemminile S. Giuliano ai Crociferi,gremita di confratelli e consorelledell’Ordine e splendidamente illu-minata, ha ospitato un concerto di“Sinfonie da opere italiane” delclassico repertorio operistico dei piùcelebri compositori della primametà dell’Ottocento musicale.Il concerto, eseguito dall’OrchestraSinfonica Catanese magistralmentediretta dal m° Fabio Raciti, professo-

re di violino, è stato promosso dallaSezione e dalla Luogotenenza del-l’antico e prestigioso Ordine laicaleposto sotto la protezione della SantaSede, presiedute rispettivamente dal-l’avv. prof. Giancarlo Scardillo e dalprof. Giovanni Russo.

A porgere i saluti e gli auguri per i20 anni di episcopato e i 10 anni diministero vescovile a Catania all’il-lustre prelato, a nome di tutti i pre-senti che gremivano la chiesa comenelle grandi occasioni, è stato l’ec-cellentissimo Luogotenente che ha

evidenziato la disponibilità dell’Or-dine Equestre del S. Sepolcro a col-laborare con il proprio Arcivescovoa servizio della comunità ecclesialedell’arcidiocesi. Il prof. Russo ha,inoltre, illustrato il valore storico-artistico del prezioso monumentoarchitettonico costituito dall’exchiesa monastica delle claustrali diSan Giuliano ed ha introdotto ilgodibile avvenimento musicale cheonora l’Arcivescovo e tutta la comu-nità cittadina.Dopo un breve intervento del retto-re-cerimoniere ecclesiastico, mons.prof. Leone Calambrogio, il riccoprogramma musicale ha avuto iniziocon l’ouverture belliniana di “Nor-ma”, immortale brano del capolavo-ro del Cigno divenuto un inno all’a-mata città di Catania, seguìto da altritre brani dalle opere di Verdi: il pre-ludio al 1° e al 2° atto de “La Tra-

viata” e la maestosa sinfonia patriot-tica del “Nabucco” che racchiude imomenti più significativi e popolaridel noto melodramma e, particolar-mente, il celeberrimo brano dell’ele-giaco coro “Va pensiero” ispirato alsalmo 137 “Super flumine Babylo-nis” con l’assolo, leggero e pene-trante, dell’oboe. Brillante anchel’esecuzione delle sinfonie rossinia-ne: la farsa giocosa “Il signor Bru-schino”, con l’effetto richiesto dal-l’artista pesarese ai violini secondidi battere con l’archetto ritmica-mente sul leggio, l’opera buffa “Ilbarbiere di Siviglia”. Il suono deltamburo, ripreso più volte ne “LaGazza ladra”, ha avviato la conclu-sione dell’intensa serata, caratteriz-zata da applausi lunghi e scroscianticon ripetute richieste di bis. È segui-to il commosso ringraziamento diMons. Gristina che ha ricordato ilcammino da lui svolto nei duedecenni di servizio episcopaleespletato, con entusiasmo e fiduciain Dio datore di ogni bene, comeausiliare di Palermo dove è statoconsacrato successore degli apostolidal carissimo e venerato card. Pap-palardo, come Vescovo della vicinaAcireale per tre anni e come Arcive-scovo di Catania. S. E. Mons. Gri-stina ha lodato l’iniziativa dell’Or-dine nel campo della carità evange-lica, oggi più necessaria che mai,per i tanti fratelli bisognosi che bus-sano alle porte delle chiese per esse-re aiutati e dell’impegno di preghie-ra ed economico a favore dei cristia-ni di Terra Santa, dove la pace èsempre in pericolo.Nell’occasione sono state raccolteofferte per la Terra Santa –compitoistituzionale primario dell’Ordine disubcollazione pontificia- particolar-mente importanti, come ha puntua-lizzato il Luogotenente prof. Russo,in questi momenti di grave difficoltàper quelle popolazioni, specialmentecristiane che sono discriminate inquanto non appartenenti alla religio-ne ebraica né a quella islamica.

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Prospettive - 16 dicembre 2012

eventi

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Non un prete contro,ma un prete con

Un volume sulla figura di Padre Pino Puglisi

Un servizio armonioso

“È la sua fede vissuta nel concretonel quartiere di Brancaccio che hadisturbato i mafiosi. Don Puglisivenne ucciso a motivo del suocostante impegno evangelico e socia-le nel quartiere di Palermo, controlla-to dalla criminalità”. È quanto scrivemons. Vincenzo Bertolone, postula-tore della causa di beatificazione didon Pino Puglisi, nel volume “Lasapienza del sorriso”. Il martirio didon Giuseppe Puglisi, SaggisticaPaoline, presentato ieri sera, nellaChiesa del Santissimo Salvatore allapresenza del Cardinale PaoloRomeo, dell’Arcivescovo di Mon-reale mons. Salvatore Di Cristina,mons. Carmelo Cuttitta e tante altrepersonalità del mondo religioso ecivile. Nel corso della serata sonointervenuti con le loro riflessioni donFrancesco Michele Stabile, Giuseppe

Savagnone e Nino Barraco. Hamoderato Ina Siviglia.La beatificazione di don Pino è sem-pre stata rimandata perché la sua ucci-sione era letta come motivata dal suoaver agito contro la mafia. E quindi lasua morte non sarebbe stato martirio.Proprio gli approfondimenti di mons.Bertolone, nominato dal cardinaleRomeo, subito dopo il suo insedia-mento quale Primate di Sicilia, hannopermesso il cambio di angolatura.E in questo testo l’autore dimostra,attraverso la vita, gli insegnamenti,l’agire tutto di don Puglisi, come eglisia stato ucciso “in odium fidei” per-ché proprio il suo essere sacerdote epastore fino in fondo, fedele al Van-gelo che viveva e annunciava, nell’a-more ai fratelli che il Signore gli ave-va affidato, specialmente i più picco-li, proprio questo l’ha messo in rotta

di collisione con la mafia.Dopo un primo capitolo sul valoredel martirio, l’autore narra l’ultimogiorno di vita di don Pino, ne presen-ta un profilo biografico, evidenzia itentativi di depistaggio sulla suamorte, quindi analizza i perché dellasua condanna a morte da parte dellamafia e insieme evidenzia la sua con-sapevolezza e l’accettazione libera eresponsabile della probabile morteviolenta. Viene quindi fatto emergere

lo stile del ministero sacerdotale didon Pino Puglisi e il messaggio checi ha lasciato: un invito a guardareoltre. Il tutto sempre attraverso leparole di don Puglisi e le molteplicitestimonianze da parte di esponentidi diverse categorie di persone e isti-tuzioni come tante spighe che stannogermogliando dai semi sparsi da donPino Puglisi.

Pino Grasso

Concerto diretto dal M° Raciti in onore dell’Arcivescovo

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OPPORTUNITÀ

Il meeting “La Sicilia e ilturismo” è stato l’inizio

di tante attività promosse dall’Istitu-to “Karol Wojtyla” che si svolgeran-no lungo l’arco dell’an-no con diversi partnerdalla Confindustria allacamera di Commercio,istituzioni, ricezionialberghiere e mondo del-l’imprenditoria. “LaSicilia deve lavorare sul-lo sviluppo culturale e ilturismo, no sull’indu-stria. Il settore turisticopotrebbe diventare a for-te crescita di Pil, comeafferma il preside Gio-

vanni Previtera, e quin-di assorbire decine dimigliaia di persone in unlavoro di prospettiva,solo se fosse organizzatoin modo da mettere inrete tutti gli operatori(albergatori, ristoratori,gestori di aziende agritu-ristiche, guide autorizza-te, trasporti di vario genere e cosìvia), con una ricaduta sulla didatticae la ricerca”. Il seminario si è svoltonell’ambito del progetto organizzato“Alternanza scuola-lavoro” con idocenti Daniela Aliquò “offrire glistrumenti operativi agli alunni perdiventare imprenditori, per saperfare e come essere attivi nel mercatodel turismo” e Francesca Branca

“aiutare i ragazzi a cogliere la sfida evedere con positività un futuro pos-sibile legato al lavoro, l’interesse difar aprire la scuola al territorio”.All’apertura dei lavori è intervenutoSergio Serafini, assessore con dele-ga all’innovazione tecnologica, nuo-ve culture, rapporti con l’Universitàe l’associazionismo giovanile, haesposto le iniziative che si appreste-rà a sviluppare e si sta organizzandoa ristrutturare il sito istituzionale delComune di Catania, dedicando unavetrina alla cultura e al turismo,accanto allo sviluppo di un App persmartphone, che consentirà ai citta-dini una maggiore interazione conl’amministrazione, e ai turisti la pro-posizione di percorsi culturali, eno-gastronomici e ludico-creativi “unevento che coinvolge i giovani, chesi apprestano ad operare in un setto-

re come quello turistico che semprepiù deve divenire centrale all’atten-zione della politica e società civile”,la Dott. Ornella Laneri, presidente

di Confindustria Sicilia alberghi eturismo “gli imprenditori siciliani sidebbono mettere a disposizione deigiovani per essere forza trainantedella crescita”. Un approccio diversomeno statico nel mondo del turismo,un settore che deve crescere in Sici-lia e corrisponde al 3,3% del pil”.Dario Pistorio, presidente dellaFIPE, ha illustrato l’imprenditoriaristorativa nel settore catering,Rosario Condorelli, capo area svi-luppo e attività promozionaliCCIAA Catania, ha sottolineato la

sinergia tra turismo, commercio eartigianato. Elisa Manganaro,membro C.F.I. della CCIAA di Cata-nia “il problema del reperimento del-

le fonti finanziarie è oggi uno dei piùimportanti, sia nella fase di crescitache in quella di consolidamento del-le imprese. Invitalia sostiene l’avviodi piccole attività imprenditoriali daparte di disoccupati o persone in cer-ca di prima occupazione attraverso:lavoro autonomo (in forma di dittaindividuale), microimpresa (in for-ma di società di persone)”. Le age-volazioni previste sono: 1. finanzia-rie, per gli investimenti e il 1° annodi gestione; 2. Servizi di sostegnonella fase di realizzazione e avvio

dell’iniziativa www.invitalia.it. Nel-la seconda parte della mattinataMarinella Ricciardello, rappresen-tante per l’Italia delle università del

Gruppo svizzero SEG, lea-der mondiale della forma-zione manageriale e com-ponente del tavolo tecnicodel Cesar Ritz Colleges “laformazione post-diploma,universitaria in ambitomanageriale turistico-alberghiero è fondamenta-le, per formare nuove figu-re manageriali di eccellen-za; poiché i giovani ritor-nando in Sicilia, dopo avervissuto in un contestointernazionale, porterebbe-ro sviluppo al turismo sici-liano”. Gabriella Vicino

per l’imprenditoria femmi-nile insiste “la formazioneè importante per qualifi-carsi di più nel mondo dellavoro, l’informazione dàl’opportunità ai ragazzi disapere ciò che il territorio

offre”. Daniela Cassini, (RegionalManager della Swiss EducationGroup) responsabile mercati esteri,lavora con ambasciate e albergatoriinternazionali “ci sono diverse spe-cializzazioni all’università elveticache portano alla laurea, e arrivanogiovani da 86 nazionalità diversecon un programma di laurea di treanni e possono lavorare sul modellosvizzero-britannico o svizzero-ame-ricano”. In chiusura Augusta

Manuele (Direttore della DirezioneCultura e Turismo) ha illustrato le

offerte del turismo culturale attraver-so i musei civici “se i ragazzi cono-scono le opere d’arte in provincia,possono essere loro stessi i mediato-ri culturali e promuovere novità egastronomia”.Il dirigente scolastico ha concluso“nel nostro istituto vi sono 1.800alunni, mi basterebbe che il 10%(180) diventino imprenditori nel set-tore turistico-culturale”. Gli studentihanno apprezzato la giornata dialo-gando con i relatori. Messina Fede-

rico e Privitera Giorgio “la cono-scenza delle lingue è fondamentale,bisogna rivalutare la Sicilia aiutandoi giovani attraverso progetti culturaliin sintonia con l’attività alberghie-ra”, Rigoli Sarah “questo incontrointeressante ha evidenziato l’utilitàdella conoscenza delle lingue perlavorare nel settore alberghiero”,Maugeri Giovanna “nonostante lacrisi mondiale per noi studenti èimportante diplomarsi con voti ele-vati per essere più preparati nel mon-do del lavoro”, Storniolo Claudio

“l’incontro con gli esperti del settoreha fornito consigli utili sul pianodidattico e dell’orientamento lavo-rativo”, Grasso Alfio “gli espertihanno spiegato che ancora oggi ilnostro settore è attivo e si possonoavere buone prospettive”. Il pranzo èstato organizzato dagli alunni del-l’Alberghiero in una tipica cornicegastronomica. Al termine workshoppomeridiani: dalla cioccolata modi-cana ai vini dell’Etna e alla caffette-ria, con percorsi storico-culturali nelpanorama gastronomico siciliano; iragazzi sono stati divisi in settori perapprofondire le conoscenze e allafine hanno ricevuto un attestato,valevole per l’alternanza scuolalavoro.

Lella Battiato

Incontro con l’illustre studioso austriaco Michael Aichmayr all’Ursino Recupero

“Il Mal del Tempo in Piazza d’Italia

di Antonio Tabucchi” è il titolo del-l’interessante conferenza, promossadal Dipartimento di Scienze Uma-nistiche (direttore Carmelo Crimi)dell’Università di Catania e tenutadallo studioso Michael Aichmayr(Università di Salisburgo, Austria),

che ha avuto luogo nelle Bibliote-che Riunite “Civica” e “UrsinoRecupero”, alla presenza di un foltoe qualificato pubblico di personalitàdel mondo accademico e di nume-rosi giovani.Dopo il saluto introduttivo deldirettore Rita Carbonaro, che hafatto gli onori di casa, a introdurrel’insigne ospite è stata Sarah Zap-pulla Muscarà, presidente del Corsodi laurea in Scienze della Comuni-cazione nonché organizzatrice del-l’incontro nell’ambito degli Accor-di Erasmus.Insigne filologo e italianista, tradut-tore, editore di cinematografia e diletteratura per bambini e ragazzi,Michael Aichmayr è pure anima delfortunato Festival “Der neue Hei-matfilm” (“Cinema delle regioni”)e coordinatore del concorso interna-zionale di libri destinato alle scuolee intitolato “Sulle ali delle farfalle e

dei cigni”, frutto di un gemellaggiotra la cittadina etnea di Belpasso equella austriaca di Schwanestadt di

cui è sindaco Karl Staudinger, pre-sente nell’occazione insieme allamoglie Mathilde. Ad accogliere l’il-lustre relatore anche le socie delCircolo Culturale Athena di Belpas-so con la presidente Sina Pappalar-do, promotrici dello storico PremioInternazionale “Nino Martoglio“, inseno al quale è nata e si è sviluppa-ta l’iniziativa.Oggetto privilegiato dell’appassio-nata e insieme lucida relazione diAichmayr è stata “Piazza d’Italia”,l’opera prima di Antonio Tabucchi,che ha ottenuto un nuovo riconosci-mento dopo il centocinquantesimoanniversario dell’Unità d’Italia.Affrontato in chiave mitica, il testodiviene caleidoscopio in cui i prota-gonisti di diverse generazioni si

fondono in un’unica voce, simbolodella memoria culturale. È l’occa-sione propizia per indagare la sto-riografia ufficiale alla luce di unaprospettiva inedita, quella lettera-ria. Lucida fotografia in cui il letto-re può riconoscersi, in balia dellaprogettazione di nuovi modelli divita, ammantati da un’utopia che,pur rivolta all’indietro, consentealtresì di prefigurare il futuro. “Il

Mal del Tempo” è la metafora diuna letteratura che ha il compito(fors’anche l’obbligo) di penetrarela storia e il sapere del tempo. Unaforma emancipatoria che riassegnaalla letteratura un ruolo socialeoltre che culturale.

Maria Valeria Sanfilippo

Prospettive - 16 dicembre 20121212

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La cultura d’impresa, opportunitàConvegno all’Ipssar “Karol Wojtyla”: La Sicilia è il turismo

Il ruolo sociale

della LETTERATURA

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