Julius Evola - Rene Guenon, Oriente e Occidente

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  • 7/31/2019 Julius Evola - Rene Guenon, Oriente e Occidente

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    Julius Evola: Ren Gunon, Oriente e OccidenteRen Gunon, East and West, recensione a Ren Gunon, La Crise du Monde ModerneEast and West, IV, 4, (gennaio 1954) pp. 255-258.trad. it da Oriente e Occidente. Saggi vari, a cura di Gianluca Nicoletti e Marco Pucciarini, LaQueste, 1984, pp. 49-59

    La nuova edizione del libro di Ren Gunon "La Crisi del Mondo Moderno" offre l'opportunit diun resoconto critico delle principali idee esposte dall'autore, che pu essere diqualche interesse.Queste idee sono strettamente connesse al problema delle relazioni tra Oriente eOccidente e al

    destino che attende la nostra civilt nel suo complesso. Esse sono del pi grande interesse in quantoGunon dissente da tutti coloro che qualche tempo fa hanno scritto intorno al "tramontodell'Occidente", sulla "crisi dello spirito europeo" e cos via -tutte idee che oggi, dopo il nuovocollasso causato dal secondo conflitto mondiale, sono riemerse con rinnovato vigore. Gunon non sioccupa di casi individuali o di reazioni confuse, n ha a che fare con la filosofia nel sensocorrentemente dato a questo termine; le sue idee traggono la loro origine dalla

    Tradizione,ampiamente ed impersonalmente intesa.A differenza degli scrittori a cui ci siamo riferiti sopra -Spengler, Ortega y Gasset, Huizinga,Massis, Keyserling, Benda- Gunon non appartiene spiritualmente al mondo moderno;egli portatestimonianza di un mondo diverso e non fa alcun mistero del fatto che deve le sue conoscenze ingran parte ai contatti diretti che egli ha avuto con gli esponenti dell'Orientetradizionale.Gunon prende come punto di partenza -e crediamo sia essenziale e possa essere accettato senzadiscussione- che la reale antitesi non tra Oriente e Occidente, ma tra civilt tra

    dizionale ecivilizzazione moderna; non pertanto n geografica n storica, ma ha un carattere morfologico etipologico. Possiamo invero definire come "tradizionale" un tipo universale di civilt che statorealizzato, anche se in varie forme e pi o meno completamente, tanto in Oriente quanto inOccidente.La civilt "tradizionale", tutte le civilt tradizionali, hanno dei punti metafisicidi riferimento. Sono

    caratterizzate dal riconoscimento di un ordine superiore a tutto ci che umano e temporale; dallapresenza e dall'autorit esercitata da lite che traggono da questo piano trascenden

    te i principi evalori necessari per raggiungere un pi alto sistema di conoscenza, come pure perfar sorgereun'organizzazione sociale basata sul riconoscimento di principi gerarchici e perdare all'esistenza un

    significato veramente profondo. In Occidente, il Medio Evo ci offriva ancora unesempio di civilttradizionale cos intesa.L'esatto opposto della civilt tradizionale la civilizzazione moderna, sia occidentale che orientale.

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    Questa caratterizzata dalla negazione sistematica di tutto ci che superiore all'uomo -sia essoconsiderato come individuo sia come comunit- e dall'organizzazione di forme insoddisfacenti diconoscenza, di azione, di vita, che non vedono niente al di l delle realt temporali e contingenti, ilche porta alla legge del numero e per necessit logica esse portano in s sin dall'inizio i germi diquelle crisi e disordini dei quali il mondo offre ora tale lampante e diffusa evidenza.Secondo l'opinione di Gunon la situazione in Oriente differente. L'Oriente conserva ancoraaspetti viventi delle "civilt tradizionali" che altrove sono gi scomparse. Gunon ritiene che ilmondo moderno possa superare la crisi di cui sta soffrendo solo con un ritorno ad una civilt di tipotradizionale. Ma ci non pu nascere dal nulla. Dato che l'Occidente ha da lungo tempo perso ilcontatto con le sue passate forme tradizionali delle quali, a parte il mondo religioso inteso in sensoassai ristretto, quasi niente rimane, Gunon considera che il contatto fra le litedell'Occidente e irappresentanti dello spirito tradizionale dell'Oriente un punto di essenziale importanza per

    assicurare una ripresa, per "galvanizzare", per cos dire, le forze latenti.Non una quistione di essere infedeli a noi stessi cercare di orientalizzarci, madi ricevere

    dall'Oriente ci che pu essere utilizzato per riscoprire la nostra propria tradizione, come andare aldi l della civilizzazione puramente umana, individualistica e razionalistica deitempi recenti, performare a poco a poco un'atmosfera favorevole al rifiorire dell'Occidente tradizionale. A questopunto un'intesa fra Oriente e Occidente dovrebbe sorgere naturalmente e riposerebbe su fondamentadel tutto differenti da quelle concepite da tutti coloro che hanno affrontato tali problemi da un punto

    di vista esclusivamente politico o astrattamente culturale o economico o vagamente "spiritualista".Queste idee di Gunon, sotto i loro aspetti generali, ci sembrano del tutto accettabili e va ascritto asuo merito di formularle su linee rigorose, con una obbedienza senza compromessialla verit e solo

    alla verit. Dobbiamo tuttavia fare delle riserve quando passiamo dal generale alparticolare, allaprospettiva 'mondana' e ai simboli necessari per una azione effettiva.Se ci volgiamo all'Oriente, le sue vedute devono essere aggiornate, dato che daquando apparsa laprima edizione del suo libro, molte cose sono cambiate, e cambiate rapidamente.Diviene ogni

    giorno pi evidente che l'Oriente stesso, inteso come rappresentante la civilt tradizionale, stapassando attraverso una crisi. La Cina non rientra pi nel quadro. In India le correntinazionalistiche e modernistiche stanno regolarmente guadagnando terreno. Nei paesi arabi eperfino nel Tibet regna la confusione. Cos gran parte dell'Oriente di Gunon sembradivenire una

    cosa del passato e quei settori dell'Oriente nei quali lo spirito tradizionale ancora sopravvive grazie

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    ad una continuit ininterrotta e che potrebbero adempiere alla funzione cui ci siamo sopra riferiti,andrebbero trovati, ammesso che ancora si trovino, in qualche piccolo e piuttosto esclusivo gruppodi nobili spiriti, destinati dal corso degli eventi a svolgere un ruolo sempre pi piccolo nei destinistorici dei loro popoli. da sperare che almeno questi piccoli gruppi riescano arimanere immunidalle influenze modernizzanti alle quali, purtroppo, la maggior parte degli Orientali, che cercano difar conoscere in Europa o in America l'uno o l'altro degli aspetti della loro civilt, hanno ceduto.Altrimenti i problemi, come sono posti da Gunon, saranno privati del loro terminepi importante.

    Stando cos le cose, dobbiamo ripetere che le idee espresse da Gunon possono essereaccolte con

    scetticismo nella misura in cui ci portassero a cercare nell'Oriente attuale, considerato come civiltper s, qualcosa che potesse servirci di modello. N vi ragione alcuna di aspettarsiche le cose

    possano cambiare nell'immediato futuro.E qui conviene fare alcune considerazioni sulle leggi cicliche che hanno una parte cos importantenell'insegnamento tradizionale, e alle quali Gunon stesso fa frequente riferiment

    o. In contrasto coni miti ottimistici e progressisti dei secoli XVII e XVIII, queste leggi parlanodi una graduale perditadi spiritualit e tradizione tanto maggiore quanto pi ci si allontani dal punto dipartenza; e tutti icaratteri negativi e critici della civilt moderna sono giustificati dal fatto checorrispondono

    all'ultima fase di un ciclo, alla fase conosciuta in India come l'"et oscura", Kali-Yuga, descrittamolti secoli fa in termini che riflettono in una maniera sorprendente la fisionomia dell'Occidenteattuale.Si pu dire che l'Occidente ora l'epicentro dell'"et oscura". Siccome per queste leg

    gi hanno unaportata generale non possiamo escludere che un domani possa essere trovata una soluzione del tuttoparticolare per le relazioni fra Oriente e Occidente. Dato che noi Occidentali siamo avanzati moltorapidamente nel cammino verso il basso, siamo anche pi vicini al punto terminaledel ciclopresente e questo significa che siamo anche pi vicini al punto di partenza di altre civilt in cui leforme tradizionali ancora sopravvivono. Siamo d'altronde legittimati a pensare che, in obbedienza atali leggi, l'Oriente dovr percorrere la nostra stessa Via Crucis, e con un passoancora pi veloce -

    si pensi solo alla Cina! L'intero problema consister cos nel vedere se le forze occidentaliriusciranno a condurci al di l della crisi; al di l del punto zero del ciclo. Se cos sar, potrebbe bensuccedere che l'Oriente si trover al punto in cui sta oggi l'Occidente quando quest'ultimo sar gipassato oltre l'"et oscura"; i rapporti fra i due sarebbero cos invertiti.Secondo tale veduta, tutto ci che l'Oriente rappresenta, - non le sue lite, ma lasua civilt attualenel complesso - sar giustificato, in un certo senso, dal fatto che esso (l'Orient

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    e) non ha raggiuntonei processo ciclico il punto raggiunto dall'Occidente. Pertanto, parlando in generale, i punti diriferimento che l'Oriente pu fornirci sono di un ordine ideale piuttosto che reale, e non bisognavedere troppo ottimisticamente le prospettive di ottenere un aiuto realmente valido per resistere aforze che ora sono al lavoro nel mondo intero e che sarebbero difficili da padroneggiare altrimentiche "cavalcando la tigre".Nel considerare la possibilit di ricostruire l'Occidente su direttive che potrebbero non solo salvarlodalla catastrofe, ma perfino porlo a capo del movimento storico quando le forzedi un nuovoperiodo ciclico saranno messe in movimento, una quistione di principio deve essere affrontataquando si esamina lo specifico punto di vista assunto da Gunon. Egli reputa che una delle causedella crisi del mondo moderno sia da trovarsi nella negazione teorica e praticadella priorit chedeve essere data alla conoscenza, alla contemplazione e alla pura intellettualitsull'azione.Gunon d in realt a questi termini un significato che differisce ampiamente da quello usuale. Egli

    li usa per esprimere attivit spirituali correlate all'ordine trascendente di queipuri principimetafisici, che hanno da sempre costituito il fondamento permanente per ogni tradizione sana. pure ovvio che non si pu sollevare alcuna obiezione alla priorit asserita, qualoraper azione, si

    intenda attivit disordinata, non illuminata e senza fini determinati, dominata esclusivamente daconsiderazioni contingenti e materiali, miranti solo a conseguimenti mondani, che ora l'unicaforma di azione che la civilt moderna riconosce ed ammira. Ma se considerata la pura dottrina,allora il caso ben diverso. Bisogna ricordare che contemplazione -o pura conosce

    nza- e azionesono sempre state messe in relazione, la prima alla casta sacerdotale, la seconda a quella guerriera oregale (brhman e kshtram, per usare i termini ind). La contemplazione un simbolospecificamente religioso-sacerdotaIe, mentre l'azione e il simbolo del guerrieroe del re.

    Detto questo, dobbiamo rifarci ad un insegnamento che Gunon stesso riferisce in pi di unaoccasione, cio che questa dualit di dignit non esisteva all'inizio: i due poteri erano assorbiti inun vertice che era ad un tempo regale e sacerdotale. L'antica Cina, il primo periodo ariano ind,l'Iran, la Grecia arcaica, l'Egitto, la Roma delle origini e poi la Roma imperia

    le, il Califfato, e cosvia, tutte civilt che parlano di ci. come risultato di regressione e degenerazioneche le due

    dignit si separarono e furono spesso perfino in lotta, come effetto di un reciproco disconoscimento.Ma stando cos le cose, nessuna delle due direzioni pu reclamare l'assoluta prioritsull'altra. Tuttee due sono sorte nella stessa maniera e tutte e due si sono allontanate molto dall'ideale originale edallo stato tradizionale: e se noi avessimo come proposito la restaurazione, sot

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    to qualche forma diquesto vertice, ognuno dei due elementi, quello sacerdotale-contemplativo, o quello guerriero-attivo, potrebbe essere preso come pietra di fondamento e punto di partenza. Intal caso l'azione nondovrebbe essere certo interpretata in senso moderno, ma in senso tradizionale, quello dellaBhagavad-Gita, o nello Jihad islamico, o negli ordini ascetici di cavalleria delMedio Evo

    occidentale.L'"equazione personale" di Gunon gli ha impedito di dare un adeguato riconoscimento di tutto ci,e lo ha condotto ad attribuire un'importanza esclusiva al punto di vista dell'azione subordinata allacontemplazione. E questa visione unilaterale non senza conseguenze per il problema dellapossibile ricostruzione dell'Occidente.Non pu esserci alcun dubbio che il mondo occidentale e l'uomo occidentale siano caratterizzatidalla priorit data all'azione; Gunon stesso lo ammette. Ora, se la tradizione nelsuo sensouniversale una nella sua essenza metafisica non umana, questa ammette nondimenovarie formecorrispondenti alle diverse attitudini e alle qualificazioni prevalenti dei popo

    li e delle societ. Ora,in primo luogo Gunon non riesce a spiegare la sua asserzione che l'unica forma ditradizione che

    fosse accettabile per l'Occidente avesse un carattere religioso, vale a dire, nel caso migliore direttoverso la contemplazione come suo ideale. Su questo punto i fatti possono essereaccertati, ma non sipu parlare della forma tradizionale pi adatta allo specifico carattere degli Occidentali che sonomaggiormente inclini all'azione e che in assenza di una tradizione che trasfigurasse e integrasse gliideali dell'azione, hanno degradato quest'ultima alle espressioni materialistiche e selvagge che tutti

    conosciamo.Per di pi, prima del Cristianesimo, l'Occidente ebbe tradizioni di un tipo differente, e la civilt delMedio Evo non era dominata solo da ideali di conoscenza e contemplazione. Ci basta solo ricordarele importanti espressioni ghibelline di questa civilt, anche ora cos poco capite nella loro autenticagrandezza e nel loro significato pi profondo.Ma anche se consideriamo il futuro, cio la possibilit di una restaurazione dell'Occidente su lineetradizionali, sorge la stessa quistione. Se l'Occidente incline all'azione, allora l'azione deve essereil punto di partenza e ci si deve guardare dallo stigmatizzare come eretico ed a

    ntitradizionale tuttoci che non si basa sulla premessa della priorit sull'azione della contemplazione edella conoscenza

    unilateralmente interpretata. Si dovrebbero invece studiare forme di civilt che pur essendotradizionali, pur accordando importanza a tutto ci che ha un carattere metafisicoe non

    esclusivamente umano, hanno tuttavia alla loro base simboli presi dal mondo dell'azione. Solo unatradizione di questo tipo potrebbe avere una presa reale sulle nazioni dell'Occi

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    dente e fornire loroqualcosa di organico, di congeniale ed efficace. strano che nei numerosi riferimenti alle civilt orientali, Gunon ignora praticamente ilGiappone. Ci ancora il risultato della sua "equazione personale", della sua mancanza di simpatiae comprensione di civilt in cui l'interpretazione brahmanico-sacerdotale della tradizione nonpredomina. Ma il Giappone che fino a ieri ci offriva l'esempio pi interessante diuna civilt che si

    modernizzata all'esterno come mezzo per un fine di difesa e offesa, ma che nellasua essenza era

    fedele ad una tradizione millenaria che apparteneva a un tipo regale e guerrieroe non a quello

    contemplativo. La casta dei Samurai era la sua spina dorsale, una casta in cui isimboli dell'azione

    non escludevano ma piuttosto postulavano degli elementi di un carattere sacro etalvolta perfinoiniziatico. Con tutte le numerose differenze che li dividono, questo schema di civilt aveva rapportivisibili con quello del Sacro Romano Impero e non pu esserci alcun dubbio che sel'uomooccidentale dovesse rivivificare per s una vocazione superiore, tradizionale, ideali di questa sorta,

    debitamente adattati e purificati, lo attirerebbero molto di pi di quelli di tipocontemplativo e dipura conoscenza.Gunon usa l'espressione lite intellectuelle in riferimento a coloro che nell'Occidente dovrebberoorganizzare - sia indipendentemente sia in collaborazione con esponenti dell'Oriente ancoratradizionale - e gradualmente suscitare un cambiamento nella mentalit, per fermare il processo didissoluzione prima che questo completi il suo fatale ed irrevocabile progredireattraverso l'interomondo moderno.Come abbiamo detto, Gunon non usa l'espressione "intellettualit" nel suo significa

    togeneralmente accettato; coloro ai quali egli si riferisce non sono "intellettuali", bens uomini dicarattere superiore che si sono formati su linee tradizionali e possiedono una conoscenza metafisica.Inoltre egli menziona una "azione indiretta", invisibile ed imponderabile che tali lite possonoesercitare (qui potremmo ricordare alcune delle societ segrete dei Cinesi, fors'anche l'azione dellaMassoneria nel XVII e XVIII secolo). Ma per tutto ci, la nozione di lite intellectuelle d unaimpressione di qualcosa di astratto.Se consideriamo accettabili le considerazioni ora fatte intorno ad un attivo e p

    i occidentale mododi espressione dello spirito tradizionale, emerge una nozione pi adatta al proposito che non quelladi lite intellectuelle, la nozione di un Ordine, come in altri tempi erano -per analogia- i Templari,gli Ismaeliti, i Cavalieri Teutonici.Un Ordine rappresenta una forma superiore di vita nel quadro di una vita d'azione, che pu avereuna "dimensione" metafisica e tradizionale pur rimanendo, nel contempo, in pi diretto contatto con

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    il mondo della realt e con i fatti storici. Ma tutto questo implica una prospettiva mentale mutata,una nuova visione del mondo che potrebbe esercitare la sua influenza in tutti icampi della modernacultura includendo quelle che sono conosciute come scienze esatte.Ora, nel caso di questo compito pi generale, le riserve che abbiamo fatto non sono pi valide; tuttoci che Gunon asserisce di valore indubitabile; egli indica i principi essenziali che debbonoessere rispettati sia per riconoscere la reale portata della crisi del mondo moderno, sia per gettare lefondamenta per un ritorno al "tradizionalismo integrale".I suoi suggerimenti differiscono grandemente per la loro portata dalle proposteristrette ora avanzateda quegli Occidentali che qua e l manifestano una istintiva reazione contro il prevalente stato dicose, di cui prevedono, pi o meno chiaramente, il solo possibile e disastroso sbocco. Ora, il fattoche un Occidentale come Ren Gunon non sia arrivato a queste conclusioni basandosisolo sulleproprie forze e possibilit, ma attraverso lo stretto contatto con gli autentici esponenti di un Orienteancora tradizionale, ha per noi un particolare significato e merita di essere messo in evidenza in

    queste pagine.Julius Evola