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Itinerari archeologici

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In copertina: frammento di intonaco decorato proveniente dalla villaromana in loc. S. Maria (restauro a cura di Christina Danielli)

In cover: fragment of decorated plaster from the Roman villa at Santa Maria(restauration effected by Christina Danielli)

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Isola di Ponza

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4 ITINERARIO ARCHEOLOGICO

ITINERARIO ARCHEOLOGICO

Intervento finanziato da REGIONE LAZIO COMUNE DI PONZADipartimento SocialeDirezione Regionale Beni e Attività culturali, Sport

Direzione Scientifica SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DEL LAZIOAnnalisa Zarattini (Direttore Archeologo)

Progettazione Luisella Taviano

Realizzazione TETHYS SRLCristina Villani e Antonella Molinaro (coordinamento)Simon Luca Trigona (testi)Michael Kenyon (traduzioni)

Si ringraziano Romolo Guasco e Valentino Giuliani della Litorale S.p.A. per la disponibilità e l’interessemostrato al progetto, nonché l’Amministrazione comunale per averlo caldamente sostenuto.

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5ITINERARIO ARCHEOLOGICO

La pubblicazione di questo itinerario archeologico che Annalisa Zarattini ha meritoria-mente curato, in stretta sintonia con l’Amministrazione Comunale di Ponza, costituisceun prezioso strumento di conoscenza e valorizzazione del patrimonio di questa isola.Ponza rappresenta non solo un luogo di eccellenza paesaggistica ambientale edarcheologica, ma anche un vero e proprio palinsesto di quella “cultura delle acque”che ci rende ancora oggi ammirati di fronte alle realizzazioni degli ingegneri e archi-tetti romani. Se oggi, come si legge nel volume, il rifornimento di acqua dolce avvie-ne esclusivamente per via di mare, non possiamo non rimanere stupiti di fronte a quel-la miriade di strutture funzionali, costituite da grandiose cisterne, canalizzazioni, gal-lerie drenanti, strutture portuali e peschiere delle ville di cui gli antichi hanno consapienza dotato l’isola di Ponza per la migliore gestione delle sue risorse idriche, conle quali veniva alimentato un complesso e ricco sistema in cui i bisogni della vita resi-denziale e le attività produttive e commerciali si intrecciavano in perfetto equilibrio.Proprio su questa specificità del patrimonio archeologico di Ponza questo volume gettaluce, fornendo una massa di dati e notizie che possono soddisfare la curiosità di tuttinoi, sia addetti del settore sia pubblico di fruitori del bene culturale.Non mancheremo in futuro come Soprintendenza per i beni Archeologici del Lazio,non solo di svolgere al meglio i compiti specifici di tutela, ma anche di affiancare lacittaditanza e gli enti locali in ogni iniziativa di divulgazione e valorizzazione perchétutti siano sempre più consapevoli delle preziosissime valenze culturali di cui natura estoria hanno dotato l’isola di Ponza.

Marina Sapelli RagniSoprintendente per i beni Archeologici del Lazio

Presentazione

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6 ITINERARIO ARCHEOLOGICO

1 – Le Grotte di Pilato

2 – Il Porto Romano

3 – La villa romana di Punta della Madonna

4 – La cisterna di Punta della Madonna

5 – La cisterna di Via Parata

6 – La necropoli di Bagno Vecchio

7 – La cisterna della Dragonara

8 – Il tunnel romano di Chiaia di Luna

9 – La necropoli in località Guarini

10 – La “diga” di Giancos

11 – L’acquedotto romano

12 – La villa romana in loc. S. Maria

13 – La cisterna della Grotta del Serpente

14 – La miniera di Bentonite

su richiesta

su richiesta

SITO VISIBILE

SITO NON VISIBILE

SITO ACCESSIBILE DA MARE

SITO NON ACCESSIBILE

SITO RAGGIUNGIBILE CON SENTIERO

Itinerario archeologico

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7ITINERARIO ARCHEOLOGICO

Archaeological itineraryTra gli incantevoli panorami che l’isola riservapotrete riscoprire la storia dell’antica Pontia: ilporto romano, le ville marittime di Santa Maria ePunta della Madonna, le Grotte di Pilato, le necro-poli, le numerose cisterne e l’acquedotto.L’itinerario prevede una prima sosta al porto, impo-stato su antiche strutture romane, da cui è possibileraggiungere a piedi i resti della villa romana diPunta della Madonna e l’annessa cisterna, la cister-na della Parata e, via mare, la peschiera delleGrotte di Pilato. Sull’isola è possibile visitare altri ser-batoi idrici tra cui le cisterne della Grotta delSerpente e della Dragonara e osservare i resti del-l’acquedotto che corre lungo la costa orientale: anti-che strutture, di cui purtroppo poco si è conservato,che garantivano l’approvvigionamento di acquapotabile ad uso principale dell’area portuale e dellericche ville marittime. Data la particolare conformazione geograficadell’isola, caratterizzata da promontori a piccosul mare, la rete viaria è stata dotata di tunnel diraccordo che costituiscono una delle prove piùelevate delle capacità tecniche raggiunte dall’in-gegneria romana. Una serie di tre gallerie anti-che, ancora oggi efficienti, permette alla viabili-tà principale di superare gli ostacoli che separa-no le spiagge di S. Antonio, Giancos e SantaMaria, mentre il collegamento con la splendidainsenatura di Chiaia di Luna, altrimenti irrag-giungibile se non dal mare, è garantito da unaltro tunnel a cui è stata dedicata appositamen-te una sosta dell’itinerario per descriverne le par-ticolari tecniche costruttive.Sull’isola rimangono testimonianze anche di duearee funerarie: la prima sulle pendici orientali diMonte Guardia nella zona di Bagno Vecchio, laseconda lungo i terrazzi che dominano l’insenatu-ra di Chiaia di Luna, in località Guarini.L’itinerario, attraverso suggestivi sentieri, vi con-durrà in visita alle due necropoli, descrivendonegli ambienti ed i riti funebri connessi.Infine, una sosta è interamente dedicata all’ar-cheologia industriale, con la visita alla vecchiaminiera, nel settore nord dell’isola: Ponza, infatti,dal 1935 al 1976 è stata sede della miniera dibentonite più importante d’Europa, della cuiintensa attività rimangono ancora oggi vive testi-monianze.

The itinerary takes you through the island'senchanting scenery to discover the history ofancient Pontia - the Roman port and coastal villasat Santa Maria and Punta della Madonna, the"Grotte di Pilato", the necropoleis, the numerouscisterns and the aqueduct. The itinerary first visits the port built on earlierRoman structures. From here, a short walk takesyou to the remains of the Roman villa at Puntadella Madonna with its cistern and the cistern inVia Parata, or you can go by sea to the Grotte diPilato fish ponds. On the island, you can alsovisit other cisterns, including the Grotta delSerpente and Dragonara cisterns, and the remainsof the aqueduct which follows the eastern coast,although unfortunately little has survived of theseancient constructions which once supplied drin-king water mainly to the port area and the wealthycoastal villas. Given the particular geographic configuration ofthe island with its promontories plunging down tothe sea, the road system included tunnels whichprovide eloquent confirmation of the technical abi-lities of Roman engineers. A series of three Romantunnels, still usable today, allow the main roads topass the natural obstacles separating theSant'Antonio, Giancos and Santa Maria beaches,while the splendid Chiaia di Luna bay, otherwiseaccessible only by sea, is linked by a further tunnelwhere the itinerary pauses to describe the particu-lar construction techniques used. There are also two burial grounds on the island,one on the eastern slopes of Monte Guardia nearBagno Vecchio and one on the terraces above theChiaia di Luna bay at Guarini. The itinerary gui-des you along evocative footpaths to visit the twonecropoleis, describing the various areas andassociated burial rites. Finally, part of the itinerary is entirely dedicatedto industrial archaeology, with a visit to an oldmine in the north of the island. Between 1935 and1976, Ponza was in fact the site of Europe's mostimportant bentonite mine and evidence of theintensive mining activity can still be seen today.

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Tra la fine dell’età repubblicana e i primidecenni dell’impero i romani più facoltosi ed allamoda non badavano a spese per avere a disposi-zione vivai di pesce marino fresco, soprattutto dialcune specie considerate di grande pregio comela triglia e lo scaro, che mal si adattano all’alleva-mento in cattività, la murena e le aragoste. Questaraffinata necessità condusse alla costruzione distrutture ittiche complesse come le peschiere, cherichiedevano un impegno economico molto eleva-to non solo per la loro realizzazione: la produttivi-tà di questi impianti, infatti, non riusciva a coprirele ingenti spese per il mantenimento (l’allevamentonecessitava di considerevoli razioni quotidiane dipesce fresco o salato, in caso di interruzione del-l’attività di pesca), nonché gli elevati costi dimanutenzione.Le Grotte di Pilato rappresentano un esempioeccezionale di una particolare e poco diffusacategoria di peschiere scavate nella viva rocciache, a differenza di quelle realizzate su fondalisabbiosi, sono caratterizzate da un notevoleimpegno costruttivo e decorativo. Si tratta infattidi complessi architettonici in cui l’aspetto produt-tivo legato alla sapiente distribuzione della

vasche e dei canali di adduzione per l’acquamarina si coniuga con la raffinata realizzazionedegli ambienti. La vasca C e soprattutto la vascacentrale con abside quadrangolare (E) infatti, inorigine decorate con mosaici, stucchi e dotate diun apparato scultoreo, dovevano assolvere anchefunzioni di sale triclinari per banchetti e rappre-sentazioni sceniche.Le altre vasche (B, D, F) si dispongono ai lati diquella centrale ed erano destinate prevalentemen-te all’allevamento di varie specie ittiche; risultanotutte intercomunicanti tra loro e sono collegate almare da più cunicoli dotati di saracinesche amovi-bili, in modo da permettere sia il passaggio deipesci da una vasca all’altra, che un costantericambio d’acqua.Sul fronte meridionale del promontorio si trova l’ul-tima vasca (I) del complesso, composta da duebacini distinti e ricavata all’interno di una bassapiattaforma tufacea. La vasca maggiore a nordpresenta una scansione geometrica interna consetti risparmiati a formare una losanga centrale equattro vaschette triangolari ai vertici; questoaccorgimento tecnico, data la maggiore esposi-zione alle mareggiate, serviva a smorzare le cor-renti creando settori riparati per la stabulazionedel pesce.Il complesso della peschiera, sorto in età augusteatra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del successi-vo, venne in seguito riadattato a magazzino ericovero per piccole imbarcazioni probabilmenteper esigenze militari legate alla presenza sull’iso-la di contingenti della marina borbonica: nellavasca centrale si aprì un nuovo accesso tramite loscavo di un largo cunicolo nell’angolo nord-est,vennero realizzati dei ripiani a gradone comedeposito e si collocarono robuste inferriate.

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PIANTA GENERALE DELLE GROTTE

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Between the end of the Republican Ageand the first decades of the empire, the morewealthy and fashionable Romans were willingto pay considerable sums in order to have fishfarms containing fresh marine fish. They wereparticularly keen on certain species such asmullet and the scarus, which were difficult torear in captivity, together with the moray eeland lobsters. To satisfy this refined necessity,complex ichthyic structures such as artificialfish ponds were constructed. These tended tobe very expensive to realize and also to main-tain. In fact, the productivity of these systems failed tocover maintenance costs (rearing required considera-ble daily quotas of fresh and marine fish, when fishingwas interrupted). The Grotte di Pilato are a perfectexample of a characteristic and rare category of arti-ficial fish pond gouged directly out of the rock. Theyare different from ponds realized on sandy bottoms inthat they are characterized by elaborate buildingwork and decoration. In fact, the structures combinethe practical aspect of productivity (an intelligentdistribution of basins and adduction canals for seawater) with the refined decoration of the environ-ments. The ponds C and, above all, the central pondwith its quadrangular sides (E), which were, in fact,

decorated with mosaics, stucco work and sculptures,were also used as triclinic rooms for banquets andscenic representations.The other pools (B, D, F) are situated one the sidesof the central pond and were predominantly used forthe rearing of various fish species. They are all com-municating and are linked to the sea through tunnelswith removable sluice gates, so as to make it possibleto transfer fish from one pond to another and also topermit a constant renewal of water. The final pool (I)can be found on the southern side of the promontory.It comprises two distinct pools which were excavatedinside a low tuff platform. The internal part of thelarger pool (to the north) is geometrical with excava-

ted parts which form a cen-tral rhombus and fourtriangular pools at the cor-ners. This technical cha-racteristic, due to greaterexposure to the tides, wasimportant to reduce the seacurrents so creating moreprotected sectors for thefish. The artificial fishpond complex was con-structed in the AugustanAge between the end of thefirst century BC and thebeginning of the followingcentury. However, it was

later transformed into a warehouse for small boats.This was probably done for military reasons linked tothe presence of contingents of the Bourbon navy onthe island. In the central pool, a new form of accesswas opened through the excavation of a large tunnelin the north-east corner. Furthermore, some terraceswere constructed for storage and strong railingswere installed.

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Veduta interna delle grotte.Internal view of the grottoes .

Parete in opera laterizia e incerta, attualmente sommersa nella peschiera esterna.Wall in opus caementicium and opus incertum,currently submerged in the external artificial fish pond.

Vasca centrale (E).Central pond (E).

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La grande insenatura naturale compresa traPunta della Madonna e Punta S. Maria ospitavaanche in epoca romana il complesso delle struttu-re portuali. Questa rada costituisce da sempre ilfulcro topografico dell’intera isola, su cui conver-gono già a partire dall’età classica i maggiori sfor-zi progettuali ed urbanistici. A partire da nord unaserie di insenature leggermente pronunciate ospi-tano le spiagge di S. Maria, Giancos e S.Antonio, separate da piccoli promontori e scogli(Punta Torrione, Scoglio di Frisia), mentre nel-l’estremità maggiormente protetta a sud-est è situa-to il porto. L’attuale molo d’attracco degli aliscafi si impostadirettamente sulle strutture portuali romane.Nell’ottocento infatti il Tricoli, grande storicodelle Isole Pontine, testimonia che il molo “èstato edificato sugli avanzi dell’antico porto alcostume greco-fenicio, cioè in archivolti consette grossi piloni…”. Già prima comunque, neiprogetti di “fortificazione e popolamentodell’Arcipelago Ponziano” commissionati nel

1572 dai Farnese, si indi-viduava l’insenatura delporto “che circonda piùdi un miglio di grande enetto fondo per ogni gros-sa nave e di larga e sicu-ra entrata in ogni tempofortunevole e sicuro, ilquale non è visto eccettoda grechi e levanti …”;alla sua estremità meri-dionale si conservavaancora il “molo anticospezzato in mezzo e soloalto dal mare palmi 3 e

con poco si ristaura …”.Le strutture romane, che formano tuttora la solidabase delle attuali, sono costituite da gettate dicementizio idraulico con paramento in operareticolata; vennero quindi realizzate conun’avanzata tecnologia che prevedeva l’utilizzodi una cassaforma stagna, realizzata da un dop-pio palancolato in legno riempito d’argilla pres-sata per rendere impermeabile la struttura. Ilbacino contenuto dalle palancole veniva poisvuotato dall’acqua e all’interno potevano essereinnalzate le murature poggiate direttamente sulfondale marino. Questa tecnica sconsigliava lacostruzione del molo in un'unica soluzione, inquanto una cassaforma in legno troppo grandeavrebbe comportato problemi tecnici difficilmen-te risolvibili, come la pressione dell’acqua e latenuta stagna. Si preferiva quindi, come in que-sto caso, realizzare segmenti o pile successivecollegati tra loro da volte; questa tecnica permet-teva anche un risparmio notevole nelle opere dicarpenteria, con il riuso delle stesse paratie inlegno nella costruzione dei singoli elementi inmuratura. Il molo antico era protetto inoltre dauna scogliera frangiflutti gettata a mare dall’ap-pendice rocciosa posta alle sue spalle; in questaè scavato un piccolo bacino quadrangolare concrepidini, canali di collegamento a mare e trac-ce di strutture cementizie anche sommerse, cheaveva la funzione probabile di peschiera o viva-io per un primo stoccaggio del pescato giunto inporto. Infine le spiagge di S. Maria, di Giancose di S. Antonio fornivano alla cantieristica nava-le, come nelle epoche successive, lo spazionecessario per l’alaggio e la manutenzione delleimbarcazioni.

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The port complex was also situated in the greatnatural inlet between Punta della Madonna andPunta S. Maria in Roman times. This area has alwaysrepresented the topographic fulcrum of the entireisland. In fact, already in the classic age, the majori-ty of building projects converged here. To the north, aseries of slightly indented inlets contain the beachesof S. Maria, Giancos and S. Antonio, which are sepa-rated by small promontories and rocky outcrops(Punta Torrione, Scoglio di Frisia), while the port issituated to the SE at the most protected part. The current wharf for hydrofoils was built on the ori-ginal site of the Roman port. In fact, in the nineteenthcentury, Tricoli, the great historian of the Pontineisles, stated that the wharf “ was constructed on theruins of the old port in Greek-Phoenician style, i.e. inarchivolts with seven large pillars…”.. Already pre-viously however, in the projects of “the strengtheningand peopling of the Pontine Archipelago” commissio-ned by the Farnese in 1572, one can see the inlet ofthe port “which surrounds more than a mile of greatand net seabed for any big ship and a large and safeentrance in any type of weather condition, protected

from all winds except the gregale and levant …”; atits southern tip, there still exists the “old wharf splitdown the middle and only 3 palms above the sea andwith little …”.The Roman structures, which still form the solid foun-dations of the current constructions, were built usinghydraulic concrete mixes clad in opus reticolatum.They were, therefore, realized using the most advan-ced forms of technology which foresaw the utilizationof a tin formwork, realized by a double sheet pile inwood and filled with pressed clay to make the structu-re waterproof. The water was then emptied from the

basin formed by the sheet pile andinside it was possible to build thewalls directly on the seabed. Thistechnique involved building thewharf in more than one step becausea sheet pile in wood which was toobig would have created technicalproblems which would have been dif-ficult to resolve, such as water pres-sure. It was preferred, therefore, inthese cases to build in sections whichwere connected to each otherthrough vaults. Through this techni-que, it was also possible to save con-siderably on carpentry work, by re-utilizing the same wooden walls for

the construction of single elements of masonry.Furthermore, the old wharf was protected by a rockbreakwater deposited in the sea from the rocky pro-montory behind it, inside of which a small quadran-gular basin was excavated with socles, canals con-nected to the sea and traces of submerged cementi-tious structures, whose function was probably to actas an artificial fish pond or farm for the initial stora-ge of fish arriving at the port. Finally, the beaches ofS. Maria, of Giancos and of S. Antonio, as in laterages, supplied the ship builders with space requiredfor the haulage and maintenance of the vessels.

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Area del porto in cui sono state rinvenute lestrutture portuali di epoca romana sommerse.Port area where the underground remains of the Roman port complex were discovered.

Localizzazione delle strutture romane rinvenute.Position of the Roman structures discovered.

Rilievo grafico delle strutture romane rinvenuteal Molo Musco.Graphic representation of the Roman structuresdiscovered at Molo Musco.

Vista del Porto.View of the port.

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Sul Promontorio di Punta della Madonna in etàromana doveva distendersi una grande villa maritti-ma, articolata su una serie di terrazze esposte a tra-montana che seguono il profilo curvilineo e frasta-gliato della costa. Si tratta di un complesso architet-tonico molto scenografico destinato alla residenzaestiva di personaggi dell’élite romana tardo repub-blicana e successivamente imperiale, di cui peròrimangono poche tracce e strutture a vista, che ren-dono possibile solo una sommaria ricostruzione.La villa era collegata tramite scalinate con la suaappendice marina costituita dalla sottostantepeschiera delle Grotte di Pilato (sosta n.1), mentrealtre rampe di discesa a mare si trovavano più aest, al disotto del torrione borbonico, dove si apreun’altra cavità ipogea. Il settore a mare della villaprevedeva quindi, in origine, una complessa ericca articolazione, con la successione ininterrottaa partire dall’estremità orientale di peschiere, nin-fei e ambienti triclinari in grotta che garantivanouna fruizione ottimale dell’impianto residenzialenella stagione estiva.Al disopra una serie di terrazzamenti paralleli con-sentiva la regolarizzazione della parete rocciosae il collegamento con le strutture della parte resi-denziale: in basso sono stati individuati tre livelli,costituiti da muraglioni in blocchetti di tufo raccor-dati ed irrobustiti da murature perpendicolari, checonducono ad un primo ampio terrazzo. Su que-sto si apriva una seconda serie di muri di sostru-zione in opera reticolata; attraverso un’ampia sca-linata foderata da lastre di marmo, si giunge aduna larga esedra semicircolare, che doveva averela funzione di belvedere e fungere da elementoarchitettonico centrale dell’intero complesso. A causa dell’assetto insediativo moderno, i restiarcheologici descritti sono le poche tracce finora

rinvenute della grande villa marittima che dovevaestendersi ad abbracciare tutto il promontorio; adest l’area cimiteriale e ad ovest l’espansione urba-na culminante con la grande torre borbonica sisono sovrapposte alle strutture antiche riutilizzan-dole e obliterandole. Rimane comunque la cono-scenza del suo articolato sistema di approvvigio-namento idrico costituito da un complesso di cister-ne per la raccolta delle acque piovane dislocate aimargini dell’area. Nei pressi del cimitero abbia-mo la testimonianza ottocentesca della presenzadi grandi serbatoi in opera reticolata, mentre dallaparte opposta, sul versante sud-ovest, si apre unagrande cisterna quadrangolare, regolarmentescompartita in cinque navate sorrette da pilastri,con una capienza di ben 1000 m3. Infine va ricor-dato che i primi tentativi moderni di colonizzazio-ne dell’isola a partire dalla fine del XVI secolo siconcentrarono in questa zona, riutilizzando ascopo abitativo i ruderi ancora accessibili dellavilla; la cartografia storica descrive infatti unaserie di “grotte e pagliaje” poste a semicerchio sulversante nord di Punta della Madonna, che rical-cano la disposizione della parte centrale del com-plesso antico.

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On the promontory of Punta della Madonna inRoman times, there was a great maritime villa, builton a series of terraces exposed to the northern windswhich followed the jagged outline of the coast. Thisscenic architectural complex was a summer residencefor the elite Romans in late republican times andlater in the Imperial Age. However, few traces andstructures are visible today making any generalreconstruction a little difficult.The villa was connected to the sea through a series ofsteps which led down to the artificial fish pond belowof the Grotte di Pilato, while other flights of stairsdown to the sea could be found further east below theBourbon tower, where another underground cavityopens. The sector towards the sea, therefore, original-ly foresaw a complex lay out, starting from the easter-ly-most point, with a continuous sequence of fishponds, nymphaeum and triclinal environments ingrottoes that offered much to the residential complexin the summer months.Above the villa, a series of parallel terraces made itpossible to regulate the rocky cliffs and connect thestructures of the residential area: below, three levelshave been identified, consisting of walls made withtuff blocks connected and strengthened by perpendi-cular masonry, which lead to a first large terrace. Asecond series of walls in opus reicolatum were builton this terrace. Furthermore, through a large stair-way clad in marble slabs, one could reach a largesemi-circular exedra, which probably served as aviewpoint and the central architectural element of the

entire complex.Due to the more modern constructions on the site, thearchaeological remains described here are all that haveso far been discovered of the great maritime villa whichprobably covered the entire promontory. The easternpart hosts the graveyard area while the western sectionhas been occupied by urban expansion culminating inthe great Bourbon tower which has covered and re-utili-

zed the ancient parts. What remains, however, is thecomplex water supply system consisting of a seriescisterns for the collection of rain water located on theedges of the area. Near the cemetery, we can see ninete-enth century evidence of great tanks in opus reticolatum,while on the opposite side (south-west), there is a bigquadrangular cistern, which is regularly divided intofive aisles and supported by pillars, which has a capaci-ty of 1000 m3. Finally, the first modern attempts to colo-nize the island starting from the end of the XVI centurywere made in this area, re-utilizing the villa ruins asdwellings. In fact, the historical maps describe a seriesof “grottoes and pagliaje” laid out in a semi-circle onthe northern part of Punta della Madonna, which coverthe central part of the old structure.

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PLANIMETRIA VILLAa-b-m: Strutture murarie. The walls.c-d: Murature di contenimento(forse antiche scalinate).Retaining walls (perhaps old stairs).e-f-d: Strutture murarie lineari e muro semicircolare in reticolato.Linear and semi-circular walls in opus reticolatum.g: Muro in opera quadrata in tufo.Wall in tuff and clad in stone.h: Approdo. Wharf.i: Cisterna a due vani scavata nella roccia.Cistern with two tanks gouged out of the rock.l: Cisterna sotterranea a più corridoi.Underground cistern with multiple corridors.

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Promontorio di Punta della Madonna.Promontory of Punta della Madonna.

Localizzazione dei resti della villa romana sulversante nord-orientale del promontorio.Position of the remains of the Roman villa on the north-eastern side of the promontory.

Resti murari ancora visibili lungo i terrazzamenti.Remains of walls that are still visible along the terraces.

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L’isola di Ponza in età romana venne dota-ta di un sistema di rifornimento idrico costitui-to da un complesso organico ed integrato dibacini di raccolta-immagazzinamento (cister-ne) e condutture di raccordo e rifornimento(acquedotto), che garantivano l’approvvigio-namento di acqua potabile per il porto e le ric-che ville marittime. Queste ultime, necessaria-mente condizionate dall’articolata morfologiadell’isola, si dispongono a ventaglio sulle pen-dici comprese tra Punta della Madonna ePunta S. Maria, a ridosso quindi delle infra-strutture portuali, mentre le sorgenti dell’ac-quedotto si trovano dalla parte opposta del-l’isola, a Cala dell’Acqua. Solo nella zona gravitante intorno alle struttureportuali si conoscono ben dieci cisterne chedovevano garantire una riserva idrica superioreai 10.000 m3, per il rifornimento del porto eper l’approvvigionamento della villa di Punta

della Madonna, con le strutture sottostanti delninfeo e della peschiera. Tra queste va annove-rata la grande cisterna sotterranea di Puntadella Madonna, interamente scavata nel tufo,oggi non più visibile. La cisterna era divisa innumerosi vani sorretti da pilastri rocciosi edoveva coinvolgere anche la sottostantepeschiera delle Grotte di Pilato, per la miscela-zione di acqua dolce con acqua marina, parti-colarmente indicata per favorire l’allevamento ela riproduzione dei pesci. Il rivestimento dellepareti e del pavimento della cisterna era realiz-zato in cocciopesto.La presenza di risorse idriche solo in questazona dell’isola è dovuta ad una particolare for-mazione geologica, costituita da sabbie eolichecementate; queste si comportano come una spu-gna, assorbendo e drenando la pioggia fino ailivelli sottostanti delle argille, che formano unpiano impermeabile e trattengono l’acqua dipercolazione. I tecnici idraulici romani realizza-rono quindi un funzionale insieme di galleriedrenanti, disposte parallele su tre livelli, che per-mettevano di canalizzare le acque in un unicocondotto. L’acquedotto romano e molte delle cisterne diPonza, continuò ad essere utilizzato soprattuttonel suo tratto iniziale fino ad epoca recente;intorno agli anni cinquanta del secolo scorso,ad opera del Servizio Acquedotti e Fognaturedella Cassa del Mezzogiorno furono infatti ria-dattate le antiche opere di presa per la realizza-zione del nuovo acquedotto delle Forna attual-mente non più in uso, per cui l’isola dipendecompletamente dai rifornimenti via mare.

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The island of Ponza in Roman times had a systemto supply water which consisted in by a series of sto-rage basins (cisterns) together with connecting andsupply canals (aqueducts). The system guaranteeddrinking water for the port and the rich Roman vil-las. These buildings, due to the particular morpholo-gy of the island, were built along the slopes betweenPunta della Madonna and Punta S. Maria, near tothe constructions around the port. The sources of theaqueduct, however, were situated on the other side ofthe island, at Cala dell’Acqua. In the area around the port alone, there are tencisterns which had to guarantee a water supply ofmore than 10,000 m3, for the port and the villa ofPunta della Madonna with its nymphaeum andartificial fish pond. These include the great under-ground cistern of Punta della Madonna, which,entirely gouged out of the tuff, today is no longervisible. The cistern was divided into numeroustanks supported by rock pillars and was also lin-ked to the fish pond below of the Grotte di Pilato.This connection made it possible to mix freshwater and sea water, which favours the farming

and reproduction of fish. Thewalls and the floor of the cisternwere covered in waterproof pla-ster (cocciopesto).The fact that the only waterresources on the island can befound in this area is due to par-ticular geological characteri-stics. In fact, in this area thereare hardened Aeolian sandswhich act as a sort of sponge,absorbing and draining down tothe clay levels down below.These lower levels form animpervious layer which hold the

water. The Roman technicians, therefore, realized afunctional system of parallel tunnels on threelevels, which made it possible to channel the waterinto one canal. The Roman aqueduct and many of the cisterns ofPonza, until recently, were still being used, above allin the initial stretch. In fact, in the 1950s, theServizio Acquedotti e Fognature (company responsi-ble for the aqueducts and drains on the island) of theCassa del Mezzogiorno restructured and adapted theancient plasterwork in order to realize the new aque-duct of the Forna which is no longer operational.This means that, today, the island must transporttheir entire water supply from the mainland.

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Tracciato dell’acquedotto romano.Route of the Roman aqueduct.

Localizzazione delle cisterne tra Punta della Madonna e Punta S. Maria (in rosso Cisterna di Punta della Madonna).Location of the cistern between Punta della Madonna and Punta S. Maria (in red, cistern of Punta della Madonna).

La cisterna sotterranea in una pianta del 1815, in alto a sinistra.The underground cistern in map of 1815, above left.

Sbocco di un cunicolo scavato nella roccia locale.The opening of a shaft gouged out of the local rock.

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Data la vocazione dell’isola in età romana,in parte destinata all’impianto di ricche residen-ze della famiglia imperiale e in parte a impor-tante scalo marittimo sia militare che commercia-le lungo le rotte tirreniche, risulta evidente lanecessità di implementare la capacità di accu-mulo idrico con la costruzione di grandi cister-ne. La portata dell’acquedotto (ca. 300 m3 gior-nalieri) doveva risultare infatti insufficiente persoddisfare sia i bisogni primari che il lusso delleville imperiali dotate di impianti termali e ninfei:tenendo conto che a Pompei o a Roma la quotad’acqua potabile pro capite giornaliera oscilla-va tra 0,5-1,1 m3, possiamo immaginare lenecessità idriche dell’isola meta, soprattuttodurante la secca stagione estiva, di ricchi espo-nenti della classe dominante e della famigliaimperiale, accompagnati da un nutrito seguitodi ancelle e servi.Nella fascia a maggiore densità insediativa traPunta della Madonna e Punta S. Maria sonostate censite infatti ben 32 cisterne di cui 10hanno una capacità compresa tra i 1.000 e i4.000 metri cubi. La più grande di queste conserve idriche conuna capienza di ben 4000 m3 è la cisterna divia Parata, detta anche del Serraglio o delBagno; è costituita da una serie di corridoi vol-tati, disposti perpendicolarmente e scavati neltufo in modo da risparmiare robusti pilastri di

sostegno. Sul fronte si aprono due pozzi qua-drangolari di presa, mentre il pavimento e lepareti, fino alla quota d’imposta delle volte,sono coperti da uno spesso strato di intonacoidraulico (cocciopesto). Sono inoltre presenticonsolidamenti in muratura delle pareti tufacee,sia in opera reticolata che in opera laterizia; inparticolare l’uso di quest’ultima tecnica edilizia,scarsamente attestata sull’isola, permette di col-locare gli ultimi restauri antichi nel II secolod.C., probabilmente inseribili in una fase diristrutturazione del sistema di approvvigiona-mento idrico testimoniata anche dal rinvenimen-to di una conduttura in piombo (fistula) databileall’età dell’imperatore Traiano (98-117 d.C.). La posizione topografica dei bacini di conserva,realizzati a quote sfalsate, lascia supporre chefossero collegati tra loro tramite canalizzazionidi raccordo. In particolare la cisterna di viaParata poteva riversare il troppo pieno nella sot-tostante cisterna del Corridoio, la quale a suavolta rifornire serbatoi più piccoli posti ancorapiù in basso, come la cisterna Tagliamonte; daquesti ultimi, infine, poteva essere prelevatadirettamente l’acqua per le esigenze di riforni-mento del porto.

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In Roman times, many luxurious imperial residenceswere constructed on the island of Ponza. Furthermore,the island represented an important commercial andmilitary port along the Tyrrhenian sea-routes. As aresult, it was important to maximise the availability ofwater on the island through the construction of largecisterns. The carrying capacity of the system (approx.300 m3 per day) must have been insufficient to guaran-tee the primary needs of the imperial villas which wereequipped with thermal baths and a nymphaeum. If oneconsiders that at Pompei or Rome, the daily needs perperson ranged between 0,5 and 1,1 m3, we can imaginethe water requirements of the island, given it was mostfrequented during the dry summer months by rich peo-ple from the ruling classes and the imperial family,accompanied by many maids and servants.In fact, in the most densely populated areas betweenPunta della Madonna and Punta S. Maria a total of 32cisterns have been counted, 10 of which have a capa-city ranging between 1,000 and 4,000 cubic metres. The cistern of via Parata, also called the Serraglioor the Bagno, is the largest of these containers witha capacity of 4,000 m3. It is composed of a series ofvaulted corridors, which are perpendicular and cutout of the tuff rendering unnecessary the construc-

tion of robust supporting pillars. At the front, thereare two quadrangular wells, while the floor andwalls up to the height the imposts of the vaults arecovered by a thick layer of waterproof plaster (coc-ciopesto). Furthermore, the tuff walls are reinforcedby masonry work in opus reticolatum and opus lae-tericium. This lateritious technique, little seen on theisland, indicates that the last restoration took placein the second century AD, probably as part of resto-ration of the water system. The discovery of leadpiping (fistula), which can be dated to the age of theEmperor Traiano (98-117 AD), gives further eviden-ce to support this time collocation. The topographical position of the water storagebasins, realized on different levels, would seem to sug-gest that they were connected through linking chan-nels. In particular, the cistern of via Parata could sup-ply excess water to the lower cistern of the Corridoio,which, in its turn, could supply smaller basins situatedat even lower levels, such as the Tagliamonte cistern.Finally, these latter basins could offer a direct supplyof water to the port.

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L’accesso ai pozzi è attualmente protettoda griglie in ferro.The entrance to the shafts is currentlyprotected by iron grating.

Localizzazione delle cisterne tra Punta della Madonna e Punta S. Maria (in rosso Cisterna di via Parata).Location of the cisterns between Punta della Madonna and Punta S. Maria (in red, cistern of via Parata).

Lato nord-ovest: fodera in opera reticolata con rivestimento in cocciopesto.View from a shaft of the aqueduct.

Planimetria della cisterna.Planimetry of the cistern.

Lato sud-est: particolare del restauro in opera laterizia.North-west wing: lining in opus reticolatumand covered with cocciopesto.

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La stabile occupazione romana dell’isola ascopi insediativi è testimoniata in età repubblicanasoprattutto dalla presenza di due aree funerariedistinte, localizzate la prima sulle pendici orienta-li di Monte Guardia nella zona di Bagno Vecchio,mentre la seconda sui terrazzi che dominano l’in-senatura di Chiaia di Luna, in località Guarini. Laloro posizione in aree molto panoramiche ma mar-ginali rispetto allo spazio destinato ai vivi testimo-nia uno sfruttamento razionale dell’isola, mentre laduplicazione degli spazi funerari si ricollega allapresenza di due nuclei insediativi distinti, incentra-ti intorno al porto e alla zona di S. Maria.Le necropoli ponziane presentano tipologie fune-rarie simili, costituite da tombe ipogee scavatenella tenera roccia locale; le came-re presentano planimetrie sempli-ficate costituite da un unicoambiente centrale da cui si apro-no nicchioni sulle pareti laterali esu quella di fondo. Lungo l’interoperimetro interno delle necropolierano inserite numerose deposi-zioni che presentano contempora-neamente sia il rito dell’inumazio-ne in loculi, anch’essi ricavatinella roccia, che il rito dell’incine-razione, con la deposizione delleceneri in olle collocate in piccole

nicchie quadrate, spesso centinate. Si tratta quin-di di camere sepolcrali destinate alla sepoltura dinumerosi individui, legati tra loro da vincoli fami-gliari o corporativi.Le caratteristiche architettoniche di queste tombe acamera riconducono a tipologie funerarie di matri-ce ellenistica sviluppate in ambiente campano trail IV e il III secolo a.C., mentre la partitura decora-tiva, costituita da finiture in stucco e affreschi,rimanda a un gusto prettamente romano: si potreb-be quindi ricollegare la nascita di questi comples-si funerari ad epoca tardo repubblicana, periodoin cui le fonti antiche testimoniano l’occupazionestabile delle Isole, con una diffusione dell’architet-tura di pregio probabilmente dovuta allo sfrutta-mento ottimale delle risorse produttive. Questestrutture ipogee continuarono ad essere utilizzatea scopi funerari almeno fino alla fine del IV seco-lo d.C.: esse furono infatti occupate anche da cri-stiani, come testimoniano l’inserimento nella parti-tura decorativa di croci e il rinvenimento di epigra-fi funerarie con chiari riferimenti al nuovo credo.In particolare nei pressi della necropoli di Guarinifu rinvenuta l’iscrizione di Armodio, un greco cheaveva ricoperto la carica di senatore nell’assem-blea cittadina della sua città natale Panormos nel-l’isola ionica di Kephallenia: questa epigrafe scrit-ta in caratteri greci si chiude infatti con l’acclama-zione all’unico Dio cristiano, ó Θεζó. Da Ponzaprovengono altre sette epigrafi funerarie la mag-gior parte pertinenti a individui di estrazione ser-vile con nome grecanico, come Chrysime,Megalus, Praxedis, Urania e infine Zethus, un gio-vane schiavo ginnasta nato a Ponza; in molti diquesti casi si tratta probabilmente del personaleaddetto alla manutenzione e alla gestione delleville e dei possedimenti imperiali a cui appartene-va l’intero Arcipelago Pontino.

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The two distinct funeral areas are evidence of the sta-bile Roman occupation of the island in the RepublicanAge. The first necropolis is situated on the terraceswhich dominate the inlet of Chiaia di Luna, at Guarini,while the second can be found onthe eastern slopes of MonteGuardia at Bagno Vecchio. Theirlocation in panoramic areas, whichwere however separated anddistinct from the areas for theliving, indicates the rational use ofthe island, while the duplication offuneral areas is due to the presenceof two distinct settlements, con-structed round the port and thezone of S. Maria.The Pontine necropolis have asimilar funeral typology, and were composed of hypo-geum tombs excavated in the friable local rock. The sim-ple chambers consisted of one central environment fromwhich there were openings on the lateral and back walls.Along the entire internal perimeter, numerous deposi-tions were inserted which indicate the burial rites inloculi (also gouged out of the rock) and also cremationwith the deposition of the ashes in urns placed in smallsquare niches, which were often arched. They were, the-refore, sepulchral chambers for the burial of numerousindividuals, who were linked through family or coopera-tive ties.

The architectural characteristics of these chamberedtombs indicate a funeral typology of Hellenistic styledeveloped in a rural environment between the IV and IIIcentury BC, while the decorative part, composed of work

in stucco and frescoes, is predomi-nantly Roman in style. Therefore,this funeral complex could bedated back to the late RepublicanAge, which was a period when theIslands were stably occupied, withthe presence of high quality archi-tecture due probably to the exploi-tation of productive resources.These hypogeum structures con-tinued to be used for funerals upto, at least, the end of the IV cen-tury AD. They were, in fact, also

used by the Christians, a fact testified by the presen-ce of the insertion of crosses in the decoration andthe discovery of funeral epigraphs which made clearreferences to the new religion. In particular, in thenecropolis of Guarini, the inscription of Armodio wasdiscovered, who was a Grecian that was a senator inthe assembly of his native city, Panormos, on theIonic island of Kephallenia. In fact, this epigraph,written with Greek letters, closes with an acclama-tion to the Christian God, ó Θεζó. On Ponza, thereare another seven funeral epigraphs, most of whichrefer to people of slave origin with Greek names,such as Chrysime, Megalus, Praxedis, Urania andZethus, a young slave born on Ponza. In most of thesecases, they were personnel working on the mainte-nance and running of the villas and imperial estate ofwhich the entire Pontine archipelago was a part.

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Panorama visibile dal sentiero che conduce alla necropoli di Bagno Vecchio.Panorama visible from the path that leads to the necropolis of Bagno Vecchio.

Interno di una delle tombe della necropoli di Bagno Vecchio.The inside of one of the tombs of the necropolis of Bagno Vecchio.

Iscrizione proveniente dalle necropoli ponziane, conservata al Museo Nazionale di Napoli.Inscription from the Pontine necropolis, con-served at the National Museum of Naples.

Interno di alcune tombe dell’isola disegnate dal Mattei (sec. XIX).The inside of some tombs of the island drawnby Mattei (sec. XIX).

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Sulle pendici orientali del promontorio diBagno Vecchio era localizzata una delle duenecropoli romane dell’isola, costituita da tombe acamera ipogee, oggi in gran parte distrutte dallefrane e dall’intervento antropico. Si sono potuteindividuare nella loro planimetria generale soloquattro tombe: due di queste presentano una pian-

ta a croce greca, con due alilaterali e un abside di fondoche si aprono su un ambientecentrale poco sviluppato. Leinumazioni e le incinerazioni,rispettivamente in loculi e innicchie scavate nella rocciavulcanica e poi intonacate, sidispongono su due livelli.All’interno di una di questesepolture la partizione dellaparete di fondo prevede unloculo sovrastato da unampio arcosolio in basso etre piccole nicchie parallelein alto; al centro della nicchiacentrale si conserva, aggiun-ta a leggero rilievo, unacroce che testimonia l’occu-pazione cristiana di questispazi funerari.Lo sviluppo del cristianesimoa Ponza è un fenomeno pre-coce che trae origine dalle

particolari condizioni geografiche e sociali checaratterizzano l’insediamento insulare: l’isola rap-presenta nella mentalità cristiana un rifugio sicuroe un luogo di ritiro dalle insidie del mondo. Perquesto motivo, già a partire dagli ultimi secolidell’Impero romano, esse divennero ricovero spi-rituale per molti eremiti e monaci che, come gli sti-liti del deserto egiziano, ricercavano negli “sco-gli” del Mar Tirreno la solitudine e l’ascesi. LeIsole Pontine inoltre costituivano terreno fertile perla nuova religione in quanto erano abitate soprat-tutto da schiavi e liberti della famiglia imperiale,una classe sociale di origine spesso orientale,particolarmente propensa a nuove esperienzereligiose caratterizzate da una sensibilità maggio-re verso l’individuo. Infine a questo propositovanno ricordati l’esilio di Flavia Domitilla, inviatasull’isola con l’accusa allora infamante di cristia-nesimo dall’imperatore Domiziano, a cui bisognaaggiungere la più tarda relegazione di papaSilverio, esiliato dal grande generale bizantinoBelisario con la falsa accusa di tradimento: la pre-senza sull’isola di forti personalità cristiane devequindi aver contribuito all’organizzazione cultua-le, favorita anche dall’apertura dell’isola agliinflussi provenienti da Cartagine e dall’Oriente,veicolati tramite la rete dei commerci marittimi.

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The second Roman necropolis of the island wassituated on the eastern slopes of the promontory ofBagno Vecchio and also consisted of tombs withhypogeum chambers. Today, much has been destro-yed by landslides and agricultural work. Only fourtombs have generally been mapped, despite themodern transformations that have partially modi-fied the internal structures. Two of these tombs have a planimetry in the formof a Greek cross with two lateral wings and anapse which opens into a little developed centralchamber. The burials in loculi and cremations inniches gouged out of the volcanic rock are situatedon two levels. On the inside of one of these tombs,the division of the back wall foresaw a loculusbelow a big low arcosolium and three small paral-lel niches higher up. Conserved in the middle ofthe central niche, slightly raised, there is a crosswhich evidences the Christian occupation of thesefuneral complexes.The development of Christianity on Ponza was veryrapid due to the particular geographic and socialconditions which characterized the insular settle-ment. In fact, the island according to the Christianmentality, represented a safe refuge which offeredprotection from the dangers of the outside world.For this reason, already starting from the last cen-turies of the Roman Empire, it became a spiritualplace for many hermits and monks who, like the sty-lites of the Egyptian desert, searched solitude andascetism in the “rocks” of the Tyrrhenian Sea. ThePontine isles, furthermore, were fertile ground forthe new religion because they were inhabited,

above all, by slaves and freedmen of the imperialfamily, a social class which was frequently oforiental origin and particularly disposed to newreligious experiences characterized by a greatersensitivity towards the individual. Finally, in mat-ters regarding Christianity, Flavia Domitilla mustbe mentioned. She was exiled on the island accusedof Christianity (an infamous crime in that age) bythe Emperor Domiziano, to which one must add thelater banishment of Pope Silverio, exiled by thegreat Byzantine general, Belisario, falsely accusedof treason. The presence on the island of importantChristian personalities must, therefore, have con-tributed to the cultural organization, favoured alsoby the opening of the island to a flow of peoplefrom Carthage and from the East, due to the mari-time commercial network.

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Nicchie e un loculo all’interno di una delle tombe.Niches and a loculus inside one of the tombs.

Rilievo della tomba n. 1.Relief of tomb n. 1.

Rilievo della tomba n. 2.Relief of tomb n. 2.

Rilievo della tomba n. 3.Relief of tomb n. 3.

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L’utilizzo delle cisterne per la raccolta dell’ac-qua è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneoe costituisce il più semplice e funzionale sistemaper la conservazione delle risorse idriche duran-te i periodi di siccità: sia le città, anche quelledotate di acquedotti antichi che potevano esse-re interrotti in caso di assedi, che le ville e le fat-torie rurali disponevano di queste strutture, lequali differiscono dai serbatoi per il fatto cheraccolgono esclusivamente acqua piovana.Sulle isole, soprattutto quelle vulcaniche come lePontine, molto povere di risorse idriche, le cister-ne sono spesso gli unici impianti disponibili pergarantire il fabbisogno d’acqua della popola-zione. La casa tradizionale mediterranea, nelparticolare tipo di casa in grotta ponzese, dimo-stra un perfetto adattamento a questa cronicacarenza: i tetti infatti sono progettati comevasche di raccolta, intonacati e comunicanti,che permettono un perfetto convogliamentodella pioggia nelle cisterne sottostanti. Le cister-ne romane di Ponza hanno caratteristiche tecni-che ripetitive ben rappresentate nel caso dellacisterna della Dragonara, perfettamente conser-vata nel suo impianto originario. Scavate neltenero tufo dell’isola, presentano uno o, come inquesto caso, più corridoi voltati, posti su fileparallele che si incrociano con navate perpendi-colari; questo metodo di scavo forma una scac-chiera di pieni e vuoti che consente di realizza-re il massimo volume di raccolta risparmiandosolidi pilastri di sostegno. I pavimenti e le pare-ti fino all’altezza dell’imposta delle volte sonorivestiti da uno spesso strato di intonaco idrauli-

co (cocciopesto) per l’impermeabi-lizzazione della vasca, mentre unaserie di condotte in entrata e in usci-ta garantiva il corretto funzionamen-to idraulico. Una o più aperture,poste generalmente in alto, immette-vano l’acqua all’interno; poco piùbassi si trovavano gli sbocchi per iltroppo pieno. Nella sezione inferio-re delle pareti si aprivano invece lecondutture d’uscita, poste ad unaquota leggermente superiore rispet-to al piano pavimentale per impedi-re la fuoriuscita delle impurità piùgrossolane che si posavano sulfondo. Infine una serie di pozziaperti sulle volte permettevano il

prelievo diretto dell’acqua e consentivano l’ae-razione delle camere. L’accesso alla cisternadella Dragonara avviene tramite una scalettaricavata nel tufo presso l’angolo nord; alla basedi questa troviamo un primo canale d’uscitaverso est, mentre un secondo sbocco con analo-ga funzione si trova nel corridoio adiacente,rivolto in questo caso a settentrione. Entrambirisultano tamponati in età moderna, in quanto lacisterna era usata fino a tempi recenti come con-serva per l’acqua d’uso comune, ma in originedovevano essere collegati con la rete idrica dirifornimento dell’area portuale. Sempre nelprimo ambiente a più di tre metri dal suolo, siinnesta da sud il condotto di rifornimento cheproveniva dai bacini di raccolta, mentre sulcielo della volta due aperture ravvicinate pote-vano convogliare la pioggia proveniente dal-l’immediato sopraterra. Sulle volte della cisternainfine si aprono i pozzi circolari e quadrati perla raccolta diretta dell’acqua.

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The use of cisterns for the collection of water iscommonplace in the entire Mediterranean basinand constitutes the simplest and most functionalsystem for the conservation of water during periodsof drought. These water systems were adopted incities, including those with aqueducts that could beblocked in periods of siege and in rural villas andfarms, and were different from water tanks becausethey were exclusively used for collecting rainwater. On islands and in particular on volcanicislands such as the Pontine Isles, which have limi-ted water resources, cisterns are frequently the onlysystem that can guarantee the daily water needs forthe population. The traditional Mediterraneanhouse on Ponza was adapted to resolve this pro-blem regarding the lack of water. In fact, the roofswere perfectly designed toact as connecting, plaste-red collecting tanks whichtransported rain water tothe cisterns below. TheRoman cisterns of Ponzahave a series of technicaland repeating characteri-stics, a perfect example ofwhich can be seen in thecistern of the Dragonarawhich today remains per-fectly conserved in its ori-ginal form. They wereexcavated in the soft tuffof the island and consi-sted of a vaulted corri-dor, or in the case of the Dragonara, a series ofparallel corridors which connect through perpen-dicular aisles. This excavation technique producesa chequered system which makes it possible to col-

lect the maximum quantity of water possiblewithout having to construct solid supporting pil-lars. The floors and the walls up to the impost levelof the vaults are covered by a thick layer of water-proof plaster (cocciopesto), while a series of entryand exit canals guaranteed the hydraulic functio-ning of the system. There were usually one or moreopenings above for the entry of the water into thesystem and a little lower down there were the flo-odways to eliminate excess water. In the lowerparts of the walls, there were the exit canals whichcould be found slightly above the level of the floorin order to impede contamination with impuritieswhich were deposited on the on the bottom.Finally, a series of open shafts made it possible todraw water directly and they also ventilated the

chambers below. Entry into the cistern of theDragonara is by series of steps cut into the tuff atthe northern corner. At the bottom of these stairs,there is a primary exit canal running in an easter-ly direction, while there is a second exit canal inthe adjacent corridor which runs north. Both wereblocked off in modern times because the cisternwas used until recently as a basin for ordinarywater. However, originally, they must have been con-nected to the water system of the port area. In the firstchamber at a height of three metres from the floor,there is a canal from the south coming from the col-lecting basins, while on the ceiling of the vault, thereare two openings to collect the rain from the landimmediately above. Finally, on the ceilings of thevault, there are circular and quadrangular wells forthe direct collection of water.

Localizzazione delle cisterne tra Punta della Madonna e Punta S. Maria (in rosso Cisterna della Dragonara).Position of the cisterns between Punta della Madonna and Punta S. Maria (in red, cistern of the Dragonara).

Planimetria della cisterna: in giallo il pozzo per attingere acqua che si apre sul soffitto.Planimetry of the cistern: in yellow, the shaft which opens in the ceiling.

Pozzo circolare per la raccolta dell’acqua.Well for the collection of water.

Interno della cisterna.The inside of the cistern.

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L’assetto urbanistico dell’isola in età romanaprevedeva una rete viaria organizzata su un asseprincipale nord-sud, che collegava l’area portualecon la zona di Le Forna e Punta Incenso, e viabili-tà secondarie trasversali. La progettazione strada-le, data la particolare conformazione geograficadi Ponza caratterizzata da promontori a picco sulmare, si avvalse dello scavo di alcuni tunnel di rac-cordo; queste opere, di cui in Italia si conosconosolo 18 esempi, costituiscono una delle prove piùelevate delle capacità tecniche raggiunte dall’in-gegneria romana.Una serie di tre gallerie antiche permette alla via-bilità principale di superare gli ostacoli che sepa-rano le spiagge di S. Antonio, Giancos e S.Maria, mentre un altro tunnel garantiva il collega-mento con l’insenatura di Chiaia di Luna, altrimen-ti irraggiungibile se non dal mare. L’importanza diquesta rada nel complesso degli approdi dell’iso-la è dovuta alla sua esposizione a ovest equindi protetta dai venti di levante e soprat-tutto dal grecale, particolarmente insidiosoper il porto principale, non adeguatamenteprotetto in questa direzione. Il tunnel diChiaia di Luna, non particolarmente svilup-pato in lunghezza (168 m) se paragonatoad altre gallerie romane che raggiungonoil chilometro, è caratterizzato però daaccorgimenti tecnici molto raffinati che ren-dono questa opera un caso unico. Il primo tratto, realizzato nel tufo friabile,presenta foderature delle pareti in operareticolata e volte di rinforzo in muratura.Una cura particolare è destinata ai lucernaiche garantivano l’aerazione e soprattutto

l’illuminazione del tunnel. Acirca metà del percorso si trovaben leggibile una di queste aper-ture contraddistinta da una parti-colare articolazione a ventaglio:un pozzo verticale è affiancatoda due bocche oblique pergarantire la massima diffusionedella luce. Nell’ultimo trattoprima di raggiungere la spiag-gia, ricavato in una roccia moltopiù compatta e consistente (rioli-te), non furono necessari rinforziin muratura, ma venne realizza-to un largo pozzo a imbuto perilluminare il percorso dopo una

brusca curva.La complessità tecnica di queste opere, inserite inun progetto viario unitario, si ritrova con l’utilizzodi tecnologie e tipologie murarie similari in altrerealizzazioni architettoniche dell’isola, dagliimpianti portuali, al sistema di rifornimento idrico,che integra l’acquedotto e le grandi cisterne, finoalle grandi ville e alla peschiera di Punta dellaMadonna. Questa organizzazione urbanisticaprevede una progettazione unitaria e una disponi-bilità illimitata di risorse economiche, uomini ecapacità tecniche, che possono essere ricondottesolo ad una diretta committenza imperiale; daiconfronti che si possono instaurare con le grandiopere pubbliche, in particolare con quelle promos-se da Augusto in Campania, possiamo supporrel’impiego a Ponza di maestranze militari, artefici erealizzatrici dell’intero programma urbanistico-infrastrutturale.

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The urban set up of the island inRoman times foresaw a network ofsecondary roads emanating from aprincipal route which ran from northto south, which linked the port to theareas of Le Forna and Punta Incenso.The planning of the road network, dueto the particular morphology of Ponzacharacterized by steep promontoriesdropping vertically down to the sea,included the excavation of some con-necting tunnels. These constructions,of which there are only 18 known in Italy, representsome of the best examples of the incredible technicalexpertise of Roman engineering.Through a series of three tunnels, the main road overco-mes the natural obstacles which separate the beaches ofS. Antonio, Giancos and S. Maria, while another tunnelguarantees a land link with the inlet of Chiaia di Luna,which would otherwise only be possible to reach by sea.The importance of this road lies in the fact it is westfacing and is, therefore, protected from the levant (east)and above all the gregale (north-east) winds, which areparticularly dangerous for a port that is inadequatelyprotected in this direction. The tunnel of Chiaia di Luna is not particularly long(168 m) if compared to other Roman tunnels, whichcan reach one kilometre. However, it has a series of

very refined technicalcharacteristics whichmakes it absolutelyunique. The walls ofthe first part, which isgouged out of friabletuff, has a covering inopus reticolatum andreinforced vaults.Particular attentionwas paid to the con-

struction of the skylights, which guaranteed the venti-lation and above all the illumination of the tunnel.Approximately halfway along, one of these openings,which is fanwise in nature, is clearly evident. There isalso a vertical shaft which is bordered by two obliqueopenings to guarantee the maximum diffusion of light.The final stretch of tunnel before reaching the sea wasexcavated in more compact and durable rock (rhyoli-te), and, therefore, required no breast walling.However, a large shaft was excavated to illuminatethe route following a sharp bend.The technical complexity of these works were part of ageneral urban development plan and is, therefore, simi-lar to the building technology and typology used inother architectural projects on the island such as thebuildings at the port, the water transport system whichincludes the aqueducts and the cisterns, the great villasand the artificial fish pond of Punta della Madonna.This urban development foresaw a unitary programmeand unlimited economic resources, men and technicalexpertise which must have been made availablethrough one single imperial order. Comparison withthe great public works (in particular, those promoted byAugustus in Campania) would seem to indicate that themilitary workers and craftsmen of the entire urbaninfra-structural plan were used on Ponza.

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Tracciato del tunnel romano su ripresa aerea.Route of the Roman tunnel from the air.

Schema della viabilità in età romana.Map of the road network in Roman times.

Pianta e sezione del tunnel.Map and section of the tunnel.

Un tratto del tunnel.A stretch of the tunnel.

Particolare della tecnica costruttiva utilizzata.Detail of the building technique used.

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Lungo le pendici e sulla sommità del colle “IGuarini” era localizzata una delle due necro-poli romane dell’isola, costituita da tombe acamera ipogee, oggi in gran parte franate peril naturale dilavamento del ripido versante chesovrasta l’insenatura di Chiaia di Luna, oinglobate nell’espansione edilizia moderna. Inmolti casi, infatti, le abitazioni sorte in questazona hanno sfruttato le camere sepolcrali perricavare vani abitativi, magazzini o cisterne,modificandone radicalmente l’originaria archi-tettura e obliterandone ladecorazione.Si conoscono comunquecinque tombe che presenta-no una pianta quadrango-lare con abside o nicchiaquadrangolare di fondo. Inalcuni casi questo ambienteterminale, in cui venivanoricavati nicchie e loculi sor-montati da arcosoli, eradecorato da un motivo aconchiglia realizzato instucco che occupava l’inte-ra copertura a semicalotta.In questa parte più internadel sepolcro è documentataanche la presenza di pan-

che semianulari chepossono essere ricon-dotte al rito funerariosia pagano che succes-sivamente cristiano delsilicernium o refrige-rium: in occasione deifunerali o di particolariricorrenze si effettua-vano veri e propri ban-chetti all’interno o aldisopra delle tombe, acui partecipava simbo-licamente anche ildefunto nella cuitomba venivano inseri-ti cibi e bevande. L’ambiente centraledoveva anch’esso pre-sentare una riccadecorazione pittoricasu un rivestimento a

intonaco; ospitava numerose sepolture su piùlivelli sia a inumazione in loculi quadrangolari,spesso coperti da arcosolio, che a incinerazio-ne in nicchie di minori dimensioni.Nei pressi della necropoli fu rinvenuta l’iscri-zione di Armodio, un greco che aveva ricoper-to la carica di senatore nell’assemblea cittadi-na della sua città natale Panormos nell’isolaionica di Kephallenia: questa epigrafe scrittain caratteri greci si chiude infatti con l’acclama-zione all’unico Dio cristiano, ó Θεζó.

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One of the two necropo-lis of the island was situatedalong the slopes and on thetop of the hill I Guarini. Itconsisted of tombs withhypogeum chambers, which,today, have partially collap-sed due to the natural ero-sion of the steep slope abovethe inlet of Chiaia di Luna,or have been covered orabsorbed by urban develop-ment in modern times. Infact, in many cases, thedwellings in this area haveused the sepulchral cham-bers as domestic rooms,store rooms or cisterns, radically modifying theoriginal architecture and obliterating the originaldecorations.There are five documented tombs which arequadrangular in shape with quadrangu-lar apses or niches at the back. In somecases, this terminal environment, inwhich niches and loculi could be foundbelow arcosolia, was decorated with ashell motif realized in stucco which cove-red the entire semicircular cladding. Inthis more internal section of the tomb, thepresence of semi-annular benches hasbeen documented. These were first usedfor pagan funeral rites and later in theChristian funeral ceremonies of the sili-cernium or refrigerium. During funeralsor for other needs, large banquets tookplace inside or above the tombs. Thedeceased also symbolically participatedin these ceremonies given the fact foodand drink were placed in their tombs. The central area was probably also elabo-rately decorated with pictures painted on

plasterwork. It contained numerous tombs on morelevels. These were either burials in quadrangularloculi, which were often covered by arcosolia, or cre-mations smaller niches.

In the necropolis of Guarini, the inscription ofArmodio was discovered, who was a Grecian that wasa senator in the assembly of his native city, Panormos,on the Ionic island of Kephallenia. In fact, this epi-graph, written with Greek letters, closes with anacclamation to the Christian God, ó Θεζó.

Localizzazione della necropoli su foto aerea.Arial photograph of the area.

Insenatura di Chiaia di Luna.Inlet of Chiaia di Luna.

Interno della tomba n. 5.Inside of tomb n. 5.

Particolare della tomba n. 5 (motivo a conchiglia).Detail of tomb n. 5 (shell motif).

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Poco a sud delle strutture terminali dell’ac-quedotto una possente struttura di epocaromana ad andamento semicircolare, dallatradizione indicata come il tempio del dioNettuno, chiude la piccola depressione valli-va che separa la località Giancos daiGuarini. Presenta un fronte articolato in nic-chioni, mentre l’interno è percorso da uncanale semianulare con murature inopera reticolata e copertura in late-rizio; alle due estremità del condot-to due pozzi circolari rivestiti incocciopesto salgono in verticale,mentre al centro un pozzetto qua-drangolare si apre sul pavimento.L’insieme di queste particolarità tec-niche lascia supporre che questastruttura potesse avere una funzioneidraulica, per cui si è ipotizzatauna diga, con un sistema di scolma-tori per il troppo pieno in alto e unacanalizzazione in uscita alla base. La sviluppata tecnologia idraulicaromana era in grado di realizzareimponenti opere di sbarramento;queste dighe vennero costruite solonelle regioni aride dell’Imperocome in Siria, in Africa settentriona-le e nel centro della Spagna, oppu-re in connessione alle opere dipresa degli acquedotti di Roma, inparticolare presso le sorgenti diSubiaco per opera dell’imperatoreNerone.

La particolare tecnica utilizzata a Ponza, conl’impiego di una forma semicircolare che anti-cipa le moderne realizzazioni, risulta comun-que un caso unico nel mondo romano, consolo due probabili esempi conosciuti, uno aDras in Turchia (testimoniato solo dalle fontistoriche bizantine) e uno nel Vallon de Baumein Provenza, ormai distrutto.

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This semi-circular construction, which datesback to the Romans, is situated south of the endbuildings of the aqueduct. The structure, whichhas traditionally been considered the temple ofthe god, Neptune, closes the small valley whichseparates the resort, Giancos, from the Guarini.The frontal wall contains a series oflarge niches, while a semi-annularcanal runs on the inside betweenmasonry in opus reticolatum andcovered in brick. At the two ends ofthe canal, there are two shafts cove-red in waterproof plaster (coccio-pesto) which rise vertically, whileat the centre, there is a quadrangu-lar shaft that opens in the floor.These technical characteristicsseem to indicate that the structurehad a hydraulic function. In fact, ithas been suggested that it was adam with a system of floodways atthe top and a channel running outat the base.

The hydraulic technology of the Romans wassophisticated enough to enable them to realizeimportant dams. However, they were usually onlyconstructed in the arid regions of the Empire suchas Syria, North Africa and Central Spain, or toge-ther with the aqueducts of Rome (in particular, at

the springs of Subiaco for Emperor Nerone).The technique used at Ponza, adopting a semi-cir-cular shape which preceded the later modern rea-lizations, represents, therefore, a unique case inthe Roman world, only two other examples beingknown, one at Dras in Turkey (according to histo-rical Byzantine sources) and one (completelydestroyed) in the Vallon de Baume in Provence.

Ipotesi ricostruttiva della “diga”.Reconstruction of the “dam”.

Canale semianulare in opera reticolata.Semi-annular canal in opus reticolatum.

Canale pertinente la diga.Canal pertaining to the dam.

Localizzazione della “diga” (in rosso) e delle cisterne (in azzurro).Location of the “dam” (in red) and the cisterns (in blue).

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L’acquedotto romano, dalle opere di presa chesfruttano la sorgente di Cala dell’Acqua sullacosta orientale, si dirige immediatamente a estverso Cala Inferno, attraversan-do trasversalmente l’isola nelpunto più stretto, per seguirepoi il percorso più breve e age-vole verso l’area portuale e leville marittime. Questo primotratto, reso impegnativo dallaprofondità della galleria postaad una quota massima di circaquaranta metri dal piano dicampagna, venne realizzatocon l’ausilio di tre pozzi chepermettevano, oltre all’aera-zione delle gallerie, di seguireuna precisa linea di avanza-mento su più fronti di scavo edi scaricare i materiali di risul-

ta senza dover ripercorrere il cunicolo a ritroso.Raggiunta Cala Inferno, una diramazionesecondaria alimentava un serbatoio in operareticolata, ancora in uso fino al 1952, mentrel’acquedotto proseguiva seguendo il disegnofrastagliato del perimetro insulare che garanti-va una più rapida esecuzione dei lavori discavo tramite la semplice apertura di sbocchiall’aperto; costeggiando questo tratto, in corri-spondenza della Grotta del Core e dellaSpiaggia di Frontone, è possibile infatti scorge-re in più punti le finestre di aerazione e lospeco, spesso sezionato da frane dovuteall’erosione marina, che hanno portato a unsensibile arretramento delle pareti costiere. Una volta effettuato lo scavo del condotto i tec-nici romani dedicarono molta attenzione allaregolarizzazione della pendenza del canale,in quanto gli acquedotti dovevano presentareper tutta la loro lunghezza una leggera ecostante inclinazione che evitasse il ristagnoma non permettesse un’eccessiva velocità discorrimento. Quest’operazione prevedeva livel-lazioni di precisione (si utilizzava una sorta digrande livella ad acqua chiamata “corobate”)che nel caso di Ponza permettono all’acquedot-to di avanzare con una leggera pendenza dicirca un metro per chilometro. Per realizzarecon maggiore accuratezza possibile il pianoinclinato, la base del cunicolo venne regolariz-zata tramite una gettata variabile di cementizio(malta e pietrame) e successivamente imper-meabilizzata, insieme alle pareti laterali perun’altezza di un metro e mezzo, da intonacoimpermeabile (cocciopesto).

La sorgente di Le Fornagarantiva all’acquedotto unaportata media giornalieraoscillante tra i 300 e i 400metri cubi: si tratta quindi diun piccolo acquedotto semesso in relazione con laportata dei grandi acquedot-ti romani (per esempio quellidi Pompei e Cartagine ave-vano un portata rispettiva-mente di circa 6.460 e17.280 metri cubi giornalie-ri), probabilmente insufficien-te alle esigenze dell’isolasoprattutto nei periodi estivi.

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The Roman aqueductruns east from the construc-tions which exploit thesprings at Cala dell’Acquaon the eastern coasttowards Cala Inferno, cros-sing the island at the narro-west point. It then followsthe shortest and simplestroute to the port area andmaritime villas. This firstpart, where the tunnel arri-ves at a maximum of aboutforty metres from the levelof the land, was constructedwith the help of three shaftswhich made it possible toventilate the tunnels, followa precise route at differentpoints of the excavations and dump the subsequentwaste materials without having to return back downthe tunnel that had just been excavated.When the aqueduct reaches Cala Inferno, a branchruns off into a cistern in opus reticolatum which wasstill operative in 1952, while the aqueduct continuedfollowing the jagged coastline of the island in order toguarantee more rapid excavations due to the fact therewere more natural openings. Along this stretch, at theGrotta del Core and the Beach of Frontone, it is possi-ble to see the ventilation shafts and the cavern, frequen-tly blocked by collapses caused by marine erosion,which has eaten away many parts of the sea cliffs. Having completed the excavations, the Roman techni-

cians had to turn their atten-tion to the regulation of theslope of the canal. In fact,the aqueducts had to have aconstant inclination alongthe entire length to preventwater from stagnating.However, the slope also hadto be light in order to stopthe water flowing too quic-kly. This procedure requiredvery precise levelling techni-ques (using a large sort ofspirit level called a coroba-te) which on Ponza made itpossible to produce a verylight gradient of about onemetre per kilometre. To gua-

rantee the most perfect gradient possible, the bed of thecanal was covered with a layer of cementitious mate-rial composed of mortar and pebbles and then water-proofed together with the lateral walls up to a height ofone and a half metres using waterproof plaster (coccio-pesto).The source of Le Forna provided the aqueduct witha daily quantity of water which ranged from 300 to400 cubic metres. It was, therefore, a small aqueductcompared to the great Roman aqueducts (for exam-ple, the Pompei and Carthage aqueducts could tran-sport about 6,460 and 17,280 cubic metres per day),and it was probably not large enough to satisfy thedaily requirements of the island, above all in thesummer periods.

Tracciato dell’acquedotto romano. I pallini rossi indicano i punti dove è visibile lo speco sezionato dal crollo della parete.The route of the Roman aqueduct. The red dots indicatethe points where the cave is visible due to the collapse of the wall.

Falesia di Cala Inferno sulla quale si inerpicavala scalinata romana per raggungere Le Forna.Alla base la vasca di raccolta d’acqua dell’acquedotto.The cliff of Cala Inferno where the Roman steps rise up to Le Forna. At the base, the basin which collects the water of the aqueduct.

Sbocco sezionato di un tratto dell’acquedotto, con evidenziato lo spesso pavimento in cocciopesto.Sectioned opening of a part of the aqueduct, showing the floor in cocciopesto.

Cunicolo dell’acquedotto.Shaft of the aqueduct.

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Superata la spiaggia di Frontone, all’altez-za di Punta S. Maria l’acquedotto doveva divi-dersi in due rami: un cunicolo secondario sidirigeva verso sud-est, come indica un trattodel condotto visibile sul fronte meridionale delpromontorio, terminando la sua corsa in unbacino di raccolta ormai scomparso. Il ramoprincipale invece, alimentava la grande cister-na dei Grottoni di S. Maria e, accompagnan-do il profilo orografico, proseguiva verso nord-ovest, scavalcando la valletta di S. Mariaall’altezza della soprastante cisterna di Grottadel Serpente. Questo punto, infatti, era partico-

larmente adatto all’at-traversamento delladepressione valliva tro-vandosi in quota (8-10m s.l.m.) con il percor-so dell’acquedotto;inoltre poteva convo-gliare l’acqua prove-niente dalla cisterna.L’acquedotto quindi siinoltrava nel masso roc-cioso per collegarsi conl’ultimo tratto posto incorrispondenza dellagalleria di S. Maria.L’ultimo tratto è scavatodunque nel piccolo pro-montorio che separa lacontrada di S. Maria da

Giancos, attraversato da un tunnel, anch’esso diepoca romana, che costituiva l’asse principaledi collegamento tra i principali nuclei insediatividell’isola. Questa direttrice, verrà ripresa con ilnome di strada Circeia ed adeguata allemoderne necessità a partire dalla metà del XIXsecolo; le opere di adeguamento moderne,comportando l’allargamento e la sopraeleva-zione del tunnel viario, andarono ad intercetta-re lo speco dell’acquedotto, tuttora visibileall’interno della galleria. Quest’ultimo, interrot-to a monte da un cedimento strutturale, presen-ta a cadenza regolare piccole nicchie per l’ap-poggio delle lucerne durante le fasi di scavo;nel primo tratto a ovest della galleria inoltre, sitrova dipinta in rosso una croce, che nella suasemplicità richiama la vita contemplativa deiprimi cristiani che cercarono rifugio dal mondosu questa piccola isola.Attraversato il tunnel l’acquedotto si dirama intre tronconi: i primi due dovevano confluire inbacini di raccolta scavati sul costone tufaceoormai parzialmente crollati e interrati, mentrel’ultimo tratto, a differenza dei precedenti paral-lelo alla linea di costa, terminava in un sistemadi vasconi contigui di immagazzinamento edecantazione, ancora visibili all’ingresso meri-dionale della galleria. L’insieme di questi baci-ni scavati nella roccia e posti in successioneravvicinata, concludono il percorso dell’acque-dotto e dovevano raccogliere le riserve idricheper le necessità dell’area portuale.

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After the beach of Frontone, at Punta S. Maria,the aqueduct probably split into two branches. Thesecondary canal ran in a south-easterly direction,a fact indicated by a part of the canal which is visi-ble on the southern side of the promontory, termi-nating in a basin which has long since disappea-red. The principal branch, on the other hand, ledinto the large cistern of the Grottoni di S. Mariaand, following the orographical profile, it conti-nued in a north-westerly direction, passing overthe valley of S. Maria below the cistern of Grottadel Serpente. In fact, this was a particularly suita-ble point for the aqueduct to cross the valley as itis 8-10 m a.s.l. Furthermore, it could channelwater coming from the cistern. The aqueduct, the-refore, continued into the rocky side connecting upwith the final part at the tunnel of S. Maria. Thefinal part then tunnels into the small promontorywhich separates the contrada of S. Maria fromGiancos. It is then intersected by a tunnel (alsoRoman) which constituted the principal pathwaybetween the main settlements on the island. Thisroute was reopened, modernized and named “stra-da Circeia” in the mid nineteenth century. Thismodernization involved the widening and heighte-ning of the tunnel and as a result the gallery inter-cepted the cavern of the aqueduct, a fact still visi-ble today inside the tunnel. This latter, which wasblocked further up due to a collapse, has a seriesof regular niches which served to place lanternsduring excavations. In the first part, west of thetunnel, there is also a painting of a red cross which

recalls the contemplative nature of the firstChristians looking to this island for refuge fromthe world. After the tunnel, the aqueduct branches off in threedirections. The first two probably flowed intobasins which had been gouged out of the tuffaceousridge and which today have partially collapsed andbeen covered. The final part, on the other hand, dif-ferently from the preceding ones which ran parallelto the coast, terminated in a system of contiguousstorage and settling basins, which are still visibleat the southern entrance of the tunnel. This systemof basins, excavated out of the rock and positionedclose to each other, represent the end of the aque-duct and probably served to collect the water reser-ves necessary for the area around the port.

Tracciato dell’acquedotto tra la spiaggia di Frontone e Giancos. Legenda: A) cisterna della Grotta dei Serpenti;B) speco sezionato dall’innalzamento recente dellagalleria tra S. Maria e Giancos; C) sostruzioni in opera cementizia per il passaggio del condotto.The route of the aqueduct between the beach of Frontone and Giancos. Legend: A) cistern of the Grotta dei Serpenti; B) cavern dissected by the recent heightening of the tunnel between S. Maria and Giancos; C) Substruction in opus caementicium for the transit of water in the duct.

Tunnel romano che collega S. Maria a Giancos.The roman Tunnel between S. Maria and Giancos.

Sostruzione in opera cementizia per il passaggio dell’acquedotto, poco dopo il tunnel di Giancos.Substruction in opus caementicium for the transit of water in the aqueduct, soon after the tunnel of Giancos.

Strutture romane sezionate dai crolli.Roman structures interrupted and dissected by collapses.

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Sulle pendici meridionali dell’altura di S.Maria in età romana sorgeva una grande e lus-suosa villa marittima di proprietà esclusiva dellafamiglia imperiale, oggi quasi completamentecelata dalle abitazioni. Come a Ventotene per lavilla di Giulia, anche questa residenza si può col-legare all’esilio di personaggi scomodi: perprimo Nerone, fratello di Caligola, esiliato edassassinato dall’imperatore Tiberio, successiva-mente la martire Flavia Domitilla, relegata sul-l’isola da Domiziano per la sua fede cristiana.Infine all’inizio del medioevo venne esiliato aPonza, dove morì di stenti, anche il papa S.Silverio, patrono dell’isola. La villa, costruitanella prima età imperiale, si estendeva con unfronte terrazzato che superava i 200 m lineari,sorretto nel settore occidentale da un muraglionein opera reticolata. Questa struttura, individuatanel 1926 durante i lavori di costruzione dellanuova strada per Le Forna, dava sostegno ad unlungo corridoio probabilmente porticato, dettoambulatio, su cui si apriva una serie di ambienticon ricchi pavimenti musivi in marmi pregiati edintonaci dipinti alle pareti. Del settore orientale siconservano invece, al disotto delle moderne abi-tazioni, le grandi cisterne che sostenevano gliambienti della parte residenziale della villa eun’ampia terrazza panoramica. Si tratta di dueserbatoi affiancati e paralleli della capacità diben 3-4.000 m3, con murature perimetrali in

opera reticolata e una scansione interna a nava-te sorrette da pilastri in opera mista di blocchettidi tufo e laterizi; la copertura è costituita da unsistema di volte a crociera interrotte da lucernaicircolari. E’ probabile che queste cisterne fosse-ro state collegate all’acquedotto romano e fun-gessero in età imperiale da serbatoio terminale.Nel medioevo questestrutture vennero riutiliz-zate prima dai monacibenedettini e successi-vamente dai cistercensiper l’impianto di unmonastero.

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On the southern slopes of the hill at S. Maria inRoman times, there was second great, luxury villa,which was exclusively owned by the imperial family.Today, however, it is almost completely covered bymodern housing. In a similar way to the villa di Giuliaat Ventotene, this residence is linked to the exile ofspecific people, the most important of which wasNerone, Caligola’s brother, who was exiled and assas-sinated by Emperor Tiberio. Later, the martyr, FlaviaDomitilla, was also confined to the island byDomiziano due to her Christian faith. Finally, at thebeginning of mediaevaltimes, Pope S. Silverio, thepatron of the island, wasexiled on Ponza, where hedied in poverty. The villa was constructed inthe first part of the ImperialAge on a terrace of morethan 200 m in length, whichwas supported in the westernsection by a wall in operareticolatum. This structure,discovered in 1926 duringthe construction of the newroad to Le Forna, supported

a long corridor, thatwas probably porticoed(ambulatio). A series ofrooms opened up on tothis, which had richmosaic floors in preciousmarble and decoratedplasterwork on the walls.On the eastern side,below the modern buil-dings, there are the greatcisterns which supportedthe residential part of thevilla and a large panora-mic terrace. The cisternsconsist of two parallel

tanks with a carrying capacity of 3-4.000 m3. The out-side walls are in opus reticolatum and the inside haveaisles which are supported by pillars in opus mixtumconsisting of small tuff and lateritious blocks. Thecladding is composed of a system of crossed vaultsinterspaced with circular skylights. These cisternswere probably connected to the Roman aqueduct andacted, in the Imperial Age, as the final basin.In mediaeval times, these structures were reused as amonastery, first by the Benedictine monks and later bythe Cistercians.

Pianta dei resti della villa.Map of the remains of the villa.

Disegno di un pavimento in opus sectile a piastrelledi marmi pregiati (africano, rosso antico, pavonazzetto,palombino) rinvenuto durante gli scavi della villa.Design of a floor in opus sectile with precious marble tiles (African, old red, pavonazzetto marble, palombino marble) discovered the excavations of the villa.

Particolare del pavimento in opus sectile.Detail of the floor opus sectile.

La contrada di S. Maria.The contrada of S. Maria.

Pianta del solarium della villa scoperto nel 1926.Map of the solarium of the villa discovered in 1926.

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La Grotta del Serpente è una grande cisternadi età augustea costituita da tre navate longitudi-nali e quattro corridoi trasversali, con pilastri disostegno foderati e rinforzati da archi di raccor-do in perfetta opera mista in cubilia e blocchettidi tufo. Il notevole impegno costruttivo, destinatoal perfetto funzionamento di questo impianto,denota l’importanza di questa cisterna nel siste-ma di approvvigionamento dell’isola: data la suaposizione isolata a monte delle condotte idriche edelle ricche ville marittime, questa cisterna conogni probabilità serviva come bacino di raccoltasupplementare dell’acquedotto e riforniva diretta-mente la villa di S. Maria. La cisterna si apre suun ripido versante collinare che, tramite opportu-ne opere di canalizzazione dell’intero pendiosoprastante, permetteva di raccogliere e convo-gliare all’interno della conserva una notevolequantità di acqua piovana. Lo scavo delle galle-rie venne approfondito in orizzonta-le a partire dal fronte collinare ecomportò notevoli opere di conteni-mento e consolidamento in muratu-ra; la consistenza friabile della roc-cia inoltre non permetteva una per-fetta tenuta dei rivestimenti imper-meabili e rese necessario per tutto ilcorpo centrale della cisterna la fode-ratura in muratura dei pilastri.Questo accorgimento non fu suffi-ciente e i tecnici romani dovetteroprovvedere quasi subito a puntellarei pilastri e le volte con un sistema diarchi trasversali di sostegno. La posizione della struttura ha influi-

to sullo stato di conservazionecon il crollo parziale del frontemeridionale, più debole dellaparte interna perché addossatoalla collina; questa lacuna nonpermette di analizzare il sistemadi adduzione e di deduzionedelle acque che si apriva in que-sto settore. In analogia agli altriimpianti, doveva comunqueavere dei canali di accesso inalto e delle condotte d’uscita inpiombo (fistulae) poste pocosopra il pavimento; questo sofi-sticato sistema di tubature per-metteva, tramite saracinesche in

bronzo molto simili alle attuali, di condurre quan-do necessario l’acqua a pressione in vasche didecantazione e dissipazione, da cui poteva esse-re direttamente prelevata o nuovamente canalizza-ta verso la destinazione ultima d’utilizzo.Un lungo tratto delle condutture della cisterna furinvenuto nell’ottocento, ma nella maggior partedei casi il piombo delle fistulae è stato sistematica-mente recuperato nel Medioevo e nelle epochesuccessive. Questa pratica fu molto diffusa sulleIsole Pontine, dotate come sappiamo di un com-plesso e ramificato sistema di rifornimento idrico,ed è documentata anche nelle lettere papali: inparticolare Gregorio Magno (590-604 d.C.) sipreoccupa di conoscere l’ammontare totale dellerisorse di piombo ancora presenti sull’isola, dopoun primo recupero di 1500 libbre (quasi 500 kg),che dovevano essere destinate a coprire i costidell’erezione dei nuovi monasteri insulari.

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The Grotta del Serpente is a great cistern ofAugustan Age consisting of three longitudinal aislesand four intersecting corridors, with supporting pil-lars covered and reinforced with arches, perfectlyconstructed using small blocks and cubes of tuff. Thehigh quality of this construction reflects the importan-ce of this cistern for the water supply of the island. Infact, due to its isolated position above the watercanals and rich maritime villas, this cistern probablyserved as a supplementary collecting basin of theaqueduct and also supplied the villa of S. Mariadirectly. The cistern opens onto a steep hill slope and throughthe construction of a series of channels in the hillabove, it was possible to collect and direct a conside-rable quantity of water into the cistern. The excava-tion of the tunnels proceeded horizontally startingfrom the hill and required a considerable amount ofwalling to consolidate the structure. Furthermore, thefriable nature of the rock meant it was not possible to

waterproof the construction perfectly,making it necessary to cover the pillarsin masonry along the entire central partof the cistern. This work was not enough,however, and the Roman techniciansalmost immediately had to support thepillars and vaults with a system of sup-porting transverse arches. The position of the structure has influen-ced its state of conservation. In fact, thesouthern part has partially collapsed as itis weaker than the internal section beingconstructed on the hill slopes. Thismeans it is not possible to analyse thesystem of adduction and deduction of thewaters that flowed into this sector. In ana-logy with the other structures, however, itmust have had access canals up aboveand exit pipes in lead (fistulae) situatedslightly above the floor. This sophistica-

ted system of pipes made it possible, through bronzesluice gates, to direct the water under pressure, whennecessary, into settling and dissipation tanks. Fromthese containers, water could be drawn directly orchannelled off once more to the final destination.A long stretch of the pipes of the cistern was discoveredin the nineteenth century. However, in most cases, thelead of the fistulae was systematically retrieved inMedieval times or later. This practice was very wide-spread on the Pontine Isles, due, as we know, to the fact

it had a complex and branching water system. Thischaracteristic is well documented in the papal letters.Gregorio Magno (590-604 AD), in particular, wantedto know how much lead was still present on the island,following an initial retrieval of 1500 pounds (approxi-mately 500 kg), which was to be used to cover the con-struction costs of some new island monasteries.

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Planimetria della cisterna.Planimetry of the cistern.

Pilastri foderati in muratura.Pillars covered in masonry.

Murature ed archi di sostegno all’interno della cisterna.Masonry and supporting arches inside the cistern.

Valvola di bronzo con castello del maschio ad anello pertinente le tubature idriche.Round bronze valve pertaining to the water pipes.

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Lo sfruttamento minerario dell’isola di Ponza in etàmoderna è strettamente collegato all’estrazione delcaolino sull’isolotto di Gavi e, soprattutto, della ben-tonite nella zona delle Forna, dove è presente conampi giacimenti di ottima qualità e purezza. L’estrazione del caolino di Gavi, ottima argilla per laproduzione di maioliche, è testimoniata intorno aglianni venti del secolo scorso per il rifornimento dellefabbriche ceramiche di Napoli, mentre lo sfruttamen-to minerario della bentonite di Ponza inizia nel 1935per opera della S.A.M.I.P. (SocietàAnonima Mineraria Isole Pontine).Questo materiale argilloso, fino aquell’epoca poco conosciuto edestratto esclusivamente negli StatiUniti, ha svariati utilizzi industrialisoprattutto in campo edile nelleimpermeabilizzazioni, nel consolida-mento dei terreni e nelle perforazionipetrolifere profonde. Per la sua carat-teristica di rigonfiare a contatto conl’acqua formando un gel, è sfruttata anche in ambitoenologico, nei detersivi (la bentonite garantisce effet-to ammorbidente e antiridepositante dello sporco), inagricoltura come ammendante per la correzione deiterreni troppo sciolti e come componente degli antipa-rassitari, nei mangimi degli animali, nella produzionedella carta e in molte altre applicazioni ancora.Dal 1935 Ponza diventa sede della miniera di bento-nite più importante d’Europa, motore di sviluppo eco-nomico per l’isola ma al contempo elemento ingom-brante ed estraneo soprattutto da un punto di vistaambientale. La crescita è molto rapida e già nel1938 la miniera garantisce una capacità produttivagiornaliera pari a 400 tonnellate e un organizzatosistema di distribuzione del prodotto sia in Italia cheall’estero. La cava principale era collocata a Cala

dell’Acqua, ma eranoiniziati i lavori anche aCala Cecata, con colti-vazioni che avveniva-no in galleria e soprat-tutto con gradonaturea cielo aperto; eranostate inoltre costruite leprime infrastrutture concapannoni per lo stoc-caggio e l’essiccazio-ne, e il grande pontiledi caricamento.Fino al 1943 vennero

perforati complessivamente ca. 3000 metri: eranopresenti quattro capannoni, dove veniva raccolto ilmateriale prima dell’imbarco sui motovelieri cheattraccavano al lungo pontile; erano in funzione unacentrale termoelettrica, organi di macinazione e disollevamento del materiale grezzo, locomotori e fer-rovie per il trasporto e addirittura un laboratorio chi-mico. L’estrazione infine poteva raggiungere le50.000 tonnellate annue, per una produzione dibentonite pura nella nuova raffineria di S. Marinella

di ben 30.000 tonnellate. Dal dopoguerra l’isola di Ponza inizia ad assumerela sua naturale vocazione turistica e con essa nasco-no le prime forti opposizioni alla miniera; i lavori diestrazione comunque procedevano con buoni risulta-ti economici, il che spinse ad ulteriori investimenti sul-l’isola con la costruzione di una nuova raffineria aCala dell’Acqua che aggravò l’impatto negativodella miniera con ulteriori problemi di inquinamento.La lotta dei Ponzesi contro la miniera di bentonitedurò decenni raggiungendo l’apice nel 1976 quan-do la miniera chiude definitivamente la sua attivitàdurata per ben quaranta anni, lasciando un pesanteretaggio e profonde ferite ancora aperte sul fragileterritorio isolano, comunque testimonianza di archeo-logia industriale.

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The exploitation of minerals on the island of Ponzain modern times predominantly concerned the extrac-tion of kaolin on the small island of Gavi and, above all,of bentonite in the area around Forne, where there areconsiderable reserves of high quality. The extraction of kaolin at Gavi (excellent clay used inthe production of majolica) took place in the 1920s sup-plying the ceramic factories in Naples, while the extrac-tion of bentonite started in 1935 through the S.A.M.I.P.(Società Anonima Mineraria Isole Pontine). This clay,which had previously been little considered and whichwas only extracted in the United States, has many uses,above all in construction and waterproofing, in the con-solidation of land and in the drilling of deep oil wells.Due to the fact it swells when it comes into contact withwater forming a gel, it is also used in many fields inclu-ding oenology, detergents (bentonite guarantees softe-ning and blocks the depositing of dirt), agriculture torebalance excessively sandy soils and as a componentof pesticides, animal feed, and paper production.From 1935, Ponza became the most important area inEurope for the production of bentonite. This mining acti-vity was particularly important for the economic develop-ment of the island, but it created problems from an envi-ronmental point of view. The growth of the industry wasvery rapid. In fact, in 1938 the mine could already gua-rantee a daily production of 400 tonnes and a networkwhich could distribute the product both in Italy and abro-ad. The principal cavern was situated at Caladell’Acqua, but work was also initiated at Cala Cecata,with extraction taking place in tunnels and above allthrough open pits. The first infrastructures were also builtat that time which included large warehouses for the sto-rage and drying of the product, and a loading wharf.Up to 1943, about 3000 metres of land had been drilled:there were four large warehouses where the extractedmaterials were stored before being loaded onto motor-sailers which docked in at the wharf and a thermoelec-tric power station was also operating. Furthermore,there was also machinery for the lifting of the raw pro-duct, a railway network for the transport of materialsand even a chemical laboratory. Extraction was able to

reach an annual level of 50,000 tonnes, resulting in aproduction of 30,000 tonnes of pure bentonite in the newrefinery at S. Marinella. After the second world war, the island of Ponza startedto assume its more natural role as a tourist attraction.One consequence of this was the beginning of strongopposition against mining on the island. However,extraction continued producing good economic returnsand, therefore, further investment on the island inclu-ding the construction of a new refinery at Caladell’Acqua which worsened the negative impact of themine and increased pollution levels.The struggle of the people of Ponza against the minecontinued for decades resulting in its definitive closurein 1976 after 40 years of production. However, deepopen wounds in the lands of the island remained whichare still visible today, but which, however, represent aninteresting example of industrial archaeology.

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Le miniere di Ponza.The mines of Ponza.

Cala dell’Acqua e il promontorio di Punta del Papacon l’area della ex miniera.Cala dell’Acqua and the promontory of Punta del Papa including the area where the mine was located.

Foto d’epoca.Photographs.

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Appunti

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Finito di stampare nel mese di Aprile 2009da Editrice Publigiovane SCarlStampato su carta Ecologica certificata FSC

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