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CORSO BASE IMPIANTI ELETTRICI MODULO 1 – DISTRIBUZIONE DELL’ENERGIA Vesione 03 / 2010 Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 1

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  • CORSO BASE

    IMPIANTI ELETTRICI

    MODULO 1 DISTRIBUZIONE DELLENERGIA

    Vesione 03 / 2010

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 1

  • RICHIAMI DI ELETTROTECNICA

    Obiettivi generali dellelettrotecnica

    Lelettricit ha modificato radicalmente il mondo. Lo sfruttamento

    dellelettricit per scopi civili ed industriali cominciato agli inizi del XX secolo.

    Oggi assolutamente impensabile la vita senza lutilizzo dellenergia elettrica.

    Pensiamo alle migliaia di oggetti che non potrebbero essere usati; ormai, senza

    elettricit praticamente niente pu funzionare. Un mondo senza elettricit

    oggi assolutamente impensabile.

    Lelettricit che comunemente utilizzata in tutti gli oggetti che abbiamo

    citato ha essenzialmente due scopi:

    trasportare energia e convertirla. Ad esempio, un ascensore utilizza energia elettrica per compiere un lavoro meccanico; in questo caso

    si dice che lenergia elettrica viene convertita in energia meccanica.

    Un treno oppure un tram utilizza lenergia elettrica per muoversi

    sulla superficie terrestre, vincendo gli attriti e le forze

    aerodinamiche;

    trasportare informazioni sotto forma elettrica. Ad esempio, il telefono funziona per mezzo dellelettricit, ma lo scopo del sistema

    telefonico non quello di trasferire energia, bens comunicazione, e

    quindi informazione. Lo stesso si applica ai sistemi di telefonia

    cellulare, ai sistemi telegrafici, a quelli televisivi e radiofonici; ed

    anche alle singole apparecchiature, da quelle pi elementari (radio,

    registratori, televisori) a quelle pi complicate (radar di bordo,

    radiotelescopi, antenne).

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  • Lelettricit che viene utilizzata per scopi energetici viene generata in

    impianti detti centrali elettriche. Le centrali di tipo convenzionale sono di vari

    tipi: termoelettriche, idroelettriche, nucleari, eoliche, solari, etc

    Nelle centrali termoelettriche, lenergia dei combustibili (gas naturale, olio

    pesante, carbone) viene utilizzata per muovere una turbina (a gas o a vapore)

    che accoppiata ad un generatore elettrico, un dispositivo che tramuta energia

    meccanica in energia elettrica. Nelle centrali idroelettriche, una turbina

    idraulica (Francis, Pelton, Kaplan,...) tramuta energia di posizione in energia

    meccanica; di nuovo, un generatore elettrico converte energia meccanica in

    energia idraulica. Nelle centrali nucleari, lenergia del combustibile nucleare

    utilizzata per riscaldare ed a surriscaldare lacqua, che viene utilizzata per

    muovere una turbina a vapore la quale accoppiata ad un generatore elettrico.

    Le centrali eoliche e solari, anche se riferite ad energie rinnovabili, coprono

    solo una piccola parte del fabbisogno totale e normalmente vengono utilizzate

    in luoghi dove non ci sia altra forma conveniente per la generazione o il

    trasporto dellenergia (zone polari, montagne).

    Scopi ed obiettivi dellelettrotecnica:

    determinare in ogni punto ed in ogni istante i valori di corrente e di tensione, di campo elettrico e di campo magnetico;

    calcolo di grandezze associate alla tensione ed alla corrente, ad esempio potenza ed energia elettrica;

    calcolo di valori minimi, massimi, medi ed efficaci di tensione, corrente, potenza, energia. Il tutto dedicato a:

    contabilizzazione dellenergia; dimensionamento dei sistemi, degli impianti e dei dispositivi; sicurezza e protezione.

    fornire metodologie di analisi applicate a: calcolo di circuiti; calcolo di campi;

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  • misure su circuiti; misure su campi.

    dare metodi di progettazione: metodi di analisi e di ottimizzazione; programmi di calcolo; programmi di dimensionamento.

    I numeri complessi

    Che cosa vuol dire determinare la radice quadrata di un numero? Vuol dire

    calcolare quellaltro numero il quale, moltiplicato per se stesso, d proprio il

    numero di partenza.

    Ad esempio, quale la radice quadrata di 4? E 2, perch (2 x 2) = 4. In

    effetti, anche 2 la radice quadrata di 4, perch (-2 x -2) = 4. In generale,

    se a un numero maggiore di zero e b la sua radice quadrata, anche b la

    radice quadrata di a.

    Ma che succede se a negativo? Ad esempio, quale la radice quadrata

    di 2? Non esiste, semplicemente. Per a noi far comodo inventare una

    soluzione a questo problema. Cos ci viene in mente di dire: un numero

    negativo pu sempre essere posto sotto la forma (-a), in cui a un numero

    positivo. Daltronde, -a = (-1) x a. Allora la radice quadrata di (-a) si scrive:

    )(a)(aa 11 ==

    Il problema non cambiato molto, perch ora abbiamo il prodotto della

    radice quadrata di un numero positivo (a) per la radice quadrata del numero

    negativo (-1). La radice quadrata di un numero positivo ora possiamo

    eseguirla, ma rimane la radice quadrata di un numero negativo (-1). Poich

    per questa operazione pu essere eseguita per qualsiasi numero negativo,

    adesso ci inventiamo un fatto: chiamiamo j la radice quadrata di (-1):

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  • )(j 1=

    Ma, si dir, la radice di un numero negativo non esiste, non pu esistere!

    E vero, ma ce lo possiamo immaginare: e perci diciamo che j un numero

    immaginario. Anzi, siccome j x j = -1, allora noi chiamiamo j lunit

    immaginaria. Con questo sistema, la radice quadrata di 16 pari a j4, quella

    di 100 a j10, quella di 400 a j20, e cos via. j un numero strano, in

    quanto, come abbiamo detto, j x j = - 1, ed ha anche delle propriet

    abbastanza difficili da capire: basti pensare che 1 / j = - j . Daltronde, j un

    numero immaginario, e si possono pensare stranezze molto pi astruse di

    questa!

    Ora, i numeri immaginari sono del tutto simili a quelli reali, ma non

    devono essere confusi con essi. Ed quindi possibile immaginare un numero

    che sia un po reale ed un po immaginario, ad esempio 4 + j 6. Questi numeri

    (che hanno una parte reale ed una parte immaginaria) si chiamano numeri

    complessi.

    Vediamo qualche regola sui numeri complessi:

    jab)jb(a = )b/a(j)jb/(a = )c/b(j)c/a(c/)jba( +=+

    )c/a(j)c/b()jc/jb()jc/a()jc/()jba( =+=+ )db(j)ca()jdc()jba( +++=+++ )db(j)ca()jdc()jba( ++=++

    )bcad(j)bdac()jdc()jba( ++=++ [ ] )dc/()bcad(j)bdac()jdc/()jba( 22 ++++=++

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  • Nozioni introduttive di matematica e di trigonometria

    Un angolo una parte di piano contenuta tra due semirette ed un arco di

    circonferenza. Gli angoli si misurano generalmente in gradi. Tra gli angoli

    notevoli ricordiamo:

    angolo di 90 gradi (angolo retto)

    angolo di 180 gradi (angolo piatto)

    angolo di 360 gradi (angolo giro)

    T a b . 1 A n g o l i f o n d a m e n t a l i

    Per convenzione, gli angoli sono indicati con le lettere minuscole

    dellalfabeto greco: ... In generale, sarebbe possibile misurare un angolo con basi differenti da

    quella convenzionale (360 gradi per un angolo giro). Si potrebbero comunque

    ideare metodi di misura degli angoli per i quali langolo giro vale 100 gradi,

    oppure 1000 gradi, oppure 33 gradi, oppure 2 gradi. Qualsiasi valore attribuito

    allangolo giro potrebbe avere un senso, in quanto lasciato alla scelta

    dellutilizzatore.

    C per un sistema di misura degli angoli che , per cos dire, intrinseco.

    Consideriamo la Fig.1, nella quale disegnato un angolo piatto, un arco e due

    semirette che delimitano un angolo (chiamato in Fig.1). Un modo possibile di misurare langolo a consiste nel definirlo come rapporto tra la lunghezza

    dellarco e quella del raggio:

    = (lunghezza arco) / ( lunghezza raggio)

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  • arcoraggio

    O P

    Q

    F i g . 1 D e f i n i z i o n e d e l l a n g o l o i n r a d i a n t i

    Questo modo di misurare un angolo si chiama in radianti.

    Poich la lunghezza della circonferenza pari a 2 r (il valore numerico di 3.1415927...) il valore dellangolo giro in radianti pari a 2 .

    Angolo in gradi Equivalente in radianti 0 0 30 / 6 = 0.52 45 / 4 = 0.85 60 2 / 3 = 2.09 90 / 2 = 1.57 180 = 3.14 270 3 / 2 = 4.71 360 2 = 3.14

    T a b . 2 - C o n v e r s i o n e g r a d i - r a d i a n t i

    Prendiamo adesso in esame un angolo generico, che chiameremo

    nuovamente . Consideriamo (per convenzione) che larco di cerchio che lo definisce abbia sempre inizio nel punto P, e che abbia sempre direzione

    antioraria.

    Prendiamo in esame la proiezione del punto Q sullasse orizzontale, e sia R

    il punto risultante da questa proiezione (Fig. 2). E ovvio che, per il teorema di

    Pitagora, la lunghezza del segmento OR, quella del segmento RQ e quella del

    raggio OQ sono legate dalla relazione:

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  • (OR)2 + (RQ) 2 = (OQ) 2

    Il rapporto tra la lunghezza QR e la lunghezza OQ viene comunemente

    chiamato seno dellangolo , e viene indicato con il simbolo sin: sin = (QR) / (OQ)

    Analogamente, il rapporto tra la lunghezza OR e la lunghezza OQ viene

    comunemente chiamato coseno dellangolo , e viene indicato con il simbolo cos:

    cos = (OR) / (OQ)

    arcoraggio

    O P

    Q

    R

    F i g . 2 D e f i n i z i o n e d i s e n o d i u n a n g o l o

    Al variare dellangolo tra 0 e 360 gradi, o, ci che lo stesso, tra 0 e 2 radianti, le nuove grandezze cos introdotte (seno e coseno) hanno valore

    massimo 1 e valore minimo 1. Inoltre, qualsiasi sia langolo esse sono comunque legate dalla applicazione del teorema di Pitagora:

    (sin . sin )+ (cos . cos ) = sin2 + cos2 = 1 Di seguito sono riportati alcuni valori significativi di funzioni seno e coseno

    di alcuni angoli particolari.

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  • angolo (gradi) angolo (radianti) seno () coseno () 0 0 0 1 30 / 6 = 0.52 0.866 0.5 45 / 4 = 0.85 22 / = 0.707 22 / = 0.707 60 2 / 3 = 2.09 0.5 23 / = 0.866 90 / 2 = 1.57 1 0 180 = 3.14 0 -1 270 3 / 2 = 4.71 -1 0 360 2 = 6.28 0 1

    T a b . 3 S e n i e c o s e n i d i a n g o l i n o t i

    Le funzioni seno e coseno sono comunemente chiamate funzioni

    trigonometriche, insieme alla tangente, alla cotangente, alla secante ed alla

    cosecante. Per i nostri scopi sufficiente definire la tangente:

    tangente() = seno() / coseno() Non sar inutile descrivere landamento delle due funzioni seno e coseno

    al variare dellangolo , che riportato nella Fig. 3. La Fig. 3 conferma le grandezze definite nella tabella: la funzione coseno

    parte dal valore 1 per zero gradi, arriva al valore 0 a 90 gradi, ha valore 1 a

    180 gradi, si azzera di nuovo a 270 gradi, ed arriva al valore 1 a 360 gradi. La

    funzione seno parte dal valore 0 per zero gradi, arriva al valore 1 a 90 gradi,

    ha valore 0 a 180 gradi, raggiunge il valore 1 a 270 gradi, e presenta

    nuovamente il valore 0 a 360 gradi.

    0 30 60 90 120 150 180 210 240 270 300 330 360

    0

    0.5

    1

    0

    -0.5

    -1

    sin(alfa) cos(alfa)

    F i g . 3 F u n i z i o n i s e n o e c o s e n o

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  • Come si fa praticamente a calcolare il valore del seno e del coseno di un

    angolo? La maggior parte delle calcolatrici da tavolo permette questa

    operazione; ma possibile anche per mezzo della Fig.3, tracciando una

    verticale per il valore dellangolo voluto ed andando a leggere sullasse

    verticale il valore del seno e del coseno (che, ricordiamo, sempre e

    comunque inferiore ad 1 e maggiore di -1).

    La Fig.4 riassume quanto finora descritto.

    raggio arcoseno

    coseno

    F i g . 4 P r i n c i p a l i d e f i n i z i o n i t r i g o n o m e t r i c h e

    Corrente e tensione

    Un corpo in cui il numero di cariche negative (elettroni) supera quello delle

    cariche positive (protoni) si dice carico negativamente. Un corpo in cui invece il

    numero di carico positive supera quello di cariche negative si dice carico

    positivamente. Le cariche distribuite sulla superficie di un corpo elettrizzato

    sono soggette alle forze repulsive che ne determinano la distribuzione

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  • superficiale. La risultante delle forze agenti sulla carica situata su un

    elementino di superficie si dice Tensione elettrostatica.

    Per corrente elettrica si intende un flusso ordinato di elettroni.

    Il movimento di cariche elettriche pu presentarsi in percorsi definiti

    allinterno di materiali come rame ed alluminio che sono perci considerati

    buoni conduttori di elettricit.

    Al contrario i mezzi materiali isolanti quali porcellana, mica,vetro, aria

    sono mediocri conduttori. Gli isolanti impediscono alle cariche elettriche di

    uscire dai loro percorsi abituali.

    La corrente rappresenta la velocit di movimento delle cariche elettriche in

    un circuito,ossia lungo un percorso chiuso.

    La corrente una grandezza vettoriale.

    Ha bisogno per essere definita di un valore per lintensit ,di uno per la

    direzione ed uno per il verso.

    La direzione definita dalla geometria del corpo, il verso convenzionale

    opposto a quello reale di scorrimento degli elettroni nel materiale conduttore.

    F i g . 5 - F l u s s o d i c a r i c h e e l e t t r i c h e

    Ricapitolando, la tensione pu essere altrimenti chiamata differenza di

    potenziale tra due punti a diverso potenziale elettrico di un circuito; questa

    disponibilit di energia pu dar luogo ad un flusso di cariche elettriche (una

    volta chiuso il circuito) chiamato corrente elettrica.

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  • Unit di misura delle grandezze elettriche

    Si definiscono di seguito le principali grandezze elettriche:

    L' Ampere (A) l'intensit di una corrente costante che percorrendo due

    conduttori paralleli indefiniti di sezione trascurabile, posti a distanza di un

    metro nel vuoto, produce una forza di 2 . 10-7 Newton per ogni metro di

    lunghezza.

    L'Ampere/metro (A/m) l'unit di misura dell'intensit del campo

    magnetico.

    Il Coulomb (C) la quantit di elettricit trasportata in un secondo da 1 A,

    l'unit di misura della carica.

    Il Volt (V) la differenza di potenziale elettrico tra due punti di un

    conduttore attraversato da una corrente costante di 1 A che dissipa la potenza

    di un Watt.

    L'Ohm () la resistenza di un conduttore ai cui capi una differenza di

    potenziale di 1 V produce una corrente di 1 A.

    L'Henry (H) l'induttanza di un circuito in cui si manifesta una forza

    elettromotrice di 1 V quando la corrente elettrica nel circuito varia

    uniformemente alla velocit di 1 A/sec.

    Il Farad (F) la capacit di un condensatore tra le cui armature si

    manifesta una differenza di potenziale di 1 V quando caricato da un Coulomb

    di elettricit.

    Il Weber (Wb) il flusso magnetico che concatenando un circuito produce

    in esso una tensione di 1 V quando si riduce a zero, a velocit costante, in un

    secondo.

    Il Tesla (T) l'induzione magnetica uguale ad 1 weber su un metro

    quadrato (densit di flusso magnetico)

    Si riporta di seguito l'elenco della maggior parte delle grandezze elettriche

    specificando il simbolo e l'unit di misura:

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  • Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 13Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 13

  • Grandezze scalari e vettoriali

    Alcune grandezze fisiche sono perfettamente determinate dal numero che

    fissa la loro misura. Tali grandezze si dicono scalari.

    Esempi: Lunghezza di un segmento, la durata di un intervallo di tempo,

    lenergia necessaria per sollevare un corpo, la temperatura.

    Nello studio di situazioni fisiche e quindi anche elettrotecniche si

    incontrano regioni dello spazio in ogni punto delle quali definita una certa

    grandezza scalare: tali regioni si chiamano campi scalari e nel caso in cui la

    grandezza in questione sia costante nel tempo il campo si dice stazionario.

    Altre grandezze, invece, non sono definite soltanto da un numero che fissa

    la loro misura, ma anche di una direzione ed un verso.

    Tali grandezze si dicono vettori. Esempi: lo spostamento di un corpo, la

    velocit di un corpo, laccelerazione, ossia la variazione della velocit di un

    dato corpo, le forze agenti sul corpo. Un vettore viene di solito indicato con la

    lettera scritta con una quantit maggiore di inchiostro (A) o con la lettera

    munita di una freccia sulla testa Ar.

    Convenzionalmente, sul piano del disegno un vettore viene descritto con

    un segmento orientato, dotato quindi non solo di direzione ma anche di verso.

    Se si indicano con P1 e P2 linizio e la fine del segmento orientato che

    rappresenta un vettore, la direzione del vettore quella della linea che

    congiunge P1 e P2, il verso quello indicato dalla freccia, ossia quello che porta

    da P1 e P2, mentre la lunghezza o modulo o intensit la misura del segmento

    P1 P2, Fig.6.

    La lunghezza si indica con | A |.

    Un vettore di lunghezza unitaria si dice versore.

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  • F i g . 6 - R a p p r e s e n t a z i o n e d i u n v e t t o r e

    A volte potrebbe essere di notevole interesse considerare un particolare

    segmento che rappresenti il vettore A: quello che ha origine nel particolare

    punto P1. Tale vettore si dice vettore applicato e si usa il simbolo P1A.

    Il vettore di lunghezza 0 si chiama vettore nullo;la sua direzione ed il suo

    verso non sono per determinabili.

    Relativamente alle propriet grandezze vettoriali si pu affermare quanto

    segue.

    Due vettori si dicono uguali se hanno la stessa lunghezza, la stessa

    direzione e lo stesso verso.

    Se due vettori hanno la stessa intensit,la stessa direzione ma verso

    opposto allora A=-B ,Fig.7.

    Dati due vettori si definisce somma o risultante un vettore C=A+ B

    ottenuto portando il punto iniziale di uno dei due segmenti a coincidere con il

    punto finale dellaltro e congiungendo lorigine di A con il punto finale di B.

    Questa la regola del parallelogramma. Fig.8.

    F i g . 7 - V e t t o r e e s u o o p p o s t o

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  • F i g . 8 - R e g o l a d e l p a r a l l e l o g r a m m a

    Il prodotto di un vettore per uno scalare s un nuovo vettore che ha la

    stessa direzione del primo, lunghezza s volte quella del primo, verso

    coincidente oppure opposto a quello del primo secondo che s sia positivo o

    negativo.

    Al fine di chiarire il concetto di componente di un vettore si definisce

    quanto segue: sia A un generico vettore ed r una retta dello spazio che

    individui su di esso una generica direzione. Si traccino le rette c e d passanti

    ognuna per uno dei due estremi di A e perpendicolari ad r. I punti di

    intersezione di c e d su r sono i punti R1 ed R2. Il segmento che congiunge

    questi due punti un nuovo vettore A di lunghezza pari al segmento R1 R2

    direzione r e verso da R1 ad R2.

    Tale vettore la componente ortogonale del vettore secondo la retta r

    (Fig.9).

    F i g . 9 - C o m p o n e n t i d i u n v e t t o r e

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  • Se si costruiscono le componenti di un vettore OA secondo tre rette

    orientate x,y,z ortogonali fra loro (x,y,z) sono detti assi cartesiani e

    rappresentano schematicamente lo spazio tridimensionale in cui viviamo) si

    ottengono le coordinate cartesiane di A: Ax ,Ay ,Az. Fig.10.

    In generale:

    222zyx AAAA ++=

    F i g . 1 0 - A s s i c a r t e s i a n i e c o o r d i n a t e c a r t e s i a n e

    Dati due vettori, si definisce prodotto scalare tra di essi e lo si indica, in

    base a convenzioni internazionali, A B, il prodotto dellintensit del primo vettore per lintensit della componente del secondo vettore secondo una retta

    r parallela al primo vettore ed orientata come esso.

    Il risultato delloperazione una grandezza scalare, cio un numero:

    C = A B cos (con angolo tra A e B) Dati due vettori si definisce, invece, prodotto vettoriale dei due e per

    convenzione si indica con C il risultato di tale prodotto, quelloperazione tra

    vettori che porta alla costruzione di un nuovo vettore cos definito: C=AB. Lintensit di tale nuovo vettore uguale al prodotto dellintensit del

    primo per lintensit della componente del secondo vettore su una retta s

    perpendicolare al primo vettore e passante per lestremo senza freccia di esso.

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  • La direzione perpendicolare al piano formato dai due vettori di cui dovr

    trovare il prodotto vettoriale.

    Il verso tale che i tre vettori definiti formino una terna destra levogira.

    Per individuare facilmente il verso del vettore prodotto si pu usare una

    regola semplice: si ponga la mano destra in modo che le dita nello stringersi a

    pugno si muovano nella stessa maniera della rotazione che porterebbe il primo

    vettore sul secondo attraverso un angolo minore di 180: la direzione ed il

    verso del pollice eretto danno verso e direzione del vettore prodotto. Fig.11.

    F i g . 1 1 - R e g o l a d e l l a m a n o d e s t r a - T e r n a l e v o g i r a - T e r n a l e v o g i r a e n t r a n t e

    Si definisce quindi il prodotto vettoriale come C = A B sin.

    La resistenza elettrica

    La resistenza un parametro caratteristico del materiale e rappresenta la

    resistenza che il materiale in questione pone quando viene attraversato dalla

    corrente.

    La resistenza funzione della resistivit del materiale del materiale,

    della lunghezza l del conduttore e della sezione trasversale S. Un conduttore

    con le caratteristiche sopra citate presenta una resistenza data da : R = l / S.

    La resistenza si misura in . La resistivit si misura in [ m], ed indica la resistenza di un conduttore di lunghezza pari ad 1 m e di sezione pari ad 1 m2.

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  • Alternativamente, poich i valori precedentemente definiti sono molto

    piccoli, la resistivit pu essere indicata in [ mm2 / m], ed indica la resistenza di un conduttore di lunghezza pari ad 1 m e di sezione pari ad 1 mm2.

    A temperatura costante la resistenza ha un valore costante e positivo.

    L'inverso della resistivit la conducibilit: =1/, l'inverso della

    resistenza la conduttanza: G= 1/R= S/l .

    Per dare una spiegazione fisica della resistenza, si pu procedere iniziando

    a dire che in un atomo isolato gli elettroni sono ripartiti secondo definiti livelli

    di energia. La ripartizione degli elettroni dell'atomo per differenti livelli tale

    da rendere l'energia totale minima e i livelli pi profondi corrispondenti alla

    minore energia. Se si fornisce energia ad un elettrone lo si pu elevare rispetto

    al suo livello primitivo. Si dice allora che l'atomo eccitato.

    Il livello di energia dell'atomo pi vicino al nucleo quello in cui gli

    elettroni sono pi attirati al nucleo, mentre gli elettroni sul livello pi esterno

    sono quelli che sono attratti dal nucleo con una forza minore.

    Quando si fornisce energia ad un elettrone che si trova al livello pi

    esterno dell'atomo (l'atomo viene eccitato), questa energia pu essere

    sufficiente per separare l'elettrone dal nucleo.

    La conducibilit di un materiale dipende dalla facilit con cui un elettrone

    pu essere separato dal proprio nucleo, infatti si considerata la corrente

    come un flusso ordinato di elettroni, quindi: quanto pi facile che in un

    atomo un elettrone si separi dal proprio nucleo, tanto pi il materiale composto

    da tali atomi si considera conduttore. Esistono materiali pi o meno conduttori

    a seconda dell'energia con cui il nucleo attrae a s gli elettroni.

    Un materiale si dice isolante se composto da atomi che trattengono con

    maggiore energia i propri elettroni, ostacolando il passaggio di corrente.

    Esistono materiali pi o meno isolanti.

    I conduttori sono generalmente dei metalli.

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  • L'esperienza mostra che la resistivit di un metallo cresce con la

    temperatura c e con il grado di impurezza.

    La resistivit pu esprimersi con la formula:

    ( )c += 00 1 in cui 0 e 0 sono rispettivamente la resistivit e il coefficiente di

    temperatura a 0C. Poich le prove sono generalmente effettuate a

    temperature vicine a 20 C si preferisce generalmente la formula:

    ( )+= 2020 1 con: = c 20 C il coefficiente 20 pu variare molto in alcune condizioni particolari. Per

    alcuni metalli, quali il piombo lo stagno, alluminio, lo zinco, la resistivit si

    annulla bruscamente ad una temperatura assoluta di alcuni gradi.

    T a b . 4 - R e s i s t i v i t , c o n d u c i b i l i t e c o e f f i c i e n t e d i t e m p e r a t u r a d i c o n d u t t o r i a 2 0 C

    Nelle leghe la legge di variazione della resistivit con la temperatura

    generalmente complessa a causa delle modifiche che la temperatura determina

    nella loro struttura. Le leghe hanno una resistivit pi grande della resistivit

    dei metalli componenti. Ci spiega l'impiego diffuso del rame elettrolitico.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 20

  • Nel campo degli impianti, va posta particolare attenzione alla

    configurazione elettrica del terreno; ci e di vitale importanza per gli impianti

    di m

    valori di resistivit t, di permettivit t e di permeabilit

    mag

    re una

    strut

    pila ed un interruttore. Collegando opportun

    circu

    essa a terra.

    Le propriet elettriche dei materiali costituenti il terreno possono essere

    caratterizzate dai

    netica t. Tali grandezze specifiche sono influenzate da parecchi parametri

    e quindi di difficile valutazione. La conduzione del terreno generalmente di

    tipo elettrolitico e si manifesta in una soluzione acquosa di sali comuni.

    In generale la resistivit del terreno non costante, ma varia a seconda di

    molti fattori. Se si vuole progettare un impianto di terra per protegge

    tura, per esempio da fulminazione atmosferica o da qualsiasi altro tipo di

    sovratensioni pericolose, la resistivit del terreno del luogo in cui si vuole fare

    il progetto un parametro molto importante. Tale valore dipende dalla

    conformazione del terreno (argilloso, calcareo ecc.), dall'umidit (un aumento

    dell'umidit determina una diminuzione della resistivit), dalla temperatura e

    dal contenuto di sali sciolti nel terreno.

    La legge di ohm in corrente continu

    Si consideri un conduttore metallico (filo nduttore), una lampada, una

    ito di Fig.12.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 21

    F i g . 1 2 C i r c u i t o c o n g e n e r a t o r e d i c o ri n t e r r u t t o r e e c a r i c o ( la

    coamente tali elementi si ha il

    Ing. Stefano ELIA

    r e n t e c o n t i n u a ( p i l a ) , a m p a d a )

  • Al momento della chiusura dell'interruttore si ha un passaggio di corrente

    nel circuito (filo conduttore e lampada) che determina l'accensione della

    lampada.

    La differenza di potenziale esistente tra i poli della pila causa il passaggio

    della corrente continua nel circuito; infatti, come gi detto, il passaggio di

    corren ziale

    inferiore. Si indica co li (+ e -) della pila,

    con

    V=RI

    stituito da:

    uno o pi generatori ( come la pila gi vista); ui ci si

    serve per un determinato scopo (lampada come nell'esempio

    precedente);

    conduttori che servono a collegare al generatore gli utilizzatori.

    te va dal punto a potenziale maggiore verso il punto a poten

    n V la differenza di potenziale tra i po

    R la resistenza del filo e della lampada e con I la corrente che circola.

    La legge di Ohm mette in relazione tali grandezze:

    In funzione della conduttanza G la formula sopra indicata si scrive:

    V=I/G

    Convenzionalmente si attribuiscono alla tensione V e alla corrente I versi

    opposti.

    Quindi in generale un circuito schematicamente co

    uno o pi componenti circuitali o utilizzatori, dispositivi di c

    F i g . 1 3 - C a d u t a d i t e n s i o n e s u u n a r e s i s t e n z a

    Quanto ai componenti circuitali si pu distinguere tra essi quelli ohmici da

    quelli n to

    completamente descritto dalla legge di Ohm ossia:

    on ohmici. I componenti ohmici sono quelli il cui comportamen

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 22

  • F i g . 1 4 - C a r a t t e r i s t i c a V - I d i u n r e s i s t o r e l i n e a r e

    I componenti non ohmici invece sono quelli che non seguono la legge di

    Ohm.

    La Fig.15.a rappresenta la caratteristica tensione-corrente di un diodo; la

    Fig.15.b rappresenta la caratteristica tensione-corrente per un tubo a gas a

    bassa pressione.

    F i g . 1 5 C a r a t t e r i s t i c h e V - I , r i s p e t t i v a m e n t e , d i u n d i o d o e d i u n t u b o a g a s a b a s s a p r e s s i o n e

    In altri termini la legge di Ohm, sopra descritta, rappresenta la caduta di

    tensione che si verifica al passaggio di corrente attraverso una resistenza.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 23

  • Si consideri un circuito costituito da una pila e da due resistenza R1 e R2,

    come in Fig.16:

    F i g . 1 6 C i r c u i t o c o n d u e r e s i s t e n z e s e r i e

    il punto A ed il punto C maggior della differenza di potenziale misurata tra i

    punt

    di

    pote

    Va-Vb = Vab= R1I

    In questo caso Vab rappresenta la differenza di potenziale (o caduta di

    tensione) sul circuito dovuta alla resistenza R1.

    Resistenze in serie ed in parallelo

    Per applicare la legge di Ohm ad un insieme di conduttori filiformi

    necessario definire la loro resistenza equivalente e cio la resistenza che per

    una stessa corrente I produce la medesima caduta di tensione.

    Al passaggio di corrente nel circuito la differenza di potenziale misurata tra

    i B e D; essendo il potenziale in C uguale a quello in D ci significa che il

    potenziale in A maggiore di quello in B si ha quindi una differenza

    nziale

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 24

  • F i g . 1 7 R e s i s t e n z e i n s e r i e

    Si considerino le resistenze R1, R2, R3, di Fig.16. Si Dice che tali resistenze

    sono collegate in serie. Par mento in serie che ogni

    resis

    nale al valore della singola

    resistenza) e comunque minore della tensione V applicata. Quindi in un

    collegamento serie la tensione V che si applica ai capi del collegamento si

    te. Per la legge di Ohm si pu

    quindi scrivere:

    ento serie.

    Nel caso in cui R1=R2=R3 allora si ha R=3R1 e V=3R1I . In questo caso su

    ogni resistenza si ha la stessa caduta di tensione (o, in altri termini, la stessa

    differenza di potenziale).

    Si considerino due resistenze collegate in serie; ai capi del collegamento

    sia imposta una tensione V. Si 1(ai capi di R1) e V2

    (ai capi di R2) conoscendo R1, R2, V; a tal fine si ricava la corrente I :

    ticolarit del collega

    tenza attraversata dalla stessa corrente I, mentre ai capi di ciascuna

    resistenza si trova una tensione (proporzio

    distribuisce tra le resistenze che ne fanno par

    V= V1+V2+V3 = R1I + R2I + R3I = (R1+R2+R3) I =RI

    R viene quindi chiamata resistenza equivalente del collegam

    vuole trovare la tensione V

    21 RRVI +=

    Essendo poi V =R I e V =R I: 1 1 2 2

    VRR

    RV += 211

    1

    e

    VRR

    RV += 212

    2

    Si ha invece un collegamento parallelo quando:

    In questo tipo di collegamento le resistenze si trovano sottoposte tutte

    alla nte

    a ci

    stessa differenza di potenziale (oppure tensione), mentre (contrariame

    che avviene per il collegamento in serie) sono attraversate da correnti

    differenti.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 25

  • F i g . 1 8 R e s i s t e n z e i n p a r a l l e l o

    Si pu quindi scrivere:

    2+G3)V = GV

    Con G si intende la conduttanza equivalente. Si trova quindi la resistenza

    sione V sono anche attraversate dalla stessa corrente I1 e la

    conduttanza equivalente G =3G1, mentre I=3G1V.

    Si considerino due resistenze collegate in parallelo. Si vuole calcolare la

    corrente I1 e I2 conoscendo il valore della corrente I, ed i valori di R1 e di R2:

    I=I1+I2

    I=I1 + I2 + I3 = G1V +G2V + G3V = (G1+G

    equivalente R=1/G.

    Nel caso in cui R1=R2=R3, allora le tre resistenze oltre ad essere poste alla

    stessa ten

    111 R

    VVGI == e 2

    22 RVVGI ==

    Sostituendo si ha :

    VRRVI +=RRRR

    += 1211 2121

    RRRR

    GIRIV +

    === 21 I21

    IRR

    R + 212

    I =1 IRR

    RI += 211

    2

    Se R1=R2 allora la corrente su ciascun ramo la met di I.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 26

  • Pot

    e di tensione (ad esempio

    una batteria) ed un resistore di resistenza

    associata alla corrente I :

    P=VI

    Mantenendo questa situazione nel tempo (t) la batteria eroga una

    energia:

    E= Pt

    che si trasforma in calore nella resistenza R.

    enza ed energia in regime continuo

    In un circuito elettrico costituito da una sorgent

    R, se V la differenza di potenziale

    ai capi della batteria ed I la corrente nel circuito, la potenza elettrica (P)

    V R

    B

    A

    F i g . 1 9 G e n e r a t o r e d i t e n s i o n e a l t e r n a t a c a r i c a t o s u r e s i s t e n z a

    La potenza complessiva che eroga il generatore viene tutta assorbita dalla

    resis

    P= I2

    presentato nella figura seguente (una pila rappresenta una sorgente

    non ideale di tensione).

    tenza R che rappresenta il carico del sistema.

    Quindi, in accordo con la legge di Joule, la corrente I che attraversa un

    conduttore di resistenza R dissipa in esso energia elettrica che si trasforma in

    calore:

    VI=R

    Una sorgente ideale di tensione continua Es costituisce un bipolo attivo

    come rap

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 27

  • Definizione di bipolo: un componente elettrico accessibile da due morsetti

    (detti poli).

    Definizione di n-polo: un componente elettrico accessibile da n morsetti

    (detti poli).

    La freccia indica il verso di misura della tensione definita come differenza

    tra il potenziale maggiore (+) e quello minore (-). La potenza elettrica

    as a

    pila) :

    re nel secondo caso un utilizzatore.

    sociata al bipolo attivo percorso da corrente continua I (come nel caso dell

    P=EsI

    Tale potenza uscente dal bipolo o entrante in esso a seconda che Es ed I

    abbiano versi concordi o discordi. Il bipolo nel primo caso rappresenta un

    generato

    F i g . 2 0 G e n e r a t o r e d i t e n s i o n e r e a l e

    a dal bipolo attivo di Fig.20.

    esistivo. La potenza associata ai morsetti esterni, tra i quali

    presente la tensione V :

    Una sorgente reale di tensione ha una propria resistenza R ed

    rappresentat

    La potenza dissipata nella resistenza R vale Pd= RI2 ed sempre uscente

    dal bipolo r

    Pm =V I

    Ed uscente o entrante a seconda che V ed I abbiano versi concordi o

    discordi.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 28

  • F i g . 2 1 P o t e n z e u s c e n t i ( a ) e p o t e n z e e n t r a n t i ( b )

    Per il bipolo attivo di fig. a) Pd no potenze trasmesse all'esterno,

    men

    uscenti hanno segno opposto a quello delle potenze entranti.

    Ritenendo positive le potenze uscenti, secondo la convenzione dei generatori,

    si ha:

    - P's + Pd + Pm =0

    ovvero

    - Es I+ RI2 + VI =0

    Da cui si ottiene:

    V= Es - RI

    Tale equazione rappresenta la legge di Ohm generalizzata.

    Nel bipolo di Fig.20.b la sorgente di tensione Es, con verso opposto a

    quel

    ovvero

    - Es I - RI2 + VI =0

    da cui:

    e Pm so

    tre P's la potenza ricevuta dalla sorgente Es. Nell'equazione di bilancio le

    potenze

    lo di I, si oppone alla tensione impressa V. Ritenendo positive le potenze

    entranti, secondo la convenzione degli utilizzatori, e indicando con P's la

    potenza uscente dalla sorgente Es si ha:

    - P's - Pd + Pm =0

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 29

  • V= Es + RI

    ivo cio Es =0 le espressioni miste diventano: Se il bipolo pass

    V= - RI

    V= RI

    Con i versi di V ed I indicati nella Fig.22.

    F i g . 2 2 - B i p o l i p a s s i v i r r e n t e a v e n t i v e r s i d i r i f e r i m e n t o c o n c o r d i ( a ) e d i s c o r d i ( b )

    Il segno negativo nella prima espre

    la I negativa e dunque ha un verso reale opposto a quello scelto di

    riferi

    c o n t e n s i o n e e c o

    ssione indica che per una assegnata V

    mento.

    F i g . 2 3 - V e r s i d i r i f e r i m e n t o d i t e n s i o n i e c o r r e n t i d i b i p o l i a t t i v i

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 30

  • Pi generalmente, il bipolo attivo costituito da una sorgente ideale di

    tensione Es con in serie la resistenza Ri. La tensione ai morsetti esterni A e B

    vale:

    V = Es - Ri I

    Infine si distinguono due particolari tipi di funzionamento del dipolo: il

    funzionamento a vuoto (senza carico) e quello in corto circuito (carico massimo

    limitato solo dalla resistenza interna del generatore).

    F i g . 2 4 - F u n z i o n a m e n t o a v u o t o

    Dove si hanno i seguenti valori di corrente e tensione:

    I = 0

    V0 = Es

    f i g . 2 5 - F u n z i o n a m e n t o i n c o r t o c i r c u i t o

    Dove, invece, si possono relazionare corrente e tensione secondo la

    seguente espressione (derivante dalla legge di Ohm):

    (V = 0) Es = Ri Icc

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 31

  • Il te

    Il teorema di Thevenin permette di calcolare la corrente in qualsiasi lato di

    una rete di generatori e resistenze complicata.

    orema di thevenin

    F i g . 2 6 S c h e m a d e l t e o r e m a d i T h e v e n i n

    Si vuole calcolare la corrente che passa sulla resistenza R. L'uso di tale

    teore

    a A e B (VAB) e una

    resistenza equivalente calcol

    Si devono quindi seguire questi passaggi:

    ve si vuole calcolare la corrente dal resto del

    circuito (chiamata rete attiva);

    3) si calcola la resistenza equivalente della rete attiva (vista dai

    morsetti A e B) pensando di eliminare tutti i generatori di tensione presenti e

    sostituendoli con resistenze pari alle resistenze interne di ciascun generatore.

    In particolare se i generatori sono ideali allora si immagina di cortocircuitare i

    relativi morsetti;

    4) si ottiene quindi un generatore di tensione equivalente dove in

    serie posta una resistenza equivalente, il bipolo cos ottenuto si unisce al

    ramo

    ma permette di sostituire alla rete attiva un circuito molto pi semplice

    costituito da una tensione equivalente calcolata tr

    ata tra i due punti.

    1) si stacca il ramo do

    2) si calcola la tensione della rete attiva tra i punti in cui era prima

    inserito il ramo;

    precedentemente staccato: in questo modo si deve ottenere un circuito

    dove il calcolo di corrente sia molto pi facile di prima.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 32

  • Per generatore ideale di tensione continua si intende un generatore che

    eroga costantemente una tensione continua di valore costante e inoltre privo

    di un re ideale di corrente continua si

    intende un generatore di corrente che eroga costantemente corrente continua

    di valore costante.

    Esempio pratico di applicazione del teorema di Thevenin:

    za R collegata ai morsetti A e B di un alimentatore,

    costituito dal parallelo di due generatori di tensione continua e ed e di

    uguale resistenza interna r. Al morsetto A sono portate entrambe le polarit

    positive dei due generatori. Determinare la d.d.p VA-VB.

    e1 = 230 V;

    R= 6.5 .

    a propria resistenza interna. Per generato

    Una resisten

    1 2

    Valori numerici:

    e2 = 215 V;

    r = 2 ;

    A

    rrI I

    R

    e e

    1 2

    1 2

    B

    amente, ci si trova di

    fronte ad un circuito differente dal precedente, in quanto non c pi la

    resistenza R: si dice che il circuito a vuoto rispetto ai morsetti A-B. E quindi

    presente una tensione a vuoto V0.

    F i g . 2 7 C i r c u i t o i n t e r o d a a n a l i z z a r e

    Primo passo: si stacca la resistenza di carico R. Ovvi

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 33

  • AB

    rr

    e1 2e

    aI

    0V

    F i g . 2 8 C i r c u i t o a v u o t o

    Si calcola la tensione a vuoto. La corrente Ia vale:

    ree 21 Ia 2=

    a V0:

    e di conseguenza, applicando la legge di Ohm ad uno qualsiasi dei due

    bipoli costituiti dalla serie tra i generatori di tensione e le resistenze r, si trova

    la tensione a vuoto tra A e B, cio l

    rIeV a= 10 rIeV a+= 20

    rreeeV

    221

    10= r

    reeeV

    221

    20+=

    221

    10eeeV =

    221

    20eeeV +=

    221

    0eeV =

    221

    0eeV =

    Con i dati del problema, V0 = 15 V.

    Si rende passiva la rete (si tolgono i generatori di tensione e si

    sosti generatori di corrente,

    questi si sostituiscono con dei circuiti aperti): si calcola quindi la resistenza che

    si vede dai morsetti A B.

    tuiscono con dei corto-circuiti; se ci sono anche dei

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 34

  • AB

    r rRTh

    F i g . 2 9 C i r c u i t o d i s a l i m e n t a t o

    Questa resistenza (che nella figura precedente chiamata RTh) ha valore

    pari al parallelo tra le due r, e perci vale r / 2.

    rrrRTh2111 =+=

    e con i dati del problema, RTh = 1.0 . Il circuito finale mostrato in Fig.30.

    A

    B

    r

    0V

    I

    RTh

    F i g . 3 0 C i r c u i t o e q u i v a l e n t e d i T h e v e n i n

    La corrente nella maglia vale:

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 35

  • ThrRVI +=

    0

    Con i dati del problema:

    AAI 215 =15.6 +=

    e quindi la tensione tra A e B vale:

    VVRIVAB 13)(2*5.6 ===

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 36

  • Il teorema di Norton

    Secondo tale teorema il generatore reale di tensione corrisponde a quello

    rappresentato in Fig.31.

    F i g . 3 1 C i r c u i t o e q u i v a l e n t e d i N o r t o n

    Pu essere rappresentato con un generatore reale di corrente

    elettricamente equivalente di Fig.31.b.

    Definizione di Generatore di corrente: Bipolo attivo ai cui capi la

    corrente costante, indipendentemente dalla tensione (che dipende

    dalle condizioni di carico). Esempio: transistor.

    Definizione di Generatore di tensione: Bipolo attivo ai cui capi la

    tensione costante, indipendentemente dalla corrente (che dipende

    dalle condizioni di carico). Esempio: pila.

    Infatti posto:

    cci

    ssc IR

    EI ==

    Si ha per i due bipoli nel funzionamento a vuoto:

    V0 = Es e V0 = Ri Isc= Es

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 37

  • e nel funzionamento in cortocircuito:

    i

    scc R

    EI = e i

    ssccc R

    EII ==

    Per Isc si intende la corrente del bipolo a) una volta cortocircuitato. Quindi

    ogni sorgente reale di tensione pu essere trasformata in una equivalente

    sorgente reale di corrente e viceversa.

    Per chiarire le regole di trasformazione per generatori, si pu iniziare dalla

    sorgente reale di tensione, formata da un generatore di tensione Es e da una

    resistenza in serie Rs, il generatore reale di corrente equivalente dato dal

    parallelo tra un generatore di corrente Is,eq = Is / Rs ed una resistenza Rs.

    Data una sorgente reale di corrente, formata da un generatore di corrente

    Ip e da una resistenza in parallelo Rp, il generatore reale di tensione

    equivalente dato dalla serie tra un generatore di tensione Vp,eq = Ip Rp ed

    una resistenza Rs.

    Grandezze alternative sinusoidali

    I circuiti elettrici di potenza sono alimentati da tensione continua o

    alternata sinusoidale. La prima si mantiene costante nel tempo ed quella

    fornita, ad esempio, dagli accumulatori e dalle batterie; continua anche la

    tensione di alimentazione dei treni, dei tram e delle metropolitane.

    La seconda (cio la tensione sinusoidale) ha landamento di una sinusoide

    come riportato in Fig.32.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 38

  • F i g . 3 2 A n d a m e n t o s i n u s o i d a l e d e l l a t e n s i o n e

    I parametri che descrivono una grandezza sinusoidale sono:

    valore massimo Vm; valore efficace Veff; frequenza f [Hz], periodo T [s], pulsazione .

    Il valore massimo rappresenta il valore di cresta massimo (positivo o

    negativo) che l'andamento riportato sopra raggiunge, il valore efficace e quello

    che si ottiene dal valore massimo con la seguente espressione:

    2m

    effVV =

    Il valore efficace un parametro molto importante. Ci dice quale sarebbe

    il valore della tensione continua che, sulla stessa resistenza, provocherebbe lo

    stesso valore medio di potenza dissipata.

    La frequenza ci dice quante volte in un secondo si ripete la sinusoide; il

    periodo ci dice quanti secondi passano prima che la sinusoide si ripeta, e la

    pulsazione semplicemente il periodo moltiplicato per 2 volte pigreco (in

    pratica per 6,28).

    Se la tensione in un circuito elettrico ha andamento sinusoidale, anche la

    corrente che circoler nel circuito riprender lo stesso andamento.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 39

  • La frequenza di una grandezza alternata sinusoidale indica il numero di

    oscillazioni che la grandezza stessa compie nell'unit di tempo (cio in un

    secondo) e si misura in Hertz (Hz). Dall'inverso della frequenza si ricava

    direttamente il periodo T che indica invece il tempo necessario alla grandezza

    per compiere un'oscillazione completa, il periodo si misura in secondi. Infine la

    pulsazione si misura in radianti al secondo. Quest'ultima grandezza viene utilizzata nelle espressioni in funzione del tempo delle grandezze elettriche (ad

    esempio tensione e corrente), tutto rilevabile, ad esempio nella Fig.33.

    F i g . 3 3 S f a s a m e n t o d i d u e s i n u s o i d i

    Di seguito viene presentata lespressione della tensione in funzione del tempo e

    della pulsazione.

    ftVv t

    2)sin()(

    =+=

    dove langolo langolo relativo allistante in cui si sta considerando linizio dellosservazione.

    Le relazioni fondamentali che descrivono le grandezze sinusoidali sono

    quindi:

    frequenza f = 1/T (Hz)

    periodo T = 1/f (s)

    pulsazione = 2f = 2/T (rad/s)

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 40

  • Queste verranno riprese in seguito per il metodo simbolico.

    Circuiti magnetici ed induttanze

    Si prenda in considerazione il dispositivo mostrato in figura: un anello di

    materiale ferromagnetico sul quale sono avvolte N spire, alimentate da un

    generatore di tensione V. Da ricordare che le induttanze possono essere

    avvolte anche in aria o su altri materiali, non necessariamente su ferro.

    re

    r

    r

    m

    i A A

    A - A

    T

    v

    F i g . 3 4 I n d u t t a n z a a v v o l t a s u f e r r o

    La lunghezza media dellanello vale lm = 2 rm, e la sua sezione vale S. Se la corrente iniettata dal generatore vale I, quale sar linduzione magnetica

    (cio il vettore B) allinterno del nucleo?

    Sed la spira fosse solamente una, dalla legge di circuitazione si

    otterrebbe:

    IrH m = 2

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 41

  • da cui:

    mrr rIHB 2/00 == Il fatto che le spire siano N, ognuna con una corrente I, equivalente a

    pensare che le spire siano una con una corrente (NI). Si ha cos:

    mrr rNIHNB 2/)( 00 == Quanto vale il flusso nel nucleo? Evidentemente BS. Di conseguenza:

    mr rNISBS 2/0== =

    SrNI m

    r

    210

    A secondo membro, la quantit dopo luguale molto simile ad una

    resistenza: ci sono le propriet del materiale, la lunghezza del percorso e la

    sezione. A questa quantit viene dato il nome di riluttanza del circuito

    magnetico. La riluttanza mette in relazione il flusso nel circuito magnetico e la

    corrente nel circuito elettrico.

    Sl

    r01=

    Linduttanza pu definirsi come la capacit che ha corrente di creare un

    flusso che si concatena con un circuito. Autoinduttanza relativa agli effetti di

    un circuito su se stesso, mentre mutua induttanza relativa agli effetti di un

    circuito su di un altro.

    Il componente che presenta una induttanza si chiama induttore,

    esattamente nello stesso modo in cui un resistore ha una resistenza ed un

    condensatore ha una capacit.

    In generale un induttore viene indicato con la lettera L. Il simbolo

    circuitale dellinduttanza riportato sotto.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 42

    induttanza in aria

  • induttanza in ferro

    F i g . 3 5 I n d u t t a n z a i n a r i a e s u f e r r o

    Un induttore generalmente formato da una serie di spire (il risultato si

    chiama solenoide) avvolte intorno ad un supporto.

    Questo supporto (generalmente carta o cartone o plastica) di forma

    cilindrica pu essere vuoto o contenere un materiale ferromagnetico se si

    vogliono avere valori pi alti di campo magnetico e quindi di flusso.

    Il valore dellinduttanza si ricava con la formula:

    INL =

    in cui N il numero di spire, il flusso comune a tutte le spire, I la corrente nellavvolgimento.

    L definito come coefficiente di autoinduzione. Alla quantit N attribuito il nome di flusso concatenato con lavvolgimento.

    Il flusso concatenato = N rappresenta La totalit del flusso concatenato non con la singola spira, ma con linsieme delle spire che

    compongono un avvolgimento.

    Ricordiamo che:

    =NI , da cui = // NI e sostituendo nellespressione dellinduttanza, si ottiene:

    ==

    2NI

    NL

    Linduttanza si misura in Henry (H). Questa grandezza (come il Farad per

    le capacit) difficilmente raggiungibile con normali equipaggiamenti, per

    questa ragione vengono usati quasi esclusivamente i sottomultipli.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 43

  • Il coefficiente di mutua induttanza, come possibile prevedere, pu

    essere definito solo se ci si trova in presenza di due circuiti in quanto viene

    calcolato come fattore di influenza del flusso di un circuito concatenato con le

    spire dellaltro.

    Il coefficiente di mutua induttanza si definisce come il rapporto tra il flusso

    generato da una corrente e concatenato con un circuito diverso con la corrente

    che lha generato; ovvero:

    1

    1212 i

    M = Anche questo valore si misura in Henry.

    Il valore di L importante nei circuiti alimentati con tensione alternata in

    quanto al crescere di questo cresce la fem generata con il fenomeno descritto

    da Lenz e quindi cresce quella che si definir pi avanti con il nome di

    impedenza che sarebbe, per i circuiti in corrente alternata, lequivalente della

    resistenza nei circuiti ohmici in corrente continua.

    In un circuito funzionante in corrente alternata, il vettore che rappresenta

    la corrente assorbita da un utilizzatore, rappresentato da due componenti

    distinte in quadratura tra loro: quella della corrente attiva IA e quella della

    corrente reattiva IL. Il diagramma mostrato nella Fig.36:

    F i g . 3 6 - D i a g r a m m a v e t t o r i a l e i n u n c i r c u i t o i n d u t t i v o - r e s i s t i v o

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 44

  • dove V la tensione di alimentazione e lo sfasamento fra tensione e

    corrente.

    Nei carichi puramente resistivi, caso particolare, la componente reattiva IL

    (detta componente in quadratura) si annulla, di conseguenza la corrente risulta

    tutta in fase con la tensione V. La componente attiva di corrente in fase con

    la tensione applicata al circuito ed quella che pu produrre lavoro, mentre

    quella reattiva, in ritardo di 90 rispetto alla tensione applicata al circuito.

    Il valore in modulo della corrente risultante deriva dalle due componenti in

    fase ed inquadratura con la tensione secondo la seguente formula:

    22LA III +=

    dove:

    cosII a = = corrente in fase con la tensione IsenI L = = corrente in quadratura con la tensione

    Quella reattiva, invece, si definisce come la potenza che ha come unico

    scopo, in piccole quantit, quello di magnetizzare il ferro delle macchine

    elettriche permettendogli di funzionare. Se assorbita in grandi quantit deve

    essere prodotta localmente con il rifasamento e non deve attraversare linee

    elettriche provocando cadute di tensione.

    La potenza apparente il semplice prodotto dei moduli della tensione

    applicata e della corrente. Viene utilizzata solamente per definire la potenza

    massima di una macchina, di una linea o di un impianto e quindi viene

    considerata nel caso migliore con il cos=1.

    Considerando l'induttanza L alimentata con tensione sinusoidale si pu

    notare che:

    in corrente continua essa offre impedenza nulla; in corrente alternata offre impedenza crescente con la frequenza; in corrente alternata la corrente varia con = 2f = 2/T;

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 45

  • la corrente si trova in ritardo di 90 rispetto alla tensione. Per la comprensione utile ora valutare alcuni risultati che si

    riscontrerebbero ipotizzando che il generatore inserito nel circuito possa

    variare sia il valore della tensione, sia il valore della frequenza.

    Prendiamo in esame un generatore che alimenta un induttore a 50 Hz. I

    grafici della tensione e della corrente quello del grafico di Fig.37:

    tempo [ms]

    tensione [V] corrente [I]

    0 5 10 15 20 25 30 35 40

    0

    100

    200

    300

    400

    0

    -100

    -200

    -300

    -400

    0

    0.5

    1

    0

    -0.5

    -1

    tensione corrente

    F i g . 3 7 C o r r e n t e e t e n s i o n e i n u n i n d u t t o r e

    Se adesso, a parit di tensione massima, la frequenza si raddoppia, il

    risultato in Fig.38:

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 46

  • tempo [msec]

    tensione [V] corrente [A]

    0 5 10 15 20 25 30 35 40

    0

    100

    200

    300

    400

    0

    -100

    -200

    -300

    -400

    0

    0.5

    1

    0

    -0.5

    -1

    tensione currente

    F i g . 3 8 C o r r e n t e e t e n s i o n e i n u n i n d u t t o r e a f r e q u e n z a d o p p i a

    Come si vede, la tensione rimasta immutata, ma il numero di oscillazioni

    raddoppiato e il valore massimo della corrente si in pratica dimezzato.

    Dagli andamenti delle grandezze sopra si pu notare che, a parit di

    frequenza, la i(t) cresce proporzionalmente alla v(t). Il rapporto tra la prima e

    la seconda resta comunque invariato se la frequenza non varia.

    Come si invece discusso, con la frequenza questo rapporto varia

    assumendo un valore crescente con la tensione. In altre parole, aumentando la

    frequenza e lasciando inalterato il valore massimo della tensione, la corrente

    diminuisce.

    Per quanto visto, la corrente risulta essere in dipendenza della tensione

    con un fattore che varia con la frequenza ma non con la tensione stessa.

    Volendo ricavare la legge che regola questo comportamento si ha per i valori

    massimi:

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 47

  • LMAXMAX X

    VI =

    in cui XL=L. In sostanza il valore massimo della corrente cresce allaumentare della tensione perch il numeratore della frazione cresce, ma

    cresce anche al diminuire della frequenza in quanto il denominatore decresce.

    Come ovvio, gli induttori non generano n utilizzano potenza attiva, e

    quindi energia. Ma la potenza istantanea v(t) i(t) in generale diversa da zero,

    anche se il suo valore medio proprio zero. Perci, come per i resistori si

    definisce una potenza attiva:

    P = Veff Ieff = R Ieff Ieff = R I2eff

    Per gli induttori si definisce la potenza reattiva QL:

    QL = Veff Ieff = X Ieff Ieff = L I2eff

    I condensatori

    Il condensatori sono semplici dispositivi in grado di immagazzinare energia

    elettrostatica. Essi sono essenzialmente costituiti da due lastre metalliche

    (dette comunemente armature) separate da un materiale dielettrico. I

    condensatori sono contrassegnati dalla lettera C ed il loro simbolo circuitale

    quellod i Fig.39.

    F i g . 3 9 S i m b o l o d e l c o n d e n s a t o r e

    Ogni condensatore caratterizzato da tensione nominale Vn capacit C

    Il funzionamento del condensatore in principio molto semplice: si tratta

    di due lastre metalliche sulle quali si depongono cariche elettriche positive e

    negative (tutte le positive su una lastra, tutte le negative sullaltra). Per questa

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 48

  • ragione, una lastra carica elettricamente ad un valore +Q (Coulomb) e laltra

    al valore Q (Coulomb).

    Perch le cariche non si annullano a vicenda, ricombinandosi? Perch tra

    le due lastre interposto un materiale isolante, che impedisce il contatto tra le

    cariche stesse. Tra le due lastre si stabilisce quindi un campo elettrico, e di

    conseguenza una tensione V. Al raddoppiare della quantit di carica, la differenza di potenaziale tra le

    armature raddoppia, ed al dimezzarsi si dimezza. Si dice che la tensione

    proporzionale alla carica. Questo concetto pu essere espresso

    matematicamente:

    Q = C V La costante di proporzionalit C si chiama capacit del condensatore e si

    misura in Farad (F).

    In pratica, la capacit del condensatore indica il valore del rapporto Q/V, dove Q la carica che si accumula sulle due armature (si ricorda che su

    unarmatura ci sar +Q e Q sullaltra) e V la differenza di potenziale ai capi delle armature.

    +Q-Q - - - - - - - -

    + + + + V

    F i g . 4 0 R i p a r t i z i o n e d e l l e c a r i c h e n e l c o n d e n s a t o r e

    In relazione alla realizzazione costruttiva del condensatore, la capacit

    pu essere ricavata dalla seguente espressione:

    dSC =

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 49

  • In cui dipende dallisolante interposto tra le armature ed la costante dielettrica, S la superficie di una delle due armature e d per la distanza tra le

    armature. La capacit si misura in Farad (F) ma questa utilizzata assai poco,

    in quanto piuttosto si usano i sottomultipli: F, nF , pF. Nelle applicazioni pratiche, i condensatori vengono disposti in serie o

    parallelo come riportato in Fig.41.

    serie

    parallelo

    F i g . 4 1 C o n d e n s a t o r i i n s e r i e e d i n p a r a l l e l o

    Ricordiamo il significato dei termini.

    Si dice che due bipoli sono:

    elettricamente in parallelo = quando sono sottoposti alla stessa tensione

    elettricamente in serie = quando sono attraversati dalla stessa corrente

    In ognuna delle due figure precedenti, il parallelo (o la serie) di due (o

    pi) condensatori pu essere sostituito da un adeguato condensatore

    equivalente?

    Riformuliamo la domanda. Nella figura seguente viene messo, al posto di

    due condensatori in parallelo di capacit note C1 e C2, un condensatore

    equivalente Ceq. E possibile fare ci? Questo condensatore esiste? E se esiste,

    quale il valore della sua capacit?

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 50

  • A B

    A B

    Ceq

    C2

    1C

    F i g . 4 2 C o n d e n s a t o r i i n p a r a l l e l o e c a p a c i t e q u i v a l e n t e

    Si pu ragionare cos. I due condensatori sono sottoposti alla stessa

    tensione V (sono infatti in parallelo) e di conseguenza le quantit di carica sulle due armature hanno il valore:

    Q1 = C1 V Q2 = C2 V

    Di conseguenza, il condensatore equivalente al parallelo tra i due quello

    che presenta una capacit pari alla somma delle capacit dei due condensatori.

    IN PARALLELO: Ceq = C1 + C2

    Consideriamo ora due condensatori in serie. Come si vede dalla figura,

    larmatura di destra del condensatore 1 elettricamente connessa allarmatura

    di sinistra del condensatore 2 nel punto C. Su una armatura c carica positiva,

    e sullaltra c carica negativa: quindi tra le due armature deve esserci una

    carica netta nulla, perci queste cariche devono essere uguali in valore e

    opposte in segno.

    2C1C

    -Q+Q+Q -QA C B

    F i g . 4 3 C o n d e n s a t o r i i n s e r i e

    Per i due condensatori si ha:

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 51

  • Q1 = C1 V1Q2 = C2 V2

    (ricordiamo che ora non c alcun motivo per cui V1 debba essere uguale a V2, mentre abbiamo appena dimostrato che Q1 deve essere uguale a Q2).

    Si ha quindi:

    V1 = Q / C1V2 = Q / C2

    Poich i due condensatori sono in serie, la tensione tra i due punti A e B

    pari alla somma delle due tensioni:

    V = V1 + V2 = Q / C1 + Q / C2Quale il condensatore equivalente alla serie dei due? Quello che, a parit

    di tensione V immagazzina sulle armature la stessa carica. Quindi: V = Q / Ceq

    Di conseguenza:

    1 / Ceq = 1 / C1 + 1 / C2

    oppure, come si scrive pi comunemente:

    IN SERIE: Ceq = C1 C2) / (C1 + C2)

    Costruttivamente i condensatori sono realizzati avvolgendo (in contenitori)

    strati sottilissimi di fogli metallici con interposti materiali isolanti che hanno la

    funzione di dielettrico, come mostrato in Fig.44.

    F i g . 4 4 C o n d e n s a t o r e a v v o l t o

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 52

  • Le applicazioni in cui i condensatori vengono impiegati sono molteplici: in

    particolare vengono usati per rifasare localmente carichi induttivi come motori

    lampade a scarica fluorescenti. Oppure il rifasamento pu essere concentrato

    su tutto un gruppo di utilizzatori.

    In Fig.45 visibile il diagramma vettoriale di tensione e corrente in un

    utilizzatore, in questo caso, trattandosi di un circuito puramente capacitivo, la

    corrente sfasata di 90 in anticipo rispetto alla tensione.

    F i g . 4 5 - D i a g r a m m a v e t t o r i a l e i n u n c i r c u i t o c a p a c i t i v o - r e s i s t i v o

    Considerando la capacit C alimentata con tensione sinusoidale si pu

    notare che:

    in corrente continua essa offre impedenza infinita (non passa corrente attraverso il condensatore);

    in corrente alternata offre impedenza decrescente con la frequenza; in corrente alternata, a parit di valore massimo della tensione, la

    corrente varia con = 2f = 2/T; la corrente si trova in anticipo di 90 rispetto alla tensione.

    E utile per la comprensione ora valutare alcuni risultati che si

    riscontrerebbero ipotizzando che il generatore inserito nel circuito possa

    variare sia il valore massimo della tensione, sia il valore della frequenza.

    Consideriamo che il condensatore sia alimentato da un generatore di

    tensione di valore massimo costante e frequenza variabile, ad esempio 50 Hz e

    100 Hz. I grafici seguenti illustrano i risultati.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 53

  • tempo [msec]

    tensione [V] corrente [A]

    0 5 10 15 20 25 30 35 40

    0

    100

    200

    300

    400

    0

    -100

    -200

    -300

    -400

    0

    100

    200

    0

    -100

    -200

    tensione corrente

    F i g . 4 6 T e n s i o n e e c o r r e n t e i n u n c o n d e n s a t o r e

    Nel grafico sopra viene riportata la tensione v(t) a 50 Hz, e nello stesso

    grafico riportata la corrente che scorre attraverso la capacit nel circuito in

    esame i(t). Si pu notare quanto detto al punto 4 sopra.

    tempo [ms]

    tensione [V] corrente [I]

    0 5 10 15 20 25 30 35 40

    0

    100

    200

    300

    400

    0

    -100

    -200

    -300

    -400

    0

    100

    200

    0

    -100

    -200

    tensione corrente

    F i g . 4 7 T e n s i o n e e c o r r e n t e i n u n c o n d e n s a t o r e a f r e q u e n z a d o p p i a

    Nel grafico sopra viene riportata la tensione v(t) a 50 Hz, e nello stesso

    grafico riportata la corrente che scorre attraverso la capacit nel circuito in

    esame i(t). Si pu notare quanto detto al punto 4 sopra.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 54

  • Dagli andamenti delle grandezze sopra riportati si pu notare che la i(t)

    cresce proporzionalmente alla v(t). A parit di frequenza, comunque, il

    rapporto tra la prima e la seconda resta invariato.

    Come si invece dimostrato, aumentando la frequenza e lasciando la

    tensione inalterata, la corrente aumenta.

    La corrente risulta per quanto visto, essere in dipendenza della tensione

    con un fattore che varia con la frequenza ma non con la tensione stessa.

    Volendo ricavare la legge che regola questo comportamento si ha per i moduli

    delle grandezze:

    CV

    C

    VxVIC

    C

    === 1

    in cui xC=C. In sostanza la corrente cresce allaumentare della tensione perch il numeratore della frazione cresce, ma cresce anche allaumentare

    della frequenza.

    Ovviamente, anche i condensatori come gli induttori non generano n

    utilizzano potenza attiva, e quindi energia. Ma, come per gli induttori, la

    potenza istantanea v(t) i(t) in generale diversa da zero, anche se il suo

    valore medio proprio zero. Perci, in cmpleta analogia agli induttori, si

    definisce la potenza reattiva QC:

    QC = Veff Ieff = X Ieff Ieff = (-1/ C) I2effCome si vede, la potenza reattiva capacitiva sempre negativa.

    IL METODO SIMBOLICO

    Dopo aver visto il comportamento dei bipoli passivi sottoposti a tensione

    sinusoidale, si pu introdurre un modo per operare con le grandezze

    alternative sinusoidali.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 55

  • Alla base di questo metodo c una considerazione: quella di trattare le

    grandezze sinusoidali attive quali tensioni e correnti, con espressioni del tipo

    gi visto:

    ftVv t

    2)sin()(

    =+=

    Con il metodo simbolico si trattano grandezze di questo tipo come vettori

    che ruotano alla velocit angolare . Questi vettori nel percorrere un giro completo hanno come proiezione del loro estremo su di un asse verticale tutti i

    valori compresi tra il valore massimo ed il suo opposto negativo della sinusoide

    che li rappresenta. Le grandezze sinusoidali vengono quindi identificate come

    fasori cio vettori rotanti.

    F i g . 4 8 I l v e t t o r e r o t a n t e n e l t e m p o

    Per operare con questa nuova rappresentazione devono essere adattati

    tutti i diversi modi di calcolo. Esiste a questo proposito un teorema molto noto,

    detto teorema di Kennelly e Steinmetz. Dato un sistema di bipoli attivi e

    passivi (in pratica, generatori di corrente e tensione, resistori, induttori auto e

    mutui, condensatori) in cui tutte le sorgenti (cio i generatori) sono in

    alternata alla stessa frequenza, allora la legge di Ohm e quelle di Kirchhoff gi

    studiate per i circuiti in corrente continua continuano ad essere valide, purch

    alle resistenze si sostituiscano le impedenze ed ai valori continui di tensione e

    corrente i rispettivi fasori.

    Che cosa una impedenza? E un numero complesso in cui la parte reale

    la resistenza, e la parte immaginaria la reattanza (cio linduttanza

    moltiplicata per oppure linverso del prodotto della capacit per ). Ad

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 56

  • esempio, un resistore ha impedenza pari a R + j 0, un induttore ha impedenza

    pari a 0 + j L, un condensatore ha impedenza pari a 0 + 1 / (j C). Se si ha un resistore in serie ad un induttore ed un condensatore,

    limpedenza ha valore:

    +=++=C

    LjRCj

    LjRZ 11

    Il valore L comunemente chiamato reattanza induttiva, mentre C1

    chiamata reattanza capacitiva.

    Questo significa che tutto quanto abbiamo studiato fino adesso per la

    corrente continua vale ancora, purch sostituiamo i valori reali con numeri

    complessi:

    V = RI diventa V = Z I

    In cui V ed I sono dei fasori, e Z un numero complesso.

    Che cosa vuol dire lequazione precedente? Che la legge di Ohm la

    stessa di prima, solo che, se la resistenza fosse ad esempio nulla, la corrente

    non sarebbe infinita, perch sarebbe limitata dalla induttanza o dalla capacit.

    Ragionamenti del tutto analoghi possono essere fatti per le leggi di

    Kirchoff.

    Ed interessante capire quale la relazione tra valore massimo della

    tensione e valore massimo della corrente.

    Si ha infatti:

    max22

    max22

    max )( IXXRIXRV CL +=+= e

    max

    22

    max1 IC

    LRV

    +=

    Le stesse, identiche equazioni potrebbero essere scritte per i valori

    efficaci.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 57

  • Ripetiamo quindi che la parte reale dellimpedenza R, la parte

    immaginaria ci che risulta dalla somma fra parentesi (pu risultare positiva,

    negativa o nulla, in dipendenza dei valori di induttanza, capacit e frequenza).

    Se la reattanza positiva la reattanza si dice induttiva, se negativo si dice

    capacitiva. Nel caso di connessioni serie o parallelo delle impedenze le relazioni

    che si usano per determinare la Z equivalente sono le stesse impiegate con le

    resistenze sulla parte dello studio dei circuiti in regime continuo ovvero:

    (Z1+Z2)/ Z1Z2 nel caso di connessione parallelo e Z1+Z2 per quella serie.

    In questo caso, per, le impedenze non sono numeri reali, ma numeri

    complessi, dotati di parte reale e parte immaginaria.

    Introdotti tutti gli operatori necessari ora possibile riepilogare alcune

    equazioni che regolano il funzionamento dei circuiti.

    V=ZI

    V=VMcos+jVMsin I=IMcos+jIMsin

    Z=R+jX=Zcos+jZsin =arctg(X/R)

    Se sono definite due impedenze e si vuole calcolare la loro somma:

    Zs= (Z1+Z2 ) =(Z1cos1+Z2cos2) +j(Z1cos1 +Z2sin2) Quanto riportato nella formula precedente corrisponde alla somma di due

    numeri complessi, che equivale alla somma di due vettori nel piano in cui le

    ascisse sono i valori delle parti reali dellimpedenza, sulle ordinate ci sono

    quelli immaginari; gli assi sono reale Re ed immaginario Im ed il piano in cui

    sono definiti il piano di Gauss.

    Solitamente viene stabilito come riferimento langolo che ha la tensione

    rispetto lasse dei valori reali ed a questo vengono riferite tutte le altre fasi

    delle correnti. Come ad esempio in Fig.49.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 58

  • F i g . 4 9 V e t t o r i r o t a n t i d i t e n s i o n e e c o r r e n t e i n u n c a r i c o r e s i s t i v o - c a p a c i t i v o

    Nellandamento riportato sopra per lesempio, si considerato un carico

    resistivo-capacitivo che causa uno sfasamento tra tensione e corrente, con

    questultima in anticipo di un angolo compreso fra 0 e 90 in funzione di

    quanto sia numericamente prevalente la parte capacitiva rispetto alla parte

    resistiva dellimpedenza.

    IL SISTEMA TRIFASE

    Il sistema di distribuzione e trasmissione trifase di gran lunga e il pi

    usato nel mondo per i flussi di energia elettrica.

    Come si realizza un sistema trifase di tensioni? Si prendono tre generatori

    di tensione sinusoidale di uguale valore massimo e di uguale periodo, ma

    sfasate temporalmente. Ad esempio, nel caso dei 50 Hz (cio della frequenza

    di esercizio europea) la tensione tra gli estremi di tutti e tre i generatori

    raggiunge un valore massimo positivo di 311 V ed un valore massimo negativo

    di 311V; la durata di una sinusoide della tensione pari a 20 ms

    (millisecondi) cos in un periodo ci sono 50 sinusoidi, ma le tre sinusoidi sono

    spostate in direzione orizzontale una rispetto allaltra: si dice che sono sfasate.

    Il loro sfasamento di 360 / 3 = 120, pari a circa 6.666 ms. Questo significa

    che, se allistante 0 parte la prima tensione, dopo 6.666 millisecondi parte la

    seconda tensione, dopo 13.333 millisecondi parte la seconda tensione, dopo 20

    millisecondi riparte la prima, e cos via, 50 volte al secondo per ogni tensione

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 59

  • (in Europa: negli USA ed in altre parti del mondo la freuqneza di rete di 60

    Hz, e quindi 60 volte al secondo).

    tempo [msec]

    tensione [V]

    0 5 10 15 20 25 30 35 40

    0

    100

    200

    300

    400

    0

    -100

    -200

    -300

    -400

    V1 V2 V3

    F i g . 5 0 S i s t e m a t r i f a s e d i t e n s i o n i , v i s u a l i z z a z i o n e d e l l e s i n u s o i d i

    R

    S T

    0

    E1

    2E 3E

    F i g . 5 1 P o s i z i o n e d e i t r e v e t t o r i d i f a s e d e l s i s t e m a t r i f a s e

    Da un punto di vista pratico, prima della connessione avevamo a

    disposizione sei conduttori; adesso ne abbiamo a disposizione soltanto quattro,

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 60

  • e cio i conduttori che fanno capo ai punti (R, S, T, O). Uno qualsiasi dei

    quattro punti (ad esempio il punto O) potrebbe essere collegato a terra.

    Comunque, avendo a disposizione quattro conduttori, un utilizzatore

    monofase (ad esempio una lampadina) potrebbe essere collegato in due soli

    modi:

    tra uno dei punti R, S, T ed il punto O (tensione fase-neutro, detta anche tensione stellata);

    tra due qualsiasi dei punti R, S, T (tensione fase-fase, detta anche tensione concatenata).

    E ovvio che, nel caso a), lutilizzatore sarebbe sottoposto ad una delle tre

    tensioni dei generatori; ma cosa accadrebbe se lutilizzatore fosse collegato

    come in uno dei casi b)? La Fig.52 fornisce la soluzione a questo quesito: in

    essa sono rappresentate la V1(t), la V2(t) e la loro differenza.

    tempo [msec]

    tensione [V]

    0 5 10 15 20 25 30 35 40

    0

    200

    400

    600

    0

    -200

    -400

    -600

    V1(t) V2(t) V1(t) - V2(t)

    F i g . 5 2 D i f f e r e n z a f r a d u e t e n s i o n i d i f a s e

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 61

  • Abbastanza inaspettatamente, la differenza tra le due tensioni maggiore

    delle tensioni stesse, e non in fase con nessuna delle due.

    Le tensioni tra il punto O ed i punti R, S, T vengono chiamate tensioni

    stellate; quelle tra le coppie di punti R-S, S-T, T-R vengono chiamate tensioni

    concatenate. Il punto O detto centro stella del sistema di tensioni stellate.

    Le tensioni stellate vengono anche dette tensioni di fase.

    La somma delle tre tensioni di fase, istante per istante, zero; la somma

    delle tre tensioni concatenate, istante per istante, zero. Convenzionalmente,

    le tensioni di fase sono indicate con la lettera E, e le concatenate con la lettera

    V: ER, ES, ET, e VRS, VST, VTR.

    Il legame tra il valori efficaci e massimi delle tensioni di fase e

    concatenate un coefficiente che si ricava geometricamente: si ha 3= EV . Quindi, se la tensione di fase ha un valore efficace di 200 V, la tensione

    concatenata ha un valore efficace di 380 V.

    Operando con i fasori si ottengono le seguenti rappresentazioni

    ER = Eg ; ER+ES+ET=0

    ES = (-0,5-j 3 /2) Eg

    ET = (-0,5+j 3 /2) Eg

    In funzione della pulsazione si pu scrivere anche:

    ER = EMAX cost ER + ES + ET = 0

    ES = EMAX cos (t - 2/3) ET = EMAX cos (t - 4/3)

    Il sistema cos definito si dice simmetrico in quanto in qualsiasi istante la

    somma delle tensioni identicamente nulla.

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 62

  • Se il carico, che verr disposto come si vedr tra poco, equilibrato,

    allora il sistema anche simmetrico con le correnti a somma istantanea nulla

    come per le tensioni.

    Nei sistemi in questione vanno visti due tipi di connessioni molto

    importanti e sono le connessioni a triangolo e le connessioni a stella. Queste

    riguardano sia il generatore che lutilizzatore.

    Per il sistema di generatori gli schemi possibili sono quelli di seguito

    mostrati.

    S

    E2

    R

    E3T

    E1

    F i g . 5 3 C o l l e g a m e n t o a t r i a n g o l o d e i g e n e r a t o r i , p o s s i b i l i t d i a l i m e n t a z i o n e s o l o c o n c o n c a t e n a t a

    R

    S2E

    0

    E3 T

    1E

    F i g . 5 4 C o l l e g a m e n t o a s t a l l a d e i g e n e r a t o r i , p o s s i b i l i t d i a l i m e n t a z i o n e s i a a t e n s i o n e c o n c a t e n a t a s i a s t e l l a t a

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 63

  • I valori delle tensioni sono equivalenti ed il loro valore efficace definito

    come gi visto per le grandezze sinusoidali generiche come Veff = VMAX / 2 .

    Considerando ora un intero sistema elettrico con generatori ed utilizzatori

    si avrebbe ad esempio un circuito con generatori connessi a stella ed

    utilizzatori resistivi-induttivi-capacitivi connessi anchessi a stella.

    Il conduttore che collega i due centri-stella si chiama conduttore di neutro

    e pu anche non essere presente in un sistema elettrico. Il suo scopo quello

    di far richiudere la corrente risultante I0 = I1+ I3+ I3 e creare e mantenere per

    il circuito un potenziale di riferimento che pu essere quello di terra

    (convenzionalmente nullo).

    R

    S2E

    0

    E3 T

    1E

    Z2

    0

    Z3

    Z1

    I1

    I

    2I

    0I

    F i g . 5 5 S i s t e m a t r i f a s e c o m p l e t o , g e n e r a t o r i e c a r i c o c o l l e g a t i a 4 c o n d u t t o r i ( 3 f a s i p i n e u t r o )

    Ovviamente, possibile qualsiasi collegamento degli utilizzatori e dei

    generatori: ad esempio triangolo-triangolo, triangolo-stella, stella-triangolo,

    stella-stella.

    Come ultimo aspetto dei sistemi trifase, si valuta ora la potenza che pu

    transitare. Innanzitutto la potenza istantanea totale associata al sistema trifase

    uguale alla somma delle potenze istantanee associate ciascuna fase, cio

    P(t)=eg1(t) i1(t) + eg2(t) i2 (t) + eg3 (t) i3(t)

    Il valore medio nel tempo di questa potenza dato da:

    Corso Base di Impianti Elettrici - Modulo 1 Ing. Stefano ELIA 64

  • P=3 E I cos In cui E ed I sono i valori efficaci della tensione e della corrente, cos il

    coseno dell