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COPIA GRATUITA IN EDICOLA CON IL ROMA
numero 8 del 31 marzo 2019La Città - La Squadra – Gli EventiLa Città - La Squadra – Gli Eventi
Isa Danieli ed Enrico Ianniello‘‘Giacomino e Mammà’’STORIE DI CALCIO
CIRO FERRARA
GIGI CAGNI
PIOTR ZIELINSKI
Foto MOSCA
3
di Giovanni Gaudiano
L’ EDITORIALE
Il primo momento della veritàper il Napoli di Carlo Ancelotti
Saranno 19 giorni con
dentro 6 par t ite : i l
s e c o n d o p o s t o d a
consolidare partendo da Roma,
poi ad Empoli, al San Paolo con il
Genoa ed infine a Verona con il
Chievo ed in mezzo il doppio
confronto dei quarti di finale con
i gunners di Unai Emery, il
tecnico che sembrò vicino alla
panchina del Napoli quando
Benitez lasciò gli azzurri per le
merengues di Madrid. Sarà un
inizio di primavera impegnativo
ed affascinante al tempo stesso.
Si potrebbero accampare scuse e
dire che il Napoli di Ancelotti
non ci arriverà benissimo.
Infermeria piena, la sosta per le
nazionali che tende a spezzare il
ritmo e poi le squalifiche che di
fatto dettano la formazione in
alcune zone nevralgiche del
campo. n questo numero di I
“Napoli” il maestro Carratelli ci
spinge ad una riflessione che
ritengo importante. Nel suo
servizio intitolato “Quando a
R o m a a n d a v a n o i n
quarantamila” non c'è solo una
carrellata di ricordi ed emozioni
condita dall'abituale capacità
n a r r a t i v a , m a a n c h e u n
messaggio che non può essere
ricacciato nell'angolino. rano E
anni nei quali, come riportato, il
grande giornalista napoletano
Michele Mottola lanciò lo
slogan: “Una vittoria che vale
un campionato”.
Oggi, anzi meglio da qualche
anno, il Napoli veleggia nelle
par t i a l te de l la c lass i f i ca
stabilmente, gioca in Champions
confrontandosi con i grandi club
europei e spesso li batte, possiede
una rosa ricca di giocatori che,
volendo, potrebbero essere
ceduti in un attimo. Eppure lo
s t a d i o m a l i n c o n i c a m e n t e
presenta de i vuot i e so lo
raramente fa registrare il tutto
esaurito.
Cosa è successo?
Se c'è una responsabilità, dove
andarla a ricercare? Nell'offerta
delle pay tv, nel costo dei
biglietti, nell'inadeguatezza
d e l l a s t r u t t u r a o n e l l a
d e m o t i va z i o n e c r e at a d a
un'antagonista che gioca al
rialzo tutti gli anni, mettendo in
campo tu t ta l a forza che
possiede, anche quella non
prettamente agonistica che, sola,
ci si aspetterebbe? orse la F
r isposta ad un sondaggio
potrebbe essere un combinato di
4
‘‘Napoli’’ La città, la squadra e gli eventi
Mensile a distribuzione Gratuita
Consulenza Amministrativa: Francesco MarchionibusStampa, Grafica e Pubblicità: Sport and Marketing Srl
pubblicità@magazinenapoli.itDirezione Creativa: Daniela Altruda
Redazione: Marco Boscia, Bruno MarchionibusSede: Viale V. Lamberti - Trav. Spinelli
Area Ex S. Gobain 81100 Caserta - Tel. +39 0823 1490340Collaboratori: Paola Parisi, Marina Topa
Con interventi di: Pier Paolo CattozziFotografie: Foto Agenzia MoscaIllustrazioni: Giancarlo Covino
Direzione Editoriale della Soc. Editoriale Napoli SrlsSede Via F. Cilea, 129 Napoli - P.IVA [email protected] - [email protected] Web: www.magazinenapoli.it
Aut. Tribunale di Napoli n. 50 del 8/11/2018
“NAPOLI” SARÀ NUOVAMENTE IN EDICOLA CON IL QUOTIDIANO “ROMA” DOMENICA 28 APRILE 2019
Numero 8 del 31 marzo 2019
Direttore Responsabile: Giovanni GaudianoCoordinatore Editoriale: Lorenzo Gaudiano
tutto questo ma c'è un'altra
possibilità che va considerata,
rappresentata dalla voglia di
sentirsi affrancati proprio dallo
slogan di Mottola: non basta più
u n a p a r t i t a c h e v a l e u n
campionato. È lecito, è umano,
per certi versi è doveroso
puntare al bersaglio grosso
prima in campionato e poi in
Europa o viceversa perché
l'obiettivo è cambiato e con esso
anche la corsa al botteghino, le
ora di fila per entrare, l'attesa
sugli spalti. l numero di questo I
mese di ‘‘Napoli’’ racchiude un
lavoro intenso volto a presentare
SEGUITECI SUL NOSTRO SITO CONTINUAMENTE AGGIORNATOWWW.MAGAZINENAPOLI.IT
g l i i m p e g n i d e l l a
squadra e poi lo spazio
dedicato alla città, agli
eventi è arricchito da
a lcuni ser viz i che
ritengo possano essere
di grande interesse.
L'intervista congiunta
a Isa Danieli ed Enrico
Ianniello prossimi di
scena al Sannazaro, la
serie di servizi dedicati
al Castel dell'Ovo e una prima
presentazione di VitignoItalia,
una manifestazione che cresce
anno dopo anno, le parole di
Carlo Postiglione che con il suo
Premio Megaris si avvicina al
trentennale e l'approfondimento
su chi fa della pizza il simbolo
della nostra terra con Salvatore
Lioniello e tanto altro ancora
sono la testimonianza di una
terra viva, di una città dai tanti
spunti, dalle tante bellezze, che
non intende addormentarsi.
Dallo stadio al litorale, da
Posillipo al Vesuvio sino alla
vicina Caserta: a questo punto ci
s i a spe t t a che con Car l o
Ancelotti il Napoli faccia l'ultimo
sforzo, colmi l 'ultimo gap,
entrando sempre di più tra i
primi club europei. Nel ranking
la società è molto vicina al
dec imo posto, insomma è
arrivato il momento di arricchire
la bacheca per poter dire: “È una
stagione da ricordare”.
Salvatore Lioniello
7
IL DERBY DEL SOLE
09 Quando a Roma andavamo in quarantamila12 Roma vs Napoli – Ranieri contro Ancelotti14 La Sfida: Malcuit contro Perotti17 Nela: la sua partita tra Roma e Napoli
IN QUESTO NUMERO
IL PERSONAGGIO E L’OPINIONE20 Ciro Ferrara: da Napoli a testa alta nel mondo26 Cagni: Ancelotti e De Laurentiis per vincere
VERSO EMPOLI – NAPOLI
33 Profili: Piotr Zielinski e la sua voglia di calcio36 La partita del Castellani
EUROPA LEAGUE
39 Da Buckingham Palace all'Emirates42 Arsenal vs Napoli: a Londra senza paura44 Ranking Uefa: la scalata del Napoli
CASA NAPOLI
46 Gianluca Gaetano e quella maglia numero 10
48
LA COPERTINA
Isa Danieli edEnrico Ianniello
al Sannazaro
56
LE STORIE
Lioniello e la‘‘diversamentenapoletana’’
61
LA CITTÀ
Castel dell’Ovola fortezza fra laterra ed il mare
64
TRADIZIONI/LEGGENDE
La sirena Partenope eCola Pesce
68
L’EVENTO
VitignoItaliail vino, i
produttori
71
IL PREMIO
Megaris28 anni con
Carlo Postiglione
74
LA MOSTRA
Ehi, tutto bene?al Pan
dal 02 aprile
78
LA SOCIETÀ
I docenti eil ribaltamento delle alleanze
81
IL MONDO DEL LAVORO
L’alternanza del futuro
per i giovani
82
SCAFFALE PARTENOPEO
L’automobilismo nella Napoli
del primo ‘900
LA CITTÀ E GLI EVENTI
9
TESTIMONE DEL TEMPO
di Mimmo Carratelli
Braca, Miceli ed Altafini
Quando a Roma andavamoin quarantamila
La vittoria con Braca e Sivori e il Napoli dei centomila cuori. Il gol memorabile di Maradona. La riscossa all'Olimpico negli ultimi due anni con il duo Mertens e Insigne. Riecco Claudio Ranieri che allenò il Napoli di Ferlaino per un campionato e nove partite negli anni Novanta
i tempi belli 'e 'na vota, s'andava a ARoma in quarantamila. Il tifo azzurro
era passione, tutta passione. Stride il
confronto con i giorni d'oggi. Tifo selezionato,
competente, esigente e il San Paolo con ampi
spazi vuoti. Trasferte per pochi sostenitori.
Una volta, le maglie azzurre erano un sogno.
Nella buona e nella cattiva sorte. Prima ancora
di Maradona. Il Vomero strapieno e turbolento.
Il San Paolo sino a 90mila spettatori. Il ciuccio,
bardato d'azzurro, faceva il giro della pista.
Gloria e baldoria. Sogni e delusioni. Arrivò
Roberto Fiore, tifo e fantasia, Altafini e Sivori a
Napoli, i centomila cuori, l'indimenticabile
Petisso. I magnifici anni Sessanta. Due
retrocessioni e uno storico secondo posto. 2
ottobre 1966, Roma-Napoli, eravamo in
quarantamila all'Olimpico. Il Napoli (2-0)
avrebbe potuto vincere di goleada. Sivori colpì
due traverse. Quattro almeno le altre occasioni
per fare centro. Fu il pomeriggio di gloria di
Paol ino Braca, 22 anni , abruzzese di
Giulianova, che giocava all'ala sinistra. Portò in
vantaggio il Napoli col suo primo e unico gol in
serie A, una rete spettacolare dopo appena
cinque minuti di gioco. Sul cross di Totonno
Juliano, stoppò di sinistro e scaraventò il Antonio Juliano
10
TESTIMONE DEL TEMPO
Roberto Fiore e Bruno Pesaola
pallone, al volo di destro, nella porta di
Pizzaballa. Il raddoppio lo segnò Sivori con un
diabolico pallonetto all'incrocio dei pali dopo
un'ubriacante azione Juliano-Sivori-Orlando.
Omar sul punto di cadere in area scodellò quasi
da terra la sua magia tra due difensori. e L
partite con la Roma hanno avuto sempre un
sapore particolare. Michele Mottola, grande
giornalista napoletano che fu per quarant'anni
redattore capo al “Corriere della Sera”,
quand'era ancora al “Mezzogiorno Sportivo”,
settimanale illustrato che a Napoli si stampava
dal 1923 e aveva i balconi della redazione che
affacciavano su Piazza Trieste e Trento, inventò
un titolo rimasto famoso: “Una vittoria che vale
un campionato” riferendosi proprio a un
successo sulla Roma. entimila all'Olimpico col V
Napoli di Maradona. Memorabile l'1-0 di Diego
nell'anno del primo scudetto. Era il 26 ottobre
1986: Maradona in dubbio fino all'ultimo per
problemi muscolari, poi gioca, quasi da fermo,
ma dispensa colpi geniali. Di fronte la Roma di
Eriksson. La partita segnò il debutto di
Francesco Romano, napoletano di Saviano,
“Tota” come lo chiamò il pibe perché, riccioli
neri e faccia da bravo ragazzo, somigliava a un
giocatore argentino con quel nome. Fu la
Francesco Romano
11
trovata di Ottavio Bianchi che escluse
Carnevale. Il Napoli di Diego aveva finalmente
quel regista di centrocampo che gli mancava,
scovato da Pierpaolo Marino che lo prese dalla
Triestina per due miliardi. Fu un assist geniale
di Giordano a mandare in gol Maradona che
realizzò con due tocchi magistrali davanti a
Tancredi. Era la “magica Roma” che giocava per
lo scudetto, ma finì a metà classifica. li anni G
Settanta sono stati i più propizi agli azzurri sul
campo della Roma (due vittorie e sette pareggi
dal 1973 al 1982). Una buona serie anche
all'inizio degli anni Novanta: sei anni di
imbattibilità (una vittoria e cinque pareggi dal
1989 al 1995). on De Laurentiis, tre vittorie, C
tre pareggi, sei sconfitte. Il pirotecnico 4-4 del
2007, appena tornati in serie A. In gol Lavezzi,
Hamsik, Gargano, Zalayeta. Negli ultimi due
anni, le vittorie con Sarri, 2-1 con doppietta di
Mertens; 1-0 col gol di Insigne, dopo una serie
di cinque sconfitte e tre pareggi intervallati
dall'unica vittoria con la doppietta di Cavani.
Fuori Di Francesco, ritroveremo Claudio
Ranieri dal bel profilo di Giulio Cesare, romano
del Testaccio, che con la Roma sfiorò lo scudetto
nel 2009-10 perdendolo per due punti contro
l'Inter di Mourinho. Fatale fu la sconfitta
interna dei giallorossi contro la Sampdoria. Per
due campionati, Ranieri ha allenato il Napoli
(1991-92 e 1992-93) prendendo la squadra del
dopo-Maradona. C'erano Careca, Zola, De
Napoli, Ciro Ferrara, Francini. Allenava i
giocatori in una “gabbia” di 35 metri per 20 per
esaltarne la reattività e il gioco negli spazi
stretti. Conquistò subito il quarto posto e la
partecipazione alla Coppa Uefa. Nella seconda
stagione, ebbe Fonseca e Thern. I tifosi si
aspettavano una stagione da scudetto, ma
l'inizio del secondo Napoli di Ranieri fu
disastroso. La batosta al San Paolo rimediata
contro il Milan di Capello (1-5), che avrebbe
vinto i l campionato, ne segnò la f ine
dell'esperienza napoletana. Eravamo alla nona
giornata. Ferlaino lo esonerò e richiamò
Bianchi.
Mertens dopo il gol a Roma nel 2017
Ottavio Bianchi e Diego Maradona
12
IL DERBY
Roma – Napoli di Lorenzo Gaudiano
Ranieri contro Ancelotti U
na domenica alle tre
del pomeriggio, un
p i c c o l o s o l e
splendente in un immenso cielo
azzurro, la capitale che si
infiamma per l'arrivo di una delle
sue più acerrime rivali. Questo è
lo scenario del derby del Sole, il
consueto appuntamento nel
nostro campionato tra Roma e
Napoli. Due tifoserie calde, un
tempo gemellate, che sugli spalti
vivevano un simile evento
all'insegna della sportività e
della convivialità. Quell'amicizia
oggi non c'è più, la rivalità però è
rimasta e si è fatta nel corso degli
anni sempre più incandescente.
Un piazzamento Champions
da blindare
Napoli e Roma sono divise in
classifica da tredici punti. Gli
azzurri hanno l'occasione di
allontanare ancora di più il
quinto posto e blindare i l
piazzamento nella prossima
Champions. Mantenere la
s e c o n d a p o s i z i o n e
rappresenterebbe soltanto una
questione di blasone, per lo più di
vendetta verso le previsioni
estive portate avanti dalla massa
sul ridimensionamento post
sarriano. Chi ha risentito invece
dei presunti piazzamenti valutati
sulla base della campagna
acquisti è la rosa giallorossa,
distante quattro punti dal quarto
posto e invischiata persino nella
lotta per un posto in Europa
League. Da due giornate la
squadra è passata dalle mani di
Di Francesco a quelle di Claudio
Ranieri, altro romano verace, ma
la musica al momento non pare
cambiata più di tanto.
Due 4-4-2 a confronto
Contro la “sua” Roma Ancelotti
dovrà fare a meno di Zielinski
squalificato. Al suo posto uno tra
Verdi, Ounas e Younes. Come nel
Napoli, anche nella Roma sembra
che abbia preso piede come
sistema di gioco il 4-4-2, che
garantisce sicuramente più
copertura ed equilibrio rispetto
al passato. Ciò nonostante,
qualcosa nello spogliatoio
continua a non girare per il verso
giusto e proprio per questo la
sfida dell'Olimpico dovrà essere
affrontata dal Napoli con la
giusta determinazione per
mantenere lontane tutte le rivali
in campionato e concentrarsi
meglio sull'Europa League.
Gol fantasma, doppiette ed
una Coppa Italia
L ' a n n o s c o r s o i l N a p o l i
conquistò in terra romana la sua
ottava vittoria consecutiva in
13
campionato con una rete di
Insigne. Andando indietro nel
tempo, nel covo della Lupa di
risultati positivi per gli azzurri ce
ne sono eccome. Nella stagione
ROMA - NAPOLI
STADIO OLIMPICO - 31 MARZO 2019 - ORE 15.00
CAMPIONATO - SERIE A
GIRONE DI RITORNO10^ GIORNATA
NAPOLI
ALLENATORE ANCELOTTI
FABIAN RUIZ
NAPOLI
ALLENATORE ANCELOTTI
STADIO OLIMPICO
MERET KOULIBALY
MERTENS
OLSEN
MALCUIT
ROMA
ALLENATORE RANIERI
ROMA 4
-4-2
MAKSIMOVIC
MARIO RUI
CALLEJON
ALLAN
VERDI
MILIK
KARSDORP
FAZIO
JUAN JESUS
KOLAROV
PEROTTI
ZANIOLO
CRISTANTE
NZONZI
DZEKO
SCHICK
‘29/'30, primo campionato con la
formula del girone unico, i
partenopei guidati da Garbutt
uscirono dall'Olimpico con un
pareggio per 2 a 2 grazie ad una
doppietta di Vojak. Curioso fu
l'episodio del 35' in cui un tiro
dell'azzurro Fenilli bucò la rete
della porta difesa dal giallorosso
B a l l a n t i . L ' a r b i t r o D a n i ,
convinto che la palla fosse uscita,
comandò la rimessa dal fondo. Il
ds della Roma Biancone poi
confessò che il pallone invece era
entrato e che il buco fu fatto
ricucire nella confusione da un
ragazzino, di nome Lombardi,
che anni dopo indossò proprio la
casacca giallorossa. Degni di
nota anche a l t r i success i
partenopei a partire dal 3 a 1
firmato da Vitali e una doppietta
di Vinicio nel '56, dopo un
digiuno di vittorie durato 22
anni, e poi l'1 a 0 siglato da
Corelli in occasione dei quarti di
finale della Coppa Italia del '62,
vinta poi dal Napoli di Pesaola
che giocava in serie B. Tanti bei
ricordi, quindi, in una sfida
s e m p r e m o l t o a c c e s a e d
entusiasmante, dove la vittoria
ha un sapore particolare rispetto
a tutte le altre gare.
Il tecnico della Roma Claudio Ranieri
14
LA SFIDA
MalcuitDuello sulla fascia fra
asce calcisticamente con l'RC
NParigi cominciando da esterno
d'attacco. Appena ventenne
pensa già di lasciare il calcio: approdato
difatti al Monaco, dove colleziona solo 3
presenze, Claudio Ranieri non lo ritiene
indispensabile. Dopo aver rotto con il club
francese, scende di categoria e viene
tesserato dal Frejus St. Raphael. Il nuovo
allenatore Michel Estevan lo arretra
facendolo diventare un ottimo terzino.
Esperienze importanti, in cui si consolida nel
nuovo ruolo, con Niort, Saint-Étienne e Lilla
prima di approdare al Napoli la scorsa estate.
Dopo mesi di ambientamento ha conquistato
la fiducia di Ancelotti, con cui sta crescendo
tanto anche dal punto di vista difensivo, pur
continuando a prediligere la fase offensiva:
ama arrivare sul fondo ed effettuare insidiosi
cross per i compagni di squadra. Viene
monitorato da Didier Deschamps, ct della
nazionale francese, ed in passato ha rifiutato
la chiamata del Marocco, proprio per
coltivare la speranza di essere convocato dai
Blues. Kevin Malcuit:nato a Châtenay-Malabry, età 27, altezza 178 cm, peso 77 kg
14
MALCUIT: IL TERZINO SCARTATO
DA CLAUDIO RANIERI
1535
Diego Perotti:nato a Moreno, età 30, altezza 179 cm, peso 70 kg
apà Hugo (El Mono) gioca a calcio
Pnel Boca Juniors. Qui nella
s t a g i o n e ' 8 1 - ' 8 2 h a c o m e
compagno di squadra Maradona. Facile
dunque intuire chi abbia ispirato i genitori
nel nome da attribuire al figlio. Diego Perotti
diventa anch'egli calciatore: parte dai pulcini
del Boca mostrando sin da piccolo agilità e
tecnica. Con i gialloblù le cose non vanno
come sperato e riparte nel 2003 dal
Deportivo Mòron. È qui che esplode e viene
soprannominato 'El Monito' (la scimmietta).
Il Siviglia lo porta in Europa facendolo
esordire in prima squadra nel 2009 ed arriva
la chiamata della Selecciòn proprio del c.t.
Maradona. Nel momento più alto della sua
carriera iniziano dei problemi fisici che lo
costringono spesso ai box; tutto sembra
perso ma poi nel 2014 a soli 26 anni si rimette
in discussione con il Genoa. Il suo gioco
offensivo partendo dall'esterno per poi
accentrarsi e tentare di calciare verso la
porta e la capacità di sfornare assist insidiosi
per i compagni gli valgono la chiamata della
Roma nel gennaio del 2016.
di Marco Boscia
15
Perotti tenacia, tecnica e velocità
PEROTTI : L 'ARGENTINO CHE PORTA IL NOME DEL PIÙ GRANDE DI TUTTI
17
L'INTERVISTA
Nela: “Spero in un bel derby’’
L'ex difensore vede il Napoli dell'amico Ancelotti in finale a Baku e si augura che la sua Roma
possa conquistare un posto nella prossima Championsdi Salvatore Caiazza
Undici anni alla Roma, due al Napoli.
Che il derby del sole sia una partita
particolare per Sebino Nela è
indubbio. L'ex difensore nato a Rapallo ha
sempre vissuto queste sfide con uno spirito
diverso. Anche in virtù dell'amore che ha avuto
per la formazione capitolina nel miglior periodo
della sua carriera calcistica. Sbarcò in azzurro
nel 1992, praticamente la stagione successiva
all'addio di Maradona. 34 le presenze rispetto
alle 281 in maglia giallorossa. Ma quei due
campionati furono molto intensi perché
cominciava un po' la discesa del club partenopeo
e quindi si doveva dare di più. Dopo essersi
ritirato nel 1996 dopo l'esperienza con il
Civitavecchia, è entrato nel mondo dei salotti
te levis iv i e ha par tec ipato ad alcune
trasmissioni anche a Napoli. Ha visto, quindi,
tutto il cammino dei partenopei verso il
fallimento e poi la rinascita con De Laurentiis.
Non ha mai risparmiato critiche, è sempre stato
uno diretto ma sicuramente dal 2004 la società
azzurra sta facendo grandi cose. Con Ancelotti,
poi, è stato compagno di squadra proprio alla
Roma. E quindi lo ha conosciuto bene da
calciatore ma ne ha apprezzato le doti e i
18
L'INTERVISTA
successi da allenatore. Oggi Carletto guida il Napoli e dopo aver perso di vista la
Juventus in campionato ha come obiettivo l'Europa League. L'urna non è stata
troppo a favore per i quarti di finale. Ci sarà l'Arsenal sulla strada della semifinale ma
non è detto che si debba uscire per forza.
Intanto bisogna pensare al campionato e quindi alla partita con la Roma.
«Sono sempre state partite molto combattute – spiega Nela – vista anche la
distanza minima tra le due città. Si vivevano derby del sole intensi e non c'era mai un
pronostico ben preciso. Di sicuro questa partita sarà bella anche in virtù del fatto che
alla Roma servono i punti per non perdere di vista il carro che porta in Champions
League».
Si aspettava un giorno di vedere Ancelotti sulla panchina del Napoli?
«No. Ma non perché il Napoli non sia una big ma per il fatto che l'ho sempre visto
lontano dall'Italia. Poi, a quanto pare,
ha trovato le premesse giuste per
accettare l'offerta di De Laurentiis
dopo l'addio di Sarri. E secondo me
ha fatto bene».
Cosa intende?
«Beh conosciamo tutti che cosa
significa giocare o allenare il Napoli.
Ti tuffi in una piazza dove si vive di
calcio. E anche a certi livelli. Gli
azzurri hanno avuto la sfortuna di
avere sempre una grande Juventus
davanti, altrimenti avrebbero già
vinto qualche scudetto».
Con Ancelotti si può?
«Io credo che programmando bene
si possa ambire a qualcosa di
importante. Certo se la Juve compra
Ronaldo, che vince le partite di
qualificazione da solo, c'è sempre un
gap troppo grande tra le due formazioni. Ma Carletto sa il fatto suo. Non
dimentichiamo che è arrivato a luglio scorso, ha trovato una squadra che aveva un
credo calcistico integralista e ha dovuto prima adattarsi e poi cambiare in corso
d'opera. Si sono persi dei punti per strada ma è sempre secondo come l'anno scorso e
non è poco».
Poi potrebbe anche alzare un trofeo ...
«Esatto. È in piena corsa per l'Europa League dove con la sua esperienza può fare
davvero molto bene. L'Arsenal è un cliente duro ma ricordate quando ci fu il
sorteggio di Champions? Nessuno pensava che si potesse essere all'altezza di
19
Liverpool e Paris Saint Germain ed invece le due corazzate sono state messe sotto».
Quindi si può arrivare a Baku?
«Certo. Serve giocare come in Champions, cercando di evitare certi errori che
contro campioni come quelli dell'Arsenal non ti puoi permettere».
Torniamo al campionato. Che partita sarà con la Roma?
«Spero bella. La Roma ha cambiato allenatore, è passata dal giovane Di Francesco
all'esperto Ranieri. Eusebio ha pagato l'uscita dalla Champions anche un po'
sfortunata. Col Porto al ritorno c'erano le premesse per poter passare il turno. Sarà
un grande scontro in panchina
tra due signori del calcio. Che
sanno come stimolare la piazza.
Ranieri poi ha già allenato i
giallorossi. Ancelotti ci ha
giocato vincendo uno scudetto.
Quindi meglio di così davvero
non si può».
Come si può migliorare
questo Napoli?
«La differenza la fanno i
campioni. Anche se poi vai a
vedere il Paris Saint Germain e
ti rendi conto che possono non
bastare. La cosa fondamentale è
non vendere i pezzi chiave. E mi
riferisco a Koulibaly ed Allan.
Se si vuole arrivare sempre più
su, non si può cedere uno dei
migliori tre difensori al mondo
e un centrocampista valutato
tanto a gennaio. In più serve
qualcosa di importante in
attacco. Soprattutto per essere
letale quando giochi bene, crei
tanto e non segni».
Concludendo, cosa vorrebbe
in questa stagione per due
squadre a lei molto care?
«È semplice. Che il Napoli
vinca l'Europa League e la
Roma arrivi almeno quarta per
giocare in Champions…».
20
PROFILIIL PERSONAGGIO
Ciro Ferrara:
A trent'anni dallo storico successo di Stoccarda l'ex difensore pensa che il Napoli possa ripetersi ed invita il pubblico a sostenere il nuovo capitano azzurro
di Bruno Marchionibus
Ciro Ferrara, 322 presenze in azzurro condite
da due Scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa
Italia ed una Supercoppa Italiana, palmarés in
seguito più che raddoppiato negli anni alla Juve.
Po i l e a v v e n t u r e i n
panchina con la stessa
Juventus, l'Under 21, la
Samp ed il Wuhan Zall e,
infine, l'attuale esperienza
da opinionista TV. L’ex
difensore è un uomo di
calcio a tutto tondo, tra i più
vincenti nella storia del football italiano,
nonché uno dei napoletani che più di tutti è
“ Una volta gli ho detto che era il
miglior difensore del mondo. Non so se era
vero, ma io la sentivo così. Gli voglio
talmente bene... Il miglior amico che mi
abbia lasciato il Napoli”
Diego Armando Maradona
riuscito ad affermarsi indossando i colori della
squadra della propria città, contribuendo anche
con una storica rete a Stoccarda al trionfo
europeo del 1989.
Partiamo dall'Europa League.
Anche alla luce della prossima
sfida ai quarti con l'Arsenal,
quante possibilità hanno i
ragazz i d i Ancelott i d i
ripetere l'impresa che voi
realizzaste vincendo la Coppa
Uefa nell'89?
«Credo che il Napoli sia attrezzato per
arrivare fino in fondo alla competizione. Il
da a Napoli testa alta nel
mondo
21
“ Il difensore più forte che ho
affrontato resta Ciro Ferrara: duro, sempre
concentrato al massimo, ti si appiccicava
come il Vinavil”
Zbigniew Boniek
“ Un uomo di campo, diverso da tutti
gli altri allenatori che oggi vendono solo
fumo. Ferrara è incisivo, fa le cose per bene e
non parla a sproposito. È uno scugnizzo di
grande intelligenza”
Corrado Ferlaino
sorteggio in vista dei quarti è stato duro per
entrambe le compagini, dato che sono state
m e s s e d i f r o n t e d u e t r a l e s q u a d r e
maggiormente accreditate alla vittoria finale;
da tifoso, naturalmente, mi
auguro che a lasciare il
passo siano i londinesi.
Detto questo, sarà senza
d u b b i o m o t i v o d i
soddisfazione confrontarsi
con una delle migliori
realtà della Premier, il campionato più
competitivo del momento. Il Napoli ha in ogni
caso la possibilità di andare avanti, lo ha
dimostrato con buoni
r i su l tat i e co l g ioco,
tenendo presente che i
Gunners hanno un grande
potenziale offensivo ma
lasciano discreti spazi
d ie tro, e qu ind i sarà
fondamentale cercare di
trovare la via del gol nella
g a r a d i a n d a t a i n
programma a Londra».
Nel corso della Coppa Uefa 1988/89 il
pubblico del San Paolo vi
diede una grande mano
n e l l e s f i d e i n t e rn e .
Quanto sarà importante
per gli azzurri ritrovare
uno stadio pieno?
«Sono certo che, data
l'importanza della competizione e della partita,
il San Paolo risponderà presente con una
grandissima affluenza di pubblico, cosa che
spero possa avvenire ugualmente a Londra,
anche considerando i tanti napoletani che
abitano nella capitale inglese. L'EL è una
competizione prestigiosa alla
p o r t a t a d e l N a p o l i , e
sicuramente i tifosi faranno la
loro parte. Certo, per poter
arrivare in fondo in Coppa c'è
b i s o g n o c h e a n c h e i n
campionato le prestazioni della
squadra rimangano di alto livello».
A questo proposito, da al lenatore,
mettendosi nei panni di Ancelotti in che
modo è possibile non far venir
meno gli stimoli ai calciatori
a n c h e i n c a m p i o n a t o ,
nonostante l'attenzione sia
quasi totalmente rivolta
all'Europa?
«Attraverso l'intensità degli
allenamenti e attraverso una
mentalità che sicuramente Carlo
trasmette ai ragazzi grazie alla
sua grandissima esperienza; non bisogna
arrivare a due giorni dall'evento per caricare la
squadra, ma quotidianamente, e
ad ogni partita di Serie A,
mantenere alta la tensione in
modo da giungere nel migliore
dei modi al match europeo. È
chiaro che quella con l'Arsenal è
una sfida affascinante di per sé e
qualsiasi calciatore pagherebbe di tasca propria
per poterla disputare, perché ci si può
22
IL PERSONAGGIO
Carlo Ancelotti è un grande. “L'ho avuto come compagno in Nazionale e come allenatore alla
Juve. È una garanzia dentro e fuori del campo … Sta trasmettendo al gruppo le sue idee che gli hanno consentito di diventare l'allenatore più vincente del mondo. Ed è sbagliato continuare a fare i paragoni con Sarri
Nessun calciatore fino ad oggi “ha avuto la storia che ho avuto io con il Napoli. La mia storia con
il Napoli è quella di un ragazzo della città, uno scugnizzo, cresciuto nel settore giovanile, la storia in una squadra che è durata per dieci anni, storia anche di capitano, quando andò via Diego. Io avevo un contratto in scadenza nel '94. La mia decisione di andare alla Juventus è stata presa perché dopo aver giocato in un Napoli vincente credevo che la Juventus fosse la squadra che mi poteva permettere di restare a certi livelli, qui in Italia
23
confrontare con un calcio diverso e si ha la
possibilità di rappresentare la città in Europa, e
questo è certamente motivo di grande
orgoglio».
Tornando alla storica Coppa Uefa vinta da
Lei e dal suo Napoli, il gol del 2 a 1 nella
finale di ritorno a Stoccarda, a livello
personale, è il ricordo più bello che ha dei
suoi anni in maglia azzurra?
«Beh, indubbiamente è un gol che sancì un
risultato per noi storico, dato che nel momento
in cui io andai in rete capimmo che eravamo
ormai ad un passo dall'aggiudicarci la Coppa.
Quella per me fu un'emozione indescrivibile ed
ancora oggi nel rivedere le immagini di quella
serata mi vengono i brividi. Avevo solo 22 anni e
per tanti di noi quello era il primo successo a
livello internazionale; per me, tra l'altro,
essendo un figlio di Napoli fu ancora più
incredibile rendermi conto che quel trionfo
stava passando da quel mio
tiro al volo, e credo che la mia
faccia nell'esultanza testimoni
a pieno la mia incredulità di
quegli attimi. Quella della
Coppa Uefa fu una fantastica
cavalcata segnata da partite
divenute storiche, non solo la
finalissima con lo Stoccarda
ma anche, in precedenza, le
vittorie sul Bayern e sulla Juve,
quando a Napoli riuscimmo a
r i b a l t a r e i l r i s u l t a t o
sfavorevole dell'andata».
Rappresentare la squadra
della propria città con la fascia di capitano.
Cosa si prova e, secondo Lei, Insigne è
pronto per tale responsabilità?
«La responsabilità è grande, perché ci si trova
a rappresentare non solo una squadra ma
un'intera città che, in quanto napoletano, da te si
attende il massimo. Spesso, nei momenti di
difficoltà, è come se dai giocatori napoletani ci si
aspettasse sempre qualcosa in più; questo sta
capitando a Lorenzo ma è un qualcosa che ho
provato anche io sulla mia
pelle, ricevendo in alcuni
frangenti anche critiche, in
particolare nel primo anno da
capitano. Personalmente non
condivido le critiche per un
rigore sbagliato, anche se
questo fa parte del gioco; in
ogni caso Lorenzo è un
grande professionista che in
questo Napoli più di chiunque
sente fortemente la maglia
azzurra e sente anche di
essere in grado di indossare la
fascia di capitano; io credo che
24
IL PERSONAGGIO
debba solo restare concentrato, continuare a
fare in campo quello che sa fare e le critiche
passeranno con le buone prestazioni. Quel che è
certo è che non debba mai essere messa in
dubbio la napoletanità e l'attaccamento ai colori
azzurri di questo ragazzo».
Lei ha allenato, dal 2010 al 2012, l'Under 21
italiana, che tra qualche mese affronterà
l'Europeo di categoria in casa. Ritiene che,
grazie ai tanti giovani emergenti, il nostro
calcio sia sulla strada giusta per poter
tornare a dire la sua anche a livello di
Nazionale maggiore?
«Generalmente sono sempre abbastanza
m o d e r a t o n e i g i u d i z i , p e r ò p o s s o
tranquillamente dire che è in atto un
cambiamento in positivo. Abbiamo dei giovani
di grandissimo valore, alcuni dei quali sono già
stabilmente nel giro della Nazionale maggiore e
che stanno facendo grande esperienza in
campionato e nelle Coppe. Barella, Zaniolo,
Sensi, Chiesa, Donnarumma, Romagnoli, solo
per fare alcuni nomi, sono grandissimi talenti
che stanno crescendo in maniera esponenziale».
Parlando di Nazionale, tra le tante gioie
della sua carriera, se dovesse invece
individuare un rimpianto, potrebbe essere
quello legato ad Italia '90, in particolare al
fatto di non aver giocato la semifinale contro
l'Argentina al San Paolo?
«Sicuramente mi sarebbe piaciuto. Però le più
grandi vittorie passano anche attraverso
delusioni, ed in campo sportivo ritengo di non
avere rimpianti; forse ho ottenuto qualcosa in
meno a livello di Nazionale, ma mi sono tolto
senza dubbio tante soddisfazioni. Tornassi
indietro non cancellerei nulla neanche dei
momenti meno positivi, perché è anche
attraverso momenti così che poi si passa a
conquistare dei successi».
26
L'OPINIONE
De Laurentiis - Ancelotti
Il Professional Coach Luigi (Gigi) Cagni pensa che non
sia più rinviabile l'obiettivo terzo Scudetto. Il calcio
primaverile favorisce gol e spettacolo. Il Napoli non
deve sottovalutare l’Empoli, c'è di mezzo la salvezza
di Pier Paolo Cattozzi - Inviato speciale “90° minuto”
Un’accoppiata vincente
Con LUIGI CAGNI, detto Gigi, non si
può non parlare di calcio. Lui lo
confessa in partenza: “… al di là di
tutto, anche delle passioni più esaltanti, io del
calcio sono appassionato … da sempre!”.
Attenzione, però, per parlarne con Lui di
“calcio” occorre essere non solo appassionati (in
fondo lo sono tutti i tifosi …), ma competenti e
non banali. A 69 anni il prossimo 14 giugno,
Mister Cagni vive a Zoagli, sul mar Ligure, a
una tirata di schioppo da Genova dove vent'anni
fa arrivò una prima volta per allenare il Genoa,
una seconda volta per allenare la Sampdoria e,
udite udite, una terza volta nel 2015 per, ricorda
Lui, “dare una mano ad un amico che conosco da
trentacinque anni!”, come ci teneva a ribadire a
chi lo intervistava. A questo punto diventa una
sorta di obbligo “tecnico” partire proprio da qui
per portare a casa una sua intervista per la
nostra rivista NAPOLI. - Così, dopo una
carriera da allenatore protagonista, uno
accetta di fare il secondo, sia pure dietro ad
un monumento come Walter Zenga. -- Non
proprio così. Anche in questo caso, a quarantacinque
anni, fu una vera e propria scelta tecnica e anche di
vita. Non “secondo”, ma “Assistant Coach”. - I miei,
scusami, verrebbe da dire … però è
opportuno approfondire. -- Dappertutto dove
sono andato, mi hanno sempre chiamato. Anche in
questo caso l'amico Walter, per la prima volta alla
guida di un grande club, mi chiese di affiancarlo con
la mia esperienza. La presi come una bella occasione
arrivata al momento giusto per mettere in pratica
un'idea che avevo da tempo: fare il tecnico per la
strategia difensiva della squadra. Una figura
professionale che avevo avuto modo di approfondire
seguendo il football americano. Nessuno può negare
che da una buona difesa arriva la strategia del gioco
d'attacco e il migliore impiego delle punte secondo le
caratteristiche dei singoli. - Ipotesi e tesi chiare,
oso dire pitagoriche. Poi, le puntate
successive… -- Te le risparmio: più che come
innovatore, mi sentivo come una sorta di “ombrello
di salvataggio”. Le mie idee erano chiare e le ritengo
ancora attuali. Anche perché di Assistant Coach in
giro non ne vedo. - … e da un paio d'anni il
27
Mister commenta e scrive ma, dico io, non
disdegnerebbe una chiamata da chi ha
bisogno, magari per la fase difensiva. --
Magari non reputano che possa essere un allenatore
all'altezza, ma da quel che vedo in giro, non credo.
Però voglio essere sincero: se oggi non hai il
procuratore non vai da nessuna parte. Oserei dire
nemmeno in TV. I presidenti e chi per loro, vanno nel
panico e, non essendo degli esperti in materia, si
affidano ai protagonisti del calcio di oggi: i
procuratori, che si permettono di fare il bello e cattivo
tempo. Sbandierano curricula da star e, più dei loro,
fanno gli affari dei procuratori. - Inevitabile
ricordare i “ricchi scemi” di breriana
memoria. Oggi come allora ... -- Oggi passa la
teoria del prendere l'allenatore giovane, che costa
anche meno, poi chiamo l'esperto per rimediare. Non
va sempre così. - Mi pare che il discorso abbia
una sua logica e in tempo di vacche magre …
-- Perché un imprenditore di successo, quando si
tratta della propria azienda, mette collaboratori
esperti e navigati. Quando si tratta invece della sua
squadra di calcio, si affida a sedicenti competenti
conosciuti per sentito dire. Una volta si seguiva il
lavoro di un tecnico prima di ingaggiarlo e lo si
assumeva in funzione degli obiettivi che la società
intendeva raggiungere. Oggi addirittura si vanno a
cercare gli allenatori delle squadre Primavera. -
Chiaro che non ti riferisci alla Juventus che,
forse anche per quel che tu sottolinei, uccide
il campionato con un'imbattibilità già
diventata storica. -- Dieci anni fa anche la Juve
brancolava, improvvisando e pensando di vivere di
ricordi. Poi si è messa al passo delle altre grandi
d'Europa. Ha messo fine alle sperimentazioni e ha
puntato su professionalità certe. Quando è arrivato
alla Juve Conte aveva già fatto vedere di che pasta
era. Ma non basta l'allenatore, vedi l'Inter. Tutti
devono essere all'altezza dei compiti, nello
spogliatoio come nei quadri dirigenziali. - Anche
se si tratta di cinesi? -- Certo. Voglio dire che i
soldi non bastano. Se arrivano soldi come quelli che
arrivarono al Milan, meglio verificare prima di
accettarli. Penso che qualcuno, non solo i padroni
28
L'OPINIONE
delle società di calcio, dovrebbe controllare chi e che
cosa garantiscono gli investitori stranieri nei nostri
campionati. Non solo in Serie A. Non si può
accettare che un campionato venga messo in
difficoltà per i sempre più numerosi fallimenti delle
società. Anche quelle storiche. - Oggigiorno, si sa,
va forte la rottamazione addirittura dei
“vecchi”. Anche nel mondo del pallone? -- Io
parlerei di meritocrazia. Un principio di scelta che
non farebbe certo male al calcio. Vale per la
Federazione come per i tecnici del settore giovanile. -
Vale a dire? -- Guardiamo in casa d'altri:
Germania. Spagna, Inghilterra, Francia. Hanno
tutti settori giovanili importanti e allenatori molto
bravi perché li pagano. Penso anche bene! I ragazzi
crescono imparando ad allenarsi sia mentalmente che
fisicamente. Sento invece che i nostri settori
giovanili, al contrario, puntano solo e soprattutto al
risultato. Un errore di mentalità e impostazione
sbagliata. - Anche in Nazionale problemi
risolti con il ringiovanimento di Mancini? --
Secondo me Mancini fa bene: si rivolge ai giovani
per mandare segnali. D'altronde è inevitabile
ripartire dai giovani come fece la Germania.
Rinnovando nel contempo strutture, scuole calcio e
mentalità per poi arrivare ad avere calciatori di
esperienza, spolverando il fior fiore dei giovani e
meno giovani fino ad arrivare a rivincere i
Mondiali. La Nazionale ha bisogno di tutti. -
Anche di Balotelli? -- Parliamo di un grande
talento. Al quale, però, mi sono stancato di dare
fiducia. Ha fatto bene Mancini a lasciarlo fuori. - Al
posto di De Laurentiis, lo prenderebbe al
Napoli? -- Sinceramente no. A 28 anni potrebbe
rimettersi in riga, ma non credo abbia la voglia di
farlo. Non ha mai dimostrato di poter garantire
continuità di rendimento. Se penso alle punte del
Napoli, non vedo proprio una possibilità di
29
Dalla C alla Serie A col Piacenza
LUIGI CAGNI (Gigi) – Brescia 14 maggio 1950. Dalle giovanili del Brescia al debutto in
Serie A il 25 gennaio del 1970 contro il Cagliari di Gigi Riva. Resta al Brescia fino all'età
di 28 anni, sempre da titolare come terzino sinistro, disputando campionati di Serie A, B e
C con 262 presenze (3 gol). Nella stagione 1978/79 passa alla Sambenedettese dove
contribuisce alla salvezza della squadra allenata da Nedo Sonetti, che lo rilancia nel ruolo
di libero e gli passa la fascia da Capitano. Memorabile un suo gol realizzato da oltre 35
metri a Marassi contro la Sampdoria. Nel 1987 lascia la Sambenedettese e conclude la
carriera un anno dopo nell'Ospitaletto in C1. Detiene tuttora il titolo di recordman della
Serie B con 483 presenze in partite ufficiali. Nel 1988 intraprende la carriera di
allenatore partendo proprio dalla Primavera del Brescia. Tra i professionisti ha allenato
12 squadre: Brescia (due volte), Centese, Piacenza, Verona, Genoa, Salernitana,
Sampdoria (due volte), Catanzaro, Empoli, Parma, Vicenza, Spezia. Chiude (al
momento!) a Brescia nel 2017. Da sottolineare il suo primo periodo al Piacenza del
Presidente Garilli: dal 1990 al 1996, quando portò la squadra dalla Serie C alla Serie A.
convivenza. - A proposito: Napoli destinato ad
arrivare sempre secondo? -- Con Sarri ha avuto
due occasioni: la prima era quattro punti avanti e la
seconda un punto dietro. Non andò bene. Quest'anno
impresa impossibile. Primo, perché la Juve si è
garantita il valore aggiunto di Ronaldo (e dico
poco!). Secondo: è arrivato un allenatore nuovo fra i
migliori al mondo, anche Lui ha bisogno di tempo.
De Laurentiis lo sa e saprà concederglielo. - A
proposito di allenatori, tu sei considerato un
“sacchiano” come Ancelotti che fu il suo vice
ai Mondiali americani. -- Ancelotti forse, io no.
Erano tempi in cui tutti si dicevano più o meno
sacchiani. Io no! Mettevo in campo il 4-3-3, ma mi
rifacevo quanto a schemi semmai a Marchioro e
Zeman piuttosto che a Sacchi. Sacchi sul piano
tattico era meno rinnovatore, lo era invece sul piano
della gestione degli allenamenti, dei singoli giocatori
e ovviamente del gruppo e della società intera.
Decisamente non ho mai capito da dove venisse
questa discendenza sacchiana che ritengo non mi sia
mai appartenuta. - Non sacchiano, ma da molti
ritenuto un allenatore coraggioso. Così si
diceva anche ad Empoli, dove Cagni ha
ottenuto addirittura la qualificazione per la
Coppa Uefa. -- Questo è vero, ma è anche vero che
poi fummo eliminati al primo turno dei preliminari
e, la stagione successiva, fui esonerato a favore di
Malesani solo dopo poche settimane. - L'Empoli a
breve affronterà il Napoli. -- Empoli o un'altra
squadra, ormai il Napoli deve concentrarsi
soprattutto sull'Europa League. Credo che i giochi
siano molto chiari: dopo la remuntada contro
l'Atletico, la Juventus, perdendo la sua prima partita
a Genova, ha fatto chiaramente vedere che il
campionato non la coinvolge più di tanto. La stessa
cosa si può dire per il Napoli quasi certo del secondo
posto e decisamente orientato a vincere in Europa.
30
L'OPINIONE
Vista la posizione in classifica, l'Empoli per contro
non potrà che giocare tutte le partite con la forza
quasi della disperazione. Il Napoli non può
sottovalutare i toscani … ma poi si sa che in
primavera, con lo scudetto già in cassaforte
all'andata e un Chievo già condannato alla
retrocessione, vista la caterva di gol messi insieme in
queste ultime partite. Diciamo che tutto fa spettacolo.
- Quindi anche a Fuorigrotta va di scena una
sorta di corsa alla fine e si pensa già all'anno
prossimo. -- Già prima dell'inizio di stagione,
intervenendo ripetutamente attraverso le Radio che
seguono da vicino la squadra di De Laurentiis, non
ho mai smesso di criticare Sarri. Non mi piaceva
come faceva correre la squadra e come si comportava.
Nel contempo ho affermato che nel giro di due anni
Ancelotti avrebbe potuto raggiungere obiettivi
importanti, Scudetto compreso. Sono e resto dello
stesso parere. - Quindi il bello deve ancora
venire. -- Penso proprio di sì. Questa è una squadra
di giovani sui quali si può fare affidamento per altri
cinque anni buoni. - Ricordo però che Hamsik
non c'è più e Mertens, ad esempio, è sul
piede di partenza. Cosa chiederesti tu a De
Laurentiis se fossi al posto di Ancelotti. --
Credo proprio che di questo non dobbiamo
preoccuparci. Dico anche ai tifosi di non
preoccuparsi. Siamo di fronte ad un allenatore che ha
vinto ovunque: in Italia e all'estero. Saprà
sicuramente scegliere per il meglio. Una cosa però
voglio ribadirla, come già detto rispondendo alle
prime domande: la Società di calcio seria si pone
degli obiettivi e su questi costruisce la squadra. Il
Presidente ha scelto Ancelotti come a dichiarare che
lo Scudetto e non solo rientra fra i suoi oggetti del
desiderio. Prima mossa azzeccata, ora deve
proseguire sulla stessa linea. - Pensi che De
Laurentiis abbia fiato lungo per proseguire
la corsa? -- A fronte di certe sparate e altrettanti
atteggiamenti, in un primo tempo non mi aveva fatto
una grande impressione. Strada facendo, ha
dimostrato di tenere molto alla sua nuova impresa e
ha fatto cose egregie per la Società e per i suoi tifosi. -
Come il presidente Garilli con il quale
portasti il Piacenza dalla C alla A? --
Decisamente personalità e carattere non proprio
uguali. Anche nel produttore cinematografico vedo
però quella concretezza e quell'umanità che fecero
31
grandi e indimenticabili personaggi del passato
come Rozzi, Anconetani, Garrone e … - …
Massimo Moratti … -- Capisco dove vuoi
arrivare. Allora ti dico che con me fu un gran signore.
Quasi tre ore di colloquio da signore tifoso e
c o m p e t e n t e . C i l a s c i a m m o s t i m a n d o c i
reciprocamente come abbiamo sempre ripetuto, tutti e
due. Mi salutò confermandomi che mi dovevo sentire
il futuro allenatore dell'Inter al 99%. Uscendo
incontrai il Ds Sandro Mazzola che, mentre mi
accompagnava all'autostrada dove avevo lasciato la
mia auto, mi confermò che il Presidente era stato
sincero e dovevo prepararmi per la prossima stagione
all'Inter di Milano. Poi Bianchi vinse ben quattro
partite consecutive derby compreso e la stagione
successiva presero Hodgson. Quando a Piacenza
rividi Moratti, mi disse che l'avevano convinto a
scegliere uno straniero ma si era subito pentito di non
avere scelto me. - Ricordo che quella forzata
rinuncia non fu del tutto indolore e facile da
digerire. -- Dici bene: non fu facile. Ero e resto,
comunque, un appassionato del calcio e del mio
mestiere. - Quindi l'attacco parte dalla difesa,
anche se Ancelotti preferisce infoltire il
centrocampo … ma non voglio entrare in
polemica. -- Non scherziamo. Se fai diventare forti
i difensori nell'uno contro uno guadagni di
conseguenza nella fase offensiva. Prima o poi lo
capiranno. - Come a dire che Mister Cagni è
sempre in gioco e se non tifa, stima e segue
con calore sia Ancelotti che il suo Napoli. --
Ho allenato a Salerno e seguo sempre anche gli
azzurri. Non posso che complimentarmi con quello
che stanno facendo. Se non si è capito, la prossima
stagione li aspetto in alto e auguro a Ancelotti e al
suo Presidente un campionato da primi della classe
per la soddisfazione dei loro grandi tifosi.
Appassionati di calcio quasi come me.
Grazie Mister Gigi Cagni. Arrivederci e
auguri al Professional Coach.
Via Gian Lorenzo Bernini, 68, 80129 Napoli NATel. 081 558 1970Aperto dal lunedì al sabato dalle 09.00 alle 22.00
33
PROFILI
Zielinski: la madre, la valigia e il gol
di Lorenzo Gaudiano
Il centrocampista di qualità venuto dall'Est che De Laurentiis ha soffiato ai grandi club. La stima di Guidolin e Ancelotti ed
una madre all'antica che lo segue continuamente
“Il centrocampista ha da avere istintivo o
quasi il senso geometrico del gioco. Senza
quello è votato al fallimento perché il
centrocampo è un mare nel quale facilmente si
affoga…”. Inconfondibili lo stile e l'originalità
di Gianni Brera, un pioniere nel giornalismo
sportivo per aver creato con i suoi neologismi
italiani una lingua che si contrapponesse al
l e ss i co spor t ivo ing lese . S ì , propr io
quell'Inghilterra che con il Liverpool nel 2016
stava per strappare al campionato italiano
l'estro calcistico di Piotr Zielinski. Il Napoli ha
impedito questo furto, un simile talento non
poteva sfuggire ad un panorama già povero,
poco affascinante, dove la qualità tecnica
scarseggia. Il centrocampista polacco incarna
perfettamente quella definizione data anni fa dal
Grangiuàn. C'è ancora qualcosa da migliorare
ma la giovane età (25 a maggio) è dalla sua
parte.
La madre, il pallone e l'Italia
Zabkowice Slaskie, città di 25mila abitanti del
voivodato della bassa Slesia, è dove il piccolo
Piotr muove i primi passi con alla destra la
mano premurosa della mamma e alla sinistra un
pallone. I primi calci, i primi spintoni e i primi
fondamentali all'Orzel Zabkovice Slaskie, poi
allo Zaglebie Lubin, sempre nella bassa Slesia.
L'occhio attento ed esperto degli osservatori
dell'Udinese individua subito il talento del
giocatore polacco. Valigia pronta, si parte per
l'Italia, dove nel 2011 inizia la sua scalata verso
l e ve t r ine p iù impor tant i de l ca l c io
internazionale. Guidolin, che a quei tempi
allenava la prima squadra friulana, rimane
incantato dal suo talento e con convinzione non
esita a far respirare al giovane Piotr l'aria della
massima serie. Già nel 2013 Zielinski, all'età di
19 anni, con l'approdo in Nazionale maggiore
completa la trafila delle nazionali polacche.
Infine il prestito all'Empoli, dove il confronto
con cultori della materia come Sarri e
Giampaolo plasma un futuro campione, già
goloso bocconcino per club di grande prestigio.
PROFILI
34
Il numero 10 dell'Est
Al Liverpool nel 2016 il polacco sfugge per un pelo.
L'astuzia di De Laurentiis e il benestare proprio di
Sarri sulla panchina azzurra lo trascinano al
Napoli, dove ancora oggi la sua maturazione sta
continuando a compiersi. La sua capacità di
giostrare a proprio piacimento il pallone con
entrambi i piedi, la sua velocità, la potenza e
precisione di tiro ne fanno un indiscusso campione
sul piano tecnico. La sua graduale applicazione alla
marcatura e all'interdizione migliorano con il
passare degli anni e questo probabilmente, insieme
alla sua ancora debole freddezza sotto porta,
rappresenta l'ultimo step per diventare un
centrocampista completo. Il “numero 10 dell'Est”,
soprannome nato ai tempi dell'Udinese, oggi è una
pedina fondamentale nello scacchiere di Carlo
Ancelotti, un elemento imprescindibile al
momento nel suo 4-4-2 volto a garantire equilibrio
alla squadra e ad esaltare il talento dei suoi
calciatori, in particolare proprio quello di Piotr.
Un ragazzo con un futuro tutto da scrivere
Zielinski non ama i tatuaggi, o quanto meno si
preoccupa della reazione che potrebbe avere la sua
mamma. Vive a Posillipo con Laura, la sua futura
moglie, e Mia, il suo bellissimo cane. Un ragazzo
tranquillo, di primo acchito abbastanza silenzioso,
che in campo fa parlare moltissimo i suoi piedi. Il
piccolo Piotr, che ha sempre avuto in Zidane il suo
idolo, oggi è diventato grande, il suo talento infatti
è noto a tutti. Il suo futuro naturalmente è ancora
tutto da scrivere ma, ripercorrendo la sua storia e
vedendo la sua applicazione sul terreno di gioco,
sarà sicuramente radioso.
3535
“ A Napoli sto benissimo, ci resterei per altri 5 anni perché qu i mi t rov o b ene. Un
t a t u a g g i o p e r l a v i t t o r i a dell'Europa League? Non credo, dovrei chiedere a mia madre che da piccolo mi ha insegnato a non farli, si arrabbierebbe! Mi ha sempre detto che se torno a casa con un tatuaggio mi caccia...
“ Devo migliorare ancora sulla condizione sotto la porta, nelle scelte. A volte manca anche un
po ' d i for tuna ma cerco d i migliorarmi giorno dopo giorno e spero di arrivare ad esprimere il mio potenziale al massimo
“ Nella mia casa un barbecue in cortile, un cane che corre, il sole splende. Cosa posso volere
di più? Nel cortile crescono i limoni, sono così buoni che a volte io e Laura li mandiamo alle nostre famiglie in Polonia
I pensieri di ZielinskiDicono di lui
Ancelotti: “Zielinski è un ottimo giocatore tra le linee, per arrivare a De Bruyne deve ancora crescere. Ha un livello medio qualitativo alto”
Guidolin: “Lo conosco bene, da ragazzo è arrivato in Friuli dalla Polonia con la madre, quando aveva sedici anni. Già allora, capii una cosa: che poteva fare il mestiere del calciatore. Sono contento per lui, s t a ra c c o g l i e n d o l e g i u s t e soddisfazioni. Piotr vede e sente la porta, è un centrocampista offensivo di ottime qualità che può crescere ancora”
Boniek: “Io ho un debole per lui. Ha un orientamento delle giocate come raramente si vede, padronanza del corpo e del palleggio e della finta con lo stop che ti lascia senza fiato. Io non ne ricordo altri così, non c o n t e m p o ra n e i , p e r ò n o n diciamoglielo. Anzi, sì: è talmente un bravo ragazzo, che finirà per non prendermi sul serio”
36
Ad Empoli una trasferta insidiosa
di Bruno Marchionibus
Al Castellani il Napoli giocherà contro una tradizione sfavorevole con Zielinski al rientro dopo la squalifica.
Andreazzoli spera in una sua personale rivincita
Per l'Empoli un 5 a 1 da cancellare
Per l'ultimo turno infrasettimanale di questa stagione il Napoli di Carlo Ancelotti sarà di scena in casa
dell'Empoli di Aurelio Andreazzoli, compagine in piena lotta salvezza ma tutt'altro che semplice da
affrontare. Proprio per il tecnico romano,
richiamato da poche settimane sulla panchina dei
toscani dopo la parentesi Iachini, la sfida ai
partenopei avrà un sapore particolare, dal
momento che, nel girone d'andata, fu il pesante 5 a
1 subito al San Paolo a causare il suo esonero. E
tutta la squadra, senza dubbio, sarà ben motivata a
cancellare il rotondo passivo subito lo scorso
novembre, forte anche del fatto che a gennaio,
inoltre, la società empolese ha rinforzato l'organico
con l'ingaggio di elementi quali il portiere
Dragowski ed il fantasista Farias, oltre ai giovani
Dell'Orco ed Oberlin.
Tanti duelli in mezzo al campo
Andreazzoli, che l'anno scorso condusse Caputo e
compagni alla promozione in massima serie dopo
un campionato cadetto dominato grazie ad un
gioco offensivo e spettacolare, nei primi mesi di
questa stagione ha dimostrato di voler applicare
tale filosofia di gioco anche in Serie A. Importanti
nello scacchiere toscano sono i due esterni,
generalmente il promettente Di Lorenzo a destra e
l'esperto Manuel Pasqual a sinistra, i quali saranno
senza dubbio protagonisti di interessanti duelli
con i laterali napoletani, così come interessante
LA PRESENTAZIONE
37
EMPOLI - NAPOLI
CAMPIONATO SERIE AGIRONE DI RITORNO
11^ GIORNATA
NAPOLI
ALLENATORE ANCELOTTI
STADIO CARLO CASTELLANI
EMPOLI
ALLENATORE ANDREAZZOLI
DRAGOWSKI
EMPOLI 3
-5-2
DELL’ORCO
SILVESTRE
MAIETTAKRUNIC
BENNACER
TRAORE
PAJAC
FARIAS
CAPUTO
DI LORENZO
ZIELINSKI
INSIGNE
HYSAJ
MILIK
ALLAN
FABIAN RUIZ
KOULIBALY
GHOULAM
MERET
MAKSIMOVIC
risulterà il confronto tra il giovane centrocampo toscano e la tanto
fisica quanto tecnica mediana campana. L'uomo in più dei padroni di
casa nel corso di questa annata, ad ogni modo, fin qui è stato senza
dubbio Ciccio Caputo, bomber classe '87 che dopo tanta gavetta in
Serie B sta dimostrando tutto il suo valore anche nel massimo
campionato, trascinando i suoi a suon di gol. Intrigante, dunque,
appare anche il faccia a faccia a distanza tra il numero 11 degli azzurri toscani e gli attaccanti
partenopei, soprattutto qualora Ancelotti dovesse puntare dall'inizio su Arek Milik, anche lui tra i
principali goleador del campionato.
L'ultima volta fu Insigne-Mertens show
Nell'ultimo precedente al Castellani tra le due squadre, disputato due stagioni or sono, i partenopei di
Sarri si imposero sui padroni di casa per 3 a 2 grazie ad una doppietta di Lorenzo Insigne e ad un
eurogol di Mertens, a segno su calcio di punizione dalla lunga distanza, che permisero agli azzurri di
dilagare prima che El Kaddouri e Maccarone accorciassero le distanze nella ripresa. In totale Empoli e
Napoli si sono sfidate per undici volte in Toscana tra Serie A e cadetteria, e quella sopra citata è l'unica
vittoria campana; per il resto il bilancio è di sei successi empolesi, tra i quali il 4 a 2 con cui nel 2015 lo
stesso Sarri ebbe la meglio su Benitez, e quattro pareggi.
STADIO CARLO CASTELLANI - 03 APRILE 2019 - ORE 19.00
Da Buckingham Palace all'Emirates
39
LA STRADA PER BAKU
Trafalgar Square, Tower Bridge e il palazzo di Westminster. La patria del calcio moderno pronta con la sua capitale ad accogliere i tifosi partenopei
di Lorenzo Gaudiano
Il cammino verso Baku prosegue. Con Zurigo e
Salisburgo alle spalle, la prossima tappa è a
Londra. Metropoli affascinante, bella e ricca di
monumenti, la capitale britannica è pronta ad
accogliere il Napoli con tutto il suo gruppo di
supporters, per dirla nella lingua dei padroni di
casa. Tra le sue squadre, 17 nelle categorie
professionistiche, toccherà all 'Arsenal
affrontare i partenopei e contendere loro
l'approdo alle semifinali in un doppio confronto
che sembra quasi una finale anticipata.
La patria del calcio
Il calcio è nato in Inghilterra. Da quelle parti
vincere non è l'unica cosa che conta, come ormai
è prassi in altri scenari della nostra cara Europa.
Sugli spalti di stadi moderni ed al passo con i
tempi infatti si respira un'atmosfera di
sportività senza eguali, si percepisce un
interesse verso l'evento sportivo che prescinde
dal risultato finale in favore dello spettacolo e
delle emozioni. Questo è il clima che vivranno
società, squadra e tifoseria azzurra all'Emirates
Stadium, struttura imponente che mette i
brividi già all'esterno con le statue dedicate ad
uomini che hanno fatto la storia dell'Arsenal
come l'inventore del sistema Herbert Chapman,
il dirigente Ben Friar e i giocatori Adams,
Bergkamp ed Henry.
40
LA STRADA PER BAKU
Un patrimonio turistico immenso
Al di là di questo punto di interesse meramente
sportivo, a Londra c'è molto da ammirare. Da
Trafalgar Square, intitolata all'omonima
battaglia in cui l'ammiraglio Nelson sconfisse le
flotte spagnole e francesi durante le guerre
napoleoniche, a Buckingham Palace, la
residenza della monarchia inglese, passando per
il palazzo di Westminster, la sede neogotica
delle due camere del Parlamento, che con le sue
torri , Victoria Tower e Clock Tower
(erroneamente nota come Big Ben, in realtà
nome della campana che batte le ore), domina il
fiume Tamigi creando al calar del sole uno
spettacolo magnifico da ammirare con le sue
luci riflesse nell'acqua. D'obbligo inoltre una
visita al British Museum, noto per la stele di
Rosetta, per una sezione dedicata ai marmi del
Partenone ateniese e per la collezione egizia
seconda soltanto al museo del Cairo, e una
passeggiata a Tower Bridge, il ponte levatoio
che conduce alla torre di Londra, un complesso
di torri, edifici e cortili circondato da alti
bastioni risalente al 1078 e oggi patrimonio
dell'Umanità. E poi Covent Garden, uno dei
tanti quartieri londinesi dove un tempo si
trovava il giardino di un convento da cui deriva
il suo attuale nome, che ora offre ai turisti
copiose occasioni di svago. Una città immensa
quindi, dove le attrazioni di certo non mancano.
1
L'Emirates Stadium e la statua di Chapman
Tower-Bridge
2
3
Trafalgar Square
2
41
Un'occasione di crescita
Dopo avversari più deboli sulla carta, il
sorteggio di Nyon ha riservato al Napoli
una delle squadre candidate alla vittoria
finale. L'Arsenal rappresenta con il fascino
della sua città e i suoi “cannoni” un banco di
prova importante per la squadra di
Ancelotti, un'altra occasione di crescita a
livello internazionale. Non sarà per nulla
agevole superare il turno, ma gli azzurri
hanno già dimostrato nel girone di
Champions di poter rendere la vita difficile
a tutte le squadre. Sarà importante credere
nei propri mezzi, lottare su ogni pallone
con tutta la determinazione possibile per
provare a lasciare la bellissima ed
affascinante Londra con un risultato
favorevole.
3
1
Arsenal – Napoli: a Londra senza pauraUn doppio confronto difficile ma affascinante.
Gli azzurri a caccia di una piccola rivincitadi Marco Boscia
42
Un confronto che vale una stagione
IL NAPOLI IN EUROPA
L’Arsenal oggiArsenal e Napoli di nuovo di fronte dopo la sfida
Champions del 2013. Fra i tifosi partenopei è ancora
viva la delusione per l'epilogo di quel girone, che
vide il Napoli abbandonare la competizione a pari
punti proprio con l'Arsenal e con il Borussia
Dortmund. Gli azzurri hanno ora l'opportunità di
vendicarsi in quella che sembra essere una finale
anticipata. Incontrare una squadra come quella
biancorossa già ai quarti può però essere un bene:
passare il turno è complicato, ma riuscirci
significherebbe acquisire forza psicologica e
consapevolezza nei propri mezzi. Per farlo il Napoli
si affida ad un uomo d'esperienza internazionale
come Ancelotti. Gli azzurri hanno inoltre il
vantaggio di potersi giocare la qualificazione in casa
al ritorno, ma sarebbe importante uscire indenni
dall'Emirates Stadium, affrontando la gara con
sfrontatezza e senza temere gli avversari.
ARSENAL - NAPOLI
EMIRATES STADIUM - 11 APRILE 2019 - ORE 21.00
EUROPA LEAGUE
QUARTI DI FINALEGARA D’ANDATA
NAPOLI
ALLENATORE ANCELOTTI
ZIELINSKI
INSIGNE
NAPOLI
ALLENATORE ANCELOTTI
EMIRATES STADIUM
HYSAJ
MILIK
ALLAN
FABIAN RUIZ
KOULIBALY
MARIO RUI
MERET
AUBAMEYANG
MAKSIMOVIC
LACAZETTE
Dopo aver perso la finale di Coppa Uefa nel 2000
contro il Galatasaray, oggi l'Arsenal sembra una
squadra meno energica e spumeggiante rispetto al
passato ma ancora con enormi valori. Ha salutato la
scorsa estate, dopo ben 22 stagioni, lo storico
allenatore Arsene Wenger, ma ha continuato il suo
percorso di crescita con il nuovo tecnico Unai
Emery, specialista dell'Europa League (ne ha vinte 3
EUROPA LEAGUE
QUARTI DI FINALEGARA D’ANDATA
EUROPA LEAGUE
QUARTI DI FINALEGARA D’ANDATA
43
I cannonieri ed una tifosa speciale
ARSENAL - NAPOLI
EMIRATES STADIUM - 11 APRILE 2019 - ORE 21.00
ZIELINSKI
MILIK
ARSENAL
ALLENATORE EMERY
ARSENAL 4-2
-3-1
KOSCIELNY
MUSTAFI
CECH
KOLASINAC
PAPASTATHOPOULOS
XHAKA
TORREIRA
AUBAMEYANG
OZIL
IWOBI
LACAZETTE
consecutive con il Siviglia tra il 2014 ed il 2016). In
lotta per un piazzamento fra le prime quattro in
campionato, i “gunners” sono soliti schierarsi con
un 4-2-3-1 aggressivo con interpreti variabili in
base alle caratteristiche necessarie. Il punto di forza
è il duo d'attacco formato da Lacazette ed
Aubameyang. In porta Emery si affida in Europa al
veterano�Cech, mentre in Premier il titolare è
Leno. In mezzo al campo Torreira e Xhaka
garantiscono affidabilità e sulla trequarti si
alternano giocatori del calibro di Ozil, Mkhitaryan
e Ramsey. Il punto debole sembra essere invece la
difesa: negli ultimi anni Koscielny è stato limitato
dagli infortuni ed il sicuro assente, dopo la rottura
del legamento crociato, sarà il terzino Béllerin.
L'Arsenal è uno dei 17 club di Londra e gioca le
partite interne all'Emirates Stadium dal 2006. Lo
stemma del club è stato modificato varie volte nel
corso degli anni ma è sempre stato presente almeno
un cannone, motivo per il quale i calciatori ed i tifosi
vengono riconosciuti come “gunners” (in italiano
cannonieri). Il club vanta una tifoseria molto nutrita
tra cui la stessa regina d'Inghilterra Elisabetta II
che, in un ricevimento con la squadra tenutosi
qualche anno fa a Buckingham Palace, ha dichiarato
la sua fede calcistica per l'Arsenal.
44
L’APPROFONDIMENTO
Ranking UEFA: la scalata del Napoli di Francesco Marchionibus
Il Presidente dell'Uefa Aleksander Čeferin
'approdo ai quarti di finale di Europa League Le la prospettiva di affrontare l'Arsenal in
un'affascinante sfida per accedere alle
semifinali del torneo certificano la grande e costante
crescita registrata dalla società azzurra anche a livello
internazionale. In proposito è significativo l'esame del
Ranking UEFA, e cioè della classifica dei club europei,
che si basa sui risultati ottenuti dalle squadre
partecipanti alla Champions League e all'Europa
League nella stagione in corso e nelle quattro stagioni
precedenti. Il posizionamento nel ranking è di
fondamentale importanza, oltre che per il prestigio
del club, anche e soprattutto perché determina la
fascia di appartenenza di ciascuna squadra nei
sorteggi delle competizioni UEFA. Il Napoli,
nonostante la sconfitta nel ritorno con il Salisburgo,
con il passaggio del turno ha già accumulato in questa
stagione 18 punti, installandosi al 14° posto della
classifica con 80 punti complessivi (calcolati come
detto sugli ultimi cinque anni) e garantendosi la
seconda fascia nel prossimo sorteggio Champions.
Ranking Uefa attuale (pos. da 1 a 20)
01 - Real Madrid 146
02 - Barcellona 131
03 - Bayern 128
04 - Atletico 127
05 - Juventus 123
06 - Man. City 104
07 - Siviglia 104
08 - Psg 103
09 - Porto 93
10 - Arsenal 91
11 - Borussia Dortmund 85
12 - Liverpool 81
13 - Roma 81
14 - Napoli 80
15 - Shakhtar 80
16 - Man. United 78
17 - Chelsea 77
18 - Tottenham 72
19 - Zenit 72
20 - Villarreal 68
Il dato è molto positivo, visto che la
società azzurra nella prossima
stagione dovrà scartare i 22 punti
ottenuti nel 2014/2015 (l'anno della
semifinale con il Dnipro). A guardare
la classifica ci si accorge poi con
soddisfazione che il Napoli è davanti
a g r a n d i c l u b d i t r ad i z i o n e
consolidata e con rose di grande
valore, come Manchester United,
Chelsea e Tottenham, e ha nel mirino per un
ulteriore miglioramento nel ranking la Roma
ed altri colossi europei come Liverpool e
Borussia Dortmund. In definitiva, se le cose
dovessero andare come si augurano tifosi,
società e squadra, il Napoli si potrebbe trovare
a fine stagione a ridosso della top ten dei club
Il portoghese Carvalho sorteggia il Napoli per l'Arsenal
Il Napoli di De Laurentiis in dieci anni dal 116° al 14° posto. E se si arrivasse in finale di EL...
45
Sistema punti UEFA Europa League
Eliminazione turno preliminare – 0,5 punti
Eliminazione primo turno di qualificazione – 1 punto
Eliminazione secondo turno di qualificazione – 1,5 punti
Eliminazione terzo turno di qualificazione – 2 punti
Eliminazione spareggi – 2,5 punti
Vittoria nella fase a gironi – 2 punti
Pareggio nella fase a gironi – 1 punto
Ai club è garantito anche un minimo di tre punti se
raggiungono la fase a gironi e si vedono assegnare un
ulteriore punto se raggiungono quarti, semifinali e finale.
Ai sedicesimi e ottavi di finale ogni vittoria vale 2 punti e
ogni pareggio 1 punto, nei quarti di finale si ottengono 3
punti per la vittoria e 2 per il pareggio, in semifinale 4 e 3,
in finale 5 e 4 Le sfide che si decidono ai rigori non hanno
effetto sul sistema di calcolo.
Sistema punti UEFA Champions League
Bonus partecipazione alla fase a gironi – 4 punti
Vittoria nella fase a gironi – 2 punti
Pareggio nella fase a gironi – 1 punto
Bonus partecipazione agli ottavi – 4 punti
Ai club viene assegnato un ulteriore punto se raggiungono
ottavi, quarti, semifinali o finale. Agli ottavi di finale si
ottengono 3 punti per la vittoria e 2 per un pareggio; nei
quarti 4 e 3 punti; nelle semifinali 5 e 4 punti, in finale 6 e 5
punti. Non vengono assegnati punti per le eliminazioni nei
turni preliminari o spareggi, in quanto quei club si
trasferiscono alla UEFA Europa League e ottengono
punti dalla partecipazione a quella competizione.
europei. Ma se il ranking di questa
stagione è sin qui motivo di orgoglio, lo
è ancora di più la valutazione delle
classifiche europee degli ultimi dieci
anni. La società partenopea, che
partecipa alle competizioni UEFA
ininterrottamente ormai da nove anni, è
passata dalla 116^ posizione della
stagione 2009/2010 all'attuale 14^. In
questo periodo gli azzurri hanno avuto
occasione di incontrare la maggior
parte dei top club europei, dal Real al
City, dal Chelsea al Bayern, dal Borussia
Dortmund al PSG, dal Liverpool allo
stesso Arsenal, disputando quasi
sempre ottime partite ed acquisendo un
prestigio internazionale via via sempre
maggiore. In definitiva, se in passato gli
avversari europei consideravano la
squadra azzurra come un avversario
abbordabile (questo ovviamente tranne
c h e n e g l i a n n i d i M a r a d o n a ) ,
attualmente e già da qualche anno anche
i c lub europe i d i pr ima f a sc i a
considerano i l Napol i come un
avversario pericoloso che si augurano di
evitare. La doppia sfida dei quarti di
finale con i Gunners dovrà quindi essere
affrontata con la consapevolezza di
avere tutte le carte in regola per giocarsi
la qualificazione e per compiere un
ulteriore passo in avanti verso il sogno
europeo.
I TITOLI DEI GIORNALI INGLESI DOPO IL SORTEGGIO DEL NAPOLI PER L’ARSENAL
Daily Telegraph: “Sorteggio da incubo per l'Arsenal, che pesca il Napoli”Daily Mirror: “L'Arsenal di fronte alla difficile sfida al Napoli”
Guardian: “Europa League: l'Arsenal alla prova Napoli”Daily Mail: “Sorteggio duro per l'Arsenal: ai quarti c'è il Napoli”
The Sun: “Sorteggio horror: l'Arsenal affronta il Napoli”
46
LA PROMESSA
Gianluca Gaetano e quella maglia numero 10Da Cimitile al San Paolo il giovane trequartista
piace a Jurgen Klopp per il suo Liverpooldi Gianluca Mosca
n questo mondo contemporaneo seguire i Ipropri sogni è sempre più difficile,
soprattutto nel mondo del calcio, dove la
competizione è serrata sin dalla categoria dei
pulcini. In questo orizzonte di sogni infranti e
false aspettative spicca la storia di Gianluca
Gaetano. Nato il 5 maggio 2000 a Cimitile,
paesino in provincia di Nola, Gianluca, come
tutti i ragazzi partenopei, vive il calcio a 360
gradi, nel suo caso a maggior ragione
considerando la carriera del fratello maggiore
Felice: cresciuto nel settore giovanile azzurro
prima di approdare in Lega Pro e Serie D. A
Cimitile Gianluca dà una mano nella pizzeria di
famiglia ed inizia il suo percorso nella scuola
calcio ASD Future Boys, per poi passare alle
giovanili del Napoli nel 2011. Fino all'Under 17
viene seguito da Massimo Carnevale, poi viene
chiamato da Saurini che lo inserisce nella rosa
della squadra Primavera con due anni
d'anticipo. Le sue qualità non sono passate
inosservate a mister Ancelotti (che ha avuto
modo di seguirlo da vicino ed apprezzarlo
durante il ritiro a Dimaro) che ha “premiato” gli
47
sforzi ed il duro lavoro con la presenza in prima
squadra contro il Sassuolo nel match di Coppa
Italia del 13 gennaio. Questa opportunità ha
fatto di Gaetano il primo “millennial” ad
esordire in maglia azzurra. Il giovane
centrocampista è seguito con attenzione anche
da Federico Guidi, selezionatore della nazionale
Under 19, che lo ha convocato per un raduno
collegiale. Sul piano tecnico Gaetano ha iniziato
come centrocampista con buoni risultati nelle
categorie giovanili, sebbene il meglio di sé lo
stia dando come trequartista. Il giovane
campano è agile, bravo nel saltare l'uomo e nel
servire gli assist e soprattutto è capace di
prendersi sulle spalle la squadra. Inoltre,
all'occorrenza può essere impiegato anche più
avanti ed essere lui a finalizzare l'azione. Come
dirà di lui Saurini, suo mister: “Già all'epoca
della Primavera si notava che avevamo a che
fare con un giocatore di grossa prospettiva. È
stato bravo a confermarsi e a fare un percorso di
crescita notevole; ha grossa personalità.
Quando lo vedi muoversi e giocare, ti dà gioia”.
Il suo talento non è passato inosservato a club
del calibro di Bayer Leverkusen e Liverpool, ma
il Napoli ha blindato il ragazzo con un contratto
fino al 2023, prevedendo per lui un futuro in
prima squadra e facendo così continuare la sua
favola. D'altronde, quando si vede il numero 10
sulla maglia azzurra non può che essere una
favola.
LA COPERTINA
48
Isa Danieli‘‘Un giorno Enrico mi spiegherà perché ha scelto me’’
Un testo catalano di Jordi Galceran napoletanizzato da Enrico Ianniello che ha voluto al suo fianco Isa Danieli. Angelo Curti lavora per portarlo in televisione nel 2020
di Giovanni Gaudiano “Giacomino e Mammà”al Teatro Sannazaro
“Nella drammaturgia si può mettere
il punto e virgola, il punto non lo
mette nessuno. Non lo ha messo
Pirandello, non l'ho messo io, si
andrà sempre avanti finché esisterà
un filo d'erba sulla terra”.
Sono poche parole tratte da una
delle famose lezioni sul teatro del
grande Eduardo De Filippo e
sono lo spunto per presentare un
lavoro prodotto da Angelo Curti
con Teatri Uniti che andrà in
s cena in pr ima a l Teatro
Sannazaro dal 12 al 14 aprile:
“Giacomino e Mammà”.
Si tratta di una traduzione con
rilettura nella nostra città di un
testo, messo in scena in Spagna
da Jordi Galceran, da parte di
Enrico Ianniello. Le parole di
Eduardo trovano una conferma
nel lavoro di Ianniello, che
49
EnricoIanniello
‘‘Napoli ha quello che manca a
Barcellona e viceversa’’
dimostra come il teatro abbia
intrinseca una sua dinamicità e
come tale caratteristica consenta
di rielaborare un testo non solo
adattandolo ma modificandolo,
completandolo, diversificandolo
sino a renderlo nuovo.
È lecito chiedere a Enrico
Ianniello a questo punto quale
sia la ragione di queste sue
continue incursioni su alcuni
testi del teatro spagnolo.
«Ho molto approfondito la
relazione tra Napoli e Barcellona
perché questo è il terzo testo che
mettiamo in scena tra quelli che ho
tradotto dal catalano e come per gli
altri due anche in questo caso l'ho
riambientato a Napoli. Questa cosa
ha garantito a questi testi non solo di
rivivere in Italia ma di vivere con
più successo anche in Spagna.
Quando abbiamo fatto “Chiòve” in
Italia, dopo in Spagna hanno voluto
il regista napoletano e non quello
spagnolo per rimetterlo in scena.
Perché penso che Napoli ha quello
che manca a Barcellona e la città
spagnola ha quello che manca a
Napoli. In teatro possiamo farle
stare insieme».
“Giacomino e Mammà” quindi
segue una scia, un percorso che in
questo caso ha dato vita anche ad
un felice incontro, quello di
Enrico Ianniello con Isa Danieli,
un'attrice per la quale i soliti
aggettivi non bastano. Il suo
personaggio non ha un nome, è
50
LA COPERTINA
solo Mammà, ma di sicuro la Danieli offrirà al pubblico un'interpretazione tale che nessuno
si accorgerà di tale mancanza.
Eduardo, Nino Taranto, Roberto De Simone, Durrenmatt, Brecht ed ancora tanti
altri. Tanti generi, tante magistrali interpretazioni, che percorso è stato quello di
Isa Danieli?
«La diversità dei generi è stata
scelta da me perché io ho voluto fare
cose sempre diverse. Ho cominciato
d a b a m b i n a f a c e n d o l a
sceneggiata, dopo sono entrata nel
sacro teatro con Eduardo e lì ho
capito nonostante il grande livello
che avrei dovuto fare anche altre
cose e che sarebbe stato giusto non
fermarmi ed allora ho fatto
l'avanspettacolo. Poi è arrivato
anche il cinema, che io non ho mai
cercato perché non mi procurava un
particolare interesse. Sono stata,
p e r ò , f o r t u n a t a p e rch é h o
i n c o n t ra t o g ra n d i r e g i s t i
altrimenti forse non avrei mai
accettato di farlo».
Come si inserisce in questo
c o n t e s t o G i a c o m i n o e
Mammà?
«Ho accettato perché voglio fare
cose nuove. Direi che questo è uno
dei motivi primari ma poi c'è anche la voglia di lavorare con persone nuove, con attori nuovi, poi
ovviamente mi è arrivato il testo, l'ho letto e mi è piaciuto moltissimo. Abbiamo quindi fatto una
piccola mise en espace, giusto per vedere cosa ne veniva fuori, stavamo seduti di fronte e leggevamo il
copione e devo dire che ha avuto un successo straordinario. Un giorno Enrico mi spiegherà perché mi
ha scelto».
La risposta al quesito di Isa Danieli arriva immediatamente ed è ovviamente lo
stesso Ianniello a fornirla …
51
«Siccome io ho sempre apprezzato di Isa proprio questa capacità di saper scegliere cose diverse,
che evidentemente sottolinea come sia dotata di un enorme intuito teatrale, proprio gigantesco,
perché partire da Eduardo per arrivare a Brecht passando per Enzo Moscato dà una precisa idea
della sua capacità, allora ho pensato che, se lei è così brava nel suo intuito quando sceglie le cose, se
sceglie Giacomino e Mammà vuole dire che va bene, che lo spettacolo potrà funzionare».
Dal teatro al cinema che
passo è stato per Isa Danieli?
«Anch e l e m i e s c e l t e
cinematografiche sono state
sempre molto pensate. Non avrei
mai accettato di fare filmetti. Mi
hanno offerto diversi lavori ai
quali ho rinunziato. Ho iniziato
con Lina Wertmuller perché la
mia agente sapeva che la regista
cercava diverse ragazze per “Film
d'amore e d'anarchia”, non c'era
una vera e propria parte e
bisognava mandare delle foto.
Lina mi aveva già visto con
Eduardo a Roma, a quei tempi
all'Eliseo restavamo un mese e
quindi mi scelse. La stessa cosa è
avvenuta con “Teresa la Ladra”
dove è stata Monica Vitti a
scegliermi, non il regista, dopo
avermi visto in teatro. Quando
addirittura mi hanno offerto una
parte in un film con Marcello Mastroianni e Jack Lemmon (“Maccheroni” di Ettore Scola, ndr) ho
risposto che non avrei voluto neanche una lira, dissi alla mia agente di guardarsi bene dal parlare di
soldi, accettando qualsiasi sarebbe stata la decisione della produzione. Volevo fare quel film e tutto il
resto non importava».
E poi c'è stata la stagione televisiva con il grande successo di “Capri” e del
personaggio di Reginella, quanto le somiglia?
«Non moltissimo per la verità. Nelle mie interpretazioni do al personaggio quello che mi chiede il
52
LA COPERTINA LA COPERTINA
regista prima di tutto. Se sono stata scelta, ritengo che ci si aspetti che io faccia quella parte come l'ha
in mente il regista e quindi, quando mi vengono date delle indicazioni, le seguo inesorabilmente. Per
giunta Enrico Oldoini, che io già conoscevo, quando ha preparato Capri e mi ha chiamato sapeva
che io non amavo fare la televisione perché mi portava troppo tempo lontano dal teatro. Ha insistito,
mi ha inviato il copione delle prime puntate, ho saputo anche che la Rai voleva un'altra attrice per
quel ruolo ma che lui era convinto che quel personaggio fosse
adatto a me ed allora ho accettato».
Quindi Isa non è Reginella?
«No, Isa è anche Reginella come è anche il personaggio di
“Giacomino e Mammà” ed è anche tutte le altre cose che ho
fatto perché l'attore, oggi dopo quasi settanta anni di
carriera penso di poterlo dire, deve sempre diventare
quell'altra cosa. Poi quando il sipario si chiude può ritornare
se stesso».
Tornando a “Giacomino e Mammà” dove nasce
l'amore per la Spagna di Enrico Ianniello?
«Intanto dal fatto che vivo da quindici anni vicino
Barcellona, che ho avuto un figlio da una catalana ed anche
oggi che vivo con un'italiana da cui ho avuto un altro figlio
risiedo in Spagna in modo che i due fratelli possano stare
insieme. Poi vivendo in quella zona è nato l'amore per il
teatro catalano, sono entrato in contatto con tutti gli scrittori
ed i registi della zona tra cui Pau Mirò e Jordi Galceran, ho
tradotto le loro opere ed avevo costruito un'operazione molto
grossa che era “Questi fantasmi” in coproduzione tra
Barcellona e Madrid, avevo fatto la traduzione del testo ed
io recitavo nel ruolo portato in scena da Eduardo, ma dopo
una settimana Oldoini mi chiamò per fare “Un passo dal
cielo” ed io scelsi di mantenere un forte punto di contatto con l'Italia ed accettai».
Anche in questo particolare, lo stesso regista di Capri, si può dire ci sia un punto di
contatto con Isa. Veniamo alla storia di “Giacomino e Mammà”, è attuale?
«Si tratta di un figlio che non va mai a mangiare dalla mamma e per una volta si presenta
improvvisamente. La madre comprende che Giacomino deve chiederle qualcosa. Si tratta
sostanzialmente di una questione economica. Quella è la scusa, l'occasione per costruire una
situazione, infatti da quel momento in poi madre e figlio si diranno tante cose che non si sono mai
53
riusciti a dire prima. La cosa bella che dice lo scrittore Galceran è che chi ha la fortuna di recitare
questo testo e lo può fare dopo la rappresentazione esce e telefona alla propria madre».
Il pensiero di Galceran vale anche per te?
«Abbiamo tutti una mamma, io non ho fatto aggiunte autobiografiche perché ho solo tradotto il
testo, certo in quel ‘‘solo’’ che sembra una cosa piccola in realtà c'è tutto perché io spesso guardo Isa e
vedo che dice le cose nella stessa maniera che avrebbe utilizzato mia madre».
Da “Giacomino” al commissario Nappi di “Un passo dal cielo” un grande impegno
ma anche una diffusa popolarità. Come la gestisci?
«Si parte dal
tempo. Una serie ti
impegna per sette
mesi di riprese tutti
i giorni se sei il
p ro t agon i s t a e
questo significa
restare fuori una
stagione perché
puoi fare a l tre
piccole cose ma non
più di quello. Va
p e r ò v a l u t a t o
anche il rapporto
naturale che s i
instaura con i l
pubblico. La gente mi ferma per strada con grande simpatia come se fossi quasi un suo familiare e
questo è un aspetto da non sottovalutare. Inoltre va detto che oggi il teatro è cambiato, non ci sono più
quelle lunghe tournée o meglio sono molto rare. L'attore di teatro senza la televisione oggi avrebbe
difficoltà a vivere svolgendo solo quest'attività».
Che caratterizzazione hai voluto dare del napoletano Nappi che lavora in Trentino?
«Ne ho parlato sin dall'inizio con Oldoini, ci tenevo particolarmente che il personaggio avesse la
tipica umanità del napoletano senza essere un fesso e che fosse lui a sollecitare l'impegno sul lavoro
da parte di tutti. In effetti noi siamo fatti così anche se molti non lo sanno e possediamo il naturale
vantaggio di saper dare al rapporto umano il giusto peso».
Per concludere non possiamo non parlare di Enrico Ianniello scrittore. Hai ricevuto
tanti premi ma quello intitolato a John Fante mi sembra particolarmente
54
LA COPERTINA
importante.
«Intanto qualche anno fa ho lavorato ad uno spettacolo, “Santa Maria d'America”, che parlava della storia degli
italiani in America, con Francesco Durante che è il curatore di tutti i lavori di John Fante in Italia e quindi parlavamo
di continuo proprio dello scrittore italo-americano. Ed è stato per me un ascendente fondamentale, soprattutto nel
momento in cui ti racconta la
famiglia perché riesce a fare alta
letteratura dei fenomeni molto
quotidiani e quindi in qualche
modo è v i c ino a l t ema d i
Giacomino e Mammà. Quando
sono andato a ritirare il premio,
c'era anche una delle figlie di John
Fante, mi è sembrato che stessi
ricevendo un premio come se mi
trovassi in famiglia».
L'incontro si chiude non
prima di aver sentito dalla
viva voce di Angelo Curti,
produttore e direttore di Teatri Uniti, lanciare un'idea alla quale di sicuro sta già alacremente
lavorando.
«Ci saranno altre occasioni per rivedere all'opera Isa Danieli con noi ma nell'immediato la cosa bella sarebbe fare
“Giacomino e Mammà” in televisione in occasione della festa della mamma del 2020. Lancerò nei prossimi giorni
l'idea, ne parlerò e speriamo si possa realizzare sempre che sia Enrico che Isa potranno liberarsi dai propri impegni».
Enrico Ianniello, lo scrittore
Due libri, due racconti, tanti premi e riconoscimenti. Con la “Vita
prodigiosa di Isidoro Sifflotin” e “La Compagnia delle Illusioni” editi
entrambi da Feltrinelli, Ianniello ha voluto mostrare a se stesso e agli altri
che oltre a tradurre i testi dei suoi amici catalani, a riscrivere magari a 4
mani con l'amico Pau Mirò testi classici, poteva scriverne di propri. Due
libri da leggere non per i premi ricevuti ma per la ricerca di storie
insolite ma accattivanti.
Servizio fotografico a cura di Pietro Mosca
56
LE STORIE
Salvatore LionielloIl cappello, la “diversamente
napoletana” e l'amore per il papà
Ne parlano in tanti. Il
p i z z a i o l o c o n i l
cappello, camicia e
pettina mi incuriosisce. Il suo
covo è a Succivo, comune distante
27 km da Napoli. Ci vado. Una
volta entrato in pizzeria, il mio
sguardo va ai due forni, a forma
di cappello, alla cucina in chiara
trasparenza e al design “asiatico”
del locale. Mi siedo, ordino una
pizza che subito affascina come
un quadro i m ie i occh i e
all'assaggio delizia il mio palato
con il suo sapore. Mi guardo
intorno provando a non farmi
notare ma il pizzaiolo se ne
accorge e mi raggiunge al tavolo.
Senza indugi, mi chiede se il
prodotto s ia s tato d i mio
gradimento. Dopo le dovute
presentazioni lascio la parola a
lui, Salvatore Lioniello, che con
grande disponibilità ci racconta
la sua storia. Una storia fatta di
sacrifici, di successi, ma anche di
qualche momento di tristezza.
«La storia è cominciata 12 anni
fa. Ero posatore di porfido e mio
padre, non contento che mi
spezzassi la schiena dalla mattina
alla sera all'intemperie, mi affidò
una pizzeria a Frattamaggiore
che chiuse i battenti dopo un
anno e mezzo. Quindi tornai al
mio vecchio lavoro, che svolgevo
con passione perché amavo
di Lorenzo Gaudiano
57
spostarmi di continuo. A quei tempi odiavo lavorare in pizzeria».
Qual è stata la scintilla che ha innescato il cambiamento?
«Nel 2012 mio padre scoprì di avere la leucemia. Ero a Foggia
per lavoro e quindi tornai da lì per sostituirlo nella sua pizzeria.
Era sempre stato il suo desiderio che io lavorassi dietro al banco
come lui. Mi misi davvero con il cuore, nonostante questo lavoro
non mi piacesse assolutamente, con l'obiettivo di renderlo felice
e fiero di me. Nel 2014 mi iscrissi al mondiale di Parma. Un mese
prima papà ci lascio ed io non sapevo se prendervi parte o meno. Alla fine decisi comunque di
partecipare con la “My Dad”, che esaltava il suo piatto preferito della domenica, le melanzane alla
parmigiana fatte da mia nonna, con
salsiccia e provola affumicata. Il
successo capovolse la mia vita
professionale».
Da lì è cambiato tutto poi.
«Tornai da Parma con degli
obiettivi ben precisi. Cambiai il nome
della pizzeria da “Paradise” a “Da
Lioniello”, identificando me stesso e
la mia famiglia. La mia pizza è in
continua evoluzione perché non
bisogna mai sentirsi arrivati».
Fa parte del marchio e lo porti sul
capo anche quando lavori. Il
cappello ormai fa parte di te.
«Amo la pesca. Mentre tornavo da una battuta di pesca, mia madre mi riferì che un food blogger si
era presentato in pizzeria. Non avendo il tempo di tornare a casa per cambiarmi, andai direttamente
al locale e quindi indossai una camicia ed il cappello per una questione di igiene. Rimase colpito dal
mio abbigliamento al punto che in un articolo mi definì come un pizzaiolo un po' jazz. È così che
nacque questa caratterizzazione particolare, che mi spinse a creare un marchio proprio intorno a
questo simbolo».
Un locale nuovo, inaugurato ad agosto 2018, con un design dallo stile asiatico.
«La sede storica si trovava ad Orta di Atella. Sono stato costretto ad investire tanti soldi per
aggiustare una tettoia abusiva. Nonostante questo, per motivi burocratici mi sono dovuto spostare a
Succivo con un nuovo locale, che dispone di 140 posti a sedere. Cucina e pizzeria insieme, uno
Salvatore con il fratello Michele
59
Non solo un pizzaiolo manager
quindi, ma anche un istruttore.
«Con l'Accademia Pizza Doc
totalizzo circa 300 corsisti, di cui
sono l'istruttore. Quest'anno
inoltre è partito il tour di
Lioniello in Italia ed in Europa,
che sta riscuotendo grandi
consensi. Le nuove leve mi
v e d o n o c o m e f o n t e d i
ispirazione. Ripeto sempre che
non è importante soltanto fare
un buon impasto ma anche
a p p a s s i o n a r e i l c l i e n t e e
spingerlo a tornare di nuovo in
pizzeria. L'importante in questo
mestiere, come in tutti, è essere
sempre umili, dimostrare molta
positività. Parlo per esperienza,
non sapevo nemmeno cosa fosse
la farina. Grazie a tutte le
persone che ho incontrato e al
mio desiderio di apprendere sono
diventato quello che sono».
La primavera porta con sé un
nuovo menu.
«Si chiama “Evergreen” e
valorizza prodotti come fave,
piselli e asparagi. C’è una pizza
con il nome del menu, realizzata
in collaborazione con lo chef
Iavarone: crema di asparagi con
asparagi, fave e piselli saltati,
burrata affumicata e confettura
di limone con menta. Con lo chef
Amarante la “Don Carmine”:
crema di patate viola con cicoria,
fior di latte e all'uscita pecorino
carmasciano, alici di Cetara e
chips di olive nere. La “Un
giorno a Londra” che ripropone
il tipico fish and chips su un letto
di vellutata di piselli con fonduta
d i Provolone de l Monaco
all'uscita e oltre a queste tante
altre. Le collaborazioni con
personalità di spessore nel
campo gastronomico, oltre a
quelli già nominati, come Lino
Scarallo, Agostino Malapena e
Gianluca Ranieri (di cui è
possibile gustare i raffinati e
prelibati dolci in pizzeria, ndr) mi
stimolano a crescere sempre di
più».
La storia della famiglia Lioniello
si conclude qui , r ingrazio
Salvatore per il tempo che mi ha
concesso. Una stretta di mano e
via. Lascio il locale e alle mie
spalle il pizzaiolo torna al lavoro
con il suo cappello, la sua
“diversamente napoletana” e il
p e n s i e r o a s u o p a d r e ,
sicuramente fiero di tutto quello
che il figlio è riuscito a costruire
in questi anni. Con Gianluca Ranieri
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LA CITTÀ
61
Castel dell'OvoLa fortezza incastonata fra la terra ed il mare
Villa, monastero, prigione, sede r ea l e e fo r t e zza : da l m are presenta subito l'immagine della Napoli poliedrica, bellissima e piena di vita fino a notte fondadi Domenico Sepe
Fotografie di Claudio Morabito
Volgendo lo sguardo
sul Golfo di Napoli, si
può notare un braccio
teso della città al mare che la
divide in due in maniera visibile:
il Castel dell'Ovo, adagiato
sull'isolotto di Megaride, che ha
attraversato tutte le epoche della
città in tante forme diverse e con
diversi scopi. a prima domanda L
sta nel nome: perché l'uovo? Il
nome deriva da una leggenda
nata nel Medioevo, collegata alle
doti di mago ed alchimista
attribuite a Virgilio, secondo cui
egli avrebbe lasciato nelle
profondità del castello un uovo
contenuto in una caraffa per
mantenere in piedi la fortezza e
la cui rottura avrebbe provocato
catastrofi alla città. a storia L
inizia con il primo nucleo abitato
della città di Napoli nell'VIII
secolo a.C., Parthenope, fondata
62
da Cuma e da cui deriva la
Neapolis greca. In epoca romana
il luogo subì dei cambiamenti.
Infatti Lucullo, intorno al I
secolo a.C., edificò qui una
splendida villa con una grande
b i b l i o t e c a , i l C a s t r u m
Lucullanum, ove erano tenute le
p r ove r b i a l i c e n e . o n l e C
invasioni barbariche, a metà del
V secolo d .C. , i l Cas tr um
Lucullanum venne fortificato e
divenne un luogo di prigionia in
cui vi fu rinchiuso, tra gli altri,
R o m o l o A u g u s t o l o .
S u c c e s s i v a m e n t e v i s i
insediarono i monaci basiliani
intitolando il convento a San
Salvatore e, nel VII secolo,
c r e a r o n o u n i m p o r t a n t e
scriptorium utilizzando i testi
LA CITTÀ
Il vero mare di Napoli è “quello esigue e domestico
di Santa Lucia , di
Corogl io e di Posi l l ipo.
Consuma Castel dell'Ovo e il
Palazzo Donn'Anna, bruca il
muschio delle vecchie pietre,
sente d'alga e di sale come
nessun altro mare
Giuseppe Marotta
Il paradiso in terra! Ma “pensate, ad esempio, al
Castello dell 'Ovo, a
questo bellissimo maniero
medioevale, ricco di enormi
sale, di piccole viuzze interne e
di suggestive botteghe
Luciano De Crescenzo
luculliani. l castello, com'è oggi I
visibile, inizia ad essere edificato
dai Normanni che ne fecero sede
reale poco dopo la loro conquista
di Napoli nel 1137, mentre nel
periodo svevo Federico II ne fece
sede del tesoro reale e prigione
63
ove fu rinchiuso Corradino di
Svevia. Carlo d'Angiò continuò
l'opera ed è in questo periodo che
inizia ad essere chiamato castrum
Ovi incantati. Tuttavia, dopo
l'assedio del 1503, il Castel
dell'Ovo fu ricostruito dagli
Aragonesi nella forma odierna,
poi con il Vicereame spagnolo ed
i B o r b o n e d i v e n t e r à u n
avamposto soltanto militare.
Durante il Risanamento vi fu il
progetto di demolire il castello
per far posto ad un nuovo rione
ma non fu attuato e rimase al
demanio ed in cima fu sistemata
una batteria antiaerea durante la
Seconda Guerra Mondiale per
poi lasciarlo in abbandono fino al
restauro nel 1975. l Castel I
dell'Ovo è stato città, villa,
monastero, sede reale e fortezza
mentre oggi è liberamente
visitabile e vi si tengono mostre
e convegni nel suggestivo
panorama che offrono Napoli ed
il Golfo. Si può dire che esso sia la
vera memoria storica della città,
p r e s e n t e d a s e m p r e n e l
panorama partenopeo.
64
TRADIZIONI E LEGGENDE
La sirena Partenope dallo scoglio di Megaride alla
�ction in tv
di Paola Parisi
L'origine della fondazione di Napoli è
legata a miti e racconti molto antichi.
Neapolis, fondata dai greci nel IV secolo
a.C. e perla indiscussa del Mediterraneo, è
legata alla leggenda della Sirena Partenope,
narrata da Omero nel XII canto dell'Odissea.
Ulisse, noto per la sua curiosità, volle ascoltare
a tutti i costi il canto delle sirene, le quali
attraevano i navigatori con le loro voci
angeliche e melodiose, per poi ucciderli.
Avvisato dalla maga Circe, l'uomo prese delle
precauzioni: ordinò ai suoi uomini di mettere
tappi di cera all'orecchio e si legò all'albero
maestro della sua nave vietando ai suoi uomini
di slegarlo. L'idea sortì i suoi effetti, Ulisse non
cadde preda delle dolci creature marine. Esse ci
rimasero molto male e per la delusione si
suicidarono, schiantandosi sugli scogli. La
sirena Partenope quindi fu portata dalle
correnti marine proprio tra gli scogli di
Megaride (dove oggi sorge Castel dell'Ovo). Lì
fu trovata da dei pescatori che la venerarono
come una dea. Una volta approdato sull'isolotto,
il corpo della sirena si dissolse trasformandosi
nella morfologia del paesaggio partenopeo, il
cui capo è appoggiato, ad oriente, sull'altura di
Capodimonte ed il piede, ad occidente, verso il
promontorio di Posillipo. Così divenne la
protettrice del luogo e diede il nome a quel
piccolo villaggio. Da allora la città, pur a
distanza di secoli, continua ad essere chiamata
“città partenopea” e la bella Sirena ne è il
simbolo, le è stata dedicata anche una Fontana a
Piazza Sannazaro. Il mito lo ritroviamo anche
nei luoghi circostanti alla città, Capri è infatti
considerata la terra delle sirene. Osservandola
dal Golfo, possiamo notare i tratti di un corpo
femminile con il capo corrispondente al monte
Tiberio e i fianchi in prossimità di monte Solaro.
Un viaggio attraverso la storia, i miti e le
leggende di Napoli quello raccontato da
“Sirene”, la fiction televisiva. Sin dal primo
episodio ha subito conquistato il pubblico
napoletano e non. Una commedia italiana mista
al genere fantasy, girata nel Golfo di Napoli e in
tutti quei luoghi che forse neanche i napoletani
conoscono fino in fondo. Il regista ci invita a
guardare la nostra città da un'angolazione
differente da quella delle serie che accendono i
riflettori solo su argomentazioni criminali. Con
estremo sollievo, le sirene in questione non
appartengono a pattuglie di polizia o ambulanze
ma sono qualcosa di bello a vedersi vivaddio!
Fontana di piazza Sannazaro dedicata alla sirena
65
Attraverso la mitologia si sonda la realtà dei
luoghi fisici più belli di Napoli: il risultato è un
magico e incantato ritratto della città.
Protagoniste di questo tour sono quattro sirene,
che dagli abissi del mare approdano sulle coste
napoletane che secondo la leggenda accolsero
secoli fa Partenope, la sirena fondatrice della
città. Le quattro creature mitologiche giungono
a Napoli per salvare la propria specie e incantare
gli uomini con il loro potere ammaliatore. Ma,
alla fine, saranno i maschi napoletani a
conquistarle con la loro passionalità e umanità.
Colapesce, per i napoletani è sempre: ‘O PESCE NICOLÒl mito che ha da sempre appassionato
Il'uomo è la tendenza ad immaginare
uomini con virtù soprannaturali: uomini-
pesci, uomini-uccelli, sirene, arpie e così via. Ma
ad affascinare è anche l'ignoto che nasconde il
mare, il mistero dell'ambiente marino dove si
immagina una vita pari a quella terrena. La
leggenda del pesce Nicolò o Colapesce, nota da
sempre ai napoletani fino ai primi anni di questo
secolo, rischia di cadere in quell'oblio che ha già
assorbito gran parte delle antiche leggende
metropolitane che sempre nascondono una
realtà di grosso interesse celata sotto una
narrazione edulcorata per darne lustro e
conoscenza ma nello stesso tempo per
custodirne il segreto. Citata anche da Benedetto
Croce, Storie e leggende napoletane si riferisce ad
u n b a s s o r i l i e vo d i e p o c a c l a s s i c a ,
rappresentante Orione, venuto alla luce
durante gli scavi per le fondazioni del Sedile di
Porto e murato nel Settecento, con una lapide
Valentina Bellè nella fiction ‘‘Sirene’’
esplicativa sulla facciata di una casa all'inizio di
via Mezzocannone. Tale scultura rappresenta
un uomo coperto da quello che sembra un vello
con un coltello in mano. Detto “Cola Pesce” o
pesce “Nicolò”, nome del protagonista di una
leggenda che parla di un ragazzo maledetto
dalla madre. A furia di rifugiarsi nel mare, il
ragazzo finì per prendere caratteristiche di vero
e proprio pesce usando, per lunghi spostamenti,
il corpo di grossi pesci, dai quali si faceva
inghiottire per uscirne all'arrivo, tagliando il
ventre del malcapitato trasportatore. Fin qui la
66
TRADIZIONI E LEGGENDE
leggenda, ma una ben più interessante e
plausibile verità si è celata per secoli nella
memoria del pesce Nicolò, ovvero l'incredibile
confraternita di sommozzatori che venivano
iniziati ad un culto marino sotterraneo del dio
delle acque Poseidone: “'e figli 'e Nettuno”. Di
origine tardo-pagana, questo culto, divenuto
poi di esclusivo appannaggio partenopeo, aveva
come scopo il possesso delle ricchezze marine
esistenti nelle grotte più profonde del golfo.
Essi conoscevano il segreto per resistere in
apnea per tempi giudicati impossibili dalla
scienza ufficiale. Alcune alghe, particolarmente
trattate, rallentavano il ritmo respiratorio come
gli esercizi di volontà di alcuni gruppi indiani.
Lo stato di rallentata respirazione non incideva
comunque sulla coscienza di questi uomini-
pesce, che potevano operare tranquillamente i
recuperi e dedicare segreti rituali alla sirena
Partenope. A questi “iniziati marini” era dato il
nome in codice di ‘‘pesci Nicolò’’ e con quel
nome, e in assoluto segreto, pare che l'ultimo di
questa ricreata specie sia stato usato dai servizi
segreti alleati per ricerche sul fondo del golfo di
Napoli nel corso dell 'ultima guerra e
dell'immediato dopoguerra. Le notturne
sparizioni di alcuni natanti del porto di Napoli,
in quel periodo, ed il possesso da parte di alcuni
collezionisti stranieri, presenti a Napoli nel
dopoguerra, di gioielli greco-romani fece
riaffiorare la memoria dei ‘‘pesci Nicolò’’, perché
ad alcuni di loro fu sentito dire, e documentato
in una corrispondenza del tempo, con aria
complice e segreta che bisognava rivolgersi in
una precisa grotta marina del litorale, verso
a l l ' u o m o c o l
c o l a p e s c e !
D i v e r t e n t e
analogia tra Cola
Pesce, derivato
dal Nicola Pesce,
e l'attrezzo della
c u c i n a
n a p o l e t a n a ,
detto scolapesce
o c o l a p e s c e
perché usato per
quella necessaria esigenza. In quegli anni
ragazzini si tuffavano nudi a raccogliere con la
bocca la moneta gettata a mare da forestieri
ammirati, estasiati ma altrettanto preoccupati
per la lunga apnea di quei guizzanti corpicini,
sempre abbronzati d'estate e d'inverno,
“testimoniati” da Vincenzo Gemito. Forse
proprio tra quei ragazzini, già adusi ad una
realtà più marina che terrena, venivano scelti gli
adepti del culto segreto dei “figli 'e Nettuno”, i
futuri “pesce Nicolò” ai quali l'esimio poeta
Salvatore Di Giacomo, nel 1963, dedicò dei
versi: “Guaglione d'a pelle abbrunzata, ca sfile
natanno p'o mare d'o puorto ...”
Benedetto Croce
68
L’EVENTO
di Giovanni Gaudiano
VitignoItalia 2019Il vino, i produttori e la location
Maurizio Teti, direttore della manifestazione, ci parla dell'edizione di quest'anno e delle tante novità in programma
Quest’anno sarà la quindicesima edizione. Si
tratta di un ulteriore traguardo per una
manifestazione contraddistinta da una
continua crescita, da un successo riconosciuto: questo è
VitignoItalia. La location resta la stessa, il meraviglioso
scorcio del Castel dell'Ovo, la lunga mano di Napoli al
centro del suo golfo. Non è la classica struttura
fieristica ma un maniero del 300 con sale interne
circondate dal tufo, una pietra naturale che ben si sposa
con i sapori tanto diversi dei vini che i produttori di
tutta Italia presenteranno nelle tre giornate previste
per l'evento.
Si inizierà il 19 maggio e già ora l'attesa è grande.
«Abbiamo iniziato quindici anni fa – spiega Maurizio
Teti, direttore di VitignoItalia – sembra ieri, anche se il
lavoro è stato tanto al punto da assorbire tutto il mio
tempo, prima mi occupavo di altro. In quel periodo si
pensava ad un corso di enologia a livello nazionale in
Campania. Poi capimmo che in realtà c'era un vuoto
istituzionale al sud con l'assenza di un salone di
riferimento nonostante i grandi produttori del mezzogiorno d'Italia e pensammo di costruire una
manifestazione che avesse una sua posizione in ambito nazionale e non soltanto regionale. Napoli
rappresentava e rappresenta un fondamentale baricentro geografico e commerciale per il settore ed allora
nacque VitignoItalia, frutto della passione, dell'audacia e della lungimiranza».
250 cantine, più di 2000 etichette, 30 buyers internazionali, sono i numeri di quest'anno. In
percentuale cosa ha determinato questo successo: l'idea, l'organizzazione, la location, la città, la
69
passione degli italiani per il vino?
«Credo si possa parlare di una sintesi di tutti questi ingredienti.
Ritengo però che il fattore principale che ci abbia aiutato a
raggiungere il successo sia stato organizzare un evento al sud con
una mentalità europea. Le aziende del Trentino che arrivavano e
constatavano la perfetta organizzazione, la risposta di un pubblico
curioso e appassionato, professionale, venuto a degustare e non a
bere vino, e poi tutti gli aspetti positivi dovuti alla location ed alla
capacità turistica tipica di Napoli hanno prodotto una positiva
cassa di risonanza che ha scalfito quel pregiudizio automatico che
troppo spesso esiste nei confronti del sud».
La sommelier Mariella Caputo de La Taverna del Capitano ambasciatrice di
VitignoItalia, il progetto Vitigno Italia Academy con un dream-team di esperti, perché?
«Sentivamo esigenza di avere ambasciatori, persone che girano il mondo e portano all'estero
tutte quelle che sono le peculiarità del territorio e le bellezze dello stesso in campo
enogastronomico. Mariella è stata la prima perché ha raccolto da subito con entusiasmo la
nostra proposta. Vorremmo inoltre nominare ogni anno un ambasciatore nuovo che non sia
legato necessariamente al settore. In questo modo si potrebbe nel tempo creare un'academy che
favorisca un confronto dal quale sviluppare idee e sinergie importanti perché in questo settore è
di fondamentale importanza un continuo rinnovamento».
Quali sono i mercati dove il prodotto italiano potrà allargare la sua presenza nei prossimi
anni e quanti visitatori vi aspettate per quest'edizione?
«Le nostre aziende si fanno largo in tutti i mercati. Sono approdate
per esempio in Giappone e Libano con ritorni commerciali
importanti. In particolare i vini campani sono cresciuti tantissimo.
Hanno suscitato in questi anni un grande interesse perché il nostro
patrimonio ampelografico ci consente di presentare vini con
caratteristiche molto diverse ma di grande qualità. Quest'anno poi
avremo un focus sul Montenegro che sta mostrando grande
interesse per i vini campani. Mi aspetto un aumento soprattutto di
persone competenti. Quello che noto è un buon fermento che ci
arriva da altre regioni come Abruzzo, Puglia, basso Lazio che
vogliono acquistare i biglietti. Credo che supereremo l'importante
totale di 15 mila presenze nella tre giorni di domenica, lunedì e
martedì».
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IL PREMIO
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Megaris: 28 anni con Carlo Postiglione di Ciro Biondi
Instancabile, determinato e poliedrico,
l'ideatore e organizzatore già lavora
alla prossima edizione che come ogni
anno premierà chi avrà dato lustro nel
mondo della cultura alla nostra cittàPremio Megaris
Il 2019 è la volta della XXVIII edizione del Premio
Megaris, tra i più prestigiosi riconoscimenti
attribuiti a chi ha dato lustro a Napoli attraverso
l'arte, lo sport, la medicina, l'imprenditorialità, il sociale,
il giornalismo e le istituzioni. Il Premio Megaris,
proposto dall 'omonima associazione, è tra le
manifestazioni culturali più longeve della Campania.
Tantissime le personalità che nel corso degli anni sono
state premiate. Il premio non si limita alla giornata di
consegna dei riconoscimenti che, tradizionalmente,
avviene tra novembre e dicembre nella prestigiosa sede
Carlo Postiglione
del Circolo Nautico Posillipo. Il
Premio Megaris si apre con un
bando di concorso aperto diviso in
sezioni: poesia in lingua italiana e
napoletana, racconti inediti ed editi
(con un grande coinvolgimento
delle più importanti case editrici
napoletane e italiane) e pittura.
Nell'ambito della manifestazione
finale, un'apposita commissione
premia i napoletani che si sono
distinti in vari campi: arte, sport,
m e d i c i n a , g i o r n a l i s m o ,
i m p r e n d i t o r i a . I d e at o r e e d
organizzatore del premio è Carlo
Postiglione, artista poliedrico e tra i
più attivi operatori culturali della
città. «Abbiamo voluto pensare ad un
Premio per Napoli partendo dalle sue
origini – spiega Postiglione – ecco
perché abbiamo voluto richiamare
l'isolotto di Megaride, luogo in cui
IL PREMIO
72
approdarono i coloni greci ma anche uno dei
luoghi che attraverso i secoli è diventato ed è uno
dei simboli della città. È un legame antico e
profondo con la nostra storia, con il presente e con
il futuro che rappresentano i nostri premiati. Noi
teniamo molto a conferire i riconoscimenti ai
giovani. Il futuro appartiene a loro e alle
giovani generazioni affidiamo la nostra amata
città». Postiglione è noto come pittore,
scultore e scenografo teatrale e televisivo.
«Non sono solo scenografo – precisa – ma anche
scenotecnico e macchinista. Il teatro l'ho
conosciuto da dentro. Tanti sacrifici, tanti attori
importanti, per lo più napoletani che hanno calcato i teatri di
tutta Italia. E io insieme a loro. Conosco le tecniche
dell'organizzazione degli spettacoli. Ho pubblicato anche un
libro destinato a chi vuole avvicinarsi a questo lavoro. Ho
organizzato oltre quattrocento spettacoli per quarantacinque
compagnie. Ho collaborato con Gianni Crosio, l'ultimo
Pulcinella dell'autentica tradizione napoletana. Ma anche
con Carlo Croccolo, Mario Merola e Mario Da Vinci. Solo
per citarne alcuni». ome pittore, Postiglione è stato C
allievo di Striccoli e Verdecchia, ha esposto in tutto il
mondo ed ha rilanciato la tecnica del fumo di candela.
Con i suoi quadri ha allestito la “Storia
di Napoli”, una mostra che ha fatto il
giro d'Europa ed è stata proposta in
molte altre città italiane. Postiglione è
anche il fondatore dell'InterCral
Campania, una rete di quarantacinque
associazioni diffusa su tutto il territorio
regionale che conta oltre 90mila iscritti.
Un'associazione, nata negli anni '80 nel
solco della tradizione del dopolavoro
per dipendenti pubblici (lo stesso
Postiglione è un ex dipendente Inail),
che oggi è invece un'importante realtà
del Terzo Settore ascoltata dai
Ministeri e dagli enti locali. «Tra i momenti più importanti della storia dell'InterCral che mi piace – racconta – c'è
il coinvolgimento del ministero dell'Agricoltura allora presieduto dal ministro Catania. Fu grazie al nostro
interessamento che il fondo destinato agli acquisti degli alimenti per la popolazione indigente fu rifinanziato. Da
allora stiamo seguendo la questione delle nuove povertà che sta riscuotendo interesse tra i nostri associati». gni O
anno l'InterCral pubblica una guida ai servizi stampata in oltre 30mila copie grazie alla collaborazione con
l'Automobile Club di Napoli. Fanno parte del direttivo presieduto da Postiglione: Paolo Lanza (Poste
Porto), Renato Porcaro (Reportur Italia), Fernando Verruto (AssIntesa), Bruno D'Ambrosio
(AssoFamily), Gennaro Mantile (Mondoscuola) e Raffaele Affinito (Terra Mia).
Studio Dott.ssa Gianmarì Di Nola Piazza Sannazaro Napoli Via Salvator Allende - Baronissi (SA)Via Zumbrini - Portici (NA)Info: +39 331 336338846
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74
LA MOSTRA LA MOSTRA
“Ehi, tutto bene?”di Marina Topa
Una mostra di pittura di Claudio Rinaldi dal 2 aprile al Pan, Palazzo delle Arti di N a p o l i , c u r a t a d a l l a professoressa Manuela Torre
Questa mostra sarà inaugurata il 2
a p r i l e , G i o r n a t a M o n d i a l e
dell'Autismo, per la sensibilizzazione
circa un disturbo che riguarda una percentuale
crescente della popolazione. Non è un caso
perché l'artista che espone si chiama Claudio
Rinaldi; è un ragazzo di 19 anni affetto da un
disturbo dello spettro autistico, un disturbo che
fa avvertire il mondo della mente più reale di
quello reale. Claudio possiede consapevolezza e
maturità pittoriche di artisti d'esperienza …
un'innata predisposizione alla comunicazione
attraverso la pittura che si manifestò durante un
laboratorio artistico, seguito l'anno scorso al
liceo “Elio Vittorini” che frequenta ancora.
Tutti gli elaborati del corso diedero vita ad
un'esposizione permanente nei locali del liceo,
intitolata “Il nostro mondo a colori”. Il suo
successo ha spinto la professoressa Manuela
Torre a coinvolgere il ragazzo in una serie di
incontri di pittura che, grazie alle sue innate
capacità, hanno portato alla mostra di pittura,
“Ehi, tutto bene?” che, oltre a rendere merito
alle sue doti pittoriche, offre l'occasione per
c o m p r e n d e r e c o m e a n c h e l ' a r t e s i a
un'importante possibilità di espressione,
comunicazione e interpretazione di sé e del
mondo circostante pure per il soggetto
autistico.
Professoressa Torre, ci esplicita il
significato del titolo della mostra?
«Devo specificare che oltre ad essere critica e
curatrice d'arte, sono docente di sostegno; professione
che mi permette di crescere umanamente e di
migliorare il modo di rapportarmi all'arte. Lo scorso
anno ho avuto tra i miei alunni Claudio e tra le
espressioni che spesso, con dolcissimi sorrisi, mi
destinava, soprattutto appena mi vedeva, c'era un
"Ehi, tutto bene?"».
Ci sono stati momenti difficili nel percorso
di costruzione di questa mostra?
«Ritorno con il cuore al percorso artistico e di
realizzazione delle opere che ho svolto con Claudio.
Il concetto di difficoltà, coincide perfettamente con
76
quello di straordinarietà; Claudio ha un talento
artistico spontaneo ed entusiasmante che ci ha
permesso di trovare gradualmente un codice
comunicativo (essenziale, talvolta ridotto ad uno
sguardo)».
Cosa pensa del binomio arte-autismo?
«Credo che sia un binomio solido, profondo. Se per
autismo intendiamo una condizione in cui il potere
della mente e quello dell'immaginazione prevalgono
sul concreto ideando una realtà-altra, ritroviamo
quanto accade nell'arte: l'artista, mediante l'azione
creativa, produce un concreto-altro espressione di
immaginazione, sensibilità e ideale personali».
Cr i s t ina Garg iu lo, c i sp iega cosa
rappresenta per lei questa mostra sia come
madre di Claudio che di presidente
dell'Associazione ‘‘La Città Adattabile?’’
«Come madre ho provato le stesse emozioni di
quando si è laureato mio figlio maggiore, la gioia di
aver accompagnato un figlio ad un traguardo
importante … e di ciò sono molto grata ai suoi
insegnanti. Come presidente voglio che tutti i nostri
f igl i abbiano diri t to al le s tesse
opportunità. Con l'associazione ci
stiamo impegnando per la creazione di
ateliers artistici, sportivi, ecc. dove ogni
ragazzo autistico, secondo le proprie
inclinazioni, possa esprimersi nel modo a
lui più congeniale creando un ponte
comunicativo con il mondo esterno. Sono
contenta perché sta aumentando la
sensibilità delle istituzioni; nel quartiere
Vomero/Arenella si è creata un'ottima
sinergia con l'asl , il comune, la
municipalità, le scuole, la parrocchia di
Don Aldo che ha invogl iato al
volontariato tanti ragazzi. Il nostro
sogno è che queste iniziative si estendano
ad altri quartieri e, perché no, anche in
altre città».
LA MOSTRA LA MOSTRA
LA SOCIETÀ
78
I docenti, il ribaltamento delle alleanze e il “mestiere impossibile” dei genitori
Le recenti sortite del Ministro Bussetti sulla carenza di impegno degli
operatori scolastici del Sud hanno riacceso i riflettori sulle problematiche
della scuola. Si sono sentiti particolarmente colpiti i docenti, soprattutto
quelli che operano in territori a rischio e che si trovano ad affermare ogni giorno i
valori di un vivere civile in zone che si presentano a volte del tutto abbandonate
dallo Stato. Alcuni di
q u e s t i i n s e g n a n t i
d o v r e b b e r o e s s e r e
considerati degli eroi dei
nostri tempi, invece si
s e n t o n o s e m p r e p i ù
confusi e disorientati.
O l t re tu t to spesso in
ambito sociale non si gode
della stessa considerazione
c h e s i h a p e r a l t r e
p r o f e s s i o n i , p e r n o n
parlare poi dell'aspetto
r e m u n e r a t i vo . S u l l a
stampa hanno avuto un
certo rilievo episodi riguardanti genitori che hanno picchiato dei docenti, rei di
aver messo un brutto voto al figlio o avergli comminato un provvedimento
punitivo. Quindi cosa sta succedendo nella nostra scuola? Oltre alle situazioni
ormai strutturali, edifici fatiscenti, carenze di organico, mancanza di fondi etc. va
detto come uno dei problemi della scuola di oggi sia da contemplare in un
ribaltamento di alleanze. Una volta sulla strada dell'apprendimento era molto
forte il rapporto docenti/genitori, oggi il tutto appare completamente ribaltato in
favore della nuova alleanza genitori/figli. E i docenti? Sempre più soli nel portare
avanti la loro missione. Spesso presi tra due fuochi, ragazzi poco collaborativi e
genitori che li tacciano di scarsa preparazione. Ai genitori è sempre stata
assegnata la competenza dell'educazione mentre ai docenti spettava l'istruzione,
l'accrescimento culturale. La sinergia tra questi due gruppi (famiglia/scuola)
contribuiva alla formazione del ragazzo in vista del suo ingresso nell'età adulta. E
come se i genitori non avessero più fiducia nel corpo docente a cui hanno affidato i
di Ciro Chiaro
Ministro dell’istruzione Marco Bussetti
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loro figli e di conseguenza viene
passato continuamente al vaglio quello
che è il loro impegno didattico. Ma
siamo sicuri che poi la famiglia e
l’interpretazione dei ruoli nel loro
ambito possano essere dei validi
sostitutivi ideologici della funzione
scolastica? È ovvio che non vadano
difesi a spada tratta tutti i docenti.
Quello che va salvaguardato a tutti i
costi è il valore del sapere non solo ai
fini della sua utilità ma anche sotto il
profilo del piacere che dovrebbe portare l'apprendimento. Il sapere come piacere è
la vera sfida. Allora siamo sicuri che questa nuova “amicizia” genitori/figli, senza
alcuna differenziazione di ruoli sia funzionale alla crescita e alla formazione dei
ragazzi? E che dire delle famiglie problematiche che manifestano disagi, di
genitori “distratti” che non si prendono adeguata cura dei loro figli? Un'amica
dirigente scolastica mi ha segnalato che sono in aumento tra i ragazzi i casi di
autolesionismo, in pratica si fanno del male per simboleggiare una sofferenza e
attirare l'attenzione su di sé. E anche dei casi di autismo selettivo, rifiuto della
relazione, della cooperazione limitando la propria sfera esistenziale a scarse
attività e a rapporti instaurati con pochissimi soggetti. Sì certo la scuola si accorge
delle situazioni anomale, scava nel background familiare per trovare l'origine
disfunzionale, tramite gli sportelli di ascolto, può disporre degli interventi, per
esempio il rinvio a una mediazione familiare e, se la problematica permane, il tutto
viene assegnato ai servizi sociali. Freud definiva la genitorialità come il “mestiere
impossibile”. In effetti alcuni genitori non si sentono all'altezza di portare avanti
questo compito. Il modello famiglia ha subito grossi mutamenti in anni recenti,
siamo dalla famiglia allargata alla famiglia nucleare, alla famiglia aperta a quella
ricostituita per effetto di separazioni e
divorzi. Mi ricordo un vecchio detto: per
crescere un bambino ci vuole un villaggio.
Ecco r i cre iamo questo v i l l aggio,
ripartendo dalla cooperazione tra docenti e
genitori, ognuno nei propri ambiti e ruoli.
Ripristinare il concetto di formazione per
rendere più forti i nostri ragazzi per
affrontare il futuro. Valorizzare le
relazioni, il mondo non si esaurisce sullo
schermo di uno smartphone. Abbiamo
delle grosse responsabil ità quindi
cerchiamo di fare del nostro meglio.
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IL MONDO DEL LAVORO
L'alternanza del futuro?I ragazzi del Liceo Scientifico “Filippo Silvestri” di
Portici impegnati in quattro progetti per creare altrettante Start-up aziendali in quattro settori
differenti
di Giorgio Punzo
L'alternanza Scuola – Lavoro è spesso vista come un programma di semplice
riduzione di orario scolastico che non porta ad un'effettiva ricaduta
culturale professionale per lo studente. Si tratta di una visione non
confacente alla realtà ed alle attività che coinvolgono gli studenti delle scuole
superiori. Quest'anno, per il programma di alternanza scuola-lavoro, gli studenti
della classe 4^ C del Liceo scientifico "Filippo Silvestri" di Portici, cittadina che si
affaccia sul golfo di Napoli, divisi in quattro gruppi hanno voluto stravolgere questa
idea dimostrando la validità del sistema formativo e lavorando alla creazione di 4
Start-up aziendali come prevede il programma selfiemployment di INVITALIA,
coadiuvati dal Dottor Vincenzo Palumbo e dal Dottor Giorgio Punzo. Il tema
proposto dalla CO.IN.S., azienda nella quale lavorano i succitati tutor, verteva sulla
ricerca di una serie di attività da sviluppare in ogni loro aspetto e ambito. Il primo
gruppo ha progettato nella città di San Giorgio a Cremano, una palestra in cui si
svolgeranno molteplici attività per la salute del corpo, sia per gli adulti che per i
bambini. I ragazzi hanno creato anche il marchio: "body&soul". Un altro gruppo ha
ideato una t-shirt con l'utilizzo di pec in velcro
e con il marchio aziendale R.A.D.A.R. Il terzo
gruppo ha lavorato al progetto di una pochette
in pelle, commissionata dal conte Paternò di
Montecupo con l'obiettivo di valorizzare il
made in Italy, creando un brand per un target
esclusivo. L'ultimo gruppo ha progettato una
bakery, situata nella cittadina di San Giorgio a
Cremano, in stile factory-vintage, Sweet
Streat . Questa baker y rappresenterà
l'innovazione nel campo della ristorazione e il
punto forte sarà un “cuoppo” contenente soli
dolci tipici napoletani. Questi progetti, ideati
da ragazzi liceali nel loro percorso d'alternanza scuola-lavoro, rappresentano
l'inizio della loro strada per il futuro, che sembra non essere più così lontano.
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SCAFFALE PARTENOPEO
L'avvento dei motori di Bruno Marchionibus
Luigi Casaretta ed il suo libro edito da Rogiosi che racconta di quando Napoli lanciò la sua sfida alle grandi case automobilistiche
Andare alla riscoperta non solamente di
artisti e letterati della millenaria
cultura partenopea, ma anche di veri e
propri spaccati meno conosciuti della storia di
Napoli, per ridare il giusto peso e regalare il
giusto risalto a momenti significativi ed
ingiustamente dimenticati vissuti dalla città del
Vesuvio; è questo lo scopo de “Il Merito di
Napoli”, l'iniziativa editoriale della Rogiosi
Editore di cui ci stiamo occupando da qualche
numero, ed è questa l'opportunità che regala
splendidamente al lettore “L'avvento dei
motori. L'automobilismo nella Napoli del
Primo Novecento” di Luigi
Casaretta. Non tutti sanno
che tra le città italiane ed
europee che, all'inizio del
secolo scorso, si cimentarono
nella allora pionieristica
s f ida de l l a produz ione
automobilistica, Napoli ebbe un posto di rilievo.
Come riportato da Casaretta nella sua opera,
infatti, l'interesse verso quel nuovo e futuristico
mezzo di trasporto che ai primi del Novecento
era l'auto, colse tanto la borghesia che
l ' imprenditoria napoletana, le quali si
lanciarono nella sfida agli altri principali poli
industriali del momento con la produzione delle
pr ime autovetture “made in Naples” .
Quest'esperienza, che rispetto ad altre realtà
terminerà purtroppo presto, passerà tuttavia
attraverso sperimentazioni di assoluto rilievo,
come quello della Darracq Italia, che darà in
seguito vita alla ben più famosa Alfa Romeo.
Riscoprire una Napoli centro industriale di
importanza primaria può sembrare un qualcosa
di lontano nel tempo ancora più di quel che è, ma
dà anche la misura di quello che il capoluogo
campano, anche dal punto di vista economico, è
stato e potrebbe ancora essere, ed è senz'altro
questo uno dei molteplici meriti che vanno
ascritti al testo di Casaretta, e per il quale tale
lavoro merita di essere letto ed approfondito.
L'automobilismo nella Napoli del primo Novecento