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INTORNO AL TESTO DELLA «VITA SCHOLASTICA» DI BONVESIN DA LA RIVAAuthor(s): EZIO FRANCESCHINISource: Aevum, Anno 26, Fasc. 1 (GENNAIO-FEBBRAOI 1952), pp. 22-32Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25820301 .
Accessed: 17/06/2014 04:14
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EZIO FRANCESCHINI
INTORNO AL TESTO DELLA ?VITA SCHOLASTICA?
DI BONVESIN DA LA RIVA
Pubblicando, nel 1943 (ed. Gregoriana, Padova, nella collezione di
?Testi e documenti di storia e di letteratura latina medievale?), la prima edizione moderna della Vita Scholastica di Bonvesin da la Riva, avver
tivo i lettori che non potendo, dati i tempi, ricorrere all'esame e alia collazione di manoscritti, mi ero dovuto accontentare di riprendere l'idea
del Bartoli che del testo voleva curare un'edizione nuova basandola sol tanto su alcune edizioni antiche. Delle venti che ne conoscevo (dalla editio princeps di Milano del 1479 a quella di Brescia del 1555) ne avevo esaminato nove (Milano 1479, Parma 1489, Venezia 1507, Milano 1517, Brescia 1542, Venezia 1547, Milano 1554, Brescia 1555, Torino, s. n. t.)
aggiungendo una collazione completa del ms. Ambrosiano Q. 36. Sup., l'unico che mi fosse allora accessibile. E concludevo Pesame con que ste parole: ? L'ampiezza delle indagini e dei riscontri, se mi ha fatto vedere le molte inesattezze e i molti errori delle singole edizioni, mi ha anche permesso di ripararvi e di costituire un testo al quale oso credere non potra portare modificazioni notevoli, quando sara possibile farlo, Tesame stesso dei manoscritti? (pp. XIV-XV).
Poiche ritengo che sia giuslo rivalutare, pur senza esagerarne il valore e il significato, la troppo dimenticata operetta di Bonvesin da la Riva (1), raccolgo qui alcune osservazioni sul suo testo, ricavate da un
primo gruppo di codici collazionati, che indichero con le sigle poste, per
(1) Per la bibliografia piu recente si veda: V. Sansonetti, Git scritti latini di Bon uesin da la Riua, in ?Atti dell'istituto Veneto di Sc. Lett. Arti? . 102, Venezia 1943, pp. 897-920; A. Manzi, L Exemplum nella Vita Scholastica di B. d. /?., in ?Aevum? XXII,
1-2, (1949), pp. 1-27; G. cremaschi, Un codice poco noto della Vita Scholastica di B. d. R., ?ibid. > XXII, 3-4, (1949), pp. 213-220; E. franceschini, fr = Vola manus, in ?Aixh.
Lat. Medii Aevi? (in corso di pubblicazione); E. Cattaneo, Un milanese a Messa nel 1200, in ?Ambrosius? XXVII, 1951, pp. 68-70,
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INTORNO AL TESTO DELIA ?VITA SCHOLASTICA ? DI BONVESIN DA LA RIVA 23
ciascuno, fra parentesi: 1. Vcnezia, Bibl. Marciana Lat. XII, 15 ( =
P) (1) 2. Venezia, Bibl. Marciana Lat. XIV, 220 ( = N ) (2) 3. Venezia, Bibl. Marciana Lat. XIV, 336 ( = O ) (3) 4. Bergamo, Bibl. Com. T. IV. 28 ( = Z ) (4). Per il codice Ambrosiano Q^. 36. Sup., gia esaminato per
l'edizione, mantengo la sigla A; e cosi pure quelle date allora alle
edizioni usate : Milano 1479 ( = M ), Parma 1489 ( = B ), Venezia 1507 ( = C ), Milano 1517 ( = D ), Brescia 1542 ( = H ), Venezia 1547 ( = V), Milano 1554 ( = E ), Brescia 1555 ( = F ), Torino, s. n. t. (= T).
II testo della Vita Scholastica e riportato secondo la mia edizione su citata.
* * *
Hie claues, lector, dat tibi quinque liber (v. 6)
Queste chiavi che introducono nel palazzo della sapienza, sono: il
timor Domini, che occupa da solo meta dell'operetta (vv. 24-482), Yho
nor magistri (vv. 483-704), Y assiduitas legendi (vv. 705-736), la frequens
interrogatio (vv. 737-754) e la memoria retinendi (vv. 755-766). Siamo da
vanti ad un motivo allegorico tradizionale, di cui non e qui il momento
di tracciare la storia. Possiamo tuttavia ricordare che esso era gia usato
nel sec. IX: infatti il commento a Donato di Remigio di Auxerre (su
(1) Cartac., sec. XV, di ff. a +120 + be, mm. 290 X 220, scritto ora a due colonrte
ora a linea piena. Oltre che la Vita Schotastica (ff. 37r-51'r) con alcune glosse margi
nali iniziali e poche noiicine interlineari, contiene il Liber utriusque Catonis (ff. lr-25r, con la data di trascrizione: Anno Domini MCCCC VI die penultima mensis aprilis)t I* Antiooidianus (ff. 26v-35r), un commento ai Remedia Amoris di Ovidio, con testo
(ff. 73r-107r), e YExpositio Remigii (di Auxerre) in minores partes Donati grammatici (ff. 108r-120v: alia fine e la soscrizione: Librum hunc canonicis reguiaribus lateranensi
bus in monasterio dioi lohannis Baptiste de Viridaria Padue agentibus uir venerabilis
ac deootus Christi sacerdos et bonarum artium cultor, grece latine hebraice eque pe
ritissimus, D. Petrus Montagnana optima fide pieiatis studio proque salute adscripsit
atque donaoit, quern quisque legens proficiat primum deinde sit gratus: 1478). II co dice non e descritto nel Catalogo del Valentinelli.
(2) Cartac., sec. XV, mm. 145-220. E una miscellanea di opuscoli varii, messa insie
me da Giacomo Morelli nel 1782 e da lui lasciata alia Marciana. La Vita Scholastica e ai ff. lr-17r e presenta una glossa iniziale nella quale, come e consuetudine in simili casi,
si esaminano le cause efficiens, materialis, formalis, finalis del libro e se ne dichiara
il titolo. Poche note sono nelle interlinee fino al f. 2v soltanto.
(3) E una miscellanea dei sec. XIV e XV di mani diverse. Oltre alia Vita Scholasti ca (ff. 99r-130v: arriva fino al v. 352) di mano del sec. XIV, contiene un Martirologio
(ff. 1-37), un commento a Prospero d'Aquitania, con testo (ff. 38-72), ed uno a Fedro
(ff. 84-99). (4) Descritto e collazionato per intero da G. Cremaschi nell'ariicolo citato qui, a
pag. prec. II codice e datato del 1430.
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24 E. FRANCESCHINI
cui cf. MANITIUS, Gesch. d. lat. Lift. d. Mittelalters I, 506-7) termina con
queste parole (che ho trascritto, in mancenza della edizione di W. Fox,
Lipsia 1902, dal cod. Marciano Lat. XII, 15, sopra descritto): ? Quot sunt
claves sapientie? Que? Assiduitas legendi, memoria retinendi, contemp tus divitiarum, honor magistri, quottidiana interrogate. Si quis has custo
dierit, carus in arte funditus erit?. Come si vede, quattro delle cinque chiavi di Bonvesin sono dedotte, anche nella loro precisa formulazione, dal testo di Remigio di Auxerre. Un piu ampio raffronto fra i due testi sarebbe dunque certamente utile.
Un riassunto, invece, estremamente schematico dell'operetta di Bon
vesin e confluito nel cosi detto Liber quinque clauium un cui volgarizza mento, a detta del Morpurgo che ne indica sette manoscritti in bibliote
che italiane (1), dovette godere di una discreta fortuna fra la fine del
Duecento e la prima meta del Trecento (2). Lo trascrivo, indicando fra
parentesi i rimandi al testo di Bonvesin, dalF edizione fattane dallo
Zambrini (3). ? Cinque sono le chiavi della sapienza: la prima si e di temere Iddio;
la seconda si e d'onorare 1'uomo e'1 suo maestro; la terza si e assi
samente leggiare; la quarta si e sapere addimandare; la quinta si e sa
pere ritenere.
Percio, frate mio, quanto posso, pregoti che tu temi Iddio sopra tutte le cose (cf. vv. 23-24), percio che noi ne semo debiti, et egli ne
pud fare alti e bassi, quanto piace a lui.
Anco ti priego che tu sempre debbii onorare lo tuo maestro (cf. vv.
491-92), percio che li maestri s'affaticano molto a insegnare ai loro di
scepoli. Anco ti priego che ti piaccia di continuamente leggiare (cf. vv. 705-6),
percio che leggendo pud l'uomo addivenire savio e amico di Dio.
Anco ti priego, frate mio, quando tu vuoi sapere la cosa che ti bi
sogne di sapere, va al savio (cf. vv. 737-40) e aumiliati e domanda cor
tesemente (cf. v. 748: primo suppliciter . . .) e guarda luogo e tempo
(cf. vv. 751-3: conoeniens tempus . . . demum cerne locum).
Pregoti che '1 buono consiglio ch'hai ricevuto, sappilo ritenere tut
ta volta (cf. v. 755: Claois quinta monet retineri dogmata mente)?.
(1) S. Morpurgo, // Ubro di buoni costumi di Paolo di messer Pace da Certaldo, Firenze, 1921, pp. XXXV-XXXVII. I codici sono: Firenze, Bibl. Naz. II, VIII, 49; S. Gemi gnano, B. Com.; Firenze, B. Naz. Palat. 585; Firenze, B. Riccard. 1538; Milano, Trivul
ziana 768; Bologna, Univers. 2650 bis; Firenze, B. Naz. II, II, 23.
(2) Su alcuni codici latini cf. M. C. Ffrrari, Una miscellanea scolastica del sec.
XV della B. Marciana di Venezia in ?Atti del R. 1st. di Sc. Lett. Arti ? XCV, 2, 1936, p. 680. (3) Sotto il titolo di Ammaestramenti e sentenze morali in ?Collez, di opere inedite
o rare? I, Torino 1861, pp. 258-67,
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INTORNO AL TESTO DELLA ? VITA SCHOLASTICA ? Dl BONVESIN DA LA RIVA 25
Nessun influsso del De vita scholastica e nella rimanente parte del
Toperetta; ma anche in questo caso sara utile un esame delPinedita
redazione latina in distici del Liber quinque claoium.
Catholicus constans, igitur, nullatenus here
Ut fundamentum sit tibi vera fides (vv. 31-2)
Here, id est dubita ha nell'interlinea P; ed e lezione certamente
esatta (da haereo nel senso di dubito, sono in forse) di contro alPin
comprensibile egre di EFH. N. offre invece una doppia variante che
lascia intatto il senso : ?... nullatenus extas - Ni fundamentum ...? ma
non e certamente la lezione originale.
Intima si forsan temptatio vana subintrat (v. 35)
ABZP offrono la lezione subintret che mi sembra da preferire (cf. v. 101, 179, 288, etc.; vi sono tuttavia anche molti esempi di si con l'indi
cativo : cf. qui, nota al v. 351).
Tota sit in Deo fervens intentio cordis (v. 41 )
ZPN hanno Domino che e, per ragioni metriche, la lezione esatta.
Non sit mortifere causa maligna rei (v. 56) ZPN offrono la variante morbifere. II soggetto e lingua ( v. 50).
Non des sermones ubi non prodesse uidebis (v. 61 )
AZP hanno del e PN oidebit. Poiche dal v. 50 al v. 72 il soggetto e sempre lingua credo che det sia la lezione originale. In questo ca so il sonet dei vv. 60 e 72 ha valore transitivo : faccia risonare, ma
nifesti. Rimane invece uidebis che non pud essere attribuito a lin
gua: ?Non sprechi parole (la lingua) quando tu ti accorgerai che non giovano?. La lezione di PN e quindi da respingere (e in P si
spiega con l'attrazione di det).
Inter discordes properate mitiget iram (v. 67 ) FHZ hanno properanter che ritengo da preferire.
Plus tua quam genti Domino fac verba placere; Non cunctis uerbis reddere verba oelis (vv. 73-4)
In luogo dell'intero verso 74 che espone un altro consiglio, PN han no il seguente: Quo sine perfecte nemo placere potest, che com
pleta il v. 73.
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26 E. FRANCESCHINI
Quicquid dicatur, resonet responsio dulcis;
Temporc sermo quoque prestat aoarus opcm (vv. 79-80)
AZP hanno amarus che il senso indica come la lezione esatta ( ?qua
lunque cosa si dica, sia dolce la risposta; perd, in certe occasioni, anche la parola amara pud giovare? : auara, di contro a dolce, non
da senso.
Ne sis rixosus, contendens, invidus, asper Immo pacificus, inoidiosus, amans ( vv. 97-98 )
Inoidiosus e qui nel senso raro, che tuttavia si trova anche in Ci
cerone, di inoidiato, ed e contrapposto a invidus del v. 97. Questo capirono i glossatori del testo in N (id est ut omnes inoideant tibi), in Z (inoidiosus: est in bona parte, cf. CREMASCHI, art. cit. p. 219) e in P (inoidiosus: oirtuosus).
Ne sis arrogans ceu clericus ille superbus ( v. 103 )
PNZB hanno arrogitans, che e preferibile per ragioni metriche.
Mens erat omnino cuius in ergo tumens (v. 104)
PN offrono la lezione orbe, che non e tuttavia in alcuna edizione. V er
go (che e il ?veniamo al dunque? del nostro parlare) si riferisce
alia fine del miraculum, p. 6, riga 11.
Omnem luxuriam fugiat qui discere glixit (v. 117) ZPN hanno gliscit che e la grafia esatta.
Non lato lecto nec molli veste potiri Cures, dum membris non nimis obstet hiems (vv. 177-8)
ABMZPN hanno obsit che e lezione indubbiamente migliore.
Privat, sternit opes, uitium, scelus omne ministrat (v. 187)
BMZP hanno oitiat che e forse da preferire, dato che uitium e scelus
sono evidentemente sinonimi.
Furta docet, preda, luxuriamque simul (v. 188)
Preda e errore di stampa per predas.
Hie paradisus ei, gloria, vita, salus (v. 206)
Hec (e a margine : scilicet pecunia) Z\ Hec (e nell'interlinea; aoa
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INTORNO AL TESTO DELIA ? VITA SCHOLASTICA ? DI BONVESIN DA LA RIYA 27
ritio) P; Hec e lezione da prefer!re, riferito a pecunia (cf. anche il v. 207).
Utilis aut mundo, non sibi, nonque Deo (v. 222)
PBFM hanno haud, che e forse lezione da preferire.
Hoc vitio multos iam desperare refertur ( v. 225 )
BMZ hanno desperasse. Sopra refertur P ha nell' interlinea: id est di
citur ab aliquo.
Sic bonus, egregius, sic(q)ue facetus eris (v. 240) Cosi la mia integrazione; ma ABDEFMHZP hanno sieve (sic nec C) che ora penso debba essere conservalo.
Est miserens miseris, Dominus miserebitur illi (v. 249)
PN hanno Qui miseret; AZ\ Est miserans.
Avertas oculos ne sint ad inania prompli (v. 261) BCMVZ hanno advertas (che Z glossa : habeas advertentiam in ocu
lis); P aveva advertas ma poi il d fu accuratamente eraso dal co
pista che congiunse a con v. La glossa, coeva, nella interlinea e :
removeas. Avertas e migliore lezione, anche perche sarebbe duro un oculos oggetto di advertas.
Te rogo, Christe pie, precibus meritisque Marie Per loca me salva, me rege quaque die (vv. 295-6)
II codice P ha ?Per loca tuta vie? che parrebbe da preferirsi data la rima finale ed interna dei due versi, evidentemente voluta. Ma e
necessario attendere piu ampia conferma dalla tradizione manoscritta.
Diligito patrem diligitoque matrem ( v. 312 ) P ha: ?Diligito matrem diligitoque patrem? che si rivela per motivi
metrici la lezione esatta.
De septem turba fratrum triumque sororum (v. 317)
ZP hanno fratrumque che e la lezione metricamente esatta.
. . . meriti beati Stephani (Miraculum di p. 15)
Si tratta di un errore di stampa per meritis (e cosi pure: invenis
per iuvenis all'inizio deir exemplum di p. 16).
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28 E. FRANCESCHINI
Me tibi commendo, me> Virgo, relinquere noli (v. 343)
AZ hanno linquere che e la lezione metricamente esatta. Si noti, tutta
via, che al v. 339 Virgo ha la 6: ?Mater, ave, Christi, sanctissima
Virgo Maria?; e cosi al v. 365: ? Virgo Dei martyr ...? e ai vv.
453 e 457; il linquere del v. 343 pud essere quindi lezione interpo late per dare a Virgo la quantita secondo le regole classiche.
Talia devote fungere verba prece (v. 346) AZ hanno devota con riferimento a prece (e mi pare lezione attendi
bile); B ha fundere (e V potes in luogo di praece) per evidente difficolta a capire la costruzione di fungere (il verso verrebbe ad essere ricostruito: ?Talia devote fundere verba potes?) che non e
tuttavia ignota ai classici.
Martyris auxilium si cuius querere gliscis (v. 351) AZP hanno gliscas: cioe si con il congiuntivo, come ai vv. 35, 101,
179, etc.; vi sono tuttavia anche molti esempi di si con 1'indicative vv. 273, 337, 345, 357, etc.).
Salve, crux, in qua Christus moriendo pependit Et per quam mundi tota redempta salus (vv. 371-2)
AZP hanno ?Est per quam ...? che mi sembra da preferire.
Quando levat calicem, manibus cor surripe iunctis (v. 405)
P ha la lezione surrige ( =
subrige ), con la glossa interlineare : id est sursum eleva; e tale lezione e da preferire se non si vuole dare a
surripe un significato che non esiste ne nella classica ne nella tar
da latinita.
Quid faciunt alii sapientes imitare fideles (v. 415) PZ hanno sapiens (con glossa in Z: tu sapiens imitare quod faciunt
fideles e in P: sapiens, tu) che e per evidenti ragioni metriche, la
lezione autentica.
Cum cito peccati sentis gravitate gravari ( v. 447 ) AMZP hanno : Quam, lezione da preferire.
Nam multos subita morte perire patet ( v. 450 ) AMZP hanno : perisse, lezione da preferire.
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INTORNO AL TESTO DELLA ?VITA SCHOLASTICA ? Dl BONVESIN DA LA RIVA 29
Desperatorum, flentium, turbaminis estum ( v. 463 )
ABZP hanno flentum, lezione metricamente esatta.
Hec est via, quies, porta bcata, dolor (v. 466 )
ABMZP hanno vita, che e la lezione esatta per il necessario riferimen
to a mundi del verso precedente, oltre che per ragione metrica.
?... nave facta in qua erat ...? ( p. 27, r. 5 )
e errore di stampa per fracta.
?... cogitaris quia separates esset a filio ...? ( p. 28, r. 1 )
Credo abbia ragione A. Manzi (art. cit. p. 21) nel pensare a spre tus come lezione genuina. Non e tuttavia improbabile data la com
pattezza della tradizione manoscritta, che Bonvesin stesso abbia trat
to il separatus da un manoscritto gia corrotto del testo cui attingeva
per gli exempla in prosa che introduce fra i suoi versi.
Nec baculum, nisi sit congrua causa mali (v. 518)
AZP hanno manu (?Nec baculum, nisi sit congrua causa, manu?) che
credo preferibile per il riferimento a tenebis del v. 517.
Defendes presens, esto fidelis ei ( v. 534 ) ZP hanno Defendas, che e preferibile ( cf. laudes del v. 533 ).
Versus eum caveas ostendere tergum ( v. 555 )
P ha: ?Versus eum versus, caveas ostendere tergum? che e la lezio ne esatta, altrimenti il verso mancherebbe di un piede.
Eius de manibus si quid cecidisse videbis
Suscipe continuo, porrige promptus ei (vv. 561-2)
AZP hanno surripe (con glossa interlineare: eleva in P). Per Tosser
vazione gia fatta al v. 405, qui o e da conservare suscipe o da
congetturare surrige (= subrige), cui fa pensare Y identita della
glossa che e in Pa quel verso (surrige, id est sursum eleoa).
Tune animum, si te socius derideat, arte
Ne pluris risus causa sit ira, tene (vv. 603-4 )
Arte e glossato in Z oel arta, id est constringe et patere; P ha
invece arce (glossato nell'interlinea: id est constringe; nel verso
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30 fc. FRANCESCHINI
seguente pluris risjs e glossato con maioris derisionis); al posto di
tene ABMZP hanno tua. Penso percio che la piu esatta restituzio
nc del distico possa essere la seguente : ?Tune animum, si te socius
derideat, arce ? Ne pluris risus causa sit ira tua ?. Tuttavia anche
la lezione animum . . . arte . . . tene ha un suo chiaro significato.
Et cor, aspiciat frons tua versus eum ( v. 636)
AMBZ hanno: ?Et cor, et ospiciat . . .?. Essendo anceps la quantita di cor, ne essendovi altro esempio nella Vita Sch. non e possibile
sapere quale sia la lezione esatta.
Concilium doctoris habe ... (v. 647 )
P ha consilium, che e forma da preferire.
Aptum doctorem nunquam mutaveris ab re
Ut sedes, multas ne videare scholas (vv. 651-2)
ABFMZP hanno fedes (fedas E). Ma ne con Tuna ne con l'altra le zione il v. 652 mi e comprensibile (P glossa ab re con sine causa
e ut con pro quod). Si potrebbe pensare a: ?Ut fidus . . . ?.
Si que iusta liquent, si vel honesta putes ( 702 ) ZP hanno petes che credo sia da preferire per il contesto.
Sic te nitetur cura maiore docere, Sic tibi consilium subsidiumque dabit ( vv. 703-4 )
ABMZP hanno dare con riferimento a nitetur e a docere.
Fac tua sepe scole tibi sint viridia festa
Libri sint viole, lilia pura, rose ( vv. 717-8)
AZP hanno viridaria, migliore sia per il senso (vedi nel Lexicon del
Forcellini la differenza fra viridaria e viridia) sia per la metrica.
Custodi libros, est querere perdita grave ( v. 734 ) AZP hanno meror che non e semplice variante meccanica della tradi
zione manoscritta ma modificazione voluta (lasciando senza risposta la domanda quale delle due lezioni sia Toriginate).
Primum : discrete se primo corrigat ipse ( v. 771 )
P ha doctor in luogo di primum; AZP alia fine del verso hanno /p sum. La lezione di P vuole evidentemente evitare la ripetizione con
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INTORNO AL TESTO DELLA ? VITA SCHOLAST1CA ? DI BONVES1N DA LA RIVA 31
primo che segue; ma ha bisogno, per essere accolta, di piu larga testimonianza nei codici. Questa potra dirci anche quale delle due
lezioni finali sia da preferire.
Ac peccans duplici verbere dignus erit ( v. 778 ) MBZ hanno un At che dovra essere tenuto presente.
Non homo plus valet quam se facit ipse valere ( v. 785 ) ABDEMP hanno plura che da al valet seguente la quantita esatta.
Quando recalcitrant, utere calcar eis (v. 806)
E un esempio di utor con Taccusativo, noto anche alia buona latinita.
Si quis et indomitus Pharaonis corde potitur ( v. 807 ) BMP omettono et riconducendo cosi quis alia sua quantita.
Ne penam secum participare velis (v. 816)
AZP hanno Ni, assai preferibile per il senso.
Fur, taxillator, mendax, rixator, adulter ( v. 821 )
ABM hanno patiens, ZP paticus (in Z c'e la glossa: paticus a pa tior, eris, etc. et idem est quod sodomita vel turpia vel inhonesta
patiens; in P la glossa paticus, id est sodomita). Nessun dubbio,
qui, che la lezione originaria e pathicus ( = naxixoq ), parola usata
(nel senso indicato dalle due glosse riferite) gia da Catullo, da Giovenale, da Marziale. Essa divenne poi patiens per facile errore di grafia. La lezione mendax invece, certamente di origine dotta, o e dovuta a incomprensione di paticus (e di patiens) o (ma e ipo tesi assai meno probabile) ad una deliberata sostituzione del voca bolo (vedi, contro la sodomia, i vv. 137-150). II passo e ad ogni modo importante per la classificazione dei codici (I classe = pa ticus, II classe =
patiens, III classe = mendax).
Hospitio ne sint ulla pericula cave ( v. 872 ) P ha pericla che rende metricamente esatto il pentametro.
Nostre nunc clauaam discrete lumina muse (v. 931)
BMZNP hanno claudat; ABNP hanno discretio. II verso sarebbe dun
que : ?Nostre nunc claudat discretio lumina muse ?. Non ci sono ra
gioni per preferire l'uno all'altro.
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32 E. FRANCESCHINI
* * *
Questo c il primo gruppo di emendamcnti al testo della Vita Scho lastica che la collazione di alcuni codici suggerisce. Non sono tutti, na
turalmente; che altre lezioni restano incerte, e almeno tre versi (v. 334, v. 652, v. 880) presentano delle vere e proprie cruces interpretationis. Tuttavia questa iniziale revisione, mentre mostra Pesigenza di una assai
piu vasta collazione di manoscritti, indica anche la strada da battere per
giungere ad una fedele ricostruzione del testo di Bonvesin. Essa puo essere riassunta in questi punti:
a) Necessita di una indagine a fondo sulla originaria presenza (o as
senza) degli exempla in prosa fra i distici dell'opera.
b) Studio interno sulla maggiore o minore fedelta di Bonvesin alle re
gole della prosodia e della metrica per non correre il rischio, ripor tandone il testo ad assoluta correttezza, di scambiare per originali lezioni posteriormente introdotte da maestri e commentatori (Y ope retta ebbe, come e noto, una immensa fortuna nelle scuole fino a
tutto il secolo XVI) desiderosi di offrire ai loro scolari un testo la
cui lettura non fosse in contrasto con le regole ben precise che an
davano loro insegnando.
c) Ricerca e studio dei commenti e delle glosse al De vita scholasti
ca, non solo come esempio di esegesi, ma per ricostruirne la sto
ria e i motivi della fortuna.
d) Allargamento delle indagini sulle possibili fonti dell'opera che ?
se e frutto della lunga attivita ed esperienza scolastica dell'autore ?
non puo essere disgiunta dai principali documenti letterari riguar danti la scuola, certamente noti a Bonvesin da la Riva.
II testo riapparira cosi nella sua luce esatta e nella sua cornice vera.
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