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Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana AMBITO TOSCANA 009 “GR 1 COLLINE METALLIFERE / GROSSETANA NORD”.
Clara Rossi
Scuola Polo Bianciardi
Grosseto 29\1\2018
Corso di formazione per docenti neoassunti
e con passaggio di ruolo
a.s. 2017/2018
INTEGRAZIONE SCOLASTICA,
DISABILITÀ, BISOGNI EDUCATIVI
SPECIALI E INCLUSIONE SOCIALE
Gli alunni con BES A SCUOLA
• non sono alunni “minori”
• non sono “sbagliati”
• non sono “fuori posto”
• non sono “incidenti”
• non sono “ imprevisti, casualità, sfortune”
• non sono qualcosa che riguarda qualcun altro
Possono insegnarci:
• come essere più efficaci
• come migliorare la didattica
• come far nascere la motivazione, la speranza
• come rendere competente qualcuno che sembrava non poterlo diventare
DALL’INTEGRAZIONE
ALL’INCLUSIONE:
Alcuni passaggi significativi
• L. 118/71, limitata all’affermazione del principio dell’inserimento art.28 L'istruzione dell'obbligo deve avvenire nelle classi normali della scuola pubblica
• 1975, Commissione Falcucci, “documento Falcucci”, l'effettiva integrazione di alunni con deficit passa prima di tutto attraverso la convinzione che essi sono i veri protagonisti della propria crescita. La scuola ha il compito e la responsabilità di individuare in loro le potenzialità per poterne favorire lo sviluppo e permettere di maturarsi al meglio sotto il profilo sociale, culturale e civile e prevenire l'emarginazione. La grande innovazione è che non esistono più bambini considerati non educabili
È inutile che l’asino vada a scuola; egli è un asino, non sarà mai un cavallo.” Bruegel il Vecchio (1525/1530-1569)
• Legge 104/92 “Legge- quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.”
• Legge 517/77 che sancisce il diritto alla frequenza scolastica di tutti i portatori di handicap. Viene inoltre stabilito che le classi in cui viene inserito un portatore di handicap, non devono avere più di 20 alunni ed inoltre devono essere assicurati la necessaria i ntegrazione specialistica, il servizio socio- psico- pedagogico e forme particolari di sostegno (art. 7)
DPR 275\99 Regolamento Automia scolastica Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema, a norma dell'articolo 8 concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo.
…. Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche regolano i tempi dell'insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni. A tal fine le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune
Legge 53/2003 (Personalizzazione degli apprendimenti)
Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010 (DSAp)
Direttiva MIUR del 27 dicembre 2012STRUMENTI D’INTERVENTO PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA
Circolare MIUR n. 8 del 6 marzo 2013
DPR 122/2009, Regolamento recante coordinamento delle norme vigenti per la
valutazione degli alunni e ulteriori modalità applicative in materia
..LA VALUTAZIONE È RIFERITA AL PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO ….
Con questo documento si completa il quadro di allargamento della normativa sull’inclusione scolastica iniziato negli Anni Settanta, ampliato dalla Legge 170/10 e successivamente dalla Direttiva del 27 dicembre 2012.
Legge 107/2015, art.1, c.3: Inclusione, non solo sostegno
• La piena realizzazione del curricolo della scuola e il raggiungimento degli
obiettivi di cui ai commi da 5 a 26, la valorizzazione delle potenzialità e degli stili di apprendimento nonché della comunità professionale scolastica con lo sviluppo del metodo cooperativo, nel rispetto della libertà di insegnamento, la collaborazione e la progettazione, l’interazione con le famiglie e il territorio sono perseguiti mediante le forme di flessibilità dell’autonomia didattica e organizzativa previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, e in particolare attraverso:
• a) l’articolazione modulare del monte orario annuale di ciascuna disciplina, ivi compresi attività e insegnamenti interdisciplinari;
• b) il potenziamento del tempo scolastico anche oltre i modelli e i quadri orari, nei limiti della dotazione organica dell’autonomia di cui al comma 5, tenuto conto delle scelte degli studenti e delle famiglie;
• c) la programmazione plurisettimanale e flessibile dell’orario complessivo del curricolo e di quello destinato alle singole discipline, anche mediante l’articolazione del gruppo della classe.
Punti rilevanti
1) ridefinizione del ruolo del personale docente di sostegno al fine di favorire l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, anche attraverso l’istituzione di appositi percorsi di formazione universitaria. 2) revisione dei criteri di inserimento nei ruoli per il sostegno didattico, al fine di garantire la continuità del diritto allo studio degli alunni con disabilità, in modo da rendere possibile allo studente di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l’intero ordine o grado di istruzione 3) individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni scolastiche, sanitarie e sociali, tenuto conto delle diverse competenze istituzionali
Novità e revisioni
– Una nuova commissione medica per accertamento disabilità
– Unità di valutazione multidisciplinare elabora il profilo di funzionamento (ICF) con la partecipazione della scuola
– Il progetto individuale a cura dell’Ente locale (già previsto dalla L. 328/2000)
– Il PEI è parte integrante del Progetto individuale
– Specifici indicatori per la valutazione dell’inclusività della scuola (nel RAV)
– Piano di Inclusione della scuola parte integrante del Pof triennale
– Formazione iniziale dei docenti di sostegno e curriculare
Valutazione della qualità dell’inclusione
Certificazione e documentazione per l’inclusione
• Commissione medica con pediatra e specialista della patologia
• L’Unità di valutazione multidisciplinare redige il Profilo di funzionamento secondo ICF, modello bio-pscio-sociale, per la predisposizione del Progetto Individuale (se richiesto all’Ente Locale e con la partecipazione della scuola) e del PEI
l’UVM composta da
Il profilo di funzionamento sostituisce l’attuale DF ed il PDF
D.L. 66 Aprile 2017:
……e' impegno fondamentale di tutte le componenti della comunità scolastica le quali, nell'ambito degli
specifici ruoli e responsabilita', concorrono ad assicurare il successo formativo degli studenti.
D.L. 66 Aprile 2017:
Il PEI
Il piano per l’inclusione
Organizzazione
– Osservatorio permanente nazionale per l’inclusione scolastica
– GLIR gruppo di lavoro interistituzionale regionale
– GIT gruppo di lavoro territoriale per ambito territoriale
– GLI gruppo di lavoro per l’inclusione dell’istituzione scolastica
– Scuole polo per inclusione - CTI/CTS
Richiesta risorse per attività di sostegno 1° gennaio 2019
• Il dirigente scolastico, sentito il GLI, sulla base dei singoli PEI, propone al GIT la quantificazione delle ore di sostegno (divise per ordine di scuola)
• Il GIT sulla base del Piano per l’Inclusione, dei PEI, dei profili di funzionamento e, laddove esistente, il progetto individuale, verifica la quantificazione ed effettua una proposta al dirigente dell’USR
• L’USR assegna le ore alle scuole dell’ambito
D.LGS N°66 Articolo 1 (Principi e finalità): definisce, in linea
generale, il concetto di “scuola inclusiva”.
L’inclusione scolastica è individuata quale architrave dell’identità culturale, educativa e progettuale delle scuole
caratterizzandone nel profondo la mission educativa, attraverso un coinvolgimento diretto e cooperativo di tutte
le componenti scolastiche: è sviluppata e valorizzata nel documento fondamentale della scuola, il PTOF che
caratterizza l’identità culturale ed educativa delle singole istituzioni scolastiche
«e' impegno fondamentale di tutte le componenti della
comunità scolastica le quali, nell'ambito degli specifici ruoli e responsabilita', concorrono ad assicurare il
successo formativo degli studenti»
Articolo 4: Valutazione della qualità dell’inclusione scolastica
Qualifica l’inclusione scolastica quale elemento portante dei processi di valutazione e di autovalutazione delle scuole, nell’ambito del Sistema Nazionale di Valutazione come disciplinato dal DPR n. 80 del 2013.
.
UNESCO (1994), The Salamanca Statement and Framework for Action on Special Needs Education, Salamanca, Spagna)
è il manifesto della scuola inclusiva, l’applicazione del modello dell’Inclusive education; richiede che i sistemi educativi sviluppino una pedagogia centrata sul singolo alunno (child-centred pedagogy), rispondendo in modo flessibile alle esigenze di ciascuno
La Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità 2006 (ratificata con Legge dello Stato italiano n.18/09)
«la disabilità è il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri”.
UNESCO, Policy Guidelines on Inclusion in Education, Paris 2009.
“La scuola inclusiva è un processo di fortificazione delle capacità del sistema di istruzione di raggiungere tutti gli studenti. ...Un sistema scolastico ‘incluso’ può essere creato solamente se le scuole comuni diventano più inclusive. In altre parole, se diventano
migliori nell’educazione di tutti i bambini della loro comunità»
La normativa sui
Bisogni Educativi Speciali
Perché l’educazione e l’apprendimento devono essere
opportunità per tutti.
Perché dopo la legge 170/10, si è creata nelle classi una
situazione paradossale con studenti maggiormente inclusi/
“tutelati”, se certificati e studenti meno “tutelati” se non
certificati, anche in situazione di compromissione maggiore.
Perché tra PEI e PDP restava un’area di rischio rilevante per
gli studenti con Funzionamento Intellettivo Limite.
Perché sono consistenti i problemi posti dagli alunni non
italiani, con difficoltà socio-economiche, con povertà
culturale e affettivo-relazionale
Bisogni Educativi Speciali
ALUNNI CON
DISABILITÀ (certificata in base alla
L.104/1992)
Disabilità intellettiva
Disabilità Motoria
Disabilità Sensoriale
Pluridisabilità
Disturbi neuropsichici
ALUNNI CON DISTURBI
SPECIFICI
DELL’APPRENDIMENTO (DSA certificati in base alla
L.170/2010)
Dislessia evolutiva
Disortografia
Disgrafia
Discalculia
ALUNNI CON ALTRI
BISOGNI EDUCATIVI
SPECIALI (DM 27/12/2012
e CM 8/2013)
Altre tipologie di disturbo non
comprese nella L.170/2010
Alunni in fase di diagnosi di
DSA
Alunni con svantaggio
socioeconomico
Alunni con svantaggio socio
culturale
Altro
Piano Educativo
Inclusivo
Piano Educativo
Personalizzato
Piano Educativo
Personalizzato
(se deliberato dal Consiglio di classe)
chi sono gli alunni con
Bisogni Educativi Speciali
ALUNNI CON
DISABILITÀ (certificata in base alla
L.104/1992)
ALUNNI CON
DISTURBI
SPECIFICI
DELL’APPR. (DSA certificati in base
alla L.170/2010)
ALUNNI CON ALTRI
BISOGNI EDUCATIVI
SPECIALI (DM 27/12/2012
e CM 8/2013)
Disabilità e DSA
formalmente certificate in base
ad un criterio clinico
Percorsi di apprendimento
personalizzato formalizzati
dalla scuola in base ad un
criterio pedagogico
INTEGRAZIONE
ASSIMILAZIONE
Adattamento del disabile all’organizzazione
scolastica pensata per i «normali»
attraverso una didattica speciale
PARADIGMA DI NORMALIZZAZIONE
Index per l’inclusione
INCLUSIONE
ACCETTAZIONE
Riconoscimento della rilevanza della piena
partecipazione alla vita scolastica da parte di tutti i
soggetti
Fornisce una cornice al cui interno gli alunni possono essere ugualmente
valorizzati, trattati con rispetto e forniti di uguali opportunità a scuola
Index per l’inclusione
INTEGRAZIONE
Si fa riferimento
all’ambito educativo
Il focus è sul singolo
alunno
L’azione si indirizza
prima sull’alunno e
poi sul contesto
Si concretizza in una
risposta speciale
INCLUSIONE
Si fa riferimento
all’ambito educativo e
sociale
Il focus è su tutto il
gruppo
L’azione si indirizza
prima sul contesto e
poi sull’alunno
La risposta speciale
diviene risposta
ordinaria
Passare dal concetto di INTEGRAZIONE
a quello di INCLUSIONE significa:
INTEGRAZIONE
È legata alla
situazione specifica
della disabilità
Ha un approccio
compensatorio
Favorisce
atteggiamenti di
delega al docente di
sostegno
INCLUSIONE
È un PROCESSO
Si riferisce alla
globalità delle sfere
educativa, sociale e
politica
Favorisce
atteggiamenti di
presa in carico
globale da parte di
tutto il team docente
I.C.F.
• classifica la salute e gli stati di salute ad essa
correlati attraverso il ricorso ad un linguaggio
Universale
• concepisce il funzionamento e la disabilità in relazione
con l’ambiente di vita dell’interessato
(Classificazione Internazionale del Funzionamento
della salute e della disabilità dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità, 2001)
I.C.F.
• prende in considerazione tutti gli aspetti della persona e
permette la correlazione tra stato di salute ed ambiente
arrivando così alla definizione di disabilità come ad una
condizione di salute in un ambiente sfavorevole
• fornisce modalità per descrivere l’impatto dei fattori
ambientali, in termini di facilitatori o di barriere, rispetto
alle attività ed alla partecipazione di quella persona
con una condizione di salute
ICF e SCUOLA
Nuova concezione della persona, del suo funzionamento, della
sua educazione
Sinergia tra famiglia,
operatori socio-sanitari e scuola
Maggiore attenzione al
contesto
Prospettiva che consente la costruzione di un Piano Educativo Inclusivo
relativo ad un possibile Progetto di Vita.
Coinvolgimento di una molteplicità di attori: famiglia, scuola, servizi
sanitari, risorse del territorio.
Nell’ottica dell’ICF, ma, più in generale prendendo in considerazione la vita di ogni persona, possiamo dire che il livello di disagio, di difficoltà, così come anche la disabilità non dipendono dalla «difficoltà», ma dal contesto e che ogni persona sarà il “risulta: i propri elementi di fragilità e i fattori di protezione che ha incontrato Psicopatologia dello Sviluppo (“The Domain of Developmental Psychopathology”, L.A. Stroufe, M. Rutter, 1984
ELEMENTI DI
FRAGILITÀ
ELEMENTI DI
PROTEZIONE
Le problematiche dell’individuo
Le caratteristiche
proprie dell’individuo
(temperamento, resilienza, ecc.)
La famiglia
La società LA
SCUOLA altro
• …Sono pertanto i fattori di protezione che permettono o meno la “fioritura “ di ciascuno ed anche la qualità della stessa
Psicopatologia dello Sviluppo (“The Domain of Developmental Psychopathology”, L.A. Stroufe, M. Rutter, 1984)
Neurodiversità vs Neurovarietà
Neurodiversità(Armstrong, 2010) • Lo sviluppo neurobiologico
“tipico” è in continuità con una serie infinita di sviluppi neurobiologici “atipici” che esprimono una comune variabilità genetica interindividuale.
• Conduce ad una visione dello sviluppo in cui a funzioni non ottimali si affiancano – a volte secondo una vera e propria necessità neurobiologica - funzioni cognitive bene articolate ed efficienti
• Anziché considerare ampie porzioni della società come sofferenti per deficit, malattie, o disfunzioni nei loro processi mentali, il concetto di Neurovarietà suggerisce di usare il termine di Caratteristica (Difference) del funzionamento cognitivo. Proprio come parliamo di differenze per la bio-diversità e di diversità nella cultura, abbiamo bisogno di cominciare ad usare lo stesso modo di pensare parlando delle differenze del cervello. Se un fiore non ha petali noi non diciamo “disordine da deficit di petali”; se un soggetto ha un colore della pelle marrone noi non diciamo che soffre di “ una disfunzione del pigmento cutaneo”. Lo stesso deve avvenire per soggetti che hanno modi diversi di pensare, relazionarsi …, imparare …
(Ruggerini 2014)
Due ragazzi aventi lo stesso Q.I. possono non solo presentare lo stesso livello di intelligenza per fattori diametralmente opposti, ma anche dimostrare nel tempo una capacità di apprendimento e di elaborazione dei dati culturali altrettanto differenziata ed imprevedibile. Questo perché lo sviluppo dipende dalla storia delle più diverse esperienze individuali. a. CAROTENUTO
L’intreccio tra i due fattori (fragilità e protezione) determina il livello di
integrazione, emarginazione, disadattamento ecc.
IL CONTESTO FA LA DIFFERENZA
Tutto il contesto ha effetti:
l’handicap, a differenza del deficit, non appartiene al soggetto,
lo incontra nel rapporto con gli altri e attraverso le esperienze
che fa. (“Non portatore di h” ma in situazione di..)
La scuola ha un ruolo fondamentale :
ha la responsabilità di scegliere se far incontrare
FACILTATORI BARRIERE
.. a partire dalla costruzione del senso di appartenenza..
36
Se l’handicap partecipa alla struttura
globale della persona, questa non si riduce e
non è definita dalle sue mancanze bensì
dalla sua struttura originale:
quest’ultima non dipende esclusivamente
dall’oggettività delle sue deficenze.
Essa dipende dal contesto e soprattutto dalle
attitudini e comportamenti dell’entourage.
Charles Gardou
La classe si presenta come una realtà complessa che si
compone attraverso l’intrecciarsi di diversi fattori di
contesto, fra i quali il numero degli alunni, la presenza di
diverse etnie, di Bisogni Educativi Speciali, ma anche di
diversi stili di apprendimento, provenienza socio – culturale,
ecc. .
È NECESSARIO RIPENSARE IL MODO DI FARE SCUOLA
Il concetto di "Inclusione" si applica a tutti gli alunni, come garanzia diffusa e stabile di poter partecipare alla vita scolastica e di raggiungere il massimo possibile in termini di apprendimenti e partecipazione sociale
SCUOLA INCLUSIVA Si basa su un PROCESSO attraverso il quale tutti i
protagonisti contribuiscono a costruire le caratteristiche di
un ambiente educativo e di apprendimento che cerca di
rispondere ai bisogni di tutti.
RIPENSA necessariamente le scelte metodologiche,
didattiche educative quotidiane.
Gli sfondi integratori necessari per un efficace progetto inclusivo
La persona non è la sua malattia
Ogni soggetto ha il suo funzionamento
La presenza di un deficit fa sì che il
funzionamento si strutturi e si
organizzi in modo originale
Ogni persona ha la sua storia
Il funzionamento e la disabilità sono
in relazione con l’ambiente di vita
dell’interessato
Non si può leggere il comportamento
e\o le difficoltà fuori dal contesto che è
variabile e soprattutto intreccio di
relazioni
La presenza di alunni disabili non è una
emergenza da presidiare, ma un evento che
richiede una riorganizzazione del sistema:
Flessibilità organizzativa e metodologica
Disponibilità a modificare la didattica
Corresponsabilità (NO alla delega)
Condivisione
Capacità di osservazione
Capacità di progettazione rigorosa, quindi
flessibile (flessibilità non è improvvisazione)
Insegnante riflessivo (conoscere sé e la
propria cultura, modalità, pregiudizi , paure ecc è
fondamentale per confrontarsi con la diversità)
ICF INCLUSIONE IN
CLASSE
CLASSE INCLUSIVA
COSTRUIRE UN PROCESSO INCLUSIVO SIGNIFICA:
Abituarsi a pensare la classe come sistema,
come insieme di elementi interdipendenti e
non separati, intrecciati dalle relazioni, per
i quali si costruisce un unico progetto
Analizzare i bisogni, le specificità, i limiti e le risorse.
Differenziare il progetto educativo nelle metodologie,
strategie, nei tempi coerenti con le caratteristiche del
gruppo classe
Costruire occasioni di rispecchiamento tra pari
attraverso scelte metodologiche/didattiche/organizzative
Progettare percorsi personalizzati che costruiscano reti
di apprendimento
DEVE ESSERE
COERENTE
RICHIEDE CONTINUITÀ VERTICALE E
ORIZZONTALE
LASCIA SPAZIO AGLI IMPREVISTI, MA POCO ALL’IMPROVVISAZIONE
RICHIEDE LA CONDIVISIONE E
L’ATTIVAZIONE DI TUTTO IL TEAM DOCENTE
PROGETTO INCLUSIVO
L’inclusione si costruisce in progress; è un processo in
itinere mai del tutto concluso.
QUALI OPERAZIONI? È necessario…
RIPENSARE LA
DIDATTICA Scegliere la SCUOLA DEL FARE come condizione privilegiata
per l’apprendimento di tutti
(una scuola cartacea, verbale, che non costruisce competenze a partire
dall’esperienza, esclude tanti allievi, non solo il disabile)
RIPENSARE
L’ORGANIZZAZIONE
FLESSIBILITÀ negli orari, nell’uso degli spazi, nella
suddivisione di compiti e responsabilità, nella disponibilità a
fare, nella disponibilità a uscire dalle proprie “cornici”, nella
disponibilità a pensare e ripensarsi
FARE ATTENZIONE
ALLA
PROFESSIONALITÀ
DOCENTE
ipotizzando un INSEGNANTE RIFLESSIVO con forti
competenze nell’osservazione, capace di analizzare
continuamente percorsi e processi, capace di riposizionare se
stesso e se stesso rispetto agli altri, ma soprattutto che fa
proprio il concetto di normalità come pluralità e non come
uniformità
LE PAROLE CHIAVE DELL’INCLUSIONE
La DIDATTICA
INCLUSIVA - NON È UNA DIDATTICA SPECIALE
- MODIFICA LA STRUTTURA E LE MODALITÀ, TRASFORMA,
ADATTA, NON NECESSARIAMENTE SOSTITUISCE
ORGANIZZAZIONE
DELLA CLASSE
- SCELTA DELLA MODALITÀ DI INSEGNAMENTO (frontale,
laboratoriale, ecc.)
- SCELTA DEI MATERIALI/ STRUMENTI DA UTILIZZARE
(restituzione delle conoscenze)
- SCELTA DEGLI SPAZI
- UTILIZZO DELLA RISORSA COMPAGNI (tutoring)
- EDUCAZIONE DEI PARI
- SOSTEGNO VS SOSTEGNI
NO al Laboratorio dei disabili ed ai percorsi esclusivamente paralleli.
Si è inclusi in un contesto quando si effettuano esperienze e si attivano
apprendimenti insieme agli altri, quando si condividono obiettivi e strategie di
lavoro e non quando si vive, si lavora, si siede soltanto gli uni accanto agli altri.
IL PRIMO MODELLO INCLUSIVO
è
IL TEAM DOCENTE
IL RUOLO DELL’INSEGNANTE
SPECIALIZZATO
• Forte intreccio e COLLABORAZIONE con il team docente
• Ruolo di COORDINAMENTO E PROMOZIONE del processo di
inclusione
• Ruolo PROPOSITIVO PER LA DIDATTICA DELLA CLASSE e non
solo per gli alunni in difficoltà
• Forte presenza nella PROGRAMMAZIONE e nelle scelte generali
della classe e dell’istituto
• Ruolo di controllo\mediazione\ gestione delle DINAMICHE e del
CLIMA DELLA CLASSE
• Ruolo di promotore della CULTURA DELLA DIVERSITÀ con i pari e
con con i genitori della classe
La delega al sostegno è uno dei mali cronici dell’inclusione italiana
STRUMENTI E AZIONI PER L’INCLUSIONE a livello di Istituto
G.L.I. Gruppo di Lavoro per l’Inclusività.
P.A.I.
Piano Annuale per l’Inclusività.
È parte integrante del Piano Tirennale dell’Offerta Formativa
(PTOF); prevede l’utilizzo delle risorse per aumentare il grado
di inclusività della scuola, individuando percorsi e buone
pratiche da sviluppare, oltre al monitoraggio e alla valutazione
delle azioni messe in atto.
P.T.O.F.
Piano Triennale per l’Offerta Formativa.
Pervede un impegno programmatico per l’inclusione e la
gestione trienale delle risorse che la garantiscono.
STRUMENTI E AZIONI PER L’INCLUSIONE a livello di Consiglio di Classe
Bisogni
Educativi
Speciali
L.104/92
- G.L.H.O. : gruppo di lavoro operativo. È composta da
scuola, famiglia, ASL; prende in carico I bisogni
dell’alunno.
- Profilo Dinamico Funzionale
- Piano Educativo Inclusivo
Bisogni
Educativi
Speciali
L.170/2010
- Piano Didattico Personalizzato: redatto dal team
docente e condiviso per accettazione con la famiglia.
Individua gli strumenti
compensative e dispensativi.
Altri
Bisogni
Educativi
Speciali
- Piano Didattico Personalizzato: redatto dal team docente
sulla base di una relazione del gruppo stesso o
certificazione esterna. È sottoscritto per accettazione dalla
famiglia.
Grazie per l’attenzione