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INSUFFICIENZA RENALE CRONICA
Alterazione permanente della funzione renale
Diagnosticata per l’aumento della creatininemia
e della azotemia
Di solito è progressiva
Equazione MDRD (Modification of Diet in Renal Disease)
MDRD (mL/min per 1.73 m2) =
170 x (creatinina) – 0,999 x (età) – 0,176 x
(urea sierica) – 0,170 x (albumina sierica) –
0,3128
Nella donna il valore risultante va moltiplicato per 0,76
Nell’uomo di colore il valore risultante va moltiplicato per 1,180
Nella donna di colore il valore risultante va moltiplicato per entrambi i
coefficienti (x 0,76 x 1,180)
STADIO Descrizione GFR (ml/min/1,73m2)
Termini correlati
1 Danno renale con GFR normale o elevato
≥ 90 Albuminuria, proteinuria, ematuria
2 Danno renale con lieve riduzione del GFR
60-89 Albuminuria, proteinuria, ematuria
3 Moderata riduzione del GFR 30-59 Insufficienza renale cronica Insufficienza renale iniziale
4 Grave riduzione del GFR 15-29 Insufficienza renale cronica Insufficienza renale terminale,
pre ESRD
5 Insufficienza renale < 15 o dialisi Insufficienza renale, uremia, ESRD
STADI DELLA MALATTIA RENALE CRONICA (CKD) Della NKF e modificazioni proposte dalla KDIGO
Nazional Kidney Foundation Kidney Disease Improving Global Outcome
TERAPIA CONSERVATIVA DIETETICA
E’ molto importante la tempestività dell’intervento nutrizionale:
prima si inizia la terapia dietetica più si tarderà l’inizio della dialisi per il paziente.
• La caratteristica principale dell’alimentazione è la riduzione della proteine introdotte con l’alimentazione per evitare di sovraccaricare di lavoro il rene.
• Data la riduzione della quantità delle proteine si dovrà porre attenzione alla qualità cercando di privilegiare le proteine “nobili” ad alto valore biologico (sono quelle che nutrono meglio il nostro organismo) contenute negli alimenti di origine animale rispetto a quelle degli alimenti di origine vegetale (pasta, pane, legumi)
Progressione delle diete
• IPOPROTEICA LIEVE • IPOPROTEICA SEVERA • VEGETARIANA CON
CHETOANALOGHI • DIALISI (EMODIALISI – DIALISI
PERITONEALE ALIMENTAZIONE NELLA
SINDROME NEFROSICA
DIETA IPOPROTEICA LIEVE
• Viene utilizzata quando la creatinina è tra 1.7 e 1.9 mg %
• Fornisce 0.8 g/kg peso corporeo che si traducono: – Uomo apporto proteico compreso tra 44
e 56 g
– Donna apporto proteico tra 40 e 52 g
In pratica • Esempio di schema alimentare per un
uomo di peso 75 kg e altezza 1.80 m con 60 g di proteine e 2240 kcal
• Colazione – 50 g di latte + tè o caffè – Zucchero 2 cucchiaini – 1 fetta di pane o 3 fette biscottate
• Metà mattina – 1 frutto di stagione
• Pranzo – Pasta aproteica 1 piatto abbondante condita
con sughi semplici – Carne 80 g condita con olio – Verdura 1 porzione condita con olio – Pane comune 90 g
• Metà pomeriggio – 1 tazza di tè con 2 cucchiaini di
zucchero
– 1 frutto di stagione
• Cena – Pastina in brodo
– Pesce g 100 condito con olio
– Verdura 1 porzione condita con olio
– Pane g 90
Caratteristica • L’inserimento della pasta aproteica in
sostituzione della pasta comune in un pasto della giornata permette al paziente di introdurre una maggiore quantità di proteine animali
DIETA IPOPROTEICA SEVERA
• Viene utilizzata quando la creatinina è superiore ai 2 mg %
• Fornisce 0.6 g/kg peso corporeo che si traducono: – Uomo apporto proteico compreso tra 35
e 45 g
– Donna apporto proteico tra 30 e 42 g
In pratica • Esempio di schema alimentare per un
uomo di peso 75 kg e altezza 1.80 m con 40 g di proteine e 2250 kcal
• Colazione – 50 g di latte + tè o caffè – Zucchero 2 cucchiaini – 2 fetta di pane aproteico o 5-6 fette
biscottate aproteiche • Metà mattina
– 1 frutto di stagione • Pranzo
– Pasta aproteica 1 piatto abbondante condita con sughi semplici
– Carne 60 g condita con olio – Verdura 1 porzione condita con olio – Pane comune 100 g
• Metà pomeriggio – 1 tazza di tè con 2 cucchiaini di
zucchero
– 1 frutto di stagione
• Cena – Pastina aproteica in brodo
– Pesce g 100 condito con olio
– Verdura 1 porzione condita con olio
– Pane g 100
Caratteristiche • In questa dieta più restrittiva la
pasta aproteica sostituisce completamente la pasta normale.
• Talvolta si deve ridurre l’assunzione di potassio e fosforo perché il rene non riesce a eliminarli in modo soddisfacente e si accumulano nell’organismo.
IL TRATTAMENTO SOSTITUTIVO Con il termine terapia sostitutiva si intende una metodica in grado
di sostituire in parte la funzione renale essa è rappresentata da:
DIALISI
TRAPIANTO RENALE
La dialisi è una terapia che permette di
depurare il sangue dalle sostanze tossiche
che si accumulano in circolo quando il rene
non è più in grado di svolgere tale funzione.
Attualmente disponiamo di due metodiche
fondamentali:
• Emodialisi (HD)
• Dialisi Peritoneale (DP)
L’emodialisi è una tecnica di depurazione del sangue extracorporea, ovvero il
sangue viene portato fuori dal corpo attraverso delle “linee” (tubicini di plastica), tramite un
sistema di pompe viene fatto arrivare ad una macchina, dove è collocato un filtro (“rene
artificiale”).
È a questo livello che avvengono gli scambi con la soluzione di dialisi: i liquidi in eccesso e i
prodotti di scarto sono rimossi dal sangue, che viene poi restituito depurato all'organismo.
Di solito l’emodialisi è eseguita tre volte alla settimana, per una durata media di 3-5 ore.
A tal fine, è necessario prelevare grandi quantità di sangue, rendendosi necessario un
accesso vascolare, che può essere costituito da un fistola artero-venosa o da un catetere
venoso centrale.
Una semplice vena non fornisce una quantità sufficiente di sangue per poter effettuare la
dialisi.
La fistola artero-venosa si ottiene mediante un piccolo intervento chirurgico in anestesia
locale che collega un’arteria ad una vena, la quale progressivamente si ingrandisce. La
fistola A-V deve essere predisposta prima dell’inizio della dialisi, richiedendo in genere 4
settimane di maturazione. In tale caso, il sangue viene prelevato tramite un ago e ritorna al
braccio attraverso un altro ago.
La fistola è sicuramente il metodo migliore per fornire l'accesso al flusso sanguigno; tuttavia
a volte le arterie e le vene del paziente non permettono la creazione della fistola oppure si
ha necessità di iniziare dialisi in urgenza. In tali casi si opta per il posizionamento di un
catetere venoso centrale a livello di una vena del collo o degli arti inferiori, che può essere
utilizzato per la seduta emodialitica anche immediatamente.
L’altra metodica di depurazione del sangue è la dialisi peritoneale, tecnica che utilizza
quale filtro il peritoneo, una sottilissima membrana dell'addome che avvolge gli organi
addominali. Questa membrana agisce come un filtro che rimuove le scorie dal sangue. Il
liquido di dialisi viene introdotto all'interno dell’addome mediante un tubicino apposito
(“catetere peritoneale”), preventivamente posizionato mediante un piccolo intervento
chirurgico, attraverso la parete addominale.
La soluzione di dialisi ha la capacità di sottrarre le scorie contenute nel sangue e l'acqua in
eccesso. Le scorie e i liquidi in eccesso passano nella soluzione di dialisi che, dopo qualche
ora, è rimossa dal corpo ed è raccolta in una sacca di drenaggio. La soluzione di dialisi deve
essere quindi rinnovata periodicamente: tale processo è chiamato "scambio dialitico".
Gli scambi possono essere effettuati:
• manualmente 3-5 volte durante il giorno con alcune manovre che richiedono circa 30 minuti
a scambio (dialisi peritoneale ambulatoriale continua CAPD).
• gli scambi dialitici possono essere anche effettuati di notte mediante una macchina (dialisi
peritoneale automatizzata APD). La durata della procedura, che la macchina generalmente
effettua mentre si dorme, dipende dalle caratteristiche del suo peritoneo e dalle sue
dimensioni corporee, oscillando tra le 8 e 10 ore; la preparazione della macchina, che è
molto semplice, richiede circa 30 minuti, mentre lo smontaggio a fine procedura al mattino
richiede circa 15 minuti.
Dialisi peritoneale Vantaggi
• mantenimento della funzione renale residua ovvero della diuresi;
• risparmio del patrimonio vascolare;
• riduzione di trasmissione di malattie infettive (essenzialmente epatite);
• trattamento domiciliare, particolarmente utile per i pazienti che vivono a
grande distanza da un centro di dialisi;
• vita con meno limitazioni: lascia molta più libertà a persone che viaggiano,
lavorano o vanno a scuola, quindi miglior riabilitazione psico-sociale,
lavorativa, maggior indipendenza dall’ospedale;
• minor rischio d’ipotensione arteriosa, squilibri osmolari, acido-base;
• miglior clearance di molecole ad elevato peso molecolare;
• miglior controllo della pressione arteriosa e minor stress cardio-vascolare;
Dialisi peritoneale Controindicazioni relative o assolute
• obesità;
• malnutrizione severa;
• intolleranza al volume;
• gravi alterazioni della colonna vertebrale;
• diverticolite;
• malattie infiammatorie croniche dell’intestino;
• corpi estranei intraddominali;
• severe pneumopatie;
• ernie addominali non risolvibili, pregressi interventi chirurgici sull’addome,
scarsa igiene del paziente;
• assenza di locali idonei domiciliari;
• incapacità di autogestione (in assenza di un partner).
Svantaggi
• maggior tasso d’insuccesso della metodica per tempi > 5 aa.;
• perdite di nutrienti, vitamine, ormoni;
• assorbimento d’elevate quantità di glucosio con perdita dell’appetito, obesità,
dislipidemia;
• peritoniti, infezioni dell’exite-site.
Emodialisi Vantaggi
• efficacia depurativa in breve tempo;
• pratica che non richiede intervento del paziente e/o di un partner.
Controindicazioni
• difficoltà a creare e mantenere nel tempo un valido accesso vascolare
• grave instabilità cardio-vascolare
• diatesi emorragica
Svantaggi
• più rapida perdita della funzione renale residua (oligo-anuria);
• cadenza trisettimanale ma con forte dipendenza dall’ospedale;
• maggior pericolo di squilibrio idro-elettrolitico e acido-base, ipotensione arteriosa, crampi.
Lei deve sapere che qualunque sia la Sua scelta, è possibile per una persona in dialisi
lavorare a tempo pieno o parziale, andare a scuola, prendersi cura della casa e della
famiglia. Il trattamento dialitico, qualunque esso sia, è salva-vita per un paziente affetto da
grave insufficienza renale.
N.B.: tali note, non hanno la pretesa di riuscire ad eliminare tutti i dubbi, e le domande che
le possono venire in mente, per poter scegliere consapevolmente la metodica dialitica più
adatta al suo stile di vita; per tale motivo, il personale medico ed infermieristico è a sua
disposizione, per fornire le ulteriori informazioni che riterrà necessarie.
La dialisi, cioe' la tecnica di diffusione dei
soluti da un’area ad alta concentrazione ad
una a bassa concentrazione attraverso una
membrana semipermeabile, puo' essere
fatta risalire ai Romani.
I bagni termali avevano in parte lo scopo di
rimuovere l'acqua ed i vari tossici come
l'urea. Storia
Il nome dialisi e la
descrizione della forza
osmotica risale al 1854 da
parte di un chimico
scozzese, Thomas Graham,
che creo' anche la prima
membrana semipermeabile,
di collodio.
Thomas Graham
(Scozia, 1805-1869),
padre del concetto di
dialisi
(separazione di
sostanze attraverso
una membrana
semipermeabile) Storia
Il primo vero rene
artificiale risale ai primi del
novecento quando a
Baltimora Abel, Rowntree
e Tuner, dopo numerosi
studi, descrissero (1913)
la tecnica della
vividiffusione e
svilupparono un
apparecchio assai simile
ai moderni emodializzatori.
Il primo rene
artificiale: John J.
Abel et coll. (US,
1913).
Dialisi effettuata
su animale
(accesso artero-
venoso).
La prima dialisi su persona umana (15 minuti): Georg Haas (Germania, 1924).
Storia
Nel 1940 quando l'olandese Kolff
lascio' l'Olanda dopo l'invasione
tedesca e crea negli USA il primo rene
artificiale ruotante.
La dialisi clinica: Willem J. Kolff
(Olanda, 1943).
Accesso venoso e
pressione idrostatica oppure accesso
artero-venoso;
filtro a rotolo di
cellophane; eparina.
I primi effetti terapeutici: 1945.
Storia
Questo apparecchio era
fondamentalmente
composto da un
tamburo di alluminio
attorno al quale
venivano avvolti 30-40
metri di un tubo di
acetato di cellulosa in
cui scorreva il sangue.
Il cilindro ruotava in un
vascone contenente la
soluzione
isoelettrolitica.
Questo apparecchio
venne applicato per la
prima volta in una
donna con insufficienza
renale acuta da
sindrome epatorenale
Storia
Dal 1942 vi e' tutto un fiorire di numerosi prototipi di reni
artificiali come il cilindro verticale di Alwall, il sistema di
Murray, di Jernstedt.
Il primitivo apparato di Kolff si trasformo' nel Kolff-
Brigham Kidney di cui vari modelli funzionano in Italia e
che ebbe un grosso impiego nella guerra di Corea.
L’emodialisi viene
impiegata
nella Guerra di
Corea
1952 Storia
La necessita' di rendere piu' piccolo l'apparato rene
artificiale porto' a nuovi prototipi come i dializzatori a piastre
di Skeggs-Leonard, Mac Neill-Colling, il primo Twin-Coil
disposable ecc.
Fra il 1960 e il 1962
inizia la storia dell'emodialisi periodica
per i pazienti affetti da insufficienza cronica con la
creazione e la descrizione del primo shunt arterovenoso a
permanenza di Quinton Sribner ed il rene artificiale Kijl a
piastra di Sribner.
Qui inizia anche la storia dell'emodialisi periodica in Italia
con l'arrivo dei primi Kijl e il soggiorno all'estero (Seatle,
Londra, Lione) di alcuni degli allora giovani nefrologi. Storia
I primi anni furono veramente pionieristici
con lunghe ore di preparazione manuale
del dializzatore e del dialisato, con 8-12
ore della seduta emodialitica, con bagni
oggi considerati non fisiologici e molte
complicanze intradialitiche, anche gravi,
con flussi sangue inferiori a 100 ml/min,
selezione dei pazienti e nonostante cio'
bassa sopravvivenza.
Storia
George Ganter in Germania nel 1923
applicava in una donna uremica la tecnica
della dialisi peritoneale riuscendo a far
sopravvivere la donna per alcuni giorni.
Esso introduceva 1,5 litri di soluzione
fisiologica sostituendola periodicamente.
Storia
La dialisi peritoneale moderna iniziava nel 1977.
La CAPD
(Continous Ambulatory Peritoneal Dialysis)
prevede la permanenza del dialisato nella cavità
addominale 24 ore al giorno e 7 gg su 7.
Il liquido viene sostituito quattro volte nella
giornata con una manovra semplice di circa 30
minuti.
Storia
Shunt artero-venoso esterno di teflon:
Belding H. Scribner
(US, 1960). Primi successi con i pazienti
cronici.
Storia
Il primo sistema di dialisi: il dializzatore
di Frederik Kiil (Norvegia,
1960). Accesso AV senza pompa;
controllo di temperatura del
dialisato; scambio controcorrente. Il
filtro era a piastre parallele.
Storia
Il primo filtro disposable (a piastre parallele): Nils Alwall (Svezia,
1960).
La prima fistola artero-venosa impiantata chirurgicamente: M.J.
Brescia, J.E. Cimino, K. Appel e B.J. Hurwich (New York, 1966).
I filtri a fibre cave, introdotti da Richard D. Stewart (1966).
Storia
MONITOR DIALISI
FISTOLA ARTEROVENOSA
Necessità di un accesso vascolare permanente allo scopo di poter
effettuare il trattamento sostitutivo dialitico periodico extracorporeo, in
quanto non si possono utilizzare le vene così come sono. Le fistole
artero-venose (FAV) per emodialisi sono dei cortocircuiti della
circolazione del sangue, che si ottengono quando una arteria profonda
che porta il sangue ai tessuti posti alla periferia degli arti, viene
collegata direttamente alla vena, generalmente superficiale, che porta il
sangue di ritorno dai tessuti della periferia verso il cuore. A seguito
dell’intervento la vena è percorsa da un flusso maggiore e più veloce di
sangue che, procedendo in modo vorticoso, produce un thrill (
sensazione acustica che si ascolta appoggiando il fonendoscopio sulla
FAV) ed un fremito; questi sono segni perenni del buon funzionamento
della FAV. La vena diviene nel corso delle settimane più larga e le
pareti si ispessiscono e si irrobustiscono in modo da sopportare le
ripetute punture degli aghi da emodialisi.
Rischi ed inconvenienti
prevedibili per la persona
Tale intervento, quantunque eseguito con perizia,
può essere caratterizzato dalla insorgenza di effetti
collaterali legati alla anestesia locale ( possibile
allergia, insorgenza di aritmie cardiache, shock
anafilattico) o all’atto chirurgico in quanto tale (
sanguinamento, ematoma, dolore locale, infezione
della ferita chirurgica, trombizzazione precoce della
FAV).
Il rischio più frequente al termine dell’intervento è il
non funzionamento della FAV o il sanguinamento,
anche se la necessità di dover ricorrere a trasfusioni
è molto rara.
Descrizione del trattamento
Le fistole artero-venose sono allestite con un piccolo intervento chirurgico
a livello del polso (fistola distale) o a livello della piega del gomito (fistola
prossimale) utilizzando se possibile le vene del paziente. Quando queste
non sono più disponibili si possono interporre tra arteria e vena del
paziente, distanti tra loro, dei ponti fatti con protesi sintetiche.
L’intervento viene eseguito in anestesia locale, non è doloroso, ma può
richiedere tempo per essere effettuato, perchè nel tentativo di risparmiare
al massimo le vene che in futuro potrebbero servire per effettuare altre
FAV in caso di necessità, il medico cerca di utilizzare i vasi più periferici,
e quindi più piccoli possibili.
Le FAV sono l’accesso vascolare di prima scelta nei pazienti con
insufficienza renale cronica avviati alla terapia sostitutiva emodialitica,
perché comportano minori rischi sia nella fase di intervento chirurgico,
che nella normale vita del paziente.
Per poter utilizzare la FAV per l’emodialisi sono necessarie alcune
settimane dall’intervento perchè la vena diventi idonea alla puntura con
l’ago per emodialisi.
Comportamento a cui il paziente dovrà attenersi
Nelle ore successive l’intervento dovrà rimanere a riposo anche per evitare le ipotensioni che
potrebbero causare la chiusura precoce della FAV. Tenere il braccio sollevato verso l’alto
posizionando un cuscino sotto l’arto stesso, non piegare il braccio se l’intervento è stato
effettuato a livello della piega del gomito, controllare che la ferita non sanguini. Quando la
FAV sarà sviluppata ed idonea per essere utilizzata dovrà comunque avere le seguenti
accortezze: igiene giornaliera con acqua e sapone; togliere i cerotti il giorno successivo alla
seduta di emodialisi e disinfettare la zona; evitare i traumi e di portare pesi eccessivi con il
braccio della FAV; non portare abiti con maniche strette che possono chiudere la FAV;
sentire il thrill e chiamare il Centro dialisi qualora non dovesse più sentirlo; comunicare al
personale del Centro dialisi qualunque variazione notata nella zona della FAV (arrossamenti,
dolore, ecc.).
Conseguenze del mancato trattamento
Se non si ha a disposizione un accesso vascolare ( FAV) pronto per poter effettuare
l’emodialisi, in condizioni di urgenza ( iperpotassiemia, edema polmonare, coma uremico)
occorre posizionare un catetere venoso centrale (CVC) come accesso vascolare temporaneo
con i relativi rischi annessi.
Quanto sopra rappresenta un quadro generale della situazione che può approfondire con il
sottoscritto.
E’ essenziale che non sussistano dubbi su qualsiasi aspetto del trattamento da noi
prospettato, per cui la invitiamo a chiedere liberamente e serenamente tutto quello che
ritenga importante e non ancora sufficientemente compreso. Potete discutere i vostri dubbi
sia con il medico che vi fornisce le informazioni sia con il medico curante.
Schema del flusso in emodialisi
Pompa sangue Anti-coagulante
Sangue al
paziente
Sangue dal
paziente
Dializzatore
Liquido di
dialisi fresco
Liquido di
dialisi usato
Membrane semipermeabili
Batteri
Molecole di medio peso molecolare, e.g. b2-Micro- globulina
Passaggio dell’acqua molto facile
Globuli rossi ed altre cellule
emetiche
Albumina, come esempio
di grossa molecola proteica
Eletroliti
La funzione delle membrane semipermeabili è molto simile a quella di un setaccio, solo le molecole più piccole possono attraversarlo
I
Diffusione INIZIO
Concentrazioni differenti
FINE
Concentrazioni uguali
La diffusione è la risultante del movimento random di tutte le molecule (movimenti Browniani).
Tempo
Ultrafiltrazione
Applicando una pressione ad uno dei lati della membrana semipermeabile si ottiene la filtrazione dell’acqua con i soluti, relativamente
alla loro possibilità di passare attraverso la membrana.
Tempo
Pressione
Osmosi Tempo
A differenza della diffusione, quando le particelle disciolte non possono attraversare la membrana, la concentrazione tende ad equilibrarsi egualmente
poiché l’acqua attraversa la membrana.
Osmosi inversa Tempo
Pressione
Analogamente all’ultrafiltrazione la pressione viene applicata ad un lato della membrana.
L’osmosi inversa è importante per la depurazione dell’acqua utilizzata per produrre il liquido di dialisi.
Emodialisi
Dializzatore
Ingresso sangue
Uscita dialisato
Mazzetta di capillari dentro
il contenitore
Ingresso dialisato
Blood Outflow
Il dialisato fluisce all’esterno dei capillari, mentre il sangue fluisce controcorrente all’interno dei capillari.
Passaggio di soluti attraverso le pareti dei capillari
La struttura della fibra
Tipo di fibra
FAV
PUNTURA FAV
La sepsi, condizione nella quale si sviluppa uno squilibrio tra
mediatori infiammatori ed antinfiammatori e l’insorgenza di
insufficienza renale acuta, con necessità di ricorso a tecniche
dialitiche sostitutive, costituisce una complicanza frequente.
Inoltre, l’IRA può essere coinvolta nel perpetuare la sepsi.
Numerose citochine infiammatorie come tumor necrosis factor
(THF)-alfa, le interluchine (IL) 1,6 e 8 ed il platelet-
activating factor (PAF) risultano essere idrosolubili e di medio
peso molecolare tali da essere suscettibili di rimozione dal plasma
utilizzando tecniche dialitiche come l’emofiltrazione e
l’emodiafiltrazione.
Numerosi studi dimostrerebbe la
non indicazione all’utilizzo della CVVH
in corso di sepsi in assenza di insufficienza
renale
CRRT
ANTICOAGULANTE
AL PAZIENTE
N a C
l
0 , 9
%
FILTRO
Sacca di lavaggio
Sacca di scarico
CRRT (Continous Renal Replacement Therapy)
Campi di applicazione
Indicazioni renali
• IRA nei pazienti area critica
• IRA in pazienti con edema cerebrale
• IRA in pazienti con sovraccarico di volume ed ipercatabolismo spiccato
• IRA in terapia intensiva ematologica in pazienti sottoposti a TMO allogenico o autologo
Indicazioni non renali
• Sirs-Sepsi grave-Shock settico-MODS
• S.epato-renale
• Scompenso cardiaco congestizio refrattario
• Acidosi lattica
• Sindrome edemigena refrattaria
• Sindrome da schiacciamento
• ARDS
Criteri per iniziare la CRRT nei pazienti
adulti criticamente compromessi
• Oliguria ( <200 ml/12 ore )
• Anuria o oliguria marcata ( <50 ml/12 ore)
• Iperkaliemia ( K+ >6,5 mmol/lt )
• Acidosi severa ( pH <7,1 )
• Ipernatriemia ( > 160 mmol/lt )
• Iponatriemia ( < 115 mmol/lt )
• Inflazione idro-sodica severa ( con coinvolgimento polmonare ) refrattaria ai diuretici
• Pericardite uremica
• Shock settico
• Overdose di farmaci o tossine potenzialmente dializzabili
• Ipertermia
• Mods
CRRT
( Vantaggi rispetto alla IHD )
Migliorata stabilità cardiovascolare
<Post-carico ed >della gittata cardiaca
Mantenimento del precarico e della gittata cardiaca
Tempo di deplezione vascolare
inferiore al tempo di riempimento
Infusione non rapida delle varie sostanze tampone
Lenta rimozione di sostanze in periodi di tempo più lunghi
CRRT
( Vantaggi rispetto alla IHD )
• Mantenimento di una adeguata perfusione cerebrale ?
• Adeguato controllo metabolico
• Miglior controllo del bilancio dei fluidi e degli elettroliti
• Migliorato introito nutrizionale.
Nomenclatura corrente relativa alle varie metodiche
• CVVH: - Qb 50 – 200 ml/min
- Qf 8 - 25 ml/min
- K 12 – 36 lt./24 h
( Clearance per tutti i soluti proporzionale all’ UF )
• CVVHD: - Qb 50 – 200 ml/min
- Qf 2 - 4 ml/min
- Qd 10 – 20 ml/min
- K 12 – 36 lt/24 h
( Efficienza è limitata solo ai piccoli soluti )
• CVVHDF : - Qb 50 – 200 ml/min
• - Qf 8 – 12 ml/min
- Qd 10 – 20 ml/min
- K 20 – 40 lt/24 h
( Efficienza estesa dai piccoli soluti alle medie e grandi molecole )
• CVVHFD: - Qb 50 – 200 ml/min
• - Qf 2 - 8 ml/min
- Qd 50 – 200 ml/min
- K 40 - 60 l/24 h
( Sfrutta la combinazione dei meccanismi convettivo e diffusivo )
Accessi vascolari
Vena femorale Vena succlavia Vena giugulare
Preferenze
• Doppio lume
• Due CVC a lume singolo
adiacenti
• Lunghezza: 25 – 30 cm.
Preferenze
• Doppio lume
• Due CVC adiacenti o in due
succlavie
• Lunghezza: 15 – 20 cm.
Preferenze
• Doppio lume
• Due CVC adiacenti nella
stessa giugulare
• Lunghezza 15 cm.
Commenti • Incidenza di complicanze al
posizionamento +
• Incidenza di TVP + (+++)
• Fistole A-V +
• Mobilizzazione del pz. - -
• Difficoltà
nell’incannulamento ++
• Incidenza di sepsi +
Commenti • Incidenza di complicanze al
posizionamento ++
• Incidenza di TVP +/-
• Fistole A-V -
• Mobilizzazione del pz. ++
• Incidenza di sepsi +
• Rischio consistente di
stenosi della vena succlavia e
delle branche effluenti
Commenti • Incidenza di complicanze al
posizionamento +/-
• Incidenza di TVP +/-
• Incidenza di sepsi +++
•Mobilizzazione del pz. ++
•Semplice da posizionare
Anticoagulazione Lavaggio con salina: minimo rischio
emorragico, efficace con bassa conta
piastrinica, inee ematiche brevi, priming
del filtro ridotto; metodica consigliata:
CVVH in prediluizione.
Molto complessa.
Eparina sodica: Tecnica standard,
possibile inattivazione con Protamina ;
sporadica piastrinopenia, mantenere il
PTT intorno a 45’’. Bolo iniziale di 2000 UI.,
in infusione continua 500 U.I./h ( Hct
<35% - 1000U.I./h Hct>35% ).
Eparinizzazione regionale: Riduce il
rischio di sanguinamento; necessita di
continui aggiustamenti del rapporto
eparina/protamina;
Rapporto Protamina/eparina medio
1:100 ( 1mg. di protamina/100 U.I. di
Eparina).
Eparina a basso peso molecolare:
Si riduce il rischio di sanguinamento;
emivita troppo lunga; solo parzialmente
inattivabile con Protamina;
in infusione continua 2,5 U.I./Kg./h.
Somministrazione regionale di
Citrato: si riduce il rischio di
sanguinamento; eccellente resa del
filtro; si consiglia l’applicazione a
sistemi con componente anche
diffusiva.
Prostaciclina : Difficile il monitoraggio,
rischio di ipotensione, durata d’azione
prolungata, buona resa del filtro; non
adatta a pazienti con grave ipotensione.
Tecnica di esecuzione
Impostazione dei parametri
Liquidi di reinfusione:
• Velocità di reinfusione
( QF ): da 12 a 36 lt./h 24 (standard)
• Composizione : 1. Lattato 40 mmol/lt
2. Sodio 142 mmol/lt
3. Potassio 2-4 mmol/lt
4. Calcio 2 mmol/lt
5. Magnesio 0,75 mmol/lt
6. Cloruro 109 mmol/lt
7. Glucosio 6,1 mmol/lt
• Prediluizione
• Postdiluizione
Flusso ematico ( Qb ):
• Da 80 a 180 ml/min.
Rimozione fluidi:
• Da 0 a 400 ml/h
Filtri utilizzati:
• M100 prekit (AN 69 , 0,9 mq )
Anticoagulante:
• Eparina sodica ( diluizione
1 ml di eparina/10 ml sol.fisiologica )
da 0,5 a 2 ml/h
• Eparina a basso peso
molecolare ( 500 u.i./h )
• Eparina sodica + Protamina 100 U.I./1 mg.
Dialisi peritoneale
Come funziona dialisi peritoneale ?
Peritoneo
Soluzione per dialisi peritoneale
Sacca con soluzione fresca
Catetere impiantato
Sacca con soluzione usata
La dialisi peritoneale viene realizzata
riempiendo la cavità addominale con
soluzione di dialisi peritoneale dalla
speciale composizione.
Il trasferimento di soluti fra sangue e la
soluzione avviene per diffusione.
La rimozione dell’acqua
dal paziente avviene grazie ad
un processo osmotico.
Dialisi peritoneale
Il peritoneo quale membrana semipermeabile
Peritoneo
Soluzione di dialisi peritoneale
Trasporto dalla soluzione
al sangue
Strato epiteliale
Tessuto connettivo
Capillari
Trasporto dal sangue
alla soluzione
Il trasferimento di soluti attraverso il peritoneo avviene in entrambe le direzioni; ad esempio i prodotti finali del
metabolismo passano dal sangue alla soluzione di dialisi mentre i tamponi vanno nella direzione opposta.