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Cari lettori, Questo opuscolo sulla logistica è il primo di tre allegati in pro- gramma nel 2011. Nell’anno in cui la nostra rivista compie il suo 30° anniversario abbiamo pensato d’inaugurare una collana di testi, “Quaderni di Protezione Civile” su argomenti monotematici e d’attualità per la Protezione civile del nostro Paese. Con il primo di questi “Quaderni” non abbiamo certo la presun- zione di scrivere in poche pagine un trattato sulla logistica o su una ‘nuova logistica’, ma abbiamo semplicemente voluto raccoglie- re e mettere in evidenza qualche spunto e riflessione su qualche novità emersa, incontrandoci e parlando con dirigenti e funziona- ri del Dipartimento della Protezione civile nazionale, del Dipartimento dei Vigili del Fuoco e di alcuni Servizi regionali che hanno operato in Abruzzo presso la Dicomac, nei Com o in uno dei 171 campi di accoglienza che hanno ospitato, nell’arco di otto mesi, 40.000 cittadini del cratere aquilano rimasti senza un tetto. Uno studio approfondito, invece, che parte dall’esperienza del sisma abruzzese, al fine di migliorare l’assistenza alle popolazioni colpite da gravi eventi calamitosi, è stato promosso e viene tuttora coordinato dal Dipartimento della Protezione civile nazionale, come potrete leggere nel servizio d’apertura curato dal sottoscritto. L’augurio in questo scampolo del 2011 è che il nostro Paese, e con esso il Servizio nazionale della Protezione civile, possa vivere un lungo periodo di ‘pace’, lontano da grandi emergenze naturali, antropiche e... politiche. Un periodo proficuo di lavoro, quindi, affinché si possano compiere ulteriori progressi nell’affrontare le possibili e probabili, purtroppo, sfide future. Franco Pasargiklian Direttore responsabile 1 QUADERNI DI PROTEZIONE CIVILE APPUNTI DI LOGISTICA 1 I T A L I A N A L A

inserto logistica 1-02-2011 16:33 Pagina 1 QUADERNI DI ... · QUADERNI DI PROTEZIONE CIVILE APPUNTI DI LOGISTICA 1 L’Aquila - 11 aprile 2009. Briefing serale in Dicomac. Il capo

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Cari lettori,Questo opuscolo sulla logistica è il primo di tre allegati in pro-gramma nel 2011. Nell’anno in cui la nostra rivista compie il suo 30° anniversarioabbiamo pensato d’inaugurare una collana di testi, “Quaderni diProtezione Civile” su argomenti monotematici e d’attualità per laProtezione civile del nostro Paese.

Con il primo di questi “Quaderni” non abbiamo certo la presun-zione di scrivere in poche pagine un trattato sulla logistica o suuna ‘nuova logistica’, ma abbiamo semplicemente voluto raccoglie-re e mettere in evidenza qualche spunto e riflessione su qualchenovità emersa, incontrandoci e parlando con dirigenti e funziona-ri del Dipartimento della Protezione civile nazionale, delDipartimento dei Vigili del Fuoco e di alcuni Servizi regionali chehanno operato in Abruzzo presso la Dicomac, nei Com o in unodei 171 campi di accoglienza che hanno ospitato, nell’arco di ottomesi, 40.000 cittadini del cratere aquilano rimasti senza un tetto.

Uno studio approfondito, invece, che parte dall’esperienza delsisma abruzzese, al fine di migliorare l’assistenza alle popolazionicolpite da gravi eventi calamitosi, è stato promosso e viene tuttoracoordinato dal Dipartimento della Protezione civile nazionale,come potrete leggere nel servizio d’apertura curato dal sottoscritto.

L’augurio in questo scampolo del 2011 è che il nostro Paese, e conesso il Servizio nazionale della Protezione civile, possa vivere unlungo periodo di ‘pace’, lontano da grandi emergenze naturali,antropiche e... politiche. Un periodo proficuo di lavoro, quindi,affinché si possano compiere ulteriori progressi nell’affrontare lepossibili e probabili, purtroppo, sfide future.

Franco PasargiklianDirettore responsabile

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APPUNTI DI

LOGISTICA

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A quasi due anni da quel 6 aprile del 2009,che ha visto il territorio aquilano interessa-to da un violento terremoto che ha resonecessaria la risposta operativa dell’interosistema nazionale della Protezione civile, èin via di completamento l’intenso lavoro dianalisi di quanto attuato nel corso di oltreun anno di emergenza.Tra le molteplici attività di analisi, alcunesono state rivolte a far emergere le varieproblematiche affiorate nel corso dellagestione alle aree di accoglienza.

Le aree di emergenza, e tra queste in viaprioritaria quelle per il ricovero della popo-lazione, rappresentano uno degli obiettiviche un sistema della logistica di protezionecivile si deve porre quando è chiamato adover dare risposte operative efficaci: por-tare risorse, uomini, mezzi e attrezzature ingrado di poter offrire il migliore servizio alcittadino in termini di qualità e tempesti-vità, ponendo al centro il beneficiario ulti-mo della nostra azione: l’assistito.Queste tematiche, tra molte altre, sonooggetto di un intenso lavoro che, inseritonelle attività di de-briefing post emergenzaAbruzzo, ha avuto il proprio momento ini-ziale in un workshop che si è tenuto nelmese di dicembre dello scorso anno.I partecipanti alla sessione di lavoro sonostati designati dalle Regioni, dalle Provinceautonome, dalle Organizzazioni nazionalidi volontariato, compresa la CRI, dalComune dell’Aquila e da altri Comuniabruzzesi; ognuno di loro ha svoltoun’opera diretta e protrattasi nel temponell’area terremotata, come responsabili dicampo o prestando il proprio contributofattivo nell’ambito dei Com o presso laDicomac.Il percorso di analisi si è sviluppato attra-verso l’individuazione delle esigenze e deibisogni delle quasi 40.000 persone chesono state assistite nelle oltre 171 aree diaccoglienza, nonché attraverso la verificadegli strumenti e delle misure che sonostati adottati per il loro soddisfacimento.

Lavori in corso per una ‘rivisitazione’

della logistica

L’approccio condiviso del Dipartimento della Protezione civile con tutte le componenti del Servizio nazionale

di Franco Pasargiklian

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Per quanto concerne il complesso sistemadella logistica, ci troviamo, oggi, in unafase di evoluzione rispetto ai canoni adot-tati fino a prima del sisma Abruzzo; unafase nuova ha avuto inizio con il “dopoL’Aquila” e da lì, attraverso i necessariammaestramenti tratti dalle moltepliciesperienze vissute, intende ripartire permigliorare le proprie capacità operative.Molte sono le domande che sono emerseda un’esperienza come quella vissuta inAbruzzo ed alle quali si sta lavorando perdare le necessarie risposte; è indispensabileche le indicazioni siano frutto di un lavorocomune, compiuto dall’intero Sistemanazionale della Protezione civile, così dadefinire in modo condiviso e partecipato ilpercorso che ci attende nei prossimi anniper il conseguimento del comune obietti-

vo: una protezione civile al passo con itempi e pronta alle sfide future.Si tratta, quindi, di modificare la visione: lalogistica deve essere considerata comeparte integrante e fondamentale dell’interarisposta di protezione civile; questo il moti-vo per cui deve essere compiuta in manie-ra congiunta, alle Componenti ed alleStrutture operative del Servizio nazionale,un’analisi critica ed approfondita per com-prendere quanto è stato fatto e come lo siè fatto, prima, durante e dopo l’evento. �

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L’Aquila - 11 aprile 2009.Briefing serale in Dicomac.

Il capo Dipartimento Franco Gabrielli,

all’epoca prefetto dell’Aquila,con Fabrizio Curcio,

direttore generale UfficioGestione delle Emergenze

del Dipartimento della Protezione civile

nazionale

La Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, tra i vari compiti assegnati in Abruzzo, ne ha svolto unoin particolare su richiesta del Dipartimento nazionale:

l’individuazione di 16 aree nel cratere aquilanodove installare tendopoli, di cui 13 sono state

montate, poi, dalla stessa Protezione civile friulana

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Se negli ultimi anni lo sviluppo delDipartimento nazionale di Protezionecivile, la sua visibilità e quella delleRegioni sono cresciute in maniera espo-nenziale, nel campo della logistica conti-nua ad operare silenziosamente unastruttura del Ministero dell'Internoappositamente dedicata alla gestione edistribuzione di materiali in situazioni diemergenza.Si tratta dei C.A.P.I., istituiti nel 1981 eriorganizzati nel 2000. I Centri As-

sistenziali di Pronto Intervento sono verie propri magazzini per il deposito dimateriali assistenziali da distribuire incaso di eventi calamitosi, sistemati inlocali demaniali o privati che assicurinouna adeguata conservazione dei generiassistenziali e sparsi sull’intero territorionazionale.Attualmente, sono operativi i centri diAlessandria, Caserta, Catania, Firenze,Palermo, Potenza, Reggio Calabria,Roma e Trieste che operano in casi diemergenze o grandi eventi, in modo daridurre i tempi di intervento sui luoghiinteressati. L'Ufficio Capi cura la pianifi-cazione e l'organizzazione della rete deiC.A.P.I., assicurandone il raccordo con lePrefetture territorialmente competenti.Il 35% dei beni e delle strutture deiC.A.P.I. è assegnato alle Regioni, cosìcome alcuni centri (Ancona, Bologna,Cagliari, Catanzaro, Perugia, Alessandriaper il 35%) sono stati trasferiti diretta-mente alle Regioni di appartenenza.L'Ufficio C.A.P.I. si occupa della gestio-ne operativa dei Centri elaborando pro-getti mirati all'ottimizzazione gestionaledegli stessi, ma anche degli operatori edelle risorse strumentali. Si tratta, infatti,di strutture deputate al ricovero ed alladistribuzione di materiali utili in situa-zioni di emergenza (posti letto, impiantielettrici, padiglioni igienici, generatorielettrici) ed in particolare di struttureidonee ad accogliere ed ospitare persone

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I C.A.P.I. Centri Assistenziali

di Pronto Intervento

Ne scopriamo 'segreti', storia e struttura con il viceprefetto Luigi Spaziani, dirigente dell'Ufficio C.A.P.I.del Dipartimento dei Vigilidel Fuoco, SoccorsoPubblico e della DifesaCivile del Ministerodell'Interno. Una strutturaarticolata, e 'silenziosa' che gestisce, in più depositidemaniali sul territorio, lostoccaggio dei materiali utiliin situazioni d'emergenza

di Francesco Unali

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colpite da calamità naturali (tende e ten-dopoli per comunità).All’interno di ogni Centro Assistenzialedi Pronto Intervento opera personaledella Prefettura. Al verificarsi di eventi calamitosi l’Ufficioè in grado, in tempi rapidi, di mobilitare

personale e risorse presenti sul territorionazionale fornendo una risposta tempe-stiva ed efficace rispetto alle varie situa-zioni di emergenza.L’Ufficio segue anche missioni interna-zionali di soccorso, dà supporto ad Enti eAssociazioni di volontariato per esercita-

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zioni di livello nazionale ed europeo efornisce sostegno ad iniziative di acco-glienza dei senza fissa dimora, nomadi, e,in collaborazione con il Dipartimentoper le Libertà Civili e l’Immigrazione delMinistero, si occupa dell’allestimento ditendopoli per i richiedenti asilo e per gliimmigrati.Riguardo all’operatività dei C.A.P.I., sipuò ricordare l’ultima grande emergenza,quando alle ore 3.32 del 6 aprile 2009venne registrata la violenta scossa di ter-remoto a L’Aquila e provincia di magni-tudo 6.3 scala Richter.L’allerta scattò alle ore 4.00 e venne atti-vata la catena operativa.Partì dal centro di Castelnuovo di Portoil primo materiale diretto in Abruzzo;una tendopoli completa venne trasporta-ta con i mezzi per l’allestimento (carrellielevatori e attrezzature varie). I primi dueautoarticolati con otto container giunse-ro alle ore 7.00 a L’Aquila.Con l’aiuto dei volontari iniziarono leoperazioni di montaggio della prima ten-dopoli a Piazza d’Armi, che già nelle ore

del pomeriggio, vide il ricovero delleprime 400 persone senza casa. Dalle rela-zioni di riepilogo si scopre che alla finedel 6 aprile dai diversi C.A.P.I. erano par-tite 1.140 tende e 8.920 posti letto; il 7aprile i numeri salgono rispettivamente a4.641 e 23.820, mentre alla fine del gior-no successivo raggiungono il dato finaledi 5.434 tende e 36.152 posti letto.L’ultima precedente grande emergenzanazionale aveva riguardato il sismaUmbria-Marche del 1997. Anche in que-sta circostanza l’impegno dei C.A.P.I.portò sui luoghi del disastro 4.385 tendee 31.830 posti letto. �

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Negli ultimi vent’anni, la Protezione civi-le lucana, nata sulle polveri del terremo-to del 1980, ha fatto passi da gigantesotto il profilo della dotazione strumen-tale e logistica, che fa capo al Centro ope-rativo di Viggiano, in provincia diPotenza. Lì opera la Sala di coordina-mento in caso di emergenza e c’è unpunto di ammassamento e persino unpiccolo centro didattico, con tanto disimulazione speleologica. Oggi, la Basilicata può vantare una pro-pria rete di Protezione civile che trova lasua massima espressione nel GruppoLucano, formato da circa 4.000 volonta-ri con il presidente Giuseppe Priore,coordinati istituzionalmente dal Diparti-mento regionale, gestito dall’ingegnereGiuseppe Basile. Questa organizzazione, raccolta attorno

ad un sistema di coordinamento regiona-le, rappresenta un progetto di federazio-ne su base territoriale che estende in chia-ve culturale la propria presenza anche suiterritori del Cilento e del Vallo di Diano,trovando anche nei cittadini di questosettore del territorio meridionale quellastessa passione civile che muove quellidella Basilicata. Oggi, i volontari sono presenti in oltre80 dei 131 comuni delle due province,con diramazioni anche in quelle diSalerno e di Cosenza. È organizzato pernuclei associativi comunali in cui ivolontari, secondo le proprie competen-ze e attitudini, forniscono servizi tesi acontrastare o intervenire in occasione difenomeni calamitosi, quali incendi fore-stali o prestando soccorso in situazioniparticolari. L’aspetto operativo in maggiore evoluzio-ne è quello della logistica delle grandicatastrofi, che si avvale della ColonnaMobile. Ogni sede operativa fa capo alCoordinamento regionale ed è dotatapotenzialmente di personale sia volonta-rio sia del Servizio civile (istituito con laL 64/2001). Tale organizzazione permet-te alle sedi di essere efficienti nell’arcodell’intera giornata, consentendo adIstituzioni e cittadini di avvalersi, neilimiti del possibile, del volontariato diprotezione civile. Fino ad oggi, questastruttura ha sviluppato una serie di attivi-tà formative grazie alle quali ha potuto

Basilicata: i passi da gigante

di una piccola Regione

Un cammino virtuoso perprogredire verso l’obiettivodi elevare sempre più il livello di sicurezza delle popolazioni lucane, fornendo altresì il migliorcontributo possibile all’intero Servizio nazionale

REGIONE BASILICATA

di Antonio Corrado

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mettere in campo volontari specializzatiin diversi settori; quelli già citati nel set-tore logistico e dell’antincendio, nel soc-corso su piste da sci, nel soccorso alpino,nel soccorso fluviale e marino (con isommozzatori), e nel soccorso speleo conuna ulteriore specializzazione nel soccor-

so speleo-sub. Inoltre, grazie ai rapportidi collaborazione con Enti di ricerca eduniversitari, è stata creata una Unitàscientifica che raccoglie e gestisce i datidella costituenda rete di rilevamentometeo e sismico. L’intera struttura regio-nale può contare su quasi 200 automez-

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zi, tra leggeri e pesanti, più innumerevo-li strumenti operativi speciali. “Il sistemadi Protezione civile della Basilicata haregistrato, negli ultimi anni, un notevoleincremento in termini di efficienza e diefficacia negli interventi. - commenta ildirigente regionale Giuseppe Basile -Progressi significativi hanno riguardato leattività previsionali per realizzare inter-venti di prevenzione mirati alla mitiga-zione dei rischi specifici del territorioregionale. Notevoli investimenti si sonofatti per il potenziamento del sistema nelsuo complesso, e cura particolare è rivol-ta sempre alla formazione e addestra-mento dei volontari nonché alla diffusio-ne della ‘cultura della protezione civile’nelle comunità locali, promuovendone ilprotagonismo. Siamo fiduciosi ed anchecerti di aver intrapreso un cammino vir-tuoso che ci consentirà, anche in presen-za di risorse finanziarie limitate, di pro-gredire ulteriormente verso l’obiettivo di

elevare sempre più il livello di sicurezzadelle popolazioni lucane, fornendo altre-sì il miglior contributo possibile all’inte-ro Servizio nazionale”.La Colonna Mobile di soccorso è l’ele-mento operativo principale del GruppoLucano. È la sintesi di un ampio progettoche raccoglie le autocolonne distrettuali,che prendono il nome dai fiumi lucani eche in essa ‘confluiscono’. La ColonnaMobile è formata da una serie di automez-zi pesanti e moduli logistici del sistemacentrale alla quale si aggiungono i mezzidislocati nelle diverse sedi comunali, il chela rende completamente autosufficiente.

La Colonna Mobileè composta da:� 1 stazione operativa mobile

energeticamente autonoma; � 1 unità igienico sanitaria

su semirimorchio con riscaldamento autonomo;

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� 1 unità sanitaria statica;� 1 modulo logistico su semirimorchio;� 1 cisterna da 28.000 l.

su semirimorchio;� 1 cucina da campo

con autocarro d’appoggio;� 1 cucina da campo statica;� 1 modulo appoggio alla cucina;� 1 modulo lavanderia;� 5 tir;� 2 autocarri da carico

con gru portata > 120 q;� 2 gruppi elettrogeni da 225 e 60 kw

su autocarro 4x4;� 1 potabilizzatore su autocarro 4x4;� 2 autocarri 4x4 con portata 35 q;� 1 furgone;� 4 pulmini 9 posti;� 2 ambulanze;� 4 autobus da 54, 50, 44 e 19 posti;� 50 autoveicoli fuoristrada;

� 2 torri faro carrellate con gruppo elettrogeno;

� 2 tende mensa complete di tavoli e panche;

� 32 tende per 200 posti letto complete di brandine.

Per il futuro è in corso la progettazionedella nuova sede della SOR Sarà realiz-zata mediante la ristrutturazione e ade-guamento strutturale e funzionale di unedificio di proprietà regionale. Nello stesso edificio sarà allocato ancheil Centro Funzionale Decentrato Multi-rischio della Basilicata. Nello spazioantistante sarà realizzato un capannonedove verranno ubicate le attrezzaturedella Colonna Mobile regionale. È incorso di progettazione anche il sistemadi radiotrasmissione con totale copertu-ra del territorio regionale. � 11

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“Mettere in piedi campi di grandidimensioni e tenerli attivi sei mesi è tut-t'altro dal gestire un'emergenza che dura30 o 40 giorni”. È questo il succo del-l'esperienza della Protezione civile dellaRegione Campania dopo il terremotoabruzzese. È questa, infatti, secondoPasquale Landinetti della DirezioneRegionale, la chiave con cui analizzare idati che emergono sul fronte della logi-stica e dell’organizzazione. Una Protezione civile, quella campana,che in più di trent’anni ha conosciutoemergenze drammatiche e complesse(dall’Irpinia a Sarno). Inoltre, quotidia-namente, deve convivere con un territo-

rio densamente popolato e un paesaggiospesso abusato, fonte di grosse problema-tiche. Da un lato l’esperienza dellaColonna Mobile regionale, giunta nelloscenario del grande terremoto già la seradel 6 aprile 2009. Dall’altro la scoperta didinamiche inedite nel corso di sei lunghimesi di permanenza, e l’esigenza di prov-vedere a ogni necessità si presentasse.“Avevamo utilizzato la Colonna Mobilegià nel 2002 - spiega Landinetti - inoccasione del terremoto molisano di SanGiovanni di Puglia, e in Abruzzo abbia-mo messo nuovamente in azione i nostriuomini e mezzi. Se minore è stata lanostra presenza sul fronte dei primissimi

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Campania: gli strumentiper una nuova cultura

dell'emergenza. Un lavoro sfaccettato

Quando un campo resta in vita per tanti mesi, come successo in Abruzzo, non si ha più 'un solo campo', ma tanti campi quanti sono gli scenari che si verificano nel tempo. Ciò ha permesso una verifica delle capacitàdelle dotazioni attuali e il livello della preparazione delle Associazioni, ma anche d'immaginare soluzioni per il futuro. I 'rilievi campani' per approntare una logisticapiù efficace. Una Pc regionale 'densa' di vissuto che affronta quotidianamente il peso dell'eccessivo numerod'emergenze concatenate. Da decenni

REGIONE CAMPANIA

di Francesco Unali

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soccorsi, anche se le unità cinofile cam-pane hanno però contribuito da subitoalle ricerche dei dispersi, la Campania haconcentrato l’intervento nella costruzio-ne del campo di Poggio Picenze sin dallasera del 6 aprile, dove circa 800 personehanno ricevuto assistenza dal 7 aprile al31 ottobre”.Insieme alle quasi 1200 persone deicampi di Capitignano e di Filetto (frazio-ni dell’Aquila), sono stati tre in tutto i‘campi campani’, di cui uno in particola-re, Poggio Picenze, gestito al cento percento dalla Protezione civile regionale: èstata fornita assistenza a circa 2000 per-sone grazie a oltre 200 volontari, monta-te 130 tende alloggio nel solo campoprincipale e impegno costante per la for-nitura dei servizi.“Dopo la chiamata e l’incarico ricevutodal Dipartimento nazionale - raccontaLandinetti - abbiamo individuato le asso-ciazioni di volontariato specializzate neivari servizi, dalla costruzione dei campi,alla segreteria e organizzazione del perso-

nale, all’antincendio e sicurezza, e avvia-to le operazioni con il coordinamento didirigenti e funzionari regionali. Per l’assi-stenza sanitaria abbiamo aperto a PoggioPicenze un PMA, dove hanno operato imedici del comitato regionale dellaCroce Rossa Italiana”. Un lavoro ampio e sfaccettato, dunque,che ha permesso di dare rapidamente unassetto razionale ai campi e di stabilizza-re i ritmi di vita degli sfollati, con risulta-ti d’eccellenza come, ad esempio, l’averriattivato il 16 aprile, primi in tuttol’Abruzzo, le attività scolastiche: appenadieci giorni dopo il sisma Poggio Picenzeha riavuto l’asilo e le scuole elementari,ospitate in tre grandi tende pneumatiche.A questi successi vanno però affiancate lecriticità e le scoperte fatte in un’esperien-za del genere: “Eravamo abituati a moda-lità completamente diverse di gestionedell’emergenza. - sottolinea ancora Lan-dinetti - Il nostro era un sistema logisticoben collaudato per restare attivo 20-30giorni, non sei mesi. Eravamo abituati al

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passaggio graduale degli sfollati dalletende, alle roulotte, fino allo spostamen-to nei container. Una così prolungataattività nelle medesime condizioni di vitaci ha messo di fronte ai limiti attuali dellanostra dotazione e alla complessità nellagestione del personale”. In effetti, quando un campo resta in vitaper tanti mesi, affrontando il cambia-mento delle stagioni e prolungandosi ilsoggiorno delle persone, non si ha più‘un solo campo’, ma tanti campi quantisono gli scenari che si verificano neltempo, con il passare delle stagioni edelle necessità degli sfollati. “L’esperienza per noi più complessa èstata quella della gestione delle cucine. -spiega Landinetti - Ma non solo: ancherispetto al clima, che è passato dal freddoinvernale al torrido estivo all’autunno, sisarebbero potute approntare tende diver-se, sulle esigenze relative al riscaldamentoprima e alla climatizzazione poi”. Anche la creazione e gestione di servizi

che ricreassero la ‘normalità’ della vitaquotidiana hanno risentito del susseguir-si delle settimane. Non solo servizi essen-ziali come i bagni, i servizi medici o quel-li postali si sono dovuti adeguare alla piùlunga vita dei campi, ma anche la forni-tura di energia è dovuta crescere, puntan-do a soddisfare un maggiore consumoelettrico per la presenza di televisori, con-dizionatori, ventilatori e spazi comunisempre meglio attrezzati, così come ilfatto di garantire la presenza di personaleprofessionale nelle cucine o per l’anima-zione dei bambini o ancora per il suppor-to psicologico alla popolazione. Tuttieffetti della ‘stabilizzazione’ dei campiche ciascun ‘gestore’ ha dovuto affronta-re a proprio modo, sviluppando soluzio-ni più o meno efficaci, ma sicuramentediverse da campo a campo. Nell’esperienza campana, dunque, tuttoquesto ha permesso di verificare la capaci-tà delle dotazioni attuali e il livello dellapreparazione delle associazioni, ma anche

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di immaginare soluzioni per il futuro. “Alivello generale - conclude Landinetti -crediamo che nell’ambito della commis-sione interregionale tecnica si possa avvia-re un percorso che porti alla realizzazionedi un ‘Regolamento di campo unificato’,una sorta di carta dei servizi che, semprecon l’elasticità dovuta, offra regole comu-ni e standard qualitativi per la realizzazio-ne e la gestione dei campi. Uno strumen-to che, ad oggi, ancora non esiste anche seil Dipartimento sta per l’appunto metten-dolo a regime, e che potrebbe migliorarel’efficienza dei soccorsi nel tempo, in unoschema come quello verificatosi nello sce-nario del sisma abruzzese”.

E riportando l’esperienza abruzzeseall’interno del suo territorio, la RegioneCampania vive quotidianamente il pesodell’eccessivo numero di emergenze con-catenate. Anche il 2010, da questo puntodi vista è stato un anno pienissimo, conla tragedia di Atrani, i fatti del salernita-no e l’emergenza rifiuti di Napoli, soloper citare i fenomeni più vistosi e recen-ti. Una problematica che si può affronta-re solo con un diverso approccio alla pro-grammazione, come afferma il Fun-zionario della Protezione civile regionale:“In Campania dobbiamo sviluppare for-temente la cultura della prevenzionementre siamo ancora troppo legati allasola emergenza. È un passaggio essenzia-le per incidere anche su una miglioreorganizzazione della logistica nelle emer-genze. Anzi - spiega - dovremmo passaredal concetto di protezione civile a unavera ‘protezione sociale’, una visione piùampia legata alla sostenibilità del sistemaeconomico e ambientale”. Puntare, quindi, su un monitoraggio delterritorio, pianificazione dell’emergen-za, e soprattutto sul ruolo del volonta-riato, come ha sottolineato l’intervista-to, che, ad oggi, risulta inadatto rispettoai tanti problemi complessivi che laCampania ha.Per il Funzionario della Protezione ci-vile regionale, in sostanza, occorre unanuova visione della protezione civileche permetta di incidere più fortemen-te sulla prevenzione: “Penso, ad esem-pio, all’educazione dei più giovani,dando loro strumenti che sviluppinouna nuova cultura delle regole chemigliorino anche l’organizzazione e lagestione degli aiuti. Solo così si potràcostruire una nuova generazione prepa-rata ad affrontare l’emergenza, ma nonrassegnata a convivere con essa”. �

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Nazionale nell'anima. Ma con il gusto dipensare in grande, con mentalità da mul-tinazionale. La Protezione civile del-l'Emilia-Romagna è l'unica in Italia a ser-virsi dei sistemi informatici SAP. Cosasono? Programmi gestionali appannaggioesclusivo di aziende di livello ‘enterprise’:sistema utilizzato solitamente da grandiimprese, multinazionali, leader dellalogistica e della grande distribuzione,dove i magazzini gestiscono centinaia dimigliaia di prodotti, in un contesto checonsidera già ‘piccole’ le aziende sotto imille dipendenti. E grazie a una tecnolo-gia chiamata RFID, che si serve di stru-

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Emilia-Romagna: Agenziaregionale di Protezione civile. Parola d’ordine: ‘modularità’

L’Agenzia è la sola in Italiaa usare il software SAP che permette, grazie a unatecnologia w-fi, la completatracciabilità delle unità di magazzino. E di saperein tempo reale se hannobisogno di manutenzione o se sono richiesti per un’altra emergenza

di Renato Benedetto

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menti informatici senza fili, è assicuratala completa tracciabilità delle unità dimagazzino: spedizioni, rientri, trasferi-menti e assegnazioni. I lettori portatili dicodici a barre, attraverso un sistema dietichette, registrano tutto quello cheentra e esce dal magazzino, tenendoaggiornato il database. Così, da unapompa idrovora a un mezzo antincendio,alla centrale sanno l'esatta posizione el'impiego di ogni strumento, in che statoè partito e come è tornato, se ha bisognodi manutenzione o se è richiesto perun'altra emergenza. “Quando abbiamoparlato con l'azienda che sviluppa il soft-ware, appunto la Sap, - racconta SilviaTinti, la responsabile della logistica dellaProtezione civile dell'Emilia-Romagna -ci hanno chiesto: quanti strumenti avete,100mila, 500mila? Quando gli abbiamospiegato le dimensioni del magazzinoall'inizio sono rimasti sorpresi. Poi hannocapito, al di là delle dimensioni, quantofosse importante per noi la logistica.

E hanno partecipato con entusiasmo allapersonalizzazione del modulo di gestioneper le nostre esigenze’. E l'idea è di esten-dere questo sistema al campo, che diven-terebbe una sorta di magazzino tempora-neo in cui l'entrata e l'uscita degli stru-menti è monitorata minuto per minuto.

Moduli funzionali. Se l'informatica è lostrumento, il punto di forza di una olea-ta efficacia logistica, che funzioni perfet-tamente fino all'allestimento del campo enon solo, è l'organizzazione. La Protezione civile dell'Emilia-Roma-gna sta per approvare un documento suiprotocolli operativi di attivazione dellaColonna Mobile, che segue la linea trac-ciata dal Dipartimento nazionale. Parolad’ordine: ‘modularità’. “Non si pensa piùalla singola attrezzatura, al singolo volon-tario, ma al modulo funzionale”, spiegal’ingegnere Demetrio Egidi, direttoredell’Agenzia di Protezione civile dellaRegione Emilia-Romagna.

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Ciascuno di questi costituito in baseall'emergenza da affrontare e ai compiti:alla popolazione, soccorso, produzione edistribuzione pasti, segreteria e comando,telecomunicazioni.“L'esperienza dell'Aquila è stata fonda-mentale per accorgerci di quali fosserotutte le reali esigenze, nel dettaglio. Adesempio, nel modulo dell'assistenza allapopolazione abbiamo potenziato i puntidi informazione per i cittadini e aggiun-to dei kit per ombreggiare le tende. -continua l’ingegnere Egidi - Quandol'emergenza si prolunga emergono i det-tagli: avere delle procedure definite è fon-damentale”. Ci sono poi i kit specialisti-ci: anti-incendio boschivo, ricerca perso-ne sotto le macerie, rischio idraulico. Incaso di allagamento, il modulo di valuta-zione è pronto a partire in poche ore(massimo sei sulla carta, un paio al mas-simo nei fatti) con tanto di motor-home.Seguirà, in base all'emergenza, tutto l'oc-

corrente già organizzato per procedure:quindi i fuoristrada con rimorchi, torrifaro e pompe fino 250 litri/secondo.Anche i volontari sono organizzati insquadre: per il rischio idraulico e antin-cendio boschivo, nonché per la gestionedei moduli funzionali. Inoltre, l’Agenziaha preparato convenzioni e protocollioperativi con le aziende e i servizi regio-nali per gli interventi di tipo professio-nale: per il ripristino delle infrastruttureessenziali, l’emergenza veterinaria, ilrilevamento danni e la verifica d’agibili-tà, il supporto psicologico.

Copertura del territorio. E se la modula-rità è la stella polare della logistica, anchela dislocazione sull’intero territorio vuoleessere strategica: con una logica di coper-tura completa e omogenea, in funzionedelle tipologie di rischio presenti nellediverse località. I magazzini regionali sono due. A Bolo-gna quello ‘generalista’ (7mila metri qua-drati, 3 coperti e 4 di piazzale) logistica emezzi, che ha il suo punto di forza nel-l'assistenza alla popolazione. E a Tresi-gallo, in provincia di Ferrara, un magaz-zino da 8mila metri quadrati (3,5 coper-ti) con tutto quello che serve per affron-tare il rischio idraulico, vista la posizione:da qui sono partiti i soccorsi per le recen-ti alluvioni in Veneto. Ci sono poi nove sedi: una per ogni pro-vincia. E 250 magazzini distribuiti intutto il territorio regionale, incluse le dota-zioni dei vigili del fuoco, del corpo foresta-le, dei consorzi di bonifica e delle sedi delvolontariato di Protezione civile. Si potrebbe fare l'elenco degli oltre 90autocarri, dei 170 fuoristrada, delle 330pompe, dei 2 mila posti letto, delle 390motoseghe, ma si tratterebbe comunquedi una parte del magazzino. �

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Recentemente la Regione Lombardia harealizzato un Manuale da campo nelquale si affronta il complicato tema dellalogistica nelle tendopoli. Il termine ‘logi-stica’ di origine greca comporta già di persé difficoltà di definizione. Proviamo adipotizzare una prima spiegazione. Lalogistica è definita come: ‘l’arte del predi-sporre, da parte di personale preparato, imezzi di trasporto, le comunicazioni, gliapprovvigionamenti, le strutture di acco-glienza e di ricovero; nel quadro di unasituazione di emergenza, si tratta dell’in-sieme del personale, dei mezzi e deimateriali da mettere in opera per unabuona organizzazione dei soccorsi’. Il manuale, realizzato dalla RegioneLombardia, si concentra proprio su que-

ste tematiche. Coordinato dall’ArchitettoDomenico De Vita, responsabile SalaOperativa regionale, il lavoro è destinatoai funzionari e, più in generale, a tutto ilmondo del volontariato. Gli obiettiviprincipali sono: fornire un agile suppor-to agli operatori durante un interventoemergenziale e rappresentare uno stru-mento di base per approntare corsi diformazione. In questo volume, pratico e facilmenteconsultabile, sono raccolte in sintesi leprocedure frutto delle indicazioni fornitedal Dipartimento e dell’esperienza sulcampo in Abruzzo dei funzionari della PcLombardia. Svariati i temi affrontati. Si cominciaillustrando la catena di comando e la

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Lombardia: l'esempiodel campo di Paganica

come punto di riferimento

Il recente Manuale da campo della Protezione civile lombarda nasce dall'esperienza fatta durante la missionein Abruzzo. La standardizzazione dei materiali e una retenormativa specifica per i campi sono le problematichemaggiori da affrontare. Un volume in cui sono raccolte le procedure, frutto delle indicazioni fornite dal Dipartimento e dell'esperienza sul campo nella logistica nelle tendopoli

REGIONE LOMBARDIA

di Edmondo Siciliano

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normativa di riferimento, per poi affron-tare con minuzia i moduli d’interventostabiliti dal Dipartimento. In primis, l’attività di scouting da effet-tuare entro sei ore dalla chiamata (H6). Il nucleo scouting è costituito da espertiche si recano sul luogo del disastro e rac-colgono informazioni preziose allo scopodi formulare un quadro esatto sull’entitàdei danni prima di mobilitare l’interaColonna Mobile. Tarare con precisionela macchina degli aiuti prima di metterlain funzione significa razionalizzare leforze e consentire di conseguire un risul-tato più rapido ed efficace. A seguire, il modulo del soccorso allapopolazione, ovvero l’effettivo interventodella Colonna Mobile. Vengono, poi,

descritte funzioni tecniche come reti dicomunicazione, strutture sanitarie (PMAdi primo e secondo livello), impiantisticae per finire le principali funzioni di servi-zio: direzione, segreteria, supporto psico-sociale ed infopoint. Allo scopo di rendere più completa eattuale l’informazione sulla logistica,abbiamo contattato l’ingegner SalvatoreBarbara, dirigente Struttura Piani-ficazione Emergenza del Servizio di PcLombardia. Barbara spiega come ilManuale da campo sia nato, appunto,dall’esperienza fatta durante la missionein Abruzzo. Questo ‘vissuto’ ha rappre-sentato un significativo momento di cre-scita dal punto di vista logistico per l’or-ganizzazione lombarda.

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“Lo spirito del manuale nasce propriodalla volontà di creare degli strumentiche consentano di avere un’impostazioneunitaria e dall’esigenza di standardizzarealcuni modelli vincenti applicati sul ter-ritorio abruzzese. Questo testo sarà ilprimo di una serie di strumenti analoghi,ognuno specializzato su un particolareambito. In prima battuta si voleva dareun’infarinatura generale su tutti i temi,per affinare in un secondo tempo gliaspetti relativi a impiantistica, segreteriae gestione mense. - Prosegue Barbara - Ilcampo di Paganica, in Abruzzo, rappre-senta l’esempio di campo realizzato egestito secondo i dettami del manuale.Paganica, infatti, era stato concepitocome campo da riempire a fine estate,quindi non essendo stato sviluppato aridosso dell’emergenza, si è potuto fareun progetto più elaborato e razionale atutto vantaggio della popolazione”. Come si può notare, la logistica inLombardia riveste un ruolo di primissi-mo piano. A testimonianza di ciò il diri-gente ci ha illustrato il maxi investimen-to, di oltre 17 milioni di euro, sostenutodalla Regione dal 2009 ad oggi. Questisoldi sono andati in parte ai Vigili delFuoco e al Corpo Forestale dello Stato,ma la quota maggiore è stata destinata

alla costituzione di Colonne Mobili pro-vinciali. L’investimento è stato utilizzatoper acquistare materiali e dotazioni atti arendere autosufficienti le mini colonnesul loro territorio e per consentire loro diunirsi alla Colonna regionale secondo lalogica della modularità. Nello specifico,in caso d’emergenza, ogni Provinciadovrebbe essere in grado di occuparsiautonomamente della gestione d’uncampo di circa 250-500 persone. Barbarasi dice soddisfatto: “Questa operazioneconsentirà un’ancora maggiore tranquil-lità dal punto di vista di mezzi e persona-le nell’affrontare i futuri impegni diProtezione civile”.Non si può analizzare l’organizzazionelogistica della Lombardia senza menzio-nare la sua Colonna Mobile regionale.Ne sono responsabili il dottor GiovanniCaldiroli e il geometra Dario Besola. La Colonna è composta da una serie diassociazioni e organizzazioni di volonta-riato iscritte nell’Albo regionale. In particolare, parliamo di A2A Milano,Gruppo intercomunale del Parco delTicino, ANA (Associazione NazionaleAlpini), ARI (Associazione RadioamatoriItaliani), ANPAS (Associazione Nazio-nale Pubbliche Assistenze) e FIR-CB (Fe-derazione Italiana Ricetrasmissioni Citi-zen Band). Questi gruppi dipendono di-rettamente dalla Regione, costituisconola Colonna regionale e garantiscono unaprima copertura dell’emergenza sempre econ mezzi altamente specializzati. Nelcaso in cui la situazione richieda unintervento più massiccio, a questo primonucleo vengono agganciate le Colonneprovinciali, che dotate di una omogeneaorganizzazione, s’integrano perfettamen-te a livello di personale, attrezzature estrategie operative. “Proprio per questomotivo - secondo Caldiroli - è difficile

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stimare quanti uomini compongono laColonna regionale. Si può dire che ilnucleo di prima partenza è compostoda circa 100-120 unità, alle qualisecondo necessità si aggiungono nuovigruppi. I mezzi in dotazione sono svariati:camion, camion con gru, autoarticolati,mezzi per il movimento terra, carrelli, con-tainer da trasporto, cucine, mezzi di teleco-municazione, tensostrutture e tende”.L’esigenza di così tanto materiale giustifi-ca il grande investimento evidenziatoanche da Salvatore Barbara, ma, comespiega Caldiroli. “Le difficoltà che si

affrontano nell’allestimento di una ten-dopoli sono molte, avere i mezzi necessa-ri è solo il punto di partenza. La discrimi-nante principale è la presenza o meno sulterritorio di reti di servizio. Avere unarete idrica, elettrica e fognature significapoter intervenire in maniera più fluida.Diversamente, quando queste non sus-sistono o sono interrotte è necessarioportare sul posto generatori di corrente,cisterne e vasche di raccolta temporaneadelle acque sporche. Considerato tral’altro che i mezzi pesanti non possonosuperare gli 80 km/h, lo spostamento dimateriali e mezzi diventa lento e com-plicato. I tempi d’intervento sono un validometro della ‘salute logistica’ di unaColonna Mobile”. Caldiroli ricordacome, durante l’emergenza Abruzzo, larisposta fu immediata. “Il sisma si svilup-pò alle 3.30 della mattina del 6 aprile2009, alle 8 ci fu l’attivazione dalDipartimento e la mattina del 7 aprile laColonna Mobile lombarda era già stan-ziata sul territorio. Mentre venivanomontate le strutture, agli sfollati eradistribuito un pasto caldo. Un risultatoeccezionale se si pensa ai tempi di raccol-ta del personale, carico dei materiali e alladistanza di quasi 700 km”. La Colonna è formata da organizzazioniaffidabili e abilissime nelle loro attività,ma senza alcun dubbio, l’AssociazioneVolontari di Protezione civile del GruppoA2A (AVPC A2A) rappresenta unapunta di estrema eccellenza nel panora-ma regionale. Come ci ha spiegato il pre-sidente Luigi Bossi: “Ciò è dovuto alfatto che i volontari di questa associazio-ne sono professionisti che lavorano nelcampo dell’impiantistica tutto l’anno.Questo garantisce impianti realizzati aregola d’arte da personale esperto e alta-

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mente competente”. L’Associazione ènata nel 1976 dall’AEM (AziendaElettrica Municipale di Milano) in occa-sione del terremoto del Friuli. Da allora,è stata presente in moltissimi scenari diemergenza, sia sul territorio nazionaleche all’estero. Irpinia 1980, MissioneArcobaleno in Albania 1999, terremotoin Molise 2002, Abruzzo 2009 ed emer-genza Haiti sono solo alcuni degli impe-gni affrontati. “Nel 2001, la RegioneLombardia - prosegue Bossi - ricono-scendo in quella di A2A una delle asso-ciazioni più accreditate sotto il profiloorganizzativo, tecnologico e logistico, hastipulato con essa una convenzione perl’attività di soccorso della Protezione civi-le regionale. Questa convenzione prevedeche l’AVPC A2A metta a disposizione unnucleo di 18 unità con apposito turno-ver, 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Leprincipali mansioni svolte riguardanol’installazione e la manutenzione degliimpianti tecnologici a rete elettrici,idraulici e a gas. I volontari intervengonoall’interno della tendopoli per garantirneabitabilità e sicurezza, se necessario sonoanche in grado di andare in supporto

degli enti che distribuiscono i servizi. Adoggi, si contano 108 operativi, distribui-ti sulle tre sedi di Milano, Valtellina(Sondrio) e Bergamo”. Nel maggio scorso, il parco mezzi hasubito il furto di un camion, un furgonee dieci tonnellate di rame, per un dannototale di 150.000 euro. “Derubare chiopera nel volontariato - sottolinea il pre-sidente - è un’azione difficile da accetta-re. La Protezione civile è un bene di tutti,come le scuole, i monumenti e gli ospe-dali. Danneggiarla privandola degli stru-menti necessari è un insensato atto d’au-tolesionismo, nonché di enorme incivil-tà. Tengo a evidenziare il fatto che ivolontari non si sono lasciati intimidireaffatto; le risorse mancanti sono state giàin parte ripristinate, allo scopo di tornareoperativi da subito con l’efficienza e lacaparbietà di sempre. È probabilmentequesta grande forza di volontà il ‘motore’che ha permesso al gruppo di fare tantoin Italia e all’estero. Basti pensare all’ope-razione in Abruzzo dove gli uominidell’AVPC A2A, su diretta richiesta delDipartimento, si sono occupati di forni-re energia elettrica e altri servizi base a

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ben 53 campi sui 116 totali”. Le princi-pali difficoltà riscontrate in quell’espe-rienza sono state, secondo Bossi, la nonstandardizzazione dei materiali da partedel Dipartimento e la mancanza di unarete normativa specifica per le tendopo-li. Due enormi problematiche sullequali sarà necessario trovare intese al piùpresto. “Il caso di Haiti è stato bendiverso. La situazione dell’isola caraibicaera catastrofica. Mentre in Abruzzo si èeffettuato il ripristino di reti elettriche eidriche già esistenti, a Haiti queste onon sussistevano affatto, o erano in con-dizioni irrecuperabili. Come se nonbastasse ci sono state serie difficoltà areperire materiali sul posto con conse-guenti ritardi e disguidi. Per questimotivi l’azione si è concentrata su inter-venti più mirati, come l’installazione dipannelli fotovoltaici nel seminario rettoda Padre Giuseppe Durante a Port auPrince. Prossimamente l’AVPC A2Atornerà a Haiti per aiutare Suor Mar-cella Catozza nella costruzione di unastruttura di accoglienza a Wharf Jeremy,quartiere malfamato della capitaleHaitiana” - spiega il presidente.

In conclusione è possibile dire che ilpanorama logistico della Lombardia èsicuramente uno dei più complessi einteressanti. È costituito da associazioni,mezzi e persone speciali che rendonopossibile tutti giorni l’impossibile.Questo grazie alla capacità, alla passionee alla professionalità che da sempre con-traddistingue il loro lavoro. �

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Innovazione e gestione. La logistica dellaProtezione civile della Regione Marche simuove su questi due principi, che ispira-no tutte le attività legate all’acquisizione,

alla custodia, alla manutenzione deimateriali e al loro impiego nel prontointervento. “Per noi, logistica vuol direanche le tecniche per il miglior utilizzodel materiale di pronto intervento, comenell’allestimento dei campi - afferma ildottor Roberto Oreficini, direttore delDipartimento per le Politiche IntegrateSicurezza e Protezione civile della Re-gione Marche - e, soprattutto, significaessere innovativi anche nel progettare, inalcune situazioni, delle soluzioni origina-li rispetto a quello che è proposto dalmercato. Soluzioni che sono il frutto del-l’esperienza maturata sul campo. È lanostra stessa Protezione civile, spesso, adindicare quali sono le necessità e le appa-recchiature di cui vuole dotarsi, senzasubire i prodotti offerti dal settore”. Unatteggiamento per il quale la Protezionecivile viene anche ricercata dalle aziendeper cercare di creare soluzioni e strategieinnovative, ad esempio nella realizzazio-ne delle tende, dei moduli abitativi, dellemotopompe. “Abbiamo sviluppato conl’Università Politecnica delle Marche diAncona -, dice Oreficini, - prototipi dimoduli di strutture abitative provvisoriedi pronto intervento che sono totalmen-te autosufficienti dal punto di vista ener-getico. Per noi, infatti, un’area importan-te è proprio quella della ricerca. Grazie aquesta collaborazione con l’ateneo dori-

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Marche: ricerca e soluzioni originali

senza 'subire' il mercato

Parola guida: innovazione.A tutto 'campo'. Non soloper le migliori soluzioni da utilizzare, per l'appunto, nei campi di accoglienza.Ma anche altro. Comemovimentare tutto ciò cheoccorre? L'area sulla qualesi vogliono concentrare di più nel Dipartimento della Regione Marche è, in prospettiva, quella del trasporto aereo. Sempre piùstrategico e, sin qui, pocosfruttato. Poi? Una cucinaper la primissima emergenza che utilizzi fornia microonde e cibi precottisolo da riscaldare

REGIONE MARCHE

di Paola Cimarelli

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co, sia attraverso tesi di laurea, sia condottorati di ricerca, sono già state fatte leprogettazioni, adesso saranno realizzati iprimi prototipi”. Allo studio della Protezione civile mar-chigiana, c’è anche la polifunzionalitànella movimentazione dei materiali, conla necessità di avere contenitori da usarecon qualsiasi mezzo di trasporto.“Dobbiamo individuare dei percorsi dimovimentazione e di stoccaggio - ag-giunge il direttore del Dipartimento -che consentano di utilizzare la totalitàdei vettori di trasporto, dall’aereo allanave, dall’autocarro alla ferrovia. L’areasu cui ci vogliamo concentrare di più, inprospettiva, è quella del trasporto aereo,che ha logiche diverse, che finora abbia-mo fronteggiato in maniera saltuaria mache crediamo richieda, oramai, unapproccio sistemico”. Per la manuten-zione e la custodia del materiale, ilDipartimento regionale lavora moltosulla containerizzazione: “Perché cosìraggiungiamo, contemporaneamente -aggiunge Oreficini - sia l’obiettivo digarantire un buon mantenimento delmateriale, che rimane pulito e ben con-fezionato, in condizioni igienicamente

accettabili, sia il costante controllo dellaqualità dei materiali”.Per l’allestimento dei campi è stato pre-parato un gruppo di persone, in partecomposto da dipendenti della Protezionecivile, in parte da volontari, qualificatoper l’individuazione delle aree e l’ottimiz-zazione dell’impiego dei materiali, per larealizzazione di aree attrezzate e per l’ac-coglienza delle persone oltre che per l’al-lestimento delle strutture sanitarie emer-genziali. “Rientra nella logistica anche lasomministrazione dei pasti, - spiegaancora Oreficini - per questo stiamo alle-stendo, insieme ad alcune aziende locali,una cucina per la primissima emergenza.In questa fase, infatti, la cucina da campodi tipo tradizionale non è idonea.Abbiamo, quindi, cominciato a fare dellesperimentazioni utilizzando forni amicroonde e cibi precotti, che devonoessere solo scaldati. L’idea è, nella primafase d’emergenza, quella di acquisirerapidamente dalle imprese degli stock diprodotti surgelati pronti da scaldare, untipo di organizzazione che garantisce unaflessibilità estrema rispetto alla prepara-zione tradizionale dei pasti, visto che inqualche minuto si riscalda, si prepara e si

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Il presidente delle Marche,Gian Mario Spacca

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serve un pasto, che può essere sommini-strato anche al di fuori degli orari cano-nici offrendo una maggiore sicurezza perle problematiche igieniche”. Infine, dopo l’applicazione di un pro-gramma per la gestione della movimen-tazione dei volontari, specie quando sonooperativi nei campi, la Protezione civile

delle Marche sta sperimentando un pro-gramma informatico, di cui è proprieta-ria, per la gestione dei materiali. Al momento, si sta costruendo la bancadati che potrà essere, poi, consultata viaInternet. Il programma è in corso di spe-rimentazione anche al Dipartimentonazionale. �

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Il C.A.P.I. di Passo VaranoÈ il cuore pulsante della logistica della Protezione civile regionale, quello che,nella fase d'emergenza, si trasforma in Colonna Mobile. A Passo Varano diAncona, è allestito il C.A.P.I. - Centro Assistenziale di Pronto Intervento, la strut-tura operativa permanente che, su un'area di 5.000 mq, è costituita da magaz-zini per lo stoccaggio di materiale assistenziale e di pronto intervento da utiliz-zare in eventi calamitosi in Italia e all'estero. "Le finalità del centro - dice ilresponsabile Marco Cerioni - sono lo stoccaggio del materiale, dei mezzi e delleattrezzature emergenziali, la tenuta in efficienza dello stesso e il reintegro dellescorte mancanti, la movimentazione in caso di necessità, il reperimento dellenecessità non in carico abitualmente. Una parte di queste risorse viene utilizza-ta anche per le esercitazioni". Al suo interno, organizzato in container, c'è tuttoil necessario per affrontare le conseguenze di un terremoto, degli incendi boschi-vi, del rischio idrogeologico, sanitario, antropico."Custodiamo, principalmente - spiega ancora il responsabile del Centro - tuttequelle attrezzature che, per la loro tipologia e caratteristica, non sono d'immedia-ta reperibilità o alcune che hanno una scadenza a lunga data, come mascheri-ne, occhiali di protezione, materiale per l'igiene personale e degli ambienti. Altrimateriali ed attrezzature o servizi sono forniti al momento del bisogno mediantel'utilizzo di protocolli, convenzioni, contratti aperti o con le deroghe concessenelle ordinanze di dichiarazione dell'emergenza". Fra i materiali disponibili, cisono 350 tende per alloggiamenti d'emergenza complete d'impianto elettrico,pacchi letto e 50 tende pneumatiche, moduli igienico sanitari e segreteria, tendo-ni sociali attrezzati di tavoli e panche, cucine campali, un potabilizzatore cui sipuò abbinare un'imbustatrice, cisterne per l'acqua potabile, gruppi elettrogeni etorri faro, i moduli per l'ospedale da campo, motopompe e insacchettatrice disabbia, vasche autosostenenti, un modulo per il rischio NRBC (Nucleare,Radiologico, Biologico e Chimico) mezzi per la movimentazione di materiali emezzi di trasporto, 26 tende per l'ospedale da campo. A Passo Varano è attivoanche il Centro funzionale per la meteorologia, l'idrologia e la sismologia, unastruttura che ha, a sua volta, tutti i materiali necessari per il proprio funzionamen-to, reti di telecomunicazione, informatiche e di telecontrollo, che progetta e rea-lizza e di cui cura la funzionalità sul territorio e all'interno del servizio.

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Il PMA di II° livello. Operatività entro 24h dall’interventoÈ il fiore all’occhiello di una Protezionecivile già considerata un’eccellenza alivello nazionale. L’ospedale da campo‘Regione Marche’, dal suo debutto per la

visita di Papa Giovanni Paolo II nel 2004a Loreto (An), ha già solcato oceani econosciuto emergenze internazionali. Lastruttura basilare del PMA di II° livello,ispirata ai principi di modularità e versa-tilità, offre il triage, l’assistenza per codi-ci rossi, verdi, gialli, il magazzino, oltreall’accoglienza per il personale e per ivolontari. "È una struttura sanitaria cam-pale, su tenda - spiega SusannaBalducci, referente Emergenze sanitariedella Protezione civile regionale - orga-nizzata per una rapida partenza in con-dizioni di necessità, e risponde ai criteritipici, a livello internazionale, di un ospe-dale da campo: operatività entro le 24ore dall’evento, trattamento immediatodelle vittime con prestazioni almeno com-parabili o superiori a quelle disponibilisul posto, autosufficienza per quanto

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riguarda energia, attrezzature, personalelogistico e sanitario, dotazione di perso-nale con esperienza in medicina dellecatastrofi". L’ospedale da campo puòdisporre di un numero variabile di tendee letti, è dotato di una sala operatoria,per emergenze, di un laboratorio analisidi base, di strumenti diagnostici tra cui Rxed ecografia. L’organizzazione è affida-ta alla Protezione civile regionale, laparte sanitaria ai volontari dell’ARES(Associazione Regionale EmergenzaSanitaria e sociale) il cui personale puòrispondere anche a diverse necessità spe-cialistiche. L’esperienza dei funzionaritecnici regionali e del personale delleassociazioni e gruppi di volontariatoregionali, tra cui ANPAS e CRI, garanti-sce l’autosufficienza in termini logistici,montaggio e mantenimento in uso delle

strutture campali, moduli bagno, cucine,trasporto, anche sanitario, e di telecomu-nicazioni. La competenza e la prepara-zione di questi partner sono stati fra i pro-tagonisti negli aiuti della comunità inter-nazionale in Thailandia, per le conse-guenze dello tsunami del dicembre2004, in Pakistan per il terremoto nel2005, in Indonesia nel 2006 e a Haiti,nel gennaio 2010, per affrontare il dram-ma del terremoto. Nel 2007, l’assistenzaè stata di nuovo per la visita a Loreto (An)del Santo Padre mentre, nel 2009, la pre-senza vitale si è spostata in Abruzzo,dove la struttura sanitaria è diventata ilpunto di riferimento di tutta la città de’L’Aquila dopo il sisma, arrivando a copri-re 180 spazi e accogliendo l’organizza-zione di tutto l’ospedale San Salvatore diCoppito.

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Michele Iorio, il governatore del Molise,ha dichiarato: “La Protezione civile moli-sana è la dimostrazione di come da unevento tragico e doloroso, come il terre-moto di San Giuliano di Puglia possanascere un’attività forte che faccia inmodo di prevenire e, quindi, interveniresul campo in occasione di disastri natura-li, proteggendo e salvaguardando quantopiù possibile la popolazione interessata”.Da quel terribile 31 ottobre 2002, ilsistema è cresciuto molto e bene. Lo con-fermano anche gli ottimi risultati ottenu-ti in Abruzzo e nella lotta agli incendiboschivi degli ultimi anni. Allo scopo diapprofondire il tema della logistica, nellaRegione Molise abbiamo contattatoSergio Staffieri, responsabile ColonnaMobile, che ne ha illustrato composizio-

ne e funzionamento. “La Colonna, deno-minata ‘Sirio’, è composta sia da persona-le regionale sia da associazioni di volon-tari. Dotata di un’ottima organizzazioneè in grado di gestire in completa autono-mia un campo di 450 persone. Al suointerno possiamo trovare anche unitàcinofile specializzate nella ricerca di per-sone disperse e di soccorso nautico.Impossibile non menzionare, poi, tuttequelle figure professionali come elettrici-sti, muratori, carpentieri e falegnami checontribuiscono a rendere più sicure econfortevoli le tendopoli. Il parco mezziè costituito da 53 automezzi per lo più4x4, tra cui sono presenti anche trattoristradali con semirimorchio e ben 37 car-relli per trasporto attrezzature. I carrellisono adibiti al trasporto di tensostruttu-ra, officina mobile, cucina mobile e torrefaro. Di estrema utilità l’ufficio mobilecon carrello satellitare e parabola in gradodi collegarsi al satellite in automatico, unausilio fondamentale laddove le comuni-cazioni siano compromesse. A completa-mento della strumentazione ci sonoanche tre container lunghi 12 metri,rispettivamente allestiti con cucina (finoa 600 pasti l’ora), docce e servizi igienici. Ora che abbiamo analizzato la strutturadella colonna, possiamo occuparci delsuo funzionamento. Per quanto riguardale strategie d'intervento, vengono seguitefedelmente le procedure del Diparti-mento che prevedono in sintesi: scou-

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Molise:‘Sirio’, la Colonna Mobiledella Pc regionale

La gestione del campo di Arischia in Abruzzo. È nelle esperienze tragicheche si trovano spunti per migliorarsi. Un suggerimento? Comecontenere i costi di gestionedella manutenzione deimezzi e delle attrezzature

REGIONE MOLISE

di Edmondo Siciliano

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ting, soccorso alla popolazione e Postomedico avanzato di primo e secondolivello. Ma c’è di più. La Regione Molisesta mettendo a punto una speciale miniTask Force formata da 25 volontari sele-zionati che stanno facendo addestramen-to congiunto con i Vigili del Fuoco, alfine di poter intervenire anche nellesituazioni più rischiose. In Molise - sot-tolinea Staffieri - la formazione dei vo-lontari è importantissima. Essi sono chia-mati e addestrati appositamente per col-laborare con la Pc Regionale. La tenden-za è quella di creare veri e propri profes-sionisti del soccorso, in grado di operarein piccole, medie e maxi emergenze.L’addestramento affronta molti campi.In particolare, prove di salita in modotecnico (su scala, imbragature, agganci,cinturoni), lancio manichette, attivazio-ne dei gruppi elettrogeni e corsi sui varitipi di nodi e sulla loro funzione. Le eser-citazioni si svolgono nel campo maceriedi Campochiaro (CB) che è considerato

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uno dei meglio attrezzati d’Italia e ospitaspesso al suo interno personale di altreregioni. In esso vengono ricostruiti gliscenari delle calamità più disparate, inmodo che gli allievi comincino a speri-mentare le varie tecniche di soccorso”. Passando dalla simulazione alla realtà, ilMolise nel 2009 è stato chiamato dalDipartimento a un impegno molto com-plesso: la gestione del campo di Arischiain Abruzzo. I problemi non si sono fattiattendere, basti pensare che nei primigiorni la Colonna Mobile ha dovutoprovvedere pasti per ben 1.200 persone.“Certamente si è trattato di un momen-to di maturazione - osserva il geometraStaffieri, - le esperienze pratiche fornisco-no sempre spunti per migliorarsi. Adesempio l’attività di segreteria, predispo-sta in un certo modo, è stata modificata

per adeguarsi alle esigenze contingenti.Dal punto di vista logistico non si sonoverificati altri problemi. Questo anchegrazie all'instancabile lavoro di revisionee controllo dei mezzi e delle attrezzatureche garantisce la massima tranquillitàquando si entra in azione. Dal Molise arriva anche un esempio dibuona amministrazione. Il responsabiledella Colonna svela come per contenere icosti di manutenzione delle attrezzature,il personale si sia attrezzato con una pic-cola officina dove svolge gli interventimeno problematici. Così facendo si evitadi dover ricorrere continuamente a offici-ne specializzate che comporterebberospese molto elevate. Discutendo con Staffieri, emergonoanche altri temi, come il terremoto diSan Giuliano. Staffieri si dice d’accordocon le parole del presidente Iorio. Ineffetti, proprio in quella tragica situazio-ne si è trovata la forza per reagire. Questaforza, suffragata da una potente volontàpolitica e sociale, ha reso possibile lacostruzione di un nuovo Servizio di Pc.Ciò si deve al governatore della Regione,all'assessore alla Pc regionale dottorFiloteo Di Sandro e al direttore GiuseppeAntonio Giarrusso. Tutti hanno investito moltissimo in que-sto progetto e i risultati non possono cherendere orgogliosi. �

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“Efficienza ed efficacia nella gestionedella logistica, in situazioni di emergen-za, vuol dire, innanzitutto, avere un’otti-ma regia da parte del Dipartimentonazionale di Protezione civile”. Questo il commento della dottoressaLuisa Zappini del Dipartimento Prote-zione civile e Infrastrutture della Pro-vincia Autonoma di Trento, la quale nel-l’intervista ha sottolineato il ruolo fon-damentale che riveste il Dipartimentonazionale nella gestione e organizzazionedelle emergenze. “È il nostro cuore pul-sante, è il fulcro stesso del servizio nazio-nale della protezione civile, con compitidi promozione e coordinamento dell’in-tero sistema. - dice Zappini - Nel disa-stroso terremoto che ha colpito l’Abruz-

zo, c’è stato subito un intervento direttodel Dipartimento che ha definito le pro-cedure di intervento e le azioni comuni atutto il sistema, dando poi indicazioniimmediate e sostegno alle strutture peri-feriche, specie le più deboli e meno dota-te di risorse proprie. Il dato concretoemerso in Abruzzo è stato il ruolo diregia da parte del Dipartimento, nellacostruzione e nel coordinamento dellereti informative indispensabili per la pre-venzione e gestione dei rischi”. Secondol’esponente della Provincia Autonoma diTrento, gli aspetti logistici sono il pernocentrale nella gestione delle emergenzeperché senza avere una più che buonaorganizzazione non si va lontani. “È necessario contenere i danni del pre-

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Trentino: efficienza ed efficacia nella

gestione del soccorso

Gli aspetti logistici sono il perno centrale nella gestionedelle emergenze. Perché senza avere una buona organizzazione non si va lontani. Guardare al futuro e investire ora, con costi maggiori, significa non farsitrovare impreparati dopo. Ad esempio, con i MAP che,al contrario delle tende che si deteriorano, possonoessere riutilizzati in caso di altre emergenze. Ma il cuore di tutto ciò? Resta sempre la regia del Dipartimento della Protezione civile nazionale

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

a cura di Federica Martufi

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sente e prevedere quelli che si potrebberoverificare per il futuro, in modo tale dacreare un intervento ottimale che non silimiti ad arginare i problemi impellenti,ma che sia lungimirante, che perduri econsenta una rinascita graduale senzatraumi - prosegue Zappini. - In Abruzzo

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abbiamo potuto constatare che l’invioimmediato da parte della ProvinciaAutonoma di Trento di tende, per ospita-re le popolazioni evacuate dalle loro abita-zioni o coloro che non avevano più unacasa, è servito come ‘viatico’ per i primigiorni, ma con il passare delle settimane siè reso necessario la predisposizione di abi-tazioni provvisorie, prefabbricati e MAP(Moduli Abitativi Provvisori) che desserodignità e speranza alla popolazione colpi-ta. Bisogna considerare anche gli aspettipsicologici. - sottolinea ancora - Perchéuna cosa significa vivere in una tenda eun’altra avere a disposizione un prefabbri-cato che somiglia più da vicino ad unacasa; ecco perché è importante prevederenei piani comunali di Protezione civilearee dedicate a questa funzione”. Dalpunto di vista dei costi è evidente la diffe-renza che sussiste tra tende, prefabbricati eMAP. “È sempre una questione di lungi-miranza. - conclude Zappini - Bisognaguardare al futuro e rendersi conto cheinvestire ora, con costi maggiori, significanon farsi trovare impreparati dopo, perchéi MAP possono, al contrario delle tendeche si deteriorano, essere riutilizzati incaso di altre emergenze”. �

Supportare gli aiuti in sicurezza epraticitàAl via, da questo gennaio, il nuovo Posto di ComandoAvanzato della ProvinciaAutonoma di Trento. La novità?Allestito in un semirimorchio è connesso rapidamente alla Sala operativa

Ormai sono sempre più frequenti le cata-strofi, naturali e antropiche, di dimensio-ne mondiale che rendono necessaria lamassimizzazione dell’efficienza logistica asupporto delle popolazioni colpite. Di questo e di altre tematiche abbiamoparlato insieme all’ingegnere GianfrancoCesarini Sforza, Dirigente del ServizioPrevenzione Rischi della Provincia Au-tonoma di Trento, il quale, in particolarmodo, ci ha descritto il progetto del‘Posto di Comando Avanzato’ che viene

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Il presidente del Trentino, Lorenzo Dellai

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allestito nelle prossimità di un eventocalamitoso per coordinare le attività deglioperatori impegnati nei soccorsi. “IlPosto di Comando deve essere in collega-mento anche con la Sala operativa pro-vinciale dove affluiscono tutte le infor-mazioni e vengono prese le decisionioperative. - spiega Cesarini Sforza -Attualmente, il Posto di Comando vieneallestito in un una tenda montata alloscopo, o se la situazione lo consente, inqualche edificio disponibile nei dintorni.Le necessità di rendere rapidamente ope-rativo il Posto di Comando e di connet-terlo in modo efficace ed efficiente allasala operativa nel minor tempo possibilehanno fatto ritenere utile allestirne unoin un semirimorchio appositamente alle-stito, in modo da poter portare, pratica-mente in qualsiasi posto, raggiungibilecon i veicoli, una sala attrezzate di tutte le

apparecchiature che consentono operati-vità dei coordinatori delle operazionicontestualmente al loro arrivo sul posto”. Ed è proprio sul posto in cui si verifical’emergenza che entra in gioco il virtuosi-smo delle attività di Protezione civile, cheha il compito di far funzionare i servizicon un ruolo preminente per l’assistenzaalla popolazione e alle unità operativeimpegnate nell’emergenza stessa”.Pertanto, è fondamentale dare la massi-ma importanza all’efficienza logistica inquanto, purtroppo, sono numerose lecircostanze che rendono necessario por-tare sostegno alle popolazioni. Le tappefondamentali che hanno dato il via alprogetto ‘Posto di Comando Avanzato’sono state: la ricerca di un mezzo traina-bile delle dimensioni adeguate per unufficio in cui possono lavorare quattropersone (la progettazione del locale ha

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fatto ricadere la scelta su un semirimor-chio di dimensioni 12.00 x 2.50 m); l’ac-quisto del mezzo: la ricerca di mercatoeffettuata ha permesso di individuare unmezzo già parzialmente allestito comesala stampa mobile che permetteva direalizzare un adattamento per lo scopo

prefisso con un impegno ridotto rispet-to all’allestimento di un veicolo nuovo.“Al momento, è in corso la gara per l’al-lestimento dell’interno del veicolo sia dalpunto di vista logistico sia informatico; -continua il dirigente della Protezionecivile - l’allestimento prevede la realizza-

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zione di quattro spazi (come mostra l’im-magine della planimetria a pag 43, ndr.)destinati a: zona servizi (cucina e riposo),zona ingresso con segreteria, zona ufficio,zona sala riunioni e, all’esterno del semi-rimorchio, è prevista la realizzazione diuno spazio coperto con tenda a supportodelle varie esigenze operative. Dal puntodi vista dell’impiantistica è prevista la

completa autonomia per quanto riguardal’energia elettrica, l’impianto idraulico,di riscaldamento e di condizionamento.Inoltre, l’ufficio sarà dotato di computer,plotter, stampanti, collegamento inter-net, radio, webcam e impianto televisivo.All’esterno è previsto anche il posiziona-mento di una torre faro per illuminazio-ne e un impianto di amplificazione”. Cesarini Sforza delinea come la disponi-bilità di un mezzo di questo tipo permet-terà di ridurre i tempi di allestimento delPosto di Comando Avanzato, di elimina-re i problemi di attivazione di tutti i siste-mi di telecomunicazione e trasmissionedati, comfort operativo per i tecniciimpegnati nelle attività di coordinamen-to, e consentirà l’autonomia operativaoltre alla possibilità di utilizzare il mezzoanche in attività esplorative in territoriesterni alla Provincia. “Il Posto diComando Avanzato mobile - concludel’esponente della Pc - è uno strumentofondamentale per gli aspetti logistici per-ché, oltre ai sopracitati impieghi, puòavere molti utilizzi alternativi, anche nonstrettamente connessi con l’operatività,quali, ad esempio, la possibilità di avereun punto di contatto con la popolazionein caso di necessità di diffusione di infor-mazioni, punti di ascolto e assistenza peri campi di accoglienza, sala stampa prov-visoria e comunque spazio espositivo”.A più di un anno e mezzo dal disastrosoterremoto che ha colpito l’Appenninocentrale e, in particolare, la Cittàdell’Aquila, l’ingegnere ci ha aggiornatosull’operato, nell’ambito delle attivitàsvolte dalla Protezione civile, del Serviziogeologico della Provincia Autonoma diTrento, che ha messo a disposizione lapropria competenza ed è attualmenteimpegnato nell’esecuzione di rilievi suglieffetti geologici e sull’ambiente associati

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al fenomeno tellurico e all’installazionedi monitoraggi dedicati all’osservazionedell’evoluzione dei fenomeni deformativiad esso connessi. L’intervento dellaProvincia Autonoma di Trento relativoalla realizzazione di alloggi per la popola-zione abruzzese conta 412 alloggi, cosìdivisi: 94 alloggi a Onna, 94 a VillaSant'Angelo, 21 a Coppito, 2 a Paganica,9 a Stiffe (frazione di S. Demetrio ne’Vestini), 21 a S. Demetrio ne' VestiniCentro, 4 a S. Demetrio ne' Vestini fra-zione Subequana, uno a Demetrio ne'Vestini frazione Cardamone, 28 a Tionedegli Abruzzi e 8 alloggi a Santa Mariadel Ponte (frazione di Tione degliAbruzzi). La Provincia ha inoltre provve-duto alla realizzazione delle opere diinfrastrutture abitative in tre frazioni delComune di San Demetrio ne’ Vestini: aCardamone per 48 alloggi, Subequanaper 42 alloggi ed a Collarano Tatozzi per40 alloggi. L’importo complessivo ditutti gli interventi abitativi ammonta acirca 26 milioni di euro. �

Aspetti sanitarinella gestionedell’emergenza L’impegno dell’Amministrazioneprovinciale trentina per bonificarel’acqua nei campi. Come? Con lo schok termico con dispositivi automatici di controllo

“Il terremoto dell’Abruzzo ha messo adura prova le strutture logistico operativedi tutte le organizzazioni di volontariatoe protezione civile. Tuttavia, è stato un

momento molto utile per mettere a frut-to nuove esperienze e perfezionare ledotazioni utilizzate”. Lo afferma il geo-metra Giovanni Tomasi del Trentino. Inuna così lunga emergenza si è consolida-ta una fattiva collaborazione tra le variecomponenti della Protezione civile (na-zionale, regionale, provinciale e comuna-le) e un ruolo fondamentale è stata lagestione dei campi di accoglienza. In par-ticolar modo, l’aspetto sanitario ha impe-gnato l’amministrazione provincialetrentina che ha dovuto gestire l’emergen-za legionella, infezione polmonare causa-ta dal batterio legionella pneumophila, ilcui nome significa appunto ‘legionellaamante dei polmoni’. “A tal proposito l’Azienda Sanitaria dellaProvincia dell’Aquila, tramite il Di-partimento della Protezione Civile nazio-nale, ha provveduto durante l’estate2009 ad effettuare un’indagine epide-miologica ambientale presso il campo diPaganica 3 gestito dalla PAT. - spiegaTomasi - Le strutture interessate al con-trollo sono state, in particolare, quelleutilizzate dai volontari; la cucina, i servi-zi igienici e le docce. Da queste strutturesono stati prelevati dei campioni di acquache hanno evidenziato la presenza dellalegionella pneumophila nei rubinetti deilavelli e negli erogatori delle docce.Immediatamente si è inibito l’uso delledocce provvedendo ad effettuare unasuccessiva completa bonifica ambienta-le”. Come disposto dal Documento lineeguida per la prevenzione e controllo dellalegionellosi, redatto dalla conferenza per-manente per i rapporti tra lo Stato, leRegioni e le Provincie Autonome diTrento e Bolzano (maggio 2000), si èprovveduto ha sottoporre a schok termi-co per 4 giorni consecutivi cucina, servi-zi igienici e docce.

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“Il flussaggio dell’acqua dai rubinetti edagli erogatori delle docce con tempera-tura superiore ai 60 C° è stato della dura-ta non inferiore ai 30 minuti per ognigiorno; - prosegue il geometra - per mag-gior precauzione è stata, inoltre, sostitui-ta la caldaia in quanto il serbatoio diaccumulo presentava sedimenti sabbiosie presenza di ruggine. Dopo tale inter-vento, le successive analisi dell’acquahanno escluso la presenza della legionellae pertanto si è data disposizione al riuti-lizzo del servizio. In via preventiva, si èprovveduto, almeno una volta alla setti-mana, ad effettuare un processo di boni-fica su tutte le attrezzature di produzionedi acqua sanitaria. Anche se in tal sensole linee guida del Dipartimento indicanole seguenti procedure: dopo la bonificaun controllo ambientale (analisi); senegativo ripetere le analisi dopo 15/30giorni, se negativo dopo tre mesi, senegativo periodicamente ogni 6 mesi”.La Provincia Autonoma di Trento sullabase dell’esperienza maturata durante lagestione dei campi in Abruzzo, ha imme-

diatamente provveduto a modificare leproprie attrezzature mobili di produzioneacqua sanitaria (cucine, servizi igienici edocce), in modo che risulti tecnicamentepossibile eseguire lo ‘shock termico’. “Perquanto riguarda i serbatoi sono stati ese-guiti dei lavori, predisponendo rubinettidi fondo in modo da rendere possibileeffettuare un accurato lavaggio ed unosvuotamento completo. - continua To-masi - Per gli impianti esistenti tali opera-zioni risultano complesse e devono essereeffettuate manualmente da personale tec-nico specializzato. In futuro l’obiettivosarà di dotare gli impianti di nuova realiz-zazione di dispositivi automatici di con-trollo attivabili con semplici procedure.Inoltre, si è aggiornato il personale tecnicooperante nel campo per una corretta ese-cuzione delle modalità di manutenzioneordinaria dei servizi e dell’applicazionerigorosa delle misure di prevenzione econtrollo. Le strutture utilizzate nei campie rientrate in sede presso l’ULO di Lavissono state successivamente trattate consostanze aggressive chimiche”. �

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