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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 184 (48.508) Città del Vaticano giovedì 13 agosto 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!:!=!%! NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto que- sta mattina in udienza Sua Ec- cellenza Monsignor Giorgio Marengo, I.M.C., Vescovo titola- re di Castra Severiana, Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza la Signora Michelle Bachelet, Alto Commissario Onu per i Diritti Umani. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Humaitá (Bra- sile) presentata da Sua Eccellen- za Monsignor Meinrad Franz Josef Merkel, C.S.Sp.. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Humaitá (Brasile) il Reverendo Antônio Fontinele de Melo, del Clero dell’Arcidio- cesi di Porto Velho, finora Par- roco della Cattedrale “Sagrado Coração de Jesus” ed Economo Arcidiocesano. All’udienza generale il Papa prosegue le catechesi sulla necessità di guarire il mondo in questo tempo segnato dal covid-19 Individualismo e indifferenza distruggono l’armonia sociale I rifugiati cercano riparo dalle violenze in Ciad Migliaia in fuga dal Darfur occidentale Da un lato l’elogio per «l’impegno di tante persone che in questi mesi stanno dando prova dell’amore umano e cri- stiano verso il prossimo, dedicandosi ai malati anche a rischio della propria sa- lute»; dall’altro il monito che il «coro- navirus non è l’unica malattia da com- battere», perché «la pandemia ha por- tato alla luce patologie sociali più am- pie»: all’udienza generale del 12 agosto il Papa è tornato così a parlare della necessità di «guarire il mondo», prose- guendo il ciclo di catechesi inaugurato la settimana precedente per mantenere viva l’attenzione sull’emergenza provo- cata dal covid-19. E proprio nel rispetto delle misure volte a contenere la diffusione del con- tagio, Francesco ha continuato a tenere l’incontro del mercoledì nella Bibliote- ca privata del Palazzo apostolico vati- cano, senza la presenza di fedeli. Ap- profondendo nella circostanza il tema «Fede e dignità umana», il Pontefice ha stigmatizzato il comportamento di quanti cercano «di arrampicarsi nella vita, di essere superiori agli altri», di- struggendo «l’armonia creata da Dio». Questa, ha spiegato, «è la logica del dominio, di dominare gli altri», mentre «l’armonia è un’altra cosa: è il servi- zio». Ecco allora l’esortazione a chiedere al Signore, attraverso la preghiera, «di darci occhi attenti ai fratelli e alle so- relle, specialmente a quelli che soffro- no». Infatti, ha aggiunto Francesco, «come discepoli di Gesù non vogliamo essere indifferenti né individualisti», ovvero assumere «i due atteggiamenti brutti contro l’armonia». La quale, in- vece, «ci chiede di guardare gli altri, i bisogni degli altri, i problemi degli al- tri, essere in comunione», e di conse- guenza «riconoscere in ogni persona, qualunque sia la sua razza, lingua o condizione, la dignità umana». Anche perché — ha fatto notare Papa Bergoglio con un’altra delle diverse ag- giunte personali apportate al testo pre- parato — «noi siamo esseri sociali, ab- biamo bisogno di vivere in questa ar- monia sociale, ma quando c’è l’egoi- smo, il nostro sguardo non va agli altri, alla comunità», al contrario «torna su noi stessi e questo ci fa brutti, cattivi, egoisti, distruggendo l’armonia». Insomma, ha rimarcato avviandosi alla conclusione, «mentre tutti noi la- voriamo per la cura da un virus che colpisce tutti in maniera indistinta, la fede ci esorta a impegnarci seriamente e attivamente per contrastare l’indiffe- renza davanti alle violazioni della di- gnità umana». Da qui l’auspicio di po- ter «riscoprire che cosa significa essere membri della famiglia umana», attra- verso «azioni concrete di compassione e rispetto per ogni persona e di cura e custodia per la nostra casa comune». PAGINA 8 KHARTOUM, 12. Dalla fine dello scorso luglio, oltre 2.500 rifugiati sudanesi sono stati costretti a fuggi- re nel vicino Ciad a causa dei re- centi episodi di violenza nel Darfur occidentale, mentre i disordini di matrice etnica hanno colpito circa 20.000 persone all’interno della re- gione. Nella maggior parte dei casi le vittime sono donne e bambini. È quanto riporta una nota diffusa dall’Alto commissariato delle Na- zioni Unite per i rifugiati (Unhcr). L’Agenzia Onu sottolinea che gli attacchi, imputati a gruppi di no- madi armati, il 25 luglio hanno cau- sato la morte di 61 persone della comunità Masalit e ne hanno ferite almeno 88 nella città di Masteri, nel Darfur occidentale. Inoltre, nel- la città e nei villaggi circostanti le case sono state date alle fiamme. Oltre l’80 per cento delle perso- ne arrivate nella città di frontiera ciadiana di Adré — rivela l’Unhcr — sono donne, bambini e anziani co- stretti a fuggire a causa dei violenti scontri. In molti casi hanno assisti- to a violenze estreme. All’inizio di quest’anno invece numerosi rifugiati sono tornati a casa nel Darfur dal Ciad orientale. L’Agenzia Onu, collaborazione con il governo del Ciad e i suoi partner nazionali, sta trasferendo i rifugiati dalle aree di confine al campo rifugiati di Kouchaguine- Moura, che ospitava già oltre 6.000 sudanesi arrivati nel febbraio 2020. Tuttavia le cattive condizioni delle strade, la stagione delle piogge e la situazione di sicurezza sono tra le maggiori sfide da affrontare, oltre all’emergenza sanitaria causata dal covid-19. Ad oggi il Ciad ospita 476 mila rifugiati e richiedenti asilo, di cui circa 365 mila provenienti dal Sudan. Nello Stato del Darfur occi- dentale, la situazione si è stabilizza- ta dopo gli attacchi, ma rimane co- munque imprevedibile. Molti sfolla- ti interni sono restii a tornare a casa e chiedono maggiore protezione. Non si placano in effetti le vio- lenze. Almeno 25 persone sono morte e 87 sono rimaste ferite nel corso di scontri tribali a Port-Su- dan, la seconda città del Sudan. Gli scontri sono proseguiti per tre gior- ni consecutivi, a partire da domeni- ca, nonostante l’invio di rinforzi al- la polizia. Le autorità hanno impo- sto il coprifuoco notturno a tutta la città. Inquadrare i cambiamenti nel rispetto del patrimonio giuridico Il tributo sociale dell’Italia alla pandemia MICHELE DI BARI A PAGINA 3 Riprodotto in edizione facsimilare il «Quaderno C» di Goya Paladino dei poveri e degli emarginati GABRIELE NICOLÒ A PAGINA 4 Donne e uomini nella Chiesa/2 Tra uguaglianza e differenza GIORGIA SALATIELLO A PAGINA 6 Cause e rimedi del peccato ecologico Per una giustizia socio-ambientale MARCELO FIGUEROA A PAGINA 6 Intervento del sottosegretario del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita Il vero motore della ripresa economica GABRIELLA GAMBINO A PAGINA 8 ALLINTERNO LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Intervista al sociologo Luca Ricolfi Il paradosso della società parassita di massa LUCA M. POSSATI A PAGINA 3 Commemorazioni a una settimana dall’esplosione mentre migliaia di giovani si danno da fare per ripulire la città dai detriti C’è una Beirut che vuole ricominciare Alcuni paesi chiederanno di valutare eventuali sanzioni ma Minsk respinge le critiche Consiglio straordinario dell’Ue sulla Bielorussia Sfollati interni sudanesi nel campo di Kalma in Darfur (Reuters) BEIRUT, 12. Un minuto di silenzio è stato osservato ieri pomeriggio al porto di Beirut, alla stessa ora in cui, una settimana fa, è avvenuta la terribile esplosione che ha causato oltre 200 vittime, migliaia di feriti e decine di dispersi. Durante la com- memorazione, le persone raccolte vicino al luogo dell’esplosione han- no letto i nomi delle vittime e acce- so delle candele. È stata solo l’ultima di una lunga serie di manifestazioni pacifiche e trasversali, alle quali ieri hanno par- tecipato tutte le componenti della complessa società libanese per ri- cordare le vittime della tragedia e cercare di dare al paese un segnale di speranza concreto oltre le pole- miche e gli scontri politici. A Beirut sono in tanti a voler ri- cominciare. Migliaia di giovani — come riferisce Asia News — da gior- ni sono impegnati a ripulire la città da detriti e macerie; aiutano perso- ne anziane a sopravvivere; offrono acqua e cibo pagando con soldi propri o raccolti fra amici e parenti. Anche giovani rifugiati siriani si so- no messi al lavoro. Musulmani e cristiani insieme. Puliscono, riem- piono sacchetti, spazzano dalla po- vere le strade e i marciapiedi, gli edifici pubblici, gli ospedali, i luo- ghi di culto. «Perché siamo qui? Perché è nostro dovere — spiega Leila Mkerzi, una ventenne con la maglietta dell’ordine di Malta —. Aspettare che lo Stato da solo pos- sa pensare a tutto vuol dire ritarda- re l’emorragia». Il giorno del ricordo delle vitti- me non ha tuttavia placato le pro- teste. Infatti, a meno di 24 ore dal- le dimissioni del governo Diab, nuove manifestazioni si sono svolte nei pressi del Parlamento. I manife- stanti gridavano slogan contro il presidente e i politici, chiedendo al più presto riforme radicali. Stavolta però non sono stati segnalati scon- tri. Intanto i principali partiti poli- tici si stanno confrontando tra loro e con il presidente della Repubbli- ca, Michel Aoun, per raggiungere al più presto un accordo sul futuro esecutivo. Venerdì è atteso un nuo- vo discorso del leader di Hezbol- lah, Hassan Nasrallah. Il numero uno dell’organizzazione, dicono fonti interne, «parlerà degli ultimi sviluppi». Sarà il secondo interven- to dall’esplosione dopo quello di venerdì scorso. Nel frattempo, il World Food Programme (Wfp) ha annunciato ieri che invierà 50mila tonnellate di grano in Libano per stabilizzare l’approvvigionamento del Paese dei Cedri. Dopo i fatti accaduti la scor- sa settimana al porto di Beirut, «è emerso che il governo libanese non detiene scorte strategiche di grano e tutte le scorte private nell’unico silo del Paese sono andate distrutte nell’esplosione» si legge in un co- municato dell’agenzia dell’Onu. Si stima che le attuali riserve di farina in tutto il Libano — paese già col- pito da una gravissima crisi econo- mica — coprano le esigenze del mercato per sei settimane. Un cari- co iniziale di 17.500 tonnellate do- vrebbe arrivare a Beirut entro i prossimi 10 giorni così da rifornire i panifici per un mese. Ma l’emergenza non è soltanto alimentare. Molte scuole sono state distrutte dall’esplosione. Secondo l’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, «sono state parzialmente o completamente di- strutte circa 70 scuole pubbliche e 50 private nella capitale libanese e nelle zone limitrofe» e «una simile devastazione rischia di privare del diritto all’istruzione circa 55.000 studenti libanesi». MINSK, 12. L’Unione europea ha convocato un consi- glio esteri straordinario per venerdì pomeriggio «per discutere questioni urgenti e affrontare» in particolare la crisi in Bielorussia. Lo ha reso noto questa mattina l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, dopo che nella notte a Minsk sono continuate le repressioni delle proteste contro la contestata rielezione del presidente Alexander Lukashenko. Già ieri sera il funzionario Ue, in una dichiarazio- ne a nome dei Ventisette, aveva denunciato che le elezioni presidenziali in Bielorussia non sono state «né libere né eque», minacciando misure contro «i responsabili delle violenze, gli arresti ingiustificati, e la falsificazione dei risultati elettorali». «Il popolo bielorusso merita di meglio», si legge nel documento, in cui si denuncia «una violenza sproporzionata e inaccettabile da parte delle autorità statali» e si chie- de la fine della repressione e il «rilascio immediato e incondizionato di tutti i detenuti». Alcuni paesi dell’Unione chiederanno di valutare eventuali sanzio- ni per le misure repressive e gli arresti ingiustificati messi in atto contro i manifestanti, e probabili falsifi- cazioni dei risultati elettorali. Il governo di Minsk, da parte sua, ha definito “inaccettabili” le critiche mosse da diversi paesi dopo gli incidenti registrati a seguito delle elezioni presi- denziali tenutesi domenica. Il ministero degli esteri, pur sottolineando di non essere indifferente alle rea- zioni dei partner internazionali, ha criticato «la rapi- dità con cui alcuni funzionari europei hanno rilascia- to dichiarazioni politiche sul paese, senza cercare di comprendere e analizzare oggettivamente la situazio- ne». Pertanto da Minsk hanno fatto sapere che «al- cune conclusioni si basano su informazioni distorte». Diretto dunque l’attacco ad alcuni esponenti di spic- co dell’Ue, accusati di aver minacciato sanzioni a soli due giorni dal voto, nonostante il paese avesse invita- to — anche se in leggero ritardo — gli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazio- ne in Europa ad analizzare le elezioni. Intanto, oggi, il ministero dell’interno bielorusso ha affermato che la polizia ha usato armi da fuoco contro un gruppo di persone che protestavano a Bre- st, nel sud-ovest del paese, e che uno dei dimostranti è stato ferito. Lo riporta l’agenzia Interfax. Secondo il ministero, «gli agenti hanno sparato per difendersi dopo essere stati attaccati». Vigili del fuoco reggono la bara di un loro collega morto nell’esplosione a Beirut (Epa)

Individualismo e indifferenza distruggono l’armonia ...€¦ · «l’armonia è un’altra cosa: è il servi-zio». Ecco allora l’esortazione a chiedere al Signore, attraverso

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Page 1: Individualismo e indifferenza distruggono l’armonia ...€¦ · «l’armonia è un’altra cosa: è il servi-zio». Ecco allora l’esortazione a chiedere al Signore, attraverso

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 184 (48.508) Città del Vaticano giovedì 13 agosto 2020

.

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

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NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevuto que-sta mattina in udienza Sua Ec-cellenza Monsignor GiorgioMarengo, I.M.C., Vescovo titola-re di Castra Severiana, PrefettoApostolico di Ulaanbaatar(Mongolia).

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEccellenza la Signora MichelleBachelet, Alto CommissarioOnu per i Diritti Umani.

Il Santo Padre ha accettato larinuncia al governo pastoraledella Diocesi di Humaitá (Bra-sile) presentata da Sua Eccellen-za Monsignor Meinrad FranzJosef Merkel, C.S.Sp..

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominato

Vescovo di Humaitá (Brasile) ilReverendo Antônio Fontinelede Melo, del Clero dell’A rc i d i o -cesi di Porto Velho, finora Par-roco della Cattedrale “SagradoCoração de Jesus” ed EconomoArcidio cesano.

All’udienza generale il Papa prosegue le catechesi sulla necessità di guarire il mondo in questo tempo segnato dal covid-19

Individualismo e indifferenzadistruggono l’armonia sociale

I rifugiati cercano riparo dalle violenze in Ciad

Migliaia in fugadal Darfur occidentale

Da un lato l’elogio per «l’impegno ditante persone che in questi mesi stannodando prova dell’amore umano e cri-stiano verso il prossimo, dedicandosi aimalati anche a rischio della propria sa-lute»; dall’altro il monito che il «coro-navirus non è l’unica malattia da com-battere», perché «la pandemia ha por-tato alla luce patologie sociali più am-pie»: all’udienza generale del 12 agostoil Papa è tornato così a parlare dellanecessità di «guarire il mondo», prose-guendo il ciclo di catechesi inauguratola settimana precedente per mantenereviva l’attenzione sull’emergenza provo-cata dal covid-19.

E proprio nel rispetto delle misurevolte a contenere la diffusione del con-tagio, Francesco ha continuato a tenerel’incontro del mercoledì nella Bibliote-ca privata del Palazzo apostolico vati-cano, senza la presenza di fedeli. Ap-profondendo nella circostanza il tema«Fede e dignità umana», il Ponteficeha stigmatizzato il comportamento diquanti cercano «di arrampicarsi nellavita, di essere superiori agli altri», di-struggendo «l’armonia creata da Dio».Questa, ha spiegato, «è la logica deldominio, di dominare gli altri», mentre«l’armonia è un’altra cosa: è il servi-zio».

Ecco allora l’esortazione a chiedereal Signore, attraverso la preghiera, «didarci occhi attenti ai fratelli e alle so-relle, specialmente a quelli che soffro-

no». Infatti, ha aggiunto Francesco,«come discepoli di Gesù non vogliamoessere indifferenti né individualisti»,ovvero assumere «i due atteggiamentibrutti contro l’armonia». La quale, in-vece, «ci chiede di guardare gli altri, ibisogni degli altri, i problemi degli al-tri, essere in comunione», e di conse-guenza «riconoscere in ogni persona,qualunque sia la sua razza, lingua ocondizione, la dignità umana».

Anche perché — ha fatto notare PapaBergoglio con un’altra delle diverse ag-giunte personali apportate al testo pre-parato — «noi siamo esseri sociali, ab-biamo bisogno di vivere in questa ar-monia sociale, ma quando c’è l’egoi-smo, il nostro sguardo non va agli altri,alla comunità», al contrario «torna sunoi stessi e questo ci fa brutti, cattivi,egoisti, distruggendo l’armonia».

Insomma, ha rimarcato avviandosialla conclusione, «mentre tutti noi la-voriamo per la cura da un virus checolpisce tutti in maniera indistinta, lafede ci esorta a impegnarci seriamentee attivamente per contrastare l’indiffe-renza davanti alle violazioni della di-gnità umana». Da qui l’auspicio di po-ter «riscoprire che cosa significa esseremembri della famiglia umana», attra-verso «azioni concrete di compassionee rispetto per ogni persona e di cura ecustodia per la nostra casa comune».

PAGINA 8

KHARTOUM, 12. Dalla fine delloscorso luglio, oltre 2.500 rifugiatisudanesi sono stati costretti a fuggi-re nel vicino Ciad a causa dei re-centi episodi di violenza nel Darfuroccidentale, mentre i disordini dimatrice etnica hanno colpito circa20.000 persone all’interno della re-gione. Nella maggior parte dei casile vittime sono donne e bambini. Èquanto riporta una nota diffusadall’Alto commissariato delle Na-zioni Unite per i rifugiati (Unhcr).

L’Agenzia Onu sottolinea che gliattacchi, imputati a gruppi di no-madi armati, il 25 luglio hanno cau-sato la morte di 61 persone dellacomunità Masalit e ne hanno feritealmeno 88 nella città di Masteri,

nel Darfur occidentale. Inoltre, nel-la città e nei villaggi circostanti lecase sono state date alle fiamme.

Oltre l’80 per cento delle perso-ne arrivate nella città di frontieraciadiana di Adré — rivela l’Unhcr —sono donne, bambini e anziani co-stretti a fuggire a causa dei violentiscontri. In molti casi hanno assisti-to a violenze estreme. All’inizio diquest’anno invece numerosi rifugiatisono tornati a casa nel Darfur dalCiad orientale.

L’Agenzia Onu, collaborazionecon il governo del Ciad e i suoipartner nazionali, sta trasferendo irifugiati dalle aree di confine alcampo rifugiati di Kouchaguine-Moura, che ospitava già oltre 6.000sudanesi arrivati nel febbraio 2020.Tuttavia le cattive condizioni dellestrade, la stagione delle piogge e lasituazione di sicurezza sono tra lemaggiori sfide da affrontare, oltreall’emergenza sanitaria causata dalcovid-19. Ad oggi il Ciad ospita 476mila rifugiati e richiedenti asilo, dicui circa 365 mila provenienti dalSudan. Nello Stato del Darfur occi-dentale, la situazione si è stabilizza-ta dopo gli attacchi, ma rimane co-munque imprevedibile. Molti sfolla-ti interni sono restii a tornare a casae chiedono maggiore protezione.

Non si placano in effetti le vio-lenze. Almeno 25 persone sonomorte e 87 sono rimaste ferite nelcorso di scontri tribali a Port-Su-dan, la seconda città del Sudan. Gliscontri sono proseguiti per tre gior-ni consecutivi, a partire da domeni-ca, nonostante l’invio di rinforzi al-la polizia. Le autorità hanno impo-sto il coprifuoco notturno a tutta lacittà.

Inquadrare i cambiamentinel rispetto del patrimonio giuridico

Il tributo socialedell’Italiaalla pandemia

MICHELE DI BARI A PA G I N A 3

Riprodotto in edizione facsimilareil «Quaderno C» di Goya

Paladino dei poverie degli emarginati

GABRIELE NICOLÒ A PA G I N A 4

Donne e uomini nella Chiesa/2

Tra uguaglianzae differenza

GIORGIA SA L AT I E L L O A PA G I N A 6

Cause e rimedi del peccato ecologico

Per una giustiziaso cio-ambientale

MARCELO FIGUEROA A PA G I N A 6

Intervento del sottosegretariodel Dicasteroper i laici, la famiglia e la vita

Il vero motoredella ripresa economica

GABRIELLA GAMBINO A PA G I N A 8

ALL’INTERNO

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Intervista al sociologo Luca Ricolfi

Il paradosso della societàparassita di massa

LUCA M. PO S S AT I A PA G I N A 3

Commemorazioni a una settimana dall’esplosione mentre migliaia di giovani si danno da fare per ripulire la città dai detriti

C’è una Beirut che vuole ricominciare

Alcuni paesi chiederanno di valutare eventuali sanzioni ma Minsk respinge le critiche

Consiglio straordinario dell’Ue sulla Bielorussia

Sfollati interni sudanesi nel campo di Kalma in Darfur (Reuters)

BE I R U T, 12. Un minuto di silenzio èstato osservato ieri pomeriggio alporto di Beirut, alla stessa ora incui, una settimana fa, è avvenuta laterribile esplosione che ha causatooltre 200 vittime, migliaia di feriti edecine di dispersi. Durante la com-memorazione, le persone raccoltevicino al luogo dell’esplosione han-no letto i nomi delle vittime e acce-so delle candele.

È stata solo l’ultima di una lungaserie di manifestazioni pacifiche etrasversali, alle quali ieri hanno par-tecipato tutte le componenti dellacomplessa società libanese per ri-cordare le vittime della tragedia ecercare di dare al paese un segnaledi speranza concreto oltre le pole-miche e gli scontri politici.

A Beirut sono in tanti a voler ri-cominciare. Migliaia di giovani —come riferisce Asia News — da gior-ni sono impegnati a ripulire la cittàda detriti e macerie; aiutano perso-ne anziane a sopravvivere; offronoacqua e cibo pagando con soldipropri o raccolti fra amici e parenti.Anche giovani rifugiati siriani si so-no messi al lavoro. Musulmani ecristiani insieme. Puliscono, riem-piono sacchetti, spazzano dalla po-vere le strade e i marciapiedi, gliedifici pubblici, gli ospedali, i luo-ghi di culto. «Perché siamo qui?Perché è nostro dovere — spiegaLeila Mkerzi, una ventenne con lamaglietta dell’ordine di Malta —.Aspettare che lo Stato da solo pos-sa pensare a tutto vuol dire ritarda-re l’emorragia».

Il giorno del ricordo delle vitti-me non ha tuttavia placato le pro-teste. Infatti, a meno di 24 ore dal-le dimissioni del governo Diab,nuove manifestazioni si sono svoltenei pressi del Parlamento. I manife-stanti gridavano slogan contro ilpresidente e i politici, chiedendo alpiù presto riforme radicali. Stavoltaperò non sono stati segnalati scon-tri. Intanto i principali partiti poli-tici si stanno confrontando tra loroe con il presidente della Repubbli-ca, Michel Aoun, per raggiungereal più presto un accordo sul futuroesecutivo. Venerdì è atteso un nuo-vo discorso del leader di Hezbol-lah, Hassan Nasrallah. Il numerouno dell’organizzazione, diconofonti interne, «parlerà degli ultimi

sviluppi». Sarà il secondo interven-to dall’esplosione dopo quello divenerdì scorso.

Nel frattempo, il World FoodProgramme (Wfp) ha annunciatoieri che invierà 50mila tonnellate digrano in Libano per stabilizzarel’approvvigionamento del Paese deiCedri. Dopo i fatti accaduti la scor-sa settimana al porto di Beirut, «èemerso che il governo libanese nondetiene scorte strategiche di granoe tutte le scorte private nell’unicosilo del Paese sono andate distruttenell’esplosione» si legge in un co-municato dell’agenzia dell’Onu. Sistima che le attuali riserve di farinain tutto il Libano — paese già col-pito da una gravissima crisi econo-mica — coprano le esigenze delmercato per sei settimane. Un cari-co iniziale di 17.500 tonnellate do-vrebbe arrivare a Beirut entro iprossimi 10 giorni così da rifornire ipanifici per un mese.

Ma l’emergenza non è soltantoalimentare. Molte scuole sono statedistrutte dall’esplosione. Secondol’Unicef, il fondo delle NazioniUnite per l’infanzia, «sono stateparzialmente o completamente di-

strutte circa 70 scuole pubbliche e50 private nella capitale libanese enelle zone limitrofe» e «una similedevastazione rischia di privare deldiritto all’istruzione circa 55.000studenti libanesi».

MINSK, 12. L’Unione europea ha convocato un consi-glio esteri straordinario per venerdì pomeriggio «perdiscutere questioni urgenti e affrontare» in particolarela crisi in Bielorussia. Lo ha reso noto questa mattinal’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politicadi sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, dopo che nellanotte a Minsk sono continuate le repressioni delleproteste contro la contestata rielezione del presidenteAlexander Lukashenko.

Già ieri sera il funzionario Ue, in una dichiarazio-ne a nome dei Ventisette, aveva denunciato che leelezioni presidenziali in Bielorussia non sono state«né libere né eque», minacciando misure contro «iresponsabili delle violenze, gli arresti ingiustificati, ela falsificazione dei risultati elettorali». «Il popolobielorusso merita di meglio», si legge nel documento,in cui si denuncia «una violenza sproporzionata einaccettabile da parte delle autorità statali» e si chie-de la fine della repressione e il «rilascio immediato eincondizionato di tutti i detenuti». Alcuni paesidell’Unione chiederanno di valutare eventuali sanzio-ni per le misure repressive e gli arresti ingiustificatimessi in atto contro i manifestanti, e probabili falsifi-cazioni dei risultati elettorali.

Il governo di Minsk, da parte sua, ha definito“inaccettabili” le critiche mosse da diversi paesi dopogli incidenti registrati a seguito delle elezioni presi-denziali tenutesi domenica. Il ministero degli esteri,pur sottolineando di non essere indifferente alle rea-zioni dei partner internazionali, ha criticato «la rapi-dità con cui alcuni funzionari europei hanno rilascia-to dichiarazioni politiche sul paese, senza cercare dicomprendere e analizzare oggettivamente la situazio-ne». Pertanto da Minsk hanno fatto sapere che «al-cune conclusioni si basano su informazioni distorte».Diretto dunque l’attacco ad alcuni esponenti di spic-co dell’Ue, accusati di aver minacciato sanzioni a solidue giorni dal voto, nonostante il paese avesse invita-to — anche se in leggero ritardo — gli osservatoridell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazio-ne in Europa ad analizzare le elezioni.

Intanto, oggi, il ministero dell’interno bielorussoha affermato che la polizia ha usato armi da fuococontro un gruppo di persone che protestavano a Bre-st, nel sud-ovest del paese, e che uno dei dimostrantiè stato ferito. Lo riporta l’agenzia Interfax. Secondoil ministero, «gli agenti hanno sparato per difendersidopo essere stati attaccati».

Vigili del fuoco reggono la bara di un loro collega morto nell’esplosione a Beirut (Epa)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 13 agosto 2020

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Raid israeliani a GazaDal mondoscientifico

critiche al vaccinoru s s o

WASHINGTON, 12. Avventata,sconsiderata e basata su pochidati: così esperti e ricercatori ditutto il mondo, intervistati dallarivista «Nature», valutano la re-gistrazione del vaccino anti-co-vid, annunciata ieri dal presiden-te russo Vladimir Putin. Preoccu-pa soprattutto la sicurezza poichénon c'è stata una sperimentazio-ne su larga scala. Per FrancoisBalloux, dello University Collegedi Londra, «è una decisione av-ventata e incosciente. Fare vacci-nazioni di massa con un vaccinonon testato adeguatamente non èetico», mentre per Svetlana Zavi-dova, capo dell’Associazione del-le organizzazioni per gli studi cli-nici in Russia, è «ridicolo darel’autorizzazione sulla base diquesti dati».

Critiche all’annuncio russo so-no giunte soprattutto da Washin-gton. «Il punto è avere un vacci-no sicuro per gli americani e peril mondo, non essere i primi» hadichiarato ieri il segretario allasalute, Alex Azar. Secondo l’O r-ganizzazione mondiale della sani-tà (Oms), il vaccino russo dovràessere sottoposto a «rigorosi esa-mi e valutazioni di tutti i dati ri-chiesti sulla sicurezza e l’effica-cia». Perplessità anche da Berli-no. Il ministro della salute tede-sco ha espresso dubbi sulla «qua-lità, l’efficacia e l’assenza di ri-schio» del vaccino russo: lo hareso noto una portavoce del mi-nistero alla RedaktionsnetzwerkDeutschland. «L’autorizzazionedi un vaccino in Europa richiedesufficienti conoscenze di test cli-nici per provare l’efficacia e l’as-senza di rischio oltre alla provadella qualità farmaceutica» hacontinuato la portavoce.

Putin, nell’annunciare al mon-do il vaccino, ha sottolineato cheanche a una delle sue figlie è sta-to somministrato il vaccino e cheora sta bene.

WASHINGTON, 12. «Joe Biden puòunificare il popolo statunitenseperché ha passato la vita a combat-tere per noi. E come presidente, co-struirà un’America all’altezza deinostri ideali». Questo il messaggiodi Kamala Harris ai suoi sostenitorisu twitter, dopo che, ieri, il candida-to democratico alle presidenzialiUsa del 3 novembre aveva annun-ciato di averla scelta come vicepresi-dente, nella sfida al presidente at-tualmente in carica, il repubblicanoDonald Trump, nella corsa alla Ca-sa Bianca.

«Ho l’immenso onore di annun-ciare che ho scelto Kamala Harris,un combattente dedito alla corag-giosa difesa delle classi popolari e

uno dei più grandi servitori delloStato, come mio compagno di cor-sa», aveva dichiarato poco primaJoe Biden, 77 anni, già ex vicepresi-dente degli Stati Uniti sotto la pre-sidenza di Barack Obama. Bidennel suo discorso ha reso noto chequando Kamala era procuratore ge-nerale (in California), lavorava astretto contatto con suo figlio Beau,morto di cancro nel 2015. «Ho vistocome hanno sfidato le grandi ban-che, aiutato i lavoratori e protettodonne e bambini dagli abusi.All’epoca ero orgoglioso e ora sonoorgoglioso di averla come partnerper questa campagna» ha affermatoBiden.

Harris, 55 anni figlia di immigratigiamaicani e indiani, è stata la se-conda senatrice nera di sempre einizialmente ha partecipato alle pri-marie democratiche, ritirandosi qua-si subito nel dicembre scorso e deci-dendo poi — a marzo — di appog-giare Biden. Ora potrà essere il pri-mo vicepresidente donna nella storiadegli Stati Uniti. Prima di lei hannocorso per la vicepresidenza altre duedonne: Geraldine Ferraro nel 1984(partito democratico) e Sarah Palinnel 2008 (partito repubblicano) cheperò persero le elezioni.

Oggi Kamala Harris sarà con JoeBiden a Wilmington, nel Delaware,stato da cui proviene il candidato

democratico. Con la nomina la se-natrice democratica diventa il voltodei democratici per il 2024. Bideninfatti, se eletto, sarà un presidentedi un solo mandato per via dell’etàe la senatrice della California puòraccogliere nei quattro anni alla vi-cepresidenza l’esperienza necessariaper rafforzare la propria figura epuntare alla Casa Bianca.

La scelta di Biden è stata accoltapositivamente da due ex presidentidemocratici, Bill Clinton e BarackObama. «Conosco il senatore Ka-mala Harris da molto tempo. È piùche pronta per il lavoro. Ha trascor-so la sua carriera difendendo la no-stra Costituzione e lottando per ibisognosi. Questa è una buona gior-nata per il nostro paese», ha scrittoObama sul suo account Twitter.

Il presidente Trump è prontamen-te intervenuto sulla scelta del suo ri-vale. «La falsa Harris e il lento Joesono perfetti insieme, ma sbagliatiper l’America», così Trump ha defi-nito il binomio Biden-Harris in unvideo trasmesso su twitter. Durantela conferenza stampa della task for-ce contro il coronavirus il presiden-te, rispondendo a una domanda sul-la scelta di Biden ha ammesso di es-ser rimasto sorpreso visto l’attaccodi Harris al candidato democraticonelle fasi iniziali delle primarie.

Nonostante un ritorno del covid-19 in Europa la regione rimane l’epicentro della pandemia

In America latinanuovi record di casi e decessi

TEL AV I V, 12. Dopo i nuovi palloni incendiari ed esplo-sivi lanciati dalla striscia di Gaza verso Israele, elicotteridell’aviazione e carri armati hanno colpito la notte scor-sa postazioni di Hamas. Lo ha fatto sapere il portavocemilitare israeliano, precisando che sono stati centrati«aree militari, strutture sotterranee e posti di osservazio-ne del gruppo terroristico di Hamas». «L’esercito giudi-ca con grande severità ogni attività terroristica controIsraele e — ha aggiunto — continuerà ad operare quantoè necessario contro i tentativi di danneggiare civili israe-liani». Non si hanno notizie di vittime.

Ieri — secondo i media locali — sono stati circa 60 iroghi appiccati dai palloni incendiari lanciati da Gazanelle comunità israeliane attorno alla striscia. Hamas hadefinito i raid «un’azione aggressiva» e «un crimine» dicui Israele «porta tutte le conseguenze e ripercussioni».Inoltre, il movimento islamico ha criticato la chiusuradel valico commerciale di Kerem, decisa da Israele sem-pre come forma di rappresaglia per i palloni incendiari.Intanto, ieri, per la prima volta da quando è scoppiatala pandemia di coronavirus, l’Egitto ha riaperto nei duesensi il valico di Rafah.

Elezioni inVe n e z u e l a :

l’Ue non invieràosservatori

CARACAS, 12. In Venezuela al mo-mento «non ci sono le condizioniper un processo elettorale traspa-rente, inclusivo, libero e equo». Èquanto sostenuto ieri dall’Altorappresentante per gli affari esterie la politica di sicurezzadell’Unione europea, Josep Bor-rell, nel motivare l’imp ossibilità,da parte dell’Ue, di inviare unadelegazione di osservatori, comerichiesto dal presidente NicolásMaduro, alle elezioni legislativepreviste il 6 dicembre.

L’annuncio di Borrell arriva do-po settimane di contatti con il go-verno e l’opposizione per valutarela possibilità di raggiungere unaccordo di base per permettere lamissione degli osservatori Ue. Inun comunicato, Borrell ha dettodi avere suggerito al governo diCaracas un rinvio del voto «perdare una risposta alle condizioniposte giorni fa da un gran numerodi partiti dell’opposizione» chefanno riferimento al presidentedell’Assemblea nazionale, JuanGuaidó. Questi partiti, il 2 agostoscorso, hanno annunciato che nonparteciperanno alle elezioni legi-slative. In un comunicato, ieri, laconferenza episcopale venezuelanaha sottolineato l’importanza diun’ampia partecipazione al voto.

Riapre in Libia l’aeroporto di Mitigadopo quattro mesi

A ottobre il votoper le presidenziali in Guinea

CO N A K R Y, 12. Le attese elezionipresidenziali in Guinea si terrannoil 18 ottobre. Lo ha annunciato, ie-ri, alla televisione nazionale lo stes-so presidente uscente Alpha Condé,che sarà il candidato alla sua stessasuccessione. La stampa locale riferi-sce che la candidatura è emersa altermine del congresso del partito algoverno Rassemblement du peuplede Guinée (Rpg Arc-en-ciel) tenu-tosi nella capitale, Conakry.

Secondo la Costituzione guinea-na la presidenza è limitata a duemandati e l’attuale capo dello Stato

è già stato eletto nel 2010 e nel2015. Condé, 82 anni, ha approvatoperò una recente riforma costituzio-nale che, secondo l’opposizione, èun sotterfugio per consentirgli unaterza candidatura. In piena emer-genza covid, è stato infatti organiz-zato un doppio scrutinio il 22 mar-zo che, oltre alle elezioni legislative,prevedeva un referendum per modi-ficare appunto la Costituzione. Ilpresidente ha invitato i leader e gliattivisti del suo partito a fare tuttoil possibile per preservare la pace ela tranquillità sociale nel paese.

Scontri nel sud dell’Etiopiatra attivisti wolaita e forze di sicurezza

ADDIS ABEBA, 12. Ancora violenzenel sud dell’Etiopia, dove alcunigruppi etnici continuano a chiederemaggiore autonomia. È di almenosei morti il bilancio provvisorio de-gli scontri tra manifestanti e forze disicurezza durante le proteste, deigiorni scorsi, a favore della creazio-ne di una nuova regione semiauto-noma. Lo rendono noto fonti locali.Rimane però discordante il numerodelle vittime. Diversi anche i feriti.

Le proteste sono scoppiate dome-nica scorsa nella zona di Wolaita, acirca 300 km a sud-ovest di Addis

Abeba, quando la polizia ha arre-stato alcuni politici dell’etnia Wo-laita che si battono o per la crea-zione di un nuovo stato regionale.«Le forze di sicurezza nell’area diWolaita sembrano aver usato unaforza eccessiva di fronte ai manife-stanti, uccidendo almeno sei perso-ne il 10 agosto», ha riferito laCommissione etiope per i dirittiumani (Ehrc). Tra domenica e lu-nedì, la polizia federale ha apertoil fuoco sui manifestanti in almenotre località, uccidendo sedici perso-ne, si apprende da altre fonti.

Persone con mascherine nel centro di Rio de Janeiro (Reuters)

TRIPOLI, 12. Dopo una lunga chiu-sura, durata quattro mesi, ha riaper-to domenica scorsa l’aeroporto in-ternazionale di Mitiga, l’unico scalofunzionante nella capitale libica. Almomento non sono previsti atter-raggi, ma solo decolli verso Istan-bul. Lo ha segnalato, ieri, Al Ara-biya, il sito dell’emittente televisivadegli Emirati Arabi Uniti.

Il blocco era stato impostodall’ultima fase dei quattordici mesidi scontri armati causati dal fallitotentativo dell’Esercito nazionale li-

bico (Lna) del generale KhalifaHaftar di conquistare Tripoli edall’emergenza coronavirus. Ierierano in programma due voli versola Turchia operati da Buraq Air eAfriqiya Airways.

Mitiga, in origine una base mili-tare situata nel settore orientale diTripoli a otto km dal centro, erastato aperto al traffico aereo civileper rimpiazzare l’aeroporto interna-zionale posto 25 km a sud e dan-neggiato durante la guerra civiledel 2014.

CITTÀ DEL ME S S I C O, 12. Sebbene ilcovid-19 stia facendo registrare unnuovo aumento dei casi in Europacontinua a essere l’America latina ilvero focolaio della pandemia nelmondo. Ogni giorno in vari paesivengono stabiliti nuovi record sia intermini di infezioni che di decessiper cause legate al coronavirus.

Il Messico è arrivato vicino allasoglia del mezzo milione di conta-giati. Secondo i dati ufficiali diffusidal ministero della salute messicano,nel paese sono 492.522 i casi confer-mati, mentre sono 53.929 le personeche hanno perso la vita per compli-cazioni legate all’infezione. Nelle ul-time 24 ore, come ha spiegato il sot-tosegretario per la prevenzione e lapromozione della salute del governomessicano Hugo López-Gatell, si so-no registrate 926 vittime e 6.686nuovi contagi. Sono invece 2.422 lemorti sospette, sulle quali si sta in-dagando per verificare un eventualelegame con la pandemia.

Il Brasile continua comunque aessere il paese più colpito in Ameri-ca latina e a registrare un numeromolto alto sia nei nuovi casi positiviche nei decessi. Nelle ultime 24 ore,secondo quanto riportato ieri seradal ministero della salute, sono stati52.160 le nuove infezioni e 1.271 lecausate dal covid.

Il Venezuela ha registrato un nuo-vo record di casi giornalieri di covid-

19, confermando in 24 ore 1.138 con-tagi — di cui 130 importati — e 9morti, secondo l’ultimo bilancioquotidiano reso noto ieri sera dalministro delle comunicazioni, JorgeRodríguez. Così il numero totale dipersone infette nel paese è salito a27.938 e il numero di morti a 238. Ilministro ha precisato poi che unquarto dei nuovi casi di trasmissioneinterna (253) sono stati rilevati neldistretto di Caracas.

Record di morti in un giorno ieriin Argentina. Sono state ben 241 levittime in un solo giorno, portandoil totale generale dei decessi da mar-zo a 5.004, e oltre settemila i contagiper un bilancio complessivo che haraggiunto quota 260.911. Il paese èora al sedicesimo posto per numerodi casi e al ventiseiesimo per quellodelle vittime. Il presidente Fernán-dez ha dichiarato che il Paese sta at-traversando «il momento peggioredella pandemia».

La Colombia ha superato i 410mi-la casi confermati di coronavirus, re-gistrando in 24 ore 12.830 nuovi po-sitivi, secondo i dati diffusi ieri seradal ministero della salute. Il numerocomplessivo delle vittime riconduci-bili al covid-19 nel paese sono salitia 13.475, dopo che sono stati regi-strati 321 nuovi decessi in 24 ore.Dei 410.453 casi confermati finora inColombia, le autorità hanno riferitoche 230.427 sono guariti.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 13 agosto 2020 pagina 3

Inquadrare i cambiamenti nel rispetto del patrimonio giuridico

Il tributo sociale dell’Italiaalla pandemia

di MICHELE DI BARI

La pandemia da covid-19 ha “strat-tonato” la civica convivenza di inte-re comunità nazionali, cui l’Italiaper la forza distruttiva del virus eper il numero dei decessi sta pagan-do un tributo sociale destinato acambiare probabilmente abitudiniconsolidate.

Sul piano economico si scorgonodifficoltà, ma non minori sonoquelle che emergono sul piano deidiritti e anzitutto dell’esercizio dellelibertà, in una società dove convi-vono visioni e progetti diversi e do-ve continua è la ricerca di un equi-librio tra i precetti costituzionali ela concreta ricaduta nella vita deicittadini.

Si avverte il bisogno, cioè, di in-tercettare i cambiamenti in atto nelrispetto del patrimonio giuridicodel paese, che ancora una volta saràcapace di consolidarli evitandoeventuali deragliamenti.

L’esigenza di dovere contenere ilpropagarsi del virus ha comportatol’adozione di disposizioni normati-ve che indubbiamente hanno impo-sto una serie di limitazioni delle li-bertà. Tra queste colpisce perl’estensione e per l’impatto tra lapopolazione il lockdown, che hafortemente limitato la libertà di mo-vimento e di spostamento delle per-sone.

Si tratta della libertà personale,che secondo il dettato dell’art. 13della Costituzione è definita “invio-labile”; ulteriormente specificatadall’art. 16, secondo cui ogni citta-dino «può circolare e soggiornareliberamente in qualsiasi parte delterritorio nazionale».

Questa libertà peraltro è oggiestesa con i Trattati europei a tutti ipaesi dell’Unione ed anche agli al-tri stati che hanno aderito all’a re aSchengen. Ne deriva una nozionedella libertà fisica non comprimibi-le, che affonda le radici nel diritto

Intervista al sociologo Luca Ricolfi

Il paradosso della societàparassita di massa

di LUCA M. PO S S AT I

La nostra società vive di un para-dosso: è opulenta e poverissima allostesso tempo. Disoccupazione dimassa, impoverimento del ceto me-dio e distruzione del tessuto impren-ditoriale convivono con l’esistenzadi un consumo cospicuo e alti tenoridi vita. Come comprendere questoparadosso? La pandemia sta dandoil colpo di grazia al nostro mondo?Ne abbiamo parlato con Luca Ricol-fi, sociologo, docente di Analisi deidati all’università di Torino. Secon-do lui, la nostra società è una “so-cietà signorile di massa”, come recitail titolo di un suo fortunato saggio(La Nave di Teseo, Milano, 2019).Accanto al risparmio dei padri e aun’infrastruttura paraschiavistica, èun’altra la condizione essenziale diquesto tipo di società: la distruzionedella scuola e della ricerca. Sottoquesto profilo, l’Italia è soltanto illaboratorio in cui sta prendendo for-ma il futuro dell’O ccidente.

La pandemia avrà effetti devastantisoprattutto sul sistema scolastico e sulfuturo delle nuove generazioni. Il dibat-titto in Italia è in corso da mesi. Dob-biamo aspettarci un ulteriore abbassa-mento della qualità scolastica, in Italiae in Europa, con tutto quel che ne con-segue? Studiare, in breve, diventeràsempre di più un’occupazione per ricchie privilegiati?

Quel che dobbiamo aspettarci è,ovviamente, un ulteriore abbassa-mento (la didattica a distanza è qua-si sempre di serie B, e allarga le dif-ferenze sociali), accompagnato peròdal tentativo della classe politica dinegare l’abbassamento, facendocicredere che stiamo cogliendo inte-ressanti e inusitate opportunità. Miaspetto che il tentativo di manipola-re la pubblica opinione abbia suc-cesso, perché, inevitabilmente, l’ab-bassamento della qualità comporteràanche un abbassamento dell’asticelladella sufficienza, il che porta sempreconsenso al potere politico. Sul-l’equazione studio = privilegio diclasse sono invece un po’ p erplesso.Al giorno d’oggi, ostacoli insormon-tabili allo studio ci sono solo in real-tà molto degradate, dove le famigliesono del tutto disinteressate all’i s t ru -zione dei figli, e i ragazzi desideranosolo arricchirsi nel più breve tempopossibile, legalmente o illegalmente.Se togliamo queste realtà, fortunata-mente minoritarie, a me sembra chele vere discriminanti non siano diclasse, ma fra chi ha la volontà (e ilpiacere) di studiare e chi no. Le di-scriminanti di classe intervengonodopo, quando — fra coloro che han-no studiato poco — ce la fanno soloi figli di papà, grazie alle risorseeconomiche e relazionali delle fami-glie.

Un altro nodo è quello della ricercauniversitaria. Molti giornali stranieriparlano ogni giorno di tagli enormi al-la ricerca in tutto il mondo, soprattutto

nelle scienze umanistiche – ormai consi-derate “inutili” di fronte allo strapoteredelle STEM (Science, Technology, En-gineering, Mathematics). Pochi fondi,stipendi esigui, poche sicurezze. Anchein questo caso: fare ricerca diventeràqualcosa che possono fare soltantoquelli che se lo “possono permettere”,cioè alle fine, paradossalmente, un “me-stiere di lusso”?

Distinguerei fra la ricerca in gene-rale (nelle società avanzate, di tipooccidentale) e quel che succede inItalia. Solo in Italia la ricerca e gliavanzamenti di carriera connessi so-no rigidamente e meccanicamenteancorati ad algoritmi di valutazione,basati sui cosiddetti “indicatori bi-bliometrici”. In questa situazione,oltre al problema dei finanziamenti,si pone un diverso problema, di se-gno opposto: una parte considerevo-le della ricerca, sia in ambito scienti-fico sia in ambito umanistico, è so-stanzialmente irrilevante, e serve so-lo all’autoriproduzione del ceto deiricercatori e dei docenti. Dove per“irrilevante”, sia ben chiaro, io nonintendo inutile, priva di valore eco-nomico, ma incapace di far avanzarela conoscenza, di qualsiasi tipo essasia, scientifica, tecnologica o umani-stica. Uno studio su Montale è ov-viamente inutile in senso economico.Ma può essere irrilevante o rilevantea seconda dei problemi che studia,della originalità e profondità dellerisposte che costruisce. Così, nel va-sto campo delle scienze sociali, sonoinnumerevoli gli argomenti che ven-gono studiati solo per mandareavanti la ricerca accademica, senzaalcun significativo valore aggiuntoconoscitivo. Quindi il problema del-la ricerca è bifronte: non far manca-re l’ossigeno alla ricerca seria, eco-nomicamente utile o inutile che sia,e limitare la proliferazione della ri-cerca irrilevante. Quanto a chi potràaccedervi, credo che la classe socialeconti, e continuerà a contare, soprat-

tutto su un punto: la lunghezza delperiodo di studi poco o per nienteretribuiti che un ragazzo può per-mettersi. Per questo sarebbero essen-ziali, essenzialissime, generose borseper i “capaci e meritevoli”.

Il fenomeno dei NEET (Not in Edu-cation, Employment or Training) ri-guarda soprattutto l’Italia: nessun pae-se europeo ha una percentuale così altadi giovani che non studiano né lavora-no, ma hanno aspettative altissimedalla vita in termini di successo, rea-lizzazione personale e stile di vita. Unacosa che mi ha colpito leggendo «Lasocietà signorile di massa» è la tesi,giustificata, secondo cui la scelta del“giovin signore”, quella di restare a ca-sa con il papà e la mamma e non la-vorare, è in realtà una scelta non solorazionale, ma “i p e r - ra z i o n a l e ”. Comepuò reggersi una società di vecchi egiovani (o non più giovani) non lavo-ratori ma con standard di consumi ebenessere elevatissimi? Come andrà afinire? In altre parole: come far ripar-tire la produttività in un paese fermo?

Una società come quella descrittanel mio libro non può reggere, e in-fatti non regge. Il covid ha solo ac-celerato il tracollo. Lei mi chiede co-me andrà a finire, ma è già andata afinire in un dato modo, il punto èquanto tempo ci vorrà per prender-ne atto. La gestione della crisi sani-taria ha accentuato, non attenuato imali dell’Italia, primo fra tutti l’assi-stenzialismo. Una società signoriledi massa che improvvisamente perdeil 10 o il 15 per cento del Pil tendenaturalmente ad evolvere, se nessu-no inverte la rotta, in una “so cietàparassita di massa”. È quello che staaccadendo, e che il ceto politico sisforza (con successo, occorre am-mettere) di nascondere agli occhidella gente. I soldi (a fondo perdu-to) che l’Europa ci ha promesso,un’ottantina di miliardi in diversianni, li abbiamo già più che dilapi-

dati in un battibaleno, da aprile adagosto, facendo oltre 100 miliardi dideficit aggiuntivo. Il tentativo incorso è di mantenere il consenso sti-molando il consumo (come se potes-simo permettercelo…) e allentandola stretta sanitaria, in una sorta dicarnevale alla rovescia: come se laquaresima del lockdown desse dirit-to, passato il peggio, alla festa risar-citoria in atto, con le discotecheaperte, le spiagge straboccanti, lamovida senza limiti. In questa situa-zione, i discorsi sulla produttivitàsuonano patetici: per rilanciarla oc-correrebbe consentire la ristruttura-zione delle imprese anziché ostaco-larla, e rendere l’ambiente economi-co molto più favorevole all’iniziativaimprenditoriale, con molte menotasse sui produttori e molta menoburocrazia. L’esatto contrario diquel che è accaduto e ancora sta ac-cadendo, con il blocco dei licenzia-menti e la distribuzione di sussidi apioggia, compreso il bonus da 600euro per le partite Iva riscosso da 5parlamentari, quasi fossero degli in-digenti. Una vicenda dove la do-manda non è: con che faccia tostahanno fatto domanda persone cheintascano 12 mila euro al mese? Maè semmai: perché il governo non halimitato il sussidio (bastava un’auto-certificazione) a chi ne aveva vera-mente bisogno?

Sempre in «La società signorile dimassa», lei cita spesso la Teoria dellaclasse disagiata di Raffaele AlbertoVentura, un saggio che racconta le au-toillusioni e il disinganno soprattuttodelle generazioni nate negli anni Ot-tanta-Novanta. Non crede che il pro-blema dei NEET sia strettamente lega-to a quello di un’illusione collettiva?Che responsabilità hanno avuto — sel’hanno avuta — i mass media nelcreare e alimentare questa illusione?Non è troppo tardi per uscirne?

Sì, è un’illusione collettiva, manella società dei consumi i mediafanno il loro mestiere, che è di tene-re sempre vivo il carnevale. Su que-sto non darei troppe responsabilitàai media (cui, semmai, rimproverosuperficialità e faziosità), ma piutto-sto ai cosiddetti educatori, genitori einsegnanti innanzitutto, che hannoingannato i ragazzi, smettendo dipretendere da loro ciò che avrebberodovuto pretendere per non farne unesercito di disoccupati, frustrati, tri-sti o arrabbiati a seconda della per-sonalità di ciascuno.

A un giovane (ma anche a un non piùcosì giovane) volenteroso e ottimista, leiconsiglierebbe di restare in Italia e“p u n t a re ” ancora su questo Paese?

Se è di un consiglio che parliamo,e non di astratti principi patriottici,gli consiglierei di cercare la sua stra-da altrove. Ma non è un giudizio divalore, il mio, è una constatazione:l’Italia è un paese in declino, chenon solo non ama premiare il meri-to, ma non ha nemmeno le risorseper farlo.

naturale, e che per il nostro Ordi-namento può essere limitata solo aseguito di determinate procedureben codificate, come quelle previstedalla legge penale e applicata «peratto dell’autorità giudiziaria», comeconseguenza di una condanna in-flitta per un comportamento anti-giuridico particolarmente grave.

Allo stesso modo, la libertà dimovimento può essere limitata soloa seguito di espressa previsione dilegge «in via generale per motivi disanità o di sicurezza».

Il potere pubblico, quindi, puòintervenire e limitare coercitivamen-te la libertà esterna del singolo soloa seguito di provvedimento dell’au-torità giudiziaria o in termini gene-rali per motivi di sanità e sicurezza.

Ma vi sono altre libertà altrettan-to inviolabili, come il diritto alla vi-ta, il principio di eguaglianza, latutela delle minoranze linguistiche,la libertà del domicilio ed il dirittoalla riservatezza delle comunicazio-ni, la libertà di circolazione, la li-bertà di riunione e di associazione,la libertà religiosa, la libertà di ma-nifestazione del pensiero, il dirittoalla tutela giurisdizionale e il dirittodi difesa, il diritto alla salute, cosìcome sono descritti negli articoli (1-12) della Costituzione e nella Parteprima relativa ai «Diritti e doveridei cittadini», che rappresentano lastruttura portante dell’o rd i n a m e n t oalla cui attuazione sono funzionali ipubblici poteri.

Tra le libertà, sommariamente ri-chiamate, merita segnalare quella ri-guardo alla coscienza e all’intimitàdella persona, per le quali nessunalimitazione viene prevista, al contra-rio delle libertà fisiche. Un’ip otetica

Dopo i nuovi casi di coronavirus nell’hotspot di Pozzallo arriva l’e s e rc i t o

Altri sbarchi di migranti a LampedusaROMA, 12. La questione immigraticontinua a suscitare tensione in Ita-lia. Oltre 50 tunisini, con tre picco-le imbarcazioni, sono approdati lanotte scorsa a Lampedusa (Agri-gento). Una imbarcazione è arrivatasenza soccorsi direttamente sullaterraferma. I tre gruppi sono statitrasferiti all’hotspot di contrada Im-briacola, dove sono già presenti piùdi 460 persone a fronte di una ca-pienza massima per 192. Solo ierisono stati registrati altri 11 sbarchicon oltre 170 persone, per lo più tu-nisini e qualche libico. Su disposi-zione della Prefettura di Agrigento,100 immigrati saranno trasferiti inserata a Porto Empedocle. Preoccu-pa anche il numero dei positivi alcovid-19. Salgono a 73 i casi rilevatinell’hotspot di Pozzallo (Ragusa).Per presidiare il centro il prefettoha chiesto l’intervento dell’E s e rc i t o ,che arriverà lunedì prossimo.

Dubbi tedeschisul gasdotto

Nord Stream 2BE R L I N O, 12. Sulla questione dellaconclusione dei lavori del gasdot-to russo-tedesco Nord Stream 2arriva un segnale di allarme dalgruppo energetico tedesco Uniper,coinvolto nel progetto. L’aziendaenergetica vede infatti un rischiocrescente di fallimento del proget-to: lo ha reso noto ieri l’aziendadi Duesseldorf. Le ripetute minac-ce Usa contro il gasdotto del MarBaltico «aumentano la possibilitàdi ritardi nella costruzione dellapipeline o addirittura che sia por-tato a termine», scrive Uniper nelreport semestrale della prima par-te del 2020. In caso di interruzio-ne del gasdotto Uniper dovrebbe«nel caso rettificare il valore delcredito previsto per Nord Stream2». Questo — avvertono gli esperti— avrebbe un impatto molto nega-tivo su un progetto strategico perl’E u ro p a .

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in quest’a f f a re ,

ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

Operazioni di imbarco dei migranti sulla nave quarantena Gnv Azzurra (Ansa)

coercizione della libertà di pensie-ro, di opinione, di parola, di credoreligioso renderebbe lo Stato uno“Stato etico”, da grande fratello or-welliano, riportando il nostro ordi-namento giuridico al tempo in cuiera punito il reato di opinione. Nel-lo stato di diritto, viceversa, mai sipermette di entrare nella sfera dellacoscienza della persona.

Tra l’altro, il patto internazionaledei diritti civili e politici, ratificatodall’Italia con la legge n. 881/77,all’art. 18.3 così recita: «La libertàdi manifestare la propria religione ola propria convinzione può esseresottoposta unicamente alle restrizio-ni previste dalla legge e che sianonecessarie per la tutela e la sicurez-za pubblica, dell’ordine pubblico,della salute pubblica e della moralepubblica o dei diritti e libertà fon-damentali di altri».

La situazione determinatasi a se-guito del coronavirus ha impostouna valutazione comparativa tra esi-genze e valori tutti irrinunciabili mache necessitavano proprio per assi-curarne il rispetto un contempera-mento. Così, il diritto alla salute hacomportato l’adozione di provvedi-menti emergenziali che hanno inci-so anche sull’esercizio delle altre li-bertà costituzionali.

Nel bilanciamento tra i valori co-stituzionali, le autorità preposte du-rante la pandemia hanno dispostonel perimetro delle limitazioni allalibertà di movimento, non essendo-vi un altro modo per tutelare la sa-lute pubblica.

Tali interventi hanno anche inte-ressato l’esercizio della libertà diculto, che come si è detto attienealla libertas interna dell’individuo,dove lo stato non può e non deveintervenire: Conscientia hominis nonest in provincia iuris. Tuttavia la reli-gione comporta anche pratiche conla partecipazione dei fedeli che con-trastano con l’esigenza del distan-ziamento personale per evitare il

contagio. Motivo per cui le previ-sioni normative, tranne l’aspetto te-sté indicato, si fermano sulla sogliadella coscienza dell’uomo e anchedurante il periodo più drammaticodell’emergenza covid nessuna nor-ma è intervenuta per proibire l’eser-cizio del culto di per sé ma soloper vietare la partecipazione del po-polo nella modalità che potrebbefavorire i contagio: un divieto, pe-raltro, che va affievolendosi in coe-renza con il progressivo conteni-mento del fenomeno pandemico.

La potestà dello stato, quindi, siferma davanti all’uscio degli edificio luoghi di culto e non valica ilconfine della “libertas in spirituali-bus” che riguarda ogni confessionereligiosa, ma si limita a predisporremisure circostanziate per tutelare ilbene primario della salute pubblicae non va oltre. In tal modo non siha lesione dell’art. 7 della Costitu-zione, che riconosce la Chiesa «in-dipendente e sovrana» nell’o rd i n edelle cose spirituali, e del Concor-dato del 1984, che assicura senza ri-serve alla Chiesa la libertà di svol-gere la sua missione, come puredell’art. 8 della Costituzione, cheprevede che tutte le confessioni reli-giose siano ugualmente libere da-vanti alla legge.

Infatti, la protezione offerta dallaCarta fondamentale alle Confessio-ni religiose e ai singoli fedeli siestende automaticamente a tutti iprofili in cui è in gioco la libertà direligione, che è anzitutto libertà dicoscienza, e che certamente non po-trebbe ritenersi intaccata dal neces-sario momentaneo divieto d’assem-bramento.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 giovedì 13 agosto 2020

Un episodio inedito emerso dal carteggio del cardinale Domenico Svampa

La diplomazianel piatto

Pa l a d i n odei poveri e degli emarginati

Riprodotto per la prima volta in edizione facsimilare il «Quaderno C» di Goya

I disegni offrono una visioneinquietante della società spagnolaDalla gente prostrata dalla miseriaai prigionieri dell’InquisizioneA questa umanità reiettail pittore intende conferirepiena dignità artistica

Un particolare della copertina del libro «Pranzo di magro per il cardinale»

«La stessa» (sinistra) e «Peccato tu non abbia altro da fare» (destra)

«Chi potrebbe pensarlo!»

La trascrizione delle lettere scritteda Domenico Antonio Svampa a Michele Faloci Pulignani,sacerdote folignate che fu suo allievo a Roma,conservate presso la Biblioteca Comunale di Folignoconsente di conoscere un inedito particolareche in qualche modo prefigura di quasi trent’anniil famoso pranzo del 1904 che vide insiemeil porporato e il re d’ItaliaAnzi in un certo senso finisce per capovolgere la situazione

Cattolico fervente, Evasio Svampaera in prima linea nell’impegno civicoCiò non gl’impedì di mantenerela sua libertà interioreche si manifestò nell’osservanza del digiunoUn’osservanza che al fratello sacerdote finìper sembrare quasi eccessiva

di FELICE ACCRO CCA

Il cardinale Domenico Antonio Svampa(1851-1907), dal 1887 vescovo di Forlì e inseguito, dal 1894, arcivescovo di Bologna,manifestò un precoce interesse per le tema-tiche sociali, che andò sviluppandosi nel

ventennio del suo servizio episcopale. Di granderilievo fu inoltre la vicinanza che manifestò neiconfronti di quanti cercarono di aggiornare glistudi storico-teologici in sintonia con i progressifatti dalla ricerca più avveduta nella seconda metàdel XIX secolo e nei primissimi anni di quello suc-cessivo. Studiosi che furono costretti a muoversi

ancora assurto alla porpora (sarebbe diventatocardinale sul finire del 1907) già esercitava ungrandissimo ascendente negli ambienti vaticani.

In questo scenario s’inserisce il particolare chefornì ad Andreotti lo spunto per il fortunato titolodel libro. Nell’occasione, Svampa ricevette infattianche l’invito al pranzo imbandito per il re, alquale infine partecipò, trovandosi però di frontealla difficoltà posta dal fatto che si trattava di ungiorno penitenziale, nel quale era prescritto (perlui e per tutti i buoni cattolici osservanti) unpranzo “di magro”. Il cerimoniale regio ovviò alladifficoltà prevedendo un doppio menù, uno deiquali appunto “di magro” per tutti quegli ospiti

deva a tanta gente che a quel tempo non solonon poteva scegliere, ma faceva persino fatica atrovar da mangiare. Ed è pur vero che a volte lastoria si ripete, ma cambiando i ruoli dei protago-nisti, e questo è un insegnamento da tener pre-sente, poiché chiede di mettersi nei panni dell’al-tro, panni che un domani potrebbe toccare a noidi dover indossare…

che avessero voluto tener fede aiprecetti della Chiesa.

Ora, la trascrizione delle let-tere scritte da Svampa a MicheleFaloci Pulignani (1856-1940) —sacerdote folignate che fu suoallievo a Roma, al SeminarioPio, e con il quale rimase sem-pre in amichevole contatto —conservate presso la BibliotecaComunale di Foligno, consentedi conoscere un inedito partico-lare che in qualche modo prefi-gura (anche se finisce per capo-volgere la situazione) di quasit re n t ’anni questo famoso pranzodel 1904.

Infatti, nella lettera scritta il16 ottobre 1877 da Montegranaronelle Marche (su un bifoglio dicarta semplice per quattro fac-ciate complessive), tra altre noti-zie, che non escludevano neppu-re l’andamento dei raccolti diquell’autunno, Svampa rivela alsuo promettente allievo (conser-vo la grafia originale, compresol’uso delle maiuscole): «Neigiorni passati ho avuto in casavisite dal nuovo Maresciallo de[sic!] Carabinieri, dal DirettoreGenerale de’ Telegrafi, e final-mente dal Vice-Prefetto, la ve-nuta del quale ha fatto metteresossopra tutto Montegranaro. Ildirettore de [sic!] Telegrafi ven-ne di sabato, e con pace sua do-vette acconciarsi a’ cibi di magroperché il mio fratello Sindacoad onta della carica è più orto-dosso di me».

È difficile capire se a condur-re tali personaggi in casa Svam-

lettori. La vicenda narrata si concentra su unevento e un giorno preciso: la visita che il re Vit-torio Emanuele III fece a Bologna il 26 maggio1904 e l’omaggio a lui reso dal cardinale arcivesco-vo in Palazzo d’Accursio.

Dopo gli eventi traumatici del 1870 i rapportitra la Chiesa di Roma e lo Stato italiano si feceromolto tesi. Il Papa divenne così “il prigioniero del

giudicata, se non eccessiva, certo scrupolosa. Cu-rioso è il fatto che nella circostanza la visita fuportata a un ecclesiastico da un ufficiale civile eche a quest’ultimo toccò il pranzo di magro: adifferenza del famoso pranzo regale del 1904, sta-volta si trattò però di un’imposizione senza possi-bilità di scelta, anche se è vero che il direttore deltelegrafo non restò a digiuno, come invece acca-

tra malcelate diffidenze, trovarono perciò in lui unconfidente e un amico.

La figura del cardinale Svampa è però divenutafamiliare a un pubblico più vasto soprattutto gra-zie a un libro — dal titolo certo intrigante — diGiulio Andreotti, Pranzo di magro per il cardinale.La notorietà dell’autore ha naturalmente moltocontribuito al suo successo, ma considerati i bennoti rapporti di Andreotti con la Curia romana econ i cardinali italiani in particolare, anche l’a rg o -mento affrontato deve aver intrigato non pochi

pa fosse stata la presenza del sacerdote o del sin-daco: forse di entrambi, visto che le visite finironoper assommarsi negli stessi giorni in cui anchedon Domenico era a Montegranaro, prima cioèche riprendesse la via di Roma. Evasio Svampa(1852-1912), suo fratello minore, era amministrato-re dei possedimenti familiari che i due avevanoereditato alla morte dei genitori (il padre nel 1856,la madre nel 1872). Con lui Domenico mantenneun assiduo carteggio (1884-1907), pubblicato or-mai alcuni decenni or sono da Alessandro Alber-

di GABRIELE NICOLÒ

Costituisce una delle testi-monianze più significativedella storia dell’arte: è ilQuaderno C che compren-de più di cento disegni

realizzati da Francisco de Goya. Ora,grazie alla fruttuosa collaborazione trala casa editrice Skira e il Museo delPrado di Madrid vede la luce un’op e-ra (Milano, 2020, pagine 288, euro39) che è la riproduzione fedele diquesto prezioso documento, realizzatoin un arco di tempo compreso tra gli

anche sul verso. Dal punto di vistaformale vi si delinea una sorta di ri-torno alla sobrietà rispetto alle creatu-re caricaturali di una sua precedenteproduzione e l’autore si concentrò sul-la rappresentazione apparentementerealistica della figura umana. Nellasua evoluzione tecnica, Goya comin-ciò a servirsi di un guazzo (un tipoparticolare di colore a tempera) più

gni è quello di un uomo profonda-mente disgustato e offeso da ciò chelo circonda. «Queste prove — sottoli-nea José Manuel Matilla — esigonoun osservatore-lettore attivo, che me-diti sulla loro composizione e sul lorosignificato. Le didascalie di pugnodell’autore, che spesso fungono da ti-tolo o da commento alle varie imma-gini, sono rivelatrici, perché il doppio

anni della guerra di indipendenza equelle successivi della repressione(1808-1820). Si tratta di un’imp ortanteiniziativa editoriale perché per la pri-ma volta viene riprodotto in edizionefacsimilare l’unico album giunto a noiintegralmente. È pubblicato in cinqueedizioni: italiana, spagnola, francese,tedesca e inglese.

Il Quaderno C era originariamentecostituito da 133 o più fogli, poichél’ultimo disegno numerato moto è il133. Il Museo del Prado ha conserva-to, dal 1872, 120 disegni, arrivati in unalbum del Museo de la Trinidad. Al-meno 13, che devono essere stati sepa-rati dagli altri intorno al 1860, sonoquindi mancanti dalla collezione delPrado. I fogli sono disegnati solo sulre c t o , ma la sottigliezza del materiale el’intensità degli inchiostri fa sì che inmolti casi la composizione traspaia

senso su cui giocano invita a rifletteresulla reale intenzione che le anima. Inquesto senso — spiega lo studioso — laparola e l’immagine formano un insie-me indissolubile e vanno recepiteall’unisono. Spesso, inoltre, le parolecostruiscono un trait d’union tra i varidisegni, concatenano opere che acqui-siscono il loro effettivo significatoquando vengono “lette” in successio-ne, come le pagine di un libro. Solocosì è possibile cogliere le sequenze ei gruppi tematici concepiti da Goyanel corso dell’elaborazione del Qua-derno C».

Questo documento serve anche aricordare che Goya — celebre tra icontemporanei per i ritratti di sovrani,aristocratici e personaggi di spiccodella cultura — è stato anche un proli-fico disegnatore. In tale cimento l’arti-sta seppe ignorare le convenzioni edesprimersi dunque senza alcuna auto-censura, evitando di conformarsi alprotocollo, stantio e penalizzante, cuiera vincolato nelle opere destinate adessere esposte in pubblico. Nei suoiquaderni l’autore superò i limiti dellarealtà e si abbandonò a fantasiose tra-sfigurazioni del mondo che lo circon-da. In essi affiora dunque la sua artepiù personale, quella che si nutredell’esperienza per tramutarsi, attra-verso l’immaginazione, in creazioneintellettuale. Goya molto spesso simostrò critico nei confronti degliaspetti più riprovevoli del comporta-mento umano, l’irrazionalità, la vio-lenza, la fragilità dei deboli e la pre-potenza dei forti, dimostrando unasensibilità acuta e penetrante che sicarica di una dimensione etica di ec-celsa levatura.

asciutto — al punto che siriesce a scorgere la traccia la-sciata dai peli del pennellosulla superficie ruvida dellacarta vergata — ma continuòa lavorare nel suo modo ca-ratteristico, sovrapponendogli strati come si fa in pittu-ra, partendo da un tenue ac-cenno dei contorni a matitanera e proseguendo con l’ap-plicazione di gradazioni divaria intensità, prima chiaree poi scure.

L’opera offre una visioneal contempo lucida e inquie-tante della società spagnoladell’epoca: scene di vita quo-tidiana segnate dalla povertà,prigionieri dell’Inquisizione,testimonianze di crudeltànelle prigioni, visioni delmondo collocate in una pro-spettiva onirica. Un altrogruppo di disegni mostra letristi conseguenze della con-fisca dei beni ecclesiastici cheportò alla chiusura di nume-rosi monasteri e conventi, co-stringendo monaci e mona-che a rinunciare ai loro voti ea iniziare una nuova vita lon-tano dalla loro naturale vocazione. Li-bertà, ragione e giustizia sono poi isoggetti di un ulteriore gruppo di di-segni che testimoniano le speranze diGoya per la politica di riforme del co-siddetto Triennio Liberale (1820-1823).

«Osservando i vari disegni è talvol-ta difficile definite il confine tra realee immaginario — scrive nel suo saggioJosé Manuel Matilla, storico dell’artee curatore senior del dipartimento di

disegni e stampe del Mu-seo del Prado —. In molticasi sembra in effetti dipoter affermare che tale li-mite non esiste. Poveri,storpi, pazzi, deformi po-polano le prime pagine etestimoniano la realtà del-la Spagna dell’epoca». Lostudioso ricorda che è sta-to ipotizzato che il Qua-derno C fosse una sorta di“diario grafico” in cui Go-ya illustrava tutte le suepreoccupazioni, in parti-colare quelle riguardanti ildestino degli individui piùmiseri ed emarginati, colo-ro che «subivano le conse-guenze economiche, socia-li e politiche del dopo-guerra, le vittime delle cir-costanze con le quali l’ar-tista ormai anziano, sortoe in una situazione finan-ziaria e politica precaria acausa delle proprie idee,poteva in gran misuraidentificarsi».

Nello strazio che perva-de questi fogli si specchiala sofferenza personaledell’artista, e il pessimi-smo che emerge dai dise-«Non ti affliggere»

tazzi in un corposo vo-lume.

Cattolico fervente,Evasio Svampa eradunque (sul finire, or-mai, del pontificato diPio IX) in prima lineanell’impegno civico.Ciò non gl’impedì dimantenere la sua liber-tà interiore, chenell’episodio citato finìper manifestarsinell’osservanza del di-giuno: un’osservanzache, nelle parole delfratello sacerdote, fini-sce quasi per essere

Va t i c a n o ”, volendo evidenziare, conquella forma di autoesilio, l’oltraggioche era stato perpetrato alla sua per-sona e il defraudamento dello Statosubito in modo violento. D’allora inpoi, nessun vescovo aveva avuto piùrapporti con la monarchia sabauda:la decisione di Svampa segnava in talmodo una rottura con la linea segui-ta ormai da tempo dall’autorità ec-clesiastica, anticipando in qualchemodo quella Conciliazione che sa-rebbe avvenuta solo venticinque annipiù tardi. I due — il cardinale e il re— si affacciarono insieme al balconedel palazzo, salutando la folla convenuta sullapiazza bolognese. Si può facilmente immaginarelo scalpore suscitato, i commenti contrastanti aiquali l’evento dette adito e le difficoltà che finiro-no per interporsi tra il cardinale e la Curia roma-na: penso in particolar modo al cardinale RafaelMerry del Val, segretario di Stato di Pio X, e amonsignor Gaetano De Lai, che pur non essendo

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 13 agosto 2020 pagina 5

La «Scuola di Atene» pone uno dei più grandi interrogativi della storia dell’arte

Un’architettura per dueL’influenza di Bramante sulla struttura del capolavoro di Raffaello

Probabilmente non sapremo mai con certezzachi fu l’autore del disegnosotto le figure del capolavoro di Raffaelloné chi fu veramente l’ideatore dell’a rc h i t e t t u rache fa da sfondo al dipinto

Pinacoteca Ambrosiana, Raffaello, Cartone preparatorioper la Scuola di Atene, con evidenziato il disegno di pianta a sanguigna(Foto © Pinacoteca Ambrosiana)

Diversamente dalle pitture delle altre paretila genesi dell’opera non è documentata da bozzetti o schizzi d’insiemema da un cartone di dimensioni monumentalicomposto da oltre duecento fogli incollatiche rappresenta la parte inferiore della paretepopolata dalla celebre sequenza di figure di filosofi del mondo antico

Ipotesi di posizionamento del cartone della Pinacoteca Ambrosiana sulla parete della «Scuola di Atene» e dei puntiutilizzati per fissare lo scorcio dell’architettura. 1. linea rossa: disegni a sanguigna (da Oberhuber 1983 pp. 72-73);

2. linea gialla: asse di riferimento sul cartone; 3. arco tratteggiato: sistema di riporto delle misure a destra della mezzeriadella parete; A. punto di vista ideale in pianta; B. punti di riferimento per le paraste.

In bianco: struttura ipotetica dell’impalcato. (Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei; © Pinacoteca Ambrosianadisegno ed elaborazione grafica di Marco Gnesutta, IUAV Venezia)

Da lungo tempogli storici dell’arte si sono chiestise la concezione della solenne architettura dell’o p e rasi possa attribuire in toto al giovane artistao se non fosse frutto dell’influsso di Bramantel’architetto cui il Papa aveva affidatola costruzione della nuova San Pietro

Pinacoteca Ambrosiana, Raffaello, Cartone preparatorio per la «Scuola di At e n e »(particolare; Foto © Pinacoteca Ambrosiana)

di VI TA L E ZANCHETTIN

L’ideazione dell’architettura del-la Scuola di Atene pone unodei grandi interrogativi apertidella storia dell’arte. Il dipintofu probabilmente il primo la-

voro autonomo realizzato da Raffaellonel Palazzo Apostolico e contiene la chia-ve per comprendere l’affermazione del

steso il grassello di calce colorato dellapittura.

Quasi certamente, in origine la grandetavola dell’Ambrosiana si estendeva versol’alto più di quanto si è conservato fino aoggi, ma i recenti restauri (2007) hannochiarito definitivamente che le pareti delsolenne edificio sullo sfondo del dipintofurono realizzate senza l’utilizzo di uncartone, semplicemente con la riga, il

scena in primo piano nel dipinto. Le tac-che sulla carta fornirono quindi la caden-za delle righe che governano di fatto laprospettiva e conferiscono profondità aldipinto.

Anche se a prima vista non sembranoesserci relazioni dirette tra la pianta pres-soché invisibile sotto le figure disegnateda Raffaello e l’affresco realizzato, è fa-cilmente dimostrabile come questa abbiaassolto una funzione pratica cruciale. Fis-sando infatti una linea orizzontale e unpunto a destra della parete si sarebbe po-tuta fissare la sequenza di punti che defi-nivano le paraste sempre più strette inscorcio prospettico a destra della mezze-ria della parete. Queste misure potevanoin seguito essere riportate sul lato oppo-sto per simmetria. L’insieme di questeoperazioni si sarebbe facilmente potutarealizzare con uno spago e due persone.All’atto pratico Raffaello sembra aver uti-lizzato due punti, il primo per fissare lasequenza della prima serie di paraste piùvicine all’osservatore, il secondo per defi-nire quelle più in profondità. La ragionedell’adozione di questo secondo punto èverosimilmente dettata dalla volontà direndere più larghe e quindi più visibili lemembrature più lontane.

Da lungo tempo gli storici dell’arte sisono chiesti se la concezione di questasolenne architettura si potesse attribuirein toto al giovane artista, o se piuttostonon fosse frutto dell’influsso di DonatoBramante, l’architetto cui il Papa avevaaffidato la costruzione della nuova SanP i e t ro .

L’architettura dipinta della Scuola diAt e n e è alquanto diversa da quelle cheRaffaello aveva rappresentato nei suoiquadri prima di trasferirsi a Roma negliultimi mesi del 1508. In precedenza isuoi edifici erano eleganti e ben propor-zionati, ma nessuno mostrava una conce-zione di spazi con murature massiccescandite da membrature possenti e scava-te da nicchie, proprio come quelle cheapparivano negli edifici antichi della Cit-tà eterna e nelle moderne fabbriche pro-gettate da Bramante per Giulio II. Nellaparte sommitale dell’affresco Raffaellorappresentò il tamburo di una cupolacon finestre rette da colonne e aperteverso l’azzurro del cielo. Queste finestre,gli oculi dei pennacchi sottostanti e piùin generale il carattere dell’edificio sonoevidentemente tratti dai progetti di Bra-mante per San Pietro. Allo stesso tempo,l’arco che vediamo sul fondo del dipintoè ripreso direttamente dalla Porta Juliadel Belvedere, uno dei progetti più ambi-ziosi di Bramante per Papa della Rovereanch’esso in piena costruzione e che pe-raltro si poteva vedere semplicemente af-facciandosi dalla finestra della stanzadov’è collocato il dipinto. Ma, quandoRaffaello realizzò gli affreschi della Stan-

Possiamo tentare di immaginare l’im-pressione suscitata dal dipinto in fase direalizzazione. Mentre il lavoro procedevadall’alto verso il basso, compariva la so-lenne e magnetica sequenza di spazi vol-tati oltre i quali si apre l’azzurro del cie-lo. Più ancora della Disputa del Sacra-mento, forse in parte realizzata in paralle-lo, questa immagine forniva la rappresen-tazione più fedele dello spirito di uncommittente che aveva messo in primopiano l’architettura come strumento dicomunicazione.

I dipinti successivi delle Stanze di Raf-faello dimostrano con quale rapidità ilgiovane allievo abbia appreso i principifondamentali dell’architettura dal suomaestro, ma questa prima parete pone laquestione forse insolubile di quale ruolo

tuale di Bramante non risiedesse nel-l’astrazione, ma nel trasformare in edificila purezza delle idee della matematica edella geometria. Poggiata salda al suolo,la lavagnetta di Bramante parla della ca-pacità del grande costruttore urbinate direalizzare architetture che discendono dalmondo delle idee e che, come suggeriscelo sguardo degli allievi che lo circonda-no, in qualche luogo al mondo in qual-che momento speciale è possibile che laperfezione del pensiero dal cielo discen-da sulla terra.

2,8 metri) composto da oltre duecentofogli incollati, che rappresenta la parteinferiore della parete, popolata dalla cele-bre sequenza di figure di filosofi delmondo antico.

La sopravvivenza di un elaborato simi-le nella sua interezza è un fatto eccezio-

compasso e una punta metallica e chesoltanto le volte a botte che copronol’ambiente furono dipinte utilizzando uncartone preparatorio.

Un secolo fa lo storico dell’arte OskarFischel ha per primo notato la presenzadi alcuni disegni architettonici sotto le fi-

quest’ultimo possa aver avuto nella con-cezione di questa prima architettura.

Bramante era cresciuto nel cuore dellagrande tradizione prospettica di Pierodella Francesca e della Corte di Urbino.A Milano egli stesso era stato anche ungrande pittore prospettico. Nelle sue ar-chitetture per Giulio II, come San Pietroe il Belvedere Vaticano, il sogno di que-sta forma di rappresentazione si trasfor-mò in edifici reali. Archi e pilastri in pie-tra e mattoni fornivano una misura allospazio secondo un’idea di razionalità, co-me se le regole “matematiche” della pro-

spettiva potessero governare almeno al-cuni ambiti del mondo reale entro il qua-le si muovevano gli uomini.

Forse non sapremo mai se fu Bramantea concepire l’architettura della Scuola diAt e n e o se fu lui a suggerire all’allievopoco più che ventenne, abilissimo dise-gnatore di figura, il sistema pratico ecoerente che abbiamo qui ricostruito pertracciare sull’intonaco fresco un’a rc h i t e t -tura che possiamo leggere come il ritrattodi un pontificato. Quel che è certo, è cheRaffaello volle lasciare un segno indele-bile della sua riconoscenza verso il suomaestro rappresentandolo nel celebre ri-tratto in primo piano dell’affresco nellevesti di Euclide circondato dai suoi allie-vi. Il disegno tracciato sulla lavagnetta aipiedi del fondatore della geometria anti-ca ha indotto gli storici a sviluppare leteorie più complicate sulle conoscenzematematiche dell’artista. Ma, prima ditutto, Raffaello era un pittore e nella ra-pida maturazione della primavera del1509 dovette intuire che l’efficacia di unmessaggio può avere maggior effettoquando non contiene spiegazioni troppoesplicite. In altre parole, se pone a chi loguarda un interrogativo senza fornire so-luzioni evidenti. Questo vale anche perl’architettura dipinta e, dopo la chiara ci-tazione del progetto di San Pietro nellaScuola di Atene, in tutti i dipinti successi-vi realizzati per Giulio II non vi sono ci-tazioni palesi di edifici riconoscibili.Molto sarebbe cambiato con Leone Xquando iniziò a realizzare le sue architet-ture e inserì edifici che tutti potevano ri-conoscere, come la Basilica Costantinianae la Rocca di Ostia nella Stanza dell’In-cendio di Borgo.

Possiamo forse pensare che il disegnotracciato dal Bramante-Euclide vogliasemplicemente alludere al ruolo dell’ar-chitetto nel passare dall’esigenza praticadi tracciare una grande prospettiva in unproblema geometrico. Probabilmente nonsapremo mai con certezza chi fu l’a u t o redel disegno sotto le figure della Scuola diAt e n e , né chi fu veramente l’i d e a t o redell’architettura dipinta. Sembra tuttaviainequivocabile che Raffaello abbia com-preso rapidamente, come la forza intellet-

nale. Generalmente i cartoni preparatoridurante le lavorazioni subivano strappi etagli, giungendo fino a noi solo per fram-menti e anche se non erano utilizzati perrealizzare gli affreschi spesso erano desti-nati all’oblio, come nel caso celebre carto-ne della Battaglia di Cascina realizzatopochi anni prima da Michelangelo, espo-sto in Palazzo Vecchio a Firenze, copiatoda numerosi artisti e in seguito dispersononostante la fama del suo autore.

Il cartone della Scuola di Atene dovetteessere considerato precocemente un’op e-ra d’arte in sé. La qualità delle figure di-mostra infatti tutte le virtù di Raffaellodisegnatore e la capacità di dominare untema vasto e complicato dal numero dipersonaggi quasi a grandezza naturaleche convivono in uno spazio relativamen-te ristretto. Il cardinale Federico Borro-meo comprese l’importanza dell’opera enel 1610 decise di portarla a Milano, do-ve ancora oggi è conservata nelle colle-zioni della Pinacoteca Ambrosiana. Il va-lore di questo foglio va oltre le qualitàartistiche, poiché rappresenta un docu-mento storico concreto del lavoro com-piuto dal pittore, il quale se ne servì peril trasferimento dei disegni sulla muratu-ra con la tecnica dello spolvero, forandola carta e incidendo linee e punti sull’in-tonaco fresco sul quale sarebbe poi stato

gure rappresentate nel cartone. Tra questischemi grafici una linea spezzata a mati-ta rossa, la cosiddetta sanguigna diffusanella pratica artistica del tempo, definiscein pianta un fronte architettonico. Que-sto fronte continuo è pressoché identicoa uno dei fianchi dell’edificio principale

za della Segnatura, la Basilica e il Belve-dere apparivano come grandi cantieri,non come edifici compiuti. L’artista ebbedunque accesso ai disegni di Bramante,studiò i suoi lavori in corso e ne fu pro-fondamente influenzato. Grazie alle sueben note capacità di assorbire e rielabo-rare gli esempi che aveva davanti a sécomprese l’importanza di dar forma visi-bile ai sogni di un Pontefice che in pochianni aveva mutato il volto di Roma.

pittore destinato ad as-sumere la regia dell’in-tera opera delle Stanzedi Giulio II.

Diversamente dallepitture delle altre pare-ti, la sua genesi non èdocumentata da boz-zetti o schizzi d’insie-me, ma soltanto da al-cuni disegni di dettaglia grande scala e so-prattutto da un carto-ne di dimensioni mo-numentali (circa 8 x

dipinto nell’affresco, ri-spetto al quale le diffe-renze sono minime e inparte causate dal rimon-taggio per parti del car-tone dopo il suo utilizzoper l’a f f re s c o .

Fino a oggi la presen-za di questo disegno nonha trovato spiegazioni.Le sue dimensioni di cir-ca il doppio rispettoall’architettura nel dipinto non hannoportato finora a metterlo in relazione di-retta con quanto realizzato sulla parete.La chiave di volta per comprenderne lasua funzione sta in una linea orizzontalepresente nel cartone all’altezza delle figu-re dei filosofi, nella quale sono segnatedelle tacche a matita nera dalle quali par-te verso l’alto una serie di linee verticali.Queste linee corrispondono alla sequenzadei pilastri e nicchie che scandiscono ifianchi dell’edificio che fa da sfondo alla

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 13 agosto 2020

Tra uguaglianza e differenzaUna riflessione a tutto campo

di GIORGIA SA L AT I E L L O

Volgendo lo sguardo all’esistenza delle don-ne e degli uomini nella Chiesa, è necessa-rio muovere da una riflessione a tutto cam-

po e non da singole questioni particolari, seppuredi estrema rilevanza. Tra di esse, due oggi attira-no con grande forza l’attenzione della comunitàecclesiale. In primo luogo, quella delle relazioniconiugali, alle quali Papa Francesco ha dedicatoAmoris laetitia, polarizzando su di essa l’i n t e re s s ee la ricerca dei pastori e dei fedeli. In secondaistanza, poi, ma con importanza non minore,quella dei rapporti di amicizia fraterna fra donnee sacerdoti, uniti dalla stessa finalità evangelica,ma differenti per il sesso e per il valore ontologi-co del sacerdozio.

L’interrogativo sulle donne e gli uomini nellaChiesa e sul loro reciproco rapportarsi, pur sesollecitato dagli attuali, rapidi mutamenti socio-culturali, in realtà non è motivato prioritariamen-te dalla volontà di adeguarsi allo spirito dei tem-pi, ma ha radici ben più profonde. Il fondamen-to, infatti, è rintracciabile nel comune battesimo enell’identica dignità che ne consegue per entram-bi, pur con l’esigenza inderogabile di rispettare evalorizzare — compito ancora non pienamente at-tuato — la loro originaria differenza. Vi è, quindi,un’insopprimibile tensione tra uguaglianza e dif-ferenza, che si colloca ben più in profondità ri-spetto alle più indispensabili domande sui ruoli e

sulle funzioni all’interno della Chiesa. «Non c’èpiù giudeo né greco; non c’è più schiavo né libe-ro; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voisiete uno in Cristo Gesù» (Galati, 3, 2, 8). Que-sta è la radice profonda dell’uguaglianza, che rin-

via ai due racconti della creazione in Genesi p eressere coniugata con il significato della differen-za.

A partire da qui si aprono tre ineludibili pro-spettive di indagine. In primo luogo, emerge intutto il suo spessore l’ancora ampiamente irrisoltaquestione femminile che, come si è accennato,non riguarda prioritariamente i ruoli e le funzio-ni, ma il riconoscimento di pari dignità e autore-volezza nella comunità ecclesiale. In secondaistanza, vi è quella che si può indicare come“questione maschile”, ovvero la necessità di ripen-sare, in un’ottica pienamente evangelica, i com-plessi rapporti che sussistono tra potere, autoritàe servizio. Questo, evidentemente, all’interno diun’approfondita rivisitazione del ministero ordi-nato nella sua relazione con il popolo di Dio. Daqueste ultime parole scaturisce l’ultima (in ordinedi esposizione ma non di importanza) prospettivada considerare, cioè quella dei laici che nellaChiesa rappresentano la maggioranza dei fedeli.Il laicato, infatti, non è un astratto neutro indi-stinto, ma è composto da donne e da uominiconcreti che vivono la loro esistenza di battezzatiin relazione tra di loro e con i pastori.

Come si può ben vedere, parlare di donne euomini nella Chiesa non significa addentrarsi inun ambito settoriale, ma, in effetti, voler affronta-re, nella sua complessità, l’intera vita della Chie-sa, con i suoi problemi, le sue tensioni e le suesp eranze.

Intervista alla superiora generale delle Suore armene dell’Immacolata Concezione

Come una mamma

Cause e rimedi del peccato ecologico

Per una giustiziaso cio-ambientale

di MARCELO FIGUEROA

«P roponiamo di definire ilpeccato ecologico comeun’azione o un’omissio-

ne contro Dio, contro il prossimo,la comunità e l’ambiente. È un pec-cato contro le generazioni future esi manifesta in atti e abitudini diinquinamento e distruzione dell’ar-monia dell’ambiente, in trasgressio-ni contro i principi di interdipen-denza e nella rottura delle reti disolidarietà tra le creature (cfr. Cate-chismo della Chiesa Cattolica, 340-344) e in azioni contro la virtù dellagiustizia» (Documento finale delSinodo speciale per la Regionepanamazzonica, n. 82).

Prendendo spunto da questa cita-zione, il marista Alfonso Murad —pedagogo, attivista ambientale edottore in teologia, docente e ricer-catore presso la Facoltà gesuita difilosofia e teologia e dell’InstitutoSanto Tomás de Aquino (Ista) aBelo Horizonte — ha compiuto unalunga e feconda riflessione sul temada lui definito el pecado ecológico yla conversión ecológica. Con lo stessotitolo (che l’autore considera indi-spensabile per comprendere e usarequesto concetto che include il cam-biamento, personale e collettivo, dimentalità e di strutture, vale a direuna conversione) ha scritto un arti-colo di cinquanta paragrafi, pubbli-cato sulla rivista «EcoTeología#2»,secondo quanto riportato dal-l’Agenzia ecumenica di comunica-zione dell’America latina e dei Ca-raibi.

Nella prima parte il religiosospiega come appaiono nella Bibbiale nozioni di peccato e di conver-sione e le loro implicazioni sociali.Quindi aggiunge che il suo intentoè di mostrare come il peccato ecolo-gico derivi dal peccato sociale ostrutturale, ricorrendo ai documentidei vescovi latinoamericani di Me-dellín, Puebla e Aparecida. Poi cer-ca di rispondere a una domandacruciale per la pastorale: perchégran parte dei cristiani ha difficoltàad accettare i temi del peccato edella conversione ecologica? Infineprende come proposta di conversio-ne ecologica quella citata nell’enci-clica Laudato si’, anticipando chenon parlerà del Sinodo per l’Amaz-zonia, perché, a suo giudizio, que-st’ultimo merita una riflessione aparte. Il suo articolo termina la-sciando varie conclusioni aperte chesvilupperemo perché ci aiuterannoad ampliare gli orizzonti di pensie-ro, di riflessione e di azione. A giu-sto titolo, nella prima invita a pen-sare a un’azione od omissione con-tro Dio, il prossimo, la comunità el’ambiente. In particolare l’a u t o reafferma che «qui si enfatizza il suoaspetto oggettivo e complesso. Ilpeccato ecologico rompe il pattocon Dio, danneggia le persone, lecomunità e l’ambiente che ci cir-conda e del quale siamo parte. Talepeccato si manifesta in azioni uma-ne visibili. Ma l’essere umano ne faparte anche quando tace dinanziall’ingiustizia socio-ambientale o neè complice».

Quindi, levando lo sguardo sulrapporto tra il peccato e le genera-zioni future, afferma: «Siamo re-sponsabili della continuità della vi-ta nella nostra casa comune, in tut-ta la sua estensione. L’ecologia evo-ca un impegno con il presente e ilfuturo. La solidarietà intergenera-zionale si applica non solo alla co-munità umana ma anche ad altrespecie di esseri viventi che abitanoil nostro pianeta». Continuando ariflettere sul peccato ecologicoespresso in azioni, Murad concludeche esse «causano impatti negativiche si accumulano lentamente conil tempo (inquinamento) o che han-

no un effetto immediato (distruzio-ne). Deriva da abitudini e percezio-ni che hanno origine nella deviazio-ne del cuore umano e si esteriorizzain strutture di peccato, che rompo-no l’equilibrio degli ecosistemi».Ciò lo porta a riflettere dall’otticain cui «si manifesta in atti e abitu-dini di inquinamento e distruzionedell’armonia dell’ambiente».

Proseguendo nello sviluppo deltema, aggiunge che esso include«trasgressioni contro i principi diinterdipendenza e rottura delle retidi solidarietà tra le creature e con-tro la virtù della giustizia». A suoparere, «qui entrano in gioco que-stioni più profonde collegate alpeccato ecologico. L’individualismomoderno e la globalizzazione del-l’indifferenza di fronte al dolore deipoveri e al pianeta hanno la propriaorigine nel paradigma antropocen-trico disordinato. Infrange la soli-darietà elementare tra le creature epone la competizione e il successoindividuale come valori supremi.Nel linguaggio delle scritture ebrai-che, diremmo che è una forma diidolatria, un modo per abbandona-re il cammino della vita e seguire leorme della morte».

Quasi al termine della sua rifles-sione, Alfonso Murad esprime isuoi dubbi sul fatto che il concettodi “peccato ecologico” sia il più ap-propriato ad abbracciare l’insiemedi situazioni e strutture, atteggia-menti e atti, a livello personale, co-munitario e istituzionale, corporati-vo, economico e politico, controDio e contro la nostra casa comu-ne. Secondo lui, forse sarebbe me-glio parlare di “peccato contro lamadre terra” o “peccato control’ecologia integrale” o “peccato so-cio-ambientale”. La nozione di pec-cato ecologico è un’estensione dellanozione di peccato sociale o pecca-to strutturale, quando incorpora ilnuovo paradigma della coscienzaecologica. A mo’ di sintesi, al ter-mine delle sue conclusioni apertealla riflessione, Murad esprime lasua convinzione che «l’obiettivoprincipale del discorso deve esserela conversione ecologica, che richie-de riparazione reale dei danni cau-sati alla biosfera e ai suoi abitanti:gli esseri abiotici (acqua, aria, suoloed energia) e gli organismi viventi(microrganismi, piante, animali edesseri umani). Ciò implica allo stes-so tempo atteggiamenti personali,collettivi e un nuovo progetto diso cietà».

Per tutto ciò, come a fare un in-vito personale, afferma che «ognu-no di noi, a diversi livelli e sferedell’esistenza, partecipa alla condi-zione di pellegrino/a nel camminodella vita, che chiamiamo santità,ma anche del peccato. Perciò dob-biamo vegliare e pregare (cfr. Ma t -teo, 26, 41). Con umiltà, esaminia-mo i nostri atteggiamenti e i nostrigesti, alla luce della misericordia diGesù e della sua chiamata alla con-versione». Che significa anche«passare dal male al bene, così co-me passare dal bene al maggior be-ne. La preghiera ci connette con ilDio della vita e rafforza in noi lavocazione di discepoli e di missio-nari. Agiamo in gruppo, per difen-dere l’ambiente e le comunità colpi-te dall’attività estrattiva. Promuo-viamo una spiritualità ecologica,che implica la lotta per la giustiziasocio-ambientale, ma che non è so-lo lotta e scontro». Include infattianche il «meditare sulla Parola diDio, coltivare la pace interiore, lagratitudine verso gli altri e la natu-ra, la gioia di assaporare le piccolecose della vita quotidiana, la lode el’azione di grazie a Dio, l’esp erien-za della comunione con il suolo,l’acqua, l’aria, le piante, gli animalie le persone».

Donne e uomini nella Chiesa/2

Suor Jeannette Arousiag Sajonian con due bambine dell’orfanotrofio di Gyumri

di FRANCESCO RICUPERO

Una vita intera dedicata all’as-sistenza ai più svantaggiati,ai poveri e agli esclusi dalla

società, ai bambini abbandonati.Orfanotrofio, centro assistenza an-ziani, scuola professionale per ragaz-zi poveri sono le principali iniziativeportate avanti dalla religiosa. Un’in-cisiva opera pastorale quella di Jean-nette Arousiag Sajonian, superioragenerale delle Suore armene dell’Im-macolata Concezione che con i suoi75 anni continua giorno dopo gior-no, con grande determinazione, adaiutare i tanti fratelli armeni chehanno bisogno dell’opera incessantedella Chiesa. «Devo la mia vocazio-ne religiosa a mia madre e a santaTeresa del Piccolo Fiore. All’inizio —racconta la religiosa a L’O sservatoreRomano — volevo farmi suora car-melitana, ma i miei amici mi convin-sero che, come armena, dovevo ser-vire il mio popolo. Anche mia ma-dre avrebbe voluto abbracciare la vi-ta religiosa, ma i genitori l’avevanofatta sposare quando aveva 15 anni eandava ancora a scuola. Sono gratadel fatto che abbia sposato mio pa-dre, altrimenti io non ci sarei. Ri-spondere alla chiamata del Signorenon è stato semplicissimo perché daadolescente mi sono innamorata; manon sono mai riuscita a far tacere lavoce interiore che mi chiamava a de-dicare la vita al Signore. Il mio ra-gazzo in seguito è diventato sacer-dote e poi vescovo; immagino che ilmio ingresso in convento sia statoun modo per fargli trovare la suavocazione. Ogni giorno della mia vi-ta lo dedico al Signore e a tuttiquelli che chiedono aiuto, grandi epiccoli: tutti sono figli di Dio».

Quanti bambini ospitate nel vostro or-fanotrofio. Sono tutti cattolici ?

A Gyumri, capoluogo della regio-ne di Shirak, ospitiamo trentatrébambini, ma in passato ne accoglie-vamo il doppio, sessantasei. All’ini-zio erano orfani che avevano perso igenitori in seguito al terremoto oche non avevano una famiglia. Og-gi, purtroppo, abbiamo soprattuttoragazzi abbandonati dai loro papà etalvolta anche dalle mamme. Degliattuali ospiti, più della metà ha i ge-nitori ancora in vita, ma molti nonsanno chi sono. Quasi tutti i nostripiccoli ospiti vivono con noi, fattaeccezione per due o tre che la seratornano a casa. Nel nostro orfano-trofio non chiediamo mai la deno-minazione religiosa, accogliamo tuttisenza discriminazioni. Il principaleobiettivo è quello di offrire a ognibambino affidato alle nostre cure unposto in cui sentirsi a casa, dedican-doci con impegno e amore alla cre-scita mentale, spirituale, fisica, emo-tiva e psicologica. Non lavoriamo

solo con i bambini, ma anche con leloro famiglie, cercando di aiutarle ilpiù possibile fornendo cibo, indu-menti, materiale scolastico. Grazie aibenefattori e alle singole personeche sostengono i nostri ospiti riu-sciamo a provvedere a tutti i bisognidei bambini a Gyumri e delle giova-ni universitarie nel nostro centro diErevan, l’Annie Bezikian YouthCenter, dove ospitiamo diciotto ra-gazze. Alcune di esse sono orfane,altre provengono da famiglie poverei cui genitori non hanno la possibili-tà di pagare vitto, alloggio e tasseuniversitarie. Grazie ai benefattori,offriamo un sostegno finanziariocompleto a undici famiglie, aiuti oc-casionali a un’ottantina di nuclei fa-miliari, nonché vestiti a chiunquebussi alla nostra porta. Tra i bene-fattori italiani vorrei ri-cordare l’asso ciazioneFamiglia Insieme», cheda anni sostiene econo-micamente gli orfani, el’associazione di volonta-riato Manalive» che ciaiuta da qualche mese evuole donare agli orfaniuna biblioteca in linguainglese.

Quanto è difficile per unragazzo che è stato ospitedel vostro orfanotrofioriuscire a inserirsi nellasocietà?

Con grande sorpresadel ministero per gli Af-fari sociali armeno, i no-stri ragazzi dell’orfano-trofio sono stati i primi afrequentare l’Universitàdi medicina a Erevan.Oggi abbiamo tre chirur-ghi dentisti, un farmaci-sta e due cantanti lirici, più alcunilaureati all’Università americana inArmenia, a quella francese e alla sta-tale di Erevan nelle facoltà di lingueed educazione dell’infanzia. Di soli-to la gente guarda con favore i ra-gazzi che escono dal nostro orfano-trofio perché credono nel nostrooperato, tuttavia, nonostante le lorodoti, gli orfani in Armenia vengonoancora guardati dall’alto in bassoperché bambini abbandonati dai lo-ro genitori. Abbiamo fatto sposarepiù di diciotto delle nostre ragazze.Alcune hanno costruito una bella fa-miglia solida, altre si sono separate esi sono affidate alle nostre cure in-sieme ai loro figli. Dobbiamo con-statare che alcune di queste giovani,che sono state private da piccolissi-me dell’affetto materno, hanno diffi-coltà a dare la necessaria attenzioneai propri figli.

Nonostante i suoi molteplici impegni leitrova il tempo anche per prestare servi-

zio nei campi estivi che la sua congre-gazione organizza a Tsaghkadzor, la“valle dei fiori” sulla strada verso Se-van.

Tranne che per questa estate, con-trassegnata dalla crisi sanitaria dacoronavirus, ogni anno circa otto-centocinquanta ragazzi dagli 8 ai 15anni, scelti fra i più poveri del paese(ragazzi a rischio, provenienti da or-fanotrofi o da famiglie particolar-mente disagiate) trascorrono unaquindicina di giorni di vacanza nelnostro centro estivo, grazie al lavorodi volontari provenienti da tutto ilmondo. Ma non ci occupiamo solodei giovani. Noi suore armenedell’Immacolata Concezione fornia-mo assistenza diurna agli anziani so-li e abbandonati dai loro cari. Lipreleviamo a domicilio e li portiamo

nella nostra casa di accoglienza, do-ve mangiano, pregano e giocano in-sieme.

Cosa è cambiato dal giugno 2016, cioèda quando Papa Francesco ha visitatol’Ar m e n i a ?

Qui da noi c’è tanto rispetto peril Santo Padre. Una cosa importanteche il Papa ha portato in Armenia èstata la consapevolezza della presen-za dei cattolici nel nostro paese.Qualcuno indicherebbe un numeroridotto, ma durante la messa a Gyu-mri è apparso evidente che in Arme-nia ci sono tanti cattolici. E, natural-mente, la visita e le diverse ore dipermanenza di Francesco nel nostrocentro, che comprende il convento,l’orfanotrofio, il centro anziani e lascuola di formazione professionale,hanno sottolineato l’importanza del-le nostre attività. La stanza in cuiSua Santità ha riposato per due oreè diventata un museo, e un giornodiventerà un santuario, ne sono cer-

ta. Tutti i nostri ospiti chiedono divedere “la stanza del Papa”. Comun-que, è cambiata la mentalità dellasocietà nei confronti degli orfani edei ragazzi abbandonati. Noi siamoarrivate in Armenia dopo il terremo-to del 1988 e ci siamo rese conto chela società emarginava i ragazzi ab-bandonati. Abbiamo dato loroun’istruzione. Quando la prima del-le nostre orfane è andata all’univer-sità, in tanti si chiedevano come fos-se stato possibile. Ho detto loro: seaiutate questi ragazzi nel modo incui hanno bisogno, loro possonoraggiungere qualunque risultato. Al-la luce di questo, per far sentire aigiovani che anch’essi sono impor-tanti, nel 2005 è nato un coro fem-minile che oggi nel suo repertoriocanta brani di famosi compositori

armeni e internazionali. Non tutti inostri orfani possono frequentarel’università perché riceviamo ragazzie ragazze che fino a 12-13 anni nonsono mai andati a scuola. Per loro,però, abbiamo pensato di costruireuna scuola di formazione professio-nale affinché imparino un mestiere:da noi possono apprendere l’arte cu-linaria, il servizio ai tavoli, come di-ventare barman e manager negli ho-tel, possono studiare e poi lavorarecome tecnici informatici, elettricistioppure idraulici.

Di cosa ha bisogno l’Ar m e n i a ?

Ci sono tante cose da cambiarequi. È una nazione che soffre, nonsolamente per l’eredità lasciata dasettant’anni di comunismo, ma an-che per la povertà. Specialmentenella nostra provincia di Gyumrinon c’è lavoro e per questa ragionela gente, tanti giovani, lasciano l’Ar-menia per trovare un’occupazione inRussia o in Europa occidentale.

Jan Vermeer, «Cristo in casa di Marta e Maria» (1656)

Page 7: Individualismo e indifferenza distruggono l’armonia ...€¦ · «l’armonia è un’altra cosa: è il servi-zio». Ecco allora l’esortazione a chiedere al Signore, attraverso

L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 13 agosto 2020 pagina 7

Campagna Together in Unity promossa dalla Comunione anglicana

A sostegnodei fratelli sofferenti

Dalla diocesi di Ales-Terralba fondi per aiutare le aziende in crisi

L’importanza di essere comunità

Conoscere per capirePellegrinaggio a Fátima nell’ambito della Settimana nazionale sulle migrazioni

Rinviato l’incontro europeodei giovani di Taizé

FÁT I M A , 12. «Dobbiamo renderciconto del fatto che la nostra societàha bisogno di migranti e rifugiatiper contare sul talento di tutti e im-parare a vivere insieme, senza cade-re in stereotipi o credere a tutto ciòche vediamo sui social network,spesso frutto di ignoranza. Dobbia-mo conoscere per capire». EugéniaCosta Quaresma, direttrice del-l’Opera cattolica portoghese dellemigrazioni, spiega il senso del pel-legrinaggio che fra stasera e domanisi terrà al santuario di Fátima, gui-dato dal vescovo di Santarém, JoséAugusto Traquina Maria, presidentedella Commissione episcopale perla pastorale sociale e la mobilitàumana. L’evento, con le restrizioniimposte dalla pandemia di covid-19,si svolge come tradizione nell’ambi-to della Settimana nazionale sullemigrazioni che si concluderà il 16agosto.

«La convivenza tra comunità egenerazioni differenti ha portatoconflitti e qual è, quindi, il modomigliore per risolverlo se non ascol-tare e parlare?», si domanda intervi-stata dall’agenzia Ecclesia. Secondola responsabile cattolica, la promo-zione del dialogo e dell’armonia re-ligiosa sono l’unico strumento possi-bile per abbattere le barriere delrazzismo, compreso il dialogo sulperiodo coloniale vissuto dal Porto-gallo, per conoscersi e integrarsi.«Per la riconciliazione — sottolineaQuaresma — è necessario capire cosac’è dietro tutto questo, sanare le fe-rite e cercare di entrare in un pro-cesso di guarigione, dell’anima edella memoria». Si dice convintache «la società portoghese ha biso-gno di questa cura» perché i figlidegli immigrati soffrono ancora diuna certa mancanza di appartenen-za. Le fa eco Filipa Abecassis, del-l’Unità internazionale della Caritas

portoghese, chiedendosi «come sa-rebbe una giornata nella vita diogni cittadino se non ci fossero gliimmigrati a svolgere servizi di baseessenziali», dalle pulizie al lavoronei ristoranti.

Nell’ambito della settimana, laCommissione per la pastorale socia-le e la mobilità umana della Confe-renza episcopale ha pubblicato unmessaggio dal titolo Tra incertezza esperanza c’è un ponte in costruzione:un’iniziativa nata per sensibilizzarela comunità su un tema ancoradrammaticamente attuale e il cui te-ma riprende quello del messaggio diPapa Francesco per la Giornatamondiale del migrante e del rifugia-to del prossimo 27 settembre: «Co-me Gesù Cristo, costretti a fuggire.Accogliere, proteggere, promuoveree integrare gli sfollati interni». Lapandemia, è scritto nel documentodei vescovi, «ha messo in luce quan-to c’è da fare per combattere le di-suguaglianze». In special modo,l’emergenza sanitaria da coronavirus«ha rivelato la capacità umana diunirsi all’interno della società, no-nostante le differenze», puntando«sulle potenzialità di umanizzazioneche vi abitano». Di qui, l’invito del-la commissione a «contribuire allaconoscenza e alla comprensione re-ciproca, affinché non si abbia pauradi avvicinarsi e di servire, di impara-re ad ascoltare per riconciliarsi, dicondividere insieme per crescere, dicoinvolgere i migranti e i rifugiati,di promuovere comunità più inclusi-ve, di stimolare la collaborazione in-teristituzionale per costruire una so-cietà più coesa, giusta e fraterna, incui c’è posto per tutti».

In questi giorni, all’indirizzo diposta elettronica dell’Opera cattoli-ca portoghese delle migrazioni, èstato possibile inviare esperienze eracconti sull’argomento. L’obiettivoè quello di «presentare testimonian-ze di vita» sulla realtà dello sfolla-mento forzato, a causa della povertào della guerra. «Viviamo in un’ep o-ca in cui ci rendiamo conto di esse-re, sì, sulla stessa barca e nella stes-sa casa comune, ma con molte disu-guaglianze», ha aggiunto EugéniaCosta Quaresma. Per questo, «pos-siamo fare molto quando lavoriamoinsieme».

Per il 13 agosto — giorno in cuiviene ricordata la quarta apparizionedella Madonna, l’unica avvenuta indata 19 (nell’agosto del 1917) — ilsantuario di Fátima promuove unitinerario virtuale dal titolo «Pelle-grino con il cuore», percorso di ri-flessione spirituale in otto tappe peraiutare i fedeli a vivere, anche se dalontano, le celebrazioni.

LONDRA, 12. Sono state raccolte almomento più di 105.000 sterline(l’equivalente di circa 117.000 euro)nell’ambito della campagna di soli-darietà Together in Unity lanciata afine luglio dopo un appello dell’ar-civescovo di Canterbury, Justin Wel-by, primate della Comunione angli-cana. Sostenuta dall’Anglican Com-munion Fund, ha per obiettivoquello di aiutare tutti coloro che,nelle varie province anglicane sparsenel mondo, stanno patendo le con-seguenze del covid-19. «La pande-mia di coronavirus — ha spiegatoWelby in un video messaggio — staavendo un effetto senza precedenti,devastante sulle comunità dell’i n t e ropianeta. Le misure di lockdownhanno gettato numerose personenella povertà più assoluta, con salaripari a zero». Per questa ragione ilprimate ha fortemente voluto pro-muovere la raccolta fondi Togetherin Unity, per aiutare le Chiese dellaComunione anglicana che soffronomaggiormente l’impatto del covid-19. Tra i paesi più colpiti, dove èconsistente la presenza di fedeli an-glicani, c’è lo stesso Regno Unito:qui la pandemia sta avendo, ancoraoggi, un impatto molto forte. Se-condo gli ultimi dati, confermatidalla John Hopkins University, lepersone contagiate hanno superatoquota 313.000, mentre i decessi sonoarrivati a 46.526.

La somma raccolta attraverso lacampagna sarà distribuita attraversoil Fondo della Comunione anglica-na che sta già sostenendo, con unostanziamento di oltre 180.000 sterli-ne, altri progetti (sotto forma di aiu-ti alimentari, dispositivi per il lavag-gio delle mani e mascherine) in ri-sposta all’emergenza coronavirusnelle province già colpite da conflit-ti, calamità naturali e carestie. «Sia-te generosi con i vostri fratelli soffe-renti», «Fate sentire la vostra pre-senza con un piccolo gesto»: questisolo alcuni dei numerosi inviti rivol-ti ai fedeli affissi nelle varie parroc-chie.

Nel videomessaggio è intervenutoanche l’arcivescovo della Chiesa epi-scopale del Sud Sudan, reverendoJustin Badi Arama, il quale ha ricor-dato che, prima della pandemia, lasua comunità aveva già affrontatomolte sfide a causa della continuaviolenza politica: «La pandemia —ha affermato — non ha fatto altroche intensificare le sfide quotidiane.L’Anglican Communion Fund hasostenuto la nostra azione», in occa-sione dell’emergenza di covid-19,«aiutando il nostro clero a fornirecibo alle persone più vulnerabili,nonché attrezzature per il lavaggiodelle mani e mascherine per il visoprodotte a livello locale».

Assieme a Welby e a Badi Aramanel videomessaggio appare inoltre

l’arcivescovo di Hong Kong, reve-rendo Paul Kwong, fiduciariodell’Anglican Communion Fund,che ha tranquillizzato quanti versa-no in condizioni difficili in questotempo di emergenza sanitaria con-trassegnata dalla pandemia di covid-19. «Vorrei che i nostri fratelli e lenostre sorelle sparse nel mondo chestanno ancora subendo le pesanticonseguenze del covid-19 — ha dettoKwong — sappiano che noi li vedia-mo e siamo lì con loro. Non saran-no abbandonati».

La pandemia di coronavirus haferito centinaia di migliaia di fami-glie, comunità e nazioni in tutto ilmondo e in circostanze differenti.«Nella nostra Comunione — ha ri-cordato Justin Welby — non c’è unaprovincia, diocesi o parrocchia chenon sia toccata dalla pandemia». Inragione di questo, com’è noto, laConferenza di Lambeth, l’imp ortan-te appuntamento decennale dei ve-scovi della Comunione anglicanache avrebbe dovuto tenersi a Can-terbury, nel Kent, fra luglio e agostodi quest’anno, è stata rimandata al2021. «In questo momento di crisiglobale — ha concluso l’a rc i v e s c o v odi Canterbury — dobbiamo occupar-ci dei membri più deboli e vulnera-bili della famiglia. Il dolore e la sof-ferenza di mia sorella e di mio fra-tello devono diventare il mio doloree la mia sofferenza».

TO R I N O, 12. Anche l’annuale incontroeuropeo dei giovani di Taizé subisce leconseguenze della pandemia di corona-virus. L’arcidiocesi di Torino infatti hacomunicato oggi che il tradizionale«pellegrinaggio di fiducia sulla terra»,che si doveva svolgere nel capoluogopiemontese dal 28 dicembre 2020 al 1°gennaio 2021, slitterà esattamente di unanno. I promotori dell’incontro, si leggenella nota, «in questi mesi di lotta alcontagio hanno tenuto aperti i contattie il confronto, fra di loro e con la co-munità di Taizé, nella speranza di potercomunque arrivare a celebrare il pelle-grinaggio a dicembre 2020; ora insiemee concordemente si è presa la decisionedel rinvio».

L’iniziativa è nata nell’ambito dell’im-pegno ecumenico torinese. Il primo in-vito risale al 2017 e venne firmato dairesponsabili delle Chiese valdese, batti-sta, ortodossa romena, evangelica lute-rana e avventista, insieme all’a rc i v e s c o v oCesare Nosiglia e ai responsabili dellecommissioni cattolica ed evangelica perl’ecumenismo, il Segretariato attivitàecumeniche e i giovani dei gruppi chefanno riferimento a Taizé. L’annuncioufficiale era stato dato il 30 dicembre2019, a Wrocław, durante il 42° Pellegri-naggio di fiducia, dal priore di Taizé,fratel Alois.

«L’incertezza sull’andamento del con-tagio, adesso come nei prossimi mesi, èun elemento importante ma non l’uni-co. Nella decisione — afferma l’ufficiostampa dell’arcidiocesi di Torino — p esaanche la considerazione che il pellegri-naggio dei giovani deve svolgersi incondizioni di serenità e sicurezza pertutti, proprio perché si tratta di un in-

contro con l’intera città e il suo territo-rio. I giovani saranno ospiti delle fami-glie torinesi e piemontesi, visiteranno inostri musei, incontreranno persone ecomunità dell’intera realtà torinese. I lo-ro incontri di riflessione e di preghiera,come anche il momento di contempla-zione della Sindone per i giovani che lovorranno, si inseriscono nella vitadell’intera città». Il tempo impiegato fi-nora non è comunque andato perduto:si sono presi contatti e impegni in vistadel pellegrinaggio, individuando lestrutture e i locali destinati all’ospitalitàe iniziando a studiare la complessa mac-china logistica che richiede l’accoglienzadi circa 20.000 persone in pochi giorni.

Ulteriori informazioni si troverannosui siti www.upgtorino.it, www.sindo-ne.org, www.taizetorino.it.

OR I S TA N O, 12. La diocesi di Ales-Terralba, in Sardegna, ha creatoun fondo di 250.000 euro per leaziende e i lavoratori in crisi acausa della pandemia. Un’iniziati-va frutto di quanto chiesto da Pa-pa Francesco, durante l’Angelusdel 2 agosto scorso, per aiutare unsettore in grave emergenza. Inquell’occasione il Pontefice ha ri-cordato che «la povertà e la man-canza di lavoro sono un problemadel post pandemia», sottolineandoche ci vuole «tanta solidarietà etanta creatività per risolverlo». Perdare il buon esempio la diocesisarda ha deciso di stanziare deifondi per aiutare le aziende localimesse in ginocchio per colpa delcovid-19.

Il fondo, intitolato a «San Giu-seppe Lavoratore», è stato costitui-to grazie all’8xmille ordinario e adaltre quote diocesane ed è rivoltoalle piccole imprese e ai lavoratoriautonomi in grave difficoltà dopoi mesi di lockdown. La richiestadel contributo, che dovrà perveni-re entro il 31 agosto, sarà valutatada un comitato tecnico nominatodall’arcivescovo di Oristano, Ro-berto Carboni, amministratoreapostolico di Ales-Terralba. Il so-stegno sarà a fondo perduto anchese i beneficiari sono invitati a por-tare avanti questo circuito di soli-darietà.

«Da marzo in poi — ha dichia-rato a Radio Vaticana Italia donMarco Statzu, direttore della Cari-tas diocesana di Ales-Terralba —abbiamo registrato un aumentodelle richieste di aiuto improvviso

qualcuno teme che i soldi asse-gnati siano poi richiesti indietrodalla diocesi. Quindi, il contribu-to è, e rimane, a fondo perduto,ma noi abbiamo pensato di pro-muovere all’interno del nostro ter-ritorio una forma di mutua assi-stenza, un circolo di buone prati-che nel quale chi ha ricevuto a suavolta poi dona. Dona però — spie-ga don Statzu — non secondo unamisura che imponiamo noi a livel-lo percentuale o di altro tipo, masecondo la sua disponibilità e lasua discrezione. Crediamo chequesta libertà potrà far aumentare,e non diminuire, il circolo di buo-ne pratiche. Abbiamo fiducia nelfatto che gli imprenditori e i lavo-ratori sono generosi e quandopossono fanno davvero tanto be-ne». Tale clima di fiducia crea unsenso di comunità estremamentenecessario in un momento partico-lare come questo: «Penso che bi-sogna tornare a un’umanità nuo-va, a un modo di relazionarsi an-che nuovo che forse fino a oggiabbiamo dato per scontato». Se-condo il sacerdote, dunque, biso-gna riscoprire la vita di gruppo inseno alla Chiesa in maniera diffe-rente. «Le nostre comunità par-rocchiali hanno sempre svolto unavita piuttosto regolare. Scanditada un calendario di feste, appun-tamenti e incontri che improvvisa-mente è stato spazzato via. Certo— conclude — un desiderio di nor-malità c’è in tutti noi, ma credoche non possiamo semplicementeriprendere a fare le cose che face-vamo prima».

e drastico. Abbiamo fornito unaiuto materiale indicativamente dicinquemila pacchi al mese. Le do-mande sono aumentate all’i n c i rc adel 30 per cento, rispetto alle per-sone che già prima si rivolgevanoa noi perché non riuscivano a so-stenere le spese. Ci siamo resiconto che tra queste persone cisono anche tanti che mai avrebbe-ro pensato di doversi rivolgere allaCaritas o quantomeno di doverciraccontare le loro gravi difficoltà.In dialogo con monsignor Carbo-ni — ha aggiunto Statzu — siamoriusciti, dopo più due mesi di la-voro, a creare questo fondo desti-nato proprio alle micro e piccoleimprese e ai lavoratori autonomiche operano nel territorio delladio cesi».

L’area di Ales-Terralba è unadelle più povere d’Italia. Il diret-tore della Caritas riferisce che«l’ex provincia del Medio Campi-dano, che ora è stata riassorbitanella provincia del Sud Sardegna,è, credo, la penultima provinciaper reddito pro capite. Stiamoparlando di un territorio poverissi-mo dove la dispersione scolasticaraggiunge picchi del 30 per centoe la disoccupazione livelli altissi-mi, superiori al 25-30 per cento. Èun territorio che aveva già tantiproblemi e la pandemia non hafatto altro che aumentarli a dismi-sura».

Una delle particolarità dell’aiu-to economico è che il contributo ètotalmente a fondo perduto: «Oc-corre sempre ribadirlo perché

Page 8: Individualismo e indifferenza distruggono l’armonia ...€¦ · «l’armonia è un’altra cosa: è il servi-zio». Ecco allora l’esortazione a chiedere al Signore, attraverso

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 13 agosto 2020

All’udienza generale il Papa prosegue le catechesi sulla necessità di guarire il mondo in questo tempo di pandemia

Individualismo e indifferenzadistruggono l’armonia sociale

Poiché il covid-19 «ha portato alla luce patologie sociali più ampie», non si puòessere «indifferenti né individualisti» visto che «gli atteggiamenti egoisticidistruggono «l’armonia creata da Dio». È quanto sottolineato dal Papaall’udienza generale del 12 agosto, proseguendo le catechesi inauguratela settimana precedente sull’attualità della pandemia e la conseguente necessitàdi «guarire il mondo». E proprio nel rispetto delle misure volte a contenerela diffusione del contagio, Francesco ha continuato a tenere l’incontro del mercoledìnella Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano, senza la presenzadi fedeli. Commentando il brano biblico tratto dal libro della Genesi (1, 27-28;2, 15), il Pontefice nella circostanza ha approfondito il tema «Fede e dignitàumana».

persona è la Dichiarazione Universa-le dei Diritti dell’Uomo, che SanGiovanni Paolo II ha definito «pie-tra miliare posta sul lungo e difficilecammino del genere umano» (Di-scorso all’Assemblea Generale delle Na-zioni Unite, 2 ottobre 1979), e come«una delle più alte espressioni dellacoscienza umana» (Discorso all’As -semblea Generale delle Nazioni Unite,5 ottobre 1995). I diritti non sono so-lo individuali, ma anche sociali; so-no dei popoli, delle nazioni (cfr.Compendio della Dottrina Sociale dellaChiesa, 157). L’essere umano, infatti,nella sua dignità personale, è un es-sere sociale, creato a immagine diDio Uno e Trino. Noi siamo esserisociali, abbiamo bisogno di vivere inquesta armonia sociale, ma quandoc’è l’egoismo, il nostro sguardo nonva agli altri, alla comunità, ma tornasu noi stessi e questo ci fa brutti,

cattivi, egoisti, distruggendo l’armo-nia.

Questa rinnovata consapevolezzadella dignità di ogni essere umanoha serie implicazioni sociali, econo-miche e politiche. Guardare il fratel-lo e tutto il creato come dono rice-vuto dall’amore del Padre suscita uncomportamento di attenzione, di cu-ra e di stupore. Così il credente,contemplando il prossimo come unfratello e non come un estraneo, loguarda con compassione ed empatia,non con disprezzo o inimicizia. Econtemplando il mondo alla lucedella fede, si adopera a sviluppare,con l’aiuto della grazia, la sua creati-vità e il suo entusiasmo per risolverei drammi della storia. Concepisce esviluppa le sue capacità come re-sponsabilità che scaturiscono dallasua fede (Ibid.), come doni di Dioda mettere al servizio dell’umanità edel creato.

Intervento del sottosegretario del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita

Il vero motore della ripresa economica

I saluti del Pontefice ai gruppi di fedeli

La Madre di Dio aiuti l’umanitàa sconfiggere il coronavirus

Nomina episcopalein Brasile

Antônio Fontinelede Melo

vescovo di Humaitá

Nato il 9 maggio 1968 a Camo-cim, stato di Ceará, ha compiutogli studi di preparazione al sacer-dozio presso il seminario São JoãoXXIII, a Porto Velho, conseguendoi titoli per la filosofia pressol’Università cattolica di Brasília eper la teologia presso il CentroSuperior de Juiz de Fora, nellostato di Minas Gerais. Si è inoltrespecializzato in metodologia edu-cativa e in Sacra scrittura. Ordina-to presbitero il 18 settembre 1999,per l’arcidiocesi di Porto Velho, èstato rettore del seminario minoreDom Helder Câmara (1999-2005);parroco di São Cristóvão (1999-2013); presidente dei presbiteripresso il regionale Noroeste dellaConferenza episcopale del Brasile(Cnbb); coordinatore della pasto-rale arcidiocesana (2005-2010); as-sessore per le Comunità ecclesialidi base del regionale Noroestedella Cnbb; docente presso il se-minario maggiore San GiovanniXXIII dell’arcidiocesi di Porto Ve-lho; docente presso il Centro uni-versitario claretiano e presso la Fa-coltà di Rondônia (FARO). Attual-mente era parroco della cattedraleSagrado Coração de Jesus ed eco-nomo arcidiocesano.

Mentre tutti noi lavoriamo per lacura da un virus che colpisce tutti inmaniera indistinta, la fede ci esorta aimpegnarci seriamente e attivamenteper contrastare l’indifferenza davantialle violazioni della dignità umana.Questa cultura dell’indifferenza cheaccompagna la cultura dello scarto:le cose che non mi toccano non miinteressano. La fede sempre esige dilasciarci guarire e convertire dal no-

stro individualismo, sia personale siacollettivo; un individualismo di par-tito, per esempio.

Possa il Signore “restituirci la vi-sta” per riscoprire che cosa significaessere membri della famiglia umana.E possa questo sguardo tradursi inazioni concrete di compassione e ri-spetto per ogni persona e di cura ecustodia per la nostra casa comune.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!La pandemia ha messo in risaltoquanto siamo tutti vulnerabili e in-terconnessi. Se non ci prendiamo cu-ra l’uno dell’altro, a partire dagli ul-timi, da coloro che sono maggior-mente colpiti, incluso il creato, nonpossiamo guarire il mondo.

È da lodare l’impegno di tantepersone che in questi mesi stannodando prova dell’amore umano ecristiano verso il prossimo, dedican-dosi ai malati anche a rischio dellapropria salute. Sono degli eroi! Tut-tavia, il coronavirus non è l’unicamalattia da combattere, ma la pan-demia ha portato alla luce patologiesociali più ampie. Una di queste è lavisione distorta della persona, unosguardo che ignora la sua dignità eil suo carattere relazionale. A volteguardiamo gli altri come oggetti, dausare e scartare. In realtà, questo ti-po di sguardo acceca e fomenta unacultura dello scarto individualistica eaggressiva, che trasforma l’e s s e reumano in un bene di consumo (cfr.Esort. ap. Evangelii gaudium, 53;Enc. Laudato si’ [LS], 22).

Nella luce della fede sappiamo,invece, che Dio guarda all’uomo ealla donna in un altro modo. Egli ciha creati non come oggetti, ma comepersone amate e capaci di amare; ciha creati a sua immagine e somi-glianza (cfr. Gen 1, 27). In questomodo ci ha donato una dignità uni-ca, invitandoci a vivere in comunio-ne con Lui, in comunione con le no-stre sorelle e i nostri fratelli, nel ri-spetto di tutto il creato. In comunio-ne, in armonia, possiamo dire. Lacreazione è un’armonia nella qualesiamo chiamati a vivere. E in questacomunione, in questa armonia che ècomunione, Dio ci dona la capacitàdi procreare e di custodire la vita(cfr. Gen 1, 28-29), di lavorare eprenderci cura della terra (cfr. Gen 2,15; LS, 67). Si capisce che non sipuò procreare e custodire la vita sen-za armonia; sarà distrutta.

Di quello sguardo individualista,quello che non è armonia, abbiamoun esempio nei Vangeli, nella richie-sta fatta a Gesù dalla madre dei di-scepoli Giacomo e Giovanni (cfr. Mt20, 20-28). Lei vorrebbe che i suoifigli possano sedersi alla destra e allasinistra del nuovo re. Ma Gesù pro-

pone un altro tipo di visione: quelladel servizio e del dare la vita per glialtri, e la conferma restituendo subi-to dopo la vista a due ciechi e facen-doli suoi discepoli (cfr. Mt 20, 29-34). Cercare di arrampicarsi nella vi-ta, di essere superiori agli altri, di-strugge l’armonia. È la logica deldominio, di dominare gli altri. L’ar-monia è un’altra cosa: è il servizio.

Chiediamo, dunque, al Signore didarci occhi attenti ai fratelli e allesorelle, specialmente a quelli che sof-frono. Come discepoli di Gesù nonvogliamo essere indifferenti né indi-vidualisti, questi sono i due atteggia-menti brutti contro l’armonia. Indif-ferente: io guardo da un’altra parte.Individualisti: guardare soltanto ilproprio interesse. L’armonia creatada Dio ci chiede di guardare gli al-tri, i bisogni degli altri, i problemidegli altri, essere in comunione. Vo-gliamo riconoscere in ogni persona,qualunque sia la sua razza, lingua ocondizione, la dignità umana. L’ar-monia ti porta a riconoscere la di-gnità umana, quell’armonia creatada Dio, con l’uomo al centro.

Il Concilio Vaticano II sottolineache questa dignità è inalienabile,perché «è stata creata a immagine diDio» (Cost. past. Gaudium et spes,12). Essa sta a fondamento di tuttala vita sociale e ne determina i prin-cipi operativi. Nella cultura moder-na, il riferimento più vicino al prin-cipio della dignità inalienabile della

Al termine della catechesi, primadi recitare il «Padre nostro»e impartire la benedizione, Francescoha salutato i vari gruppi chelo seguivano attraverso i mezzidi comunicazione, ricordandol’imminente solennità dell’As s u n z i o n edella Beata Vergine Maria.

Saluto cordialmente le persone dilingua francese. Tra poco celebrere-

mo la Vergine Assunta, Patronadella vostra nazione. Possa questaMadre premurosa rafforzare la vo-stra fede e la vostra speranza, e viaiuti a contrastare sempre l’egoi-smo, l’indifferenza e l’individuali-smo per costruire una società fra-terna e solidale.

Dio vi benedica!

Saluto i fedeli di lingua inglese.Mentre ci prepariamo a celebrare laSolennità dell’Assunzione dellaBeata Vergine Maria, affido voi e levostre famiglie alla sua materna in-tercessione, perché Ella sia guidanel nostro pellegrinaggio verso lapienezza delle promesse di Cristo.E vi chiedo per favore di pregareper me.

Dio vi benedica!

Saluto cordialmente i fedeli dilingua tedesca. Tra pochi giorni ce-lebreremo la festa dell’Assunzionedi Maria, che ci rivela la sublimedignità che Dio ha conferito all’uo-mo. Chiediamo al Signore la graziadell’umiltà della sua Serva, affinchéEgli possa fare grandi cose anche innoi. Dio vi benedica!

Saludo cordialmente a los fielesde lengua española. Pidamos al Se-

ñor que nos conceda ojos atentospara ver en las personas, de cual-quier raza, lengua o condición,miembros de la única familia huma-na. Y que esta mirada se traduzcaen acciones concretas de ayuda alos que más sufren, y de cuidado yrespeto a nuestra casa común. Queel Señor los bendiga.

Saluto gli ascoltatori di linguaportoghese, augurando a voi tutti direndervi sempre conto di quanto lavita sia davvero un dono meravi-glioso. Vegli sul vostro cammino laVergine Maria e vi aiuti ad esseresegno di fiducia e di speranza inmezzo ai vostri fratelli. Su di voi esulle vostre famiglie scenda la Bene-dizione di Dio.

Saluto i fedeli di lingua araba. LaBibbia insegna che ogni essere uma-no è stato creato per amore, fattoad immagine e somiglianza di Dio.Questa affermazione ci mostra l’im-mensa dignità di ogni persona, chenon è soltanto qualcosa, ma qualcu-no. È capace di conoscersi, di pos-sedersi, di donarsi liberamente e dientrare in comunione con gli altri.Il Signore vi benedica tutti e vi pro-tegga sempre da ogni male!

Saluto cordialmente i fedeli po-lacchi. In particolare, accompagnospiritualmente le centinaia di pelle-grini che da Varsavia, Cracovia e daaltre città si recano a piedi al San-tuario della Madonna Nera. Questopellegrinaggio, fatto con cautela acausa della pandemia, sia per tuttitempo di riflessione, di preghiera edi fraternità nella fede e nell’a m o re .

Il 15 agosto cade il centenariodella storica vittoria dell’esercito po-lacco, chiamata “Miracolo sulla Vi-stola”, che i vostri avi attribuironoall’intervento di Maria. Oggi la Ma-dre di Dio aiuti l’umanità a sconfig-gere il coronavirus, e a voi, alle vo-stre famiglie e al popolo polacco as-sicuri copiose grazie. Vi benedico dic u o re !

Rivolgo un cordiale saluto ai fe-deli di lingua italiana. Abbiamo ce-lebrato ieri la memoria di SantaChiara d’Assisi: vi invito ad imitareil suo luminoso esempio di generosaadesione a Cristo.

Il mio pensiero va infine agli an-ziani, ai giovani, ai malati e aglisposi novelli. Siate coraggiosinell’affrontare anche i momenti dif-ficili della vita, confidando nell’aiu-to di Dio e della Madonna. Dio vib enedica.

Pubblichiamo stralci del testo del video-messaggio con cui il sottosegretario delDicastero per i laici, la famiglia e lavita si è unita ai partecipanti al Vil-laggio tematico “Politiche per la felici-tà” — preparatorio all’appuntamentoEconomy of Francis — svoltosi onlinenei giorni scorsi con la partecipazionedi giovani di tutto il mondo.

di GABRIELLA GAMBINO

Non c’è più tempo per l’i n d i f f e re n -za, ci ha fatto notare con forza PapaFrancesco di fronte agli effetti deva-stanti della pandemia: «Coloro chehanno responsabilità politiche siadoperino attivamente in favore delbene comune, fornendo a tutti imezzi e gli strumenti necessari percondurre una vita dignitosa» (Me s -saggio pasquale 12.04.2020).

Per bene comune s’intende «l’in-sieme di quelle condizioni della vitasociale che permettono tanto aigruppi quanto ai singoli membri, diraggiungere la propria perfezionepiù pienamente e più speditamente»(Gaudium et spes n. 26). Esso nonconsiste dunque nella semplice som-ma dei beni particolari di ciascunsoggetto: il bene comune è di tutti edi ciascuno, è comune, come tale in-divisibile e soltanto insieme è possi-bile raggiungerlo, accrescerlo e cu-stodirlo. La sua logica è quella di unsistema, tutti dobbiamo perseguirlo:

singoli, famiglie, imprese e Stato.Esso implica la ricerca del senso edel bene delle forme di vita socialeesistenti per garantire a tutti un’equadistribuzione dei beni.

Ma il bene comune non è fine ase stesso, poiché serve al raggiungi-mento dei fini ultimi della persona,affinché ciascuno possa realizzarsi inpienezza. Esso dunque non è riduci-bile ad un semplice benessere socio-economico. In che modo la famigliaè un’istituzione necessaria ed essen-ziale al raggiungimento del bene co-mune? La famiglia, che nascedall’intima comunione di vita ed’amore coniugale fondata sul matri-monio tra un uomo e una donna,possiede una sua specifica e origina-ria dimensione sociale, in quantoluogo primario di relazioni interper-sonali, prima e vitale cellula dellasocietà (Apostolicam actuositatem n.11). Essa è «il luogo primario della“umanizzazione” della persona edella società» e «culla della vita edell'amore ». La famiglia, dunque, ècentrale in riferimento alla persona.In tal senso, la prima e fondamenta-le struttura a favore di un sano svi-luppo dell’ecologia umana è la fami-glia. (Centesimus annus n. 39). Essaha una dimensione pubblica, che ge-nera obblighi in capo ai suoi mem-bri, che non sono limitati dai termi-ni di un contratto, ma che derivanodall’essenza stessa della famiglia,

fondata su un patto coniugale irre-vocabile e strutturata dai rapporti edai ruoli che ne derivano in seguitoalla generazione o all'adozione deifigli.

La famiglia coniugale, con la sta-bilità e la certezza che conferisce aisuoi membri, richiede per tali ragio-ni di essere sostenuta con forza dalloStato, in quanto... condizione fon-dante ogni altra possibilità di svilup-po della persona umana nella suadimensione sociale.

Il legame tra famiglia, bene co-mune e vita economica è molto for-te: economia deriva da oikia-nomos,l’arte di gestire la famiglia, la casa,in senso macro-economico, la nostracasa comune (Laudato si’ n. 13). Peri legami che la caratterizzano, la fa-miglia è in grado di generare atteg-giamenti virtuosi all’interno del mer-cato, come la condivisione e la soli-darietà tra le generazioni, rendendo-si produttrice di servizi.

La famiglia genera risorse umane,fa circolare capitale a partire da esi-genze specifiche, produce servizi.Essa è una forza trainante del siste-ma economico. E l’esperienza dellapandemia lo ha dimostrato. La fami-glia è stata l’ammortizzatore che haassorbito sulle sue spalle le conse-guenze umane ed economiche piùpesanti della crisi. Il principio, oggidominante, della massimizzazionedel profitto è una distorsione

dell’economia e non conduce né allafelicità dei singoli né al bene comu-ne, così come non garantisce lo svi-luppo umano integrale e l’inclusionesociale. L’economia capitalistica, in-fatti, sembra essere arrivata ormai aun punto di saturazione... Per dipiù, ben poco viene destinato a co-loro che finora sono rimasti indietro:i poveri, gli emarginati, coloro cheda troppo tempo sono in difficoltà.L’evidenza empirica suggerisce chese usiamo un aumento del nostroreddito semplicemente per comprarecase più grandi o beni di lusso, nonci ritroviamo più felici di prima. Mase usiamo l’aumento di reddito peracquistare beni non vistosi per dedi-care più tempo a coloro che amia-mo, le cose cambiano...

I dati delle attuali scienze econo-miche ci mostrano che quando le re-lazioni non strumentali diventanoscarse (famigliari, amicali, e in gene-rale le relazioni di gratuità) e il red-dito, invece, cresce, l’aumento ulte-riore di reddito può essere “pagato”con un peggioramento della vita re-lazionale... Ciò dimostra che all’in-terno del sistema economico è neces-sario, e non opzionale, salvaguardarele relazioni e, in primis, il ruolo pilo-ta della famiglia, ossia di quel luogodelle relazioni primarie necessarie al-la persona per poter realizzare inpienezza la propria personalità, lapropria identità e il proprio progetto

di vita. A tal fine, però, è necessarioche il sistema cambi il suo sguardonei confronti di due soggetti: delsingolo, che non è solo un indivi-duo; e della famiglia, che non è unpeso o un costo, ma il principalemotore capace di generare stabilità,sicurezza, atteggiamenti virtuosi, so-lidali e gratuiti, che possono alimen-tare virtuosamente il sistema econo-mico.

Tutto ciò implica: abbandonare laconcezione individualistica della per-sona; riconoscere la soggettività e lapriorità sociale della famiglia, comefondamento del bene comune; pro-muovere condizioni di lavoro e mec-canismi di redistribuzione dell’equi-librio tra ruoli di cura e ruoli profes-sionali nel mercato del lavoro, inmodo che uomini e donne non deb-bano abbandonare la famiglia e so-prattutto il progetto di una famiglia;avere chiaro che all’economia non èaffidato il fine della realizzazionedell’uomo e della buona convivenzaumana, ma un compito parziale; unrinnovamento dei modelli economicibasati anche sulla nostra personaleconversione e generosità nei con-fronti dei più bisognosi... Bisognalavorare perché la condivisione, lasolidarietà e la comunione diventinoi principi di un mercato come spaziodi incontro tra persone, governatoda fiducia e trasparenza.