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PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
COMMISSIONE PER LA GARANZIA DELL’INFORMAZIONE STATISTICA
INDAGINE SULLE STATISTICHE RELATIVE ALLA
DISTRIBUZIONE TERRITORIALE
DELLE IMPRESE ITALIANE
Rapporto di Indagine
08.02 Novembre 2008
a cura di: Fabrizio Antolini Andrea Ciccarelli Francesca Petrei Alessandro Rinaldi Francesco Truglia
2
3
RIASSUNTO OPERATIVO 5
I. RILEVANZA E UTILIZZO DI NUOVE FONTI (ARCHIVI AMMINISTRATIVI) PER L’ANALISI DELLE IMPRESE A LIVELLO TERRITORIALE 15
1.1 Territorio amministrativo e territorio statistico 15
1.2 Il territorio come elemento di produzione e aggregazione produttiva 17
1.3 Gli archivi amministrativi che contribuiscono all’Archivio ASIA 19
1.4 Potenzialità di nuovi archivi amministrativi: l’archivio 770 e gli Studi di Settore 24 1.4.1 Il mercato del lavoro e l’archivio 770 25 1.4.2 Gli Studi di Settore: natura, principali problematiche e possibili utilizzi 26
1.5 La “trascodifica” dei dati: case study sul valore aggiunto e sul codice di attività economica 29
1.5.1 La stima del Valore Aggiunto a partire dagli Studi di Settore 29 1.5.2 Il caso del codice di Attività Economica 34
II. INDICAZIONI PER LO SVILUPPO DELLE STATISTICHE SULLE IMPRESE A LIVELLO INTERNAZIONALE 37
2.1 L’informazione statistica sulle imprese: comparabilità nello spazio e tipologia di indagine 37
2.2 La costruzione di registri di imprese: la normativa di riferimento in ambito UE 41 2.2.1. Le unità statistiche di riferimento 44 2.2.2. La classificazione delle attività economiche 46 2.2.3. La variabile territoriale 47
2.3 Il recepimento delle direttive comunitarie da parte dell’ISTAT 52
III. LE INFORMAZIONI CONTENUTE NELL’ARCHIVIO ASIA E POSSIBILI INTEGRAZIONI 57
3.1 Dall’origine del progetto ASIA alla produzione annuale degli archivi statistici delle imprese e delle unità locali 57
3.2 Gli utilizzi degli archivi ASIA-imprese e ASIA-unità locali e le modalità di diffusione 63
3.3 La qualità dell’Archivio ASIA 67
3.4 Gli ampliamenti del campo di osservazione all’Agricoltura, alla Pubblica Amministrazione e al Non Profit 75
3.4.1 Le unità agricole 76 3.4.2 Le unità del settore della Pubblica Amministrazione 80 3.4.3 Le unità del settore Non Profit 81
3.5 Il codice di sezione di censimento 82
4
3.6 Il codice di attività economica 83
IV. INFORMAZIONE STATISTICA DISPONIBILE (ASIA) E POSSIBILI INTERPRETAZIONI: CASE STUDY SULLA PROVINCIA DI TERAMO 87
4.1 L’informazione statistica attualmente diffusa 87
4.2 Possibili utilizzazioni di una informazione statistica più dettagliata 88
4.3 Aree economiche su base amministrativa e partizioni territoriali alternative 90 4.3.1 Aree economiche su basi amministrative 90 4.3.2 Partizioni territoriali diverse da quelle amministrative per una geografia economica 94
APPENDICE METODOLOGICA 98
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 111
PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI 116
5
RIASSUNTO OPERATIVO1
L’analisi e l’interpretazione statistica dei fenomeni richiede di disporre di
informazioni statistiche sempre più dettagliate e tempestive. Con specifico riferimento
al territorio, mentre la geografia amministrativa individua le relative partizioni a seguito
di fattori politici, storici e socio-culturali, l’individuazione di partizioni statistiche
dipende da diversi fattori quali la qualità del dato, l’eventuale ricodifica delle
informazioni (gli indicatori scelti per l’analisi), i modelli utilizzati per la
sintesi/aggregazione dei dati, la possibilità di georeferenziare i dati.
Per le imprese, un’informazione statistica dettagliata e tempestiva è contenuta
nell’Archivio Statistico delle Imprese Attive (ASIA), sebbene, come vedremo, le
modalità di diffusione dei dati in esso contenuti non consentono ancora un’adeguata
rappresentatività dei diversi fenomeni.
L’obiettivo del presente lavoro è quindi di riuscire ad evidenziare le modifiche
che sarebbe utile apportare all’informazione statistica ufficiale per meglio
rappresentare l’universo imprese a livello territoriale.
ASIA, proprio perché è un archivio statistico, è composto dall’integrazione di
informazioni di origine amministrativa con dati di tipo statistico. Poiché l’informazione
amministrativa, però, non può essere immediatamente utilizzata per finalità statistiche,
nel primo capitolo (redatto da Fabrizio Antolini) si è ritenuto opportuno descrivere le
fasi di processo che l’ISTAT ha predisposto per il passaggio dall’archivio
amministrativo a quello statistico. Inoltre, si è cercato di comprendere l’utilizzo di
eventuali ulteriori fonti amministrative, per potenziare l’informazione statistica già
presente in ASIA, cercando di evidenziarne pregi e criticità.
Il modello 770, ad esempio, consente di avere informazioni su ben 500 variabili,
alcune delle quali già utilizzate per le indagini sulla struttura delle retribuzioni, sul costo
del lavoro e sui trattamenti monetari non pensionistici. Questa fonte può però fornire
informazioni anche sui lavoratori atipici, tra i quali i collaboratori coordinati e
1 Il presente rapporto è frutto di un lavoro e di una riflessione comune, tuttavia nella cura e nella stesura del testo, il Capitolo 1 è da attribuirsi a Fabrizio Antolini, il capitolo 2 ad Andrea Ciccarelli, il capitolo 3 ad Alessandro Rinaldi (in particolare i par. 3.1 – 3.4 – 3.5) e Francesca Petrei (in particolare i par. 3.2 – 3.3 – 3.6), il capitolo 4 a Fabrizio Antolini e Francesco Truglia e l’Appendice Metodologica a Francesco Truglia.
6
continuativi e i lavoratori stranieri (attraverso lo sfruttamento della variabile paese di
nascita); inoltre, è possibile territorializzare alcuni indicatori occupazionali e di struttura
produttiva, utilizzando l’informazione derivante dalla provincia in cui il lavoratore
svolge la propria attività lavorativa. E’ possibile, infine, integrare l’indagine sulle
retribuzioni contrattuali con la tipologia di contratto ed il livello di inquadramento per i
lavoratori del settore privato, mentre, per quelli afferenti al settore pubblico, l’ISTAT in
futuro provvederà ad effettuare un’analisi delle retribuzioni e dei dati assistenziali e
previdenziali (dati Inpdap). Molto importante è la futura realizzazione, da parte
dell’ISTAT, di un archivio satellite del registro delle imprese ASIA, ovvero il LEED
(Linked Employer Employee Database), che consentirà di effettuare analisi sia
trasversali sia longitudinali sui comportamenti individuali di lavoratori e imprese.
Le maggiori criticità segnalate dall’ISTAT sull’utilizzo di questa fonte
amministrativa riguardano, in primo luogo, la confrontabilità dei dati nel tempo a causa
di modifiche dovute a mutamenti della normativa che hanno spostato parte
dell’informazione contenuta nell’archivio 770 nella Denuncia E-Mens dell’Inps e DMA
dell’Inpdap2. Un ulteriore aspetto critico riguarda, invece, la tempestività nella
disponibilità dei dati che, pur utilizzando modelli telematici, risente dei termini per la
presentazione delle dichiarazioni all’Agenzia delle Entrate. Un'altra fonte
amministrativa di grande rilievo riguarda gli Studi di Settore (SDS); essi possono essere
utilizzati per diversi ed importanti scopi: individuare le unità locali delle piccole
imprese, con conseguente miglioramento della base informativa utilizzata per la
realizzazione dei registri ASIA Imprese e Unità Locali; classificare le unità secondo la
nomenclatura delle attività economiche (case study) secondo una nuova procedura
utilizzata per il passaggio all’Ateco 2007; analizzare la struttura occupazionale delle
imprese (lavoro atipico).
La possibilità di integrare dati di fonte fiscale con quelli rilevati dalle indagini
correnti sulle piccole e medie imprese potrebbe rappresentare un’ulteriore forma di
controllo della qualità delle stime. Delicato è il problema relativo ad alcune variabili
economiche di impresa, in quanto può accadere o che le definizioni di natura fiscale
siano diverse da quelle statistiche, oppure, come accade per il valore aggiunto (case
study) che non siano proprio rilevate nel modello amministrativo. In quest’ultimo caso,
2 Tale spostamento di informazioni è avvenuto nel 2005.
7
si è potuto appurare come la procedura di trascodifica, molto complessa, non consente
di ricavare da questa fonte tale importante variabile economica.
Un’altra criticità emersa nell’utilizzo degli SDS è che ciascun modello
amministrativo ha una propria specificità a seconda dell’attività economica considerata
ovvero “per un insieme di attività economiche omogeneo per struttura produttiva”
(ISTAT).
Da ciò ne consegue che una parte delle informazioni contenute nelle diverse sezioni
del modello cambia a seconda del settore di attività. Le informazioni, quindi, per le
ragioni appena accennate, possono risultare frammentate e difficilmente riconducibili ad
un quadro coerente.
“Appare evidente, allora, l’importanza di partecipare alle operazioni di definizione
delle caratteristiche della fonte amministrativa fin dal suo avvio, cioè, (…), intervenire
ex-ante rispetto alla definizione delle caratteristiche della fonte utilizzando, dati i
vincoli normativi, schemi concettuali, definizioni e classificazioni proprie del sistema
statistico nazionale e dell’Unione europea”. (ISTAT, documentazione fornita).
Il secondo capitolo del presente lavoro (redatto da Andrea Ciccarelli) si è posto
come obiettivo quello di descrivere l’evoluzione dei registri d’impresa, alla luce delle
indicazioni fornite dalla Commissione, per la definizione statistica di impresa, unità
locale e gruppi di impresa, nonché delle relative variabili statistiche che devono
(dovranno) essere incluse. Di recente, tra l’altro, la Commissione ha ritenuto opportuno
modificare la normativa in relazione alla costruzione di registri delle imprese
(Regolamento (CE) 177/08), introducendo due principali cambiamenti: a) la
registrazione obbligatoria di tutte le imprese esercitanti attività economiche che
contribuiscono al prodotto interno lordo, delle loro unità locali e delle corrispondenti
unità giuridiche (alcuni settori di attività erano, in precedenza, solamente facoltativi); b)
la copertura delle relazioni finanziarie e dei gruppi di imprese e lo scambio di dati tra i
paesi e Eurostat sui gruppi multinazionali e sulle unità di cui questi sono costituiti.
Occorre, inoltre, sottolineare come in futuro diventi obbligatorio inserire nel registro
delle imprese i settori della Pubblica Amministrazione e dell’Agricoltura e della Pesca,
che, nel rispetto della precedente versione del Regolamento, erano raccolti solamente su
base volontaria. Inoltre, mentre in ottemperanza della vecchia normativa (Regolamento
CEE 2186/93) venivano registrati solamente i gruppi di imprese ubicati sul territorio
8
nazionale, nella versione attuale, viceversa, si stabilisce che vengano annotate sul
registro tutte le relazioni finanziarie tra le unità giuridiche e che tali informazioni sulle
relazioni transnazionali vengano trasmesse alla Commissione. Inoltre, il nuovo
Regolamento, oltre a ciò, stabilisce che vengano repertoriate nei registri statistici tutte le
imprese esercitanti attività economiche che contribuiscono al prodotto interno lordo
(PIL) e le loro unità locali; le unità giuridiche che costituiscono tali imprese; i gruppi
troncati e i gruppi di imprese multinazionali; i gruppi composti da imprese tutte
residenti. Le informazioni contenute nei registri debbono essere aggiornate almeno una
volta l’anno.
In tale contesto, l’ISTAT ha, negli ultimi anni, effettuato notevoli sforzi per
rispondere alle sollecitazioni provenienti, da un lato, dalla regolazione comunitaria e,
dall’altro, da un’utenza che ha mostrato esigenze sempre maggiori.
In particolare, per quanto attiene ai cambiamenti nelle classificazioni, l’Istituto
Nazionale di Statistica ha adottato, a partire dall’anno di riferimento 2007, la nuova
classificazione delle attività economiche (ATECO 2007) che costituisce la “versione
italiana” della classificazione NACE Rev. 2, riproducendone, ad un livello di ancora
maggiore dettaglio settoriale, la stessa struttura gerarchica (le attività sono raggruppate,
dal generale al particolare, in sezioni, divisioni, gruppi, classi, categorie e
sottocategorie). Una sempre maggiore armonizzazione delle informazioni e delle fonti
disponibili sarà, inoltre, possibile grazie alla stretta collaborazione intercorsa tra
l’ISTAT, l'Agenzia delle Entrate e le Camere di Commercio, in virtù della quale si è
pervenuti (per la prima volta) ad un'unica classificazione delle attività economiche.
In relazione alla collezione di informazioni statistiche sulle imprese, poi, va
sottolineato come si sia proceduto ad estendere il campo di osservazione anche ai settori
dell’Agricoltura e della Pubblica Amministrazione; in quest’ultimo caso, in particolare,
l’Istat predispone già a partire dal 2005 l’elenco delle unità istituzionali che fanno parte
del Settore “Amministrazioni Pubbliche” (Settore S13, così come definito in base alle
regole del Sistema Europeo dei Conti – SEC95).
In modo altrettanto efficiente, infine, l’ISTAT ha pienamente recepito le indicazioni
comunitarie in relazione alla variabile territoriale, adeguando, sulla base delle proprie
peculiarità morfologiche, e della propria tradizione sociale, politica e culturale, la
propria struttura geografica alla classificazione europea, prevedendo cinque aree a
9
livello NUTS 1, 21 a livello NUTS 2 e 107 a livello NUTS 3. Tali “ritagli geografici”
rappresentano la base (territoriale) per la costruzione delle indagini e per la diffusione
dell’informazione statistica.
Dunque, il recepimento da parte dell’ISTAT delle norme comunitarie appena
descritte ha portato all’implementazione di ASIA che è stato analizzato nel dettaglio nel
terzo capitolo della presente indagine (redatto da Alessandro Rinaldi e Francesca
Petrei). Aggiornato annualmente, sia nella versione impresa sia in quella per unità
locale, l’Archivio costituisce un importante punto di riferimento per le statistiche sulle
imprese con particolare riferimento al dettaglio territoriale. L’analisi territoriale
consente di avere indicazioni utili anche ai fini di programmazione e policy. La
caratteristica dell’Archivio statistico ASIA di contenere informazioni anche sulle unità
locali, esaustive per tutti i settori e per tutte le unità attive, indipendentemente dalla loro
dimensione o dall’assenza nei registri principali, aumenta ancor più la sua utilità e
adeguatezza a tali scopi. Il completamento dell’Archivio attuale con i settori
dell’Agricoltura, della Pubblica Amministrazione e del Non Profit costituisce ormai un
evidente traguardo da raggiungere, anche alla luce dell’evoluzione del quadro statistico
europeo, al fine di garantire analisi non più parziali al settore imprese, ma esaustive su
tutti i settori e tutte le unità economiche attive.
Si sottolinea, in tal senso, la centralità del completamento dell’universo di
informazioni riguardanti le attività presenti sui territori, anche se non richieste dalla
Commissione, per il completamento di ASIA. E’ emblematico, ad esempio, il caso del
settore Non Profit, “osservato” dai processi ASIA solamente per una porzione limitata,
ma rilevante ai fini di una serie di analisi statistico-economiche anche per la propria
componente non market. Oltre al completamento delle informazioni anche ai settori
oggi non ancora coperti, sono auspicabili ulteriori avanzamenti informativi, come quello
conseguibile con l’apposizione del codice di sezione di censimento che porterebbe
l’archivio ASIA (nella sua forma più estesa) a penetrare anche all’interno dei confini
comunali, arricchimento rilevante in un Paese come l’Italia, in cui, in alcuni casi, in un
solo comune risiede una popolazione paragonabile a quella di interi paesi europei;
inoltre, un livello di dettaglio territoriale così avanzato renderebbe l’informazione più
utile e adeguata per analisi ed interpretazioni sul cosiddetto “territorio statistico”. Anche
il codice di attività economica secondaria rientra in questo quadro di un’informazione
10
esaustiva, ma anche esauriente per la produzione di informazioni sempre più efficaci e
dettagliate.
Per quanto attiene l’Archivio nella sua forma attuale, l’attenzione posta dall’ISTAT
nel monitorare tutte le fasi di input, processo e output dei dati per verificarne la qualità
rende la fonte informativa “garantita”, anche grazie ad una procedura di misurazione
della qualità replicabile nel tempo. Un’ultima considerazione riguarda la questione della
modalità di diffusione dell’informazione attuata finora in merito ai dati ASIA e quella
attuabile in prospettiva. Sono, infatti, comprensibili ed evidenti le difficoltà a cui si va
incontro nella pubblicazione di dati troppo analitici, in analogia anche con il caso di
altre rilevazioni ISTAT del passato; è, però, auspicabile, data la sostanziale
assimilazione di ASIA ai censimenti sulle attività produttive (che, proprio grazie ai
risultati conseguiti nella valorizzazione di archivi amministrativi, si prestano ad essere
progressivamente abbandonati) che tali dati possano “ereditare” l’eccezionalità nelle
possibilità di diffusione che da sempre ha caratterizzato le rilevazioni censuarie,
soprattutto alla luce del fatto che, come sembra, l’Istat stia valutando la possibilità di
non ripetere, nel 2001, il Censimento delle attività produttive.
Nel quarto capitolo (redatto da Fabrizio Antolini e Francesco Truglia), infine,
sono presentate una serie di elaborazioni (Nota Metodologica di Francesco Truglia)
che non hanno lo scopo di fornire indicazioni sostantive sulla struttura economica
della provincia di Teramo ma, unicamente, di evidenziare:
l’utilità reale dell’attuale stato di diffusione dell’informazione statistica di
ASIA;
le indicazioni che si potrebbero ottenere a livello territoriale, se si disponesse di
una informazione statistica più dettagliata.
Dopo aver verificato che a livello provinciale i dati ASIA sulle unità locali
prevedono 5 macrosettori con l’aggregazione dei comuni al di sotto dei 5.000
abitanti e che sulla base di questa informazione non è possibile effettuare nessuna
elaborazione statistica di rilievo, si è fatta richiesta all’ISTAT di avere un dettaglio
11
delle attività economiche alla “terza cifra” (ATECO 2002) per tutti i 47 comuni
della provincia di Teramo3.
Su questa nuova informazione statistica si sono fatte delle elaborazioni ottenendo
le seguenti informazioni:
1. Costruzione di una carta tematica dei comuni in relazione all’attività prevalente
La rappresentazione cartografica ha evidenziato una persistente contiguità
territoriale dei comuni nei quali l’edilizia è l’attività prevalente (attività modale).
Inoltre, è emerso che i comuni nei quali prevalgono le attività legate al commercio si
localizzano per la maggior parte sul versante orientale della provincia;
2. Diffusione territoriale delle attività economiche
In base all’indice di diffusione (dj), si è compilata una graduatoria delle diverse
attività economiche presenti nei comuni della provincia di Teramo evidenziando che:
solo per 5 di essi l’indice di diffusione è pari a 1 (massima diffusione);
il 13,11% delle attività economiche presenta un valore di maggiore di 0,80;
118 attività (64,44%) si collocano al di sotto dell’indice medio di diffusione
(0,348);
il 25% delle attività ha un indice di diffusione che non supera lo 0,13.
3. Capacita dei comuni della provincia di Teramo di attrarre attività economiche
L’indice di attrazione economica (ai) consente di registrare la capacità dei comuni
di attrarre attività economiche. La distribuzione di questa statistica presenta un
campo di variazione molto ampio (tra 0,066 e 0,760), mentre la media e la
deviazione standard sono rispettivamente pari a 0,348 e 0,179. Queste prime
informazioni sembrano indicare una bassa capacità attrattiva dei comuni esaminati.
La ripartizione dei comuni 5 classi in base al valore dell’indice di attrazione è
eseguita con il metodo Natural Break. I 13 Comuni con l’indice di attrazione più
3 La matrice fornita dall’ISTAT sulla quale sono state effettuate le elaborazioni è composta da 47 record (comuni) e 183 campi (attività economiche), rimanendo escluse le attività fuori dal campo di osservazione di ASIA.
12
basso (0,066 – 0,205) si localizzano prevalentemente nel versante occidentale e
presentano una persistente contiguità spaziale.
Nella classe 0,206-0,344 ricadono 12 comuni che, tranne Controguerra e Torano
Nuovo, si situano nella parte meridionale della provincia. Al contrario i 7 comuni che
ricadono della classe 0,345-0,482, ad eccezione di Notaresco, occupano la parte nord
del territorio e 5 di essi sono contigui. Dei 12 Comuni con un indice di attrazione
medio-alto (0.483-0,621), 10 si trovano sulla costa e presentano un’elevata contiguità
spaziale. Infine, non c’è contiguità spaziale tra i 3 Comuni con un indice alto di
attrazione (0,622-0,760).
Al fine di evidenziare eventuali interdipendenze spaziali tra i comuni in relazione
all’indice di attrazione si è utilizzato sia il coefficiente di autocorrelazione I di
Moran che la G*i di Getis e Ord. Entrambe queste statistiche si basano una ricodifica
dello spazio in termini contiguità tra i comuni. L’indice I ha registrato
un’autocorrelazione positiva pari a 0,4418. Tale dato denota che, comuni con un
valore di attrazione simile, tendono a collocarsi territorialmente vicini. Ulteriori
elementi di analisi sulla configurazione spaziale dei comuni in relazione alla loro
capacità attrattiva sono stati ricavati utilizzando la procedura messa a punto da Getis
e Ord. La quale, nel caso qui esaminato, segnala una tendenza più marcata al
raggruppamento dei comuni con livelli medi e medio-alti di attrazione.
4. Elaborazione di una mappa delle aree di attrazione economica che
prescindono dai confini amministrativi dei comuni
Le tecniche per la creazione delle superfici sono ampiamente utilizzate per
rappresentare fenomeni sia fisici che economici e sociali. Nel presente lavoro a
partire dai baricentri demografici dei comuni ponderati per le intensità dell’indice di
attrazione, e utilizzando l’interpolatore spaziale kriging, si è creata una mappa
teorica nella quale alle diverse gradazioni di colore corrispondono a diverse zone di
attrazione economica.
5. Localizzazione dei baricentri delle attività economiche
Ogni baricentro è ottenuto dalla media dei centri geografici (latitudine,
longitudine) di ognuno dei 47 comuni ponderata per la percentuale delle unità locali
13
delle 23 attività economiche selezionate4. L’individuazione dei baricentri consente
una prima descrizione sintetica della struttura economica del territorio esaminato e
può essere il primo passo per la definizione di una geografia economica presente sul
territorio.
I baricentri delle 23 attività economiche si localizzano nella parte nord-orientale
della provincia tra il comune di Teramo e il litorale. La maggior parte di essi si
situano tra il Comune di Bellante e quello di Castellano: il perimetro nel quale
ricadono tutti i baricentri è pari a 32,85 km (il 3,35% dell’intera superficie della
provincia di Teramo), la distanza media tra le 23 attività è di 3,44 km, mentre la
distanza minima e quella massima sono rispettivamente 0,10 e 12,96 km.
Dall’analisi del vicinato, infine, è emerso un processo di tipo aggregativo tra i
baricentri delle 23 attività economiche che si localizzano ad una distanza compresa
tra 2,5 km e 5 km.
L’adeguatezza delle statistiche diviene, quindi, elemento irrinunciabile per
disporre di una “informazione che oltre ad essere descrittiva risulti operativa” nella
gestione dei fenomeni, siano essi sociali o economici.
4 La scelta di quante e quali attività economiche esaminate è stata fatta sulla base dell’incidenza di ogni attività economica. Sono state, quindi, prese in esame quelle attività con un tasso di incidenza maggiore dell’1%.
14
15
I. RILEVANZA E UTILIZZO DI NUOVE FONTI (ARCHIVI
AMMINISTRATIVI) PER L’ANALISI DELLE IMPRESE A
LIVELLO TERRITORIALE
1.1 Territorio amministrativo e territorio statistico
Nell’attuale fase di sviluppo economico, si registrano due opposte tendenze: da un
lato, si tende a globalizzare ogni forma di relazione, umana, sociale, economica, con la
perdita di ogni confine, dall’altro, invece, si tende a valorizzare il territorio e le sue
specificità locali. Dal punto di vista dell’analisi e dell’interpretazione statistica dei
fenomeni, sia che essa sia basata su partizioni territoriali di tipo amministrativo che di
tipo funzionale-economico, è avvertita, con sempre maggiore urgenza, la necessità di
disporre di nuove informazioni sempre più dettagliate e tempestive. E’ per questi motivi
che si sta studiando il modo in cui ottenere informazioni statistiche, per esempio,
sull’internazionalizzazione delle imprese5 oppure per il governo dei sistemi locali6.
Territorio e spazio – come del resto la teoria economica ha ampiamente illustrato –
sono entità diverse che, potendo essere misurate (ed individuate), consentono
l’attuazione di policy mirate e, quindi, più efficienti. Lo spazio configura, infatti, una
nuova geografia: essa stessa potrebbe diventare oggetto di governance e richiedere
un’organizzazione amministrativa statisticamente ed economicamente fondata, anche
perché, spesso, così come si è verificato nel corso del tempo nel nostro Paese, la
geografia amministrativa ha individuato le relative partizioni a seguito di una scelta
effettuata su basi politiche, socio-culturali e storiche7; al contrario, la partizione
statistica ed il relativo spazio d’interazione dipende da altri fattori, quali:
l’obiettivo economico-sociale che il ricercatore si pone;
5 Per maggiori approfondimenti si veda il Convegno ISTAT sul tema “L’Informazione statistica ufficiale per l’analisi economica dell’internazionalizzazione delle imprese”, Roma, 12 Giugno 2008. 6 Filippucci C. (2008) Esigenze informative e statistiche per il governo dei sistemi locali, Sis-Magazine, 20 Agosto 2008. 7 Tra gli altri, si veda al riguardo: Antolini F., Billi A. (2007) Politiche di sviluppo nelle aree urbane, Utet, Torino; Giusti G., Rinaldi A. (2003) La dimensione provinciale nell’analisi socio-economica del territorio italiano: evoluzione storica e prospettive future, Working Paper, n. 36, Istituto Tagliacarne, Roma.
16
la qualità del dato;
l’eventuale ricodifica delle informazioni (gli indicatori scelti per l’analisi);
i modelli utilizzati per la sintesi/aggregazione dei dati;
la possibilità di georeferenziare i dati.
Il territorio statistico, dunque, da variabile illustrativa può diventare variabile
esplicativa, attraverso l’individuazione di aree omogenee modificabili8. Ed infatti, i
risultati ai quali si perviene sono condizionati oltre che dalle metodologie utilizzate,
anche dal livello di partizione territoriale sul quale viene condotta l’analisi. Gli
indicatori statistici calcolati su unità territoriali differenti, infatti, possono presentare
relazioni di diversa intensità proprio a seconda dell’area prescelta di partenza che,
quindi, gioca un ruolo di fondamentale importanza.
Per alcuni utenti – ad esempio, i policy makers – poter disporre di un’informazione
statistica analitica e adeguata può risultare molto importante ai fini della
programmazione; infatti, le stesse teorie economiche, ad esempio in materia di
agglomerazione d’impresa, spesso non sono state verificate dal momento che
l’informazione statistica non era disponibile al momento in cui esse furono formulate,
cioè, la teoria economica non ha trovato un’adeguata informazione statistica a supporto
delle spiegazioni proposte.
Da questo punto di vista, l’Archivio ASIA che, come vedremo, è ottenuto
dall’unione di più archivi amministrativi e dall’integrazione delle informazioni di
origine amministrativa con quelle di origine statistica, ha mutato il panorama della
disponibilità di informazioni sulle imprese, sebbene il modo in cui esse sono diffuse
non consente – come dimostrato più avanti – una totale rappresentazione dei
fenomeni.
8 Per approfondimenti, tra gli altri, si veda: Arbia, G. (1989) Spatial data configuration in statistical analysis of regional economic and related problems, Kluwer Academic Publisher, Dordrecht; Banerjee S., Carlin P. B., Gelfand E. A. (2004) Hierarchical Modeling Analysis for Spatial Data, Chapman & Hall/CRC, NewYork; Wakefield J. (2004) A critique of statistical aspects of ecological studies in spatial epidemiology, Environmental and Ecological Statistics, n. 11.
17
1.2 Il territorio come elemento di produzione e aggregazione produttiva
Da sempre il territorio è stato considerato un elemento in grado di influenzare
andamento e struttura dei sistemi economici, in particolare di quelli locali.
L’economista Adam Smith9 individuava un collegamento tra le caratteristiche
geografiche del territorio e l’organizzazione economica produttiva così come veniva a
manifestarsi. L’analisi territoriale classica considera prioritari gli spazi geografici: ad
esempio, l’esistenza di un fiume o di un altopiano, il mare, sono elementi determinanti
per avviare un processo di sviluppo economico di un’area. Più analiticamente, dal punto
di vista geografico, tre sono gli elementi che favoriscono lo sviluppo economico:
l’esistenza di una potenziale rete di trasporto; le caratteristiche morfologiche del
territorio e, infine, quelle climatiche. In particolare, la morfologia del territorio incide
sul costo del trasporto che determina la facilità nel creare relazioni qualunque sia la loro
natura. In merito alle cause che spingono le imprese ad insediarsi in una singola area
territoriale, diverse teorie sono state presentate: per ricondurle tutte ad un quadro di
sintesi unitario, si può fare riferimento al quadro teorico di Weber10, in cui sono
individuati i seguenti fattori principali:
il fattore localizzativo, ovvero il vantaggio che l’impresa riceve dalla scelta del
suo insediamento, riconducibile ad una riduzione dei costi;
il fattore agglomerativo, ovvero il vantaggio conseguibile a seguito della scelta di
concentrare in un luogo l’attività produttiva;
il fattore deglomerativo, ovvero i vantaggi conseguibili derivanti dal
decentramento produttivo.
Inoltre, i fattori localizzativi possono essere rilevati a livello di filiera di produzione
e, quindi, di singola industria, a livello territoriale – riuscendo ad attrarre l’impresa in
una specifica località geografica dando vita alla creazione di aree nodali e/o funzionali
9 Massarenti A. (a cura di) (2006) Adam Smith. Vita, pensiero, opere scelte, I grandi filosofi, Il sole 24 Ore, Milano. 10 Si veda per una sintesi esaustiva Mariani P. (2007) Fonti e geografie per la statistica economica, Cooperativa Universitaria Studio e Lavoro, Cusl.
18
di auto-contenimento – e, infine, possono esserci, fattori naturali o tecnici, sociali e
culturali, sinteticamente definibili ambientali11.
In questo ultimo caso, si può definire una geografia economica che si snoda nel
territorio, ma, al contempo, ne rimane indipendente: si introduce, così, il concetto di
spazio economico. Le economie che si vengono a determinare vengono non a caso
definite economie spaziali e non territoriali; esse possono dar origine, ad esempio, a
regioni nodali cioè strettamente interrelate tra loro da un punto di vista funzionale,
attraverso flussi che possono riguardare persone, merci, servizi, informazioni o
tecnologie12.
Nel territorio amministrativo, però, non necessariamente esistono quegli elementi di
comunanza che consentono l’individuazione di quelle omogeneità utili per individuare
cluster che potrebbero rappresentare i beneficiari delle politiche13. Spesso, infatti,
accade che il territorio amministrativo non coincida con quello economico e, quindi, che
le politiche attuate trovino una governance non corrispondente alla partizione
territoriale ottimale14.
E’, quindi, sempre più importante riuscire a tematizzare il territorio “che oggi non
significa più territorio amministrativo, ma sempre più spesso bacini di utenza, mercati
locali, aree gravitazionali, zone di rischio, distretti produttivi”. Queste aree obiettivo
sono tanto più rilevanti quanto più si configurano come fattori di interpretazione delle
dinamiche sociali, economiche ed istituzionali” (Sesta Conferenza di statistica, 2002).
Tenendo conto dell’insieme di riflessioni sin qui presentate, successivamente (cap. 4)
verranno effettuate delle esemplificazioni per evidenziare il livello di informazione che
caratterizza l’attuale stato di diffusione delle statistiche sulle imprese, con particolare
riferimento ad ASIA.
Inoltre, comprendere che il territorio può diventare una variabile esplicativa dei
fenomeni – ad esempio per analizzare la stessa competitività delle imprese – può fornire
indicazioni per programmare le statistiche future 11 Una sintetica ed esauriente rassegna sul “problema localizzativo” può essere consultata in: Del Colle E. (1997) Le Aree Produttive, Franco Angeli, Milano. 12 Esposito G. F. (2000) I modelli della regione nodale, in Del Colle E., Esposito G. F., (a cura di) Economia e statistica per il territorio, Franco Angeli, Milano. 13 Si veda al riguardo: Antolini F., Boccella N. (2006) Sentieri di crescita e cluster di impresa, Liguori, Napoli; inoltre, si pensi a quanto fatto con la legge finanziaria del 2006 che ha riconosciuto ai distretti una propria “autonomia amministrativa”. 14 Si veda, per l’esempio territoriale considerato (i comuni), Antolini F., Billi A., (2007) Politiche di Sviluppo nelle aree urbane, Utet, Torino.
19
Occorre, comunque, considerare che il “territorio spazialmente inteso” si ottiene con
metodologie che determinano una rappresentazione semplificata della realtà in presenza
di un’informazione territoriale che si vorrebbe ancora più analitica.
Inoltre, l’interpretazione del dato spaziale contiene ulteriori elementi problematici,
poiché “i valori rilevati dei dati spaziali sono mediati dalla struttura spaziale dei dati
stessi” (Wilson A. G. e Bennet R. J.)15.
Un primo problema si pone a livello di unità di analisi; infatti, mentre le teorie
economiche si riferiscono alle imprese o al territorio, l’informazione statistica
attualmente rilasciata non sempre offre un sufficiente livello di dettaglio. È necessario,
dunque, entrare nell’ottica dell’utilizzo dell’informazione amministrativa, poiché può
offrire informazioni importanti a questi scopi; è per questo motivo che l’ISTAT, per
seguire le indicazioni della Commissione Europea, ha predisposto una complessa
procedura che ha portato alla nascita dell’Archivio Statistico delle Imprese Attive
(ASIA) (cap. 3). ASIA è la risposta all’esigenza di avere all’interno del sistema
statistico dell’Unione Europea, un “Registro delle imprese” che rappresenti l’universo
di riferimento unico delle imprese per tutte le statistiche economiche16.
1.3 Gli archivi amministrativi che contribuiscono all’Archivio ASIA
Per quanto riguarda la costruzione di ASIA, è importante ricordare come, dal punto
di vista della definizione, un archivio statistico si componga delle informazioni
contenute negli archivi amministrativi e di quelle provenienti dalle indagini statistiche.
È rilevante riuscire ad individuare il processo dal momento in cui il dato amministrativo
15 Wilson A.G., Bennet R.J (1985) Mathematical methods in human geography and planning, Wiley, New York. La mappatura statistica, con relativa individuazione delle partizioni territoriali, corrisponde alla necessità di individuare le forze latenti che si muovono nel territorio e che presentano la possibilità di mutare i confini territoriali entro i quali i relativi flussi si snodano. Si vengono, così, a determinare aree funzionali che hanno finito con il modificare la stessa scienza geografica che è andata assumendo uno schema di riferimento funzionalista, strutturalista e, più recentemente, sistemico (Vitali O. (1987) Dalla regionalizzazione ai sistemi urbani, in Atti Convegno Sis Informazioni e analisi statistica per aree regionali e sub regionali, Perugia). Per area funzionale, pertanto, deve intendersi “un raggruppamento di unità territoriali elementari che può essere variamente caratterizzato a partire dalle relazioni binarie tra unità territoriali espresse da una matrice di flussi.” (Zani S., (1983) Metodi statistici per l’analisi territoriale, Franco Angeli, Milano.). Diversamente sono le aree omogenee le quali, invece, “clusterizzano” le unità statistiche in base alle variabili che, individuate, si combinano tra loro, minimizzando la distanza delle unità nel gruppo e massimizzando quella tra gruppi. La finalità e l’utilizzazione delle aree funzionali o di quelle omogenee, sono, quindi, molto diverse. 16 Vedi: ISTAT - documentazione fornita.
20
è acquisito a quello nel quale, invece, è ritenuto pronto e, quindi omogeneo, per essere
successivamente implementato con altre informazioni di tipo statistico.
L’informazione amministrativa, infatti, non può essere immediatamente utilizzata per
finalità statistiche e, affinché ciò si verifichi, è opportuno che siano rispettate le seguenti
fasi:
verifica dell’esaustività dell’archivio sintesi (archivio di derivazione
amministrativa), costituito dagli archivi amministrativi di base. Si prevede per
questa fase, una regola di link che permette di raggruppare le unità registrate e
provenienti in ciascuna fonte, in un unico archivio. In questa fase, risulta molto
importante la scelta del codice di identificativo perché è questo che consente la
bontà della costituzione dell’archivio di derivazione amministrativa;
trascodifica dei dati per omogeneizzare le definizioni e le classificazioni
amministrative con quelle statistiche. Per questo, è necessario predisporre delle
regole di codifica e trasformazione che prevedono la possibilità di trovare una
forma di raccordo tra le diverse nomenclature; ad esempio, tra il codice di attività
economica dell’Anagrafe Tributaria – ATECOFIN – e quello utilizzato dall’ISTAT
– ATECO17, ma anche per la stessa nomenclatura statistica in caso di rivisitazioni;
implementazione delle informazioni di derivazione amministrativa con quelle
provenienti dalle indagini statistiche.
La predisposizione di ASIA, così come verrà successivamente illustrato, ha
richiesto l’utilizzo dei principali archivi amministrativi, tra i quali:
gli archivi gestiti dall’Agenzia delle Entrate del Ministero dell’Economia e delle
Finanze, quali l’Anagrafe Tributaria; le dichiarazioni annuali delle Imposte
Indirette (IVA annuale); le dichiarazioni dell’Imposta Regionale sulle Attività
Produttive (IRAP); i versamenti IVA periodica e IRAP (tramite modello F24); gli
Studi di Settore;
17 Si ricorda a riguardo che, in concomitanza con l’introduzione della nuova classificazione ATECO 2007, grazie alla stretta collaborazione intercorsa tra ISTAT, Agenzia delle Entrate e Camere di Commercio, si è pervenuti all’utilizzo di un’unica classificazione.
21
gli archivi gestiti dalle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura
quali il Registro delle Imprese; l’Archivio “Persona d’Impresa” (persone fisiche e
società parificate a persona con cariche sociali); l’Archivio Banca Dati Soci (soci
delle società di capitale);
gli archivi dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul
Lavoro (INAIL) e dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS), quali
quello delle posizioni contributive dei dipendenti delle imprese; degli artigiani e
commercianti; della manodopera agricola;
l’archivio delle utenze telefoniche affari (SEAT);
l’archivio gestito dalla Banca d’Italia degli Istituti di Credito;
l’archivio gestito dall’ISVAP delle Società di Assicurazioni;
gli archivi gestiti da privati – banca dati Pitagora, AC Nielsen.
A questi archivi amministrativi si aggiungono le informazioni provenienti da alcune
indagini statistiche, in particolare: l’Indagine sul Sistema dei Conti delle Imprese con
più di 100 addetti (Sci); l’Indagine sulla Piccola e Media Impresa; le Indagini sul
Commercio con l’Estero; l’Indagine annuale sulla Produzione Industriale; le Indagini
Congiunturali sulla Produzione, sul Fatturato e gli Ordinativi delle attività
manifatturiere, sul Fatturato del commercio e dei servizi, sui Prezzi alla produzione,
sull’Occupazione della grande impresa.
Le informazioni provenienti dagli archivi amministrativi, tra loro opportunamente
incrociati (record linkage), sono sottoposte ad un processo di normalizzazione e di
standardizzazione che trasforma i caratteri amministrativi in caratteri statistici. Una
regola di standardizzazione (o normalizzazione) che trasformi concetti e classificazioni
amministrative in concetti e classificazioni statistiche, generalmente di tipo
deterministico, può essere distinta in tre tipologie (ISTAT, documentazione fornita):
regole di codifica: trasformano le codifiche in valori appartenenti alle
classificazioni statistiche. Ogni ente amministrativo può avere diverse modalità di
22
registrazione dei dati relativi alle unità economiche contenute nel proprio archivio,
che sono peculiari per i propri scopi18;
regole di link: permettono di raggruppare le differenti unità registrate in un'unica
fonte in modo tale da determinare unità statistiche;
regole di trasformazione: permettono di ottenere variabili statistiche da caratteri
amministrativi.
La documentazione ISTAT fornita consente di evidenziare analiticamente come il
passaggio dall’informazione amministrativa a quella statistica presupponga la
normalizzazione dell’archivio (standardizzazione) e la sua determinazione (o
specificazione).
Una funzione di normalizzazione19 è una regola RN che, applicata ad una singola
entità o carattere amministrativo (Ea) la trasforma in entità o carattere statistico (Es)20:
RN: Ea⇒Es
L’ISTAT propone come fasi generali del processo quelle riportate nel prospetto1:
18 Si pensi, ad esempio, al passaggio dall’ATECOFIN del Ministero delle Finanze all’ATECO oppure alla conversione dei codici catastali usati nell’Anagrafe Tributaria in codici NUTS (Nomenclatura delle Unità Territoriali per le Statistiche dell'Italia) oppure, ancora, alla conversione delle forme giuridiche in codici della “Classificazione delle forme giuridiche” predisposta dall’ISTAT (CLADAG2004). L’ISTAT sta attualmente perseguendo l’obiettivo di armonizzazione delle nomenclature direttamente in capo all’istituzione dove i dati sono registrati; questo è un cambiamento importante sotto il profilo organizzativo che potrà incidere sulla qualità del dato statistico finale. 19 ISTAT, documentazione fornita. 20 ISTAT, documentazione fornita.
23
Prospetto 1 – Schema del processo di aggiornamento in termini di fasi, input e output
F o n t i d i I n p u t
I n tr a -a r c h iv iol in k
2
N o r m a l iz z a z .
1I n te g r a z io n e C o n c e t tu a le
I n te g r a z io n e F is ic a
A n a l is i d e g l i a t tr ib u t i I m p u ta z io n e
A t tr ib u t i
5
V a lu ta z io n e d e i r is u lta t i
I n te r -a r c h iv i l in k
3
I d e n t if ic a z . U n ità s ta t .
F a s i C o n c e t tu a l i
F a s i F is ic h e
A n a lis id e i C lu s te r s
4
P r o d o t t i R is u lta t i
F o n t i I n p u t N o r m a l .
1
I m p r e s e U n ità L o c .
4
U n ità s ta t . a t t iv e
5
A s ia .a c c o p p ia m e n t i .a p
G r u p p i d i r e c o r d
2
C lu s te r s d i r e c o r d
3
A s ia .im p r e s e
I m p r e s e a t t iv e a n n o t
A s ia .u n ita .lo c a l i
6 C o n tr o l lo e c o r r e z io n e
La specificazione dei concetti appena esaminati consente l’individuazione di fasi di
processo condivise e la stigmatizzazione di alcuni aspetti, avendoli sottoposti ad
un’analisi di processo.
Si potrebbe, ad esempio, rendere l’intero processo più analitico, specificando la fase
della standardizzazione da quella della normalizzazione.
Infatti, proprio analizzando la procedura con la quale l’acquisizione ed il trattamento
informatico degli archivi relativi ed in particolare del trattamento informatico riservato
24
alle informazioni relative al modello 770 (Pizzicannella L. 2007)21, si può osservare
come il primario obiettivo nel processo sia di unire le informazioni provenienti dalle
diverse “sorgenti” standardizzandone il formato.
La fase della normalizzazione dovrebbe riguardare, invece, la trascodifica
dell’informazione da amministrativa a statistica; quindi, si potrebbe dire che:
si standardizza il formato con il quale l’informazione è stata registrata;
si normalizza l’informazione.
Va da sé che il cambiamento proposto ha un mero scopo esemplificativo,
consentendo di mettere in rilievo l’importanza del processo ed in particolare della
necessità che si proceda per fasi22, individuando le competenze e le responsabilità
istituzionali per ciascun livello del processo (Pizzicannella L. 2007, op. cit.).
1.4 Potenzialità di nuovi archivi amministrativi: l’archivio 770 e gli Studi di Settore
Il Modello 770 è la dichiarazione per le ritenute, i contributi e i premi assicurativi
che deve essere utilizzato dai sostituti d'imposta, comprese le amministrazioni dello
Stato, per comunicare in via telematica all'Agenzia delle Entrate, i dati fiscali, relativi
alle ritenute operate nell'anno di riferimento, nonché gli altri dati contributivi e
assicurativi richiesti (rispettivamente relativi ai contributi previdenziali versati all’Inps,
all’Inpdap o all’Ipost e ai premi assicurativi dovuti all’Inail).
Per quanto riguarda le tipologie di reddito incluse nel modello sono contenute
informazioni relative:
ai redditi di lavoro dipendente e assimilati23;
21 Per il trattamento informatico del modello 770 si veda: Pizzicannella L. (2007) Sviluppo del processo di Acquisizione e Trattamento Informatico degli Archivi relativi al Modello di Dichiarazione 770, ISTAT, Roma. 22 Si consiglia di analizzare in proposito Statistics of Canada. Va rilevato come l’ISTAT, se posto a confronto con le altre istituzioni statistiche nazionali europee, abbia già da tempo intrapreso la strada della valorizzazione del dato amministrativo. 23 Tra i redditi da lavoro dipendente rientrano i redditi corrisposti in dipendenza di un rapporto di lavoro subordinato, le pensioni e gli assegni equiparati, nonché una serie di redditi solitamente minoritari descritti nelle istruzioni al modello.
25
alle indennità di fine rapporto, prestazioni in forma di capitale erogate da fondi
pensione;
ai redditi di lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi.
L’analisi della struttura del modello ha consentito di individuare un insieme di oltre
500 variabili che possono essere raggruppate in:
dati identificativi dell’impresa;
dati identificativi del percettore di reddito; oltre ai “dati fiscali del dipendente” ai
“dati previdenziali e assistenziali” e ai “dati assicurativi”.
Tale fonte, per le caratteristiche informative contenute, può essere utilizzata sia per
integrare e migliorare la base informativa già presente in ISTAT, sia per approfondire
quantitativamente taluni importanti fenomeni economici.
Come fatto rilevare, le informazioni contenute – dell’impresa e del lavoratore – sono
individuali.
1.4.1 Il mercato del lavoro e l’archivio 770
Molte delle informazioni raccolte nella sezione dei dati previdenziali del 770 hanno
trovato un utilizzo nella produzione di statistiche sui “Trattamenti monetari non
pensionistici”, individuando i percettori e determinando l’ammontare degli Assegni al
nucleo familiare e i Trattamenti di fine rapporto.
La fonte può, inoltre, fornire utili informazioni anche per quanto riguarda i lavoratori
atipici, tra i quali i collaboratori coordinati e continuativi e i lavoratori stranieri
(attraverso lo sfruttamento delle variabili paese di nascita); inoltre, è possibile
territorializzare alcuni indicatori occupazionali e di struttura produttiva, utilizzando
l’informazione derivante dalla provincia in cui il lavoratore svolge la propria attività
lavorativa. E’ possibile, infine, integrare l’indagine sulle retribuzioni contrattuali con la
tipologia di contratto e livello di inquadramento, per quanto riguarda i lavoratori del
settore privato, mentre per quelli afferenti al settore pubblico, l’ISTAT in futuro
provvederà ad effettuare un’analisi delle retribuzioni e dei dati assistenziali e
previdenziali (dati INPDAP).
26
I dati retributivi sono stati utilizzati attualmente per predisporre l’Indagine sulla
struttura delle “retribuzioni” (SES) e l’Indagine sulla struttura del costo del lavoro
(LCS)24.
A partire dai dati retributivi, sono state effettuate alcune analisi esplorative che hanno
permesso di ampliare l’offerta informativa sulle retribuzioni nette e sul cuneo fiscale e
contributivo a carico del lavoratore. In particolare, le retribuzioni lorde e nette sono
state ricostruite attraverso l’utilizzo delle informazioni sui redditi da lavoro dipendente,
le ritenute IRPEF, le detrazioni, le addizionali regionali e comunali IRPEF e i
versamenti a carico del lavoratore relativi alla contribuzione previdenziale sia
obbligatoria sia complementare.
Molto importante è la realizzazione da parte dell’ISTAT di un archivio satellite del
registro delle imprese ASIA, ovvero il LEED (Linked Employer Employee Database),
che consentirà di effettuare analisi sia trasversali sia longitudinali sui comportamenti
individuali di lavoratori e imprese.
Le maggiori criticità segnalate dall’ISTAT, così come richiesto di far presente, sono
la confrontabilità dei dati nel tempo a causa di modifiche dovute a mutamenti della
normativa che hanno spostato parte dell’informazione contenuta nell’archivio 770 nella
Denuncia E-Mens dell’INPS e DMA dell’INPDAP25.
Un altro aspetto critico rilevato riguarda, invece, la tempestività nella disponibilità
dei dati che, pur utilizzando modelli telematici, risente dei termini per la presentazione
delle dichiarazioni all’Agenzia delle Entrate.
1.4.2 Gli Studi di Settore: natura, principali problematiche e possibili utilizzi
Gli Studi di Settore (d’ora in poi SDS) sono uno strumento utilizzabile per valutare la
congruità delle informazioni denunciate all’autorità fiscale relativamente all’attività
economica delle imprese26. Le informazioni raccolte – fiscali e “strutturali” – sono
caratteristiche dell’attività e del contesto economico nel quale l’impresa opera27.
24Il dettaglio informativo della fonte ha reso possibile un miglioramento della metodologia di campionamento dell’Indagine SES, attraverso la predisposizione del campione dei lavoratori dipendenti, distinti per sesso e qualifica. 25 Tale spostamento di informazioni è avvenuto nel 2005. 26 La disciplina degli SDS è stata introdotta nel nostro ordinamento dall’art. 62 bis del D.L. 30 agosto 1993, n. 331, convertito dalla legge 29 ottobre 1993 n. 427. Essi nascono con la finalità di rendere effettivi i controlli fiscali sulle piccole e medie imprese attraverso il calcolo di imponibili di riferimento
27
Le attività economiche sono originariamente classificate sulla base della
nomenclatura delle attività economiche delle Finanze (ATECOFIN) che, solo
parzialmente, corrisponde alla classificazione utilizzata dall’ISTAT (ATECO). I
questionari amministrativi condividono una struttura comune che prevede sezioni
relative a occupazione, unità locale, attività svolta, beni strumentali, elementi contabili e
altre informazioni. Ciascun modello amministrativo ha, però, una propria specificità a
seconda dell’attività economica considerata, ovvero per un insieme di attività
economiche, omogeneo per struttura produttiva. Ne consegue che una parte delle
informazioni contenute nelle diverse sezioni cambia a seconda del settore di attività28.
Le informazioni, per le ragioni appena accennate, risultano, quindi, frammentate e
alcune variabili, non essendo omogenee, non sono riconducibili ad un insieme
omogeneo per i diversi questionari.
“Per questa tipologia di variabili, l’ISTAT ritiene che sarebbe opportuno definire
regole comuni di utilizzazione delle informazioni. L’ISTAT ha richiesto di poter
partecipare alla definizione dei questionari, come specificato dai protocolli di intesa
siglati con il Dipartimento delle Politiche Fiscali e delle Agenzie delle Entrate”.
(ISTAT, documentazione fornita).
“Appare evidente l’importanza di partecipare alle operazioni di definizione delle
caratteristiche della fonte amministrativa fin dal suo avvio, cioè, come detto in più
occasioni, intervenire ex-ante rispetto alla definizione delle caratteristiche della fonte,
utilizzando, dati i vincoli normativi, schemi concettuali, definizioni e classificazioni
propri del sistema statistico nazionale e dell’Unione europea”. (ISTAT,
documentazione fornita).
che tengano conto delle specifiche caratteristiche dell’attività delle imprese. Nel loro campo di osservazione ricadono le imprese che svolgono determinate attività economiche e il cui fatturato non supera la soglia di 5.164.569 euro (tale limite è valido fino all’anno d’imposta 2006, ultimo anno di disponibilità dei dati). 27 L’ISTAT fa rilevare che le attività prese in considerazione, aumentando di anno in anno, aumentano le unità osservate. Attualmente sono interessate oltre 3 milioni di imprese. 28 La struttura tipo di ogni modello è, in genere, la seguente: Quadro A – personale addetto all’attività; Quadro B – unità locali destinate all’esercizio dell’attività; Quadro C – modalità di svolgimento dell’attività; Quadro D – elementi specifici dell’attività; Quadro E – beni strumentali; Quadro F – elementi contabili (manifatturiero, servizi, commercio); Quadro G – elementi contabili (professionisti); Quadro X – altre informazioni rilevanti; Quadro Z – dati complementari; I quadri C, D ed E contengono i dati di tipo strutturale.
28
Gli SDS, come nuova fonte informativa, possono essere utilizzati per:
1. le unità statistiche, al fine di individuare le unità locali delle piccole imprese,
con conseguente miglioramento della base informativa utilizzata per la
realizzazione dei registri ASIA Imprese e Unità Locali;
2. per la classificazione delle unità secondo la nomenclatura delle attività
economiche29;
3. per determinare elementi contabili e valore aggiunto aziendale sebbene
l’obiettivo non possa dirsi perseguito;
4. analizzare la struttura occupazionale, delle imprese (lavoro atipico).
La possibilità di integrare dati di fonte fiscale con quelli rilevati dalle indagini
correnti sulle piccole e medie imprese potrebbe, infatti, diventare un’ulteriore forma di
controllo per quanto riguarda la qualità delle stime.
Rimane il problema, anche nei confronti delle variabili economiche di impresa, delle
definizioni di natura fiscale, sostanzialmente diverse da quelle utilizzate a fini statistici.
Le variabili rilevate riguardano i ricavi, il volume d’affari, i costi per le materie, i
costi per i servizi, le spese per il personale, le esistenze/rimanenze. Tali variabili
costituiscono un sottoinsieme delle variabili definite dai regolamenti Ue e contenute nel
conto economico delle imprese30.
“Il confronto dei valori rilevati dagli SDS con quelli di una fonte statistica presa
come benchmark, rappresentata dall’indagine ISTAT sulle piccole e medie imprese
(PMI), risulta particolarmente complesso, in quanto richiede una professionalità non
presente in ISTAT e connessa ad una conoscenza approfondita della normativa fiscale”
(ISTAT, documentazione fornita).
29 Gli SDS sono stati usati per la ri-codifica delle unità in seguito all’introduzione delle ATECO 2002 e 2007 30 Tale analisi assume una particolare rilevanza in quanto si basa su un set di variabili che sono comuni a tutti i questionari degli SDS. In particolare si precisa che per la compilazione degli elementi contabili gli SDS prevedono la compilazione del quadro F, per coloro che esercitano l’attività in forma di lavoro autonomo, e del quadro G, per coloro che esercitano l’attività in forma di imprese. In definitiva, distinti in professionisti e imprese, gli SDS rendono disponibili le stesse informazioni sugli elementi contabili per oltre 3 milioni di unità.
29
Per effettuare tale analisi è stata necessaria una stretta collaborazione tra gli esperti
ISTAT e gli esperti che definiscono e gestiscono gli SDS (la validità delle informazioni
contabili contenute negli SDS è stata indagata anche utilizzando altre fonti, in
particolare i bilanci civilistici).
La fonte Studi di Settore risulta di notevole interesse anche per quanto concerne il
quadro sull’occupazione (quadro A- personale addetto all’attività), fornendo, ad
esempio, un notevole dettaglio informativo sia per quel che riguarda il personale
dipendente, sia per quello indipendente.
E’, in particolare, la descrizione della componente di lavoro indipendente a rendere
tale fonte innovativa e rilevante nel panorama delle fonti amministrative.
1.5 La “trascodifica” dei dati: case study sul valore aggiunto e sul codice di attività economica
1.5.1 La stima del Valore Aggiunto a partire dagli Studi di Settore
Il valore aggiunto rappresenta l’aumento di ricchezza generato dall’impresa con la
propria attività produttiva e si ottiene come differenza tra il valore della produzione e i
costi intermedi utilizzati per l’acquisizione di beni e servizi impiegati nella produzione
stessa.
Gli SDS non rilevano direttamente il valore aggiunto, nel senso che tale variabile non
è presente nel questionario, ma esso potrebbe essere calcolato a partire dalle altre
variabili contabili che sono, invece, direttamente rilevate. Il problema è individuare le
variabili rilevate nel quadro contabile degli SDS che devono essere impiegate nel
calcolo del valore aggiunto.
Le indagini condotte dall’ISTAT sui conti delle imprese propongono un questionario
che ricalca lo schema contabile di bilancio secondo la IV direttiva Cee, mentre le
variabili presenti nel quadro contabile degli SDS rispondendo a finalità di tipo fiscale, si
discostano dalle principali voci presenti nel CE delle imprese sia per nomenclatura sia
per definizione.
L’ISTAT, su richiesta del Gruppo di lavoro, ha cercato di effettuare un
riallineamento dei due schemi contabili nel tentativo di ricostruire negli SDS le
principali voci del CE di bilancio impiegate nel calcolo del valore aggiunto.
30
“Come noto, il valore aggiunto aziendale è calcolato sottraendo dalla somma
algebrica di fatturato, variazione scorte, produzione capitalizzata e altri redditi
operativi, la somma delle spese per acquisti e delle imposte sui prodotti e sulla
produzione” (ISTAT, documentazione fornita).
In particolare, la formula utilizzata risulta essere la seguente:
(a) Ricavi delle vendite e delle prestazioni +
(b) Variazione delle rimanenze di prodotti finiti, in corso di lavorazione e semilavorati +
(c) Variazione dei lavori in corso di ordinazione +
(d) Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni +
(e) Altri ricavi e proventi -
(f) Costi per acquisti di materie prime sussidiarie e di consumo, prodotti energetici e merci da rivendere in nome proprio senza trasformazione
- (g) Costi per servizi
- (h) Costi per godimento di beni di terzi
+ (i) Variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci da
rivendere -
(j) costi di formazione del personale -
(k) altri oneri di gestione -
(l) imposte indirette sui prodotti e sulla produzione
Tenendo presente tale schema di calcolo, l’ISTAT ha testato la congruenza delle
variabili presenti nel quadro economico degli SDS e nella rilevazione PMI giungendo
alla seguente conclusione.
31
“Nonostante alcune voci, quali i ricavi delle vendite e delle prestazioni (a) e gli
incrementi di immobilizzazioni (d), corrispondano a quelle di PMI, il valore aggiunto
non è immediatamente calcolabile per tre ordini di motivi31”:
1. Alcune variabili sono computate con un diverso livello di dettaglio:
(b) variazione delle rimanenze di prodotti finiti, in corso di lavorazione e
semilavorati;
(c) variazione dei lavori in corso di ordinazione;
(i) variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e di
merci da rivendere.
2. Alcune variabili sono mancanti:
(j) costi di formazione del personale;
(k) altri oneri di gestione;
(l) imposte indirette sui prodotti e sulla produzione.
3. Alcune variabili sono rilevate e computate in maniera differente:
(f) costi per acquisti di materie prime sussidiarie e di consumo, prodotti
energetici e merci da rivendere in nome proprio senza trasformazione;
(g) costi per servizi.
Va notato che in merito al primo punto, relativo alle variabili rilevate con un diverso
livello di dettaglio, non si può cercare la validazione per ciascuna delle tre voci (b) (c) e
(i) separatamente, dal momento che non esiste il presupposto minimo di corrispondenza
in definizione. L’ostacolo è stato superato potendo tentare una validazione delle tre voci
in forma aggregata. I risultati sono stati soddisfacenti, sia in termini di definizione
(assicurata dall’aggregazione) sia in termini quantitativi.
In merito al secondo punto, quello relativo alle variabili mancanti negli SDS, si
sottolinea che le tre voci (j) (k) ed (l) concorrono alla formazione della macrovoce
“oneri diversi di gestione” e la loro somma nel CE può essere calcolata per differenza
31 Per la complessità dell’argomento si ritiene opportuno riportare parte della documentazione ISTAT fornita.
32
detraendo dagli oneri diversi di gestione la componente dei costi per compensi agli
amministratori. Questo pone due problemi: il primo riguarda la non convergenza in
definizione della voce “oneri diversi di gestione”; il secondo problema riguarda i
compensi agli amministratori che negli SDS non sono rilevati negli oneri diversi di
gestione. Ciò premesso, si è tentata la validazione tra la voce oneri diversi di gestione
degli SDS e l’analoga voce presente nel CE, scontata dei compensi per amministratori,
ma qui i risultati sono ancora meno soddisfacenti. L’insuccesso nasce essenzialmente
dal fatto che gli “oneri diversi di gestione” nel CE costituiscono una voce residuale in
cui vanno computati tutti i costi (non finanziari e non straordinari) che non risultano da
nessun’altra parte. Questo ruolo residuale è, invece, assolto negli SDS dalla voce “altre
componenti negative” che comunque si è cercato di inglobare nel calcolo, con risultati
sempre poco soddisfacenti.
In merito al terzo punto, quello relativo alle variabili rilevate in maniera differente
negli SDS, va detto che le voci (f) e (g) risentono dei diversi contenuti specificati nelle
istruzioni alla compilazione delle variabili del questionario. Nelle due voci (f) e (g) si
registrano le maggiori divergenze in termini di definizione causate dalle questioni dei
“compensi per amministratori”, dei “costi per prodotti energetici” e delle spese per
co.co.co. Come già detto nel secondo punto, i compensi agli ammininistratori negli SDS
sono rilevati altrove rispetto agli oneri diversi di gestione, ma non esiste una voce che
risponda direttamente alla definizione di “compensi agli amministratori” e nemmeno
alla specificazione di un “di cui” di altra voce. Questo risulta un problema nell’utilizzo
dei dati, anche perché i compensi per amministratori compaiono nella definizione di ben
due variabili degli SDS: il personale da una parte e i costi per servizi dall’altra. Gli SDS
distinguono, infatti, tra 1) compensi resi ad amministratori che sono anche soci nella
società di persone per la quale prestano lavoro, che vengono computati nella voce
“spese per lavoro dipendente e altre prestazioni diverse da lavoro dipendente afferenti
l’attività d’impresa” perché considerati alla stregua del lavoro dipendente, e 2)
compensi resi ad amministratori che non sono soci nella società in questione32, i quali
sono computati nella voce “spese per acquisti di servizi” perché considerati alla stregua
dei costi per consulenze esterne.
32 Rientrano sia i compensi agli amministratori non soci delle società di persone sia agli amministratori delle società ed enti soggetti all’Ires (che sono tutte le altre società).
33
In merito all’argomento costi energetici, le due voci (f) e (g) risentono degli effetti
di tali costi che si esplicita nel diverso trattamento che gli SDS fanno delle spese
relative ai prodotti energetici a seconda che l’energia venga utilizzata nel processo
produttivo direttamente (si parla di impiego per uso industriale) oppure non
direttamente (impiego per uso civile). In pratica, poiché la separazione è possibile solo
se si dispone di contabilità separata, e la cosa è spesso difficile da attuare, si verifica in
realtà che anche l’energia per uso civile è inglobata in quella per uso industriale.
Tuttavia, in entrambi i casi resta evidente una diverso trattamento dei consumi per
prodotti energetici che gli SDS considerano come costi per servizi mentre il CE
contempla nei costi per acquisti.
Infine, le spese per i co.co.co. mancano del tutto nei costi per servizi perché vengono
computate negli SDS tra i costi del personale in quanto rientrano nella definizione di
“altre prestazioni da lavoro dipendente afferenti l’attività di impresa”. Ciò rende
impossibile il calcolo del valore aggiunto, in quanto tali spese, secondo la definizione
statistica, rientrano nei costi per servizi.
Viene da sé che la stima separata delle voci di costo (f) e (g) non è possibile se non si
attua negli SDS uno scorporo dei costi per prodotti energetici dalle due definizioni in
cui compaiono, ossia dai “costi per la produzione di servizi” e dalle “spese per acquisti
di servizi”, e una inclusione dei costi per co.co.co. (sottratti dalle spese del personale).
Tuttavia, solo per ciò che riguarda i prodotti energetici, la stima congiunta delle due
voci in forma aggregata sarebbe invece possibile per un effetto di compensazione del
diverso trattamento di tali poste nelle due rilevazioni.
L’ISTAT ritiene che sebbene le variabili suddette non possano essere utilizzate ai
fini della stima del valore aggiunto, comunque si può affermare che:
il totale dei costi degli SDS corrisponde al totale dei costi di PMI mentre tale
corrispondenza non è ricavabile per i costi intermedi;
il totale delle variazioni di scorte degli SDS corrisponde al totale delle variazioni
delle scorte di PMI; il totale dei ricavi degli SDS corrispondono al totale dei ricavi
di PMI.
34
La tabella 1 fornita consente un riepilogo degli aggregati relativi alle principali voci
di costo che compaiono negli SDS e nell’indagine PMI, che sollevano più problemi ai
fini del calcolo del valore aggiunto.
Tabella 1: Confronto tra le principali voci di costo degli SDS e di PMI. Anno 2004. Principali voci di costo Studi di Settore Pmi Differenza %acquisti 3.190.930.699 3.213.794.358 0,7- servizi 1.215.665.543 1.284.588.910 5,4- personale 1.197.031.743 1.188.944.350 0,7 godimento di beni di terzi 251.083.799 258.422.919 2,8- ammortamenti 294.331.161 298.644.347 1,4- accantonamenti 6.087.766 11.266.191 46,0- oneri diversi di gestione 178.160.996 197.204.167 9,7- altre componenti negative 105.729.444 -TOTALE 6.439.021.151 6.452.865.242 0,2-
Fonte: ISTAT, documentazione fornita.
La tabella presentata è il frutto di un lavoro di “aggiustamenti” tra voci, ovvero sono
state applicate delle funzioni alle poste sia dal lato degli SDS sia di PMI, per consentire
una migliore corrispondenza definitoria, ove possibile. Ciononostante, si nota che
continuano a sussistere delle divergenze33 che non rendono possibile l’utilizzo di tali
voci a fini del calcolo del valore aggiunto.
Tali conclusioni, cui si giunge per l’anno 2004, si applicano anche ai successivi anni
2005 e 2006, nei quali i modelli non subiscono variazioni significative. Si auspica che
per il 2007, anno in cui entreranno in vigore le variazioni al questionario di rilevazione
degli SDS risultanti dalla collaborazione tra ISTAT e la SOSE34, si possano risolvere
alcune delle suddette problematiche.
1.5.2 Il caso del codice di Attività Economica
L’importanza degli Studi di Settore risiede anche nel loro utilizzo per
l’individuazione dei codici di attività economica (ATECO 2007) da attribuire alle
imprese presenti nel Registro ASIA.
Dalle Linee Guida Introduttive della nuova classificazione ATECO, si evince che:
“si è in presenza di un’attività quando risorse, quali attrezzature, manodopera, tecniche 33 Per esempio, nei costi per servizi e negli oneri diversi di gestione che anche a livello assoluto sono consistenti, mentre gli accantonamenti, la cui differenza relativa è la più alta, sono in valore assoluto esigui 34 Tra cui la principale è relativa allo scorporo delle spese per i co.co.co. dai costi per il personale, basilare per ottenere una stima del valore aggiunto.
35
di fabbricazione, reti d’informazione o prodotti, sono combinate per portare alla
creazione di un bene o di un servizio specifico”.
Un’attività, dunque, è caratterizzata da tre componenti, tutte disponibili e analizzabili
separatamente all’interno dei quadri che compongono gli SDS: un input di risorse (beni
o servizi), un processo produttivo e un output di prodotti (beni o servizi).
L’idea di base della metodologia sviluppata, dunque, è quella di legare l’attribuzione
del codice all’analisi dei singoli blocchi che compongono la definizione di attività
economica stessa. Essi sono legati, poi, in modo sempre più complesso, fino ad ottenere
delle regole di tipo deterministico da cui derivano sia i codici, sia le percentuali di
fatturato relativi ad ogni singola attività. I blocchi di variabili utilizzati, facenti parte dei
dati definiti di tipo “strutturale” degli SDS, sono riferiti a:
1. tipologia dell’attività (produzione o commercio);
2. tipologia della clientela (ingrosso o dettaglio);
3. elenco di prodotti/attività.
A questo schema base, sono stati aggiunti anche altri gruppi di variabili in grado di
affinare ulteriormente la codifica come, ad esempio, le materie prime utilizzate o le fasi
di produzione svolte.
Il principale criterio di attribuzione è basato sull’analisi dell’output: ad ogni output è
legata una percentuale del fatturato e, di conseguenza, alla fine del processo, ogni
codice ATECO 2007 ha collegata la relativa quota di fatturato.
Gli altri criteri di attribuzione provengono, invece, da:
analisi degli input: necessaria nel caso di prodotti classificati in codici diversi a
seconda della materia prima utilizzata (ad esempio, “parti di scarpe”);
analisi dei processi: necessaria quando specifiche fasi sono strettamente collegate
ad una singola attività economica (ad esempio, “finissaggio”);
analisi dei mercati/canali distributivi: fondamentale per i settori manifatturiero e
commercio per distinguere tra commercio all’ingrosso e al dettaglio e per
individuare specifiche forme di commercio (per esempio, intermediari; commercio
al dettaglio via mail o via Internet);
36
analisi delle competenze specifiche degli addetti: ad esempio, noleggio di
macchinari edili con o senza operatore;
analisi dei beni strumentali: ad esempio gondole, per individuare trasporti via
d’acqua interni; macchinari speciali per attività particolari nel manifatturiero;
analisi di albi o licenze: ad esempio, distinguere tassisti (con licenza) da NCC;
analisi del principio della destinazione d’uso: ad esempio, per i prodotti in
plastica si analizzano gli sbocchi produttivi.
Alla fine del processo, ad ogni unità è stato attribuito un insieme di codici di attività
economica collegati ad una percentuale di fatturato e il codice di attività principale è
stato assegnato applicando il metodo dell’ordine decrescente basato sul fatturato.
La metodologia implementata prescinde, dunque, dal codice di attività economica già
assegnato all’unità (cioè, il codice di partenza dello Studio di Settore) e l’attribuzione
del codice ATECO è basata su indicazioni oggettive circa le modalità organizzative
dell’unità (ISTAT, documentazione fornita).
L’obiettivo di questa procedura è stato quello di definire un insieme di regole, in
grado di collegare variabili, anche eterogenee, compilate in diverse sezioni del modello
ma che riconducono ad una particolare attività economica.
I codici ottenuti hanno un diverso grado di dettaglio: da uno a cinque cifre. Questo
perché, in alcuni casi, la descrizione di prodotti e/o attività è stata immediatamente
ricondotta ad un’unica categoria, mentre, in altri casi, ci si è dovuti limitare a un
dettaglio minore in quanto le informazioni non erano sufficienti ad individuare
univocamente l’attività svolta. Alla fine del processo, comunque, i codici attribuiti al
massimo livello di dettaglio (5 cifre) sono risultati essere il 94% circa del totale.
Dunque, senza alcun ulteriore aggravio sulle imprese, le analisi e le elaborazioni sui
dati amministrativi degli SDS hanno permesso il duplice risultato dell’attribuzione dei
codici di Attività Economica nella nuova versione della classificazione ATECO 2007
per più di 3 milioni di imprese e l’individuazione per la prima volta, al di fuori delle
operazioni censuarie, di tutte le attività esercitate dalle unità economiche, cioè: attività
economica principale e attività secondarie.
37
II. INDICAZIONI PER LO SVILUPPO DELLE STATISTICHE
SULLE IMPRESE A LIVELLO INTERNAZIONALE
2.1 L’informazione statistica sulle imprese: comparabilità nello spazio e tipologia di indagine
La domanda di informazioni statistiche sulle imprese (a livello aggregato, e per
disaggregazione territoriale e settoriale) sta crescendo in continuazione, e viene
effettuata sia da parte di chi le utilizza per scopi scientifici, sia da parte dei decisori
politici, al fine di analizzare in modo conveniente tematiche quali quelle della
competitività e/o della crescita economica.
In particolare, la nascita di uno spazio comune (a livello economico e sociale)
all’interno dell’area europea rende ancor più evidente la necessità di poter disporre di
dati statistici che siano coerenti e comparabili tra tutti i Paesi facenti parte dell’Unione,
elemento indispensabile al fine di formulare, monitorare e valutare le politiche
economiche poste in essere.
L’esigenza di una sostanziale omogeneizzazione dell’informazione disponibile, del
resto, è talmente sentita che le principali istituzioni responsabili della produzione di dati
statistici a livello sovranazionale – OECD ed EUROSTAT – si sono preoccupati di
fornire, di comune accordo, una serie di raccomandazioni e di pratiche per armonizzare
i contenuti delle indagini sulle imprese, gran parte delle quali sono sintetizzate in un
Manuale sulle statistiche demografiche delle imprese35.
I problemi relativi all’armonizzazione dell’informazione, tra l’altro, non dipendono
solamente dall’opportunità di circoscrivere in modo adeguato gli aggregati coinvolti
nelle rilevazioni, ma partono dalla definizione stessa di impresa, che, traendo di volta in
volta spunto dalle specifiche situazioni nazionali, può variare anche considerevolmente
da paese a paese; questo può avere un impatto talvolta anche consistente sulla
quantificazione degli aggregati finali: le regole vigenti in ogni singolo paese, in
sostanza, rifletto quelle che sono le convenzioni istituzionali ed amministrative locali,
elemento che può comportare delle distorsioni significative in termini di interpretazione
dei dati ottenuti.
35 EUROSTAT-OECD, Manual on Business Demography Statistics, Luxembourg, 2007.
38
Questo non vuol dire, tuttavia, che non si sia provveduto, a livello internazionale, a
fornire una definizione di impresa, operazione effettuata sia dal System of National
Accounts (SNA), sia dall’International Standard Classification of all Economic
Activities (ISIC). In particolare, a livello comunitario36 l’impresa viene definita come la
«più piccola combinazione di unità giuridiche che costituisce un'unità organizzativa per
la produzione di beni e servizi che fruisce d'una certa autonomia decisionale. In
particolare per quanto attiene alla destinazione delle sue risorse correnti. Un'impresa
esercita una o più attività in uno o più luoghi. Un'impresa può corrispondere a una sola
unità giuridica».
Tale definizione (coerente con le classificazioni sopra citate) appare rilevante ai fini
dell’analisi, dal momento che caratterizza l’impresa come un’unità economica, ponendo
in una posizione subordinata tutte quelle unità giuridiche che, di fatto, operando
esclusivamente a favore di altre, mancano della fondamentale caratteristica del potere
decisionale in relazione a cosa produrre, quale fattori utilizzare, in che modo, ecc.
Altro problema di estrema rilevanza pratica e di forte impatto sull’informazione
statistica ottenibile riguarda il momento stesso in cui l’impresa inizia ad apparire
all’interno di un registro statistico (o amministrativo), che può coincidere o meno con
quello in cui esercita fattivamente la propria attività (ossia, diventa attiva). Infatti, in
alcuni paesi un’impresa può registrarsi (o, in taluni casi, deve) prima di poter effettuare
qualsivoglia attività, e, dunque, prima ancora che si possa registrare alcuna forma di
produzione; in teoria, dunque, l’impresa potrebbe risultare registrata ma rimanere
inattiva. Al contrario, in altri paesi, prima di poter essere registrate le imprese debbono
già risultare attive, e tale attività viene solitamente evidenziata dal raggiungimento di
determinate soglie in termini di fatturato o di personale occupato.
Appare evidente come, soprattutto se tali soglie sono commisurate al personale
occupato, possano generarsi delle forti distorsioni tra i differenti paesi, dal momento
che, di fatto, potrebbero risultare escluse numerose imprese di piccolissime dimensioni
(si pensi all’impatto che potrebbe avere tale circostanza in un paese, come quello
italiano, con una struttura produttiva dominata dalla micro-impresa).
Dagli esempi appena analizzati (che costituiscono solo una breve descrizione di
alcune delle problematiche riscontrabili, e sono ben lontani dal poter essere considerati 36 Regolamento del Consiglio Europeo (CEE) N.696/93 del 15 marzo 1993 relativo alle unità statistiche di osservazione e di analisi del sistema produttivo nella Comunità.
39
esaustivi) appare evidente la necessità di poter disporre di linee guida metodologiche
che siano alla base della predisposizione di un registro statistico delle imprese,
condizione preliminare indispensabile al fine di ottenere dati statistici omogenei tra tutti
i paesi coinvolti nell’analisi.
A tale fine, di primaria importanza appare anche la scelta della fonte dalla quale
attingere a dette informazioni, che può essere campionaria, censuaria o amministrativa.
L’indagine campionaria, una volta “dominato” l’errore statistico, ha il ben noto
pregio di essere, generalmente, maggiormente gestibile e meno costosa; inoltre, talvolta
riesce a catturare almeno una parte di quel circuito informale solitamente invisibile, per
evidenti motivi, nei registri amministrativi.
Tuttavia, e in particolare per gli scopi della presente indagine, uno dei maggiori
difetti è quello di limitare, a causa di problemi relativi alla numerosità campionaria,
l’utilizzatore finale laddove siano richieste informazioni ad un livello di dettaglio
estremamente disaggregato, elemento necessario nelle analisi di tipo territoriale,
soprattutto in paesi (come quello italiano) nei quali aree anche molto vicine in senso
geografico risultano, spesso, disomogenee per quanto attiene alle caratteristiche
produttive, con l’effetto che dati troppo aggregati rischiano di “nascondere” le naturali
varietà delle unità territoriali di base.
La fonte censuaria, di contro, è in grado di fornire informazioni estremamente
disaggregate anche a livello territoriale, ed essendo costruita con scopi prettamente
statistici, può spesso presentare una migliore qualità rispetto alla fonte amministrativa;
tuttavia, vista la mole di lavoro da porre in essere per la sua realizzazione, risulta una
modalità non percorribile a causa degli elevati costi da sostenere, a meno di non
rinunciare ad aggiornamenti annuali, rimandandone l’esecuzione (come avviene, del
resto, per i censimenti sulle attività produttive in Italia) a cadenza decennale; questo,
tuttavia, renderebbe scarsamente interessante e poco significativa l’analisi sulla
demografia d’impresa.
La terza fonte considerata, quella amministrativa, è quella che il sopracitato Manuale
(Eurostat, OECD, 2007) indica come quella da preferire al fine di costruire un registro
delle imprese. Il dato amministrativo deriva di informazioni solitamente raccolte da
uffici governativi per scopi differenti da quello prettamente statistico; tale impostazione,
tuttavia, appare superata dal fatto che parte delle funzioni che un tempo erano
40
peculiarità del settore pubblico sono state demandate, in taluni paesi, ad organismi
privati, rendendo necessaria una revisione del concetto stesso di fonte amministrativa.
In accordo con quanto riportato nel Business Register Recommendations Manual37
«La fonte amministrativa è una fonte che contiene informazioni che non sono state
originalmente raccolte per scopi statistici», il che, di fatto, allarga il campo di interesse
a tutte quelle informazioni non provenienti da indagini.
Un registro derivante da fonti di tipo amministrativo viene generalmente costruito a
partire da informazioni di diversa provenienza: registri sulle imprese, di fonte fiscale
(derivanti, ad esempio, dall’accertamento delle imposte dovute sui redditi o sul valore
aggiunto), sulla sicurezza sociale, ecc.
Pur essendo presenti anche evidenti problemi nell’utilizzo delle informazioni
derivanti da fonti amministrative (su tutti, si pensi al fatto che spesso le unità di base
inserite negli archivi non necessariamente corrispondono a quelle utili a fini statistici38),
i motivi che portano a privilegiare tale fonte informativa sono vari: innanzitutto, la
raccolta di informazioni amministrative è generalmente più rapida e meno costosa
rispetto a quella derivante da indagini di tipo censuario; inoltre, l’utilizzo di tale fonte
riduce il peso che l’impresa deve sopportare dato che le informazioni su di essa vengono
ottenute nel momento dell’adempimento dell’obbligo amministrativo, e non comportano
un ulteriore contatto con un altro soggetto preposto alla raccolta di dati (come accade,
ad esempio, nel caso di un’indagine); la fonte amministrativa, poi, fornisce una
copertura sostanzialmente completa della popolazione investigata, se si eccettua quella
parte di unità statistiche che, come detto in precedenza, operanti nel circuito informale,
non hanno nessuna intenzione di rendersi visibili.
In aggiunta ai positivi elementi sopra elencati, non va dimenticato che, per quanto
riguarda i membri dell’Unione Europea, il grado di armonizzazione dei registri statistici
delle imprese è decisamente elevato, dal momento che, per la loro compilazione e
gestione, i paesi ivi compresi sono tenuti a rispettare le direttive impartite dal
Regolamento (CEE) n. 2186/93 del 22 luglio (recentemente abrogato dal Regolamento
177/2008 del 20 febbraio 2008).
37 EUROSTAT, Business Register Recommendations Manual, Luxembourg, 2003. 38 Tale elemento, come è facile supporre, comporta un importante lavoro per trasformare il dato amministrativo in un dato statistico utilizzabile per gli scopi preposti.
41
2.2 La costruzione di registri di imprese: la normativa di riferimento in ambito UE
Tutti i Paesi membri dell’Unione Europea sono tenuti a predisporre e ad aggiornare i
registri delle imprese utilizzabili a fini statistici, secondo una serie di norme e
raccomandazioni, le principali delle quali vengono, per comodità espositiva, qui
elencate, e verranno analizzate maggiormente nel dettaglio in seguito:
il Regolamento del Consiglio Europeo (CE) N. 177/08 del 20 febbraio 2008, che
istituisce un quadro comune per lo sviluppo dei registri delle imprese utilizzati a
fini statistici e aggiorna, abrogandolo, il Regolamento del Consiglio Europeo
(CEE) N. 2186/93 del 22 luglio 1993 (che si poneva gli stessi obiettivi);
il Regolamento del Consiglio Europeo (CEE) N. 696/93 del 15 marzo 1993
relativo alle unità statistiche di osservazione e di analisi del sistema produttivo
nella Comunità;
il Regolamento del Consiglio Europeo (CEE) N. 3037/90 del 9 ottobre 1990,
relativo alla classificazione statistica delle attività economiche nella Comunità
Europea e successivi N. 3696/93, N. 3984/91 e N. 29/2002 che ha introdotto la
classificazione NACE Rev. 1.1; il più recente Regolamento (CE) N. 1893/2006 del
20 dicembre 2006 che definisce la nuova classificazione delle attività economiche
NACE Rev. 2;
il Regolamento (CE) N. 1059/2003 del 26 maggio 2003 relativo all'istituzione di
una classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (NUTS), e i
successivi Regolamenti N. 1888/2005, N. 105/2007, N. 11/2008 e N. 176/2008
(questi ultimi emanati per tener conto delle successive modifiche intervenute a
livello territoriale, sia all’interno dei singoli paesi, sia come conseguenza
dell’adesione di nuovi membri all’Unione);
il Manuale delle Raccomandazioni relative ai registri di impresa – EUROSTAT –
Ultima revisione Marzo 2003. Tale Manuale, in realtà, non rappresenta,
evidentemente, una base giuridica; piuttosto, il suo scopo è quello di chiarire
(laddove ce ne fosse bisogno) le logiche sottostanti i regolamenti39, offrendo degli
39 Ovviamente, essendo l’ultima versione del Manuale risalente al 2003, non viene qui preso in considerazione l’ultimo regolamento stilato nel febbraio 2008.
42
orientamenti sull’interpretazione degli stessi, nonché una serie di informazioni
volte a guidare l’ulteriore sviluppo dei registri di imprese.
Già nella precedente versione del Regolamento relativo al coordinamento
comunitario dello sviluppo dei registri delle imprese utilizzati a fini statistici
(Regolamento CEE N. 2186/93) gli Istituti Nazionali di statistica venivano
espressamente «…autorizzati a raccogliere a fini statistici negli schedari amministrativi
o giuridici costituiti nel territorio nazionale, le informazioni oggetto del presente
regolamento, alle condizioni definite dalla legislazione nazionale».
Tale facoltà pare essere ulteriormente estesa dall’art. 4 del nuovo regolamento
(Regolamento CE N. 177/08) che ha ampliato, completandolo, quello precedente (al
quale, abrogandolo, si sostituisce): «…gli Stati membri possono raccogliere le
informazioni necessarie a norma del presente regolamento utilizzando tutte le fonti da
essi giudicate pertinenti. Le autorità nazionali sono autorizzate, nell’ambito della
rispettiva sfera di competenza, a raccogliere a fini statistici le informazioni di cui al
presente regolamento contenute negli archivi previsti da disposizioni di legge o
amministrative».
Il nuovo Regolamento40 prende spunto dalle esigenze di nuove informazioni
statistiche sopravvenute negli ultimi anni, a causa dei profondi cambiamenti verificatisi
all’interno dell’economia, e che hanno portato a ripensare la struttura dell’intero registro
delle imprese. In particolare, così come indicato nella proposta all’istituzione del nuovo
regolamento, i nuovi bisogni informativi traevano spunto dai seguenti elementi:
la globalizzazione dell’economia ha reso necessaria la raccolta di informazioni sui
gruppi di imprese;
l’integrazione delle attività dei diversi settori ha richiesto una copertura completa
dell’intera economia;
40 Tratteremo, per completezza dell’informazione, della nuova versione del Regolamento, che del resto si presenta non come completamente avulso dal precedente, rappresentandone, di fatto, un aggiornamento ed ampliamento. E’ evidente che nei prossimi paragrafi dell’indagine, verrà valutata soprattutto la rispondenza delle informazioni statistiche disponibili al vecchio regolamento, e non al nuovo, che, come detto, è entrato in vigore solamente dall’inizio del 2008.
43
il mercato unico necessita di una maggiore comparabilità statistica in funzione in
particolare della disponibilità di fonti armonizzate per la popolazione di imprese
operanti nell’UE.
A partire da tali esigenze, il nuovo Regolamento introduce due cambiamenti
principali:
a) registrazione obbligatoria di tutte le imprese esercitanti attività economiche che
contribuiscono al prodotto interno lordo, delle loro unità locali e delle
corrispondenti unità giuridiche (alcuni settori di attività, erano solamente
facoltativi nel Regolamento 2186/93);
b) copertura delle relazioni finanziarie e dei gruppi di imprese e scambio di dati tra i
paesi e Eurostat sui gruppi multinazionali e sulle unità di cui questi sono costituiti.
Per quanto attiene al punto a), la differenza più significativa riguarda l’inclusione nel
registro delle imprese dei settori della Pubblica Amministrazione e dell’Agricoltura e
della Pesca, che, nel rispetto della precedente versione del Regolamento, erano raccolti
solamente su base volontaria. Per quanto attiene alla Pubblica Amministrazione, questa
è considerata svolgere un ruolo importante all’interno delle economie degli Stati
membri, e pertanto viene ritenuto opportuno individuare all’interno dei registri delle
imprese anche le imprese pubbliche (attraverso una classificazione per settore
istituzionale). In relazione all’agricoltura, l’interesse verso questo settore non riguarda
solamente l’analisi dello sviluppo rurale ma anche, e soprattutto, la sua crescente
interazione con gli altri settori dell’economia, che non può essere valutata alla luce delle
sole statistiche sui prodotti.
Per quanto riguarda, invece, il punto b), in ottemperanza del vecchio Regolamento
venivano registrati solamente quei gruppi di imprese ubicate sul territorio nazionale;
nella versione attuale, invece, si stabilisce che vengano annotate sul registro tutte le
relazioni finanziarie tra le unità giuridiche, e che tali informazioni sulle relazioni
transnazionali vengano trasmesse alla Commissione.
Tale implementazione dovrebbe, nelle intenzioni del regolatore, consentire di:
44
disporre di basi di campionamento armonizzate per le indagini esistenti che
utilizzano il concetto di relazioni finanziarie;
accrescere la comparabilità di molte statistiche attuali in cui le relazioni finanziarie
tra imprese di paesi diversi assumono un ruolo importante, ad esempio i dati sulla
produttività;
disporre di ulteriori informazioni sulla popolazione di gruppi di imprese in quanto
i registri potrebbero anche essere utilizzati come fonti dirette di statistiche sulla
globalizzazione; ciò risulterebbe prezioso per le politiche comunitarie della
concorrenza e della ricerca e per i negoziati commerciali.
2.2.1. Le unità statistiche di riferimento
Sia il Regolamento (CEE) N. 2186/93 (art. 2) sia il successivo Regolamento (CE) N.
177/2008 (art. 2) che, lo ricordiamo, abroga il primo costituendone ideale
prolungamento, presentano uno specifico rimando al Regolamento (CEE) N. 696/93 per
quanto riguarda le definizioni delle unità statistiche da utilizzare, oltre a delle note
esplicative relative a ciascuna unità; sulla base di quanto desumibile da tale
regolamento, le definizioni sono le seguenti:
L'impresa «corrisponde alla più piccola combinazione di unità giuridiche che
costituisce un'unità organizzativa per la produzione di beni e servizi che fruisce
d'una certa autonomia decisionale. In particolare per quanto attiene alla
destinazione delle sue risorse correnti. Un'impresa esercita una o più attività in
uno o più luoghi. Un'impresa può corrispondere a una sola unità giuridica».
Essendo le “unità giuridiche” definite (in altra parte dello stesso Regolamento) sia
come «persone giuridiche la cui esistenza è riconosciuta dalla legge
indipendentemente dalle persone o dalle istituzioni che le possiedono o che ne
sono membri» sia come «persone fisiche che esercitano un'attività economica
come indipendenti», da ciò discende che sono considerate “imprese” anche i
lavoratori autonomi e i liberi professionisti. L’impresa costituisce l’unità centrale
di tutto il processo per la realizzazione delle statistiche economiche.
L'unità locale «corrisponde a un'impresa o a una parte di impresa (laboratorio,
stabilimento, magazzino, ufficio, miniera, deposito) situata in una località
topograficamente identificata, in tale località, o a partire da tale località, si
45
esercitano delle attività economiche per le quali — a prescindere da eccezioni —
una o più persone lavorano (eventualmente a tempo parziale) per conto di una
stessa impresa».
Il gruppo di imprese «riunisce più imprese con legami giuridico-finanziari. Il
gruppo di imprese può avere diversi centri decisionali, in particolare per quel che
concerne la politica della produzione, della vendita, degli utili; esso può unificare
certi aspetti della gestione finanziaria e della fiscalità. Esso costituisce un'entità
economica che può effettuare scelte con particolare riguardo alle unità alleate che
lo compongono». Si definisce “gruppo di imprese multinazionale” quello che ha
almeno due imprese o unità giuridiche localizzate in paesi diversi. Per “gruppo
troncato”, invece, si intendono le imprese e le unità giuridiche di un gruppo di
imprese multinazionale che risiedono nello stesso paese.
Sulla base delle unità statistiche appena definite, il nuovo Regolamento predispone
che vengano repertoriate nei registri:
a) tutte le imprese esercitanti attività economiche che contribuiscono al prodotto
interno lordo (PIL) e le loro unità locali;
b) le unità giuridiche che costituiscono tali imprese;
c) i gruppi troncati e i gruppi di imprese multinazionali;
d) i gruppi composti da imprese tutte residenti.
Le unità ricomprese in tali registri devono essere contraddistinte da un numero
identificativo e devono essere caratterizzate da una serie di variabili quali il nome,
l’indirizzo, la data di registrazione, la forma giuridica, le relazioni (eventuali) con il
gruppo di imprese, l’ubicazione geografica, il settore dell’attività economica, il numero
di dipendenti, ecc41.
Le informazioni contenute nei registri debbono essere aggiornate almeno una volta
l’anno, e la frequenza di tale aggiornamento dipenderà dal tipo di unità considerata,
dalla variabile, dalle dimensioni dell’unità e dalla fonte utilizzata per l’aggiornamento.
Inoltre, tutti gli Stati membri hanno l’obbligo di adottare le più opportune
disposizioni necessarie a garantire la qualità dei registri di imprese. A tale scopo, la
41 Le variabili da registrare non sono uguali per tutti, ma dipendono dal tipo di unità (“unità giuridica”, “impresa”, “unità locale” e “gruppo di imprese”) di volta in volta considerata.
46
Commissione (EUROSTAT) può richiedere ai singoli Stati membri una relazione sulla
qualità dei registri di imprese (denominata, appunto, Relazione sulla qualità).
2.2.2. La classificazione delle attività economiche
Ai fini della produzione di un’informazione statistica che renda i dati maggiormente
paragonabili e pertinenti, le imprese sono classificate per attività economica, che
rappresenta una delle variabili di stratificazione di maggiore importanza all’interno dei
registri statistici.
Le attività economiche sono definite in base ad un livello specifico della
nomenclatura NACE (Statistical Classification of Economic Activities in the European
Community)42. Per quanto riguarda gli anni di riferimento fino al 2005 compreso, la
normativa che disciplina tale nomenclatura è il Regolamento del Consiglio Europeo
(CEE) N. 3037/90 del 9 ottobre 1990, relativo alla classificazione statistica delle attività
economiche nella Comunità Europea, insieme ai successivi N. 3696/93, N. 3984/91 e N.
29/2002, che ha introdotto la versione nota come NACE Revisione 1.1.
Dallo stesso anno 2006 è entrato in vigore il nuovo Regolamento (CE) N. 1893/2006
che definisce la classificazione statistica delle attività economiche NACE Revisione 2 e
modifica il regolamento (CEE) n. 3037/90 del Consiglio nonché alcuni Regolamenti
(CE) relativi a settori statistici specifici.
Seguendo le indicazioni del nuovo Regolamento N. 1893/2006, e così come riportato
nell’articolo 2, la NACE Rev. 2 si articola nel seguente modo:
un primo livello, che comprende voci identificate da un codice alfabetico (sezioni);
un secondo livello, che comprende voci identificate da un codice numerico a due
cifre (divisioni);
un terzo livello, che comprende voci identificate da un codice numerico a tre cifre
(gruppi);
un quarto livello, che comprende voci identificate da un codice numerico a quattro
cifre (classi)43.
42 L’acronimo NACE deriva dal francese Nomenclature générale des Activités économiques dans les Communautés Européennes. 43 Nella versione precedente (NACE Rev. 1.1) esisteva anche un livello intermedio - la sottosezione – che si poneva subito al di sotto del livello “sezione”.
47
Per assicurare la comparabilità internazionale delle statistiche economiche la
classificazione NACE è direttamente collegata con la classificazione proposta dalle
Nazioni Unite e indicata con ISIC Rev. 4 (International Standard Industrial
Classification of all Economic Activities), pur costituendone una “versione”
maggiormente disaggregata.
Tutte le statistiche distribuite dagli Stati membri che abbiano una disaggregazione in
base alle attività economiche devono essere elaborate utilizzando tale classificazione
(pur essendo ammesse delle eccezioni, in caso di incompatibilità tra la classificazione
stessa e la struttura economica e produttiva di un determinato paese).
Inoltre, come riportato nell’articolo 4, le singole classificazioni nazionali possono
«…contenere nuove voci e livelli, inoltre è possibile utilizzare codici diversi. Ogni
livello, ad eccezione del più alto, deve comprendere le stesse voci del corrispondente
livello della NACE Rev. 2, oppure voci che ne costituiscono un’esatta ripartizione».
Ad ogni impresa deve essere attribuito un codice di attività economica, che può
essere ”esclusiva” – nel caso in cui sia l’unica attività esercitata all’interno dell’impresa
stessa – o “principale” – qualora nell’ambito della stessa unità vengano esercitate più
attività economiche. In quest’ultimo caso, il codice viene attribuito sulla base del
criterio della prevalenza, che viene individuata grazie all’utilizzo di variabili strutturali
(solitamente il valore aggiunto, ma, in mancanza questo, si può ricorrere, nell’ordine, al
fatturato, al numero medio annuo di addetti, alle spese per il personale, alle retribuzioni
lorde). Un’impresa, dunque, può svolgere attività codificate in differenti categorie;
inoltre, dal momento che tali attività possono essere svolte sia all’interno di un’unica
unità locale, sia in differenti siti produttivi, diventa necessario attribuire il codice di
attività principale non solo per l’impresa ma anche per ciascuna unità locale.
2.2.3. La variabile territoriale
Nell’ambito del processo di armonizzazione delle fasi di rilevazione, compilazione e
diffusione di informazioni statistiche da parte degli uffici centrali di statistica degli Stati
membri dell’Unione, uno degli elementi centrali riguarda la classificazione delle unità
territoriali sulle quali è possibile effettuare analisi a livello regionale: come, infatti, è
ben riportato nella premessa del Regolamento (CE) N. 1059/2003, per poter disporre di
dati statistici comparabili in tutta l’Unione Europea «il mercato interno necessita di
48
standard statistici applicabili alla raccolta, alla trasmissione e alla pubblicazione di
statistiche nazionali e comunitarie, in modo da fornire a tutti gli operatori del mercato
unico dati statistici comparabili».
Per regione si intende una porzione di territorio che abbia dei confini più o meno
definiti e che spesso viene utilizzata come unità amministrativa di base al di sotto del
livello nazionale. Generalmente, le regioni possono essere identificate da specifiche
caratteristiche quali il paesaggio, il clima, la lingua, le origini etniche, la storia passata.
Sulla base di tali caratteristiche (che, evidentemente, risultano peculiari dello specifico
territorio sul quale insistono, e, dunque, mostreranno sensibili differenze tra un paese ed
un altro) vengono solitamente costruiti quei “confini amministrativi” di cui sopra
accennato, con lo scopo di dotare un determinato paese di quella necessaria maglia
territoriale al fine di permettere di esercitare quel governo locale che, complementare a
quello centrale, possa consentire un’efficiente gestione della cosa pubblica.
La prima classificazione delle unità territoriali è stata introdotta nei primi anni
Settanta, con lo scopo di creare un’uniforme disaggregazione di unità territoriali che
consentisse di produrre statistiche regionali all’interno della Comunità.
Tuttavia, è solamente con il Regolamento (CE) N. 1059/2003 che il Parlamento e il
Consiglio Europeo hanno ufficialmente adottato una Classificazione Comune delle
Unità Territoriali per la Statistica (NUTS)44. Tale Regolamento è stato, in seguito,
modificato ed ampliato dal successivo Regolamento (CE) N. 1888/2005, in seguito
all'adesione all'Unione Europea della Repubblica Ceca, dell'Estonia, di Cipro, della
Lettonia, della Lituania, dell'Ungheria, di Malta, della Polonia, della Slovenia e della
Slovacchia, dal successivo Regolamento (CE) N. 105/2007, recante le modifiche nel
tempo sopravvenute nei territori dei differenti Paesi e dal Regolamento (CE) 11/2008
nel quale vengono specificati gli anni e i livelli territoriali delle serie che debbono essere
trasmesse dai singoli Stati membri alla Commissione e, infine, il Regolamento (CE)
176/2008, che aggiorna le Unità Territoriali in seguito all’adesione della Bulgaria e
della Romania.
Nell’intenzione del legislatore la classificazione NUTS dovrebbe costituire un punto
di riferimento:
44 Dall’acronimo inglese: Nomenclature of Territorial Units for Statistics.
49
per la raccolta, lo sviluppo e l’armonizzazione delle statistiche regionali a livello
comunitario;
per l’analisi socio-economica delle regioni;
come cornice (geografica) di riferimento per la politica regionale della Comunità.
La classificazione NUTS è basata sulle divisioni istituzionali emergenti all’interno
dei singoli Stati, e, dunque, è stata costruita sulla base di criteri di tipo amministrativo, e
non di tipo analitico-funzionale (questo per favorire la disponibilità dei dati e
l’implementazione delle politiche regionali). Si tratta di una classificazione di tipo
gerarchico: ogni Stato Membro è suddiviso in un certo numero di “regioni”45 a livello
NUTS 1, ognuna delle quali è a sua volta suddivisa in un certo numero di aree a livello
NUTS 2 le quali, ancora, possono essere ulteriormente frazionate in zone ad un livello
NUTS 3.
A livello sub-nazionale, e senza prendere (per il momento) in considerazione le
“municipalità”, ogni singolo Stato è generalmente suddiviso in due “livelli regionali”
(ad esempio, in Germania sono presenti länder e kreise; in Francia régions e
départements; in Italia regioni e province; ecc.). Pertanto, al fine di fornire un
raggruppamento che risulti omogeneo, per ogni Stato membro si è provveduto a
“creare” un livello addizionale (che non necessariamente corrisponde ad un effettivo
livello gerarchico dell’amministrazione) a quelli “reali” effettivamente riscontrabili nel
territorio amministrativo. Così, ad esempio, è stato creato un livello NUTS 1 (non
esistente nella “realtà”) per la Francia, l’Italia, la Polonia, la Spagna; un livello NUTS 2
per la Germania; un livello NUTS 3 per il Belgio, ecc.
Al fine di classificare in modo corretto le aree componenti gli Stati membri, è
necessario seguire alcune regole basilari (così come riportato nel Regolamento
1059/2003):
1. il primo criterio di definizione delle unità territoriali trae spunto dalle unità
amministrative già esistenti all’interno del paese; con unità amministrativa si
intende «una zona geografica in cui un'autorità amministrativa ha la competenza
45 Usiamo qui le virgolette, in quanto intendiamo tale termine nell’accezione più ampia possibile, ossia come sinonimo di “porzione di territorio”, e non in quel senso amministrativo cui, qui in Italia, siamo abituati. Nel seguito del lavoro, tale termine sarà usato con l’una o l’altra accezione, ma sarà agevolmente comprensibile dal contesto a quale esso è riferito.
50
di prendere decisioni amministrative o politiche per tale zona, all'interno del
quadro giuridico e istituzionale dello Stato membro».
2. Per stabilire in quale livello NUTS debba essere classificata una determinata classe
di unità amministrative di uno Stato membro, si considera la dimensione media
della classe di unità amministrative dal punto di vista della popolazione, facendo
riferimento alla seguente tabella:
Tabella 2 - Popolazione minima e massima
nei diversi livelli territoriali previsti dalla classificazione NUTS Livello Minimo Massimo
NUTS 1 3 milioni 7 milioni
NUTS 2 800.000 3 milioni
NUTS 3 150.000 800.000
3. Se, per un determinato livello NUTS, nello Stato membro non esistono unità
amministrative di dimensione opportuna, il livello NUTS sarà costituito
aggregando un numero adeguato di unità amministrative contigue esistenti di
dimensione minore. Tale aggregazione deve essere effettuata tenendo conto delle
circostanze geografiche, socioeconomiche, storiche, culturali o ambientali46.
Ad un livello maggiormente dettagliato esistono i distretti e le municipalità; questi
vengono chiamati Unità Amministrative Locali (Local Administrative Units – LAU)47, e
non sono soggetti alla stessa regolazione delle aree NUTS.
46 Le unità risultanti dall'aggregazione vengono definite unità non amministrative. La dimensione delle unità non amministrative in uno Stato membro per un determinato livello NUTS deve rientrare nei limiti elencati nella tabella riportata in precedenza (anche se tale vincolo non è così stringente, nel caso le peculiari caratteristiche geografiche, socio-economiche o storiche del territorio lo richiedano). Per tornare all’esempio dell’Italia, a livello NUTS 1 sono state create le unità non amministrative: Nord-Ovest (formata dall’aggregazione delle aree a livello NUTS 2: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria), Nord-Est (Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, Provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna), Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), Sud (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria), Isole (Sicilia, Sardegna). La Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e la Provincia autonoma di Trento costituiscono la regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. 47 Le unità amministrative più piccole sono le seguenti (così come riportato nell’Allegato III del Regolamento CE N. 105/2007): per il Belgio «Gemeenten/Communes», per la Bulgaria “Общини (Obshtini)”, per la Repubblica ceca «Obce», per la Danimarca «Kommuner», per la Germania «Gemeinden», per l'Estonia «Vald, Linn», per la Grecia «Δήμοι/κοινότητες (Dimoi/koinotites)», per la Spagna «Municipios», per la Francia «Communes», per l'Irlanda «counties or cities», per l'Italia «Comuni», per Cipro «Δήμοι/κοινότητες (Dimoi/ koinotites)», per la Lettonia «Pilsçtas, novadi, pagasti», per la Lituania «Seniûnija», per il Lussemburgo «Communes», per l'Ungheria «Települések», per Malta
51
Allo stato attuale, a partire dal 1 gennaio 2008, il territorio economico dell’Unione
Europea è stato suddiviso in 97 regioni a livello NUTS 1, 271 regioni a livello NUTS 2
e 1.303 regioni a livello NUTS 348. Al di sotto di queste, sono stati definiti due livelli in
relazione alle unità amministrative locali: un livello “superiore” (LAU level 1)49 ed un
livello “inferiore” (LAU level 2)50.
In ogni caso, i tentativi effettuati al fine di creare unità territoriali comparabili dal
punto di vista della grandezza non sempre hanno portato a centrare l’obiettivo, se è vero
che le aree così costruite appaiono anche molto eterogenee tra loro: si pensi, ad
esempio, che a livello NUTS 1 si passa dalla regione Åland (Finlandia, 26.000 abitanti
circa) alle regioni Nordrhein-Westfalen (Germania, 18 milioni) e Nord-Ovest (Italia, 15
milioni), o che a livello NUTS 2 gli estremi sono rappresentati dall’Île de France e dalla
Lombardia da un lato (rispettivamente, 11 e 9 milioni di abitanti) mentre, all’estremo
opposto, si trovano aree come la Valle d’Aosta, Madeira, Melila, Ceuta, Corse (tutte
con meno di 300.000 abitanti).
Il Regolamento, infine, detta le regole anche per gli eventuali successivi cambiamenti
da parte dei singoli Paesi membri: è possibile, infatti, proporre alla Commissione
variazioni nelle classificazioni adottate, ma non più di una volta ogni tre anni; con
l’ultima revisione, ad esempio, datata 2006, è stato possibile modificare la
«Localities», per i Paesi Bassi «Gemeenten», per l'Austria «Gemeinden», per la Polonia «Gminy, miasta», per il Portogallo «Freguesias», per la Romania “Municipii, Oraşe, Comune, per la Slovenia «Obèina», per la Repubblica slovacca «Obce», per la Finlandia «Kunnat/Kommuner», per la Svezia «Kommuner» e per il Regno Unito «Wards». 48 Le unità amministrative esistenti (così come riportato nel Regolamento CE N. 105/2007 e nel Regolamento CE 176/2008) sono le seguenti: a livello NUTS 1, per il Belgio “Gewesten/Régions”, per la Germania “Länder”, per il Portogallo “Continente”, Região dos Açores e Região da Madeira, e per il Regno Unito Scozia, Galles, Irlanda del Nord Government Office Regions of England; a livello NUTS 2: per il Belgio “Provincies/Provinces”, per la Danimarca “Regioner” per la Germania “Regierungsbezirke”, per la Grecia “periferies”, per la Spagna “comunidades y ciudades autónomas”, per la Francia “régions”, per l'Italia “regioni”, per i Paesi Bassi “provincies”, per l'Austria “Länder” e per la Polonia “Województwa”; a livello NUTS 3: per il Belgio “arrondissementen/arrondissements”, per la Repubblica ceca “Kraje”, per la Germania “Kreise/kreisfreie Städte”, per la Grecia “nomoi”, per la Spagna “provincias”, per la Francia “départements”, per l'Italia “Province”, per la Lituania “Apskritis”, per l'Ungheria “Megyék”, per la Repubblica slovacca “Kraje”, per la Finlandia “maakunnat/landskap” e per la Svezia “län”. 49 Tale livello, che in precedenza veniva identificato con il livello NUTS 4, è stato definito solamente per i seguenti paesi: Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia. Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Slovacchia e Ungheria. 50 Tale livello, che in precedenza veniva indicato con NUTS 5, è rappresentato da circa 120.000 municipalità (o strutture amministrative equivalenti).
52
classificazione, per quanto riguarda l’Italia, al livello NUTS 3 (le nostre “province”), in
seguito alla riorganizzazione amministrativa effettuata nella regione Sardegna51.
2.3 Il recepimento delle direttive comunitarie da parte dell’ISTAT
Negli ultimi anni l’attività dell’ISTAT si e concentrata in modo particolare nella
costruzione di nuove “piattaforme” informative che permettessero, da un lato, di
rispondere in modo adeguato alle sollecitazioni imposte dalla regolamentazione
comunitaria e, dall’altro, di soddisfare le richieste avanzate da un’utenza bisognosa di
una sempre maggiore quantità di dati ad un livello che sia il più dettagliato possibile. I
risultati di tale sforzo possono essere sintetizzati (limitatamente a quanto attiene agli
obiettivi della presente indagine) nei seguenti punti:
Rispondenza alle classificazioni (delle attività economiche e delle unità territoriali)
proposte in ambito europeo;
Estensione del campo di osservazione ai settori dell’Agricoltura e della Pubblica
Amministrazione;
Attività sulla demografia d’impresa;
Diffusione delle informazioni disponibili.
Per quanto riguarda la rispondenza alle classificazioni52, l’ISTAT ha adottato, per le
rilevazioni aventi anno di riferimento fino al 2006, una classificazione delle ATtività
ECOnomiche (ATECO) a cinque cifre che costituisce la “versione italiana” della
classificazione NACE Rev. 1.1
La classificazione ATECO 2002 presenta le varie attività economiche raggruppate,
dal generale al particolare, in sezioni, sottosezioni, divisioni, gruppi, classi e categorie.
Due sezioni (“Estrazione di minerali” e “Attività manifatturiere”) sono articolate in
sottosezioni; le sezioni e le sottosezioni a loro volta si articolano in divisioni, gruppi e
classi. A livello di classe di attività economica l’ATECO 2002 coincide perfettamente
51 Le province della Sardegna sono passate dalle 4 riscontrabili in precedenza (Cagliari, Olbia, Sassari, Oristano) alle attuali 8 (le precedenti, più Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias); per effetto di tale modificazione, le province sono passate da 103 a 107. 52 Per ulteriori considerazioni sul tema, si rinvia al cap. 3, par. 3.6.
53
con la Nace Rev. 1.1. A sua volta, come già rilevato in precedenza, questa è derivata
dalla Isic Rev. 3.1 elaborata dalle Nazioni Unite.
La nuova classificazione ATECO 2007, adottata nel 2006 e adeguata alla nuova
classificazione NACE Rev. 2, segue, in accordo con quanto stabilito dalla normativa, lo
stesso principio gerarchico: le attività sono raggruppate, dal generale al particolare, in
sezioni (una lettera), divisioni (due cifre), gruppi (tre cifre), classi (quattro cifre),
categorie (cinque cifre) e sottocategorie (sei cifre). Dato che sono disponibili più fonti
(amministrative) che registrano informazioni riguardanti l’attività economica (con,
evidentemente, un diverso grado di precisione), si rende necessaria l’adozione di criteri
di scelta basati su sintesi quantitative oggettive; la scelta della modalità da attribuire ad
ogni singola unità statistica viene effettuata non privilegiando a priori una fonte rispetto
ad un’altra considerata meno affidabile, bensì utilizzando una metodologia che
selezioni, con criteri probabilistici, fra le diverse modalità fornite dalle fonti
amministrative, ed avvalendosi di opportuni indicatori di qualità delle fonti ricavati
dagli stessi dati. La metodologia utilizzata al momento è operativa fino alla
realizzazione di ASIA 2006. A partire dall’anno di riferimento 2007, e in concomitanza
con l’introduzione della nuova classificazione ATECO 2007 (definita in base a
regolamenti Ue), la metodologia e le fonti utilizzate saranno completamente riviste.
Elemento che appare estremamente positivo e che va nella direzione di una sempre
maggiore armonizzazione delle informazioni e delle fonti disponibili è rappresentato
dalla stretta collaborazione intercorsa tra l’ISTAT, l'Agenzia delle Entrate e le Camere
di Commercio, grazie alla quale si è pervenuti ad un'unica classificazione: infatti, per la
prima volta il mondo della statistica ufficiale, il mondo fiscale e quello camerale
adotteranno la stessa classificazione delle attività economiche. Tale risultato costituisce
un significativo passo in avanti nel processo di integrazione e semplificazione delle
informazioni acquisite e gestite dalla Pubblica Amministrazione.
In riguardo alla variabile territoriale, L’ISTAT ha pienamente recepito le indicazioni
provenienti dalla politica comunitaria e, sulla base delle caratteristiche morfologiche del
territorio e degli elementi politici, sociali e culturali che su esso hanno agito nel passato
ha adottato la seguente classificazione (così come riportato nel Regolamento (CE) N.
105/2007):
5 aree a livello NUTS 1 (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Isole);
54
21 aree a livello NUTS 2 (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Provincia
autonoma Bolzano, Provincia autonoma Trento53, Veneto, Friuli Venezia Giulia,
Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania,
Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna;
107 aree a livello NUTS 354.
Inoltre, come noto, e così come indicato anche negli Allegati II e II dello stesso
Regolamento, le Unità Amministrative esistenti sono solamente quelle di livello NUTS
2 (le nostre “Regioni”) e quelle di livello NUTS 3 (le nostre “Province”), mentre le
Unità Amministrative più piccole sono rappresentate dai Comuni.
Tali “ritagli geografici” rappresentano la base (territoriale) per la costruzione delle
indagini e per la diffusione dell’informazione statistica.
Per quanto attiene all’estensione del campo di osservazione55 ai settori
dell’Agricoltura e della Pubblica Amministrazione è possibile riscontrare quanto segue:
1. All’interno del settore Agricoltura un numero estremamente elevato di unità
statistiche di base produce, essenzialmente, per il solo autoconsumo. Al contrario,
sono relativamente poche le unità che si comportano come un’impresa vera e
propria, avendo come obiettivo la cessione di beni (ed, eventualmente, anche
servizi) verso terzi, e risultando, dunque, rilevanti al fine di entrare a far parte di
un registro statistico delle imprese. Identificare tali unità appare difficile, anche a
causa della mancanza di informazioni dirette di natura amministrativa in relazione
al criterio di cessione dei beni prodotti. Pertanto, il criterio che viene
comunemente utilizzato dall’ISTAT è quello di considerare “Imprese agricole (e
della caccia e pesca)” «…tutte le persone fisiche e giuridiche che presentano un
volume di affari (in particolare identificate attraverso la dichiarazione IVA), o che
dichiarano occupazione alle dipendenze (individuate per mezzo dei modelli di
Denuncia della Manodopera Agricola all’INPS)».
53 La Provincia autonoma Bolzano/Bozen e la Provincia autonoma Trento costituiscono la regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. 54 È a tale livello che si sono verificate le modifiche più significative: come già accennato in precedenza, infatti, si è passati dalle 103 aree a livello NUTS 3 riportate nel Regolamento (CE) N. 1059/2003 alle attuali 107, in seguito alla costituzione delle quattro nuove province sarde (Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias). 55 Per ulteriori considerazioni sul tema si rinvia al cap. 3, par. 3.4.
55
2. Per quanto riguarda il settore della Pubblica Amministrazione, l’ISTAT
predispone già da alcuni anni (a partire dal 2005) l’elenco delle unità istituzionali
che fanno parte del Settore “Amministrazioni Pubbliche” (Settore S13, così come
definito in base alle regole del Sistema Europeo dei Conti – SEC95), i cui conti
concorrono alla costruzione del Conto economico consolidato delle
Amministrazioni Pubbliche. In accordo con le definizioni adottate, ogni unità
istituzionale viene classificata nel Settore S13 sulla base di criteri di natura
prevalentemente economica, ed indipendentemente dal regime giuridico che la
governa. Seguendo tali criteri56, le unità classificate nel Settore delle
Amministrazioni Pubbliche sono:
a) gli organismi pubblici che gestiscono e finanziano un insieme di attività,
principalmente consistenti nel fornire alla collettività beni e servizi non
destinabili alla vendita57;
b) le istituzioni senza scopo di lucro che agiscono da produttori di beni e servizi
non destinabili alla vendita, che sono controllate e finanziate in prevalenza da
amministrazioni pubbliche;
c) gli enti di previdenza.
In relazione alla distribuzione di informazioni sulla demografia d’impresa58, questa
è stata resa obbligatoria solamente a partire dal 2008 (Regolamento CE N. 295/2008).
Tuttavia, l’ISTAT già da tempo (fin dal 1999) diffonde informazioni statistiche su tale
argomento; in particolare, vengono calcolati tassi di natalità, di mortalità, indicatori di
crescita e di sopravvivenza delle imprese, che vengono disaggregati per settore di
attività economica e per regione (alcune elaborazioni presenti nel Rapporto Annuale
56 Si vedano i par. 2.68 e 2.69 del Sistema Europeo dei Conti 1995. 57 Come riportato nella nota esplicativa a “Le unità istituzionali appartenenti al settore delle Amministrazioni Pubbliche” «La distinzione tra produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e produttori di beni e servizi non destinabili alla vendita si basa sul fatto che i prezzi applicati siano o non siano economicamente significativi (cfr. § 5.1 del Manuale del SEC95 sul disavanzo e sul debito pubblico). Il prezzo economicamente significativo è applicato sulla base del “criterio del 50%”, ossia verificando se le vendite o ricavi per prestazioni di servizi da soggetti coprano una quota superiore al 50% dei costi di produzione. Nell’ammontare delle vendite o dei ricavi per prestazioni sono compresi i contributi ai prodotti che incidono sul prezzo di mercato praticato e che sono legati al volume o al valore della produzione, mentre sono esclusi i trasferimenti a copertura di un disavanzo globale o che coprano i costi indipendentemente dal volume della produzione (cfr. § 5.2 del Manuale del SEC95 sul disavanzo e sul debito pubblico e § 3.3 e segg. SEC95)». 58 Su demografia d’impresa e altri possibili utilizzi di ASIA, si veda anche cap. 3, par. 3.2.
56
ISTAT sono state effettuate anche a livello di Sistema Locale del Lavoro). In tale
ambito, la metodologia utilizzata dall’ISTAT è soprattutto tesa all’individuazione delle
nascite e delle cessazioni “reali” delle imprese, con queste intendendo quelle modifiche
che portano alla creazione/distruzione di fattori produttivi, e che non siano solamente
legate a processi di trasformazione formale (come cambi di proprietà e/o di natura
giuridica) delle unità produttive considerate.
Per quanto riguarda la diffusione delle informazioni disponibili, esistono vari livelli
di “accessibilità” ai dati: tutti gli enti appartenenti al SISTAN possono accedere
liberamente ai dati elementari (così come stabilito dalla normativa in vigore); per la
maggior parte degli utenti, invece, sono disponibili dati maggiormente aggregati che
vengono regolarmente rilasciati (nel rispetto della normativa europea) ad intervalli
regolari attraverso il sito web dell’ISTAT (alla voce Struttura e competitività delle
imprese); inoltre, gli utenti che ne fanno richiesta possono anche ottenere delle
elaborazioni ad hoc59.
59 Per ulteriori considerazioni sulle modalità di diffusione dai dati ASIA, si rinvia al cap. 3 par. 3.2.
57
III. LE INFORMAZIONI CONTENUTE NELL’ARCHIVIO ASIA E
POSSIBILI INTEGRAZIONI
3.1 Dall’origine del progetto ASIA alla produzione annuale degli archivi statistici delle imprese e delle unità locali
L’archivio statistico delle imprese attive (ASIA) ha avuto origine da un’intuizione di
Marco Martini60, alla fine degli anni ‘80, in un periodo in cui si iniziava appena a
comprendere l’importanza dei dati amministrativi a scopi statistici.
In quegli anni, molti Enti nazionali andavano realizzando proprie basi dati a fini
amministrativi per poter adempiere in modo più omogeneo e più razionale ai propri
compiti:
l’Anagrafe Tributaria, tra le prime, aveva la necessità di organizzare l’elenco delle
imprese cui assegnare un unico codice identificativo. Il primo codice di Partita
IVA attribuito a livello provinciale diveniva quindi il codice fiscale;
l’INPS aveva l’esigenza di identificare l’impresa che doveva versare i contributi
trattenuti ai lavoratori dipendenti e quelli dovuti dai titolari e dai lavoratori
autonomi, per seguirne la regolarità dei versamenti;
l’INAIL aveva lo stesso compito dell’INPS con riferimento al pagamento dei
premi per gli infortuni sul lavoro;
le Camere di commercio avevano lo specifico interesse a organizzare l’archivio
delle unità locali che presentavano domanda di inizio attività nella provincia e di
verificare i relativi pagamenti dei bollettini annuali;
60 Sull’argomento: Aimetti P., Martini M. (1989) Un archivio per l’imprese per l’analisi economica. Fonti metodi e risultati, Regione Lombardia e Camera di Commercio, Milano; Aimetti P., Zavanella B. M. (a cura di) (2004) Qualità degli archivi amministrativi e qualità dell’informazione statistica, Spunti tratti dalla riflessione di Marco Martini per un nuovo modello di relazioni tra sistemi amministrativi e sistema statistico, Franco Angeli, Milano; Biffignandi S. (1994) Integrazione tra archivi e sistema statistico delle imprese, in Atti della XXXVII Riunione scientifica della SIS, volume 1, San Remo; Martini M. (1990A) I dati amministrativi come fonte di informazione statistica sulle imprese, in Economia e lavoro, n. 2, Saggi, pp. 45 – 58; Martini M. (1990B) Dai dati amministrativi ad informazioni probabilistiche, in Contributi della statistica alla progettazione, gestione, e utilizzazione di basi di dati amministrativi, Riunione satellite della XXXV Riunione Scientifica della SIS, Padova, edizioni Giardini; Martini M. (1995) Documento conclusivo del gruppo di lavoro avente incarico di progettare e realizzare il nuovo registro statistico delle imprese (ASIA), Centro stampa ISTAT, Roma; Martini M. (1999) Censimenti, dati amministrativi e sistema statistico delle imprese basato sui registri, in Verso i censimenti del 2000, Atti convegno SIS, Udine.
58
l’ENEL aveva la necessità di monitorare la domanda di energia, in particolare
quella delle utenze non domestiche, anche con riferimento alle aziende che
cedevano all’Ente la loro autoproduzione in eccesso;
la SEAT, società che gestiva l’elenco delle utenze telefoniche, aveva bisogno di
riorganizzare i numeri di telefono assegnati alle imprese, anche per migliorare le
ricerche degli utenti interessati a contattare, per un dato settore di attività
economica, un’azienda presente nel proprio territorio, nonché per studiare piani
tariffari differenziati.
In quegli anni, più Enti cercavano di integrare i propri archivi con quelli degli altri
Enti nel tentativo di identificare le imprese che evadevano i contributi previdenziali,
quelli per l’assicurazione contro gli infortuni o il pagamento del bollettino.
In realtà, l’accoppiamento di uno o più archivi mostrava alcune difficoltà che ne
limitavano la potenzialità dell’integrazione, la quale richiedeva un lavoro aggiuntivo per
distinguere i casi di mancato accoppiamento di una stessa impresa, pur essendo presente
in più archivi, e le imprese effettivamente non accoppiate perché assenti in uno dei due
archivi abbinati.
Due difficoltà limitavano gli accoppiamenti:
non tutti gli archivi riportavano correttamente il codice fiscale, che doveva
rappresentare la chiave unica e certa per l’accoppiamento;
ogni archivio era genericamente definito come archivio delle imprese, ma in realtà
per le unità registrate utilizzavano differenti definizioni di impresa.
Il secondo problema richiedeva un’analisi più approfondita di ogni archivio.
Per l’INPS e per l’INAIL, ad esempio, le informazioni si riferivano alle posizioni
assicurative (in genere provinciali) che un’impresa apriva con i due istituti per pagare i
contributi relativi ai dipendenti presenti nella provincia, ovviamente con qualche
eccezione dovuta alla possibilità di accentramenti nazionali dei pagamenti.
Per le Camere di commercio le informazioni si riferivano alle unità locali di
un’impresa presenti nella provincia e non sempre era facile collegarle all’impresa
nazionale cui appartenevano.
Per l’ENEL e per la SEAT i riferimenti erano, rispettivamente, alle utenze elettriche
e a quelle telefoniche con qualche difficoltà di classificazione tra quelle domestiche e
quelle imprenditoriali (non domestiche o d’affari).
59
Da quasi tutti gli archivi erano escluse le aziende agricole o le istituzioni pubbliche o
private, ovviamente ancora con qualche eccezione come ad esempio le posizioni INPS
aperte dalle Istituzioni pubbliche per il pagamento dei contributi relativi al solo
personale operaio, ove ve ne fosse.
Queste difficoltà furono affrontate in modo sistematico dall’ISTAT che rispose alle
indicazioni che provenivano dal piano istituzionale e internazionale già nei primi anni
’90: nel 1989, il decreto legislativo n. 322, istitutivo del Sistema Statistico Nazionale,
affidava agli uffici di statistica il compito di contribuire “allo sviluppo informatico a fini
statistici degli archivi gestionali e delle raccolte di dati amministrativi” e nel 1993 il
Consiglio delle Comunità Europee emanava il Regolamento n. 2186 relativo al
coordinamento comunitario dello sviluppo dei Registri d’Imprese utilizzati a fini
statistici dove si autorizzava ogni istituto nazionale di statistica a “raccogliere a fini
statistici negli schedari amministrativi o giuridici costituiti nel territorio nazionale le
informazioni necessarie per l’istituzione dei registri armonizzati delle imprese”. Si
diede così vita al progetto per realizzare un primo impianto dell’Archivio Statistico
delle Imprese Attive (ASIA) con l’obiettivo di avere un universo di riferimento unico
per tutte le statistiche economiche.
A tale scopo furono adottate alcune soluzioni come l’accoppiamento probabilistico
da utilizzare nei casi in cui non era possibile l’accoppiamento certo per codice fiscale, a
causa di errori nella sua trascrizione o per mancata registrazione di tale codice in uno
degli archivi di base esaminati.
Le differenti definizioni di impresa utilizzate dai vari archivi amministrativi furono
risolte elaborando “grappoli” di informazioni che potevano fare riferimento a una stessa
impresa. In tal modo ogni “grappolo” riuniva le informazioni su di una sola impresa (ma
a volte anche a più di una), nel suo insieme: sulle sue unità locali, sulle posizioni
pensionistiche o per la prevenzione contro gli infortuni o le sue utenze attivate per
l’utilizzo del telefono o dell’energia elettrica.
Ma, affinché i caratteri riportati in ogni record nei vari archivi potessero essere
trattati contemporaneamente, erano necessari alcuni accorgimenti preliminari, come la
standardizzazione dei tracciati record, riportando ogni carattere al suo posto, e la
normalizzazione dei caratteri, ridisponendo sempre in uno stesso modo le singole
informazioni.
60
L’indirizzo, ad esempio, doveva essere riportato con una stessa sequenza di
toponimo, denominazione della via, numero civico, codice di avviamento postale, città.
E ogni città doveva essere classificata con un unico codice, quello definito dall’ISTAT,
di provincia e di comune.
Solo dopo tali trattamenti potevano cominciare le fasi di accoppiamento di ogni
archivio con quello dell’Anagrafe Tributaria, scelto come archivio di riferimento
iniziale in quanto era comunque quello più completo e con pochissimi errori nei codici
fiscali.
Dopo queste fasi iniziali era necessario risolvere le differenze tra le informazioni
riferite ad uno stesso carattere di una stessa impresa. Il codice di natura giuridica, di
attività economica e di artigianato o il numero di dipendenti e di lavoratori autonomi
erano riportati in più archivi ma molto spesso con informazioni differenti.
Anche in questo caso furono adottate dall’ISTAT alcune soluzioni: una di queste si è
basata sulla scelta dell’archivio detenente l’informazione più corretta, come è il caso dei
dipendenti desumibili con il miglior margine di certezza dall’archivio dell’INPS;
un’altra si fonda sull’impiego di una metodologia basata su principi di probabilità
composta per comparare le variabili codificate, come è il caso dei codici di forma
giuridica e di attività economica.
L’informazione più rilevante è quella denominata “stato di attività”, che determina
l’inserimento dell’unità impresa nell’archivio statistico, in quanto attiva, o la sua
eliminazione, in quanto cessata o non ancora operante. La determinazione dello stato di
attività è effettuata attraverso un modello probabilistico logit. La variabile Y (stato di
attività) è espressa in funzione di un vettore di variabili esplicative registrate nelle
singole fonti amministrative e considerate oggettivi segnali di attività. L’ipotesi base è
quella di classificare un’unità come attiva o non attiva sfruttando l’informazione
congiunta che proviene da tali segnali. In una situazione di incertezza è privilegiato
l’errore di inclusione (considerare attiva un’unità quando non lo è) rispetto a quello di
esclusione (considerare non attiva un’unità quando lo è).
Le informazioni che concorrevano, almeno nelle fasi iniziali del progetto, a
determinare il vettore delle variabili esplicative per la scelta e per l’applicazione di un
modello statistico sullo stato di attività sono state, con riferimento all’intero anno solare,
le seguenti:
61
per l’Anagrafe Tributaria (AT), la presenza di un volume di affari nelle
dichiarazioni IVA;
per le Camere di commercio (CCIAA), il pagamento della tassa annuale
(bollettino) di registrazione;
per l’archivio della previdenza sociale (INPS), la presenza di pagamenti di
contributi previdenziali o assistenziali;
per l’archivio dell’Istituto per la prevenzione degli infortuni sul lavoro (INAIL), il
pagamento di premi assicurativi;
per l’archivio dell’ENEL, l’attivazione di almeno un’utenza non domestica;
per l’archivio SEAT-Pagine Gialle, la presenza di almeno una linea telefonica
registrata.
La stima del modello logit poteva essere sostituita con un valore, considerato più
attendibile, se l’impresa aveva compilato per l’anno di riferimento uno o più modelli di
rilevazione statistica, come ad esempio le rilevazioni sul commercio con l’estero o sui
conti economici delle imprese.
Per le modalità di costruzione e per l’obiettivo che si pone, ASIA registra quindi la
popolazione di imprese attive nell’anno o in periodi inferiori. Dati di stock ad una data
predeterminata sono ottenibili eliminando le imprese con data di inizio successiva a tale
data e quelle con data di fine attività precedente ad essa (informazioni provenienti anche
esse dagli archivi amministrativi).
Al primo impianto dell’archivio statistico contribuiva ovviamente anche l’elenco
delle imprese desunto dai risultati del Censimento generale dell’industria e dei sevizi
del 1991 appena concluso.
Il primo prototipo di ASIA fu verificato dapprima con una rilevazione sperimentale
nella provincia di Cagliari nel 1995. In questa provincia, infatti, fu ricercato sul
territorio l’elenco di imprese desunto dal prototipo. Il motivo principale della verifica
era legato alla necessità di disporre di un’informazione “reale” sullo stato di attività
delle imprese riportate nell’archivio di sintesi, ovvero di un riscontro sul territorio delle
informazioni riportate nell’archivio. Tale riscontro era necessario proprio per la stima
dei coefficienti del modello logit, che consente di separare le imprese in due gruppi:
62
quelle che hanno alta probabilità di esistenza e quelle che invece, molto probabilmente,
non sono effettivamente attive, per l’anno di riferimento. L’informazione sull’effettivo
stato di attività doveva essere raccolta sul territorio.
Nel contempo era necessario verificare anche la correttezza degli altri caratteri
imputati sulla base degli altri modelli, probabilistici e non probabilistici, utilizzati nel
processo di costruzione dell’intero archivio statistico.
L’archivio ASIA è stato però validato definitivamente con la realizzazione del
Censimento intermedio dell’industria e dei servizi del 1996.
Il Censimento del 1996 fu finanziato dal Parlamento anche a seguito della crisi del
1992 provocata dall’uscita dell’Italia dallo SME, il sistema di cambi europeo a regime
poco variabile, che aveva reso il recente Censimento generale del 1991 già obsoleto.
Il Censimento intermedio nella sua short-form fu organizzato proprio con la finalità
di verificare la qualità delle informazioni riportate nell’Archivio statistico delle imprese
attive. Tale verifica fu condotta, in collaborazione con la rete delle Camere di
commercio, su circa 500 mila unità selezionate sulla base di un disegno campionario,
cui furono aggiunte le unità che presentavano incongruenze sui caratteri principali
(forma giuridica, codice di attività economica, localizzazione territoriale e numero di
dipendenti).
Le informazioni raccolte con il Censimento intermedio furono utilizzate per la
validazione definitiva dei modelli, probabilistici e non, applicati nella realizzazione
dell’Archivio statistico. La risposta ottenuta sul territorio costituiva, infatti, un riscontro
certo e consistente dello stato attivo delle imprese intervistate e della cessazione o
mancato inizio delle imprese non osservate sul territorio, tale da rendere definitivi i
coefficienti del modello logit. Gli scarsi errori riscontrati per i codici di attività
economica e di forma giuridica, i codici di provincia e comune di localizzazione delle
imprese e il numero di dipendenti e addetti, consentirono di rendere definitivi anche i
metodi utilizzati per la scelta di questi caratteri tra quelli disponibili negli archivi di
input.
A partire dal 2003 l’archivio ASIA-imprese viene realizzato con cadenza annuale.
Con il Censimento generale del 2001, invece, furono impostate le procedure per la
realizzazione dell’archivio ASIA-unità locali.
63
In questo caso erano da verificare le procedure probabilistiche di identificazione dei
luoghi di attività delle imprese, confrontando anche in questo caso le localizzazioni
individuate sul territorio con il Censimento con quelle riportate negli archivi
amministrativi. Per l’archivio ASIA-unità locali il ruolo dell’Anagrafe Tributaria era
meno rilevante perché contenente informazioni solo sull’impresa nel suo complesso,
compreso l’indirizzo in essa riportato, riferito per legge alla sede legale (talvolta, nel
caso delle micro imprese, collocata presso il commercialista).
Successivamente all’individuazione delle unità locali, si doveva attribuire ad ognuna
di esse, sempre con criteri probabilistici, il codice di attività economica prevalente e si
dovevano distribuire gli addetti complessivi dell’impresa nei luoghi effettivi di lavoro.
Al fine di cogliere meglio le articolazioni territoriali delle grandi imprese l’ISTAT
realizza anche una rilevazione ad hoc per le grandi imprese (IULGI) con la quale si
chiede alle imprese di maggiori dimensioni di compilare un breve questionario per ogni
unità locale, per conoscere in particolare la loro localizzazione, gli addetti e l’attività
economica esercitata.
La realizzazione di ASIA-unità locali è iniziata a partire dall’anno di riferimento
2004. Per esso sono previsti, come per ASIA-imprese, aggiornamenti annuali.
3.2 Gli utilizzi degli archivi ASIA-imprese e ASIA-unità locali e le modalità di diffusione
L’archivio ASIA-imprese rappresenta l’universo di riferimento unico per le
statistiche economiche, in quanto costituisce la base per le rilevazioni sulle imprese, sia
di tipo censuario che campionario, e contiene gli indirizzi delle unità da intervistare.
Inoltre, esso fornisce annualmente dati sulla numerosità delle imprese dell’industria e
dei servizi per tipologia di attività economica, per forma giuridica e per carattere
artigiano, unitamente all’ammontare degli addetti, distinti in indipendenti e dipendenti,
e del fatturato conseguito nell’anno.
Per una visione di sintesi delle informazioni diffuse con il sistema ASIA, si propone
il seguente schema (dove le informazioni diffuse dopo il 1998 devono intendersi
aggiuntive al set precedente):
64
Tabella 3 – Schema delle informazioni diffuse con il sistema ASIA
Anno di riferimento Campo di osservazione Variabili di base
Informazioni elaborate (derivabili)
Relative informazioni
dal 1998 imprese private industria e servizi
localizzazione impresa; addetti (indipendenti e dipendenti); attività economica; forma giuridica
dal 1999 demografia di impresa
tassi di natalità. mortalità, sopravvivenza e crescita
dal 2002 (escluso 2004)
gruppi di impresa
legami di controllo
dal 2004
localizzazione unità locali; carattere artigiano; classi di fatturato
dal 2005
settore pubblica amministrazione (S13)
dal 2006 imprese agricole
imprese a controllo pubblico
dal 2007 imprese nonprofit Fonte: ISTAT, documentazione fornita
Come si può osservare, già dall’inizio degli anni 2000, c’è stata un’attenzione da
parte dell’ISTAT su due particolari utilizzi connessi con le informazioni dell’archivio
ASIA, cioè elaborazioni sui Gruppi d’impresa e sulla demografia d’impresa. Oggi
queste estensioni di informazione trovano loro specifica collocazione visto che, da un
lato, il nuovo regolamento (CE) n. 177/2008 rende obbligatorio registrare nei Business
Register degli Stati dell’Unione i Gruppi di imprese e le loro caratteristiche e, dall’altro,
una modifica del regolamento (CE) n. 295/2008 sulle statistiche strutturali rende
obbligatoria la produzione di dati sulla demografia d’impresa.
L’attività svolta dall’ISTAT per la realizzazione del registro statistico sui Gruppi
d’Impresa è iniziata già alla fine degli anni ’90, nel 2000 è stato costituito un gruppo di
lavoro ad hoc e la pubblicazione dei dati è iniziata a partire dall’anno di riferimento
2002. Inoltre, nel 2003, è stata svolta un’importante attività di controllo sull’archivio dei
Gruppi di Impresa per gli anni 2000 e 2001 e di profiling61 per il 2002, con l’obiettivo,
61 Il profiling è uno strumento per migliorare la qualità degli archivi statistici consistente in un insieme di attività di studio e monitoraggio per la corretta individuazione delle unità statistiche. È definito da Eurostat come: “un metodo per analizzare la struttura legale, operativa e contabile di un gruppo di
65
in primo luogo, di porre a verifica la struttura dei principali gruppi italiani e, in secondo
luogo, di sperimentare alcune fasi della tecnica di profiling secondo quanto indicato nel
Recommendation Manual of Business Register di Eurostat62.
Queste attività sono propedeutiche a uno dei principali obiettivi del nuovo
regolamento che è quello di garantire la realizzazione di un registro statistico dei Gruppi
Multinazionali Europei (progetto EGR - Euro Group Register) che ha come fine quello
di rispondere alla necessità di analizzare il sistema produttivo non più all’interno di un
singolo paese, ma tenendo conto delle problematiche che sono riassunte nel termine
globalizzazione.
Per quanto concerne, invece, la demografia d’impresa, l’ISTAT produce, dal 1999,
una serie di indicatori: tassi di natalità e di mortalità, indicatori di crescita e di
sopravvivenza delle imprese che sono pubblicati per settori di attività e per regione.
La metodologia per la realizzazione degli indicatori di demografia d’impresa è stata
sviluppata dall’Eurostat nell’ambito di un apposito Working Group a cui l’ISTAT ha
partecipato attivamente e si basa sull’identificazione di nascite e cessazioni “reali”
(definite come creazione/distruzione di fattori produttivi) non legate, quindi, a processi
di trasformazione formale – es. cambi di natura giuridica o di proprietà - delle unità
produttive. Per l’identificazione della demografia reale, inoltre, l’ISTAT ha sviluppato
una metodologia, basata su procedure di record linkage, che ha l’obiettivo di
identificare unità economiche “simili” fra di loro anche se giuridicamente diverse63.
Tra queste attività sui possibili utilizzi delle informazioni contenute nel sistema
ASIA, si inserisce anche la raccolta di informazioni sulle nuove imprenditorialità,
finalizzata all’individuazione dei fattori determinanti la permanenza in vita delle
imprese di nuova costituzione. È questa una tematica di forte crescita a livello nazionale
e internazionale sulla quale, però, ancora non c’è sufficiente lavoro empirico volto ad
identificare e produrre indicatori statistici confrontabili a livello internazionale. Bisogna
segnalare, però, che l’Eurostat ha avviato un’indagine denominata “Factors of Business
Success” (FOBS) il cui obiettivo è stato quello di raccogliere informazioni utili ad
individuare ed analizzare le determinanti del successo delle nuove attività produttive e a tale
imprese a livello nazionale o globale, allo scopo di individuare le unità statistiche presenti all’interno del gruppo, i legami tra queste e i sistemi più efficienti per la raccolta dei dati statistici”. 62 Eurostat (2003A), op. cit. 63 Gruppo di lavoro per la sperimentazione di un prototipo di una procedura di abbinamento esatto per l’analisi della continuità – delibera 287/P/2000.
66
indagine, lanciata in maniera sperimentale e su basi volontarie, nel 2005, hanno aderito 15
Paesi. L’ISTAT ha concluso l’indagine alla fine di Marzo 2006 e ne ha pubblicato i risultati
(statistiche in breve e tavole di dati e raccolta di dati elementari) nel Luglio 2006; i dati a
livello europeo sono stati resi disponibili sempre nel corso del 2006. Inoltre, l’ISTAT (in
collaborazione con Eurostat e OECD) ha organizzato (Roma - dicembre 2006) un Seminar
on Entrepreneurship Indicators che è stata la sede di un primo confronto sugli effettivi
bisogni informativi per approfondire la conoscenza sull’imprenditorialità e sui più
opportuni strumenti di misura.
Dal punto di vista delle possibilità di analisi territoriale, occorre sottolineare che tutti
questi ultimi sviluppi riguardanti gruppi di impresa, demografia delle imprese e nuova
imprenditorialità presentano ancora dei limiti difficilmente superabili, dati i vincoli
derivanti dall’informazione di base, consentendo di arrivare al massimo a un livello di
dettaglio regionale.
Le modalità di diffusione delle informazioni del sistema ASIA sono
significativamente differenziate tra soggetti appartenenti al SISTAN ed utenti generici: i
primi possono accedere ai dati elementari per scopi connessi all’attuazione del
Programma Statistico Nazionale o all’esecuzione di trattamenti connessi alla propria
attività istituzionale o all’ambito territoriale del richiedente; ciò risponde a quanto
stabilito nella direttiva n. 9 del COMSTAT, “Criteri e modalità per la comunicazione
dei dati personali nell’ambito del Sistema statistico nazionale”, in materia di
adeguamento del SISTAN alla disciplina in materia di protezione dei dati personali
(d.lgs. 196/03 e codice deontologico). Gli utenti generici, invece, hanno accesso solo a
dati integrati pubblicati dall’ISTAT tramite note per la stampa e tavole standard inserite
nel sito web.
Con la pubblicazione di ASIA-unità locali a partire dal dicembre 2006 (dati 2004), si
è messo a disposizione dei ricercatori e della collettività degli utilizzatori di tali
statistiche un nuovo archivio, con informazioni probabilisticamente attendibili,
particolarmente rilevante dal punto di vista delle possibilità di analisi su scala
territoriale, a partire dalla Contabilità Nazionale. Anche in tal caso, però, l’accesso
all’informazione elementare per l’utente esterno è stato limitato, anche se sono state
67
rese disponibili tavole sui Sistemi Locali del Lavoro e sui comuni con più di 5.000
abitanti64.
Una significativa evoluzione delle informazioni diffondibili e degli strumenti con cui
sono diffuse è in fase di sviluppo; infatti, in considerazione del fatto che le informazioni
di ASIA risultano analoghe a quelle raccolte con le operazioni censuarie, l’ISTAT si è
fatto promotore di un’iniziativa presso il Garante per la tutela dei dati personali al fine
di ottenere per le informazioni prodotte da ASIA la stessa deroga valida per il
Censimento Generale Industria e Servizi, anche in considerazione del fatto che, data la
disponibilità di ASIA Unità Locali, l’ISTAT ha preso la decisione di non effettuare il
prossimo censimento del 2011. Il Garante ha concordato sulla proposta come
testimoniato dal testo del PSN 2008-2010:
“Un secondo gruppo di progetti per i quali si chiede la diffusione in forma
disaggregata riguarda il settore Struttura e competitività delle imprese e in particolare
gli archivi ASIA imprese (IST-00806) e ASIA Unità locali, realizzazione con utilizzo di
indagini dirette e fonti amministrative (IST-01685). Tale proposta nasce dalla
constatazione che le informazioni presenti nei suddetti archivi costituiscono un
aggiornamento dei dati di fonte censuaria relativi alla struttura economica ed
occupazionale, la cui conoscenza è stata ritenuta di particolare interesse dal legislatore
che, con l’art. 37, comma 2, lett. e), della legge 17 maggio 1999, n. 144, esplicitamente
ne ha autorizzato la diffusione fino al dettaglio comunale, anche nei casi di frequenza
inferiore a tre unità.”
Si auspica che la conseguenza di tale decisione porti all’implementazione di nuove
modalità di diffusione delle informazioni presenti in ASIA, per esempio, attraverso la
realizzazione di un data warehouse così come realizzato per il censimento per
consentire un utilizzo adeguato alle esigenze delle diverse tipologie di utenti.
3.3 La qualità dell’Archivio ASIA
In merito al concetto di qualità delle statistiche e alle inerenti problematiche
definitorie e di misurazione, si dibatte, a livello internazionale, dagli anni ’80 e oggi si è
giunti alla comune convinzione che il concetto di qualità sia particolarmente ampio e
complesso, composto da diverse dimensioni, tutte ugualmente importanti e che vanno a 64 Si fa riferimento all’uscita più recente, del 19 marzo 2008, riguardante i dati 2005.
68
definire la qualità totale di un prodotto statistico. Tale complessità concettuale pone i
produttori di statistica, da un lato di fronte alla necessità di delineare l’intera filiera
produttiva del dato in base ai principi che individuano la qualità, dalle fasi di
progettazione, a quelle di realizzazione e diffusione e, dall’altro di elaborare metodi e
strumenti tecnici e gestionali per il controllo, la verifica e la valutazione della qualità.
Dunque, anche nella produzione e gestione del Registro ASIA si pone rilevante
attenzione all’aspetto qualità che, inoltre, è richiamato anche nell’art. 6 del nuovo
regolamento CE 177/2008 sui registri d’imprese, dove si fa esplicito riferimento
all’obbligo da parte degli Stati Membri di redigere per la Commissione Europea
“relazioni sulla qualità del registro”.
Se si pensa a una filosofia della qualità in un’accezione generale di sforzo
organizzato e coordinato per il miglioramento delle statistiche economiche (quality
improvement QI) vale a dire della loro comparabilità, attendibilità, aumento del numero
di informazioni, il tutto nell’ambito di una gestione ottimizzata delle risorse, l’impianto
di ASIA corrisponde totalmente a questi requisiti perché comporta effettivamente un
miglioramento delle statistiche economiche, in particolare fornendo maggiori
informazioni, più tempestive e confrontabili nel tempo e nello spazio.
Se, invece, si pensa a una visione della qualità più specifica e tecnica, nel senso di
attendibilità e precisione delle singole procedure di produzione del dato, si rende
necessario ricordare che il Registro è un prodotto complesso, risultato dell’integrazione
concettuale e fisica di più fonti amministrative e statistiche che, quindi, richiede
definizioni specifiche di qualità.
Nel Manual of Recomendations for Business Registers65 di Eurostat si trova
indicazione sulle dimensioni che devono essere prese in considerazione per valutare la
qualità di un Registro di imprese; esse sono:
rilevanza o pertinenza (relevance), ovvero la capacità di soddisfare i fini
conoscitivi dell’utente;
accessibilità e chiarezza (accessibility), ovvero facilità nell’ottenere i dati da parte
degli utenti e (clarity) informazioni complete sui dati – metadati;
65 EUROSTAT (2003A), op. cit. Le stesse indicazioni si trovano in: EUROSTAT (2003B) Quality Assessment of administrative data for statistical purposes, in Working Group Assessment of the quality in statistics, Luxembourg.
69
completezza (completeness), ovvero il grado di copertura delle informazioni;
tempestività e puntualità (timeliness), ovvero il ritardo con cui l’informazione è
diffusa rispetto al periodo di riferimento e (punctuality) il grado di aderenza al
calendario di rilascio;
coerenza (coherence), ovvero l’adeguatezza dei dati ad essere combinati in
differenti modi e per vari usi senza che perdano la loro attendibilità rispetto alle
definizioni iniziali o ai dati previsionali;
confrontabilità (comparability) cioè la possibilità di comparabilità delle
informazioni in un’ottica temporale e spaziale dovuta all’omogeneità delle
definizioni, delle classificazioni e delle metodologie utilizzate nella produzione del
dato;
accuratezza (accurancy) cioè il grado con cui l’informazione descrive
correttamente il fenomeno.
Si può notare che questi sette principi non risultano essere diversi da quelli indicati
per i dati statistici66, ma possono assumere delle sfumature differenti di significato per
la particolarità di riferirsi a dati amministrativi e statistici integrati insieme.
Proprio facendo riferimento a questi aspetti indicati a livello internazionale, l’ISTAT
ha predisposto un Sistema di indicatori per la valutazione della qualità del registro
statistico ASIA, uno strumento da affiancare al prodotto ASIA, inteso come file di
microdati, utile a misurare le diverse componenti della qualità, al fine di garantire un
migliore utilizzo del dato stesso a seconda dei fini propri degli utenti.
Oltre a tenere presenti i precedenti sette criteri di qualità, nella valutazione della
qualità di un Registro Statistico è necessario tenere in considerazione il particolare
percorso di formazione e produzione dei dati finali che, come già detto, sono il risultato
di processi di integrazione di informazioni provenienti da molteplici fonti differenti.
Dunque, sarà d’obbligo valutare in primo luogo la qualità delle fonti di input, in
secondo luogo la qualità del processo (e di tutte le fasi che lo compongono, matching, 66 Sulla qualità delle statistiche e le sue dimensioni, tra gli altri: EUROSTAT (2002) Definition of quality in statistics, in Working group Assessment of the quality in statistics, Luxembourg; Filippucci C. (2000) Qualità delle statistiche e controllo del processo di misura, Relazione invitata al convegno SIEDS-ISTAT La qualità dell'informazione statistica, Roma 6-7 aprile 2000, pubblicato in Rivista Italiana di Economia, Demografia e statistica, vol. LIV, n. 2.; Filippucci C. (a cura di) (2002) Strategie e modelli per il controllo della qualità dei dati, Franco Angeli, Milano; Giovannini E. (2006) La valutazione della qualità delle statistiche economiche, in Le statistiche economiche, Il Mulino, Bologna.
70
merging, editing, updating, ecc.) ed, infine, la qualità dell’output che, infatti, sarà
garantita solo se viene controllata la qualità degli input del registro (gli archivi di
partenza) e quella dei processi utilizzati per trattare e integrare tali input.
La Quality declaration è un documento di sintesi che riporta le informazioni sulla
qualità del Registro Statistico ASIA attraverso questo sistema di indicatori scelti sulla
base di priorità assegnate di volta in volta a fonti, variabili o processi: ciò consente agli
utilizzatori dei dati, in particolare i responsabili di indagini economiche basate su ASIA,
di avere una visione complessiva delle diverse dimensioni di qualità del Registro.
Il frame concettuale utilizzato nella costruzione degli indicatori elementari per il
Registro d’imprese ASIA fa riferimento alle seguenti componenti di qualità:
1. copertura, in termini di unità presenti nell’archivio (sottocopertura e
sovracopertura) e di attributi di tale unità (errori nell’informazione riportata);
2. tempestività, in termini di aggiornamento delle informazioni;
3. completezza delle informazioni, analizzata anche per migliorare la copertura;
4. accuratezza delle principali variabili.
Inoltre, i fattori per costruire un indicatore elementare di qualità si possono
individuare nel fattore tempo, infatti, l’indicatore viene calcolato con un preciso
riferimento temporale; nel fattore scopo o campo di osservazione, infatti, l’indicatore
viene calcolato solo per gruppi particolari di unità del Registro; nel fattore
sottopopolazione, infatti, le unità possono essere analizzate per sottoinsiemi omogenei
così da poter definire indicatori per dimensioni, per regioni o per settore d’attività; nel
fattore variabile, infatti, l’indicatore si applica a una data variabile del registro e, infine,
nel fattore criterio, infatti, l’indicatore che deve valutare la correttezza dei dati usa o il
criterio di conformità (confronto con un valore di riferimento) o il criterio di consistenza
(confronto con altre variabili del Registro).
Qualità dell’Input
Le informazioni sulla qualità delle fonti che alimentano e aggiornano il Registro
vengono dallo studio di alcune caratteristiche di base sulle forniture dei dati e dal loro
andamento nel tempo; grazie a un’analisi dei livelli e delle variazioni temporali, sono
71
stati identificati degli standard di qualità a cui si fa riferimento. Per ciascun criterio di
qualità sono calcolati degli indicatori che cambiano a seconda della fonte
amministrativa che si prende in considerazione e, confrontando questi nel tempo, è
anche possibile ottenere opportune misure di stabilità.
I criteri e gli indicatori per misurare la qualità degli input sono:
1. la tempestività Archivio Indicatore Calcolo: Lag temporale misurato in giorni
Tempestività (data di arrivo della fornitura dati) - (data di riferimento dei dati) MEF INPS CCIAA
Ritardo nel caricamento dati
(data di arrivo della fornitura dati) - (data di corretto caricamento nel Data Base per successivo trattamento)
2. la copertura Archivio Indicatore Calcolo MEF CCIAA
Numero di records Numero di records ricevuti dalla fornitura
CCIAA Perdita di informazione per ritardo nell’aggiornamento della fonte sulle date cessazioni
1 – (numero di records con anno di cessazione (t) nella fornitura (t+1) / numero di records con anno di cessazione (t) nella fornitura (t)
CCIAA Perdita di informazione per ritardo nell’aggiornamento della fonte sulle date inizio
1 – (numero di records con anno di inizio (t) nella fornitura (t+1) / numero di records con anno di inizio (t) nella fornitura (t)
3. la completezza Archivio Indicatore Calcolo CCIAA Totale records con ragione sociale mancante % di records con informazione
mancante sul totale records CCIAA Totale records con forma giuridica mancante % di records con informazione
mancante sul totale records CCIAA Totale records con indirizzo mancante % di records con informazione
mancante sul totale records CCIAA Totale records con ATECO mancante % di records con informazione
mancante sul totale records CCIAA Totale records con codice comune errato % di records con informazione errata
sul totale records MEF Totale records con ATECO mancante % di records con informazione
mancante sul totale records INPS Totale records con dipendenti dichiarati per
mese di dichiarazione – per 12 mesi % di records con dipendenti dichiarati a dicembre sul totale
MEF Totale records con classificazione ATECO obsoleta
% di records con classificazione ATECO non aggiornata sul totale
Qualità del processo
Si possono distinguere tre macrofasi nel processo produttivo di individuazione delle
imprese attive di ASIA in un dato anno:
72
prima macrofase: integrazione concettuale e fisica tra gli archivi amministrativi,
costruzione dei grappoli di imprese e successiva individuazione delle imprese;
seconda macrofase: imputazione degli attributi principali, individuazione delle
unità statistiche attive in un dato anno e stima dei caratteri specifici per ogni
variabile;
terza macrofase: processo di controllo e correzione dei dati e definitiva
determinazione delle imprese attive in un dato anno.
I criteri e gli indicatori per misurare la qualità del processo sono:
1. copertura
Per questo criterio gli indicatori sono calcolati con informazioni provenienti dalla
prima macrofase del processo e sono:
Mancati abbinamenti: numero % di records di fonte CCIAA non accoppiati con
fonte MEF per codice fiscale;
Sottocopertura dovuta a lag: numero di grappoli senza MEF (t-1) abbinati con
grappoli con MEF (t) rapportato al numero di grappoli con MEF (t-1);
Struttura dei grappoli per numerosità di fonti abbinate: numero % di grappoli
formati da 3 o 4 fonti.
2. accuratezza
Per questo criterio, sono disponibili indicatori calcolati con informazioni provenienti
dalle tre diverse macrofasi del processo.
Dalla prima macrofase:
ATECO: numero di records di fonte MEF con ATECO (vecchia classificazione)
non decodificati in ATECO 2002 su totale di records con ATECO.
Dalla seconda macrofase:
Stato di attività: numero di unità e addetti con stato probabilistico modificato da
coperture e regole deterministiche.
Dalla terza macrofase:
Numero di unità % con edit di ATECO da accertare e/o corretti da CHECK;
73
Numero di unità % con stato di attività errato e corretto da CHECK;
Numero di unità % con numero di dipendenti errato e corretto da CHECK.
Qualità dell’output
Gli indicatori che misurano la qualità dell’output fanno riferimento a misure indirette
che utilizzano dati dell’archivio e confronti diretti con i dati provenienti, invece, dalle
indagini.
1. copertura
Numero di unità attive: numero totale di imprese attive
Numero di unità (in termini di addetti) per modalità di attribuzione (da indagini,
stima, profiling) del carattere (ATECO, addetti e stato di attività): peso % in
termini di addetti delle imprese che avuto un controllo di vario tipo.
2. completezza
Codice ATECO incompleto: numero % di unità con codice ATECO a 4 e 3 cifre
sul totale imprese attive;
Ragione sociale: numero % di unità con ragione sociale mancante sul totale delle
imprese attive;
Indirizzo: numero % di unità con indirizzo mancante sul totale delle imprese
attive;
CAP: numero % di unità con CAP mancante o generico sul totale delle imprese
attive.
3. tempestività
Per questo criterio sono disponibili due indicatori. Il primo, a livello concettuale, fa
riferimento alla tipica differenza temporale tra il momento in cui accade un evento e
quando esso viene conosciuto e prende in considerazione due elementi, il ritardo tra
evento e registrazione nelle fonti e il ritardo tra registrazione nelle fonti e trasmissione
al Registro.
Lag temporale, misurato in mesi, tra la data di diffusione di ASIA e l’anno di
riferimento dei dati, calcolato sia per ASIA provvisorio che per ASIA definitivo.
74
Il secondo indicatore è, invece, di tipo indiretto, e cerca di cogliere la “freschezza”
(newness) del dato.
Informazioni presenti sul database con data di riferimento successiva all’anno di
riferimento (t) – aggiornamento delle variabili.
4. accuratezza
Con questo criterio si vuole individuare la vicinanza tra il valore ottenuto (stima,
imputazione, scelta) – con riferimento al carattere della popolazione di interesse – e il
suo vero valore che, però, ovviamente, non è noto. Dunque, si utilizzano le indagini
esistenti sulle imprese come miglior “testimone” in grado di rappresentare la realtà, in
particolare si procede al confronto con le indagini IULGI e PMI attraverso indicatori
diretti che sono costruiti sulla base del principio di conformità.
Dal confronto con PMI:
Numero di unità % con attività economica discordante;
Numero di unità % con indirizzo errato;
Numero di unità % con stato di attività economica errato.
Dal confronto con IULGI:
Numero di unità % con variazioni di attività economica, corrette ed errate;
Numero di unità % con variazioni di numero di dipendenti, corrette ed errate;
Numero di unità % con variazioni di stato di attività, corrette ed errate.
Inoltre, è disponibile un indicatore indiretto:
Stato di attività: analisi della serie storica delle imprese attive di ASIA nell’anno
(t), (t-1) e (t-2) e misura dell’affidabilità di alcune sottopopolazioni (entrate, uscite,
riattivazioni ecc.); indicatore calcolato anche per settore di attività economica e
regione.
Lo sforzo compiuto per costruire questo sistema di indicatori per dare una
misurazione delle diverse componenti della qualità è indubbiamente notevole perché ci
si trova di fronte a un prodotto complesso, qual’ è il Registro d’Imprese; le difficoltà,
infatti, sono oggettive davanti alla necessità di tenere in considerazione e conciliare tanti
aspetti concettuali e tecnici diversi tra loro senza poter fare affidamento su indicazioni
precise a livello internazionale sulle procedure da utilizzare.
75
Il sistema di indicatori presentato nella Quality declaration sembra essere utile ad
una prima misurazione delle componenti della qualità del Registro ASIA e, di certo,
mostra dei punti di forza notevoli come, ad esempio, l’introduzione della longitudinalità
per monitorare gli andamenti temporali. Gli indicatori individuati, inoltre, sembrano
coerenti con i principi di riferimento anche se probabilmente ad una maggiore analisi si
potrebbero apportare delle migliorie volte a colmare eventuali mancanze, ad eliminare
eventuali ridondanze e a descrivere meglio gli aspetti formali degli indicatori stessi nella
loro denominazione, nel significato e nel range di valori che possono assumere.
Un’ulteriore considerazione riguarda il fatto che la Quality declaration è un
documento che ha sicuramente alla base l’importante principio della trasparenza, ma
che, per il momento, ha una diffusione solo interna; in quest’ottica, è certamente utile la
divisione delle componenti della qualità nelle fasi di input, processo e output, perché è
importante per gli utenti interni, soprattutto per coloro che utilizzano il Registro ASIA
per implementare le indagini economiche, avere una panoramica completa sulla qualità
di tutte le fasi di trasformazione delle informazioni. Se, invece, si pensa ad un prodotto
indirizzato ad utenti esterni si potrebbe scegliere la direzione di sfoltire il numero degli
indicatori prediligendo solo quelli relativi alla qualità dell’output che interessa
maggiormente questo tipo di utenti finali.
Infine, per dare un quadro più completo della qualità del Registro di imprese, si
potrebbe scegliere di utilizzare anche altri strumenti, oltre il calcolo di indicatori, come
condurre delle indagini sugli utilizzatori del registro volte a verificare il livello di
soddisfazione rispetto alle sue caratteristiche, svolgere check periodici sull’intero
processo o condurre indagini sulle attività svolte per la gestione del sistema informativo.
Inoltre, è importante che l’attività di comunicazione e reporting dell’ente sia
costantemente migliorata e aggiornata, per esempio, attraverso la diffusione di report di
qualità periodici.
3.4 Gli ampliamenti del campo di osservazione all’Agricoltura, alla Pubblica Amministrazione e al Non Profit
Per fornire un’informazione esaustiva sulle unità economiche, il lavoro sui registri
dovrà essere esteso ai settori di attività attualmente scoperti. L’archivio ASIA dovrà
comprendere, pertanto, tutte le altre unità economiche operanti, da una parte, nei settori
76
dell’Agricoltura e della zootecnia, dall’altra, nel settore della Pubblica Amministrazione
e del Non Profit.
In effetti, sia le Istituzioni europee sia lo stesso Istituto nazionale di statistica stanno
già procedendo in tale direzione, come confermato dal nuovo Regolamento (CE) n°
177/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio approvato il 20 febbraio 2008 che
istituisce un quadro comune per i registri delle imprese utilizzati a fini statistici e che
abroga il precedente regolamento 2186/93. In base ad esso, è obbligatoria la
registrazione delle imprese, ovvero delle unità economiche, attive nei settori
dell’Agricoltura, della Pesca e della Pubblica Amministrazione (sezioni A, B e L della
NACE rev. 1.1).
3.4.1 Le unità agricole
Il settore agricolo è caratterizzato, da un punto di vista dei contenuti dei registri
amministrativi, da un insieme meno numeroso di imprese agricole, circa 575 mila nel
2005, che sono presenti nei registri principali e che dichiarano un fatturato all’Anagrafe
tributaria o dei dipendenti all’INPS. Questi archivi sono supportati dai registri
provinciali delle Camere di Commercio.
Il settore agricolo comprende, però, anche altri due milioni di aziende, che,
producendo generalmente piccole quantità destinate all’autoconsumo, non risultano nei
registri citati. Molte di queste aziende possono essere individuate utilizzando i fascicoli
aziendali raccolti dall’AGEA, per le agevolazioni corrisposte agli agricoltori, e
dall’Anagrafe bovina e suina, per la tracciabilità a fini sanitari degli allevamenti.
Le piccole aziende sono, infatti, molto rilevanti per vari aspetti dell’analisi
dell’economia agricola del paese, innanzitutto considerando che è notevole la loro
numerosità e che è altrettanto rilevante il numero di lavoratori indipendenti coinvolti.
Inoltre, non è trascurabile la produzione di materie prime, alimentari e non, la superficie
coltivata, le attività correlate come l’agriturismo e, soprattutto, le pratiche di gestione
del terreno e l’uso di fertilizzanti e pesticidi.
Il nuovo Regolamento Europeo relativo al coordinamento comunitario dello sviluppo
dei registri di imprese utilizzati a fini statistici (CE N. 176/2008) rende obbligatoria e
non più facoltativa, come invece stabiliva il precedente regolamento (CEE) n. 2186/93,
l’inclusione delle imprese la cui attività principale si svolge nell’ambito della sezione A
77
(Agricoltura, caccia e silvicoltura) e B (Pesca, piscicoltura e servizi connessi) della
NACE Rev.1.167.
Per ottemperare a tale obbligo è in corso, presso l’ISTAT, la realizzazione del
registro ASIA - imprese agricole.
In base alla definizione di registro statistico, quale prodotto dell’accoppiamento
logico e fisico di più fonti amministrative e/o statistiche di input trattate con
metodologie statistiche, ASIA-imprese agricole (così come ASIA imprese industriali e
di servizi) è il risultato dell’integrazione di alcuni archivi di input di cui sono titolari
rispettivamente l’Agenzia delle Entrate del Ministero dell’Economia e delle Finanze, le
Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e l’INPS, come mostrato nella
tab. 4.
In particolare, ASIA-imprese agricole costituisce un sottoinsieme delle aziende
agricole rappresentato dai cosiddetti “soggetti market” che dichiarano un fatturato
agricolo alla Agenzia delle Entrate del Ministero dell’Economia e delle Finanze e/o che
sono registrati negli archivi dell’INPS in qualità di aziende con dipendenti, o di
lavoratori agricoli autonomi.
Le variabili presenti nel registro sono le stesse dedotte con riferimento alle unità
economiche che esercitano attività industriali, commerciali o di servizi. Si tratta, com’è
noto, delle informazioni identificative (codice ASIA, codice fiscale, partita IVA,
ragione sociale, localizzazione, sede amministrativa) e di struttura (attività economica,
addetti dipendenti e indipendenti, forma giuridica, data di inizio e fine attività,
fatturato). Come informazioni accessorie del registro delle imprese agricole sono
presenti i caratteri cooperativa agricola (desunta dall’archivio INPS) e attività di
agriturismo (sfruttando anche le informazioni desunte dall’archivio dei Modelli di
Dichiarazione Fiscale gestito dall’Agenzia delle Entrate).
67 Il nuovo Regolamento prevede l’estensione del campo di osservazione del Business Register, con conseguente obbligo di registrazione, anche alle unità della Pubblica Amministrazione (settori L della classificazione NACE rev. 1.1).
78
Tabella 4 - Archivi di input per ASIA-imprese agricole Archivio di input Ente titolare
- Anagrafe Tributaria - Archivio annuale delle dichiarazioni IVA - Archivio delle dichiarazioni dell’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP) - Versamenti IVA periodica e IRAP (tramite modello F24) - Archivio “Redditi dei Terreni”
Agenzia delle Entrate del Ministero dell’Economia e delle Finanze
- Registro delle imprese Camere di commercio, industria, artigianato ed agricoltura
- Archivio delle posizioni contributive dei dipendenti delle imprese (modelli DM10) - Archivio delle posizioni contributive degli artigiani e commercianti - Archivio delle dichiarazioni della manodopera agricola (DMAG UNICO) - Archivio dei lavoratori agricoli autonomi (coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali)
INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale)
Sempre in relazione alle caratteristiche informative dell’archivio, il riferimento
territoriale con cui sono registrati i dati di impresa agricola è a livello sub-comunale di
indirizzo. Per le variabili attività economica, forma giuridica, regione, provincia e
comune il registro adotta le classificazioni standard ISTAT.
Ciò che emerge dalla descrizione del registro ASIA-imprese agricole è il carattere
prettamente economico delle unità registrate. Si tratta, infatti, di unità operanti sul
mercato individuate sulla base di segnali forti di produzione di fatturato agricolo e/o di
versamento di contributi previdenziali all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale
(INPS) per lavoratori del settore primario.
Il rilievo dato all’aspetto economico, vale a dire alla produzione di valore aggiunto
nel settore di appartenenza, risponde ai principi e alle regole imposte dal regolamento
europeo sopraccitato (Business Register Regulation) che è alla base della costruzione
del registro, in un’ottica di convergenza delle statistiche agricole verso le statistiche
economiche strutturali.
Più affine all’unità di riferimento del Censimento dell’agricoltura, rappresentata
dell’azienda agricola, appare l’unità di registrazione, prevista dal Regolamento Europeo,
che concerne la realizzazione dei registri armonizzati delle aziende agricole (Farm
Register Regulation - FR) e che dovrebbe entrare in vigore nel 2010. Nell’ambito del
registro delle aziende agricole si intende far prevalere la considerazione dell’aspetto
connesso non solo alla produzione, ma anche alla gestione dei terreni. Pertanto, l’unità
79
di registrazione prevista non è più l’impresa che opera sul mercato, ma l’azienda
agricola i cui principali caratteri specifici sono la superficie aziendale totale e utilizzata,
la superficie utilizzata per ciascun tipo di coltura, la presenza di coltura speciali, la
consistenza degli allevamenti. Ad oggi, il registro delle aziende agricole non è stato
ancora realizzato, ma si prevede il rilascio di un prototipo finalizzato alla
predisposizione della lista di partenza del Censimento dell’Agricoltura del 2010. Sarà
poi il Censimento stesso che permetterà la sua validazione. In particolare, si sottolinea
che tale validazione censuaria riguarderà, per quanto il progetto attuale si limita alle
imprese agricole e non alle aziende, la copertura, la localizzazione della sede
amministrativa e l’occupazione con riferimento ai dipendenti e agli indipendenti.
Significativa è però anche la presenza della variabile attività economica (assente nelle
altre fonti specifiche dell’agricoltura) in relazione alla definizione di azienda del
regolamento europeo delle statistiche strutturali in cui si fa esplicita menzione delle
categorie di attività economica della classificazione NACE.
Per il completamento dell’informazione statistica del settore agricolo è necessario,
quindi, uno sforzo per includere anche le aziende agricole senza fatturato e senza
dipendenti.
Con riferimento alle piccole aziende agricole, le informazioni disponibili sugli
archivi citati potrebbero essere utilizzate, in alternativa, adottando un approccio
differente: ad esempio, potrebbero essere applicati dei modelli probabilistici di
sopravvivenza in luogo dei modelli di stato di attività.
A differenza di questi ultimi, i modelli di sopravvivenza prevedono, non la ricerca
probabilistica di segnali di attività nell’anno di riferimento, ma la cancellazione
probabilistica, nell’anno di riferimento, di unità rilevate in occasione dell’ultimo
Censimento dell’Agricoltura, sia esso quello del 2000, ma ancor meglio quello del
2010, differenziate con alcuni variabili rilevanti come l’anno di prima registrazione, la
tipologia di azienda e la provincia di localizzazione delle superfici.
Procedure eventuali di record linkage potrebbero essere utilizzate per identificare
unità economiche, “simili” fra loro, costituite nell’ultimo anno in sostituzione di altre
già esistenti o cessate.
Tale soluzione consentirebbe di disporre di un quadro esaustivo delle unità agricole,
per quanto essa non abbia perfettamente le caratteristiche delle unità incluse nei registri
80
delle imprese in senso stretto. Le piccole aziende agricole sarebbero pertanto definite
attive per mezzo della stima di tassi sopravvivenza e non per “lettura”, peraltro
anch’essa probabilistica, di segnali “forti” di attività riportati negli archivi
amministrativi.
Tale quadro sarebbe certamente più valido di un archivio statistico parziale, relativo
alle sole imprese agricole, proprio perché è il settore stesso ad essere caratterizzato da
piccole aziende, numerose e, nel loro complesso, molto rilevanti. La realizzazione del
Registro statistico delle aziende agricole, non limitato quindi alle sole imprese agricole,
va proprio in questo senso.
3.4.2 Le unità del settore della Pubblica Amministrazione
Per il settore della Pubblica Amministrazione, l’ISTAT predispone annualmente, a
partire dal 2005, l’elenco delle unità istituzionali che fanno parte del settore come
definito in base alle regole del Sistema Europeo dei Conti (SEC 1995 - Settore S13), i
cui conti concorrono alla costruzione del Conto economico consolidato delle
Amministrazioni Pubbliche. Tale lista è pubblicata, ai sensi dell’art. 1, comma 5, della
Legge 30 dicembre 2004, n. 311, relativo alle “Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale - Legge finanziaria 2005”, dall’ISTAT, con proprio
provvedimento, sulla Gazzetta Ufficiale. La lista è disponibile anche sul sito
dell’ISTAT all’indirizzo:
http://www.istat.it/strumenti/definizioni/elenco_amministrazioni_pubbliche.
La compilazione della lista risponde a norme classificatorie e definitorie proprie della
Contabilità Nazionale. Secondo il SEC 95, un’unità istituzionale viene classificata nel
settore S13 sulla base di criteri di natura prevalentemente economica,
indipendentemente dal regime giuridico che la governa.
La lista S13 proposta per completare gli archivi delle unità economiche con le unità
della Pubblica Amministrazione (PA) che concorrono alla definizione del bilancio della
PA annuale e pluriennale, non prevede però la conoscenza completa delle unità
economiche delle altre istituzioni pubbliche, come definite ad esempio dai censimenti.
Il Censimento dell’Industria e dei Servizi del 2001, infatti, aveva contato ben 15.580
unità appartenenti alla Pubblica Amministrazione, di cui 9.300 nel settore S13. Pertanto,
mancano informazioni sulle rimanti 6.280 unità circa.
81
Per la Pubblica Amministrazione è, però, rilevante anche la conoscenza delle unità
presenti sul territorio, ovvero delle unità locali delle Pubbliche Amministrazioni.
Sempre in occasione del Censimento Generale dell’Industria e dei Servizi del 2001
furono censite 98.861 unità locali a fronte delle 15.580 sedi centrali.
Il processo di costruzione di ASIA-Pubblica Amministrazione non può, quindi,
prescindere né dalla produzione dell’elenco delle unità centrali escluse dalla lista S13 né
da quello di tutte le unità locali, siano esse appartenenti alla lista S13 o siano quelle
escluse da tale sottoinsieme.
Senza tali unità locali, l’analisi economica territoriale sarebbe fortemente inficiata,
specie in termini di addetti attivi sul territorio.
Nel caso in cui fosse difficile reperire ogni anno informazioni su tale segmento
dell’economica territoriale, si potrebbe “congelare” l’informazione censuaria fino a
nuovo aggiornamento. In realtà, alcune azioni potrebbero comunque essere effettuate su
tali unità come l’utilizzo dei registri della Ragioneria Generale dello Stato per
aggiornare l’elenco con nuove unità o con la cancellazione di talune, ma soprattutto con
il numero di addetti remunerati.
Infine, almeno per le istituzioni più diffuse sul territorio e nelle quali vi lavorano più
addetti, potrebbero essere utilizzati gli archivi del Ministero della Pubblica Istruzione e
della Ricerca scientifica (elenchi delle scuole di ogni ordine e grado) o quelli di altri
Ministeri che hanno propri registri utilizzabili anche a fini statistici.
Non si esclude qui la possibilità di allargare la rilevazione IULGI, oggi circoscritta
alle imprese private di maggiori dimensioni, anche alle unità pubbliche più rilevanti.
3.4.3 Le unità del settore Non Profit
A completamento dell’archivio dell’universo delle unità economiche non va
trascurata l’importanza delle unità del settore Non Profit.
Tali unità rappresentano 235.232 realtà dell’economia nazionale (253.344 in termini
di unità locali), sempre prendendo a riferimento la rilevazione censuaria del 2001. Di
queste, solo 30-40.000 sono le unità “rilevanti” con obbligo di registrazione presso un
archivio amministrativo nazionale per la presentazione dei propri redditi o per la
copertura previdenziale dei dipendenti.
82
Come già nel caso delle aziende agricole, che non sono presenti in questi importanti
registri, anche le unità economiche del settore Non Profit non sono riportate in questi
archivi essendo limitati alle sole unità “rilevanti” per fatturato e dipendenti. Per l’analisi
dell’economia nazionale e territoriale, invece, sarebbe opportuna la raccolta di
informazioni anche per le unità Non Profit definite “non rilevanti”.
In realtà, tali unità dovrebbero essere già incluse nell’archivio ASIA, anche se esse
non hanno un fatturato e sono finanziate dagli stessi soci o da donazioni, in quanto esse
sono delle vere e proprie unità economiche, socialmente ed economicamente rilevanti,
anche se spesso i loro incassi non superano le spese e la remunerazione del personale.
Tali unità, infatti, sono comunque occasione di occupazione per oltre 500 mila persone,
con varie forme contrattuali e per oltre 3 milioni di volontari.
3.5 Il codice di sezione di censimento
Sia gli archivi relativi alle unità locali, sia quelli relativi alle unità economiche di
imprese o istituzioni, dovrebbero essere completati con l’apposizione del codice di
sezione di censimento.
Tale codice, adottato nella diffusione dei risultati dei censimenti sulla popolazione e
abitazioni e sulle attività produttive del 2001, consentirebbe di estendere le analisi
territoriali anche all’interno dei perimetri comunali, con la possibilità, ad esempio, di
effettuare analisi per quartieri o analisi delle relazioni centro-periferia. Con tale codice
sarebbe possibile anche georeferenziare le informazioni statistiche su mappe, ove non vi
fossero vincoli diversi dovuti, ad esempio, al segreto statistico.
D’altra parte in tutti gli archivi, realizzati o ancora da realizzare, è già disponibile
l’indirizzo completo delle unità locali attive, per cui sulla base delle delimitazioni
comunali delle sezioni di censimento, ovvero dell’elenco di vie, delimitate da due
numeri civici, solo pari, solo dispari o da diversa composizione, è possibile apporre il
codice di sezione di censimento accanto ad ogni unità locale e/o impresa.
Certamente vi possono essere delle difficoltà dovute alla presenza negli archivi, negli
anni successivi a quello di realizzazione delle liste di strade che delimitano le sezioni di
censimento, di indirizzi relativi a nuove strade o a nuovi numeri civici.
In tali casi si potrebbero contattare i comuni, o almeno i comuni in cui si
raggiungesse una numerosità rilevante di unità e di addetti, caratterizzati
83
dall’impossibilità di individuare un codice si sezione, per aggiornare le composizioni
delle sezioni di censimento. In alternativa, nei casi di numerosità non rilevanti e nelle
more dell’aggiornamento delle sezioni di censimento, si potrebbe apporre un codice
provvisorio (ad esempio il codice ‘9999’) che comunque consentirebbe di effettuare
analisi interne ai territori comunali limitatamente ai perimetri precedenti stabiliti alla
data del censimento.
3.6 Il codice di attività economica
Le attività economiche delle imprese nel Registro ASIA sono definite in base ad un
livello specifico della nomenclatura NACE: la normativa di riferimento è il
Regolamento del Consiglio Europeo (CEE) N. 3037/90 del 9 ottobre 1990, relativo alla
classificazione statistica delle attività economiche nella Comunità Europea e successivi
N. 3696/93, N. 3984/91 e N. 29/2002 che ha introdotto la versione più recente della
NACE, nota come NACE Revisione 1.1. Utilizzando questa classificazione e la sua
versione italiana a cinque cifre ATECO 200268, sono state classificate le imprese del
registro ASIA fino all’anno di riferimento 2006.
Dallo stesso anno è entrato in vigore il Regolamento (CE) N. 1893/2006 del
Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 dicembre 2006 che definisce la
classificazione statistica delle attività economiche NACE Revisione 2 e modifica il
regolamento (CEE) n. 3037/90 del Consiglio nonché alcuni regolamenti (CE) relativi a
settori statistici specifici. Dall’anno di riferimento 2006, anno nel quale è presente una
doppia codifica dell’attività economica, le imprese sono classificate utilizzando la
versione italiana a cinque cifre ATECO 200769 che è entrata in vigore dal 1 Gennaio
2008.
68 ISTAT, 2003. 69 ISTAT, Classificazione delle Attività Economiche - ATECO 2007- struttura, note esplicative, raccordo 2002-2007 e raccordo 2007-2002 disponibili all’indirizzo:http://www.istat .it/strumenti/definizioni/ateco/.
84
In ATECO 200770, le caratteristiche generali della classificazione sono rimaste
invariate, ma alcuni criteri di costruzione della classificazione e la formulazione delle
note esplicative sono stati revisionati; inoltre, sono stati introdotti nuovi concetti ai
livelli più alti della classificazione e sono stati creati nuovi dettagli per riflettere le
diverse tipologie di attività produttive e le nuove industrie emergenti. Infatti, il dettaglio
della classificazione è aumentato sostanzialmente (le classi sono aumentate da 514 a
615 e, di conseguenza, le categorie della versione italiana da 883 a 918) e soprattutto
per le attività di produzione di servizi, questo aumento è visibile maggiormente a tutti i
livelli, incluso il più alto; per altre attività, invece, quali, ad esempio, l’Agricoltura, il
maggior dettaglio riguarda principalmente il livello più basso della classificazione. Oltre
ad essere molto più dettagliata, la classificazione cambia anche perché sono state
introdotte sezioni di attività completamente nuove che raccolgono “pezzi” di attività già
esistenti o che descrivono attività precedentemente non rilevate. Tutto ciò comporta che,
mentre, al livello più alto della classificazione, alcune sezioni possono essere facilmente
comparate con la versione precedente della classificazione, questa introduzione di
concetti nuovi a livello di sezione, ad esempio, la sezione Informazione e
Comunicazione o il raggruppamento delle attività legate al Riciclaggio (sezione E), non
consente di effettuare facilmente un confronto generale tra l’ATECO 2007 e la versione
precedente e di conseguenza dei dati che verranno pubblicati con la nuova
classificazione.
Un altro elemento da valutare attentamente, e unico vero cambiamento nel modo di
classificare le imprese, è l’introduzione, nelle norme guida della NACE Rev. 2, della
nuova regola riguardante l’outsourcing che prevede indicazioni diverse a seconda del
settore della classificazione preso in considerazione: l’applicazione di tale regola
potrebbe comportare uno spostamento di imprese dal settore Manifatturiero a quello dei
Servizi; per quanto riguarda il nostro Paese, si stanno realizzando prime sperimentazioni
70 Sul passaggio dall’ATECO 2002 all’ATECO 2007: ISTAT, documentazione fornita; Garofalo G. (2008) Le regole applicative e l’implementazione nel sistema statistico, intervento presentato al seminario ATECO 2007. La nuova classificazione delle attività economiche, ISTAT, Roma 23 aprile 2008; Vicari P. (2008) La nuova classificazione delle attività economiche: dall’ISIC all’ATECO 2007, intervento presentato al seminario ATECO 2007. La nuova classificazione delle attività economiche, ISTAT, Roma 23 aprile 2008.
85
per capire l’esatta entità di tali spostamenti sia per le grandi imprese (che già sono state
classificate con la nuova regola) che per le piccole71.
Da quanto detto fin qui, si evince che i cambiamenti nella classificazione
genereranno break nelle serie storiche dei dati, per cui è necessaria (e obbligatoria)
un’operazione di ricostruzione delle serie storiche nei termini della nuova
classificazione: questa operazione è chiamata back casting.
A questo riguardo, è stata implementata una nuova metodologia di attribuzione dei
codici di attività economica72 basata sull’utilizzo dei dati amministrativi provenienti
dagli Studi di Settore73. La nuova metodologia è basata sull’analisi dei dati definiti di
tipo “strutturale” presenti negli Studi, da intendersi come un set di informazioni di tipo
diverso e relative a: modalità organizzative dell’impresa (unità produttiva o
commerciale; tipologia della clientela); input di materie prime utilizzate; processi e fasi
produttive; beni e/o servizi prodotti; beni strumentali utilizzati. L’obiettivo della nuova
procedura è quello di definire delle regole che siano in grado di collegare le variabili
eterogenee provenienti dalla compilazione delle diverse sezioni del modello, ma che
riconducono ad una particolare attività economica. Sono stati ottenuti codici con un
diverso grado di dettaglio, da una a cinque cifre. Infatti, nella maggioranza dei casi, la
descrizione dell’attività economica è stata immediatamente ricondotta ad un’unica
categoria, in altri casi, ci si è dovuti limitare a un dettaglio minore in quanto le
informazioni non erano sufficienti ad individuare univocamente l’attività svolta.
Dunque, queste analisi ed elaborazioni sui dati amministrativi hanno permesso
l’attribuzione dei codici di Attività Economica nella nuova versione della
classificazione (ATECO 2007) per più di 3 milioni di imprese; inoltre, si sono
individuate tutte le attività esercitate dalle unità economiche cioè sia l’attività
economica principale, ma anche le attività secondarie.
La nuova classificazione ATECO 2007 e l’implementazione della nuova
metodologia per l’attribuzione dei codici basata essenzialmente su dati amministrativi,
71 Esiste un gruppo di lavoro ISTAT che ha avuto l’incarico di valutare l’applicabilità e l’impatto della nuova regola di outsourcing. 72 Per maggiori dettagli sulla metodologia si rinvia al cap. 1 par. 1.5.2 73 Sono realizzati tramite la raccolta sistematica di dati, sia fiscali sia di tipo “strutturale”, che caratterizzano l’attività e il contesto economico in cui questa si svolge; la disciplina degli SDS è stata introdotta nel nostro ordinamento dall’art. 62 bis del D.L. 30 agosto 1993, n. 331, convertito dalla legge 29 ottobre 1993 n. 427.
86
forniscono, dunque, un’informazione ulteriore rispetto all’attuale (data l’individuazione
del codice di attività secondarie) più precisa e aggiornata. L’utilizzo dei dati
amministrativi si rivela anche in questo caso molto prezioso, poiché ha consentito di
giungere a un tale risultato senza richiedere nessun ulteriore aggravio per le imprese.
87
IV. INFORMAZIONE STATISTICA DISPONIBILE (ASIA) E
POSSIBILI INTERPRETAZIONI: CASE STUDY SULLA
PROVINCIA DI TERAMO
4.1 L’informazione statistica attualmente diffusa
L’elaborazione che conclude il presente lavoro non mira a fornire indicazioni
sulla struttura economica della provincia di Teramo, ma si propone di indagare74:
quale sia la reale utilità per gli utenti, come ad esempio i policy makers,
derivante dalle attuali modalità di diffusione delle informazioni contenute
nell’archivio ASIA;
quali possibili analisi potrebbero essere condotte se si disponesse di
un’informazione di base più dettagliata come per esempio quella, sempre con
riferimento ad ASIA, messa a disposizione del Gruppo di lavoro dall’ISTAT.
I dati ASIA relativi alle unita locali per tipologia di attività e per comune attualmente
pubblicati sul sito dell’ISTAT non consentono di disporre di informazioni analitiche
dettagliate né in relazione alle attività economiche (aggregate in 5 macrosettori), né alle
unità territoriali per le quali, a livello di Sistema Locale del Lavoro (SLL), si prevede
l’aggregazione dei comuni al disotto di 5.000 abitanti75.
Prendendo come esempio il Sistema Locale del Lavoro di Teramo, la successiva
tavola 1 dà ragione del tipo di informazione che è possibile avere anche per i restanti
SLL.
74 Le metodologie e gli indici utilizzati in questo capitolo hanno funzione meramente esemplificativa: l’obiettivo dell’analisi, infatti, non è quello di interpretare i “fatti economici” dell’area teramana, quanto, piuttosto, di mostrare le potenzialità di analisi spaziali che, per loro natura, possono essere effettuate solamente in presenza di una disponibilità di informazioni statistiche estremamente disaggregate a livello territoriale (settoriale). 75 A questo riguardo, per una descrizione completa si veda Istat, Tavole di dati Asia-unità locali imprese, in particolare la tavola 6.1, consultabile all’indirizzo http://www.istat.it/dati/dataset/20080319_00/.
88
Tavola 1. Unità locali delle imprese per settore di attività economica, Sistema Locale del Lavoro e Comune (con almeno 5000 abitanti). Anno 2005 (Valori assoluti)
Fonte: ISTAT, ASIA unità locali imprese.
È evidente che, a partire dai dati sopra presentati, non è possibile effettuare nessuna
analisi per individuare partizioni territoriali alternative a quelle amministrative,
condizione, quest’ultima, imprescindibile per la costruzione di una nuova geografia
economica76. A tale scopo, sarebbe perciò necessario disporre di un’informazione
statistica esaustiva, georeferenziabile e “sufficientemente” dettagliata.
4.2 Possibili utilizzazioni di una informazione statistica più dettagliata
In presenza di un’insufficiente informazione statistica, né la metodologia
statistica, né l’utilizzo di package informatici possono supplire alla carenza di una
adeguata ed esaustiva documentazione di base. Partendo da questa semplice
considerazione, il Gruppo di lavoro ha ritenuto opportuno richiedere una
articolazione maggiore dell’informazione statistica attualmente disponibile; ovvero
un livello di dettaglio delle attività economiche (ATECO 2002) alla “terza cifra” per
tutti i 47 comuni. Sarebbe stato inoltre interessante lavorare direttamente sulle
singole unità locali, ma i vincoli imposti dalla privacy hanno sconsigliato di
perseguire questo obiettivo.
La matrice fornita dall’ISTAT sulla quale sono state effettuate le elaborazioni è,
pertanto, composta da 47 record (comuni) e 183 campi (attività economiche),
rimanendo escluse le attività fuori dal campo di osservazione di ASIA.
Utilizzando il codice ISTAT identificativo dei comuni, è stato possibile creare un
database georeferenziato nel quale le informazioni sulle attività economiche sono
76 Sul tema: Filippucci C. (2008) op. cit.
Sistemi locali del lavoro
Comuni Industria in senso stretto
Costruzioni Commercio Alberghi e
ristoranti
Altri servizi
Totale
373 – Teramo 067006 - Bellante 90 81 131 24 146 472373 – Teramo 067008 - Campli 141 74 205 33 129 582373 – Teramo 067011 - Castellalto 172 122 171 39 151 655373 – Teramo 067041 - Teramo 474 596 1.264 253 2.230 4.817373 – Teramo Comuni < 5.000 ab. 43 71 76 44 77 311373 - Teramo Totale 920 944 1.847 393 2.733 6.837
89
state collegate a quelle territoriali della mappa in formato digitale (shapefile) della
provincia di Teramo. Tale procedura di georeferenziazione è il presupposto
indispensabile per poter utilizzare metodologie di analisi statistica spaziale al fine di
individuare zone economicamente omogenee.
A tal fine, si è iniziato con l’identificare tra le 183 attività economiche quelle
prevalenti (attività modali) in ognuno dei 47 Comuni. Da questa prima esplorazione,
è emerso che le attività prevalenti sono 12 (poco più del 6,5% delle attività totali -
cfr.: Allegato 1, tab. 1). Come visibile dalla figura 1 (fig. 1), l’attività prevalente in
21 comuni è quella relativa all’edilizia e al genio civile, seguita dal commercio al
dettaglio (9 comuni) e dall’attività di completamento di lavori edili (5 comuni).
Un’ulteriore elaborazione è stata condotta a partire dalla costruzione di due
statistiche denominate rispettivamente indice di diffusione economica (dj) e indice di
attrazione economica (ai) (cfr. Nota metodologica, allegato 1).
Prima di presentare questi due indici, è bene premettere che, pur se la metodologia
statistica offre una vasta gamma di statistiche territoriali – come, per esempio, il
quoziente di localizzazione che, come noto, consente di connotare il territorio in
relazione alla specializzazione economica dei comuni o di altre ripartizioni
geografiche – nella presente analisi, si è scelto di porre l’attenzione non sulla
specializzazione economica, ma sulla diffusione territoriale delle attività economiche
e sulla capacità di ogni comune di attrarre attività economiche. Pertanto, ai fini
dell’elaborazione statistica non è stato considerato il numero di unità locali per
attività economica, ma il numero di attività economiche presenti in ciascun comune
della provincia di Teramo.
La scelta di focalizzare l’attenzione sulle tipologie di attività economiche ha ancor
di più messo in evidenza lo scarto informativo tra la matrice dei dati elementari
analizzata e la tabella dei dati diffusa dall’ISTAT (Tavola 1) dalla quale non sarebbe
stato possibile stabilire quante fossero le attività economiche presenti in ogni
comune.
In base all’indice di diffusione (dj), si è compilata una graduatoria delle diverse
attività economiche presenti nei comuni della provincia di Teramo (Allegato 1, tab.
2). Dalla lettura dei risultati emerge ad esempio che:
90
solo per 5 di essi l’indice di diffusione è pari a 1 (massima diffusione);
il 13,11% di attività economiche presentano un indice di maggiore di 0,80;
118 attività (64,44%) si collocano al di sotto dell’indice medio di diffusione
(0,348);
il 25% delle attività ha un indice di diffusione che non supera lo 0,13.
L’indice di attrazione (ai) fornisce una misura della capacità dei 47 comuni di
attrarre attività economiche (allegato 1, tabella 3). La distribuzione territoriale di
questa statistica presenta un campo di variazione compreso tra 0,066 e 0,760, mentre
la media e la deviazione standard sono rispettivamente pari a 0,348 e 0,179. Queste
prime informazioni sembrano indicare una bassa capacità attrattiva dei comuni
esaminati.
Inoltre, il coefficiente di variazione si attesta sul 51% registrando, quindi, un
livello medio di variabilità tra i comuni. Al primo posto nella graduatoria
dell’attrazione, come prevedibile, si colloca Teramo. Tuttavia, è bene notare come la
distanza tra questo Comune e quello di Giulianova, che è il secondo in graduatoria, è
inferiore a 0,10 punti. Inoltre, la distanza tra il primo e il quarto comune è molto
contenuta (meno dello 0,15). Solo 12 Comuni presentano un indice di attrazione
superiore a 0,50 ed in meno della metà (45%) si registra un valore superiore a quello
medio.
4.3 Aree economiche su base amministrativa e partizioni territoriali alternative
4.3.1 Aree economiche su basi amministrative
Applicazione 1: l’attività prevalente. Come si può facilmente constatare dalla
figura 1 i comuni nei quali l’attività prevalente è l’edilizia sono tra di loro contigui e
formano un’area che si estende, a forma di ferro di cavallo, da est a ovest. Si noti,
inoltre, che i comuni nei quali prevalgono le attività legate al commercio si
localizzano prevalentemente sul versante orientale della provincia.
91
Figura 1 - Mappa attività prevalenti per Comune
Fonte: elaborazioni proprie su dati ISTAT
Applicazione 2: l’attrazione economica dei comuni. La configurazione
territoriale dei comuni in relazione all’indice di attrazione è riportata in figura 2; essi
sono suddivisi in 5 classi ottenute con la tecnica del Natural Break77.
77 Si tratta di una procedura che si basa su un algoritmo iterativo, messo a punto nel 1967 da G.F. Jenkis, che individua dei punti di rottura all’interno della distribuzione e forma dei raggruppamenti omogenei minimizzando la varianza interna.
92
Figura 2 – Le 5 macroaree dell’attrazione economica
Fonte: elaborazioni proprie su dati ISTAT
I 13 Comuni con l’indice di attrazione più basso (0,066 – 0,205) si localizzano
prevalentemente nel versante occidentale e presentano una persistente contiguità
spaziale. Nella classe 0,206-0,344 ricadono 12 comuni che, tranne Controguerra e di
Torano Nuovo, si localizzano nella parte meridionale della provincia. Al contrario i 7
comuni che ricadono della classe 0,345-0,482, ad eccezione di Notaresco, occupano
la parte nord del territorio e 5 di essi sono contigui. Dei 12 Comuni con un indice di
attrazione medio-alto (0.483-0,621), 10 si trovano sulla costa e presentano un’elevata
contiguità spaziale. Infine, non c’è contiguità spaziale tra i 3 Comuni con un indice
alto di attrazione ( 0,622-0,760).
Applicazione 3: Analisi spaziali. La georeferenziazione dei dati arricchisce la
base informativa e consente di trattare – con metodologie proprie dell’analisi
statistica spaziale, quali per esempio l’autocorrelazione spaziale e l’indice G* di
Getis e Ord, presentati di seguito – l’informazione territoriale (contiguità tra i
comuni) come una vera e propria variabile esplicativa.
93
L’indice I di Moran (cfr. Allegato 2) calcolato sull’indice di attrazione economica
è risultato pari a 0,4418 (graf. 1). Il segno positivo e l’intensità media78 di tale
statistica denotano che i comuni, con un valore di attrazione simile, tendono a
collocarsi territorialmente vicini.
Grafico 1 Scatter plot I di Moran
Ulteriori elementi di analisi sulla configurazione spaziale dei comuni in relazione
alla loro capacità attrattiva possono essere ricavati utilizzando la procedura messa a
punto da Getis e Ord e nota come High/Low Clustering79, la quale, nel caso qui
78 Per quanto riguarda l’interpretazione dell’indice di autocorrelazione I di Moran è bene tenere presente quanto segue :a) nel caso di correlazione spaziale nulla, tale indice non è pari a 0 ma è uguale – (N-1)-1; b) il suo campo di variazione non sempre è esattamente uguale all’intervallo (-1; 1). Tali particolarità rendono quanto meno problematica l’interpretazione di tale indice. Infatti, se non è definito il range di valori entro il quale il coefficiente I può variare, diventa difficile formulare delle interpretazioni riguardo l’intensità della relazione spaziale. Una possibile soluzione, anche se non ottimale, a tale problema potrebbe essere quella di confrontare il valore ottenuto con quello che si otterrebbe nel caso di correlazione nulla. Sulla autocorrelazione spaziale si veda Cliff A. D., Ord J. K. (1973) Spatial Autocorrelation, Pion Limited, London; Banerjee S., Carlin P. B., Gelfand E. A. (2004) Hierarchical Modeling Analysis for Spatial Data, Chapman & Hall/CRC, NewYork, par.3.3. Sulle problematiche legate all’intervallo di valori ammissibili dell’indice di Moran si veda Arbia G., Espa G. (1996) Statistica economica territoriale, CEDAM, Padova, pp.171-180; Baldoni M., Vinci E. (1988) Contributi all'analisi dell'autocorrelazione spaziale, Quaderni Serie A - Ricerche, n. 18, Dip.to di S.P.S.A., Università degli Studi di Roma "La Sapienza”, pp.15-17. 79 Tale procedura si rivela molto efficace per individuare outliers e per indagare se unità spaziali – sulle quali sono state osservate intensità alte/basse di un carattere statistico - tendono a raggrupparsi. Valori positivi della statistica G*i (indice locale) segnalano la presenza di cluster in corrispondenza dei valori più alti della variabile esaminata; viceversa, valori negativi della G*i indicano la presenza di cluster in corrispondenza dei valori più bassi (Getis A., Ord J. (1992) The Analysis of Spatial Association by use of Distance Statistics, Geographical Analysis, 17, pp. 81-88.).
94
esaminato, registra una tendenza più marcata al raggruppamento dei comuni con
livelli medi e medio-alti di attrazione (fig. 3).
Figura 3 – Mappa dei cluster territoriali con il metodo Getis - Ord
Fonte: elaborazioni proprie su dati ISTAT
4.3.2 Partizioni territoriali diverse da quelle amministrative per una geografia economica
La ripartizione del territorio della provincia di Teramo in aree di attrazione
economica omogenee e che prescindono dai confini amministrativi è stata ottenuta
applicando l’interpolatore spaziale kriging80 (cfr. Allegato 3). A tale scopo è stato
attribuito il valore dell’indice di attrazione al centro demografico dei Comuni.
80 Messo a punto dall’ingegnere minerario Krige e perfezionato da Matheron, questo strumento è utilizzato nelle geostatistica per modellizzare le superfici a partire da informazioni puntuali (Banerjee, et al., 2004 op. cit.).
95
Nella figura 4 sono ben visibili, con colorazioni diverse di verde, le aree di
attrazione a seconda dell’intensità e della relativa estensione. Si noti, inoltre, come le
zone a maggiore attrazione, si localizzino intorno al percorso seguito dalle autostrade
e dalle ferrovie.
Figura 4 - Mappa teorica delle aree di attrazione, dei baricentri delle attività economica e
delle principali infrastrutture viarie
Un’ulteriore analisi è condotta a partire dai baricentri territoriali delle attività
economiche. Ogni baricentro è ottenuto dalla media dei centri geografici (latitudine,
longitudine) di ognuno dei 47 comuni ponderata per la percentuale delle unità locali
delle 23 attività economiche selezionate81.
81 La scelta di quante e quali attività economiche esaminate è stata fatta sulla base dell’incidenza di ogni attività economica. Sono state, quindi, prese in esame quelle attività con un tasso di incidenza maggiore dell’1% (cfr. allegato 4, tab.1).
96
L’individuazione dei baricentri consente una prima descrizione sintetica della
struttura economica del territorio esaminato e può essere il primo passo per la
costruzione di una “geografia economica che, presente sul territorio può essere
considerata alternativa a quella amministrativa” (Filippucci 2008, op. cit.).
I baricentri delle 23 attività economiche (fig. 5) si localizzano nella parte nord-
orientale della provincia tra il comune di Teramo e il litorale. La maggior parte di
essi si situano tra il Comune di Bellante e quello di Castellano.
Figura 5 - Mappa dei baricentri delle attività economiche
Fonte: elaborazioni proprie su dati ISTAT
Il convex hull o poligono di convessità minima entro il quale ricadono tutti i
baricentri ha un perimetro pari a 32,85 km e un’area di 65,31 kmq pari al 3,35%
dell’intera superficie della provincia di Teramo. La distanza media tra le 23 attività è
di 3,44 km, mentre la distanza minima e quella massima sono rispettivamente 0,10 e
12,96 km.
97
La configurazione spaziale dei baricentri delle attività economiche può essere letta
alla luce della prima legge della geografia di Tobler secondo la quale “le cose vicine
sono più correlate delle cose lontane” (Tobler, 197082). In tal senso, quindi, l’analisi
del vicinato (cfr. Allegato 4) tra i baricentri potrebbe fornire importanti indicazioni
sulla presenza di un processo di interazione spaziale tra le diverse attività
economiche. Processo che, nel caso qui esaminato, sembra mostrare una tendenza
all’aggregazione dei baricentri delle attività economiche che si collocano ad una
distanza compresa tra 2,5 km e 5 km.
82 Tobler, W. R. (1970) A computer movie simulating urban growth in the Detroit region, in Economic Geography n. 46 pp. 234–40.
98
Appendice metodologica
Allegato 1
Indicando con i il generico comune (con i=1,2,..N) e con j la generica attività (con
j =1,2,…K) si perviene alla matrice nella quale il generico elemento xij può
assumere valore 0 nel caso di assenza del j-esimo settore dell’attività economica nel
i-esimo comune ed 1, viceversa, nel caso di presenza. Per cui si è definito:
- indice di diffusione (dj) il rapporto:
NN
dj.
j =
dove j
N
1iij Nx .=∑
= rappresenta il numero dei comuni nei quali è presente la j-esima
attività economica ed N il totale dei comuni. Tale indice può assumere valori
compresi tra 0 (diffusione nulla) e 1(massima diffusione).
- l’indice di attrazione (ai) il rapporto:
KKa i
i.=
dove .=
=∑ i
K
jij Kx
1 numero di attività economiche presenti nell’i-esimo comune e K il
totale delle attività economiche. Anche questo indice può variare tra 0 (assenza di
attrazione) e 1 (massima attrazione).
99
Tab.1 - Attività economiche prevalenti nei 47 comuni della provincia di Teramo
Comune Attività economica prevalente N°UL Totali N°UL%Ancarano 182-Confezi.vest.tess.access. 19 258 7,36Controguerra 182-Confezi.vest.tess.access. 19 191 9,95Sant'Egidio alla Vibrata 182-Confezi.vest.tess.access. 108 1.050 10,29Corropoli 192-Fabbr.art.viaggio, borse, marocch. e selleria 30 438 6,85Arsita 452-Ed.genio c. 8 41 19,51Atri 452-Ed.genio c. 78 757 10,30Basciano 452-Ed.genio c. 24 169 14,20Bellante 452-Ed.genio c. 34 472 7,20Bisenti 452-Ed.genio c. 16 130 12,31Canzano 452-Ed.genio c. 14 126 11,11Castel Castagna 452-Ed.genio c. 3 27 11,11Castilenti 452-Ed.genio c. 10 115 8,70Cellino Attanasio 452-Ed.genio c. 23 133 17,29Civitella del Tronto 452-Ed.genio c. 40 366 10,93Colledara 452-Ed.genio c. 17 137 12,41Colonnella 452-Ed.genio c. 32 434 7,37Cortino 452-Ed.genio c. 4 27 14,81Crognaleto 452-Ed.genio c. 34 98 34,69Montorio al Vomano 452-Ed.genio c. 69 617 11,18Silvi 452-Ed.genio c. 112 1.311 8,54Torricella Sicura 452-Ed.genio c. 14 124 11,29Tortoreto 452-Ed.genio c. 87 997 8,73Tossicia 452-Ed.genio c. 13 66 19,70Valle Castellana 452-Ed.genio c.,553-Ristoranti 7 60 11,67Nereto 452-Edilizia e genio civile 37 431 8,58Penna Sant'Andrea 452-Edilizia e genio civile 27 179 15,08Cermignano 454-Lav.complet.edifici 16 95 16,84Montefino 454-Lav.complet.edifici 6 62 9,68Morro d'Oro 454-Lav.complet.edifici 35 252 13,89Notaresco 454-Lav.complet.edifici 96 568 16,90Pineto 454-Lav.complet.edifici 110 1.298 8,47Mosciano Sant'Angelo 524-Comm.dettagl.eserc.specializ. altri prod. (NO seconda mano) 63 778 8,10Alba Adriatica 524-Comm.dettagl.esercizi specializ. altri prod. (NO seconda mano) 143 1.414 10,11Castellalto 524-Comm.dettagl.esercizi specializ. altri prod. (NO seconda mano) 64 655 9,77Castelli 524-Comm.dettagl.esercizi specializ. altri prod. (NO seconda mano) 8 122 6,56Castiglione Messer Raimondo 524-Comm.dettagl.esercizi specializ. altri prod. (NO seconda mano) 20 164 12,20Giulianova 524-Comm.dettagl.esercizi specializ. altri prod. (NO seconda mano) 221 2.146 10,30Roseto degli Abruzzi 524-Comm.dettagl.esercizi specializ. altri prod. (NO seconda mano) 190 2.025 9,38Sant'Omero 524-Comm.dettagl.esercizi specializ. altri prod. (NO seconda mano) 52 519 10,02Martinsicuro 524-Comm.dettagl.esercizi specializ. altri prod. (NO seconda mano) 121 1.468 8,24Isola del Gran Sasso d'Italia 526-Comm.dettagl. fuori dei negozi 35 342 10,23Campli 526-Comm.dettagl.fuori dei negozi 87 582 14,95Pietracamela 551-Alberghi 10 36 27,78Fano Adriano 553-Ristoranti,554-Bar,453-Edilizia e genio c. 2 15 13,33Rocca Santa Maria 554-Bar 4 34 11,76
Teramo 741-Att.egali, contab., consul.fiscale e societ.; studi merc. e sond.opin.; consul.commerc.gest. 545 4.817 11,31
Torano Nuovo 742-Att.studi di archit., ingegn.altri studi tec. 13 111 11,71
100
Tab.2- Attività economiche ordinate per indice di diffusione
Attività Ind.Diffusione
N°comuni nei quali
è presente l'attività
Attività Ind.Diffusione
N°comuni nei quali
è presente l'attività
742-Attività degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici 1,000 47
159-Industria delle bevande 0,277 13
641-Attività postali e di corriere 1,000 47 743-Collaudi ed analisi tecniche 0,255 12
553-Ristoranti 1,000 47631-Movimentazione merci e magazzinaggio 0,255 12
523-Commercio al dettaglio di prodotti farmaceutici, medicali, di cosmetici e di articoli di profumeria 1,000 47
555-Mense e fornitura di pasti preparati 0,255 12
452-Edilizia e genio civile 1,000 47
334-Fabbricazione di strumenti ottici e di attrezzature fotografiche 0,255 12
453-Installazione dei servizi in un fabbricato 0,979 46
316-Fabbricazione di altre apparecchiature elettriche 0,255 12
930-Servizi alle famiglie 0,957 45177-Fabbricazione di articoli di maglieria 0,255 12
554-Bar 0,957 45
176-Fabbricazione di tessuti a maglia 0,255 12
524-Commercio al dettaglio in esercizi specializzati di altri prodotti (esclusi quelli di seconda mano) 0,957 45
156-Lavorazione delle granaglie e di prodotti amidacei 0,255 12
521-Commercio al dettaglio in esercizi non specializzati 0,957 45
401-Produzione e distribuzione di energia elettrica 0,234 11
454-Lavori di completamento degli edifici
0,936 44
315-Fabbricazione di apparecchiature per illuminazione e di lampade elettriche 0,213 10
158-Produzione di altri prodotti alimentari 0,936 44 922-Attività radiotelevisive 0,191 9526-Commercio al dettaglio al di fuori dei negozi 0,915 43
712-Noleggio di altri mezzi di trasporto 0,191 9
511-Intermediari del commercio 0,915 43 642-Telecomunicazioni 0,191 9
851-Attività dei servizi sanitari 0,894 42
371-Recupero e preparazione per il riciclaggio di cascami e rottami metallici 0,191 9
522-Commercio al dettaglio in esercizi specializzati di prodotti alimentari, bevande e tabacco 0,894 42
362-Gioielleria e oreficeria 0,191 9
502-Manutenzione e riparazione di autoveicoli 0,894 42
321-Fabbricazione di tubi e valvole elettronici e di altri componenti elettronici 0,191 9
602-Altri trasporti terrestri
0,872 41
312-Fabbricazione di apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell'elettricità 0,191 9
651-Intermediazione monetaria 0,851 40
221-Editoria 0,191 9
505-Vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 0,851 40
204-Fabbricazione di imballaggi in legno 0,191 9
748-Altre attività di servizi alle imprese 0,830 39
152-Lavorazione e conservazione di pesce e di prodotti a base di pesce 0,191 9
741-Attività legali, contabilità, consulenza fiscale e societaria; studi di mercato e sondaggi di opinione; consulenza commerciale e di gestione 0,830 39
732-Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche
0,170 8
287-Fabbricazione di altri prodotti metallici 0,809 38
311-Fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici 0,170 8
182-Confezione di vestiario in tessuto ed accessori 0,809 38
294-Fabbricazione di macchine utensili 0,170 8
101
281-Fabbricazione di elementi da costruzione in metallo 0,787 37
286-Fabbricazione di articoli di coltelleria, utensili e oggetti diversi in metallo 0,170 8
203-Fabbricazione di carpenteria in legno e falegnameria per l'edilizia 0,766 36
241-Fabbricazione di prodotti chimici di base 0,170 8
552-Campeggi ed altri alloggi per brevi soggiorni 0,660 31
157-Produzione di prodotti per l'alimentazione degli animali 0,170 8
451-Preparazione del cantiere edile 0,660 31153-Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi 0,170 8
331-Fabbricazione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici 0,660 31
925-Attività di biblioteche, archivi, musei ed altre attività culturali 0,149 7
361-Fabbricazione di mobili 0,638 30
746-Servizi di investigazione e vigilanza 0,149 7
747-Servizi di pulizia e disinfestazione 0,617 29
363-Fabbricazione di strumenti musicali 0,149 7
551-Alberghi 0,617 29251-Fabbricazione di articoli in gomma 0,149 7
515-Commercio all'ingrosso di prodotti intermedi non agricoli, di rottami e cascami 0,617 29
245-Fabbricazione di saponi, detersivi e detergenti, di prodotti per la pulizia e la lucidatura, di profumi e cosmetici 0,149 7
514-Commercio all'ingrosso di altri beni di consumo finale 0,617 29
191-Preparazione e concia del cuoio 0,149 7
513-Commercio all'ingrosso di prodotti alimentari, bevande e tabacco 0,617 29
172-Tessitura 0,149 7
266-Fabbricazione di prodotti in calcestruzzo, cemento o gesso 0,617 29
745-Servizi di ricerca, selezione e fornitura di personale 0,128 6
192-Fabbricazione di articoli da viaggio, borse, marocchineria e selleria 0,617 29
711-Noleggio di autovetture 0,128 6
672-Attività ausiliarie delle assicurazioni e dei fondi pensione 0,596 28
652-Altre intermediazioni finanziarie 0,128 6
527-Riparazione di beni di consumo personali e per la casa 0,596 28
402-Produzione di gas; distribuzione di combustibili gassosi mediante condotte 0,128 6
154-Produzione di oli e grassi vegetali e animali 0,596 28
365-Fabbricazione di giochi e giocattoli 0,128 6
267-Taglio, modellatura e finitura di pietre ornamentali e per l'edilizia 0,574 27
364-Fabbricazione di articoli sportivi 0,128 6
702-Locazione di beni immobili
0,553 26
332-Fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione, controllo, prova, navigazione e simili, escluse le apparecchiature di controllo dei processi industriali 0,128 6
701-Attività immobiliari in conto proprio 0,553 26
300-Fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici 0,128 6
501-Commercio di autoveicoli 0,553 26274-Produzione di metalli di base non ferrosi 0,128 6
723-Elaborazione elettronica dei dati 0,532 25
246-Fabbricazione di altri prodotti chimici 0,128 6
285-Trattamento e rivestimento dei metalli; lavorazioni di meccanica generale 0,532 25
171-Preparazione e filatura di fibre tessili 0,128 6
292-Fabbricazione di altre macchine di impiego generale 0,511 24
721-Consulenza per installazione di sistemi informatici 0,106 5
722-Realizzazione di software e consulenza informatica 0,489 23
525-Commercio al dettaglio di articoli di seconda mano 0,106 5
671-Attività ausiliarie dell'intermediazione finanziaria, escluse le assicurazioni e i fondi pensione 0,489 23
372-Recupero e preparazione per il riciclaggio di cascami e rottami non metallici 0,106 5
222-Stampa ed attività dei servizi connessi alla stampa 0,489 23
342-Fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 0,106 5
151-Produzione, lavorazione e conservazione di carne e di prodotti 0,489 23
924-Attività delle agenzie di stampa 0,085 4
102
a base di carne
926-Attività sportive 0,468 22
353-Costruzione di aeromobili e di veicoli spaziali 0,085 4
923-Altre attività dello spettacolo, di intrattenimento e divertimento
0,468 22
323-Fabbricazione di apparecchi riceventi per la radiodiffusione e la televisione, di apparecchi per la registrazione e la riproduzione del suono o dell'immagine e di prodotti connessi 0,085 4
804-Corsi di formazione e perfezionamento ed altre attività di insegnamento 0,468 22
297-Fabbricazione di apparecchi per uso domestico 0,085 4
212-Fabbricazione di articoli di carta e di cartone 0,468 22
284-Fucinatura, imbutitura, stampaggio e profilatura dei metalli; metallurgia delle polveri 0,085 4
852-Servizi veterinari 0,447 21
273-Altre attività di prima trasformazione del ferro e dell'acciaio 0,085 4
518-Commercio all'ingrosso di macchinari e attrezzature 0,447 21
243-Fabbricazione di pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e adesivi sintetici 0,085 4
252-Fabbricazione di articoli in materie plastiche 0,447 21
801-Istruzione primaria 0,064 3
193-Fabbricazione di calzature 0,447 21634-Attività delle altre agenzie di trasporto 0,064 3
726-Altre attività connesse all'informatica
0,426 20
455-Noleggio di macchine e attrezzature per la costruzione o la demolizione, con manovratore 0,064 3
295-Fabbricazione di altre macchine per impieghi speciali
0,426 20
351-Industria cantieristica: costruzioni navali e riparazioni di navi e imbarcazioni 0,064 3
853-Assistenza sociale 0,404 19341-Fabbricazione di autoveicoli 0,064 3
703-Attività immobiliare per conto terzi 0,404 19
333-Fabbricazione di apparecchiature per il controllo dei processi industriali 0,064 3
322-Fabbricazione di apparecchi trasmittenti per la radiodiffusione e la televisione e di apparecchi per la telefonia 0,404 19
291-Fabbricazione di macchine ed apparecchi per la produzione e l'utilizzazione dell'energia meccanica, esclusi i motori per aeromobili, veicoli e motocicli 0,064 3
205-Fabbricazione di altri prodotti in legno, in sughero e materiali da intreccio 0,404 19
275-Fonderie 0,064 3
927-Attività ricreative 0,383 18
264-Fabbricazione di mattoni, tegole ed altri prodotti per l'edilizia in terracotta 0,064 3
744-Pubblicità 0,383 18232-Fabbricazione di prodotti petroliferi raffinati 0,064 3
366-Altre industrie manifatturiere 0,383 18
183-Preparazione e tintura di pellicce; confezione di articoli in pelliccia 0,064 3
731-Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell'ingegneria 0,362 17
803-Istruzione universitaria e post-universitaria 0,043 2
512-Commercio all'ingrosso di materie prime agricole e di animali vivi 0,362 17
724-Attività delle banche di dati 0,043 2
261-Fabbricazione di vetro e di prodotti in vetro 0,362 17 603-Trasporti mediante condotte 0,043 2155-Industria lattiero-casearia e dei gelati 0,362 17
410-Raccolta, depurazione e distribuzione d'acqua 0,043 2
714-Noleggio di beni per uso personale e domestico 0,340 16
313-Fabbricazione di fili e cavi isolati 0,043 2
519-Commercio all'ingrosso di altri prodotti 0,340 16
272-Fabbricazione di tubi 0,043 2
103
504-Commercio, manutenzione e riparazione di motocicli, accessori e pezzi di ricambio 0,340 16
271-Siderurgia 0,043 2
503-Commercio di parti e accessori di autoveicoli 0,340 16
265-Produzione di cemento, calce, gesso 0,043 2
262-Fabbricazione di prodotti ceramici non refrattari, non destinati all'edilizia e di prodotti ceramici refrattari 0,340 16
244-Fabbricazione di prodotti farmaceutici e di prodotti chimici e botanici per usi medicinali 0,043 2
900-Smaltimento dei rifiuti solidi, delle acque di scarico e simili
0,319 15
202-Fabbricazione di fogli da impiallacciatura; compensato, pannelli stratificati, pannelli di truciolato ed altri pannelli di legno 0,043 2
293-Fabbricazione di macchine per l'agricoltura e la silvicoltura 0,319 15 802-Istruzione secondaria 0,021 1
201-Taglio, piallatura e trattamento del legno
0,319 15
660-Assicurazioni e fondi pensione, escluse le assicurazioni sociali obbligatorie 0,021 1
175-Altre industrie tessili 0,319 15
611-Trasporti marittimi e costieri 0,021 1
713-Noleggio di altre macchine e attrezzature 0,298 14 601-Trasporti ferroviari 0,021 1633-Attività delle agenzie di viaggio e degli operatori turistici; attività di assistenza turistica 0,298 14
354-Fabbricazione di motocicli e biciclette 0,021 1
343-Fabbricazione di parti ed accessori per autoveicoli e loro motori 0,298 14
352-Costruzione di locomotive, anche da manovra, e di materiale rotabile ferro-tranviario 0,021 1
174-Confezionamento di articoli tessili, esclusi gli articoli di vestiario 0,298 14
314-Fabbricazione di pile e accumulatori elettrici 0,021 1
142-Estrazione di ghiaia, sabbia e argilla 0,298 14
263-Fabbricazione di piastrelle in ceramica per pavimenti e rivestimenti 0,021 1
921-Produzioni e distribuzioni cinematografiche e di video 0,277 13
223-Riproduzione di supporti registrati 0,021 1
725-Manutenzione e riparazione di macchine per ufficio e apparecchiature informatiche 0,277 13
181-Confezione di vestiario in pelle 0,021 1
632-Altre attività connesse ai trasporti 0,277 13 144-Produzione di sale 0,021 1282-Fabbricazione di cisterne, serbatoi e contenitori in metallo; fabbricazione di radiatori e caldaie per il riscaldamento centrale 0,277 13
141-Estrazione di pietre
0,021 1268-Fabbricazione di altri prodotti in minerali non metalliferi 0,277 13
111-Estrazione di petrolio greggio e di gas naturale 0,021 1
173-Finissaggio dei tessili 0,277 13
104
Tab.3- Graduatoria dei comuni in base all’indice di attrazione Comune Indice di attrazione (ai) N°Attività
Teramo 0,760 139 Giulianova 0,667 122 Martinsicuro 0,623 114 Roseto degli Abruzzi 0,617 113 Mosciano Sant'Angelo 0,563 103 Alba Adriatica 0,557 102 Pineto 0,552 101 Castellalto 0,546 100 Silvi 0,541 99 Colonnella 0,525 96 Sant'Egidio alla Vibrata 0,508 93 Atri 0,508 93 Montorio al Vomano 0,497 91 Corrosoli 0,497 91 Tortoreto 0,492 90 Sant'Omero 0,454 83 Civitella del Tronto 0,448 82 Neretto 0,443 81 Notaresco 0,432 79 Ancorano 0,415 76 Campli 0,372 68 Bellante 0,361 66 Controguerra 0,322 59 Morro d'Oro 0,317 58 Isola del Gran Sasso d'Italia 0,311 57 Basciano 0,306 56 Penna Sant'Andrea 0,301 55 Castilenti 0,251 46 Torricella Sicura 0,246 45 Castiglione Messer Raimondo 0,246 45 Cellino Attanasio 0,235 43 Canzano 0,230 42 Colledara 0,224 41 Torano Nuovo 0,213 39 Bisenti 0,202 37 Castelli 0,186 34 Montefino 0,180 33 Tossicia 0,169 31 Crognaleto 0,164 30 Cermignano 0,158 29 Valle Castellana 0,142 26 Pietracamela 0,109 20 Rocca Santa Maria 0,104 19 Castel Castagna 0,104 19 Arsita 0,098 18 Cortino 0,093 17 Fano Adriano 0,066 12
105
Allegato 2
L’Indice di autocorrelazione I di Moran
Formalmente la statistica I di Moran è definita dalla formula:
∑∑∑
∑∑
1
2
1 1
1 1
)-(
)-)(-(
N
ixi
N
i
N
jij
xjxiij
N
i
N
j
Mxw
MxMxwNI
== =
= ==
dove N è il numero di casi, xi il valore della variabile considerata nella località i, xj il
valore della variabile considerata nella località j (dove i≠j), Mx la media della variabile
considerata e wij un peso che registra la contiguità/ non contiguità83 tra unità territoriali,
per cui:
→→
=altrimenti 0
esima-j unitàall' contigua è esima-i unitàl' se wij
1
L’indice I di Moran nel caso di autocorrelazione nulla è pari a:
11-
-N
mentre:
negativa. azioneautocorrel1-N
1-I
positiva; azioneautocorrelN
I
→<
→-
->1
1
83 Nel caso qui esaminato due unità si dicono contigue se condividono un angolo, un lato o entrambi
106
G*i di Getis e Ord.
Un approccio piuttosto diverso alla misurazione dell’autocorrelazione spaziale è stato
proposto da Getis e Ord (1992). La loro statistica può essere cosi formalizzata:
1N
wwN
S
wMxwG
N
1j
N
1j
2ij
2ij
x
N
1j
N
1jijxjij
i
-
-
-
∑ ∑
∑ ∑*
⎥⎥⎦
⎤
⎢⎢⎣
⎡⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛=
= =
= =
nella quale N è il numero delle unità, xj è il valore della variabile di riferimento nella
posizione territoriale j, Mx ed Sx sono rispettivamente il valore medio e la deviazione
standard della stessa variabile su tutta l’area di riferimento, wij è un peso che assume
valori pari a 1 se l’unità j-esima è vicina all’unità i e 0 altrimenti. Valori positivi di tale
indice denotano una tendenza all’aggregazione più marcata delle unità con modalità xj
maggiori della media. Al contrario, valori negativi registrano una maggiore propensione
all’aggregazione delle unità con valori xj minori delle media.
107
Allegato 3
Kriging. La modellizzazione della superficie di attrazione è stata effettuata con un
kriging ordinario84, dall’analisi del semivariogramma si è ritenuto di poter adattare
ai dati una funzione sferica della quale di seguito sono riportati i parametri (tab. 1).
La bontà del processo di interpolazione può essere valutata sia con una serie
statistiche che dallo scatter plot nel quale sono messi a confronto gli errori di misura
e i valori stimati (grafico 1 e 2).
Tab.1- Parametri del modello di interpolazione spaziale
Selected Method: Ordinary Kriging Output: Prediction Map Number of datasets currently in use: 1 Number of Points: 47 Order of Trend Removal: First (Estimated by Local Polynomial Interpolation) Semivariogram/Covariance: Model: 0,0075726*Gaussian(19567,16501,41,9)+0,0058001*Nugget Nugget: 0,0050732 Partial sill: 0,0075077 Lag: 2000 Nuber of lang:12 Error modeling: Microstructure: 0,0058001 (100%) Measurement error: 0 (0%) Searching Neighborhood: Neighbors to Include: 5 or at least 2 for each angular sector Searching Ellipse: Angle: 0 Major Semiaxis: 50721 Minor Semiaxis: 50721 Angular Sectors: 8
84 A differenza del metodo classico di regressione, il kriging non si basa sulla assunzione di indipendenza delle osservazioni. A seconda degli obiettivi (stima di punti, valori medi, distribuzioni,ecc.) e delle caratteristiche della serie spaziale (stazionaria o non stazionaria) è possibile utilizzare diverse procedure di kriging. Importante è la distinzione tra kriging semplice, ordinario e universale. Il primo si utilizza nei casi in cui è noto il valor medio e la distribuzione è normale. Per il secondo, meno restrittivo, non è necessario conoscere valor medio, ma è sufficiente che esso sia costante per tutta l’area di studio. Il terzo, kriging universale, è adatto nei casi in cui la variabile spaziale non è stazionaria (Banerjee S., et al., 2004, op. cit.).
108
Grafico 1- Indici di adattamento e scatter plot errori di misura- valori stimati
Grafico 2- QQ plot della normalità degli errori di misura
109
Allegato 4
Tab.1- Attività economiche con un’incidenza >1%
Attività economiche Incidenza 281-Fab.elem.da costruz in metallo 1,024 514-Comm.ingrosso altri beni consumo finale 1,097 551-Alberghi 1,310 158-Prod.altri prod.alim. 1,386 192-Fab.artic.viaggio, borse,ecc. 1,573 748-Altre attiv.serv.impr. 1,763 521-Comm.dettag.eserc.specializ. 1,779 522-Comm.dettag.eserc.specializ.prod.alimen., bev.,ta 2,251 502-Manut.riparaz.autov 2,350 602-Altri trasp. Terres. 2,434 553-Ristoranti 2,875 182-Confez.vest.tess.access 2,898 554-Bar 3,016 526-Comm.dettag.fuori dei negozi 3,104 453-Installaz.serviz in fabbric. 3,302 851-Attiv. dei serv. Sanit. 3,355 454-Lav.completam.edif. 3,927 511-Intermed.comm. 4,132 742-Attiv.stud.architett., ingegn.altri st tec. 4,578 930-Serv. alle famiglie 4,753 741-Attiv. Leg. Contabi., consul. Fisc. Societ.; st.m 5,244 452-Edilizia e genio civile 7,769 524-Comm.dett. Eserc. Special.prod. (NOseconda mano) 8,363
L’analisi del vicinato85. Si tratta di una tecnica che consente di stabilire se un pattern
di punti localizzati in un’area può essere ritenuto casuale, disperso o raggruppato. A tale
scopo, una delle statistiche più utilizzate è l’indice Nearest Neighbor Index (NNi) che
può essere cosi espresso:
)ran(d)NN(d
NNi =
con:
∑=
=N
i
ij
Nd
NNd1
)min()(
e:
85 Levine N. & Associates (2004) A Spatial Statistics Program for the Analysis of Crime Incident Locations, The National Institute of Justice, Washington DC, cap.5.
110
NArand 5.0)( =
dove dij è la distanza tra ogni unità spaziale, considerata singolarmente, e il suo vicino
più prossimo, N il numero dei siti (baricentri delle attività economiche) che
compongono l’area di studio A (provincia di Teramo in km2).
Il termine al numeratore rappresenta la distanza media osservata tra unità che si
localizzano ad una distanza dij. Il denominatore rappresenta invece il valore atteso della
distanza media nel caso di configurazione spaziale casuale.
111
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definizione delle microimprese, piccole e medie imprese [notificata con il numero C(2003) 1422] (Testo rilevante ai fini del SEE) (2003/361/CE).
REGOLAMENTO (CEE) n. 3037/90 del 9 ottobre 1990 relativo alla classificazione
statistica delle attività economiche nelle Comunità europee (GU L 293 del 24.10.1990).
REGOLAMENTO (CEE) N. 696/93 del 15 marzo 1993, relativo alle unità statistiche di
osservazione e di analisi del sistema produttivo nella Comunità (GU L 76 del 30.3.1993).
REGOLAMENTO (CEE) N. 761/93 del 24 marzo 1993 che modifica il regolamento
(CEE) N. 3037/90 del Consiglio relativo alla classificazione statistica delle attività economiche nelle Comunità europee (GU L 83 del 3.4.1993).
REGOLAMENTO (CEE) N. 2186/93 del 22 luglio 1993 relativo al coordinamento
comunitario dello sviluppo dei registri di imprese utilizzati a fini statistici (GU L 196 del 5.8.1993).
REGOLAMENTO (CEE) N. 3696/93 del 29 ottobre 1993 relativo alla classificazione
statistica dei prodotti associata alle attività nella Comunità economica europea (GU La 342 del31.12.1993).
REGOLAMENTO (CE) n. 29/2002 del 19 dicembre 2001che modifica il regolamento
(CEE) n. 3037/90 del Consiglio relativo alla classificazione statistica delle attività economiche nelle Comunità europee (GU L 6 del 10.1.2002).
REGOLAMENTO (CE) N. 1059/2003 del 26 maggio 2003 relativo all'istituzione di una
classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (NUTS) (GU L 154 del 21.6.2003).
REGOLAMENTO (CE) N. 1888/2005 del 26 ottobre 2005 recante modifica del
regolamento (CE) n. 1059/2003 relativo all'istituzione di una classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (NUTS) a motivo dell'adesione della Repubblica ceca, dell'Estonia, di Cipro, della Lettonia, della Lituania, dell'Ungheria, di Malta, della Polonia, della Slovenia e della Slovacchia all'Unione europea (GU L 309 del 25.11.2005).
REGOLAMENTO (CE) n. 1893/2006 del 20 dicembre 2006 che definisce la
classificazione statistica delle attività economiche NACE Revisione 2 e modifica il regolamento (CEE) n. 3037/90 del Consiglio nonché alcuni regolamenti (CE) relativi a settori statistici specifici (GU L 393 del 30.12.2006).
117
REGOLAMENTO (CE) N. 105/2007 dell’1 febbraio 2007 recante modifica degli allegati del regolamento (CE) n. 1059/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'istituzione di una classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (NUTS) (GU L 39 del 10.2.2007).
REGOLAMENTO (CE) N. 11/2008 dell'8 gennaio 2008 recante attuazione del
regolamento (CE) n. 1059/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'istituzione di una classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (NUTS) per quanto riguarda la trasmissione delle serie per la nuova suddivisione regionale (GU L 5 del 9.1.2008).
REGOLAMENTO (CE) N. 176/2008 del 20 febbraio 2008 che modifica il regolamento
(CE) n. 1059/2003 relativo all’istituzione di una classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (NUTS) a seguito dell’adesione della Bulgaria e della Romania all’Unione europea (GU L 61 del 5.3.2008).
REGOLAMENTO (CE) N. 177/2008 del 20 febbraio 2008 che istituisce un quadro
comune per i registri di imprese utilizzati a fini statistici e abroga il regolamento (CEE) n. 2186/93 del Consiglio (GU L 61 del 5.3.2008).
REGOLAMENTO (CE) N. 295/2008 dell’11 marzo 2008 relativo alle statistiche
strutturali sulle imprese (GU L 97 del 9.4.2008).
118
SERIE “RAPPORTI DI INDAGINE”
93.01 Valutazioni di procedure di oscuramento delle informazioni individuali e di canoni di pubblicazione di informazioni a minimo rischio di individuazione, (M. Angrisani)
93.02 Gli investimenti pubblici: problemi di contabilità pubblica e di contabilità
nazionale, (G. Trupiano) 93.03 Investimenti pubblici lordi e netti: problemi analitici, (V. Selan) 93.04 L’indice dei prezzi al consumo in Italia, (F. Franceschini, G. Marliani,
M. Martini) 94.01 Privatizzazione e sistema statistico nazionale, (G. Di Gaspare) 94.02 Stato delle statistiche sociali in Italia, (G.B. Sgritta) 94.03 Statistica sociale e Statistiche sociali, (L. Bernardi) 94.04 Prospettive preliminari per possibili analisi longitudinali nella statistica
ufficiale italiana, (U. Trivellato, G. Ghellini, C. Martelli, A. Regoli) 94.05 Analisi di alcune caratteristiche del Programma Statistico Nazionale
1995-1997, (D. Cotzia, S. D’Andrea,E. Mastantuoni) 94.06 Verifica dei ritardi rispetto alle previsioni di stampa delle pubblicazioni
ISTAT negli anni 1993 e 1994, (D. Cotzia) 94.07 Analisi sulla tempestività della Produzione di informazione statistica
(Esame di alcune rilevazioni ed elaborazioni dell’Istat), (D. Cotzia) 94.08 La suddivisione territoriale della spesa pubblica per investimenti, (G.
Trupiano) 94.09 Il consolidamento della spesa pubblica per investimenti, (G. Trupiano) 94.10 Investimenti netti, ammortamenti e spese di manutenzione. Stock di
capitale: un’ipotesi censuaria, (V. Selan) 94.11 Le spese per investimenti nelle statistiche Eurostat sui conti delle
amministrazioni pubbliche, (M. Colazingari) 94.12 Gli investimenti pubblici del Comune di Roma, (P. Palmarini) 94.13 La revisione del Sistema dei Conti Nazionali: problemi e prospettive per
l’Italia, (B. Bracalente, G. Carbonaro, M. Carlucci, M. Di Palma, L. Esposito, G. Ferrari, R. Zelli)
119
94.14 La tutela della riservatezza e l’identificazione dei rispondenti alle rilevazioni statistiche svolte nell’ambito del Sistan: rapporto preliminare, (M. Angrisani, L. Buzzigoli, A. Giusti, L. Grassini, G. Marliani)
94.15 I dati statistici produttivi di effetti giuridici determinati e la loro
sindacabilità, (G. Manto) 94.16 Ufficialità del dato e Programma Statistico Nazionale, (G. D’Alessio) 94.17 Valutazioni preliminari sulla qualità dei dati dell’ultimo censimento
generale della popolazione e delle abitazioni, (G. De Santis, A. Bonaguidi, A. Santini)
94.18 La revisione del Sistema dei Conti Nazionali: problemi e prospettive per
l’Italia - rapporto finale, (B. Bracalente, G. Carbonaro, M. Carlucci, M. Di Palma, L. Esposito, G. Ferrari, R. Zelli)
95.01 Classificazione delle province italiane in clusters e determinazione delle
province outliers in riferimento alle correzioni degli errori di coerenza e di range del censimento dell’agricoltura 1991, (S. D’Andrea)
95.02 La qualità dei dati dell’ultimo censimento generale della popolazione e
delle abitazioni, (G. De Santis, S. Salvini, A. Santini) 95.03 Stato delle Statistiche sociali in Italia - Sintesi del rapporto, (G. B.
Sgritta) 95.04 Lo Stato dell’informazione statistica nei comuni e negli altri enti
territoriali intermedi del Sistan: le province di Ferrara e Siena, (A. Buzzi Donato, I. Drudi, M.R. Ferrante, C. Filippucci, G. Gesano, G. Ghellini, T. Giovani, A. Lemmi)
95.05 Analisi delle funzioni del Sistema di Informazione Geografica-GISCO
della Commissione delle Comunità Europee, (E. Mastantuoni) 95.06 Stato ed evoluzione delle statistiche ambientali in Italia, (L. Fabbris, M.
Lo Cascio) 95.07 Rapporto sugli aspetti statistici nella Legislazione Ambientale - I. Aria,
(S. Bordignon, A. C.S. Capelo, G. Lovison, G. Masarotto) 95.08 Il Sistema Statistico delle Imprese in Italia: rapporto preliminare, (S.
Biffignandi, M. Pratesi, T. Proietti, L. Schionato) 95.09 Prospettive per possibili analisi longitudinali nella statistica ufficiale
italiana, ( U. Trivellato, G. Ghellini, C. Martelli, A. Regoli) 95.10 Per una estensione dei compiti della Commissione per la Garanzia
dell’informazione statistica, ( G. Calvi, M.T. Crisci, S. Draghi, L. Ferrari, A. Rizzi)
120
95.11 Rapporto sugli aspetti statistici nella legislazione ambientale - II.
Rumore, (S. Bordignon, A. C.S. Capelo, G. Lovison, G. Masarotto) 95.12 Innovazioni integrazioni nel sistema dei conti nazionali: Problemi aperti
e soluzioni possibili - Sintesi e suggerimenti -, ( B. Bracalente, G. Carbonaro, M. Carlucci, M. Di Palma, L. Esposito, G. Ferrari, R. Zelli)
95.13 Disaggregazione spaziale e temporale delle statistiche ufficiali sulla
qualità dell’aria, (L. Fabbris) 95.14 Disaggregazione spaziale e temporale delle statistiche ufficiali sulla
qualità delle acque, (L. Fabbris) 95.15 L’esercizio della funzione statistica a livello locale: lo stato degli uffici di
statistica comunali dopo il d.lgs. n.322/89, (G. Manto) 95.16 Gli uffici di statistica dei Ministeri, (C. Gallucci) 95.17 Le statistiche comunitarie e le statistiche nazionali: evoluzione,
coordinamento, integrazione e processi di uniformazione, (G. Di Gaspare)
95.18 Organizzazione ed attività statistica delle regioni nel contesto del Sistan,
(G. D’Alessio) 96.01 Rapporto sullo stato dell’informazione statistica nei comuni della
provincia di Bari, (C. Cecchi, V. Nicolardi, A. Pollice, N. Ribecco) 96.02 Sistemi Nazionali di statistica: loro organizzazione e funzionamento in
alcuni paesi dell’unione europea, (B. Carelli) 96.03 L’attività delle amministrazioni centrali dello Stato per il programma
statistico nazionale del triennio 1996-98, (G. Filacchione) 96.04 Rapporto sugli aspetti statistici nella legislazione ambientale - III. Dati
mancanti -, (S. Bordignon, A.C.S. Capelo, G. Lovison, G. Masarotto) 96.05 Osservatorio Statistico Locale: Studio di un modello per il Sistan, (P.
Bellini, S. Campostrini, T. Di Fonzo, M.P. Bellini) 96.06 La tutela della riservatezza e l’identificazione dei rispondenti alle
rilevazioni statistiche svolte nell’ambito del Sistan - rapporto finale, (M. Angrisani, L. Buzzigoli, A. Giommi, A. Giusti, L. Grassini, G. Marliani)
96.07 Analisi dell’organizzazione e delle iniziative del Sistan - Esame delle
pubblicazioni presenti nel Catalogo Sistan 1994, (A. De Nardo, S. Sagramora)
96.08 Sistema Statistico delle Imprese, (S. Biffignandi, M. Pratesi, T. Proietti,
L. Schionato)
121
96.09 Monitoraggio della diffusione dei dati riguardanti alcuni indicatori
dell’Istat su prezzi, lavoro e commercio con l’estero, (A. De Nardo, E. Mastantuoni, M. Notarnicola, S. Sagramora)
96.10 Monitoraggio della qualità e tempestività dell’indice della produzione
industriale, (V. Napoli, F. Tagliafierro) 96.11 La qualità dei dati del VII censimento dell’industria e dei servizi: alcune
valutazioni dal punto di vista dell’utilizzatore, (R. Guarini, R. Zelli) 96.12 Analisi del processo di revisione corrente delle stime provvisorie dei dati
del Commercio con l’Estero, (E. Mastantuoni, S. Sagramora) 96.13 Prime indagini sull’accesso ai dati statistici individuali nell’ambito del
Sistan, (L. Buzzigoli, C. Martelli, N. Torelli) 97.01 Interconnessione di basi di dati: problemi di sfruttamento statistico, (A.
Cortese) 97.02 La formazione statistica nelle amministrazioni dello Stato: profili
comparativi ed elementi propositivi, (F. Covino) 97.03 Rapporto sull’autonomia degli uffici di statistica nelle amministrazioni
centrali dello Stato, (F. Covino) 97.04 Rapporto sulle regioni e le province autonome nel sistema statistico
nazionale, (N. Belvedere) 97.05 Il sistema statistico europeo. Stato attuale e possibile riforma, (I. Savi) 97.06 Rapporto preliminare sulla statistica in Francia e nel Regno Unito, (E.
Marotta) 97.07 Verifica della programmazione nell’attività del Sistan e dell’attività di
vigilanza, (F. Bigazzi) 97.08 Indagine sulle statistiche della Sanità, (P. Golini) 98.01 Evoluzione e prospettive della statistica comunitaria: un aggiornamento, (I. Savi) 98.02 L’incidenza sul SISTAN delle leggi di riforma amministrativa e della
disciplina in materia di privacy, (N. Belvedere, I Savi) 98.03 Analisi sullo stato di attuazione degli uffici di statistica dei comuni.
Analisi preliminari e progetto di rilevazione, (A. De Nardo, M. Notarnicola)
98.04 Documentazione statistica su fenomeni di emarginazione sociale: offerta
e fabbisogni: Tossicodipendenze, (B. Colombo, G. Filacchione)
122
98.05 Analisi delle caratteristiche dei non rispondenti con riferimento alle
principali indagine campionarie sulle famiglie condotte dall’ISTAT, (E. Mastantuoni, S. Sagramora, F. Tagliafierro)
98.06 La razionalizzazione della statistica giudiziaria, (F. Giusti, S. Andreano,
M. Fabri, V. Napoli, R. Santoro) 99.01 Validità e qualità degli indici dei prezzi al consumo. Atti del Seminario,
Roma, 12 dicembre 1997 99.02 Analisi della disponibilità delle statistiche di genere, (M.E. Graziani) 99.03 La razionalizzazione della statistica giudiziaria - Rapporto finale,
(F.Giusti, S. Andreano, M. Fabri, V. Napoli, R. Santoro) 99.04 Le procedure di destagionalizzazione di serie storiche economiche:
esperienze internazionali e pratica nell’ambito dell’Istat, (T. Di Fonzo, B. Fischer, T. Proietti)
99.05 Lo stato dell’informazione statistica sul lavoro, con particolare
riguardo alla partecipazione al lavoro ed a retribuzioni e costo del lavoro, (G. Faustini, E. Rettore, P. Sestito)
99.06 Analisi delle caratteristiche dei non rispondenti con riferimento alle
principali indagini campionarie sulle famiglie condotte dall’Istat, (E. Mastantuoni, S. Sagramora)
99.07 Statistiche dei rifiuti, (L. Fabbris, G. Nebbia) 99.08 Problemi di adeguamento della legislazione italiana alla normativa
comunitaria e internazionale sulla tutela della riservatezza di dati personali utilizzati per finalità statistiche, (N. Belvedere, I. Savi, F. Tufarelli)
99.09 Stato di attuazione degli uffici di statistica dei comuni, (A. De Nardo,
M. Notarnicola) 99.10 Il confronto tra censimento ed anagrafe: per un maggior grado di
coerenza tra le due fonti, (L. Ciucci, G. De Santis, M. Natale, M. Ventisette)
99.11 Censimenti economici e schedari delle imprese, (R. Castellano, C.
Quintano, G. Screpis, F. Tassinari) 99.12 Accesso ai dati statistici individuali: l’esperienza di altri paesi, (L.
Buzzigoli, C. Martelli, N. Torelli)
123
00.01 Analisi della qualità delle operazioni sul campo con riferimento alle principali indagini campionarie dell’Istat sulle famiglie, (C. Filippucci, B. Buldo, V.Napoli, R.Bernardini Papalia)
00.02 Analisi delle procedure di correzione/imputazione utilizzate dall’Istat
nelle principali indagini sulle famiglie: volume I, (L. Fabbris, M.Graziani, C. Panattoni)
00.03 Analisi delle procedure di correzione/imputazione utilizzate dall’Istat
nelle principali indagini sulle famiglie: volume II, (D. Cotzia, M.Graziani, C. Panattoni)
00.04 Indicatori per l’analisi dell’attività della giustizia, in particolare della
giustizia amministrativa, (V. Napoli, N. Belvedere, I. Savi)
00.05 Rilevazione delle attività e delle strutture con compiti di raccolta di informazioni statistiche nelle Pubbliche Amministrazioni, (B. Buldo, G. Amendola, F. Ballacci, L. Cataldi, C. Fabi, V.Napoli, C. Panattoni)
00.06 Verso la trasparenza dei dati sulla distribuzione commerciale e i consumi delle famiglie italiane, (G. Marbach, M. Barile, M. Carlucci, V. de Martino)
01.01 Completezza e qualità delle informazioni statistiche utilizzabili per la valutazione della spesa pensionistica, (F. Peracchi, E. Barbi, A. Brugiavini, T. Tamborrini, E.Viviano)
01.02 L’esperienza in tema di indagini multiscopo e dell’European Community Household Panel (ECHP): lezioni e indicazioni nella prospettiva di un’indagine panel sulle famiglie, (A. Schizzerotto, H.P. Blossfeld, B. Buldo, A. D’Agostino, G. Ghellini, V. Napoli)
01.03 L’informazione economica congiunturale a livello locale, (S. Casini Benvenuti, R. Ricci)
01.04 I conti economici regionali: alcune possibili estensioni, (G. Carbonaro, F. Tenna, R. Zelli)
02.01 Attuazione del SEC95: stato delle iniziative, programmi, prevedibili sviluppi e suggerimenti, (M. Di Palma, C.Lupi, G.Parigi, G.Pellegrini).
02.02 Misure di inflazione e sistema di monitoraggio prezzi: esperienze e
prospettive, (G.M.Gallo,L.Buzzigoli, B.Pacini, C.Martelli).
124
02.03 Definizione di un set di indicatori per il monitoraggio e la valutazione dell’attività sanitaria, (P.Bellini, M.Braga, S.Rodella, E.Vendrani, V.Rebba).
02.04 Realizzazione del Sistan e costituzione di uffici di statistica (o simili)
estranei al sistema, (I.Savi, V.Napoli, C.Panattoni). 02.05 L’articolazione territoriale delle piccole e medie imprese. Un’analisi
delle informazioni statistiche concernenti la gestione industriale, finanziaria e la dinamica dimensionale delle imprese manifatturiere, (A.Giannola, L.Cataldi, A.Lopes, G.Marini, N.Netti, P.Senesi ).
02.06 Le statistiche sugli investimenti diretti esteri e sull’attività delle imprese
multinazionali, (N.Acocella, F.Reganati, M.G.Pazienza ).
02.07 Atti del Seminario: “Indicatori per il monitoraggio e la valutazione dell’attività sanitaria”, (Roma, 19 giugno 2002 ).
02.08 Censimenti 2000-2001, (C.Filippucci, F.Ballacci, B.Buldo, L.Cataldi,
L.Ciucci).
02.09 Action Plan comunitario e indicatori congiunturali, (T. Di Fonzo, A. Gavosto, F. Lisi, G. Parigi).
02.10 Indagini sul clima congiunturale e le aspettative degli imprenditori, (F.
Giusti, I. Faiella, E. Giovannini, S. Nisticò, A. Russo).
02.11 La rilevazione delle migrazioni internazionali e la predisposizione di un sistema informativo sugli stranieri, (S. Strozza, F. Ballacci, M. Natale, E. Todisco).
02.12 Il campionamento da liste anagrafiche: analisi degli effetti della qualità
della base di campionamento sui risultati delle indagini, (G. Leti, G. Cicchitelli, A. Cortese, G.E. Montanari).
03.01 Completezza e qualità dell’informazione statistica ufficiale e assetti
istituzionali e organizzativi. Una rassegna, (I. Savi, B. Buldo, F. D’Aprile, M. Pasquali Coluzzi).
03.02 Impegni connessi a indicazioni comunitarie nell’area delle statistiche del
lavoro, (A. Amendola, B. Buldo, E.F. Caroleo, S. Destefanis, E. Rettore). 04.01 L’informazione statistica per le politiche ambientali: stato e prospettive,
(M.Carlucci, G.Arbia, L.Cataldi, G.Lovison, D. Mendola, P. Postiglione) 04.02 Statistiche sulle attività culturali, (M.C. Turci, G. Arangio Ruiz, A. Di
Maio, C. Panattoni, P. Rostirolla)
125
04.03 Indicatori statistici sulla società dell’informazione, (A.C. Freschi, G. Giacomello, L. Picci, S. Taratufolo, R.Zarro, G.Zezza)
04.04 Stato ed evoluzione delle statistiche dell’istruzione in Italia, (A.Cammelli,
B. Buldo, A. Busetta, A. Di Francia)
04.05 Completezza e qualità dell’informazione statistica in materia di nascite e decessi, (F. Rossi, F.Ballacci, F. Bonarini, M.Castiglioni, E. Migliorini)
05.01 Le statistiche sulle esportazioni delle imprese italiane, (R. Helg, M.
Bugamelli, A. Falzoni, P.Morone, F. Reganati, S. Torrisi)
05.02 Metodologia di misurazione dei distretti industriali, (G. Giovannetti, N. Boccella, G. Mion, G. Scanagatta, L.F. Signorini)
05.03 L’informazione statistica sull’assistenza agli anziani, (G.Lamura, C.
Gori, C. Hanau, F. Polverini, A. Principi, C. Tomassini)
05.04 La misura dell’inflazione nelle statistiche ufficiali: criteri di calcolo e sistemi di rilevazione dei prezzi al consumo, (E. Mattioli, F. Chelli, G. Modesti, A. Polli)
05.05 Qualità, caratteristiche e modalità di accesso degli utenti finali alle
informazioni microeconomiche di fonte ISTAT, (G. Antonelli, G. Cainelli, G. Guidetti, N. Lauro, S. Montresor)
05.06 Stato e prospettive delle statistiche sulle costruzioni, (R. Mostacci, N.
Costantino, E. D’Arcangelo, S. Scozzese, F.Toso)
06.01 Stato ed evoluzione delle statistiche dei trasporti in Italia, (M. Lo Cascio, I. Carbonaro, F. De Antoni, G. Galloppo)
06.02 La statistica per le aree metropolitane e sulle aree metropolitane: proposta
per un sistema informativo integrato, (O. Casacchia, G. Nuvolati, E. Piroddi, C. Reynaud)
06.03 Completezza e qualità delle informazioni statistiche sulla formazione
professionale, (E. Aureli, B. Buldo, A. Lallo, F. Ricca, S. Rigatti Luchini) 06.04 Comunicazione e diffusione dei dati statistici ed aspetti distorsivi, (E.Del
Colle, S. Bagnara, F. Antolini, E. Barrile, R. Castrucci) 07.01 Sistemi statistici sulla ricerca e l’innovazione nella società della
conoscenza (A.Amendola, E. Colombo, P. Morone, C. Panattoni, G. Scanagatta, L. Stanca)
126
07.02 Indagine sulla qualità dei dati provenienti dalle rilevazioni statistiche dell’Istat (D. Lucev, R. Castellano, A. A. Romano, M. Rosciano, G. Punzo, S. Longobardi)
08.01 Indagine su fonti, modalità e strumenti di raccolta delle informazioni
sulle famiglie da parte della statistica ufficiale. Una proposta a partire dall’Indagine multiscopo, l’Indagine sulle nascite e l’European Union Statistics on Income and Living Conditions (EU-SILC) (C. A. Corsini, I. Ferro, C. Panattoni, S. Salvini, D. Vignoli)
08.02 Indagine sulle statistiche relative alla distribuzione territoriale delle imprese italiane (F. Antolini, A. Ciccarelli, F. Petrei, A. Rinaldi, F. Truglia )