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PARROCCHIE di Santa Maria di Sala e di Veternigo
Scuola della Parola
IN PRINCIPIO LA PAROLA
1. In mezzo a tante parole, una sola PAROLA.
Siamo cresciuti, ascoltando parole. a dialogare e a stabilirecomunica, non si dialoga.
Il popolo di Israele ha come primo comando, per entrare in relazione con
Dio: Ascolta, Israele! (Dt. 6, 4
La novità della rivelazione biblica consiste nel fatto che Dio
nel dialogo che desidera avere con noi.
che attraversa tutte le Scritture; è la "cosa grande" senza la quale noi non
potremmo avere nessuna relazione personale con Lui.
e gratuita iniziativa "Dio ha alzato il velo su di sé" (= si è rivelato agli uomini
per entrare in relazione con loro, per offrire loro i suoi doni meravigliosi).
Leggiamo nel Deuteronomio: "
cioè un popolo abbia ascoltato la voce
ascoltata e che rimanesse vivo?
da sé e di auto-comunicarsi, e la sua Parola manifesta la sua potenza nella
creazione e nella storia.
Dio disse: "Sia la luce
Bibbia. E ancora: "Tutto è stato fatto per mezzo della Parola
vangelo di Giovanni, al cap. 1,3.
per stringere alleanza con loro. Dio crea, parlando. L
ebraico "davar" normalmente significa "parola", ma anche "evento",
"azione".Allora, quando Dio parla, interviene.
PARROCCHIE di Santa Maria di Sala e di Veternigo
Scuola della Parola
IN PRINCIPIO LA PAROLA
In mezzo a tante parole, una sola PAROLA.
mo cresciuti, ascoltando parole. Tutti abbiamo cominciato a comunicare, a dialogare e a stabilire relazioni, ascoltando. Senza l'ascolto non si comunica, non si dialoga.
Il popolo di Israele ha come primo comando, per entrare in relazione con
(Dt. 6, 4-5).
DIO PARLA
La novità della rivelazione biblica consiste nel fatto che Dio
nel dialogo che desidera avere con noi. E' un'affermazione fondamentale
che attraversa tutte le Scritture; è la "cosa grande" senza la quale noi non
potremmo avere nessuna relazione personale con Lui. Con assoluta libertà
iva "Dio ha alzato il velo su di sé" (= si è rivelato agli uomini
per entrare in relazione con loro, per offrire loro i suoi doni meravigliosi).
Leggiamo nel Deuteronomio: "Vi fu mai una cosa grande come questa?
cioè un popolo abbia ascoltato la voce di Dio parlare dal fuoco, come tu l'hai
ascoltata e che rimanesse vivo?" (Dt. 4, 32-33). Dio parla, sceglie di uscire
comunicarsi, e la sua Parola manifesta la sua potenza nella
creazione e nella storia.
Sia la luce!". E la luce fu. (Gn. 1, 3), leggiamo all'inizio della
Tutto è stato fatto per mezzo della Parola
vangelo di Giovanni, al cap. 1,3. Attraverso la Parola, Dio chiama gli uomini
per stringere alleanza con loro. Dio crea, parlando. La sua Parola
ebraico "davar" normalmente significa "parola", ma anche "evento",
"azione".Allora, quando Dio parla, interviene. Non c'è distacco tra parola
1
In mezzo a tante parole, una sola PAROLA.
nciato a comunicare, enza l'ascolto non si
Il popolo di Israele ha come primo comando, per entrare in relazione con
La novità della rivelazione biblica consiste nel fatto che Dio si fa conoscere
affermazione fondamentale
che attraversa tutte le Scritture; è la "cosa grande" senza la quale noi non
Con assoluta libertà
iva "Dio ha alzato il velo su di sé" (= si è rivelato agli uomini
per entrare in relazione con loro, per offrire loro i suoi doni meravigliosi).
Vi fu mai una cosa grande come questa? Che,
di Dio parlare dal fuoco, come tu l'hai
Dio parla, sceglie di uscire
comunicarsi, e la sua Parola manifesta la sua potenza nella
e fu. (Gn. 1, 3), leggiamo all'inizio della
Tutto è stato fatto per mezzo della Parola", leggiamo nel
Attraverso la Parola, Dio chiama gli uomini
arola è fattiva. In
ebraico "davar" normalmente significa "parola", ma anche "evento",
Non c'è distacco tra parola e
2
azione, tra il dire e il fare. L'intervento di Dio nel divenire nel mondo, è
sempre efficace; è la sua volontà di vita che costantemente sostiene l'intero
creato e ogni singola creatura. Eterno è il suo amore per noi!
Leggiamo in Isaia: "Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi
ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta
germogliare... così sarà della mia Parola uscita dalla mia bocca: Non
ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza
aver compiuto ciò per cui l'ho mandata" (Is 55, 8.10-11).
"La Parola di Dio è viva ed efficace" (Eb 4, 12). Non si è più come prima
quando si lascia che la Parola entri nella propria vita.
Ogni volta che ascoltiamo e mettiamo in pratica la Parola, essa porta frutti
di bene e di gioia nella nostra vita... ma ogni volta che lasciamo cadere a
vuoto la Parola che Dio vuole comunicarci, il nostro cuore si indurisce un po'
di più.
L'evento più grande dell'auto-rivelazione di Dio e che costituisce lo specifico
della nostra fede cristiana e, insieme, il Vangelo: è GESU' CRISTO.
Parola definitiva di Dio, Parola che comunica pienamente la volontà di
amore di Dio verso gli uomini. Dio ha parlato a noi nel Figlio suo, per mezzo
del quale ha fatto il mondo... il Figlio sostiene tutto con la potenza della sua
Parola (cfr. Eb 1, 1-3). Questo vuol dire che tutto ciò che possiamo sapere e
dire su Dio, si trova in Gesù Cristo: "Dio nessuno l'ha mai visto, ma il Figlio
unigenito... ce l'ha raccontato" (Gv 1, 18). Tutta la vita di Gesù Cristo della
sua pre-esistenza nei cieli, al suo "passare tra noi, facendo il bene, fino alla
morte, risurrezione, ascensione e all'ultimo giorno, è la Parola di Dio, è
Vangelo, la buona notizia che Dio da sempre vuole comunicare all'umanità.
San Luca, evangelista, ci documenta nella sua opera (Vangelo e Atti degli
apostoli) che la Parola è l'evento originale e il fine della vita della comunità
cristiana, l'unico fondamento di ogni sua attività...Scrive: "La Parola di Dio
cresceva e si moltiplicava il numero dei discepoli a Gerusalemme"
(At. 6, 7). Se la Parola cresce, nei cristiani, allora anche la Chiesa cresce, si
diffonde. (vedi anche 1Ts 2, 13).Se vogliamo divenire Chiesa dobbiamo dare
ascolto alla Parola, sapendo che la fede viene dall'ascolto, e sentirci affidati
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alla Parola. Solo una Chiesa che ascolta, può divenire una Chiesa che
annuncia, perché ciò che annuncia e testimonia non è Parola sua, ma di Dio.
2. La Parola di Dio sulla strada della vita
a) Fame della Parola
La Parola di Dio si è fatta vicino a noi. Si è espressa con lingue umane, si è
fatta simile al linguaggio degli uomini... è Dio stesso che ci evangelizza. Egli
parla al nostro cuore come un padre ai suoi figli. La Sacra Scrittura è la
Parola di Dio tra le nostre mani, e, nella chiesa, essa trova garanzia di sicura
comprensione e vitale assimilazione. Anche se ancora molti cristiani non la
conoscono o non la leggono con assiduità, tuttavia è crescente la fame di
ascoltarla. Si sta realizzando quello che il profeta Amos diceva al popolo:
"Ecco verranno giorni - dice il Signore - in cui manderò la fame nel paese,
non fame di pane, né di acqua, ma di ascoltare la Parola del Signore"
(Amos 8, 11).
Cresce il fervore di iniziative per far conoscere tra i fedeli la Parola di Dio. La
Bibbia è divenuta elemento determinante del rinnovamento della catechesi
e della liturgia; si trova nel cuore della vita di associazioni, gruppi e
movimenti contemporanei; ispira e sostiene il dialogo ecumenico... "è
necessario che i fedeli cristiani abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura,
promuovendo un contatto diretto con essa" (Dei Verbum). Deve crescere
una memoria appassionata di Gesù Cristo, che determina l'ansia apostolica
di San Paolo e che dovrebbe essere anche in noi per dare quella
testimonianza missionaria, che permea vivacemente i contenuti del Libro
Sacro e ne costituisce una dimensione essenziale.
b) Per una memoria appassionata
(avere un cuore acceso)
Leggiamo il racconto di Emmaus come ce lo racconta S. Luca nel suo
vangelo:
4
Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un
villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme,
e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre
conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e
camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli
disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il
cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli
rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto
in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che
riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole,
davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre
autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno
crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele;
con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.
Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino
alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver
avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni
dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le
donne, ma lui non l'hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere
in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse
queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e
da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se
dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si
fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e
lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì
dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro
cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le
Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove
trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano:
«Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò
che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il
pane. (Lc 24, 13-35)
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Il racconto ci propone la via per incontrare e conoscere la Parola di Dio.
Gesù, il Signore risorto e vivente, è il maestro che introduce nel mistero
della Parola, l'interlocutore diretto di chi apre il Libro Santo. Osserviamo da
vicino il testo, analizzandolo per punti e accostandolo alla nostra vita.
Possiamo dividerlo in tre momenti: vedere - giudicare - agire.
1. VEDERE
I due discepoli in cammino verso Emmaus, dopo i fatti del Calvario.
Delusi
Gesù era finito come uno dei tanti profeti - Aveva fallito.
Per loro, Gesù era ormai lontano. E' stato bello seguirlo, ma la tragica realtà
della croce ha cancellato ogni speranza.
Ripetitori
Gesù il Crocifisso Risorto, si fa loro compagno di viaggio, che finge di
ignorare i fatti del Calvario, per aprire il dialogo con i due e sentire com'era
il loro stato d'animo. Si mette in relazione con la vera situazione dei due. La
Parola è sempre vicina alla realtà umana, così com'è. Lascia che i due
raccontino quello che sanno.
Raccontano la verità su Gesù, come una cronaca - senza nascondere la loro
delusione ("noi speravamo") e il motivo per cui lo seguivano ("liberare
Israele").
Si può raccontare la vita di Gesù con verità - si può essere esatti nel riferire.
Una ortodossia verbale, che lascia capire che sappiamo, che abbiamo una
cultura. Ma questo raccontare rischia di stare accanto a quello che viviamo.
Raccontiamo una verità che non è entrata nel cuore, che non ha suscitato
una ricerca, o una scelta, o una decisione.
La Parola è stata come soffocata, bloccata nella sua energia. Dirla così, può
divenire una grande ipocrisia - Abbiamo ridotto la Parola a "notizia di
cronaca" - impoverendola della sua qualità specifica - che è "Vangelo" - cioè
lieta notizia.
Forse questo può essere frutto di un approccio superficiale al Libro Sacro,
inteso come un prodotto di consumo e di moda, realizzato talora in modo
ambiguo, come quando si vuol cogliere la Parola di Dio aprendo
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materialmente a caso la Bibbia, e non permeato ultimamente dall'ascolto
della fede e da un genuino discernimento.
Dobbiamo riconoscere che non sappiamo accogliere pienamente in noi la
forza di conversione che è propria della Parola...un progressivo
affiatamento con i pensieri di Dio e con i suoi progetti. Una purificazione
della fede. Come sopportare questa distanza schiacciante tra la Parola del
Vangelo che ci sembra portare in sé tutta la speranza del mondo, e questa
realtà nella quale ci troviamo con un senso di tanta mediocrità? Il cammino
della Parola nei nostri cuori è lento e faticoso, e questa nostra generazione
sente in tante sue difficoltà lo scarto tra Vangelo e vita.
2. GIUDICARE
Dopo quel racconto, Gesù li aiuta ad andare più in profondità sui fatti...
"Va a fondo", su ciò che riguarda loro, che avrebbero dovuto ascoltare con
più interesse e amore le Scritture su ciò che riguardava lui - nei fatti della
Passione.
"L'affondo di Gesù" fa parlare le Scritture.
Gesù è la Parola che spiega la Parola, e dice di sé quello che la Parola
conteneva di lui.
Fa capire che Lui era già tutto dentro i libri di Mosè e dei profeti...
Non racconta i fatti, come si trattasse di una cronaca, ma di un progetto
d'amore, che non si poteva realizzare che in questo modo..."Bisognava che
il Cristo patisse..."
Gesù non si conosce solamente raccontandolo, ma sentendolo come la
necessità dell'amore del Padre che vuole manifestare di quale amore egli
ama il mondo.
L'annuncio che Gesù fa, non è verbale, ma reale, cioè appassionato e
vissuto. Gesù parte da dentro le Scritture, da dentro la Parola di Dio.
Il senso della sua vita, sta tutto dentro le Sacre Scritture.
Coinvolti
I due discepoli sono coinvolti in modo particolare. Sta entrando in loro ciò
che di Gesù non era mai entrato.
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La Parola era viva, credibile e forte. Non se ne vogliono più distaccare. La
voglia di "rimanere nella Parola" li prende a tal punto da chiedere a Gesù
(che ancora non si era svelato) di fermarsi a cena con loro.
"Egli entrò per rimanere con loro"
Commensali
Divengono "commensali".
I gesti che Gesù compie con le Parole dette, rivelano chi era. Le parole e
l'evento intimamente connessi, rivelano Gesù. Ciò che dice e ciò che fa,
apre loro gli occhi.
Gesù si capisce sempre così:
Con la Parola che dice e l'azione che compie. E' la rivelazione.
E la gioia è grande.
3. AGIRE
L'incontro con la Parola aveva acceso il loro cuore. E i gesti che, a tavola,
Gesù ha compiuto hanno aperto i loro occhi. Gesù sparì dagli occhi dei due,
eppure essi erano felici - egli ormai era dentro il loro cuore.
Sconvolti
Sconvolti da questo evento di rivelazione, non riuscivano più a contenerlo
dentro di loro. Subito andarono a dirlo al gruppo degli undici, a
Gerusalemme.
a) L'incontro con Gesù nella unica mensa della Parola e del Pane
cambia la vita e fa uscire da sé
La Parola di Dio, accolta, produce un frutto iniziale, ma esercita una
pressione ulteriore. Sorpassa le singole persone e tende a collegarci
insieme.
Chi incontra rettamente la Sacra Scrittura si imbatte in una Parola che è la
persona di Gesù Cristo, il quale sollecita la conversione personale nel cuore
e nelle opere, per una novità di vita; stimola alla carità concreta verso il
prossimo; propone uno stile esigente di comunione e di fraternità nella
comunità e di schietto impegno missionario nel mondo.
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Gli incontri con la Parola aiutano ad approfondire la vita di fede personale e
di favorire l'esperienza di chiesa, nel servizio, e nella carità.
b) Mano all'aratro
Questa espressione di Gesù - è riportata dall'evangelista Luca (Lc 9, 57-62) -
là dove riferisce delle esigenze di chi vuol seguire Gesù, di chi Lui chiama a
seguirlo sulla sua strada.
Alla fine Gesù afferma:
"Nessuno che ha messo
mano all'aratro
e poi si volge indietro,
è adatto al regno di Dio"
(Lc 9, 62).
La sequela di Gesù riporta sul binario dell'assoluto.
La disponibilità a Lui non può avere riserve, non ammette condizioni.
Qualunque esitazione o perplessità avrebbe il significato negativo di
mancanza di fede, e porterebbe gradualmente all'abbandono di Dio,
ripiegando verso gli idoli.
Coltivare la nostalgia di vivere come ci piace, chiude alla sequela di Gesù, e
impiglia in un sistema di rapporti umani, che solo in apparenza sono
rapporti di vita. Dobbiamo vincere la nostalgia del passato e del fare ciò che
piace o che sempre si è fatto.
"Mano all'aratro" vuol essere una iniziativa che rafforza la gioia di credere e
di seguire Gesù ancor di più e meglio, e che dissoda il terreno affinché il
Seme della Parola attecchisca, si radichi bene e porti frutto secondo il
motivo per cui è stato seminato.
9
c) Con l'evangelista Luca
E' uno dei quattro evangelisti:
Matteo - Marco - Luca - Giovanni
Una nota sui Vangeli:
I Vangeli sono nati all'interno dell'azione missionaria della chiesa
Sono le testimonianze della Parola
"che corre, che cresce, che opera, che guarisce, che perdona, che fa
risorgere,... che fa cieli e terre nuove già fin d'ora, perché il Risorto è
vivente e operante!!".
I Vangeli sono il frutto di un'attenta riflessione in seno alla comunità in un
periodo in cui le prove e le persecuzioni si assommavano, e la maggior parte
dei testimoni principali della vita di Gesù, erano ormai giunti al termine del
loro viaggio terreno. In questo stato di cose il desiderio di conservare i
ricordi più importanti e più cari della vita di Gesù si fece sentire impellente
e finì per spingere i fedeli della prima generazione a raccogliere i vari
elementi della vita di Gesù e tramandarli.
Parlando di Vangelo, noi comunemente intendiamo uno dei quattro noti
oggi come ispirati, però nel senso di "libro scritto" il termine "vangelo" non
si trova mai nella Sacra Scrittura; dobbiamo infatti aspettare il 180 d.C.,
quando Giustino per la prima volta parla di <<Memorie degli Apostoli dette:
Vangeli>>.
Come anche altri grandi uomini della storia, Gesù non ci ha lasciato alcuna
parola scritta; come per Buddha, Confucio, Socrate ecc., anche per Gesù
sono stati i suoi discepoli a riportare i suoi insegnamenti. Una sola volta
Gesù si chinò per terra per scrivere qualcosa (Gv 8, 6-8).
Egli scelse come collaboratori della sua attività alcuni uomini, ma non
richiese da loro particolari capacità letterarie: non intendeva formare degli
scrittori, ma dei predicatori, e prima dell'Ascensione diede loro il compito
non di scrivere, ma di andare a predicare a tutte le genti.
Come gli antichi profeti anche Gesù basò tutto sull'insegnamento orale, che
del resto era in piena sintonia con l'uso e la prassi del tempo; lo scritto
comparve solo in un secondo tempo, per supplire e perpetuare fedelmente
la voce dei predicatori. Il termine Vangelo, pertanto, ha il significato
10
originale greco di "lieto annuncio", e designa essenzialmente la
predicazione orale di Cristo circa il messaggio salvifico e le opere da Lui
compiute in vita per la salvezza degli uomini: miracoli, profezie, sofferenze,
morte e risurrezione.
Questo termine, del resto, era di facile comprensione sia per gli ebrei, che,
nell'A.T. trovavano questa parola in una visuale profetica di salvezza futura
da realizzarsi tramite il Messia, sia per i pagani, che con questa espressione
designavano qualsiasi lieto annuncio, specialmente i decreti e le azioni degli
imperatori, considerati divinità.
Ma per dare forma scritta al buon annuncio di Gesù, gli evangelisti non
hanno dunque inventato qualcosa di completamente nuovo: infatti hanno
utilizzato l'esperienza narrativa di Israele con i metodi espressivi allora
diffusi. Però, al tempo stesso, hanno creato qualcosa di originale (ed è ciò
che li rende unici): hanno narrato la vita di Gesù con l'intento dichiarato di
condurre, chi li legge, alla fede in lui, consapevoli che egli è il Messia e Figlio
di Dio e che la sua presenza oltrepassa i limiti del tempo.
Nel Vangelo di Giovanni si legge infatti: "Gesù, in presenza dei suoi discepoli,
fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi
sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché,
credendo, abbiate la vita nel Suo nome" (Gv 20, 30-31).
Nel leggere i Vangeli dobbiamo tenere conto di questa prospettiva, che
caratterizza solo questi quattro scritti nel panorama letterario: sono un
invito a credere in Gesù, posto sotto forma di racconto storico-biografico.
Se li leggiamo a prescindere da questo, non rispettiamo la loro natura.
San Luca ci aiuterà ad arare fondo per dare solidità a quello che crediamo e
sentire di quanta misericordia Gesù avvolge la nostra vita. Nel prossimo
Giubileo della misericordia riscopriremo la gioia del Vangelo e riempiremo
di esso la mente e il cuore e le scelte.
"Si possono organizzare feste, ma non la gioia. Essa è frutto dello Spirito
Santo, che ci permette di entrare nella Parola e di far sì che la divina Parola
entri in noi portando frutti per la vita eterna" (Verbum Domini).
6/11/2015 Don Lino Regazzo