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IN MEMORIA DI DON GIOVANNI CREMASCHI Author(s): EZIO FRANCESCHINI Source: Aevum, Anno 37, Fasc. 1/2 (GENNAIO-APRILE 1963), pp. 1-10 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20859584 . Accessed: 16/06/2014 05:42 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.73.17 on Mon, 16 Jun 2014 05:42:41 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

IN MEMORIA DI DON GIOVANNI CREMASCHI

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IN MEMORIA DI DON GIOVANNI CREMASCHIAuthor(s): EZIO FRANCESCHINISource: Aevum, Anno 37, Fasc. 1/2 (GENNAIO-APRILE 1963), pp. 1-10Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20859584 .

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EZIO FRANCE SCHINI

IN MEMORIA DI DON GIOVANNI CREMASCHI

consuetudine accademica che, quando un maestro e condotto

da sorella morte al di la del tempo e della vita, parli di lui e delTopera sua lo scolaro prediletto, il suo continuatore pm fedele nel campo del comune lavoro, per rendere una testimonianza e confermare la

validita e la fecondita di un magistero. Ma in quest'ora, che raccoglie parenti, amici, colleghi, scolari,

accanto alia figura di don Giovanni Cremaschi, uscito dalla vita nella sua Bergamo or e un anno, il 2 marzo 1962, le posizioni sono

radicalmente invertite: ed e il maestro cui tocca il doloroso compito di commemorare il discepolo scomparso.

Don Giovanni Cremaschi si laureo, infatti, avendo me relatore, in questa nostra Universita il 6 giugno 1941; e fu, in seguito, per sei anni (1945-1951) assistente volontario alia mia cattedra di Storia della letteratura latina medievale: fino al giorno, cioe, in cui consegul con lusinghiero giudizio la libera docenza nella stessa materia (23

maggio 1951), essendo in commissione, con me, Antonio Viscardi,

filologo romanzo, ed Ettore Paratore, filologo classico e storico della letteratura latina.

E non importa che don Giovanni Cremaschi fosse di me piu anziano, essendo entrato nel cammino degli studi in eta gia matura,

per motivi che gli fanno grandemente onore; perche la paternita culturale non segue le leggi di quella fisica, ma nasce da un rapporto di magistero, che puo essere del tutto indipendente dall'eta.

Come pertanto ebbi don Cremaschi per figlio in vita, cosi, con lo stesso animo, parlero brevemente di lui in questa aula che lo vide tenere la sua prolusione ufficiale, come professore straordi

nario di Latino medievale nella Facolta di Magistero, il 16 mag gio del 1957.

Cinque anni, da quel giorno alTultima sua lezione; appena un inizio di attivita ufficiale, anche se preceduta da tutta una vita di

* Tcsto della commemorazione tenuta all'UnivcrsiU Cattolica del Sacro Cuore il 1 marzo 1963.

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2 E. FRANCESCHINI

studio, di lavoro, d'insegnamento: e la morte gli ha tolto di mano la penna, ha fermato i passi

? quei suoi passi lenti di montanaro

bergamasco ? che lo conducevano nelle aule per le lezioni e per gli

esami, ha chiuso la bocca che aveva ancora tante cose da dire, da

sistemare, da donare.

Aveva 59 anni, essendo nato a Calcinate, in provincia di Ber

gamo, il 17 giugno 1903. E a chi mi chiedesse quale sia stato il piu prezioso insegnamento da lui lasciato, io non esiterei a rispondere che e quello della suastessa vita: documento, come essa e, di una forza

d'animo eccezionale per volonta, per tenacia, per dedizione.

Si trovava a Roma, al Collegio Lombardo, titolare di una borsa di studio e alunno del secondo anno di teologia presso il Seminario Lateranense quando, nel 1926, perdette il padre. Essendo il maggiore di sette fratelli, interruppe gli studi iniziati e ritorno a Bergamo per aiutare la madre nel compito gravoso di provvedere alia fami

glia rimasta senza capo. Ordinato sacerdote nel 1928, trascorse i primi quattro anni

di ministero a Gorlago, grosso borgo non lontano da Trescore fra la

pianura che il Serio e TOglio racchiudono e i primi colli della Val cavallina, cui restera poi attaccatissimo per tutta la vita. Nel 1932

passo, sempre come coadiutore, alia parrocchia del Carmine, a Ber

gamo, dove attese anche alTinsegnamento della religione presso Plstituto Magistrale ? Paolina Secco Suardo ?.

Assecondo, qui, il desiderio di riprendere regolarmente quegli studi che privatamente aveva continuato a coltivare, negli inter

valli dei suoi gia molti impegni, con uno spirito di sacrificio ammirevole.

Nel 1937, quando aveva ormai trentaquattro anni, sostenne a

Como gli esami per la maturita classica col fratello Carlo, il penul timo dei sette, che egli stesso aveva preparato alia prova. Iscrittosi

alia nostra Universita, pur senza potervi venire spesso, dati i suoi

impegni, vi ottenne la laurea in lettere, come ho gia ricordato, nel

1941, ad anni trentotto.

Da quel momento egli brucio le tappe che altri percorrono lenta mente. Nel 1942 fu fra i vincitori del concorso a cattedre di lettere

greche e latine per i licei: ma la sua destinazione a Palmi, in Ca labria, non ebbe il nulla osta del suo Vescovo, che non voleva, evi

dentemente, privarsi di un elemento prezioso per la diocesi: e fu

cosi docente di lettere classiche a Bergamo nel liceo parificato del

Collegio di S. Alessandro prima, dal 1942 al 1946, e poi nel liceo statale Paolo Sarpi dal 1947 al 1952: anno, questo, in cui fu nominato

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IN MEMOBIA DI DON CIOVANNI CHEMASCHI 3

per concorso, superando di gran lujiga altri nove concorrenti, Diret tore della Biblioteca Civica di Bergamo.

Continuava, intanto, a studiare, a fare indagini, a pubblicare, nel campo prediletto del Medio Evo latino: e a farsi conoscere e sti mare sempre piu.

Lettore di lingua latina nella Facolta di Magistero della nostra Universita fino dalPanno accademico 1948-49, raggiunta, come ho

sopra ricordato, la liber a docenza, nel 1951, vi ebbe da quello stesso anno l'incarico per la Lingua e letteratura latina e per la grammatica latina.

Nel 1954 partecipo al concorso per la cattedra di Storia della letteratura latina medievale bandito dalT Universita di Roma: e vi ottenne ad unanimita il secondo posto nella terna dei vincitori

(con due voti anche per il primo posto) da una Commissione presie duta dal nostro piu insigne storico del Medio Evo, Giorgio Falco, e che riconobbe in lui ?un forte temperamento di studioso, di qualita egregie e di salda preparazione ?.

Due anni dopo, superate notevoli difficolta burocratiche, egli veniva chiamato alia cattedra di ruolo di Latino medievale, apposi tamente creata per lui nella Facolta di Magistero della nostra Uni

versita: ? posto onorevolissimo si, ma anche tanto caro ? dira egli stesso nella prolusione

? perche io sono alunno di questa Universita,

perche essa e l'Universita Cattolica del Sacro Cuore e io sono sacer

dote, perche qui convivro con venerati maestri sotto i quali ho stu

diato, in compagnia di giovani amici con i quali ho percorso il cur riculum accademico ?.

Qui convivro.. .venne, invece, conseguito con decoro Fordina

riato il 1? febbraio 1960, il declino lento di una salute che pareva di ferro. Comincio con un esaurimento che lo costrinse a limit are il suo insegnamento al Latino medievale, abbandonando quello assai

piu gravoso di Letteratura latina, che aveva per incarico. Cerco e

trovo ristoro nella famiglia, fra le sue montagne. E sembrava av

viato al ristabilimento pieno, quando, ad una caduta che non aveva

alcun carattere di gravita (come egli stesso mi scrisse il 12 gennaio 1962), segui un collasso delPorganismo, senza dubbio logorato inter namente da uno sforzo e da una fatica che non avevano mai avuto

un reale e fecondo riposo.

AlTappello di sorella morte rispose sereno, confortato dalla pre senza del suo Vescovo e dei suoi familiari, con accettazione piena della volonta di Dio, ultimo atto di una vita esemplare di studioso e di sacerdote.

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4 E. FRANCESCHINI

Con altrettanta serenita di adesione, pur senza celare la gravita dei colpi subiti, aveva offerto a Dio il suo dolore nel novembre del 1957 per la perdita della madre e nel marzo del 1960 per quella, improvvisa, della sorella Virginia, cui era legato da particolare af fetto perche, e sono parole sue, lo aveva aiutato ? a tirare su i fratelli

minori, nella casa paterna? (lettera del 31 marzo 1960). Questa la semplice e operosa vita di don Giovanni Cremaschi.

La sua piu grande lezione, come sopra ho detto.

II cammino scientifico di don Cremaschi ebbe inizio quando per altri e gia molto avanzato (pubblico, il suo primo lavoro nel 1945, a quarantadue anni): ma pote essere ordinato, rapido e fecondo pro

prio per la maturita con cui fu iniziato.

Dapprima acquisto il metodo; quel metodo senza il quale ogni ricerca e superficiale, disordinata, fragile: e ogni risultato e desti nato a rapido crollo.

S'impadroni della paleografia, indispensabile strumento di la voro a chiunque voglia studiare il Medio Evo e, in generale, il mondo delTinedito.

Curo con pazienza montanara la critica del testo, la costituzione

degli apparati, la ricerca bibliografica. Solo dopo questi fondamentaU momenti iniziali ritenne lecito

passare alia esegesi dei testi, alia problematica storica, alTindagine letteraria: che ebbero, cosi, il loro punto di partenza su basi di vali

dita controllata e sicura.

Chi abbia la pazienza di dare uno sguardo alia bibliografia di don Cremaschi, che sara messo in calce a queste pagine, notera

in essa il prevalere (numericamente parlando) della ricerca minuta

che ha tutto Taspetto della pedanteria: illustrazioni di singoli codici, esami di varianti, studi di tradizione manoscritta, pubblicazioni di testi, contributi eruditi, tratti quasi esclusivamente da quella preziosa

miniera che aveva a sua disposizione giorno e notte, la Biblioteca

Civica di Bergamo. In realta egli andava raccoghendo, cosi, il materiale da costru

zione per scritti maggiori e piu impegnativi: che si innalzavano, in questo modo, da un terreno gia ampiamente percorso e dissodato e potevano presentarsi al lettore asciutti, sicuri, senza incertezze o

deformazioni di margini, per l'abbondanza e la ricchezza delle que stioni gia risolte nel paziente lavoro analitico della preparazione.

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IN ME MORI A DI DON GIOVANNI CHEMASCHI 5

Questa e la genesi di tre dei quattro volumi che don Cremaschi ci ha lasciato e ai quali sara per qualche tempo legato il suo nome: il Mose del Brolo, del 1945, con Tedizione critica di tutte le opere del

piii insigne autore bergamasco del secolo XII (la Exceptio compen diosa de divinitus inspirata Scriptura, in fonti allora non accessibili, sara pubblicata in seguito, nel 1953); YEnrico da Settimello, del 1949, con Pedizione della famosa Elegia basata su di un'esplorazione della

tradizione manoscritta piu ampia, anche se non completa, di quella di ogni precedente edizione; lo Stefanardo da Vimercate, del 1950, con il testo e il commento del De controversia hominis et fortunae, rivendicato, ormai, al suo autore con prove sicure.

Ne, in questi scritti di maggiore impegno, il Cremaschi e soltanto il filologo che lavori, come in molti casi awiene, per ofFrire la propria fatica agli storici e agli esegeti dallo sguardo proteso verso la proble

matica, la sintesi, il giudizio letterario.

Egli stesso, sia pure con Pestrema cautela di chi muova passi su terreno che teme non suo (ed e, questo, alto titolo di merito), si

serve delle sue ricerche per ricostruire figure, ambienti, situazioni.

Per questo il volume su Mose del Brolo si allarga a tutta la storia culturale di Bergamo nei secoli XI e XII; Pedizione del De Contro vStsia di Stefanardo diventa un notevole contributo alia storia della

cultura in Lombardia nel secolo XIII; e il testo di Enrico da Set timello trova completamento sicuro in un'ampia ricostruzione della

personality storica e letteraria del suo autore (Venezia 1950). Ne diverso giudizio va dato per i notevoli studi su Bartolino da Lodi

(1952) e su Alberico da Rosciate (1956). Un breve discorso a parte merita poi Fultimo volume di don

Cremaschi: la Guida allo studio del latino medievale, uscita da Padova, con i tipi delPeditrice Liviana, nel 1959, frutto di tre anni d'intenso lavoro e strettamente collegato con la sua prolusione accademica del 1956 su La lingua latina del Medioevo. Glielo fece scrivere Pamore della disciplina professata, unito con quello della

scuola.

Per awicinarci con decoro di preparazione agli studi linguistici e letterari del Medio Evo latino non avevano, prima di allora, che il

prezioso, ma sommario volumetto di Karl Strecker, Einfuhrung in das Mittellatein (Weidmann, Berlin 1929), difFuso piu ancora che nel testo originale attraverso i successivi aggiornamenti della bella

traduzione francese di Paul van de Woestijne (Introduction a V etude du latin medieval, Librairie E. Droz, Paris 1933, 1946) e, piu recen temente, anche da quella inglese di Robert Palmer (1957).

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6 E. FRANCESCHINI

Ma ora la Guida di don Cremaschi (la modestia del titolo non deve ingannare nessuno) si presenta come lo strumento piu completo d'informazione per chi voglia conoscere tutta la problematica del

latino medievale e introdursi, attraverso essa, alia comprensione piu

adeguata della letteratua dei secoli che si estendono dal VI al XIV, da Boezio a Dante.

Quest'opera ? con la quale il Cremaschi si e praticamente con

gedato dalla scuola e dalla vita ? potra indubbiamente essere perfe

zionata e avra bisogno di successivi aggiornamenti che tengano conto

del progresso rapido degU studi; ma sono certo che non mi fa velo l'affetto per lo scolaro scomparso, cui e tanto costata in preoccupa zioni e in fatiche, se afFermo che essa e quanto di meglio esista oggi per chi voglia farsi un'idea della natura, degli obiettivi, del metodo e degli strumenti di lavoro di una disciplina alia quale e affidato il compito di farci conoscere le sorgenti prime della civilta europea del Medio Evo. Disciplina che don Giovanni Cremaschi ha profes sato con onore e decoro in questa nostra Universita: e al progresso della quale, sul terreno scientifico, egli ha dato non piccolo contri buto.

*

Piu difficile, molto piu difficile, mi e parlare di don Cremaschi uomo, per il pudore scontroso con cui egli difendeva la sua intimita nel timore ?

piu volte a me confessato per iscritto, non mai a voce ?

di essere giudicato ? un sentimentale ?.

Ma parlano, per lui, le opere, e certi atteggiamenti, rivelatori

per chi gli stava vicino. Aveva tutte le doti tipiche dei bergamaschi: Pamore alia famiglia e alia sua citta, la semplicita delPanimo, la

profondita delle convinzioni, la tenacia della volonta, la parsimonia della parola, la sincerita nuda e talora brusca di modi.

Alia famiglia consacro, oltre che al ministero e al magistero, la sua vita, fino dagli anni della giovinezza: e ne ebbe un patrimonio di affetti che erano il suo conforto e la sua consolazione.

Abbiamo visto quale amore lo legasse alia madre e alia sorella

Virginia; ma quante cose ci potrebbero dire il fratello Carlo, uomo

anch'egli della scuola e nostro scolaro, e le altre sorelle! Talora ci si

presenta, nelle lettere, in atteggiamenti del tutto insospettati: ? Sard a Bratto della Presolana ? mi scrisse nelTagosto del 1954 ? ospite di mio fratello Carlo: e con i suoi sei brigantini mi riposero davvero a chiacchierare (di grandi cose!) e a giocare?: e definiva ?tremendi innocenti ? i nipotini, con i quali i suoi scolari milanesi non sarebbero stati certo in alcun modo capaci di vederlo giocare....

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IN MEMORIA DI DON GIOVANNI CREMASCHI 7

Alia sua citta era legato da una devozione viva, fattiva, ne

mai F aveva voluta abbandonare, per trasferirsi a Milano, neppure

quando gli impegni delTinsegiiamento erano divenuti piu gravosi e la fatica del pur breve viaggio si doveva far sentire con il peso di una stanchezza crescente.

Ad essa aveva consacrato Topera sua di maggior rilievo, il Mose

del Brolo; della sua biblioteca aveva rivelato al mondo degli studi ricchezze insospettate; alia celebrazione della sua gloria diede tutta

la sua collaborazione, come in occasione del centenario del Cardi

nale Angelo Mai (1954) e nella pubblicazione della seconda monu mentale edizione della Storia di Bergamo e dei bergamaschi di quel Tinsigne patriota e studioso che fu Bortolo Belotti.

Quando parla della sua citta un senso di bonaria tenerezza rompe il cerchio del suo naturale riserbo. ? Bergamo e sempre bella, quieta... sempre buona la polenta e osei fino alia fine d'anno, fino alia chiu sura della caccia ...? (lettera del 20 ottobre 1956). Ed e fresca anche in agosto la sua casa di Via S. Salvatore 9, lassu nella citta

alta, dove si era trasferito nel 1952: ? ventilazione, quiete, nella mia casa super tecta: e a due passi il verde e il maggior fresco dei colli r>

(13 agosto 1954). Di don Giovanni Cremaschi prete una cosa sola voglio qui ri

cordare: la sua insopprimibile vocazione pastorale. Malgrado l'inse

gnamento universitario lo venisse sempre piu assorbendo con i mol

teplici incarichi di Milano e di Castelnuovo Fogliani; malgrado lo urgesse Tansia del lavoro scientifico che sentiva come vincolante

dovere morale (? C'e il pericolo di far la figura ?

umiliantissima,

penosissima ? di chi, arrivato, si siede a fare il poltrone: anche solo

per questo soffro moltissimo ? mi scrive il 13 agosto 1958); malgrado riconoscesse, mi si conceda il termine, la sacralita del lavoro scien tifico e del magistero, non voile mai staccarsi dalPesercizio attivo

del ministero pastorale. ii cosi il sabato e la domenica, e particolarmente nelle grandi

solennita, tornava a Gorlago, che aveva avuto le primizie lontane

del suo sacerdozio, dove lo attendeva ?una gente semplice e ge nerosa ?, e un parroco amico, fedelissimo, gran cacciatore al cospetto di Dio e degli uomini, specialmente quando, in ottobre, veniva giu dai monti la ? furia ? dei tordi.

Ho trovato, fra le non molte che don Cremaschi mi scrisse

(era parco anche nello scrivere), una lettera che non ho potuto ri

leggere, in questi giorni, senza commozione. La data e del 23 dicem bre 1954:

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8 E. FHANCESCHINI

?... vado a fare il vicecurato a Gorlago, parrocchia di campa

gna, dove fui nei primi quattro anni e mezzo di messa e dove ritorno quasi tutte le fester mi sento malinconico, a casa, se non vado a fare il prete (la sottolineatura e sua), tanto piu. in queste solennita...

La gente affolla al completo la bellissima chiesa e s'accosta ai santi sacramenti: cosi anch'io passo giornate di festa vera (anche qui la sottolineatura e sua) ?. ?c Vado a fare il prete... ?: non gli bastava

TUniversita, evidentemente.

Eppure Faveva sognata fino da seminarista: ?Sono arrivato

proprio dove mi pareva soltanto un sogno ? scrive il 12 gennaio

1955, dopo la vittoria nel concorso universitario ?: sogno della fan

ciullezza, quasi, di quando studente di ginnasio in Seminario sentii con sommo entusiasmo della fondazione e delPinaugurazione del

PUniversita Cattolica. Fin d'allora, mentre si pregava per la fortuna

della nostra Universita ? con tanto fervore si pregava! ? io sognavo

quanto per grazia di Dio ora e realta...?.

La servi con dedizione, con zelo: qui a Milano; presso l'Aposto lico Istituto di Castelnuovo Fogliani, di cui sottolineava spesso l'importanza; al Centro ? Maria Immacolata ? della Mendola per i corsi estivi d'aggiornamento: ? Non recuso labor em per la nostra Univer sita e per il Sacro Cuore ? diceva nelTaccettare gli incarichi (lettera del 13 agosto 1958); e anche in periodo di grave stanchezza: ? Le mie possibility le mie energie non potranno non essere consacrate

completamente alia nostra amatissima Universita? (lettera del 28 marzo 1960).

Questo fu don Giovanni Cremaschi: uomo semplice, maestro dotto anche se talora esteriormente rude, studioso serio e preparato, amico e collega discreto, prete esemplare. Cosi e passato tra noi; cosi rimarra con noi nel ricordo e nel rimpianto in questa Universita che lo ebbe scolaro, assistente, docente: e che lo ha, ora, fra quanti vegliano dal Gelo sulla sua vita e sulla sua missione.

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IN ME MORI A DI DON GIOVANNI CREMASCHI 9

BIBLIOGR AFI A

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Un codice e un commentatore bergamasco di Persio del sec. XIII (A. D. MCCLIII), in ? Bergomum?, XL (1946) 1, pp. 21-29.

Carlo Magno a Bergamo in Valle di Scalve e in Valcamonica, in ? Bergomum?, XL (1946), 2, pp. 30-33.

Cristoforo Barzizza letterato, filosofo e medico, in ? L' Eco di Bergamo ? dell' 8 gen naio 1946.

Una lauda drammatica del Duecento (inedita). Introduzione, analisi critica, testo, in ? Bergomum? XL (1946), 2, pp. 60-71.

Contributo allo studio della tradizione manoscritta di Enrico da Settimello, in ? Aevum ?, XXIII (1949), 1-2, pp. 177-184.

Un codice poco noto della ? Vita scholastica ? di Bonvesin de la Riva, in ? Aevum ?, XXIII (1949), 3-4, pp. 213-220.

Enrico da Settimello e la sua Elegia, in ? Atti dell'Istituto Veneto di Scienze, Let tere ed Arti?, 1949-1950, t. CVIII, pp. 177-206.

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Stefanardo da Vimercate: Contributo per la storia della cultura in Lombardia nel se colo XIII, Vita e Pensiero, Milano 1950, pp. 192.

Codici di autori classici e medievali nella Biblioteca Civica di Bergamo (Tragedie di

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I codici di Persio nella Biblioteca Civica di Bergamo, in ? Bergomum ?, XLVI (1952), 1, pp. 1-18.

77 ? De Virginibus ? di S. Ambrogio in un codice ignoto del sec. XII nella Biblioteca Civica di Bergamo, in ? Atti dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti ?, 1951-1952, t. CX, pp. 45-55.

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I codici di Boezio itella Civica Biblioteca di Bergamo, in ? Bergomum ?, XLVI (1952), 4, pp. 5-18.

Bartolino da Lodi professore di Grammatica e di Retorica nello Studio di Bologna agli inizi del Quattrocento, in ?Aevum?, XXVI (1952), 4, pp. 309-348.

Un codice dei ? Metamorphoseon libri? di Apuleio nella Biblioteca Civica di Bergamo, in ?Aevum?, XXVI (1952), 4, p. 369.

Codici della ? Rethorica ad Herennium ? nella Biblioteca Civica di Bergamo, in ? Ae vum ? XXVI (1952), 4, p. 370.

/ codici della leggenda troiana nella Biblioteca Civica di Bergamo, in ? Studi Medie

vali?, XVIII (1952), 2, pp. 344-352.

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10 E. FRANCESCH INI

La ? Exceptio compendiosa de divinitus inspirata Scriptura?: Traduzione di Mosh del Brolo da ignota opera greca, in ? Bergomum ?, XLVII (1953), 4, pp. 29-69.

Testi classici in manoscritti della Biblioteca Civica di Bergamo, in ? Atti delFIstituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti?, 1952-53, t. CXI, pp. 133-151.

Nuovo contributo alia biografia di Mose del Brolo, in ? Bergomum ?, XLVIII (1954), 1, pp. 49-58.

Testi classici, medievali e umanistici in un codice della Biblioteca Civica di Bergamo, in ?Bergomum?, XLVIII (1954), 1, pp. 69-81.

Testi ciceroniani nei codici della Biblioteca Civica di Bergamo, in ? Aevum ?, XXVIII

(1954) , 1, pp. 72-89.

Catulli Codex Brixianus A., VII, 7. Prolegomenis instruxit typis edendum curavit

Verginius Cremona. Recensione in ? Aevum?, XXVIII (1954), pp. 382-384.

Un libro di devozione del sec. XV (Manoscritto con nuovi testi vari inediti), in ? Ber

gomum ?, XXXIX (1955), 1, pp. 9-37.

Catullo e Propezio in un codice della Biblioteca Civica di Bergamo, in ? Aevum ?, XXIX

(1955) , pp. 88-94.

? Planctus Marie ? (Nuovi testi inediti), in ? Aevum ?, XXIX (1955), pp. 393-468.

Dag Norberg, La poesie latine rytmique du haut moyen age. Recensione in ?Aevum?, XXIX (1955), pp. 577-581.

Contributo alia biografia di Alberico da Rosciate (con i testi di cinque testamenti ignoti), in ? Bergomum?, L (1956), 1, pp. 3-102.

Ignoto discorso politico di Gasparino Barzizza (testo e illustrazione), in ? Bergomum ?, L (1956), 4, pp. 1-10.

Versioni latine di dialoghi platonici in un codice della Biblioteca Civica di Bergamo, in ?Aevum?, XXX (1956), pp. 550-553.

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