17
N.2 - aprile 2012 IL PONTE - Anno XXXXI Supplemento al n. 13 del 30 marzo 2012 de “IL NUOVO GIORNALE” Autorizzazione Tribunale di Piacenza con decreto n. 4 del 4 giugno 1948 In cammino verso la Pasqua

In cammino verso la Pasqua - anspipontedellolio.it · le del Vangelo di Giovanni che introducono la sce-na della lavanda dei piedi costituiscono un gran-de commento all’evento della

Embed Size (px)

Citation preview

n.2 - aprile 2012IL PONTE - Anno XXXXI

Supplemento al n. 13 del 30 marzo 2012 de “IL NUOVO GIORNALE”Autorizzazione Tribunale di Piacenza con decreto n. 4 del 4 giugno 1948

In cammino verso la Pasqua

32

Avendo amato i suoi, li amò sino alla fine

“Avendo amato i suoi, li amò fino alla fine”: le paro-

le del Vangelo di Giovanni che introducono la sce-

na della lavanda dei piedi costituiscono un gran-

de commento all’evento della Pasqua di Gesù, al

dramma della sua Passione e Morte in Croce e al

suo scioglimento nella Risurrezione. Sarebbe tradire

la memoria evangelica di Gesù il pensare che con

la realtà gloriosa della Risurrezione si cancella l’i-

gnominia della Croce: il Risorto si presenta sempre

con i segni evidenti della sua passione. Gesù risorto

non si stacca dall’Uomo della Croce, anzi tiene mol-

to a identificarsi con l’Umiliato: metti qui il tuo dito e

guarda le mie mani, tendi la tua mano e mettila nel

mio costato, e non essere più incredulo ma credente,

dice Gesù risorto a Tommaso.

Ovviamente c’è il motivo di tanta insistenza: solo

morendo così Gesù ha potuto mostrare tutto il suo

amore per gli uomini e per Dio; solo grazie al sacri-

ficio di Gesù in croce si rivela fino in fondo l’amore

del Padre per i suoi figli, per tutti i figli, compresi

quelli che uccidono l’amato Figlio. Può sembrare

tutto un paradosso, ma è il paradosso dell’amore di

Dio: un amore così smisurato da poter rimanere tale

anche davanti al rifiuto più totale. Solo perché Gesù

si è identificato con l’amore perfetto del Padre, fino

al punto di donare la sua stessa vita, solo per questo

il Padre si identifica e si fa riconoscere nel gesto della

dedizione totale del Figlio. Non è un caso che nel

Vangelo di Marco si legge che il centurione romano

“vedendolo morire così” esclama “davvero quest’uo-

mo era Figlio di Dio”.

E noi? Solo rimanendo davanti alla Croce possiamo

entrare nella verità della Risurrezione: il Padre ac-

coglie il Figlio che si è consegnato agli uomini, e af-

Bimestrale d’informazione e attualitàFondato nel 1971: da don Dante Concari

Direttore responsabile: don Davide MalobertiDirezione editoriale don Gigi Bavagnoli

Collaboratori: Paolo Labati ([email protected]), don Piero Lezoli, don Paolo Camminati, Sabrina Mazzocchi, Loris Caragnano, Ennio Torricella, Lucia Busconi Rusconi, Lorenzo Migliorini, Federico Zanelli, Michela Migliorini, Gianmarco Zanelli, Alberto Burgazzi, Michele Malvicini, Michele Ansel-mi, Chiara Ratti, Elena Fogliazza, Gianmarco Ratti, Gian Carlo Anselmi, Claudia Cigalla, Manuela Gentissi.Per le fotografie: Foto Cavanna, Oreste Grana, Foto Gaudenzi, Foto Stefano Maggi - “Il colore del Sole”.Redazione, amministrazione e pubblicità: Pontedell’Olio - Tel. 0523 875328Stampa: Grafiche Lama - Piacenza, Strada Dossi di Le Mose 5/7 Tel. 0523 592859 Le collaborazioni sono sempre gradite.Articoli, suggerimenti, notizie, lettere.... possono essere inviate a: - fax 0523 871610 - E-mail: [email protected] e fotografie non si restituiscono se non dietro espressa richiesta.

Editoriale

ferma che in questo modo Gesù ha realizzato il suo

amore di Padre verso tutti, anche verso quelli che

non intendono accogliere il suo invito.

Ma proprio perché Gesù offre la sua vita e non si ri-

sparmia, ecco che la sua vita gli viene restituita dal

Padre, in quella condizione di beatitudine eterna

che sarà vera per tutti alla fine del tempo.

Eternità, amore infinito, risurrezione: sono paro-

le che non ricorrono più nei nostri discorsi, tanto

meno nei nostri pensieri: eppure sono le parole che a

Pasqua si avverano e che ci permettono di guardare

con occhi nuovi alla vita; occhi di speranza, occhi di

fiducia, occhi pieni di quella luce che ha inondato il

mondo al mattino di Pasqua.

Il Crocifisso è risorto e dall’alto del suo Trono conti-

nua ad attirarci a sé: Trono d’amore, Trono di be-

nevolenza, Trono di dedizione. E nello stesso tempo

ci insegna la strada, ci accompagna perché anche

noi facciamo altrettanto: con la fiducia che la via

della vita è stata tracciata una volta per sempre dal

Crocifisso-Risorto. Per questo la gioia della Pasqua

non è una gioia a buon mercato, perché ci costringe

a ripercorrere la via di Gesù, con la fatica che que-

sto comporta, ma anche con la speranza che correre

dietro a Lui non significa correre invano.

La verità del Risorto scoperchia i nostri sepolcri, fat-

ti di pesanti abitudini e di vuoti compromessi, e ci

immette in un cammino di novità infinita, come è

infinito il Mistero d’amore che desidera abitare il no-

stro cuore, prendere dimora presso di noi. Il Cristo ri-

sorto, sole che sorge definitivamente sulla nostra vita,

ha vinto per sempre i nemici della nostra esistenza e

ci trascina con sé in un movimento infinito.

Buona Pasqua per tutti, allora!

Don Gigi

Celebrazioni Pasquali - Pontedell’OlioDomenica delle Palmeore 9,45: Processione dal Cimitero a san Giacomo

Mercoledì santoore 20,45: Celebrazione comunitaria del perdonoGiovedì santoore 8,00: Celebrazione lodi in San Giacomoore 18,00: Riva Messa in Coena Dominiore 20,30: San Giacomo Messa in Coena Dominiore 20,30: Torrano Messa in Coena Domini

Venerdì santoore 8,00: Celebrazione lodi in San Giacomoore 15,00: San Giacomo, Adorazione della Croceore 16,00: Riva, Adorazione della Croceore 18,00: Folignano, Adorazione della Croceore 20,30: Via Crucis per le vie di Pontedell'Olioore 20,30: Torrano, Via Crucis

Sabato Santo ore 8,00: Celebrazione lodi in San Giacomoore 23,00: San Giacomo Veglia Pasquale

Domenica di Pasqua - Sante Messe

Riva Madonna della Neve ore 7,30San Giacomo ore 8,00Ricovero Balderacchi ore 9,00Folignano ore 9,00Torrano ore 9,30Castione ore 9,30

Biana 8,30San Giacomo ore 10,00Riva ore 11,00Cassano 11,30Montesanto 15,30San Giacomo ore 18,00

45

Riflessione sulla parola “Dedizione”

La parola “dedizione” non è molto comune nel linguaggio corrente, oggi purtroppo segnato da

alcune parole logorate per l’uso e l’abuso che se ne fa. Eppure sarebbe giusto recuperarla, visto che questo termine approfondisce uno dei significati della parola “amore” (questa sì davvero abusata).Quando l’amore diventa dedizione? Certamente quando la persona che ama si prodiga per la perso-na amata, si dedica con tutta se stessa all’altro, fino a dimenticarsi di sé: la mamma che veglia sul figlio malato e si dimentica di riposare, spesso anche di mangiare, presa com’è dall’affetto e dall’ansia per chi ha bisogno delle sue cure e della sua presenza.Analogamente usiamo il termine dedizione per de-scrivere la situazione di chi si dedica completamente ad una missione, sia che si tratti di una ricerca scien-tifica difficile e impegnativa, sia che si tratti della cura di un bene prezioso, la produzione o la sal-vezza di un’opera d’arte, la passione educativa per ragazzi in difficoltà.E la parola dedizione porta con sé un impegno che si distende nel tempo, una fedeltà a prova di insuc-cesso, un impegno che non conosce soste e che non pretende gratificazioni. Quando noi viviamo una dedizione, certamente la nostra persona, con le sue esigenze, con i suoi bisogni, non è più in primo piano: il nostro egoismo ci sembra vinto, almeno momentaneamente, dal desiderio di dedicarsi ad un bene prezioso, rispondendo ad un appello che suscita in noi energie impensate, e la gratificazio-ne che ne ricaviamo è che questo impegno, a volte strenuo, tutto sommato ci fa sentire vivi.C’è qualcosa o qualcuno che ci tira fuori da noi stes-si, che ci fa dimenticare di preoccuparci di noi, cosa che solitamente facciamo con grande impegno. E paradossalmente ci ritroviamo più stanche ma an-che molto più vivi, più soddisfatti, spesso o sempre più felici.Tutto questo è vero, succede nella vita di ogni uomo e di ogni donna, ma solo a tratti e per certi avve-nimenti: scopriamo l’altruismo davanti ad un’emer-genza, saltiamo il pasto e il sonno per un impegno improrogabile che ci assorbe completamente, siamo disposti a fare “per amore” sacrifici che mai avrem-mo immaginato.Ecco allora che la parola “dedizione” guadagna un suo autentico significato, e ci permette di esprimere tutte queste domensioni dell’amore che vanno oltre il puro “sentire” adolescenziale. Ma, se guardiamo a Gesù, e applichiamo tutto que-sto alla sua vita, in particolare alla sua morte, dob-biamo confessare che la parola “dedizione” guada-gna un approfondimento di significato.

In tutta la sua esistenza Gesù ha vissuto una profon-da e sincera dedizione: alla missione affidatagli dal Padre e, contemporaneamente, alla cura dei fratelli. Non c’è un momento in cui Gesù si sia dimenticato di questi due termini della stessa “dedizione”, un mo-mento in cui abbia preteso di rivendicare uno spazio per sé, ma sempre lo vediamo sbilanciato, mentre si sporge su di noi con lo sguardo sempre rivolto al Padre. Mai Gesù ricerca la propria affermazione, mai si sottrae all’incontro con l’altro, mai vive una rela-zione seduttiva, mai copre la verità per guadagna-re l’approvazione dell’altro. Il suo desiderio è sem-pre desiderio dell’Altro, la sua parola suona sempre come un invito, una proposta che attende la risposta dell’interlocutore. Nello stesso tempo vediamo come egli sia dedito alla relazione con il Padre: egli percepisce questo lega-me come assolutamente vitale, come il fondamento di ogni pensiero, l’ispiratore di ogni gesto. In Gesù non abita il sospetto sulla bontà di Dio che invece si annida nel cuore di ogni uomo, ma tutta la sua vita è pensata, interpretata e vissuta dentro la relazione con il Padre, in una confidenza con l’Abbà che sempre riempie di stupore. E la consegna piena di fiducia alla volontà del Padre realizza la libertà nella forma di un’obbedienza: più Gesù è obbediente al Padre più è libero, libero di una libertà che ci lascia sempre stupefatti. La consegna di sé al Padre si intreccia con la consegna di sé agli uomini: chi vive dentro la logi-ca dell’agape, dell’amore eterno e smisurato di Dio, non si sottrae al dolce e terribile compito di “amare fino alla fine” gli uomini suoi fratelli, figli amati dal Padre amato. E la consegna nelle mani degli uomini si sottopone al rischio del rifiuto ostile, della nega-zione, della violenza ingiustificata eppure radicale.Solo per la profondità del rifiuto da parte degli uomi-ni possiamo conoscere la profondità della dedizione di Gesù, e grazie ad essa la profondità della bene-volenza e della misericordia del Padre. L’abbandono nelle mani degli uomini si fa abbandono fiducioso nelle mani del Padre (“alla tue mani consegno il mio spirito”), la cui assenza dalla scena della Croce dice tutto il Mistero di dolore e di male che Gesù deve attraversare. L’amore si fa dolore per rimanere amore, solo amore: per il Padre e per i fratelli. Nel momento dell’abbandono la fede nel Padre sorregge Gesù e gli fa pronunciare parole di perdono per i suoi carnefi-ci, riaffermando ancora una volta il suo desiderio di “essere per l’altro”, di accettare la forma dell’incontro che l’altro (nel bene e nel male) stabilisce, e questo per mantenere una relazione d’amore con lui.Gesù si abbandona fino al dono della sua vita, ma in questa caduta nell’abisso egli incontra, ancora una

volta e per sempre, le braccia del Padre che lo ac-colgono, e lo introducono nella vita che non finisce. Gesù porta con sé nell’eternità di Dio il gesto della sua dedizione, il corpo risorto si presenta con i se-gni della Passione, segni della dedizione assoluta dai quali Dio si fa volentieri rappresentare (“questo è il mio Figlio, l’amato”). Grazie al sacrificio di Gesù si rompe per sempre il velo di sospetto che tiene gli uomin a distanza da Dio: d’ora in poi il Dio onnipotente può essere pen-sato e chiamato solo con il titolo di Padre. Un Padre al quale nessun figlio è estraneo, visto che il Figlio ha provato l’abisso del male e lo ha abitato con la forza dell’amore. Il Padre che accoglie tra le sue braccia il Figlio crocifisso non chiuderà le braccia a nessun figlio, per quanto grande sia il suo peccato, il suo rifiuto, il male compiuto.Tutti noi siamo chiamati ad abitare questo Mistero della dedizione senza misura, ad accogliere il dono

dell’agape di Dio che nel Mistero della Pasqua si rivela e si realizza per tutti noi.Un dono che non conosce limiti e non chiede nulla in cambio, se non il gesto dell’accoglienza ricono-scente. L’accoglienza della dedizione del Figlio, e in essa del Mistero dell’agape di Dio, si fa invito pres-sante, accende in noi il desiderio di immergerci in questa stessa verità e realtà. Il mistero dell’abbando-no di Gesù al Padre e ai fratelli chiede di essere imi-tato, provoca in noi una conversione del cuore, ci introduce in un cammino di vita, in cui dare la vita significa ritrovarla in una pienezza e in una libertà impensabili. Solo a questo prezzo potremo apprez-zare fino in fondo il Mistero dell’Amore, il Mistero che la Pasqua di Gesù ci dona senza contropartite, nella gioia dell’accoglienza senza riserva che il no-stro cuore è invitato ad assumere, con quella libertà che solo la verità può suscitare.

Vigolzone - La Benedizione delle case: una visita “Missionaria”

Dopo alcuni mesi trascorsi con voi, durante i quali ho cominciato a conoscervi e ad apprezzare il desi-derio di essere coinvolti nel cammino di crescita della propria comunità, ho cominciato ad avvertire da

parte vostra un desiderio bello e positivo di incontrarmi nella benedizione delle famiglie. E questo è anche il mio desiderio: arrivare a conoscervi personalmente, anche se è difficile riuscire ad incontrare tutti nelle benedizioni delle case. A questo proposito dopo averci pensato ed essermi confrontato con il Consiglio Pa-storale ed avendo avuto la sua condivisione, vi presento una proposta che ho già visto sperimentata in modo positivo in altre comunità: suddividere la Parrocchia in diverse zone, facendo riferimento ad alcune piazzette per il ritrovo, e dandosi appuntamento alla sera alle ore 21,00. Lì, predisponendo un ambiente adatto per una breve e piccola celebrazione, si fa la benedizione delle case e delle famiglie. Il Signore ci visita e ci chiede di fare un passo per ascoltare la sua Parola e costruire la comunità come ci viene chiesto in questo terzo anno della Missione Popolare Diocesana. Quali vantaggi rispetto alla solita formula? Il valore della benedizione delle famiglie secondo il modo tradizionale era la ‘visita’ del Signore alla vita quotidiana delle nostre famiglie: la visita del parroco richiama il fatto che Dio viene a visitarci per intrattenere con noi una relazione fatta di dialogo, di ascolto e di vera amicizia. Per questo è sempre stata molto gradita e apprezzata da tutta la comu-nità. La nostra proposta intende ribadire quel significato: Dio viene a visitarci e ci chiede di risollevarci dalla solitudine e dall’individualismo, veri e propri ‘mali’ del nostro tempo. Già il trovarci insieme nei vari luoghi dove gruppi di famiglie condividono la vita quotidiana è un segno e una risposta: è il segno che desideriamo accogliere la visita del Signore facendo visita gli uni agli altri; è la risposta all’amore di Dio facendoci trovare disponibili e accoglienti. A tutte le famiglie chiedo perciò di fare un passo partecipando a questo semplice incontro che può essere particolarmente significativo se vi sono i bambini e i ragazzi insieme ai loro geni-tori: è un’occasione preziosa per incontrarsi e fare comunità, cosa sempre più difficile per i serrati ritmi di lavoro che condizionano le nostra giornate. Un aspetto interessante di questa proposta è la libertà che viene lasciata a tutti di aderire o meno: il Signore è vicino ma non invade la tua vita. L’auspicio è che anche coloro che affermano di non credere o di non essere praticanti possano ritrovarsi in una specie di ‘terreno neutro’: la piazzetta o il cortile è lo spazio per riconoscersi come persone al di là delle nostre personali convinzioni e appartenenze. Un particolare non trascurabile, visto il poco tempo che resta ai pochi sacerdoti impegnati sul campo, è che incontrando insieme le famiglie del quartiere resta più tempo per la visita ai malati e agli anziani. Basterà segnalare su un foglietto i nomi di coloro che desiderano essere visitati. Chiedo intanto di segnalare questa iniziativa ai vicini di casa. Nel mese di aprile verranno pubblicizzati i luoghi e le date degli incontri che potranno essere realizzati nelle serate del mese di maggio.

Don Piero Lezoli

67

Veglia dei giovani nei Vicariati "Li amò fino alla fine".

È questo il tema proposto a livello diocesano per il cammino di Quaresima. Al centro c’è quindi la

riflessione sulla Passione di Cristo; lavorare su que-sto tema è diventata un’occasione di forte riflessione non solo per i giovani ma anche per tutta la comuni-tà. Anche quest'anno, nel giorno 16 marzo, i ragazzi della Val Nure si sono riuniti per celebrare insieme la Veglia della Quaresima: un modo molto bello per ritrovarsi fra vecchie conoscenze e fare amicizie nuo-ve. Giunti a Pontenure siamo stati calorosamente ac-colti dal gruppo scout e dai numerosi "parroci" delle varie diocesi. Insieme abbiamo celebrato la messa nella chiesa di San Pietro Apostolo. L'atmosfera cal-da e rassicurante è stata ancor più marcata dal coro che cantava con gioia lodi al Signore. Siamo poi stati invitati uno ad uno ad intingere le nostre dita

in un olio profumato e ad inginocchiarci davanti alla croce, dato che il tema della serata era “L’unzione di Betania” che è stata scelta come esempio di cura totale e particolare verso Gesù, al di là di ogni mo-ralismo perché la donna compie un’azione buona, nonostante l’indignazione dei discepoli. Infatti sot-totitolo del tema è proprio “profumo di risurrezione: l’unzione prefigura la morte, ma che poi sarà vinta”, segno della devozione della comunità e dell'amore intenso che proviamo verso Dio. Una volta terminata la veglia, per finire in bellezza, ci siamo riuniti per un rinfresco per concludere la serata, ridere e scherzare in compagnia. Ringrazio per questa serata davvero speciale e per l'accoglienza ricevuta.

Federica

In questo anno conclusivo della Missione popolare diocesana è prevista una settimana particolarmente inten-sa dedicata all'Eucaristia. Ci sarà una serie di iniziative per vivere meglio l'Eucaristia e per portare il dono

ricevuto nella vita di tutti i giorni. In particolare per la nostra unità pastorale prevediamo i seguenti momentiMessa di apertura domenica 15 aprile: solenne celebrazione in tutte le parrocchie Breve preghiera quotidiana del mattino Pontedell’Olio (San Rocco) e Vigolzone: Ore 7,30 GIOVEDÌ Pontedell’Olio (San Rocco) e Vigolzone: Ore 16,00Giornata eucaristica:- Celebrazione eucaristica con gli ammalati e anziani- Esposizione ed adorazione eucaristica - Vespri e benedizione eucaristica VENERDÌ Pontedell’Olio (San Rocco) e Vigolzone “Notte di luce”:- Ore 18,00: Celebrazione eucaristica- Esposizione e adorazione personale o a piccoli gruppi- Ore 21,00: momento di adorazione comunitaria, Adorazione notturna silenziosa e personale o a piccoli gruppi.- Ore 24,00: Benedizione eucaristica conclusiva CHIUSURADomenica 22 aprile nella festa della Madonna del Popolo: Missione Popolare dei RagazziRitrovo alle ore 10 di domenica per tutti i ragazzi dell'Unità Pastorale presso l'Oratorio di Pontedell'Olio. Pranzo al sacco. Partenza in pullman per Piacenza alle ore 14. S. Messa allo stadio Daturi alle ore 15. Ore 17: conclusione e ritorno a casa.

COLLETTA ALIMENTARESe condividiamo il pane celeste, come non condivideremo il pane terreno?In questa settimana la nostra attenzione, a partire dalla contemplazione del Pane eucaristico, ci porta a non dimenticare le tante situazioni di disagio e di povertà attorno a noi.Nelle nostre parrocchie verrà promossa una colletta alimentare a favore della mensa della Caritas diocesana.

Una proposta della Missione Popolare Diocesana:la settimana eucaristica: 15 - 22 aprile a Vigolzone e Pontedell’Olio

Celebrazioni settimana santa a Vigolzone

Domenica delle palme: unica celebrazione alle ore 10,30 partendo da piazza CastelloGiovedì santo: ore 18.30 messa in Coena Domini - Dalle Ore 21,00 adorazione eucaristica Carmiano, Ore 20,30 - Villò, Ore 20,30 Venerdì santo: ore 15,00 adorazione della croce - Ore 20,30 via crucis nelle vie del paese Carmiano, Ore 20,30: Via Crucis e Processione Villò, Ore 10: Adorazione della Croce - Ore 21: ProcessioneSabato santo: ore 21,15 veglia pasquale e battesimi Carmiano, Ore 22,30: Veglia Pasquale Villò, Ore 22,00: Veglia Pasquale

Domenica di Pasqua e lunedì: messe alle 8,30 - 11,00 - 18,00Da giovedì santo a Lunedì dell’Angelo sarà presente un sacerdote missionario per le confessioni.

Domenica di Pasqua: VEANO ore 9,30 - ALBAROLA ore 9.30 - CARMIANO ORE 10,30 - VILLO’ ore 10,30

5permilleDA QUEST’ANNO CI SIAMO ANCHE NOI!

Da 83 anni la Scuola Materna Orfani di Guerra Vigolzone con la sua attività accompagna la crescita di tanti bimbi del nostro paese.

Puoi sostenere le attività della Scuola Materna ORFANI DI GUERRA destinando il 5 per mille dell'IRPEF (senza oneri a tuo carico)

FIRMA l’apposito spazio su: CUD 2012 - 730/2012 - Unico 2012

TRASCRIVI nell'apposito spazio il codice fiscale della scuola che è 80009490337

89

In cammino verso la Cresima

Elisabetta (catechista)…“Prendersi cura dell’altro”: è questo uno dei temi che abbiamo trattato nel periodo quaresimale con i ragazzi che si stanno preparando alla Cresima. L’attività che abbiamo proposto è iniziata con un gioco: ogni ragazzo ha estratto a sorte un nome di un compagno che segretamente, durante la settimana, è stato colui al quale il ragazzo ha rivolto maggiore attenzione e dedizione. Ad alcuni è risultato tutto molto naturale, forse perché la sorte ha scelto il/la migliore amico/a, ad altri invece è sembrato difficile, forse perché le loro attenzioni si dovevano rivolgere a qualcuno che prima di questo momento non rientrava tra le sue amicizie più strette. In questo caso è stato più complicato trovare il gesto adatto per quella determinata persona, in modo che si accorgesse della gentilezza e della dedizione che gli venivano rivolte. Il prendersi cura dell’altro vuol dire prendersi a cuore tutto ciò che di bello e di buono è in lui, in modo che non vada perduto. Vuol anche dire scoprire nuovi aspetti di quella persona che prima non si conoscevano. Iniziare o riscoprire un’amicizia che si aveva sottovalutato. In tutti gli incontri di catechismo con i ragazzi e attraverso i più svariati argomenti che gli vengono proposti ho sempre notato come ogni volta il rapporto di amicizia che lega ciascuno con una o più persone del gruppo, viene sempre ripreso e ricordato nei loro discorsi. Credo profondamente che trasmette ai ragazzi l’importanza di imparare a stare in un gruppo, a relazionarsi con l’altro e a donare attenzione e cura ad un’altra persona, sia essenziale per il cammino intrapreso in preparazione alla Cresima. Così Giovanni, il più giovane degli apostoli ha esordito: ”lui mi ha sempre guardato, mi ha fatto sentire importante, mi ha voluto sempre con sé, anche nei momenti più importanti della sua vita”.

Cosa dicono i ragazzi…Alzarsi presto alla mattina è una grossa responsabilità, è anche un po’ difficile per chi è abituato a dormire fino a tardi. Secondo la nostra opinione le lodi sono una sorte di insegnamento. Ogni giorno ascoltiamo e riflettiamo su un brano del Vangelo e pensiamo che sia una nuova lezione. Di insegnamenti ne viviamo tanti giornalmente. Alla fine delle lodi recitiamo il padre nostro, ci salutiamo con don Giuseppe e don Gigi. Dopo aver raccolto gli zaini ci incamminiamo tutti quanti verso la scuola e questo a tutti noi piace molto perché stia-mo tutti insieme, scherziamo, parliamo, è anche un modo per trascorrere il tempo che a volte non riusciamo a fare. Comunque le lodi sono un modo per trovarci presto, a tutti noi piace andarci.

Don Giuseppe..L’attesa di un incontro che sia motivo di festa. Un incontro che libera, che accresce, che risana, che rafforza la propria identità, che da valore alla propria vita, che protegge dagli assalti del nemico. Desiderio di diventare sempre più in modo profondo uomini perché legati alla verità, al bene, al bello, che per noi cristiani è Gesù Cristo. I ragazzi che si preparano a ricevere la Cresima stanno vivendo insieme l’attesa, sanno che insieme sono amati da Gesù Cristo, ed insieme riceveranno i doni dello Spirito Santo. Sono coscienti che c’è una co-munità cristiana che attende con loro il giorno del grande evento, il 26 mag-gio. Grazie alla scuola e al catechismo si ritrovano tutti insieme, fatto che ha un valore enorme sapendo che già non riescono a ritrovarsi alla stessa celebra-zione eucaristica e fra due anni non frequenteranno più la stessa scuola. La presenza di Cristo in mezzo a loro pos-sa davvero renderli un solo corpo ed un solo spirito. Perché ciò avvenga oc-corre il loro impegno e sacrificio: stan-no collaborando molto bene.

Il corso per fidanzati è la classica esperienza di cui si sente sempre parlare, ma del quale si hanno idee vaghe e disparate e, fino a che non lo si prova, non si ha capito bene cosa sia. Innanzitutto va detto che almeno a noi il corso ha fatto venire ancora più vo-glia di sposarci o almeno ha fatto guardare essen-zialmente alle cose positive e gioiose del matrimo-nio, a differenza di quello che con toni scherzosi o meno ci hanno detto molte persone che abbiamo incontrato in questi mesi: ”ci avete pensato bene? Siete sicuri? Guarda che sei ancora in tempo!” battu-te si, ma non sempre solo battute! I venerdì sera di gennaio e febbraio passati alla parrocchia di Ponte dell’Olio sono serviti sicuramente a conoscerci me-glio, perché a volte bastano poche domande, sem-plici discussioni, ma fatte su argomenti cruciali, per far emergere cose che spesso anche nei migliori rap-porti di coppia vengono date per scontate. Perché avete scelto di sposarvi in Chiesa? Quali sono i pre-gi e difetti del vostro fidanzato? Spesso sono le do-mande apparentemente più semplici a impegnarti in una spiegazione difficile e a discutere di cose su cui spesso non si va a fondo. La sorpresa nello scoprire qualcosa di inesplorato, l’imbarazzo nel non trovare

Corso per fidanzati 2012

le parole, la luce che brilla negli occhi quando si guarda in faccia la/il futura/o sposa/o, sono cose che è stato bello vedere anche nelle altre coppie, che pure avevano ognuna una storia diversa alle spalle. Quando si è parlato poi delle varie fasi della celebrazione del matrimonio, la mente è andata al Grande Giorno, quali letture sceglieremo, a chi le faremo leggere, a quanto forte ci batterà il cuore, a quanto riusciremo a controllare le emozioni e a non dimenticarci niente, a quante lacrime versere-mo. Certo ci sono stati anche momenti meno carichi di sentimenti, come ad esempio quando si è parlato degli aspetti legislativi, momenti tuttavia resi inte-ressanti da Don Gigi e Don Mario, sempre pronti con qualche battuta o caso particolare e comunque utili perché il matrimonio in Chiesa è una cosa seria e ha le sue regole, anche se la cosa bella è che alla base di tutte le regole c’è sempre l’amore! Ma un amore non può durare senza un po’ di sale e pepe, così all’ultima serata una bella lezione di cucina, conclusa con una cena in compagnia, ha reso ancor più dolce il ricordo di questo bel corso! Silvia e Nicola

1011

Pontedell’Olio: Un progetto per i giovaniNei mesi di Febbraio e Marzo la parrocchia di

Pontedellolio e quella di Bettola hanno realiz-zato, all'interno di un progetto finanziato dalla Pro-vincia di Piacenza, un percorso educativo rivolto agli adolescenti finalizzato alla conoscenza di sé e degli altri. Il laboratorio denominato "Generazione X: gio-vani in oratorio" ha visto la partecipazione di circa 15 ragazzi tra i 14 e i 17 anni che si sono ritrovati per sei incontri della durata di due ore ciascuno presso la parrocchia di Pontedellolio e in una occasione in quella di Bettola.Il laboratorio, condotto dallo psicologo Maurizio Iengo, è stato realizzato utilizzando video musicali, filmati, immagini, giochi di ruolo e attività di diverso genere al fine di incuriosire, coinvolgere, far riflette-re e soprattutto poter esprimere se stessi in un clima di ascolto e rispetto.Alla fine del percorso è stato chiesto ai partecipanti di compilare un questionario anonimo al fine di ve-rificare il gradimento della proposta e in che cosa è stata ritenuta utile..."

Maurizio Iengo

E' stata una cosa molto interessante, era iniziata tan-to per...già dal primo incontro la faccenda ha preso a coinvolgermi,eravamo tutti diversi, ognuno con i propri gusti, interessi, difetti e pregi ma le nostre diversità hanno formato un intreccio di persone in grado di comunicare e legare in un gruppo. belli anche i giochi che in modo leggero ci hanno aiutato a fidarci degli altri e a credere nelle nostre abilità stimolati dal gruppo.

Andrea Montanari

Chi siamo noi per assistere i ragazzi in par-rocchia? Educatori? Catechisti? Accompagna-tori?....

La definizione conta poco..forse quel che conta di più è che siamo uomini e donne come gli altri,

forse con un po' più di pazienza e amore per i bam-bini, ma pur sempre ragazzi che possono sbagliare, che possono rimanere senza stimoli o idee, ragazzi che non possono accompagnare i bambini "da soli".Ed ecco che da sempre nella nostra parrocchia i ra-gazzi che dedicano parte della loro giornata agli altri sono seguiti al meglio in modo tale da poter avere sempre nuove idee da trasmettere ai piccoli e non sentirsi soli nelle difficoltà. Sempre percorsi nuovi si sono succeduti negli anni, riunioni in cui il confron-to non è mai mancato, incontri in cui generazioni diverse si sono confrontate, divise..momenti di un confronto costruttivo che ha prodotto spesso risultati straordinari.Quello che è appena terminato è stato un percorso un po' diverso...si è voluto entrare nel proprio esse-re, nei propri sentimenti e provare a dire quello che mai si sarebbe detto in un contesto normale.Incontri in cui la parola, quella pura senza timori,faceva da padrone e dove ci si poteva dire i segreti del proprio cuore, i sentimenti dei nostri giorni, i nostri stati d'animo. All'apparenza un lavo-ro come gli altri..in verità no perchè la difficoltà sta proprio lì..nel parlare.Parlare di sè non è mai facile, davanti a qualcuno che condivide con te un servizio lo è ancora meno ma è diventato un passo starordinario in prospettiva del nostro lavoro. Parlarè di sè diventa fondamentale nel momento in cui proprio il "far parlare " i ragazzi è difficilissimo. Oggi non è facile trovarsi un'ora e semplicemente parlare di qualcosa..più facile risulta fare un lavoro, più divertente è un gioco, più esaltante lo spostar-si in un luogo diverso...ma il parlare, il comunicare qualcosa all'altro anche in un mezzo diverso dalla parola rimane alquanto complicato in un momento in cui i ragazzi sono portati allo stare soli con in pro-pri sentimenti e ad estraniarsi dal confronto.Crediamo che questi progetti debbano continua-re, debbano incidere profondamente nella testa di un educatore, debbano farsi spazio nei percorsi di un adolescente..più facile sarà aprirsi ad un mon-do, quello dei ragazzi, che cambia, e noi dobbiamo prendere la via giusta per parlare e far parlare.

Gli educatori della parrocchia

1213

Vigolzone:

L’Azione Cattolica dedica il mese di gennaio al tema della Pace.

Il Mese della Pace è per i ragazzi di A.C. un tem-po privilegiato per guardarsi dentro e riflettere su

quello che è il loro contributo alla creazione dell’ar-monia nel loro vivere quotidiano in famiglia e con gli amici, ma è anche un’occasione per rialzare lo sguardo e riconoscere l’altro, scoprire i suoi lati mi-gliori e le sue difficoltà. Ai ragazzi si chiede di “imparare a guardare” l’altro, di essere attenti alle sue richieste di aiuto, che siano mute o manifeste. Poi la riflessione dei ragazzi si al-larga, fino a prendere in considerazione le difficoltà quotidiane dei loro coetanei che vivono in contesti in cui la libertà e i diritti dei più deboli sono costan-temente negati. Questo cammino si è concluso il 18 di febbraio a Ri-vergaro, con l’annuale meeting della Pace, che vede riunite tutte le parrocchie della diocesi in cui i ragaz-zi vivono l’esperienza di A.C.R.. Naturalmente, anche noi di Vigolzone non poteva-mo mancare. Ci accoglie la musica dei “Tappabuchi”, l’idolatrata band dell’ACR che già aveva galvanizzato tutti noi alla festa di inizio anno: ripropongono uno dietro

occhi nuovi per operatori di Pace

l’altro tutti i tradizionali “bans”, i canti dell’A.C.R. in cui ad ogni frase corrispondono gesti che mimano il significato. Suonano i pezzi classici, quelli che noi educatori (e anche qualche mamma che ci ha accompagnato…) balliamo da quando eravamo noi stessi acierrini, e che insegniamo ai più piccoli, e suonano quelli nuo-vi di quest’anno, che abbiamo imparato tutti insieme alla festa di settembre. Alla presentazione delle parrocchie i ragazzi di Vi-golzone sfoderano delle frecce colorate che indica-no tutte un’unica direzione: un gigantesco cartello con la scritta “PACE”. Il gesto richiama il tema del meeting, che è appunto, “Dritti alla Pace!”. Poi compaiono due strani perso-naggi, una sorta di dandy con cilindro e giacchetta, che tutto compreso sta a cavallo di una macchinina a pedali, e un finto vigile alquanto folle, che chiede al dandy e ai ragazzi se hanno la “patente della pace”. Prima di ottenere la preziosa patente i ragazzi ver-ranno guidati da altri bizzarri personaggi alla sco-perta e alla riflessione su cinque diritti, di cui tutti i ragazzi dovrebbero godere in ogni momento della loro vita: il diritto alla libertà, alla protezione, alla cura, all’educazione, all’affetto.

Anche in questo caso, la riflessione parte dalla vita quotidiana, e poi prende in considerazione

le realtà in cui questi diritti non vengono rispettati.Al termine di ogni attività vengono consegnati dei cartelli con il simbolo del messaggio ricevuto, che vengono portati solennemente in processione per la fase finale della giornata quando una lunga caro-vana colorata si avvia in salita dalla piazza verso il Santuario della Madonna del Castello: è il tramonto, ci teniamo per mano, oltre il parapetto c’è la val Trebbia con le colline ancora innevate e le luci lon-tane, e noi siamo tutti qui con uno scopo comune. Nel santuario ritroviamo Monsignor Illica, vicario ge-nerale, e don Matteo Bersani, assistente diocesano A.C.R., che ci spiegano il gesto conclusivo. Ognuno di noi si bagnerà gli occhi con acqua benedetta e riceverà in dono una lente di ingrandimento, perché il Signore ci doni occhi nuovi, ci renda capaci di vedere le situazioni di bisogno e faccia di noi ope-ratori di pace.

Gli educatori ACR

1415

Verso le superiori:

All’ inizio del mese di marzo l’Ufficio scolastico provinciale ha fornito i numeri ufficiali relativi alle iscri-zioni per l’anno scolastico 2012/2013. Per quando riguarda gli studi superiori al primo posto per numero

complessivo di iscritti, 445, si colloca il Liceo Ginnasio statale “M. Gioia”, a seguire troviamo l’ISII “Marconi – Leonardo” con 408 iscritti e il centro Agroalimentare “Raineri - Marcora” con 314 preferenze. Siamo andati a vedere come si sono orientate le scelte dei 44 ragazzi dell’Istituto comprensivo di Ponte dell’Olio attual-mente iscritti alle classi di terza media e abbiamo osservato che il tred provinciale è stato sostanzialemente confermato:

9 studenti: Centro Scolastico Agroalimentare “G. Raineri – G. Marcora”1 studente: ENAIP: operatore di cure estetiche4 studenti: Istituto Professionale “ A. Casali”1 studente: Istituto Professionale Statale per l’industria e l’Artigianato “L. da Vinci”12 studenti: Istituto Superiore di Istruzione Industriale “G. Marconi”2 studenti: Istituto Tecnico Commerciale “G. D. Romagnosi” 1 studente: Istituto Tecnico Statale Commerciale e per Geometri “A. Tramello”1 studente: Liceo Artistico Statale “B. Cassinari”9 studenti: Liceo Ginnasio Statale “M. Gioia”1 studente: Liceo Scientifico Aeronautico “A. Locatelli” (Bergamo)1 studente: Liceo Scientifico Statale “ L.Respighi “2 studenti: Liceo Statale “ G. M. Colombini”

Gli allievi sono stati accompagnati nella loro scelta attraverso un percorso didattico seguito dal professor Paolo Ridella, a seguire pubblichiamo con piacere le sue impressioni unitamente al resoconto dell’incontro che una nostra collaboratrice ha avuto con alcuni alunni delle classi terze.

La scelta dei nostri ragazzi per il futuro

percorsi di studio differenti anche in termini di impe-gno a medio e lungo termine; anche la conoscenza delle possibilità di lavoro nel nostro territorio hanno contribuito ad indirizzare la nostra preferenza.È importante cercare di realizzare una scelta che sia indipendente da quella dei nostri amici, rispettare le nostre inclinazioni, le nostre passioni senza cedere alle diverse pressioni che magari possono arrivare anche dai genitori e seguire invece un percorso di studi che possa rispecchiare i nostri reali interessi. Quello che sentiamo ormai sempre più spesso, in merito soprattutto ai dati preoccupanti dell’occupa-zione giovanile, non è rassicurante, ma certamen-te l’impegno per raggiungere buoni risultati in ogni percorso di studi, liceale o tecnico, può essere un buon viatico per trovare successivamente un impie-go soddisfacente. Siamo fiduciosi delle nostre capa-cità, riteniamo di aver seguito un buon percorso di studi, i nostri insegnanti ci hanno motivato, fornen-do successivamente anche un consiglio orientativo basato sulla valutazione delle nostre capacità. Molti fra noi hanno scelto un istituto tecnico, questo an-che perché i dati dicono che in questo tipo di per-

corso, se si raggiungono buoni voti, gli stages degli ultimi anni permettono agli alunni più meritevoli di entrare direttamente nel mondo del lavoro, senza escludere comunque la possibilità di proseguire suc-cessivamente negli studi universitari. Sono numerosi anche i compagni che hanno scelto un percorso li-ceale, approcciandosi consapevolemente a un cam-mino che sarà necessariamente lungo e impegnativo e che con fiducia ed entusiasmo vogliono cimentare le proprie capacità. Riconosciamo nell’eccellenza un valore positivo e importante per questo molti di noi si dedicano, per esempio, anche in sede extra curri-colare, allo studio della lingua inglese, al fine di non precludere la possibilià di completare in futuro la nostra formazione all’estero».

Grazie a Greta, Lucrezia, Sofia, Alessandro e Ric-cardo per aver condiviso con noi le vostre impres-sioni, dai vostri interventi percepiamo l’entusia-smo e la determinazione che vi animano: in bocca al lupo ragazzi!

Contrariamente a quanto si sente spesso dire, i ra-gazzi pensano al proprio futuro e lo fanno tenendo i piedi per terra e valutando con serietà le possi-bilità offerte dal sistema scolastico. Questo è l’in-segnamento che il gruppo di docenti e orientatori che hanno seguito l’attività di orientamento per i ragazzi della scuola media ha potuto ricavare dalle attività svolte in questo anno scolastico. Orientare gli allievi è uno degli obiettivi del percorso scolasti-co. Troppi guai sono stati causati in anni non molto lontani da dispersione scolastica, scelte scolastiche e lavorative errate, decisioni prese senza adeguate informazioni. Per questo fin dalle medie si intervie-ne con forme di orientamento che vogliono fornire agli allievi e quindi alle loro famiglie strumenti per una decisione consapevole. Conoscere quali tipi di lavoro sono presenti nel territorio, quale evoluzione hanno avuto e sapere ragionare sulle possibilità di lavoro che aprono i diversi tipi di scuola è stato così ritenuto altrettanto importante che dare le in-formazioni sui tipi di scuola presenti nel territorio piacentino e sui loro percorsi di studio. I circa 50 ragazzi hanno partecipato attivamente dimostrando

di sapere pensare al futuro partendo non solo dalle proprie aspirazioni ma anche dalle reali possibilità esistenti nella zona in cui si vuole lavorare. Alla fine del percorso gli allievi in accordo con le famiglie hanno fatto una scelta consapevole e motivata an-che grazie al progetto realizzato dalla scuola e coor-dinato dalle professoresse Raffaella Poggioli e Anna Brega. Paolo Ridella

Nel contesto del percorso di orientamento verso gli studi superiori gli allievi hanno ritenuto utile la pro-posta didattica della scuola media e in alcuni casi hanno partecipato alle giornate aperte organizzate dai singoli istituti unitamente agli stages che hanno permesso loro di confrontarsi con gli studenti più grandi, ricevendo informazioni maggiormente detta-gliate relativamente ai piani di studio proposti:«Non è stato facile, forse non saremo mai sicuri fino in fondo della nostra scelta, è stato importante ri-flettere sul fatto che ai diversi istituti corrispondono

1617

Dalla prima volta che sono entra-to nel Duomo accompagnato da

don Mario ho sempre percepito quel-lo spazio che svetta verso l’alto, quel sentire i tuoi passi che si confondono nel silenzio del luogo con il battito del cuore, come un momento di presenza viva dell’Altissimo… tutto in quel luo-go è invito alla preghiera. Domenica 18 marzo 2012 la grande navata si è trasformata nell'aula di un solenne tri-bunale…. ove davanti a una improv-visata scrivania tra antichi timbri nel procedere di un solenne rito si è aper-to a livello diocesano il processo di beatificazione di Giuseppe Berti , un laico, insegnante elementare e di liceo poi, che ha speso la sua vita nell’impegno verso gli altri, nell’azione cattolica, nella carità delle confe-renze di San Vincenzo, nel servizio politico quale

deputato nella prima legislatura della nostra repubblica, nell’impe-gno nelle ACLI, nel servire i pove-ri con letizia e semplicità. Il nostro Vescovo ha costituito il Tribunale che dovrà indagare sulla vita e sulle opere di Giuseppe Berti e proprio il nostro Don Stefano Antonelli è stato nominato “promotore di giu-stizia” ( quello che noi chiamiamo ..l’avvocato del diavolo..) e insieme ha loro ha giurato che nulla con-dizionerà il loro lavoro di analisi e ricerca. Il momento era solenne , ma l’intera navata era permeata da una grande gioia , quella di vivere un evento straordinario, quella di

essere partecipi di un grande dono che il Signore ci ha fatto nella vita semplice e quotidiana di un inse-gnate, una giuda che ci testimonia che ancora oggi

il richiamo alla santità può es-sere vissuto e realizzato nella quotidianità di ogni giorno… Il nostro Vescovo ha composto una speciale preghiera (ripor-tata sotto) per la glorificazione di Giuseppe Berti, che nell’es-sere invocazione per avere la gioia di poterlo presto venera-re come santo è altresì l’invito per lasciarci ogni giorno guida-re dalla luce del Vangelo.

Antonio

Giuseppe Berti, un uomo che cammina nel quotidiano di ogni giorno...

“Essi partecipavano assi-duamente alle istruzioni degli apostoli, alla vita comune, allo spezzare il pane e alle preghiere.” (Atti 2,42)

Si può riassumere con una frase del Vangelo l’esperienza che da più di dieci anni vivono una quarantina di persone che durante il periodo quaresimale si danno appuntamento presso due fa-miglie del paese per leggere, meditare e commenta-re il Vangelo della domenica.Per meglio capire le ragioni i questa esperienza che da quest’anno ha suscitato la voglia di emulazioni presso le giovani famiglie che nel gruppo dei giova-ni della parrocchia, ho scambiato quattro piacevolis-sime chiacchiere con colei che anima i due gruppi: Maria Grazia Gazzola. Per tanti anni impiegata comunale a Vigolzone, Ma-ria Grazia ha frequentato la scuola diocesana di Te-ologia per laici della durata di tre anni discutendo una tesi dal titolo: “La carità a Piacenza nel Medioe-vo”, avendo come relatore il compianto don Franco Molinari; adesso vive la propria fede anche attraver-so i gruppi di Vangelo.

- Come si svolgono i gruppi?Si incomincia con la lettura del Vangelo, cui faccio seguire un commento sia dal punto di vista storico-culturale che da quello dottrinale. Ovviamente tutto viene concordato con il parroco che mi offre anche diversi spunti per far intervenire le persone presenti onde evitare dei semplici monologhi che lasciano poca traccia nei partecipanti.Cerco sempre di prepararmi bene per non deludere le aspettative di chi frequenta e che spesso pone domande molto mirate.

- Quella dei gruppi di Vangelo è un’esperienza che arricchisce chi partecipa o che arricchisce anche te che li coordini?Credo che sia un’esperienza che dia un arricchimen-to reciproco dove trovo sempre persone che parla-no, commentano e che mettono in comune, senza vergogna, le proprie esperienze anche se talvolta possono essere dolorose o molto intime.le persone che partecipano a questi gruppi sono per lo più pensionate e casalinghe che sono convinte della propria fede e che vedono in questa esperien-

za un modo per arric-chirsi ulteriormente.pensavo che l’avvicen-damento del parroco potesse portare cam-biamenti nei gruppi di Vangelo, invece, non solo don Piero ha vo-luto che fossero man-tenuti, addirittura ha voluto estenderli anche ad altre fasce di età.

- In un mondo materialista e sempre più agnostico, che senso ha tenere dei gruppi di Vangelo?Voglio risponderti partendo da un aneddoto che ri-guarda santa Teresa del Bambino Gesù: un giorno si era recata in chiesa con le consorelle per accendere le candele che avrebbero rischiarato la chiesetta du-rante la Messa. L’unica fonte era il fievole lumicino davanti al Santissimo Sacramento: ebbene, da quella povera fiammella vennero accese tutte le candele necessarie.Questo ci vuol dimostrare come noi non dobbia-mo scoraggiarci perché, anche se siamo dei picco-li lumicini, con la preghiera, con l’esempio, con la nostra vita possiamo generare una fiamma vivida. La nostra fatica quotidiana di vivere la fede fino in fondo può portare alla fede anche persone lontane da Dio.

- Qual è il bilancio di dieci anni di gruppi di Van-gelo?Senz’altro positivo perché ha portato fuori dalle mura della Chiesa il Vangelo. Tenere catechesi nelle case rende la Parola di Dio quello che in fondo è, cioè un’esperienza familiare, quotidiana, semplice proprio come erano semplici le parole che usava Gesù nella sua predicazione.Addirittura nei primi anni, i gruppi si tenevano an-che durante l’Avvento: adesso li abbiamo sostituiti con altre iniziative di carità per vivere in concreto l’esperienza formativa del gruppo. Da sempre, poi, i gruppi raccolgono offerte per l’acquisto dei fiori che vanno ad abbellire la chiesa durante le feste pasqua-li perché non dobbiamo dimenticare che le prime comunità cristiane provvedevano anche alle neces-sità dei primissimi luoghi di culto; allo stesso modo i nostri gruppi vogliono essere un tramite continuo con la parrocchia nella quale, tutti noi siamo chia-mati ad operare.

A cura di Sabrina Mazzocchi

Gruppi del Vangelo a Vigolzone

Noi ti lodiamo Padre Santo, perché ci hai amato tanto da donarci il Tuo Figlio Gesù, che si è of-ferto sulla croce per ricondurci a Te. Noi ti ringraziamo Padre buono, per gli innumerevoli segni della Tua bontà. Tra i doni della Tua benevolenza riconosciamo il nostro fratello Giuseppe Berti. Egli ha corrisposto generosamente al Tuo Amore nelle alterne vicende della vita: la sua preghiera continua è per noi di esempio, la sua parola di educatore sapiente è per noi luce, il suo amore per la Chiesa e il suo impegno civile sono per noi motivo di incoraggiamento. Dona Padre Santo a questa Chiesa di Piacenza-Bobbio la grazia di poterlo presto pregare e imi-tare come modello di vita buona e santa. Amen +Gianni Ambrosio vescovo.

1819

T.V.B. - Proposta di AC per i nostri giovanissimi

TiVoglioBene, TuttoVaBene, TantoVoiBarate, TuttiVoglionoBene, TantiVedonoBene, TarocchiVenduti(per)Buoni, TrattareVoiBanalmente, ecc.

Potremmo continuare. Continuate voi.

T.V.B. è il titolo delle due esperienze di spiritualità, proposte dall’AC, che si sono svolte a fine gennaio (28-29) per i ragazzi dalla Terza media alle Terza superiore e a fine febbraio (25-26) per i giovanissimi di Quarta e Quinta superiore, a Pieve Stadera, nel-la casa della parrocchia di San Giuseppe Operaio. A fine gennaio della nostra Unità Pastorale c’erano Riccardo, Alessia, Stefania, Lucia e Fabio e a fine febbraio Riccardo, Bea, Alice, Chiara e Sara.Accogliendo l’invito a dedicare una riflessione e un approfondimento ai temi della Giornata Mondiale della Pace 2012, Educare i giovani alla giustizia e la pace, l’Equipe del Settore Giovani di Azione Catto-lica ha proposto ai ragazzi l’occasione di riflettere sul tema della Giustizia intesa come misura mini-ma della Carità: “La carità eccede la giustizia, perché amare è donare, offrire del mio all'altro; ma non è mai senza la giustizia, la quale induce a dare all'altro ciò che è “suo”, (Benedetto XVI, Caritas in veritate, 6).E’ stata un’esperienza molto interessante e vissuta con intensità dai ragazzi.Ma che senso ha proporre un tema così per un’espe-rienza di spiritualità? Per fortuna queste domande se le pongono gli adulti, con i ragazzi si può e riesce anche bene! TantoValeButtarsi!

don Paolo

Posticipato a causa delle intense nevicate, l’appun-tamento annuale per i giovani a Pieve di Stadera ha avuto la sua buona dose di partecipazione. Si è trattato di un incontro della durata di due giorni (25 e 26 febbraio) in cui i ragazzi della Diocesi si sono ritrovati in un clima di condivisione e di ar-monia, per riflettere insieme su un tema cardine: la giustizia. Abbiamo parlato del diritto alla giustizia e dei problemi legati ad una sua assenza nella società. Ogni ragazzo ha avuto l’occasione di riflettere sulle situazioni della vita, sui momenti in cui si nota la mancanza del diritto alla giustizia, e nel momento cruciale in cui ci rendiamo conto che l’uomo ha bi-sogno della giustizia per instaurare un rapporto con gli altri. Abbiamo analizzato un caso di ingiustizia e,divisi per gruppo, abbiamo pensato a quali solu-zioni adottare per modificare la situazione esamina-ta. Le proposte di ogni gruppo sono state discusse insieme, e così siamo giunti a conclusioni univoche. È la seconda volta che partecipo ad un momento come la “due giorni di spiritualità”e , nonostante il luogo d’incontro sia rimasto invariato, è il modo in

coglienza per tenere i bambini lontani dalla strada. Purtroppo però, la sua lotta durerà solo due anni, poiché verrà assassinato nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno, nella totale indifferenza degli abitanti. Da questo film abbiamo tratto alcune conclusioni; dobbia-mo avere la capacità di sapere distinguere il giusto dall’ingiusto, sapendo porsi delle domande prima di compiere decisioni.

Questa è stata una delle tante attività svolte e forse la più significativa per poter comprendere l’ingiustizia nel mondo. Oltre a discutere sull’argomento della giustizia c’è stato anche il tempo per fare nuove co-noscenze con ragazzi di parrocchie diverse. Un’e-sperienza significativa e divertente che noi ragazzi rifaremmo volentieri.

Stefania, Lucia, Fabio

cui si affronta un’avventura come questa che cam-bia, che offre sempre la consapevolezza di aver vis-suto una novità speciale. Pieve di Stadera, due giorni di spiritualità, un’esperienza breve ma intensa.

Beatrice.

Un luogo immerso nella natura, la compagnia di persone diverse e una riflessione personale, è que-sto ciò che è rimasto nella memoria di chi ha avuto l’occasione di andare a Pieve di Stadera. Per me era la prima volta che partecipavo a questo incontro e ne sono rimasta soddisfatta. Credo che ogni tanto chiunque abbia bisogno di staccarsi dalla realtà, ri-flettere su se stessi e su altre tematiche che possono sfuggire durante la vita quotidiana. Serve per foca-lizzare un punto della propria vita che non coincide con le nostre aspettative e dopo averlo trovato biso-gna rifletterci su, modificarlo o correggerlo e aspet-tare i risultati sperati. In questo modo si ha anche un confronto con chi non si conosce per vedere i diver-si punti di vista. Ogni persona è libera di esprimere le proprie opinioni senza essere giudicata e questo Pieve te lo permette. Ma non è solo questo. Ogni piccolo istante, ogni piccola azione rimane come scolpita nel tempo di Pieve di Stadera. Molta gente è passata di lì e tanta ne passerà ancora, è un ciclo continuo di pensieri e di vite ed è questo che lo caratterizza.

Alice.

2 giorni, 40 ragazzi, 13 educatori, 25 cm di neve: sono questi i numeri della Due Giorni organizzata a Pieve di Stadera dall’AC della nostra diocesi per i giovanissimi. “Giusto o Ingiusto?” E’ la domanda che ci hanno po-sto e che ci siamo posti tante volte in quelle 24 ore, nelle attività e nella preghiera che avevano come tema la giustizia in tutte le sue forme: nel vangelo, nei fatti di cronaca e nella vita di tutti i giorni. I temi di attualità in particolare ci hanno fatto riflettere e discutere con l’aiuto degli educatori attraverso im-magini, parole, video e film. In particolare la visione del film “Alla luce del sole”, ambientato negli anni del 1992 e del 1993 nel pic-colo paese di Brancaccio (PA), dove lo Stato cede il posto alla violenza della mafia. Don Pino Puglisi, nato in questo paese, vi torna, in veste di parroco. Con l’aiuto di poche fedeli persone, decide di inizia-re la sua “lotta” alla mafia fondando un Centro d’Ac-

La donazione della Pubblica assistenza di Pontedell'Olio

Fare pubblica assistenza significa cercare di sopperire ai bisogni della gente come si può. In base a que-sto concetto oltre alla disponibilità garantita 24 ore su 24 per le emer-genze, il servizio di Guardia Medica, i viaggi prenotati e i servizi sportivi, il trasporto sangue e i servizi di Pro-tezione Civile, la nostra Associazio-ne collabora ormai da anni con altre onlus come l’UNICEF, con la distri-buzione delle orchidee, l’ANLAIDS, con la distribuzione dei bonsai e al-tre ancora. Nel 2009, inoltre, eravamo stati felici di poter mandare in Ghana un’ambulanza che noi avevamo ap-pena sostituito con un nuovo mezzo. Per questo, quando i coniugi pontolliesi Gian Carlo Losi e Monica Delfanti, ci hanno parlato della necessità della popolazione del Ma-dagascar di avere un’ambulanza, abbiamo subito pensato che avremmo potuto offrire il nostro Volswagen che, sep-pure ancora efficiente e perfettamente funzionante, non risponde più alle direttive del 118 per l’accreditamento che, tra le altre cose, richiede la dotazione di mezzi d’e-mergenza di età non superiore ai 7 anni. Inoltre di re-cente la nostra Associazione è stata pregiata del dono straordinario del Signor Giorgio Cravedi che ci ha dotati di un nuovissimo mezzo super equipaggiato che è andato appunto a sostituire la nostra “Valnure 9”. La consegna del mezzo che diventerà un ambulatorio viaggiante tra i villaggi malgasci, è avvenuta pochi giorni fa nella sede dell’onlus "I bambini di Manina del Madagascar" in pre-senza della fondatrice Manina Consiglio che ha fatto del suo impegno in Madagascar “una scelta di vita” come Lei stessa l’ha definita, che l’ha portata a realizzare in una

quindicina d’anni 200 scuole pubbliche di ogni ordine, inaugurare un impianto sportivo, promuovere corsi di alfabetizzazione per adulti e carcerati, inaugurare sette ambulatori medici avviando inoltre altri programmi per il miglioramento delle condizioni igieniche e per assicurare l'assistenza agli anziani. Per l’imbarco dell’ambulanza, è stato infine approntato un container coibentato che in Madagascar potrà essere impiegato per nuovi scopi. Della produzione si è fatta carico la ditta bettolese Socomet di Francesco Burgazzi, Fabrizio Paganelli e Roberto Franchi nostro Volontario e caro amico.Ci rallegra pensare di aver contribuito anche se solo in minima parte al lavoro incredibile della Signora Consiglio e quando noi emozionati le abbiamo presentato il nostro piccolo gesto, quasi dispiaciuti di non poter fare di più, lei con molta umiltà ha semplicemente dichiarato: “E' una sorpresa che non mi aspettavo e che lascerà a bocca aper-ta i malgasci».

Il Presidente Giorgio Villa

2021

…..fondata sul lavoro?

Si chiamano Oliviero Cassini e Carmine Rotatore, abitano nei nostri paesi e, durante l’inverno appe-

na trascorso, hanno passato molte settimane su di un traliccio della stazione centrale di Milano, per oppor-si alla decisione di Trenitalia di abolire le corse dei “treni-notte” e quindi procedere al licenziamento di 800 persone in tutt’Italia.Della loro azione, della loro vicenda -emblemati-ca della precarietà del lavoro e delle conseguenze drammatiche della sua perdita – se ne sono occupati diversi organi di informazione nazionale, come an-che ha fatto il quotidiano piacentino Libertà.Stranamente la loro storia non sembra aver colpito particolarmente l’opinione pubblica di Ponte e di Vi-golzone, nonostante il bel gesto dei sindaci di recarsi sotto il traliccio ferroviario, a testimoniare la loro so-lidarietà ai nostri due concittadini.Non ha notizia – e spero davvero di essere smentito – di iniziative intraprese nel nostro territorio, per un aiuto concreto verso le loro famiglie. Devo riconoscere la fatica e il disagio che provo mentre scrivo queste righe, perché anch’io apparten-go al numero di coloro che sono rimasti passivi e silenziosi per tutto quel non breve periodo.Credo che questo possa essere avvenuto (non cer-co giustificazioni ma spiegazioni) perché Oliviero Cassini e Carmine Rotatore non hanno , forse, radi-ci profonde nella nostra zona e quindi possa essere mancato loro quel sistema di legami (parenti, amici, conoscenti, relazioni) a cui molti di noi possono in-vece fare riferimento nei momenti di bisogno.La mancanza di punti d’appoggio, di un minimo di catena di solidarietà è una costante, accentuata, per le molte persone originarie di terre lontane che vivo-no, anche da tempo a Ponte e a Vigolzone.A parte gli imprenditori a cui essi si rivolgono in cer-ca di lavoro, a parte le parrocchie che rappresentano l’ultimo approdo della disperazione, noi pontolliesi o vigolzonesi “del sasso”, sappiamo e siamo interessati ben poco della loro vita. Qualcuno li ha chiamati gli “invisibili” perché anche se li incontriamo ogni gior-no, ai nostri occhi sono davvero tali e, purtroppo, mai definizione fu più calzante.Il fatto è che la crisi colpisce, da tempo, anche le no-stre zone e sempre più persone si trovano ai margini,

se non escluse, dal lavoro: giovani che non riescono a trovare occupazione, cinquantenni che la perdo-no, artigiani e piccoli imprenditori la cui attività cade verticalmente, ma anche mobilità e cassa integrazio-ne di lungo periodo rappresentano per molti l’anti-camera della non occupazione.E quando si allarga la platea delle persone, delle famiglie in difficoltà, si logora in parallelo anche quel senso di solidarietà, di comunità che potrebbe aiutare ad affrontare meglio giorni come quelli che stiamo vivendo. Probabilmente viene smentita anche la convinzione, spesso evocata dei nostri vecchi, secondo cui “quan-do eravamo più poveri ci aiutavamo di più”. Mah, non sono ancora così vecchio da poter confermare o smentire simili ricordi ma nel tempo presente mi pare che prevalga la logica dell’”ognuno per sé”.

Peraltro, anche Enzo Bianchi nel suo libro “Il pane di ieri” osserva che dove la fatica, la durezza della vita, la povertà rendono più chiusi, più egoisti, è più difficile far sopravvivere una realtà comunitaria.“L’Italia è una repubblica democratica fondata sul la-voro”, è l’incipit della nostra Costituzione. Ma se il lavoro viene meno che fine fa la res pubblica? Qua-le sorte attende la democrazia se sono sempre più numerosi gli uomini e le donne privati dal lavoro quotidiano?Non so che dire, non ho risposte, ma forse il punto da cui ripartire potrebbe collocarsi in un senso di responsabilità che ognuno deve avvertire e che ri-chiami ad un impegno per sé e per gli altri, per ogni altro.Sarebbe una premessa per provare a costituire un rinnovato senso di coinvolgimento e di partecipazio-ne comune.Perché, come ci ricorda don Lorenzo Milani, “sortire da un problema da soli è avarizia, sortirne insieme è politica”.Preciso che la concezione della politica di don Mila-ni non è certamente quella con cui oggi siamo abi-tuati a misurarci.

gianmarco ratti

L’opinione

Come era prevedibile l'intervento di Gianmarco Ratti sullo scorso numero del Ponte ha suscitato

commenti e polemiche, con il rischio di andare al di là delle problematiche reali affrontate anche se in modo un pò affrettato dall'articolo in questione.Tanti ragazzi e genitori si sono preoccupati per la ventilata chiusura dell'esperienza di Castagnola: la decisione di tornare anche quest'estate a Castagnola non può far dimenticare la necessità di adeguare la casa per rispettare i criteri di sicurezza e di abitabilità prescritti dalla legge. L'adeguamento richiede certa-mente una somma cospicua, a fronte di uno scarso utilizzo rispetto al passato, quando la casa rimaneva aperta per quasi due mesi estivi. Prima di chiudere definitivamente la permanenza a Castagnola, potre-mo esperire la possibilità di trovare altre realtà par-rocchiali o associative interessate all'uso della casa per altri periodi: diversamente diventa difficile pen-sare che sia possibile rimanere legati a quella casa e ai ricordi che porta con sé per tanti pontolliesi. Tor-niamo perciò a Castagnola, ma in attesa di decisioni definitive,in un senso o nell'altro. Per quanto riguar-da Teleponte, mi è giunto un lungo comunicato, fir-mato dai "collaboratori volontati di Teleponte", che è impossibile riportare per intero, a causa della sua lunghezza. Gli estensori mi hanno affidato il com-pito di riportare in sintesi il loro pensiero, cosa che faccio volentieri anche perché mi aiuta a chiarire il problema. Chi ha scritto la lettera, ha letto nelle righe di Ratti una svalutazione del lavoro portato avanti in questi ultimi anni da pochi e volenterosi volontati. Credo che il problema posto da Ratti non sia quello di svalutare l'operato gratuito di chi opera in condi-

Castagnola e Teleponte: parliamone

zioni davvero precarie, quanto quello di poter pro-porre un servizio valido in un contesto normativo decisamente mutato, e ancora in via di mutazione. Credo di poter affermare con sicurezza che il tempo delle televisioni locali è finito, se per locale inten-diamo una dimensione limitata come potrebbe es-sere il bacino di Ponte. Non sappiamo ancora bene come finirà la discussione sulle frequenze televisive, ma certamente potranno sopravvivere quelle televi-sioni che potranno contare su un bacino di utenza e su una capacità produttiva decisamente superiore a quella che Teleponte oggi è in grado di attivare. Quindi occorre alzare il livello, e della diffusione e della produzione: per questo occorrono risorse diverse e decisamente superiori alle attuali. Non è solo questione di soldi: in questi anni sono stati fatti investimenti e si sono ricevuti finanziamenti per cui non possiamo dire che Teleponte è stato un debi-to per la parrocchia. Tutto questo ha permesso la sopravvivenza della nostra emittente: ma di fronte alla necessità di fare un salto di qualità, e quindi di fronte a esigenze finanziarie molto più consistenti, non possiamo accontentarci dell'impegno, pur me-ritevole, di qualche volontario. Occorre perciò chiedersi se sia possibile percorrere altre strade, insieme ad altri, che permettano a Tele-ponte di rimanere un servizio alla comunità pontol-liese (a quella parrocchiale in particolare). Per que-sto occorre riprendere il problema e non fermarsi alle polemiche o alle rivendicazioni: si tratta di di-scutere, di progettare, di trovare soluzioni valide per il presente e per il futuro, per lo meno immediato.

Don Gigi Bavagnoli

I parroci

e i collaboratori del “Ponte”

augurano a tutti

Buona Pasqua

2223

Acqua, salute e scuola per i villaggi del Mali2 marzo 2012.

Folto pubblico alla serata di aggiornamento sulle at-tività che alcuni cittadini stanno portando avanti a

Sokoura, in Mali. Organizzata da Alì 2000, Pro Loco Vi-golzone, UPD Vigolzone e dall’associazione Culture per lo Sviluppo Locale e tenuta presso l’azienda agrituristi-ca la Tosa, la serata ha registrato gli interventi del sin-daco Rolleri, di Domitilla Steiner, Cristina Bertanza e Giorgio Lambri (Alì 2000, associazione di riferimento per ogni attività in Mali), di Gabriele Rasparini e Gian-carlo Bernazzani (UPD Vigolzone che devolverà parte dei suoi introiti alla causa) di Ferruccio Pizzamiglio (CSL, che ha offerto il ricco bouffet finale). Per la Pro Loco è intervenuto il presidente Camillo Ronda che dopo breve esposizione ha ceduto la parola ad Andrea Poggioli vicepresidente Pro Loco e a Fulvio Biondi, in-viati speciali sulla falesia abitata dai Dogon. Per questa gente, che ha imparato a vivere con niente e rischia la vita cercando l’acqua a decine di metri di profondità e deve arrendersi quando incontra la durissima roccia

della falesia contro la quale muscoli ed attrezzi manua-li nulla possono, gli interventi hanno, ad oggi, comple-tato due pozzi (Barikallà e Ouro Boubo). Altri sono in progetto (Giambeli, Dja) perché l’acqua resta l’emer-genza prima ma, ha spiegato Andrea, da quest’anno si amplia il raggio di intervento ad altre attività altrettanto essenziali: la sanità e la scuola. Per la sanità, Andrea ha consegnato al comune di Sokoura, in moneta locale, 975.000 CFA, corrispondenti a poco meno di 1500 €.

Sullo sfondo del castello, Adamà in posa col tradi-zionale costume

Il nodo che unisce in gemellaggio Vigolzone e Sokoura

La pubblicità del Togona Hotel

Sono risorse provenienti dal conto aperto dal Comune presso la banca di Piacenza (Comune di Vigolzone pro Mali, Codice IBAN IT20 E051 5665 500C C018 0008 420) da utilizzarsi per il “centro di sanità”. Altri 500 euro, provenienti da vari privati e consegnati ad Andrea con preghiera di metterli dove a suo giudizio servissero, sono stati consegnati alla direttrice della scuola privata cattolica George Biard nel comune di Bandiagara. La direttrice ha espresso il desiderio di stabilire, con le suole di Vigolzone, contatti epistolari per approfondire la conoscenza delle reciproche real-tà. Quale pegno riconoscente, la scuola ha donato ad Andrea alcuni drappi di un tessuto ruvido e dipinto con le maschere tradizionali che i Dogon indossano per le danze in alcune ricorrenze e che, oggi, sempre più spesso, indossano e danzano ad uso e consumo del curioso turista occidentale che fa trekking sulla fa-lesia. Il Mali, infatti, è ricercato come meta turistica per la sua falesia, per un suo fascino misterioso legato ai miti ed all’arte di questo popolo e all’incanto tutto immaginario di una città misteriosa, Timhuctu la città d’oro del medioevo. A questo iniziale, timido movi-

Ricevuta per il centro di sanità

Ricevuta per la scuola

mento di turisti, i Dogon hanno già reagito: si improv-visano guide lungo la falesia (ed è bene servirsene anche perché qualsiasi oggetto, un cumulo di sassi per esempio, può essere un “omolo”, un totem sacro, mes-so a protezione di tutto il villaggio e, anche solo sfio-rarlo, può esporre a gravi rischi … reali o scenografici che siano ...); qualcuno, come Adamà, si è inventato albergatore con tanto di biglietto da visita in cui com-pare, a mo’ di logo, la “casa della Parola” coi suoi tron-chi intarsiati che sostengono un tetto di paglia dove si riuniscono gli anziani sotto la guida dell’ogon, il custo-de della parola. Adamà ha voluto farci visita per cono-scere la terra gemellata … non ha saputo trattenere le lacrime, mi raccontano, quando, all’aeroporto italiano, si è trovato immerso in questa nostra vita così agevole ed agiata per molto più dell’indispensabile, rispetto alla sua quotidianità di polvere, insetti, calura, elettrici-tà ad intermittenza, benzina introvabile, mezzi di fortu-na che è una vera fortuna trovare, cibo scarso, acqua pulita che non c’è … ha posato per noi davanti alla fontana in piazza del municipio indossando l’abito tra-dizionale, da cui spuntano però jeans e felpa. L’abito tradizionale, fatto dello stesso ruvido tessuto dei drap-pi donati ad Andrea e dal colore della sabbia della sue montagne, è cucito e dipinto con le stesse tecniche: lunghe strisce alte 30 cm circa unite l’una con l’altra e dipinte con i colori fondamentali dei Dogon: bianco, nero e rosso. Sui drappi, uno dei quali è visibile alle scuole nuove, un altro lasciato presso l’agriturismo la Tosa sarà visibile in occasione delle serate Mali, com-

paiono le maschere rituali. Nel drappo si vede la ma-schera Kanaga, a doppia croce con due braccia rivolte verso l’alto e due rivolte verso il basso. Si dice rappre-senti i tre elementi, cielo, acqua e terra e la danza che la vede protagonista, con i suoi movimenti acrobatici fino a sollevare la polvere con la croce, vuole simbo-leggiare la sostanziale unità del cosmo. Cosmo di cui, i Dogon, sembrano avere una prodigiosa conoscenza risalente a tempi remoti (ed è uno degli elementi del fascino di questa gente). Una delle loro celebrazioni più misteriose ed affascinanti, si svolge esclusivamente ogni cinquanta, sessant’anni circa. È la festa del “Sigi” la cui ricorrenza precisa è determinata utilizzando come riferimento la stella Sirio B da noi scoperta nel 1862 e fotografata solo nel 1970 e che descrive un’or-bita di circa cinquanta, sessant’anni attorno a Sirio. Gli astronomi l’hanno classificata come nana bianca, stella molto piccola e molto densa. I Dogon sanno che c’è e la chiamano Po – Tolo con lo stesso nome con cui indicano il fonio, la varietà di miglio più piccola sim-bolo della fecondità. La prossima ricorrenza del “Sigi”dovrebbe essere nel 2020 quando la stella, anch’essa simbolo della forza fecondatrice proprio come il piccolissimo fonio, sarà in un preciso punto dell’orizzonte. Amma, il dio da cui l’antica tradizione fa discendere i Dogon, proviene dalla stella Po – Tolo. Amma creò l’universo con le stelle e le costellazioni. Poi creò Tenga, cioè la Terra, a forma di donna, con cui si accoppiò generando i Nommo, due esseri mezzo uomo e mezzo serpente, identificati come la forza vi-tale dell’acqua, e li inviò sulla terra a portare la Parola. Essi generarono otto figli, quattro maschi e quattro femmine che popolarono la terra ed impartirono, attra-verso la Parola, gli insegnamenti fondamentali, come la tessitura, la metallurgia e l’ agricoltura. Ed è il ser-pente Lebè ( sul drappo nella foto identificabile proba-bilmente nell’unica maschera di profilo e sui trampoli), che tutte le notti va a leccare l’hogon, il vecchio depo-

2425

sitario delle conoscenze, per infondergli la Parola. L’hogon passa la sua giornata nella Togu – na (letteralmente riparo madre) ma è comunemente tradotto come la casa della parola. È un tetto di paglia sorretto da nove pilastri, otto esterni decorati ognuno con i simboli di un antenato ed uno interno non decorato. La tettoia è molto bassa e vi si può stare solo sdraiati o seduti. Appositamente è così. È la casa della parola, lì si prendono decisioni, si discute … secondo la tradizione Dogon, una buona craniata contro l’intelaia-tura di legno è il sistema più efficace per ri-condurre alla ragione chi, preso dalla foga di una discussione, scattasse in piedi per im-porre il suo parere con mezzi diversi da quelli ammessi: la parola … La Togu – Nà è l’edificio più importante del villaggio, ne rappresenta la testa e non solo metaforicamente. In ogni villaggio Dogon infatti, le diverse costruzioni, oltre a rap-presentare una qualche parte del corpo umano, nell’insieme sono disposte a formare, viste dall’alto, una figura umana sdraiata sul dorso … a guardare quelle stelle dalle quali è venuta la conoscenza sotto forma di parola?… ad indicare che l’uomo è polvere e sta nella polvere ma aspira alle stelle? … forse, più semplicemente e più uma-namente, un prudente tributo di riconoscenza e muta preghiera permanente rivolta a quel cosmo immensamente pericoloso per la pochezza dell’uomo, consapevole di dipendere dalla sua benevolenza, dai suoi cicli … i Tellem, gli antenati piccoli (forse pigmei) e dalla pelle rossa che per primi abitarono la falesia dentro piccole ed inacces-sibili grotte in cui oggi i Dogon nascondono i loro morti calandoli con corde, non sono più … passeranno anche i Dogon … sta nell’ordine delle cose … lo sa ogni ogon, visitato e leccato ogni notte dal serpente Lebè che infon-

de e conserva la parola.

Queste le antiche tradizioni che sono state documentate scientifi-camente da due antropologi Marcel Griaule e Germaine Dieterlen che sono rimasti fra i Dogon circa trent’anni, fino al 1956. Sono ancora tramandate oralmente dagli ogon e ancora le pratiche ani-mistiche sopravvivono nei villaggi. Col tempo però, tendono a sfumare nel folclore e, sedotte dalla curiosità dei ricchi turisti oc-cidentali, diventano lo spettacolo che insaporisce di mistero ogni trekking ben organizzato che, puntando su Timbuct la mitica città d’oro, scende dalla falesia e fa tappa negli sperduti villaggi del

“popolo delle stelle” come sono anche chiamati i Dogon. È un flusso che si porta via legni intarsiati un tempo sacri e dedicati al culto e lascia, in cambio, pochi soldi ed il fasci-no insidioso di una ricchezza inarrivabile. Inesorabilmente, assorbita nel nostro universo di merci, questa saggezza che ha funzionato e a suo modo forse anche bene, quando il popolo delle stelle doveva affrontare la sopravvivenza nel deserto e nella savana con la sola, minima dotazione di muscoli e cervello, si rivela sempre più, alle nuove genera-zioni, priva della forza necessaria a sostenere le nuove esi-genze. Sono popolazioni che professano, per il 90% circa un Islam moderato e, perfino democratico. La colonizza-zione musulmana risale al nono secolo dopo cristo e, oggi i cattolici, presenti dalla fine del 1800, rappresentano poco meno del 2% della popolazione. Le missioni sono orga-

nizzate in una arcidiocesi, cinque diocesi, 150 circa sacerdoti, una sessantina di scuole, una trentina di istituti di beneficienza, poco meno di trecento suore. La presenza delle nostre associazioni là, il gemellaggio di Vigolzone con il popolo delle stelle di Sokourà, va nella direzione di mettere qualche piccolo essenziale mattone per alleggerire la lotta quotidiana per la sopravvivenza. Garantire acqua con sistemi che non richiedono attrezzature e competenze tecniche che molto difficilmente, almeno per ora, possono essere rese disponibili sul posto, sostenere la scuola e la salute significa, da un lato, restituire tempo prezioso impiegabile per altre attività ed incrementare così un minimo di processo economico,dall'altro valorizzare e sostenere l'unica risorsa veramente critica di ogni civiltà, le persone.

Ennio Torricella

2627

Le tante attività della Proloco di Vigolzone

Sala gremita per la Proloco di Vigolzone che mer-coledì 14 marzo ha presentato agli amici e soci

presenti il bilancio delle attività per il 2011. Il Presi-dente Camillo Ronda attorniato dagli altri membri del direttivo ha prima di tutto salutato le tante “signore dei tortelli” presenti in sala che, con grande impe-gno, mettono il loro tempo a disposizione per prepa-rare i tortelli proposto all'annuale Festa del Tortello che si tiene nel mese di luglio nello stadio comunale del capoluogo.Tante le iniziative elencate da Camillo che tra il serio ed il faceto invitava don Piero Lezoli a benedire le attività del sodalizio, affinché tutto possa procedere come da programma e poter quindi continuare ad erogare contributi alle cause sostenute della Proloco.Ronda ha elencato le tante iniziative alle quali par-tecipano in varie forme durante l'anno: il Carnevale in Val Nure, Sotto le Stelle in Piazza Castello, i Babbi Natale, lotterie e tombolate varie, le uscite alla casa di cura Balderacchi e alla Caritas di Piacenza, la co-pertura delle spese di riscaldamento della chiesa di Vigolzone, contributi e supporto a tutte le associazio-ni del comune che aiutano la Proloco durante la festa del Tortello e durante le altre iniziative.Su alcune attività Ronda si è soffermato maggior-mente: il grande successo per il torneo organizzato dall'UPD Vigolzone, il cui contributo è stato devoluto alla costruzione di un pozzo nel Mali; il Torneo Ga-ratti, sempre organizzato dall'UPD Vigolzone, il cui incasso è andato al sostegno del settore giovanile della squadra di calcio; il grande successo interna-

zionale di pubblico e di partecipanti rappresentato dal campionato mondiale di Rottweiler organizzato a fine ottobre ed il cui ricavato è andato al Vigol-zone calcio ed ad importanti interventi sul campo sportivo S. Mario; la Fiera d'Autunno che alla sua seconda edizione sta avendo un successo ogni oltre aspettativa ed il cui ricavato è andato a sostegno del settore giovanile dell'UPD Vigolzone; i mobili donati alla scuola materna Orfani di Guerra con i quali è stata arredata una nuova aula dell'asilo; il container di viveri donato alle suore del Buon Pastore che lo hanno poi spedito in Eritrea, i forti investimenti in nuove attrezzature per rendere ancora più efficienti le cucine della Festa del Tortello.Senza nulla togliere al lungo elenco di attività ed ini-ziative, i fiori all'occhiello di Camillo Ronda, del di-rettivo e di tutti i volontari della Proloco sembravano essere almeno tre: l'aiuto economico fornito a due ragazze meno fortunate che necessitano di medicina-li molto costosi; la gestione dello stadio comunale di Vigolzone che costa grande fatica e che necessita for-ti investimenti diretti della Proloco oltre al contributo dell'Amministrazione Comunale, ma che ha visto la struttura rinnovata, attrezzata con un nuovo pozzo per l'irrigazione finanziato dall'Amministrazione Co-munale e con un terreno di gioco da fare invidia agli stadi di serie A. I pozzi nel Mali hanno sempre un posto speciale nel cuore della Proloco ed in spe-cial modo di Andrea Poggioli, che almeno una volta l'anno torna volentieri nel paese africano per seguire personalmente i lavori di completamento dei pozzi

finanziati dalla Proloco, dalle altre associazioni, dai cittadini e dall'Amministrazione Comu-nale di Vigolzone.Presenti alla serata don Piero Lezoli ed il sindaco di Vigol-zone Francesco Rolleri insie-me ad alcuni suoi assessori. Nei loro interventi, sia don Piero, sia il sindaco Rolleri hanno evidenziato l'importan-za del lavoro della Proloco e della necessità di continuare a lavorare tutti insieme, cittadini e associazioni, per il bene co-mune di Vigolzone.Appuntamento quindi ai tor-nei organizzati dall'UPD Vi-golzone calcio, efficacemente presentati dal presidente della squadra Gabriele Rasparini.

Loris Caragnano

U.P.D. VIGOLZONE 1968: divertimento e solidarietà

Un programma di tutto rispetto quello della società calcistica del capoluogo che animerà lo stadio comu-nale di Vigolzone da lunedì 14 maggio a lunedì 4 giugno. Un girone di Allievi 95 Nazionali, un girone

di Allievi 95 Regionali e due gironi di Dilettanti, come sempre gestiti ed organizzati dal presidente dell'UPD Vigolzone Gabriele Rasparini dai suoi calciatori, dai volontari della Proloco di Vigolzone e di buona parte delle associazioni attive sul nostro territorio.“La grossa e bella novità di quest'anno” dice Rasparini “è che il comitato F.I.G.C. di Piacenza ha deciso di far disputare la finale di Coppa Coni di Terza Categoria in una serata del torneo (Giovedì 24 Maggio ore 20,30).Buon divertimento a tutti. Loris Caragnano

3° Memorial Giovanni Poggioli - Calendario GareLunedì 14 Maggio - Allievi 95 Regionali: Ore 19,00 e Ore 20,40 Martedì 15 Maggio - Dilettanti: Ore 19,45 e Ore 21,20 Mercoledì 16 Maggio - Allievi 95 Nazionali: Ore 19,00 e Ore 20,40 Giovedì 17 Maggio - Dilettanti: Ore 19,45 e Ore 21,20Venerdì 18 Maggio - Allievi 95 Regionali: Ore 19,00 e Ore 20,40 Sabato 19 Maggio - Dilettanti: Ore 19,45 e Ore 21,20 Domenica 20 Maggio - Allievi 95 Nazionali: Ore 19,00 e Ore 20,40 Martedì 22 Maggio - Dilettanti: Ore 19,45 e Ore 21,20 Mercoledì 23 Maggio - Allievi 95 Regionali: Ore 19,00 e Ore 20,40 Ore 22,15: Premiazioni Categoria Allievi Regionali Giovedì 24 Maggio Ore 20,30: Finale di coppa Coni Terza CategoriaVenerdì 25 Maggio - Allievi 95 Nazionali: Ore 19,00 e Ore 20,40 Ore 22,15: Premiazioni Categoria Allievi Nazionali Sabato 26 Maggio - Dilettanti: Ore 19,45 e Ore 21,20 Martedì 29 Maggio - Dilettanti: Ore 19,45 e Ore 21,20 Giovedì 31 Maggio - Ore 19,45 e Ore 21,20: Semifinale Dilettanti Lunedì 4 Giugno - Ore 19,45: Finale Dilettanti 3° e 4° POSTO Ore 21,20: Finale Dilettanti 1° e 2° POSTO A SEGUIRE LE PREMIAZIONI

Diciannove i punti all’ordine del giorno. Approvato, al punto 6, una modifica al regolamento per la gestione del nido di infanzia relati-

vamente alle modalità di ammissione di nuovi iscritti ed alla formazione delle graduatorie, mentre il punto sette ha confermato, inalterato rispetto al 2011, l’importo del gettone di presenza per i consiglieri comunali. La minoranza ha comunicato, in proposito, la scelta di devolvere il relativo importo loro spettante, per la scuola G. Biard di Bandagara in Mali. Al punto 8 è stata approvata, con il voto contrario della minoranza, la vendita del vecchio mulino di Villò. Sono state infatti completate le complesse procedure burocratiche legate alla sua condizione di edificio storico e per il c entro della frazione si apre la concreta possibilità di una sua riqualifi-cazione, nel rispetto di tutti i vincoli posti dalla Sovrintendenza, con la ristrutturazione del mulino che sarà in parte trasformato in centro polivalente ad uso dei cittadini, e d in parte in edifici ad uso residenziale e non.Ai punti 10 e 11 sono stati approvati, con il voto contrario della minoranza, le aliquote IMU e l’addizionale comu-nale IRPEF. Per l’IMU è stata adottata l’aliquota di base dello 0,4% sulla prima casa, mentre, per gli altri immobili sale allo 0,76 %. L’addizionale comunale IRPEF è stabilita allo 0,68% con una soglia di esenzione totale a 10.000 euro. Al superamento di tale soglia, l’IMU è dovuta sul reddito totale. Approvato, al punto 13, il programma di opere pubbliche per il triennio 2012 – 2014. Il programma prevede, per il triennio, un impegno di 300. 000 euro. Per il 2012 è prevista la riqualificazione dell’edifico delle vecchie scuole per un impegno di 100. 000 euro con la realizzazione del centro civico. Per gli anni successivi è prevista la realizzazione della pista ciclabile. Infine, al punto 14, approvazione del bilancio di previsione 2012 - 2014. Sono previste entrate, per il 2012, pari a 3.451.180, mentre per gli anni successivi si registra una riduzione consistente (intorno ai 2.700.000 per gli anni 2013 e 2014).

Dal Comune di Vigolzone

2829

Crostata alla crema di limone con fragole e lamponi

Rubrica di cucina

Ingredienti

a cura di Antonietta Spelta

Per la crema al limone:nr. 2 tuorli d'uovonr. 2 cucchiai di fecolanr. 3 cucchiai di zucchero semolatoml 200 di lattenr 1 limone biologico.

Per decorare: - un cestino di fragole e uno di lamponi- qualche cucchiaio di gelatina di albicocca (si tro-va nei nostri supermercati nel reparto delle mar-mellate e confetture) - zucchero a velo.

per la base di pasta frolla:gr. 500 farina di frumento 00gr. 250 burrogr. 200 zucchero semolatonr. 3 uova ( due tuorli e uno intero)un cucchiaio di buccia di limone biologico grattugiataun cucchiaino da tè di lievito in polvere.

Questa dose basta per due torte piccole (diametro 22/24 cm.).

PROCEDIMENTOPrepariamo la pasta frolla: setacciamo la farina su una spianatoia, facciamo una fontana mettendo al centro il burro a pezzetti, lo zucchero, le uova, la buccia di limone e il lievito. Mescoliamo tutti gli ingredienti velocemente per non scaldar-li fintanto che non sono ben amalgamati. Ricaviamo due palle. Lasciamo riposare per un'oretta in frigorifero. Imburriamo una tortiera passandoci poi una spolverata di farina, riprendiamo il nostro impasto e lo stendiamo una palla con un mat-tarello dello spessore di circa mezzo centimetro. Mettiamo la sfoglia ottenuta nella tortiera tenendo il bordo leggermente rialzato. Ritagliamo un disco di carta forno, lo appoggiamo sulla nostra base (che avremo leggermente bucherellata con uno stuzzicadenti o con i rebbi di una forchetta) e versiamo sulla carta forno dei fagioli o anche del sale grosso (questa operazione serve per non far alzare la pasta durante la cottura). Inforniamo per 20 minuti circa a 170 gradi. Togliamo la torta dal forno, togliamo i fagioli e la carta forno, rimettiamo nel forno 5 minuti per farla dorare e asciugare bene. Toglia-mo delicatamente la base dalla teglia. Con la frolla rimasta possiamo fare un'altra base o usarla per realizzare dei biscotti.

Prepariamo la crema: facciamo scaldare il latte in un tegamino; montiamo bene i tuorli con lo zucchero, aggiungiamo la fecola e qualche cucchiaio di latte. Mescoliamo bene con una frusta e quando il composto è ben liscio, versiamo tutto il latte e mettiamo sul fuoco. Aggiungiamo la scorza del limone grattugiata e quando la crema sta per rapprendersi, aggiun-giamo anche il succo del limone e togliamo dal fuoco e facciamo raffreddare.

Per assemblare: mettiamo la base della torta su un piatto per dolci, versiamo nella base la nostra crema, laviamo fragole e lamponi e decoriamo la nostra torta. Sciogliamo due o tre cucchiai di gelatina sul fuoco con poca acqua e con un pennellino la spalmiamo bene sulla frutta. Spolveriamo leggermente di zucchero a velo.

(foto e decori di Albertina Castilletti)

Vigolzone: prevenzione ed informazione contro gli incidenti stradali“Dritto al Cuore” è il motto scelto per proseguire con questa splendida campagna informativa, che è nata con

Croce Bianca di Piacenza e che ha coinvolto tante persone ed associazioni come A.N.P.A.S., Lions, e tutte, ovviamente, le forze dell'ordine.Il progetto è stato indirizzato, in primis, verso le scuole, dove ha catalizzato un forte interesse tra i giovani: sono oltre 4 mila i ragazzi impegnati; moltissimi collaborano con Croce Bianca, e tanti sono diventati dei volontari nelle varie Pubbliche Assistenze del territorio. Le statistiche parlano chiaro, e dicono che sono proprio loro, i nostri giovani, ad essere i più disciplinati alla guida. Croce Bianca e tutti gli enti coinvolti nel progetto seguitano comunque a promuovere un lavoro di prevenzione, sia negli istituti scolastici, sia tra gli adulti ed accolgono sempre con grande favore le iniziative, come quella del Comune di Vigolzone, di promuovere serate sul tema della sicurezza stradale. Paradossal-mente sono le persone più adulte che hanno bisogno di essere educate, ma non se ne rendono conto. Si continua a pensare alle stragi del Sabato sera, ma quelle, grazie a Dio, fanno parte di una realtà ormai su-perata, tranne le eccezioni. Nonostante tutto, c'è disinformazione e tanta presunzione nelle proprie capacità di guida. E' vero ciò che si è detto: è una lotta più dura di un diamante. Bisogna avere l'umiltà - tutti nessuno escluso - di mettersi in gioco ed accettare che tutti possiamo essere potenziali killer: basta poco, davvero poco, per commettere "quel maledetto" sbaglio.La sensibilizzazione è il primo passo. Accettare di essere sensibilizzati è segno di intelligenza.Lo scorso martedì 6 dicembre, presso il centro civico di Vigolzone sono intervenuti: il dott. Giancarlo Car-rara Presidente di Croce Bianca (che ha anche parlato dell'effetto dell'alcool e delle sostanze stupefacenti nell'uomo); Tino Testa direttore sanitario di Croce Bianca, la dott.ssa Maby Bosco comandante Polstrada di Piacenza, il Tenente Filippo Lo Franco ed il Maresciallo Alessio Federici dei Carabinieri di Piacenza, Marco Arodotti Comandante della Polizia Municipale Unione Valnure e Valchero, Paolo Rebecchi coordinatore pro-vinciale A.N.P.A.S., Alberto Negri coordinatore della formazione Croce Bianca, Giorgio Villa presidente P.A. Valnure, Daniele Fava e l'avv. Claudio Tagliaferri dei Lions. I relatori hanno toccato svariati argomenti tra i quali i pericoli della guida in stato di ebrezza e sotto l'effetto degli stupefacenti, l'alto tasso di incidenti causati dall'uso del telefonino, dal mancato rispetto delle distanze di sicurezza ed i danni provocati dal non utilizzo delle cinture da chi guida e dai passeggeri (anche quelli trasportati sui sedili posteriori), l'importanza che ricopre il controllo della velocità sulle nostre strade, la re-sponsabilità e le conseguenze in caso di incidenti.In tutti gli interventi è emersa l'importanza di educare e di comunicare perché guidare è potenzialmente pericoloso per sé e per il prossimo.Educare e comunicare: è l’anima di ogni società che affida l’efficacia dei suoi divieti alla convinzione più che alla repressione. È una riflessione personale e mi suggerisce l’utilità di educare da subito alla sicurezza stradale, quando la strada la si può frequentare esclusivamente a piedi e accompagnati. Presumo che, se si intuisce da piccoli che la strada non è un parco giochi, per analogia, quando la si frequenterà motorizzati, si avrà qualche freno ad utilizzarla come una pista.

3031

Grassi Giuseppina (Pinella) ved. Moian.22.05.1921-m.12.02.2012

Ricordiamoli

Rocca Angiola ved. Roccan.01.05.1920-m.04.02.2012

Colombi Marian.07.09.1920-m.10.02.2012

Trabacchi Guidon.03.09.1922-m.19.03.2012

Paganini Rosan.10.11.1928-m.02.03.2012

Rebecchi Maria (Mariuccia)in Albertazzi

n.23.10.1952-m.04.03.2012

Calandroni Frandina ved.D’Onofrion.20.06.1923-m.22.03.2012

Lunini Dinon.11.10.1933-m.13.03.2012

Franchi Alda ved. Guastin.18.12.1921-m.11.03.2012

Trabacchi Guidon.27.07.1940-m.24.03.2012

Mondani Zelinda ved. Carinin.28.09.1926-m.23.03.2012

32