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11.6.20 03 Impianti a gas per uso domestico. Disposizioni di sicurezza PRIMA PARTE L’utilizzo di gas combustibili, negli ambienti domestici, è ormai diventata una normale consuetudine. Forse per questo, a volte non si presta la dovuta attenzione al suo impiego, ormai famigliare, che ci accompagna nella vita quotidiana e ci consente, di volta in volta, di soddisfare svariate esigenze quali cucinare, produrre acqua calda sanitaria, riscaldare o addirittura raffrescare le nostre case, nel periodo estivo, per mezzo di apparecchi particolari quali gli assorbitori a fiamma diretta. Tutti questi servizi vengono soddisfatti, in molti impianti, per mezzo di questo prezioso e all’apparenza, “docile” elemento, con un gesto molto semplice come quello di accendere una fiamma. Certamente, nel corso della sua lunga evoluzione, l’uomo ha imparato a conoscere, a regolare e a controllare sia il fuoco sia le fonti energetiche da cui è più facile ottenerlo, riuscendo a rendere tali elementi importanti e preziosi alleati nello svolgimento delle attività quotidiane. E’ tuttavia necessario ricordare che il fuoco, in antichità, era talmente prezioso da essere ritenuto addirittura “sacro”, e per questo motivo era perennemente sorvegliato dalle “Vestali”, sacerdotesse devote appunto alla dea Vesta, le quali avevano il compito specifico di impedire che il fuoco si spegnesse…nonché, molto probabilmente, anche quello di controllare che non si diffondesse. Nell’uno e nell’altro caso, gli effetti, come riportato in diverse cronache storiche, potevano essere catastrofici. I nostri antenati, infatti, erano ben consapevoli che il fuoco poteva essere controllato o regolato ma non si illudevano di poterlo “dominare”. Oggi, grazie anche alla diffusione di fonti energetiche quali il gas naturale, il fuoco ha perso l’aurea sacralità di un tempo e nelle nostre case, come negli impianti industriali, le “Vestali” sono state sostituite da impersonali, ma non meno importanti, dispositivi di regolazione e controllo, normalmente a corredo delle apparecchiature. Questi dispositivi rappresentano il frutto della ricerca tecnologica per mezzo della quale l’uomo, superati i miti, si è sostituito ad essi nel dominio dei fenomeni. La tecnologia da sola, tuttavia, non basta ad assicurare

Impianti a Gas Per Uso Domestico. Disposizioni Di Sicurezza

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11.6.2003

Impianti a gas per uso domestico. Disposizioni di sicurezza

PRIMA PARTE

L’utilizzo di gas combustibili, negli ambienti domestici, è ormai diventata una normale consuetudine.Forse per questo, a volte non si presta la dovuta attenzione al suo impiego, ormai famigliare, che ci accompagna nella vita quotidiana e ci consente, di volta in volta, di soddisfare svariate esigenze quali cucinare, produrre acqua calda sanitaria, riscaldare o addirittura raffrescare le nostre case, nel periodo estivo, per mezzo di apparecchi particolari quali gli assorbitori a fiamma diretta.Tutti questi servizi vengono soddisfatti, in molti impianti, per mezzo di questo prezioso e all’apparenza, “docile” elemento, con un gesto molto semplice come quello di accendere una fiamma.Certamente, nel corso della sua lunga evoluzione, l’uomo ha imparato a conoscere, a regolare e a controllare sia il fuoco sia le fonti energetiche da cui è più facile ottenerlo, riuscendo a rendere tali elementi importanti e preziosi alleati nello svolgimento delle attività quotidiane.E’ tuttavia necessario ricordare che il fuoco, in antichità, era talmente prezioso da essere ritenuto addirittura “sacro”, e per questo motivo era perennemente sorvegliato dalle “Vestali”, sacerdotesse devote appunto alla dea Vesta, le quali avevano il compito specifico di impedire che il fuoco si spegnesse…nonché, molto probabilmente, anche quello di controllare che non si diffondesse.Nell’uno e nell’altro caso, gli effetti, come riportato in diverse cronache storiche, potevano essere catastrofici.I nostri antenati, infatti, erano ben consapevoli che il fuoco poteva essere controllato o regolato ma non si illudevano di poterlo “dominare”.Oggi, grazie anche alla diffusione di fonti energetiche quali il gas naturale, il fuoco ha perso l’aurea sacralità di un tempo e nelle nostre case, come negli impianti industriali, le “Vestali” sono state sostituite da impersonali, ma non meno importanti, dispositivi di regolazione e controllo, normalmente a corredo delle apparecchiature.Questi dispositivi rappresentano il frutto della ricerca tecnologica per mezzo della quale l’uomo, superati i miti, si è sostituito ad essi nel dominio dei fenomeni.La tecnologia da sola, tuttavia, non basta ad assicurare l’ottenimento di tale risultato e il “dominio”, qualche volta, può non essere sicuramente garantito.Per un’applicazione efficace e corretta, infatti, le tecnologie necessitano di opportune regole impiantistiche e norme di buona tecnica: regole di progettazione, di costruzione, d’installazione, di manutenzione ecc. L’abbinamento è inscindibile.Tali regole e norme tecniche riguardano anche l’utilizzo di gas combustibili.Di seguito riportiamo, in ampia sintesi, i contenuti delle principali disposizioni legislative e normative che ne disciplinano l’utilizzo.

In Italia, l’utilizzo di gas combustibili, per usi domestici e similari, è soggetto, innanzi tutto, all’applicazione della Legge 6/12/71 n° 1083 (Norme per la sicurezza dell’impiego del gas combustibile), di cui citiamo nel seguito i punti principali..La Legge, all’articolo 1, specifica che "i materiali, gli apparecchi, le

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installazioni e gli impianti alimentati con gas combustibile, per uso domestico ed usi similari, devono essere realizzati nel rispetto delle regole specifiche di buona tecnica per la salvaguardia della sicurezza".Sempre per la salvaguardia della sicurezza, l’articolo 2 della legge prescrive, per le imprese di produzione e di distribuzione di combustibili gassosi, l’obbligo di "odorizzare" i gas combustibili, mediante particolari sostanze che conferiscono agli stessi un odore caratteristico.In caso di dispersione accidentale di gas la prescrizione sopraccitata, che vale sia per i gas combustibili distribuiti mediante condotte, sia per quelli forniti in bidoni o piccoli serbatoi, consente di avvertire la presenza di gas combustibile prima che si possano creare condizioni di pericolo per esplosività o tossicità.All’articolo 3, la Legge precisa che "i materiali, gli apparecchi, le installazioni e gli impianti di cui all’articolo 1 precedentemente citato, realizzati secondo le norme specifiche per la sicurezza, pubblicate dall’Ente Nazionale di Unificazione (UNI), in tabelle con la denominazione UNI - CIG, si considerano effettuati secondo le regole della buona tecnica per la sicurezza. Le predette norme sono approvate con Decreto del Ministero per l’industria, il commercio e l’artigianato, (ora Ministero delle attività produttive) e pubblicate su Gazzetta Ufficiale".Sempre a proposito di "salvaguardia della sicurezza" si ricorda, infine, che la Legge 1083/71 è una legge con risvolti "Penali" che all’articolo 5 prevede appunto, per i trasgressori, sanzioni quali l’ammenda o l’arresto fino a due anni.

Gli impianti a gas, realizzati in edifici adibiti ad uso civile, (così come gli impianti elettrici, gli impianti radio televisivi, gli impianti di riscaldamento, gli impianti idrosanitari, gli impianti di sollevamento e gli impianti di protezione antincendio) sono soggetti anche all’applicazione della Legge 5/3/90 n. 46 (Norme per la sicurezza degli impianti) ed ai relativi Regolamenti di Attuazione, tra cui ricordiamo, in particolare, il D.P.R. 447/91, il D.P.R. 392/94 ed il DPR 218/98.La Legge 46/90 ha introdotto importanti novità tra le quali ricordiamo:• l’obbligo dell’abilitazione per le imprese installatrici, necessaria alle stesse per realizzare, modificare o eseguire la manutenzione straordinaria degli impianti; • l’obbligo, sempre per le imprese installatrici, di rilasciare, alla fine dei lavori, la “Dichiarazione di Conformità”, completa dei relativi "Allegati Obbligatori"; • l’obbligo, per il cliente finale, di rivolgersi sempre ad "Imprese Abilitate".

Relativamente alla realizzazione ed alla sicurezza degli impianti, la Legge 46/90, all’articolo 7, analogamente alla Legge 1083/71, ribadisce che "le imprese installatrici sono tenute ad eseguire gli impianti a regola d’arte, utilizzando allo scopo materiali, componenti ed apparecchi, parimenti costruiti a regola d’arte". Lo stesso articolo precisa che "i materiali, i componenti e gli impianti, realizzati secondo le norme tecniche di sicurezza dell’Ente Nazionale di Unificazione (UNI), e del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), nonché nel rispetto di quanto prescritto dalla legislazione tecnica vigente in materia, sono considerati costruiti a regola d’arte".Il DPR 447/91 ha stabilito, inoltre, che l’impianto a gas, a valle del punto di consegna, è costituito "dall’insieme delle tubazioni e dei loro accessori fino agli apparecchi di utilizzazione, dall’installazione degli apparecchi, dalle predisposizioni per la ventilazione dei locali e dalle predisposizioni per l’evacuazione dei prodotti della combustione".

Ai sensi delle disposizioni di legge sopraccitate, la specifica norma UNI di

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riferimento, per quanto riguarda gli impianti a gas ad uso domestico, con apparecchi di portata termica singola nominale non maggiore di 35 kW, alimentati da rete di distribuzione, è la norma UNI - CIG 7129, di cui l’Ente Nazionale di Unificazione (UNI) ha pubblicato, nel Dicembre 2001, la terza edizione.La prima pubblicazione, risalente al mese di Ottobre del 1972, fu recepita, ai sensi della Legge 1083/71, e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, con Decreto Ministeriale del 23 Novembre 1972.La norma, fin dalla prima versione, elencava i criteri per la progettazione, l’installazione, la messa in servizio e la manutenzione degli impianti domestici, alimentati rispettivamente con: • gas combustibile della Ia famiglia, più noto come gas manifatturato o gas di città; • gas combustibile della IIa famiglia, nella quale troviamo il gas naturale, generalmente denominato Metano; • gas combustibile della IIIa famiglia alla quale appartengono i GPL, o gas di petrolio liquefatti.

Il suo ambito di applicazione copre rispettivamente i seguenti aspetti: • costruzione e rifacimento di impianti, o parte di essi, a valle del contatore;

• installazione di apparecchi con portata termica nominale singola non maggiore di 35 kW (30.000 kCal); • ventilazione dei locali nei quali sono installati gli apparecchi; • evacuazione dei prodotti della combustione.

Di seguito vengono riportate le principali prescrizioni dettate per ogni singolo capitolo sopraccitato.

Costruzione e rifacimento di impianti o parte di essiRelativamente a questo punto la norma riporta, in primo luogo, le prescrizioni relative ai materiali che possono essere utilizzati.Essi sono rispettivamente l’acciaio ed il rame.In alternativa a tali materiali, per i soli tratti interrati, è consentito impiegare il polietilene.Le giunzioni delle tubazioni d’acciaio possono essere realizzate mediante saldatura o filettatura.La filettatura, che può prevedere l’impiego di materiali di tenuta quali, ad esempio, nastro di politetrafluoruro di etilene (comunemente definito "teflon"), non è però ammessa nei locali ciechi, vale a dire privi di qualsiasi apertura (finestre, porte finestre, aperture permanenti di ventilazione ecc.) rivolta verso l’esterno.Per le tubazioni in rame sono ammesse giunzioni per "brasatura capillare", che in funzione del tipo di materiale d’apporto impiegato può essere “dolce” (leghe di stagno), oppure "forte" (leghe d’argento), nonché l’utilizzo di giunzioni meccaniche smontabili. Per queste ultime, come nel caso precedente dell’acciaio, sono previste alcune limitazioni relative al divieto di impiego in locali ciechi e nei tratti interrati.Per quanto riguarda, infine, le tubazioni di polietilene, la norma precisa che per tale materiale possono essere adottate solo giunzioni saldate, nelle due varianti possibili (saldatura di testa oppure saldatura con elementi elettro saldabili).Relativamente ai criteri di posa degli impianti viene stabilito che, in linea di principio generale, le tubazioni debbano essere collocate "in vista".Con particolari precauzioni e limitazioni sono tuttavia consentite la posa "interrata" (sotto giardini, cortili, ecc) nonché la posa "sottotraccia".Quest’ultima tipologia di posa è tuttavia vietata sulle pareti esterne

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dell’edificio. In entrambi i casi il percorso delle tubazioni deve essere facilmente individuabile e segnalato.Nel primo caso, (tratto di impianto interrato) la tubazione deve essere posata ad almeno 60 cm di profondità; qualora la profondità di posa prevista non possa essere rispettata è necessario adottare ulteriori protezioni quali ad esempio un contro tubo di acciaio o appositi manufatti di protezione (ad esempio coppelle in conglomerato cementizio). L’individuazione e la segnalazione della direttrice del tratto di tubazione interrata può avvenire mediante l’utilizzo di paletti o pozzetti.Nel secondo caso (impianto sotto traccia), la tubazione può essere, appunto, collocata in una "traccia", realizzata nelle pareti interne o nei pavimenti, purché sia opportunamente protetta con una copertura di malta di cemento. In alcuni casi, quali ad esempio la posa in pareti di mattoni forati, è richiesta, ad ulteriore protezione, l’ausilio di una guaina.La presenza di eventuali giunzioni filettate, o meccaniche, lungo il percorso comporta l’obbligo di installare, in corrispondenza delle giunzioni stesse, delle scatole ispezionabili non a tenuta. Per questa tipologia impiantistica è prevista la posa delle tubazioni in una zona predefinita. Le tubazioni, infatti, devono essere posate ad un distanza non maggiore di 200 mm dagli spigoli delle pareti e dei pavimenti paralleli alla tubazione.Limitatamente ai tratti terminali, per l’allacciamento degli apparecchi, sono ammessi anche percorsi diversi la cui lunghezza, però, deve risultare il più breve possibile.Al fine di individuare comunque facilmente il percorso delle tubazioni, la norma prescrive di adottare elementi che ne segnalino la presenza.Le tubazioni di adduzione del gas devono essere protette anche negli attraversamenti.Nel caso di attraversamenti di intercapedini non ventilate, locali con pericolo d’incendio (ad esempio box), oppure pareti, è prevista la protezione della tubazione mediante opportune guaine che, a seconda del tipo di struttura da attraversare, devono essere rispettivamente di acciaio, di materiale incombustibile o di materiale autoestinguente.Tra i componenti necessari alla corretta realizzazione dell’impianto rivestono un ruolo fondamentale i dispositivi di intercettazione (rubinetti).La norma prevede, infatti, l’installazione obbligatoria di un dispositivo generale di intercettazione, solitamente da installare immediatamente all’ingresso dell’unità abitativa, o sul balcone facente parte dell’unità abitativa stessa, nonché di altri dispositivi di intercettazione ubicati a monte di ciascun apparecchio di utilizzazione alimentato dall’impianto.I dispositivi di intercettazione devono essere installati in posizione visibile e facilmente accessibile, per consentire di intervenire rapidamente in caso di necessità.Una volta terminata la posa dell’impianto, prima di installare gli apparecchi, la norma specifica che si deve procedere al collaudo, mediante un prova di tenuta, alla pressione di 100 mbar (1.000 millimetri di colonna d’acqua).Chiaramente, nel caso di impianti che presentano tratti interrati o sottotraccia, il collaudo deve essere eseguito prima che i tratti in questione siano ricoperti rispettivamente con terra o malta di cemento.Il collaudo, della durata complessiva di 30 minuti, prevede due letture del manometro rispettivamente dopo 15 minuti e dopo 30 minuti. Il valore di pressione riscontrato nelle due letture non deve evidenziare alcuna caduta di pressione.In caso diverso le dispersioni devono essere individuate ed eliminate.Al termine dei lavori di ripristino il collaudo deve essere ripetuto fino all’ottenimento di esito positivo.

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Installazione di apparecchi con portata termica nominale singola fino a 35 kW (30.000 kCal)Il secondo capitolo della norma riguarda l’installazione degli apparecchi.Essi devono essere allacciati all’impianto interno per mezzo di tubi metallici di collegamento, rigidi o flessibili.Soltanto nel caso di apparecchi trasportabili e di piccola portata (piccole stufe, cucine non da incasso, fornelli ecc.) è consentito l’impiego di tubi flessibili non metallici (in gomma).Questi ultimi devono essere conformi alla norma UNI 7140 che prevede, tra l’altro, una lunghezza massima (non maggiore di 1.5 m) e una data di scadenza (5 anni) stampigliata sul tubo stesso.La norma considera i seguenti tipi di apparecchi:• Apparecchi di tipo "A": sono apparecchi di bassa portata termica, destinati alla produzione di acqua calda sanitaria (scalda acqua istantanei fino a 11 kW e scalda acqua ad accumulo fino a 4,65 kW) o al riscaldamento dei singoli ambienti (stufe per riscaldamento fino a 3,5 kW e altre apparecchiature a gas fino a 2,9 kW). Sono caratterizzati dal fatto che possono essere installati senza dover essere raccordati ad un condotto di evacuazione dei prodotti della combustione.Essi, infatti, prelevano l’aria, necessaria alla combustione, nel locale in cui sono installati ed evacuano i prodotti della combustione direttamente nello stesso locale.La loro installazione è vietata nei bagni, nelle camere da letto e nei locali di volume inferiore a 12 m3. In ogni caso la portata termica complessiva, installata in un unico locale, non deve essere maggiore di 15 kW (circa 12.850 kCal) ed il rapporto tra il volume del locale e la portata termica installata deve risultare non minore di 1.5 m3 per ogni kW di portata termica installata. Il locale di installazione, inoltre, deve essere provvisto di due aperture di ventilazione permanenti, comunicanti direttamente con l’esterno, di superficie non minore di 100 cm2 ciascuna, ubicate una nella parte bassa e una nella parte alta di una parete perimetrale.• Apparecchi di tipo "B": sono i cosiddetti “apparecchi tradizionali”, con bruciatore “atmosferico” (detto anche a “camera aperta”). Essi prelevano l’aria, necessaria alla combustione, nel locale di installazione e devono essere raccordati, per mezzo di canali da fumo, a camini canne fumarie o terminali esterni, mediante i quali evacuano all’esterno i prodotti della combustione.Gli apparecchi di tipo B possono essere “a tiraggio naturale” o “a tiraggio forzato” (cioè muniti di ventilatore nel circuito di combustione) e possono essere ulteriormente suddivisi in: - apparecchi per la produzione di acqua calda sanitaria (scaldabagni); - apparecchi per il solo riscaldamento (stufe, caldaie); - apparecchi combinati (riscaldamento più produzione di acqua calda sanitaria). Gli apparecchi di tipo B devono essere installati in locali ventilati in modo idoneo, con le seguenti limitazioni. - Gli apparecchi combinati e per il solo riscaldamento non possono essere installati in locali adibiti a bagno o a camera da letto. - Gli apparecchi per la produzione di acqua calda sanitaria non possono essere installati nelle camere da letto. E’ consentita la loro installazione in locali adibiti a bagno purché il locale sia dotato di ventilazione naturale diretta e abbia un volume non minore di 20 m3. Inoltre, il rapporto tra il volume del locale e la portata termica installata deve essere non minore di 1.5.m3 per ogni kW di portata termica installata.

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• Apparecchi di tipo "C".Sono gli apparecchi di ultima generazione (cosiddetti stagni o turbo) nei quali il circuito di combustione (prelievo aria, camera di combustione ed evacuazione fumi) è a tenuta rispetto al locale di installazione.L’aria necessaria alla combustione viene, infatti, prelevata direttamente all’esterno ed i prodotti della combustione vengono evacuati sempre direttamente all’esterno mediante due specifici condotti che possono essere coassiali, separati, ecc.Per questo motivo nei locali di installazione di questi apparecchi non sono necessarie aperture di ventilazione permanenti.Analogamente agli apparecchi di tipo “B”, gli apparecchi di tipo “C” possono essere a tiraggio naturale (flusso bilanciato naturale), o muniti di ventilatore nel circuito di combustione (tiraggio forzato o flusso bilanciato forzato) e sono disponibili nelle versioni per il solo riscaldamento, per la sola produzione di acqua calda sanitaria o combinati.• Apparecchi di cottura: sono certamente gli apparecchi alimentati a gas più diffusi, presenti praticamente in ogni impianto domestico. Sono destinati alla preparazione dei cibi e comprendono le cucine tradizionali, i forni, i fornelli, i piani di cottura ecc.Per questa tipologia di apparecchi non esistono particolari prescrizioni tranne che per l’apertura di ventilazione, la cui sezione dipende dalla presenza o meno, sul piano di lavoro, del dispositivo di rilevazione di fiamma, e della necessità di convogliare all’esterno sia i prodotti della combustione, sia i vapori di cottura. In conclusione, sempre relativamente all’installazione di apparecchi a gas, si ricorda, in generale, che nei locali con pericolo d’incendio (ad es. box), è vietata l’installazione di qualsiasi apparecchio alimentato a gas.Si precisa, inoltre, che i dispositivi di sicurezza, controllo e regolazione automatica, facenti parte di un apparecchio, possono essere modificati soltanto ed esclusivamente dal costruttore dell’apparecchio sotto sua responsabilità.

SECONDA PARTE

Ventilazione dei localiAl fine di comprendere meglio l’importanza della ventilazione, terzo argomento trattato dalla norma, è opportuno soffermarsi brevemente sulla "combustione". La combustione è una reazione chimica di ossidazione, con sviluppo di fiamma e di calore, tra una sostanza "combustibile" (gas naturale, gasolio, carbone, legna ecc.) ed una sostanza “comburente” (Ossigeno).Affinché la combustione avvenga in modo corretto è indispensabile che al processo partecipi la giusta quantità di aria e, in particolare, che sia presente la giusta percentuale di Ossigeno.Nel processo di combustione le molecole di Carbonio (C), e Idrogeno (H), presenti nel combustibile, reagiscono con l’Ossigeno (O), presente nell’aria, formando rispettivamente Anidride Carbonica (CO2) e Vapor d’acqua (H2O).Se la combustione avviene in difetto d’aria, cioè con una percentuale di Ossigeno inferiore a quella necessaria, la reazione del Carbonio potrebbe risultare incompleta e, anziché Anidride carbonica, potrebbero crearsi le condizioni per la formazione, nei prodotti della combustione, di Monossido di Carbonio (CO), un gas tossico e nocivo per l’organismo umano, anche se inalato in bassissime percentuali.Per questi motivi è quindi indispensabile che nei locali dove sono installati apparecchi di combustione che prelevano aria dall’ambiente (a camera di combustione aperta), alimentati con qualsivoglia combustibile, possa affluire almeno tanta aria quanta ne viene richiesta dalla regolare

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combustione.Al fine di soddisfare le condizioni sopra riportate, la norma UNI CIG 7129 prescrive l’obbligo di ventilare, in modo naturale e permanente, i locali nei quali sono installati apparecchi di tipo A, di tipo B e apparecchi di cottura.L’afflusso dell’aria nei locali deve avvenire, di regola, per via “diretta” mediante la realizzazione di:• aperture di ventilazione praticate su pareti esterne del locale stesso • condotti di ventilazione singoli o collettivi (questi particolari sistemi non sono tuttavia diffusi nel nostro paese).

La ventilazione naturale diretta può essere effettuata per mezzo di un’apertura, di sezione pari ad almeno 6 cm2 per ogni kW di portata termica installata, con un minimo di 100 cm2, ubicata su una parete esterna del locale.L’apertura deve essere collocata in prossimità del pavimento ed essere protetta con griglie o reti metalliche.Se non fosse possibile collocare l’apertura nella posizione prescritta è consentita anche la realizzazione nella parte alta della parete. In tal caso la superficie di ventilazione deve essere aumentata del 50% (9 cm2 per ogni kW di portata termica installata).Qualora nel locale siano presenti apparecchi sprovvisti di dispositivi di rilevazione di fiamma sul piano di lavoro, l’apertura di ventilazione, necessaria per tali apparecchi, deve essere raddoppiata (12 cm2 per ogni kW di portata termica) e la superficie di ventilazione minima deve essere portata a 200 cm2.

Nell’impossibilità di realizzare la ventilazione naturale diretta, la norma consente anche la ventilazione naturale indiretta, consente cioè di prelevare l’aria necessaria alla combustione da un locale adiacente.Affinché tale soluzione sia realizzabile, il locale adiacente deve comunque presentare tutti i requisiti richiesti per i locali ventilati in modo diretto, non deve essere adibito a camera da letto, non deve costituire parte comune dell’immobile né essere un locale con pericolo d’incendio (es. box).Il flusso di aria, dal locale adiacente al locale di installazione degli apparecchi, viene assicurato mediante aperture di ventilazione, aventi caratteristiche analoghe a quelle sopraccitate, realizzate su una parete divisoria o su una porta di comunicazione.In quest’ultimo caso, in alternativa a quanto sopraccitato, può essere semplicemente realizzata una maggiorazione della fessura tra la porta ed il pavimento.

Come precedentemente citato, nei locali dove sia prevista l’installazione di apparecchi che possono essere installati senza condotto di evacuazione dei prodotti della combustione (apparecchi di tipo A), si richiedono due superfici di ventilazione, anziché una, di almeno 100 cm2 ciascuna, ricavate rispettivamente una nella parte bassa e l’altra nella parte in alto di una parete perimetrale prospiciente l’esterno.

Gli apparecchi a circuito di combustione stagno (tipo C) non hanno invece alcuna necessità di prelevare aria comburente dal locale in cui sono installati. Per questo motivo non è necessario che il locale sia dotato di aperture di ventilazione permanente. E’ tuttavia necessario che il locale sia ventilabile, sia cioè dotato di finestre, portefinestre ecc.

Evacuazione dei prodotti della combustioneL’importanza di una corretta ventilazione si riflette anche sull’ultimo argomento (ultimo per la sequenza, ma non certamente per l’importanza)

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trattato dalla norma, che riguarda l’evacuazione dei prodotti della combustione.Abbiamo visto, precedentemente, che durante la combustione si consuma Ossigeno e si producono fumi, i quali possono contenere sostanze dannose e tossiche per l’organismo, se inalate.Per mantenere una condizione di salubrità nei locali dove sono presenti apparecchi di combustione a camera aperta, risulta quindi necessario evacuare completamente all’esterno i prodotti della combustione.Per consentire che l’evacuazione dei prodotti della combustione avvenga in modo completo è, però, indispensabile assicurare il regolare afflusso dell’aria necessaria alla combustione. I due processi sono strettamente correlati e nel caso la ventilazione avvenisse in modo non corretto se ne avvertirebbero le conseguenze sull’intero ciclo con esiti, talvolta, letali.L’evacuazione dei prodotti della combustione può avvenire in diversi modi, in funzione del tipo di installazione.

Per gli apparecchi di tipo A, come già citato, non è previsto il collegamento a condotti o dispositivi di evacuazione dei prodotti della combustione.I prodotti della combustione vengono evacuati all’esterno e le condizioni igieniche, nel locale di installazione, sono mantenute nei limiti previsti, grazie al ricambio d’aria continuo e al ricircolo naturale imposto dall’azione combinata dalle due aperture di ventilazione.Dall’apertura posta in basso, infatti, entra aria dall’esterno, a temperatura minore e pressione maggiore rispetto a quella interna. Quest’ultima, per effetto della minore densità dovuta alla maggiore temperatura ed alla minor pressione, viene spinta verso l’alto e sfocia all’esterno mediante la seconda apertura.

Gli apparecchi di tipo B, a tiraggio naturale, devono essere invece raccordati, mediante canali da fumo, a camini singoli o a canne fumarie collettive ramificate di sicura efficienza.I canali da fumo devono essere di materiale adatto a resistere alle sollecitazioni meccaniche e termiche e devono essere privi di serrande.Gli apparecchi con scarico verticale devono essere dotati di un tronchetto verticale di lunghezza non minore di due diametri.Inoltre il tratto a sviluppo suborizontale deve avere andamento ascensionale, con pendenza positiva del 3% (3 cm ogni metro); la lunghezza del tratto suborizzontale deve risultare non maggiore di 1/4 dell’altezza efficace del camino con un massimo rispettivamente di 2500 mm, per gli apparecchi con scarico verticale, e 1500 mm per gli apparecchi con scarico posteriore o laterale.I cambiamenti di direzione del canale da fumo, inoltre, devono essere limitati rispettivamente a 3 curve, nel caso di apparecchi con scarico verticale e 2 curve per gli apparecchi con scarico posteriore o laterale.Nei camini singoli (asserviti ad un singolo apparecchio), con particolari limitazioni, può essere consentito il collegamento di un massimo di due apparecchi a tiraggio naturale.In tal caso gli apparecchi devono:• essere dello stesso tipo • alimentati con lo stesso combustibile • avere portate termiche che non differiscano per più del 30 % • essere installati nello stesso locale.

Nelle canne fumarie collettive ramificate è invece consentito il convogliamento dei prodotti della combustione di più apparecchi a tiraggio naturale (fino ad un massimo di 6), purché gli stessi, oltre a quanto sopraccitato, siano installati ognuno su piani diversi.

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Ad una canna fumaria collettiva ramificata non è consentito raccordare apparecchi muniti di ventilatore nel circuito di combustione (tiraggio forzato). In mancanza di camini e canne fumarie, o in mancanza del requisito di sicura efficienza, per gli apparecchi di tipo B, a tiraggio naturale, è consentita anche l’evacuazione dei prodotti della combustione direttamente all’esterno (a parete), per mezzo di un terminale di tiraggio.In questi casi il canale da fumo deve avere rispettivamente una lunghezza non maggiore di 1500 mm, nel caso di apparecchi con scarico verticale, e 1000 mm nel caso di apparecchi con scarico posteriore o laterale.Inoltre, la differenza di quota tra il punto di imbocco del canale da fumo sull’apparecchio e la quota di sbocco in atmosfera deve risultare non minore di 1500 mm.Il terminale di tiraggio deve, infine, essere collocato sulla parete esterna in modo tale da assicurare opportune distanze di rispetto da finestre, porte finestre, balconi ecc.Le distanze di rispetto sono dettagliatamente specificate, in funzione del posizionamento del terminale e della portata termica dell’apparecchio, in un prospetto e in una specifica tabella della norma.

Gli apparecchi di tipo B, muniti di ventilatore nel circuito di combustione (a tiraggio forzato) possono evacuare i prodotti della combustione in camini singoli o direttamente all’esterno.Come precedentemente citato non è consentito il loro collegamento a canne fumarie collettive ramificate.Anche per questi apparecchi, nel caso di mancanza di camini di sicura efficienza, è prevista la possibilità di evacuare i prodotti della combustione direttamente all’esterno (a parete).A tal proposito, analogamente agli apparecchi a tiraggio naturale, la norma riporta, oltre al prospetto anzi citato, una specifica tabella con le distanze di rispetto del terminale.

Per evacuare i prodotti della combustione, nonché prelevare aria comburente, gli apparecchi a circuito di combustione stagno (di tipo C), impiegano invece appositi condotti a doppio servizio, forniti dal costruttore.I condotti per la presa d’aria e l’evacuazione dei prodotti della combustione possono essere concentrici, vicini, oppure separati.Gli apparecchi di tipo C muniti di ventilatore (a tiraggio forzato) possono essere raccordati a camini e canne fumarie speciali a cui possono essere collegati solo apparecchi di questo tipo.Per l’evacuazione dei prodotti della combustione direttamente all’esterno vale quanto precedentemente accennato per gli apparecchi di tipo B.

Gli apparecchi di cottura devono evacuare i prodotti della combustione, ed i vapori di cottura, in apposite cappe collegate a camini singoli, o a canne fumarie collettive ramificate, dedicate all’uso esclusivo.Non è infatti consentito convogliare nello stesso camino o nella stessa canna fumaria i prodotti della combustione generati da apparecchi di tipo diverso.Anche per gli apparecchi di cottura, in mancanza di camini o canne fumarie, può essere consentito raccordare la cappa direttamente all’esterno.Le cappe cosiddette “filtranti” non sono sufficienti a svolgere tali funzioni e pertanto non sono idonee.In assenza della cappa è consentito evacuare direttamente all’esterno i prodotti della combustione ed i vapori di cottura anche mediante un elettro ventilatore installato sulla finestra o a parete.

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In questo caso, qualora nel locale siano presenti altri apparecchi a gas a camera aperta, bisogna accertarsi che l’elettro ventilatore, durante il funzionamento dello stesso, non interferisca nel normale funzionamento degli altri apparecchi e, soprattutto, non provochi riflusso di prodotti della combustione nel locale.

Per quanto riguarda i camini e le canne fumarie la norma si limita ad indicare i requisiti generali relativi alle caratteristiche dei materiali utilizzabili e alle modalità di installazione.Tra le prescrizioni riportate ricordiamo che:• per i camini singoli, al di sotto dell’imbocco del canale da fumo, deve essere prevista una camera di raccolta, di altezza pari ad almeno 500 mm, con sportello a tenuta; • in un camino/canna fumaria che passa entro o sia addossato a locali abitati non deve esistere alcuna sovra pressione; • i camini e le canne fumarie devono essere privi di mezzi meccanici di aspirazione posti alla sommità del condotto; • i camini e le canne fumarie devono essere dotate, alla sommità, di un comignolo, con funzioni di attivatore statico, atto ad agevolare la dispersione dei prodotti della combustione in qualsiasi condizione di tempo;

• la quota di sbocco del camino/canna fumaria deve essere ubicata 0.5 m oltre la zona di reflusso.

Relativamente ai camini singoli per apparecchi di tipo B, a tiraggio naturale, la norma propone in appendice alcune tabelle dimensionali riferite a determinati materiali e particolari condizioni di utilizzazione.Per quanto riguarda invece le canne collettive ramificate la norma riporta alcuni requisiti e caratteristiche generali mentre per il dimensionamento, analogamente ai camini ed alle canne collettive speciali per apparecchi di tipo C, la norma rimanda alle rispettive specifiche norme di riferimento che sono le norme UNI 10640 e UNI 10641.

Un aspetto molto importante della norma riguarda il controllo dell’efficienza del sistema di evacuazione dei prodotti della combustione. Questo controllo deve essere fatto per i soli apparecchi di tipo B a tiraggio naturale.Come precedentemente accennato la corretta evacuazione dei fumi è un elemento molto importante per la sicurezza.Infatti se i prodotti della combustione, per qualche motivo, dovessero rientrare nel locale anziché fuoriuscire all’esterno, potrebbero verificarsi pericoli di intossicazione da monossido di carbonio. La norma prescrive pertanto di verificare il corretto funzionamento dei sistemi di evacuazione dei fumi. Tale verifica può essere effettuata adottando la procedura seguente:• chiudere porte e finestre del locale nel quale è installato l’apparecchio; • accendere l’apparecchio alla portata termica effettiva di funzionamento, per un periodo sufficiente a svolgere le prove sotto indicate; accendere contemporaneamente eventuali altri apparecchi a camera di combustione aperta, presenti nel locale stesso o nei locali comunicanti, e azionare eventuali dispositivi (elettro ventilatori o altro) che con il loro funzionamento potrebbero mettere in depressione il locale o creare condizioni di disturbo al funzionamento fluido dinamico del sistema.

Nelle condizioni sopraindicate si deve:a. effettuare un controllo visivo delle caratteristiche di combustione (conformazione, geometria e colorazione delle fiamme); b. dopo almeno 10 min. dall’avviamento, verificare l’eventuale fuoriuscita

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dei prodotti della combustione in ambiente, per mezzo di appositi strumenti o attrezzi, posizionandoli in particolare lungo il perimetro dell’interruttore di tiraggio dell’apparecchio, (si possono utilizzare in prima analisi anche specchi o piastre cromate); c. nelle stesse condizioni di funzionamento effettuare una prova di tiraggio per misurare la depressione, con apposito strumento, nel canale da fumo a valle dell’interruttore di tiraggio.Quanto sopra esposto rappresenta, in buona sintesi, le prescrizioni riportate nella norma UNI 7129. Il loro rispetto è indispensabile per la salvaguardia della sicurezza.Chiaramente, nonostante lo sforzo profuso, non è risultato possibile trattare in modo dettagliato ed esaustivo tutti gli argomenti considerati nella norma. Pertanto, per una corretta applicazione della stessa e per qualsiasi dubbio o chiarimento, è necessario far riferimento al testo integrale della norma UNI 7129.

di Emilio Bianchi, CIG-Comitato Italiano GAS, Ente federato UNI

(fonte UNI)