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Il linguaggio Gotico Lezione classe II LA Colombo – Livorno Prof. Giulia Persico Video collegato: Duccio da Buoninsegna
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Il contesto storico medievale • Nel XIII secolo si raggiunse il massimo splendore della civiltà europea medievale.
• Nel XIV secolo gli equilibri raggiunF vengono a mancare:
a. Cris i economica che invesM la produNvità delle campagne
b. Mancano le risorse alimentari Il risultato fu una popolazione povera e denutrita, alla quale si aggiunse il catastrofico episodio della peste nera nel 1348 circa. La popolazione alla fine del ‘300 era dimezzata, terre e villaggi abbandonaF e episodi di violenza scaturivano dalla disperazione. Di fronte a tali sconforF, i modelli interpretaFvi dell’uomo del medioevo erano quelli biblici e delle piaghe d’EgiWo.
La Peste, miniatura del XV secolo
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La crisi politica e religiosa
Nel ‘300 si assiste alla crisi dei poteri
universalisFci di impero e papato che fino a quel
momento avevano fornito alla società e cultura medievali, le
linee di riferimento per una vita morale e
poliFca.
Crisi dell’impero
Metà del XIII sec. Fallimento di Federico II di ricostruire un
grande impero unitario. L’evoluzione dell’impero nel corso del XIV sec. porta all’allontanamento dal
papato. Una nuova forma di potere andava verso la
monarchia nazionale, preludio agli staF moderni.
Crisi del papato
Un Papa a Roma
Un Papa eleWo dal clero francese
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La nascita delle signorie
CaraWerisFche tra ‘200 e ‘300
Nel duecento ContrasF tra fazioni
nobiliari, nobili e popolo, guelfi e ghibellini
Nel trecento
Ancora un periodo confuso, ma con alcune
nuove tendenze: crescono i nuclei di
corporazioni mercanFli e arFgianali “il popolo grasso”, protagonista della storia italiana del
‘300.
Immagine fantasiosa di famiglie di parFto guelfo e ghibellino, opera novecentesca di OWavio Baussano per l'aula consiliare di AsF
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La cultura artistica e letteraria del trecento italiano
• Il medioevo non ebbe solo momenF di crisi, difaN nel ‘300 si giunse ad una maturazione arFsFca, in parFcolare con i contribuF di GioWo e Dante che deWero vita a dei linguaggi, rispeNvamente figuraFvi e leWerari del tuWo nuovi, non più dialeWali o locali.
• Tra le ciWà, Firenze assume gradualmente una preminenza economico-‐poliFca cui corrisponde un vero e proprio primato arFsFco e leWerario.
Cultura arFsFca e leWeraria
Nel duecento Si afferma una LeWeratura volgare
Nel trecento
Si Afferma la tradizione
leWeraria italiana: La commedia dantesca
Il canzoniere di Petrarca
Il Decameron di Boccaccio
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Il gotico visto a posteriori
Lo sFle goFco
Visto dai teorici rinascimentali
Vasari lo giudica negaFvo e arbitrario
Mostruosa e barbara maniera trovata dai Gothi
Visto dai teorici del seWecento
Le struWure, le volte, i sepolcri, le vetrate
dipinte, l’oscurità e le prospeNve infondevano molteplici sensazioni di romanFca devozione
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Le caratteristiche fondamentali
• Il linguaggio goFco è originario dell’Ile de France, accomuna esperienze maturate nell’arco di più secoli in contesF geografici assai diversi e connotaF da vicende arFsFco-‐culturali individualizzate.
• La massima espressione dello sFle goFco emerge nell’architeWura. • CaraWerizzato dalla linea, dalla leggerezza, dal verFcalismo e dal dinamismo struWurale, in contrapposizione alla solida massa muraria romanica in rapporF più equilibraF delle proporzioni.
• UFlizza elemenF quali: 1. Colonne a fascio 2. Archi e Volte ogivali ad altezze verFginose con costoloni portanF 3. Linee elasFche come archi rampanF 4. linee scaWanF come contrafforF 5. Linea come struWura portante ed espressiva 6. Vetrate colorate e decorate con uFlizzo del filo a piombo
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8 Volte e pilastri, Chiesa di Brou, Francia
L’architettura tra romanico e gotico • RapporF proporzionali equilibraF tra
larghezza e altezza. • Pianta con campate quadrate. • UFlizzo di archi a tuWo sesto e quindi
volte a crociera a tuWo sesto. Oppure uFlizzo di coperture a capriate.
• La struWura portante sono le pareF verFcali e i contrafforF.
• Poco luminose anche per quesFoni staFche. Luce aWraverso rosoni e finestre a strombo.
• Gli elemenF arFsFci interni erano daF dalle decorazioni ad affresco, s i tuaF ne i p ien i mass i cc i in penombra.
• VerFcalismo accentuato. • Il deambulatorio. • Pianta con navate lunghe e campate
reWangolari. • UFlizzo di archi e volte ogivali che
p e r m e W o n o u n a s t r u W u r a maggiormente longilinea.
• Pilastri a fascio, costoloni, archi rampanF e contrafforF, pinnacoli, sono le parF della struWura portante.
• Le pareF verFcali fungono da tamponamento esterno, sono più soNli, prive di funzione struWurale permeWono l’apertura di grandi vetrate.
• Le vetrate arFsFche divengono elemento fondamentale dello sFle goFco.
• (le vetrate già uFlizzate dai BizanFni, i rosoni già uFlizzaF con il romanico)
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Il signi8icato della luce nell’architettura gotica
• La diffusione teologica che considerava la luce come manifestazione simbolica della divinità, portò insieme alle adeguate accortezze struWurali, a uFlizzare le grandi vetrate colorate che infondevano luce nelle zone absidali, dando vita a storie bibliche, vite di san7, gesta di re ed eroi.
• Talvolta le vetrate erano finanziate dalle corporazioni degli arFgiani.
• Le “grandi fabbriche” del XII e XIII secolo furono tra le manifestazioni più s ign ificaFve de l l ’epoca go7ca, rifuggente dall’ombra, dalle figurazioni mostruose o caoFche e dagli spazi misteriosi e raccolF che avevano caraWerizzato le costruzioni romaniche.
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ParFcolare dell'Abbazia di Saint-‐Denis
Elementi caratterizzanti la scultura e la pittura gotica
• Nella scultura le figure si staccano gradualmente dal fondo per raggiungere il tuWo tondo.
• Non sono più rappresentaF mostr i ibr id i , maschere groWesche appiaNF sui bassorilievi nella penombra delle chiese, ma divengono piante, animali, corpi umani osservaF con un senso della natura.
• L’iconografia si fa più chiara, esplicita e razionale.
• Nella pi<ura si ha un passaggio sostanziale dall’affresco alle piWure su tavola e poliNci. Ciò avviene parFcolarmente in Italia.
• Rimane comunque l’elemento delle grandi vetrate decorate e colorate.
• I poliNci dipinF, scolpiF e doraF erano un’arte presFgiosissima commissionata sopraWuWo per gli altari delle chiese.
• M e n t r e l ’ a r i s t o c r a z i a commissionava miniature, icone su tavola, dipinF da cavalleWo, i no l t re po teva su s s i s te re l ’affiancamento di soggeN profani a quelli religiosi.
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Strage degli innocen6.
Annunciazione e Na6vità.
De=aglio del Giudizio universale.
Pulpito di sant'Andrea.1297-‐1301. Marmo. h. 455 cm
Giovanni Pisano, Pulpito di Sant’Andrea a Pistoia (1297-‐1301). slancio delle colonne e degli archi a tuWo sesto conferisce all'architeWura un aspeWo agile e leggero. La decorazione scultorea, ricchissima, riveste interamente e senza interruzioni le struWure, sovrapponendosi e quasi soverchiando l'esile architeWura. • Colonne slanciate • Archi acuF • Composizione per diagonali • Senso del movimento • DrammaFcità dei
personaggi • ContrasF di luci e di ombre
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14 Cimabue, Crocifisso di San Domenico ad Arezzo, 1268-‐1271
Il Crocifisso di San Domenico ad Arezzo (336x267 cm) è una croce sagomata e dipinta a tempera e oro su tavola, opera di Cimabue, databile aWorno al 1268-‐1271. • Iconografia del Cristo
sofferente. Diverso dal Cristo trionfante sulla morte (es. Crocifisso di Berlinghiero del 1228).
• Schema tradizionale, ma più dinamico.
• Risalto plasFco della figura.
Berlinghiero, Cristo Crocifisso Trionfant, Museo Nazionale a Lucca, del 1228
Duccio di Buoninsegna (Siena, 1255 ca -‐ 1318/19
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