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1 Modulo A Il vampiro a Napoli Lontana invece dai toni misteriosi è una relazione scientifica sulla magia dei vampiri, chiamata «postuma», in quanto operante dopo la morte delle persone affette da vampirismo. Essa, commis- sionata nientemeno che dall’Imperatrice d’Austria nel 1758, è redatta dal Primo Medico di Sua Maestà, il dottor Gerard Van Swieten, e pubblicata a Napoli nel 1781. Questo scritto cerca di diradare le tenebre sull’argomento, riportando casi di cadaveri non putrefatti con il tempo eppure non sfiorati dall’accusa di vam- pirismo o di persone «malate di petto», le quali, non potendo dormire di notte comodamente distesi, sono più facil- mente preda di suggestioni e visioni. Eppure questa «Relazione», pur docu- mentata e tesa a condannare la riprove- vole tendenza alla superstizione, non riesce a scardinare questa sotterranea credenza nel Vampiro dalla cultura, sia ufficiale che popolare, del territorio napoletano, che peraltro è percorso da una conturbante mistica del sangue. Anzi con il suo narrar casi sconcertanti, che inevitabilmente si concludono con il conficcamento del palo aguzzo nel cuore del non-morto, finisce per ingenerare più curiosità morbosa che non desiderio di voltare pagina in relazione ad un argomento così delicato e discusso. Una stranissima coincidenza è, infatti, rappresentata dalla conclusione di un cult book del filone vampiristico. Si tratta di Varney il Vampiro, lunghissimo romanzo pubbli- cato a fascicoli in modo anonimo a partire dal 1847 per un totale di 220 puntate e attribuito a Thomas Preskett Prest, probabilmente uno pseudonimo o forse solo uno dei due autori dell’opera (l’altro sarebbe James Malcom Rymer). È la storia di un nobiluomo inglese, affetto da vampirismo, che diffonde il tremendo contagio del suo male anche a Napoli, città che egli sceglie per troncare la sua vita. E quale luogo napoletano appare più propizio a Varney se non il magico Vesuvio, nel cui cratere si lancia ponendo fine ai suoi giorni? E così l’unico vulcano attivo d’Eu- ropa diventa nell’immaginario letterario una metafora del Vampiro: come lo «stermi- natore Vesevo» cova nel suo stato apparentemente «spento» l’esplosione della rossa e «sanguigna» lava, così lo sguardo emaciato e «spento» del Vampiro nasconde l’at- tacco aggressivo contro la vittima della sua suzione. Fumetto ispirato al Varney il Vampiro

Il vampiro a Napoli - Simone per la scuola - Edizioni scolastiche · 2012-05-17 · E quale luogo napoletano appare più propizio a Varney se non il magico Vesuvio, nel cui cratere

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Modulo AIl vampiro a Napoli

Lontana invece dai toni misteriosi è una relazione scientifica sulla magia dei vampiri, chiamata «postuma», in quanto operante dopo la morte delle persone affette da vampirismo. Essa, commis-sionata nientemeno che dall’Imperatrice d’Austria nel 1758, è redatta dal Primo Medico di Sua Maestà, il dottor Gerard Van Swieten, e pubblicata a Napoli nel 1781. Questo scritto cerca di diradare le tenebre sull’argomento, riportando casi di cadaveri non putrefatti con il tempo eppure non sfiorati dall’accusa di vam-pirismo o di persone «malate di petto», le quali, non potendo dormire di notte comodamente distesi, sono più facil-mente preda di suggestioni e visioni.Eppure questa «Relazione», pur docu-mentata e tesa a condannare la riprove-vole tendenza alla superstizione, non riesce a scardinare questa sotterranea credenza nel Vampiro dalla cultura, sia ufficiale che popolare, del territorio napoletano, che peraltro è percorso da una conturbante mistica del sangue. Anzi con il suo narrar casi sconcertanti,

che inevitabilmente si concludono con il conficcamento del palo aguzzo nel cuore del non-morto, finisce per ingenerare più curiosità morbosa che non desiderio di voltare pagina in relazione ad un argomento così delicato e discusso.Una stranissima coincidenza è, infatti, rappresentata dalla conclusione di un cult book del filone vampiristico. Si tratta di Varney il Vampiro, lunghissimo romanzo pubbli-cato a fascicoli in modo anonimo a partire dal 1847 per un totale di 220 puntate e attribuito a Thomas Preskett Prest, probabilmente uno pseudonimo o forse solo uno dei due autori dell’opera (l’altro sarebbe James Malcom Rymer).È la storia di un nobiluomo inglese, affetto da vampirismo, che diffonde il tremendo contagio del suo male anche a Napoli, città che egli sceglie per troncare la sua vita. E quale luogo napoletano appare più propizio a Varney se non il magico Vesuvio, nel cui cratere si lancia ponendo fine ai suoi giorni? E così l’unico vulcano attivo d’Eu-ropa diventa nell’immaginario letterario una metafora del Vampiro: come lo «stermi-natore Vesevo» cova nel suo stato apparentemente «spento» l’esplosione della rossa e «sanguigna» lava, così lo sguardo emaciato e «spento» del Vampiro nasconde l’at-tacco aggressivo contro la vittima della sua suzione.

Fumetto ispirato al Varney il Vampiro

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Modulo A • Seconda ParteGeografia della ricerca antropologica

E, per concludere, vogliamo narrare la poco nota storia de Il Dottor Nero, un raccon-to scritto nel 1907 da Daniele Oberto Marrama, singolare figura di scrittore, nato a Napoli nel 1874 e ivi morto nel 1911 all’età di soli trentasette anni, giornalista del Mattino e autore de Il Ritratto del Morto, presentato da Matilde Serao. La vicenda ha come sfondo l’isola di Capri in una serena giornata di maggio che «muore» in un dolcissimo tramonto. Uno dei protagonisti è il Comandante O’ Nell, che, guardando le cime color rosa del Monte Tiberio, ritorna con il pensiero al «sanguinario» impe-ratore romano e, avvicinandosi ormai la sera, confessa a due suoi ospiti che il crepu-scolo gli fa paura.Scatta così un lunghissimo ed emozionante flash-back, degno della miglior tradizio-ne gost, in cui il Comandante narra del suo matrimonio con la bella e dolce Laura, che egli conduce nel suo castello di Greencastle, dove però deve lasciarla per affron-tare un viaggio in mare di quattro mesi. Il precipitar degli eventi raggiunge il suo clou, allorquando la giovane moglie in compagnia del marito scopre in una stanza del maniero un misterioso quadro, che O’ Nell chiama «il dottor Nero». In lui Laura ha riconosciuto un suo innamorato, che con i suoi occhi penetranti aveva esercitato su di lei, nonostante il suo spettrale pallore, un fascino strano e bizzarro.Egli l’aveva lasciata per andare a compiere una spedizione nella Terra del Fuoco alla ricerca di piante velenose e magiche: al ritorno si sarebbero sposati e, se lei non lo avesse aspettato, egli avrebbe usato «armi che nessun uomo al mondo conosce». Ma poi, come riferirono i giornali, il giovane scienziato morì un 26 novembre, ucciso dai morsi degli uccelli-vampiro che infestavano le selvagge lande dell’America meridionale.O’ Nell, sottovalutando la cosa, si limita, prima di partire, a chiudere in soffitta lo strano quadro e a chiedere un controllo attento alla servitù. Ma, durante il viaggio, lo raggiunge una lettera della moglie, la quale lo avverte disperata che il Vampiro viene a visitarla al calar delle tenebre, avvicinandosi sempre più di notte in notte al suo corpo. Ella ha ormai fatto il calcolo: il 26 novembre sarà la data fatale per lei. In una corsa contro il tempo, il Comandante si imbarca su un’altra nave con cui fa rientro a casa, dove però giunge solo il 27 novembre. Troppo tardi! Laura è morta: sul suo viso pallido l’ultimo sorriso per il suo amato. Sul petto, candido come il marmo, campeggia una rossa striscia di sangue: il morta-le sigillo di un’ala tagliente. Un’affannosa corsa in soffitta: il muro della stanza è caduto travolgendo il macabro quadro, di cui rimangono solo due occhi turchini, ghignanti e acuti come una lama.