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IL VALORE “ECONOMICO” DEL
VOLONTARIATO
di
GIORGIO FIORENTINI
UNIVERSITA’ BOCCONI
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La sacralità dei fini ha bisogno di una metrica economica-
AGENDA
•• PERCHE’PERCHE’•• PERCHEPERCHE
•• DATI E VALORIDATI E VALORI
•• PREMESSA SUL MODELLO ETA2PREMESSA SUL MODELLO ETA2
•• Metodo direttoMetodo diretto
•• Metodi indiretti:Metodi indiretti:
Il metodo del costo opportunitàIl metodo del costo opportunità
Il metodo del costo di sostituzioneIl metodo del costo di sostituzione
VIVA (V l t I t t d V l A dit)VIVA (V l t I t t d V l A dit)VIVA (Volunteer Investment and Value Audit)VIVA (Volunteer Investment and Value Audit)
•• CASICASICentro Centro trasfusionaletrasfusionale PoliclinicoPoliclinico
VolontariatoVolontariato pop. pop. maturamatura e e anzianaanziana
Employee VolunteeringEmployee Volunteering
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PERCHEPERCHE’’
• Perché dare un valore economico al volontariato?Quanto• Perché dare un valore economico al volontariato?Quantovalgono le 1827 associazioni di volontariato di Milano e provincia?
• Queste domande solo dieci anni fa avrebbero fatto scandalo,ora sono una condizione indispensabile.
• il sistema è propenso a blandire il volontariato nell’emergenza e• il sistema è propenso a blandire il volontariato nell emergenza enelle attività che considera(sbagliando)di nicchia e accidentali,quasi estetiche e di cornice
• Il volontariato di Milano non è un optional,ma parte integrante ed indispensabile del sistema d’offerta dei servizi di welfare per la città.
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PERCHE’-Linguaggio comune con la città e con il
sistema economico
•• Il volontariato affronta problemi sociali,economici Il volontariato affronta problemi sociali,economici ed ambientali ai quali la scarsità delle risorse ed ambientali ai quali la scarsità delle risorse economiche pubbliche non può far fronte.economiche pubbliche non può far fronte.
•• Il volontariato deve avere una rappresentazione Il volontariato deve avere una rappresentazione quantitativa perché ciò che si evidenzia con i quantitativa perché ciò che si evidenzia con i numeri ha un valore misurabile per il sistema. E si numeri ha un valore misurabile per il sistema. E si capisce se e quanto è indispensabile.capisce se e quanto è indispensabile.p q pp q p
•• Il volontariato, che ha una rappresentazione in Il volontariato, che ha una rappresentazione in dati, può essere gestito in modo organizzato e dati, può essere gestito in modo organizzato e imprenditoriale ed è un moltiplicatore per il sistema imprenditoriale ed è un moltiplicatore per il sistema socio economico di Milano.socio economico di Milano.
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PERCHE’PERCHE’
linguaggio comune con la città e con il sistema economico
Il l t i t è i di ti ti ti diIl l t i t è i di ti ti ti di•• Il volontariato è mozione di sentimenti e gestione diIl volontariato è mozione di sentimenti e gestione di
razionalità operativarazionalità operativa
((GcGc 2, 142, 14--26) La fede senza le opere è morta26) La fede senza le opere è morta
•• Il volontariato forza trainante per cambiare il modo di Il volontariato forza trainante per cambiare il modo di
funzionare delle istituzioni sia politiche sia economiche. funzionare delle istituzioni sia politiche sia economiche.
•• Player socioPlayer socio--economico e non solo ruolo di supplenza e economico e non solo ruolo di supplenza e
di supporto alle istituzioni,ma di di supporto alle istituzioni,ma di parternariatoparternariato nel nel
sistema socio economicosistema socio economico
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PERCHE’PERCHE’
linguaggio comune con la città e con il sistema economico
•• Il volontariato è valore aggiunto sociale ed economico eIl volontariato è valore aggiunto sociale ed economico e•• Il volontariato è valore aggiunto sociale ed economico eIl volontariato è valore aggiunto sociale ed economico equindi capitale sociale di territorio per la concorrenza quindi capitale sociale di territorio per la concorrenza collaborativa.Dacollaborativa.Da qui il rating di capitale sociale dei qui il rating di capitale sociale dei territoriterritori
•• Le imprese sociali non profit ed il volontariato Le imprese sociali non profit ed il volontariato costituiscono parte indispensabile della “filiera costituiscono parte indispensabile della “filiera sussidiaria aziendale” che esprime valore socio sussidiaria aziendale” che esprime valore socio economico di produzione degli istituti socio economici economico di produzione degli istituti socio economici che stanno “a monte”che stanno “a monte”che stanno “a monte”che stanno “a monte”
•• Dove c’è volontariato si ha Dove c’è volontariato si ha valorialitàvalorialità interna di gestione interna di gestione ee valorialitàvalorialità esterna di sistema capitale socialeesterna di sistema capitale sociale
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la stima del valore economico del
volontariato in Italia
• 7.800 milioni di
euro• Anno 1999
• o.7% del PIL + valore della
produzione 4%PIL
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la stima del valore economico del
volontariato in Italia
C lt S t Ri i 4 146 433 829• Cultura,Sport e Ricreazione 4.146.433.829
63,1%
• Assistenza sociale 1.040.231.253
13,8%
• Sanità 776.294.056
10,9%
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Misure di associazione tra il numero di volontari impiegati e Misure di associazione tra il numero di volontari impiegati e
alcune variabili organizzative (Etaalcune variabili organizzative (Eta22))--E’ interessante diversificare le istituzioni nonprofit anche in base al numero di volontari che riescono a
mobilitare, in modo da individuare in che misura il maggiore o minore impiego di personale volontario sia
legato a particolari caratteristiche organizzative. Un indice che si adatta bene a tale scopo, soprattutto alla
luce della scala di misurazione delle variabili da analizzare, è l’eta-quadro
Erogazione dei servizi
Ripartizione geografica
Periodo di costituzione
Forma giuridica
Settori di attività
Classe di entrate
0,000 0,005 0,010 0,015 0,020 0,025 0,030 0,035 0,040 0,045
Orientamento al mercato
Fonte di finanziamento
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IL VALORE “ECONOMICO” DEL
VOLONTARIATO
• Le tecniche attualmente disponibili, sebbene non del tutto equiparabili, si possono ricondurre a due famiglie:
• metodi “diretti” o basati sull’output
• metodi “indiretti” o basati sull’input.
• Questi due approcci si differenziano sia per il tipo di• Questi due approcci si differenziano sia per il tipo diinformazioni che utilizzano sia per le assunzioni teoriche da cui prendono avvio.
•
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Metodo diretto -output
• Questo approccio valorizza in termini economici l’output del lavoro non retribuito attribuendo ad esso il prezzo di mercato di prodotti o servizi equivalenti da cui eventualmente si decurta il costo sostenuto per le materie prime.
Formalmente, i metodi dell’output si basano sulla seguente formula:
• HP = ( Qi*Pi ) dove
HP è il valore monetario della produzione dei lavoratori non retribuiti- HP è il valore monetario della produzione dei lavoratori non retribuitiai prezzi di mercato
- Qi è la quantità del bene o servizio j-esimo prodotta dai lavoratori non retribuiti
- Pi è il prezzo di mercato del prodotto j sostitutivo del bene o del servizio i
•
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Metodo diretto
• Molto spesso la natura dei servizi offerti dal• Molto spesso la natura dei servizi offerti dallavoro non retribuito è intrinsecamente diversa da quelli di mercato, sicché, attribuendo un prezzo medio di mercato al lavoro volontario si assume implicitamente che il livello qualitativo dei servizi offerti da lavoratori retribuiti e o dei volontari sia il medesimo.
• Su questo terreno, i metodi basati sull’output si differenziano in base al grado di sofisticazione metodologica che adottano per valutare e stimare i differenziali qualitativi tra i servizi market e non market.
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Metodi indiretti-input
• molti uffici di statistica adottano i metodi indiretti basati
sull’input.
• I metodi indiretti valorizzano il lavoro non retribuito
considerando i costi della funzione di produzione.
• In tale direzione, il tempo dedicato al volontariato
viene considerato come input principale della
funzione di produzione e stimato sul piano
economico come costo opportunità o come costo
di sostituzione.
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Il metodo del costo opportunità
• Questa metodologia si fonda sull’idea che il tempo che un individuo• Questa metodologia si fonda sull idea che il tempo che un individuo
dedica alle attività non market sia sottratto al tempo destinato al
lavoro retribuito. La microfondazione teorica di questo approccio si
ispira al modello di Becker (Becker, 1965) per il quale il tempo non
retribuito andrebbe trattato alla stessa maniera del tempo destinato
alla produzione dei beni di mercato.
• Da questo punto di vista le ore dedicate al volontariato siDa questo punto di vista, le ore dedicate al volontariato si
configurerebbero come una perdita o un costo economico, dato che
ad ogni ora di lavoro non retribuito corrisponderebbe una
retribuzione marginale oraria.
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Il metodo del costo di sostituzione
• Un’altra famiglia di metodi indiretti per la• Un altra famiglia di metodi indiretti per lavalorizzazione del lavoro non retribuito si basa sulla valutazione del costo di sostituzione.
• Queste tecniche valorizzano il volontariato, e più in generale il lavoro non retribuito, attribuendogli un costo pari alla remunerazione necessaria ad assumere un lavoratore attivo sul mercato per svolgere gli stessi servizi offerti dai volontari.
• Il metodo dei costi di sostituzione presenta tre varianti di cui la prima è il costo di sostituzione per singola funzione:è il costo di sostituzione per singola funzione:
• UWIFR = HiVi Wi dove
• UWIFR = costo di sostituzione per singola funzione
• Hi = ore medie prestate dai volontari nella funzione i
• Vi = numero di volontari che hanno prestato la funzione i
• Wj = retribuzione media applicabile alla funzione i
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VIVA (Volunteer Investment and Value
Audit)
• Il metodo VIVA (Gaskin, 1999), estendendo il metodo basato sul costo di sostituzione, affronta la questione della valorizzazione del volontariato all’interno dell’approccio costi-benefici e del calcolo dell’efficienza degli investimenti.
Il t d VIVA tt i l i li i t• Il metodo VIVA mette in relazione gli inputfinalizzati a sostenere il volontariato (le risorse utilizzate a tal fine) con gli output (il valore economico del tempo offerto dai volontari).
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VOLONTARIATO ED ECONOMIA A
MILANO
M l l 182• Ma quanto valgono le 1827
associazioni di volontariato di Milano .
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VOLONTARIATO ED ECONOMIA A
MILANO
• Per esempio l’attività dei volontari milanesi ha fatto risparmiare al sistema circa 85 milioni di euro e cresce la sfida delle entrate:infatti diminuiscono quelle pubbliche e crescono quelle private(contributi degli associati,attività commerciali e di raccolta fondi,donazioni e lasciti testamentari,redditi finanziari e ,patrimoniali ecc.)
• Una sfida aziendale continua sul “mercato” delle donazioni.
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VOLONTARIATO ED ECONOMIA A MILANO-Associazione Amici del Policlinico e della MangiagalliDonatori di Sangue ONLUS
1. Isorisorse
2. Iso-produttività
3. Inclusione e valorizzazione del lavoro volontario
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VOLONTARIATO ED ECONOMIA A-Associazione Amici del Policlinico e della MangiagalliDonatori di Sangue ONLUS
Attività dei volontari Numero Volontari Ore settimanali Ore annuali
Segreteria 10 30 1.560
Relazioni con donatore 28 84 4.368
Call Center 52 156 8.112
Reclutamento 8 24 1.248
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Direzione Reclutamento 1 25 1.300
TOTALE 99 319 16.588
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VOLONTARIATO ED ECONOMIA A MILANO-Associazione Amici del Policlinico e della MangiagalliDonatori di Sangue ONLUS
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A Milano il valore dell’attività del volontariato della “popolazione
matura ed anziana” (da 54 a 80 anni)è di circa 20 milioni di euro
all’anno.
• La nostra città risparmia questa cifra.
• Non stiamo parlando dei “nonni” che curano i nipoti in logica “informale”(indagine che porterebbe ad una valorizzazione inimmaginabile considerando che in Italia l’aiuto ai nipoti ha una valore equivalente a redditi da lavoro assimilato in una forbice compresa fra 7 e 14 miliardi di euro all’anno),ma
• delle persone sopra i 54 anni che svolgono attività di volontariato nel settore socio sanitario e organizzati nelle Onlus,nelle associazioni,nelle cooperative sociali,nelle associazioni di promozione sociale.In ottica di “cura formale”.
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VOLONTARIATO ED ECONOMIA A
MILANO
A Milano il valore dell’attività
del volontariato della
“popolazione matura ed
anziana” (da 54 a 80 anni)è( )
di circa 20 milioni di euro
all’anno.
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VOLONTARIATO ED ECONOMIA A
MILANO
S i 14 300 il i(il 52 % d i l t i) h• Sono circa 14.300 milanesi(il 52 % dei volontari)che
quotidianamente offrono la loro cittadinanza attiva e coprono un
pezzo della filiera sussidiaria provvedendo ai bisogni degli
ammalati :dal trasporto per le cure in day-hospital all’assistenza
domiciliare ,dall’assistenza psicologica all’aiuto concreto per il
disbrigo di pratiche che gli ammalati non potrebbero
fare,dall’intervento su mamme in depressione post-partum a
orientamento e assistenza per ammalati o sofferenti per attacchi
di i i i b li i ì idi panico,ansia,anoressia,bulimia e così via.
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N hi l tti h t i t
VOLONTARIATO ED ECONOMIA A
MILANO
• Nuove e vecchie malattie che trovano aiuto e
sollievo nella dedizione e nell’esperienza degli
anziani.
• A tutto ciò si aggiungono attività diffuse come
la vigilanza all’ingresso delle scuole servizi dila vigilanza all ingresso delle scuole ,servizi di
tutela dell’ambiente, raccolta dei rifiuti, tutela e
sviluppo dei musei e delle biblioteche.
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Gli i i il “ il ”
VOLONTARIATO ED ECONOMIA A
MILANO
• Gli anziani sono il “quarto pilastro”
della previdenza di Milano e si può
ipotizzare anche un’attività di servizio
per il comune e per le imprese profit
tramite l’invecchiamento dinamico((
“active ageing” ).
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PROPOSTA
• sviluppare politiche attive di• sviluppare politiche attive diimprenditorialità sociale con il protagonismo integrato dei lavoratori della popolazione matura e anziana(“silver workers”) e della popolazione giovane.
• INTEGRAZIONE FRA KH SEDIMENTATO E FORZA IMPRENDITORIALE DEI GIOVANI
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Il modello 4win
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Benefici per le imprese
ReputationSkills Development
CSR
Reputation
Brand Loyalty HRTraining
Employee Satisfaction
Senso di appartenza
Motivazione
Team building
Licence to operate
Performance sociale
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Benessere comunità di riferimento
Maggiore produttività dei lavoratori
Staff retention e talent recruitment
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CARITAS IN VERITATE
• Nell’Enciclica si “sdogana” ulteriormente l’impresa• Nell Enciclica si sdogana ulteriormente l impresasociale non profit ed il volontariato ove si afferma che
• “accanto all’impresa privata orientata al profitto,e ai vari tipi di impresa pubblica,devono potersi radicare ed esprimere quelle organizzazioni produttive che perseguono fini mutualistici e sociali.”(§38)
• Ed esse sono
• “attività economiche realizzate da soggetti che• attività economiche realizzate da soggetti che
liberamente scelgono di informare il proprio agire a
principi diversi da quelli del puro profitto,senza perciò
stesso rinunciare a produrre valore economico”(§37).
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