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Il Terapista della Neuropsicomotricità e gli interventi specifici: la riabilitazione neuropsicologica e una protocollo di lavoro sulle Funzioni Esecutive Valeria Flori – TNPEE – IRCCS “E. Medea” Bosisio Parini (Lc) La Neuropsicologia dell’età evolutiva La neuropsicologia è la scienza che studia nell’uomo le alterazioni delle funzioni cognitive ed emotive causate da lesioni o disfunzioni focali e/o diffuse del sistema nervoso centrale, acquisite, congenite, geneticamente determinate e permette di definire in ambito clinico la presenza e la gravità dei deficit cognitivi dei pazienti affetti da lesioni o da disfunzioni cerebrali con finalità diagnostiche, prognostiche e riabilitative. La neuropsicologia dell’età evolutiva è una disciplina relativamente giovane, nata dall’applicazione delle conoscenze sulle patologie acquisite dell’età adulta all’età evolutiva, affrontando e reinterpretando i risultati ottenuti alla luce di problematiche specifiche dello sviluppo cognitivo del bambino e delle sue modalità di apprendimento. La Riabilitazione Neuropsicologica La riabilitazione neuropsicologica si configura come un momento specifico, capace di facilitare il processo di adattamento del bambino al suo ecosistema, determinando un aumento dell’influenza dell’esperienza come elemento di maturazione dell’individuo in crescita. Lo scopo del trattamento neuropsicologico è quello di fornire, in una situazione il più possibile ecologica e in un ambiente rassicurante, il rafforzamento e in alcuni casi l’introduzione di abilità che non si sono sviluppate o automatizzate spontaneamente. Il bambino viene aiutato a ripercorrere le tappe dello sviluppo cognitivo attraverso strategie adatte alla risoluzione delle difficoltà, con l’obiettivo di un adattamento alle esigenze dell’ambiente e www.fisiobrain.com

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Il Terapista della Neuropsicomotricità e gli interventi specifici:

la riabilitazione neuropsicologica e una protocollo di lavoro sulle Funzioni Esecutive

Valeria Flori – TNPEE – IRCCS “E. Medea” Bosisio Parini (Lc)

La Neuropsicologia dell’età evolutiva

La neuropsicologia è la scienza che studia nell’uomo le alterazioni delle funzioni cognitive ed

emotive causate da lesioni o disfunzioni focali e/o diffuse del sistema nervoso centrale, acquisite,

congenite, geneticamente determinate e permette di definire in ambito clinico la presenza e la

gravità dei deficit cognitivi dei pazienti affetti da lesioni o da disfunzioni cerebrali con finalità

diagnostiche, prognostiche e riabilitative.

La neuropsicologia dell’età evolutiva è una disciplina relativamente giovane, nata dall’applicazione

delle conoscenze sulle patologie acquisite dell’età adulta all’età evolutiva, affrontando e

reinterpretando i risultati ottenuti alla luce di problematiche specifiche dello sviluppo cognitivo del

bambino e delle sue modalità di apprendimento.

La Riabilitazione Neuropsicologica

La riabilitazione neuropsicologica si configura come un momento specifico, capace di facilitare il

processo di adattamento del bambino al suo ecosistema, determinando un aumento dell’influenza

dell’esperienza come elemento di maturazione dell’individuo in crescita.

Lo scopo del trattamento neuropsicologico è quello di fornire, in una situazione il più possibile

ecologica e in un ambiente rassicurante, il rafforzamento e in alcuni casi l’introduzione di abilità

che non si sono sviluppate o automatizzate spontaneamente.

Il bambino viene aiutato a ripercorrere le tappe dello sviluppo cognitivo attraverso strategie adatte

alla risoluzione delle difficoltà, con l’obiettivo di un adattamento alle esigenze dell’ambiente e

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dell’attivazione di processi metacognitivi che gli consentano di essere consapevole di ciò che sta

imparando.

Il bambino impara a percepire le informazioni, a selezionare e a distinguere le caratteristiche

peculiari di uno stimolo e ad individuare le informazioni salienti per la risoluzione di un problema.

Il bambino fa esperienze che lo aiutano ad acquisire conoscenze e soprattutto competenze e

strategie operative.

I genitori e gli insegnanti, coinvolti in maniera attiva durante il lavoro terapeutico, vengono aiutati a

diventare un tramite operativo, affinché gli apprendimenti acquisiti nel corso del trattamento, si

consolidino e si generalizzino nella vita quotidiana.

Il Ruolo del Terapista della Neuropsicomotricità dell’età evolutiva

Il terapista non si può accontentare di avere definito un problema, o di osservare la qualità delle

funzioni e i collegamenti tra sottofunzioni, ma è costretto a considerare la natura del contesto, la

qualità dell’obiettivo e il modo in cui esso viene proposto al bambino.

Anche un’attività solitamente non considerata particolarmente complessa, come la deambulazione,

può essere considerata come un compito cognitivo, se prendiamo coscienza degli atti sequenziali

visuo-motori essenziali per la costruzione di uno spazio visivo entro cui essa si inserisce.

La riabilitazione deve tener conto che il soggetto per camminare deve coordinare molte

sottofunzioni, quali la giusta sequenza tra le modificazioni percettive e motorie e gli spostamenti

dell’attenzione centrale e periferica e deve fornire al soggetto un quesito cognitivo e tutte le

indicazioni che gli permettano di formulare una strategia di tipo sequenziale, dove l’obiettivo finale

da raggiungere è alla fine del percorso.

Per esempio, chiedere al bambino di contare degli oggetti messi ai lati del percorso, di nominare il

loro colore o il loro nome mentre procede dentro il percorso, introduce delle elaborazioni cognitive

che servono a definire cognitivamente lo spazio periferico dentro il quale la deambulazione si

svolge.

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Il terapista si pone l’obiettivo di far acquisire al bambino processi e rappresentazioni, cioè strategie

per la raccolta delle informazioni, per la costruzione di funzioni adattive rispetto agli scopi che il

bambino si propone e per la valutazione dei risultati che raggiunge, rispetto alle esigenze

dell’ambiente.

Spesso in età evolutiva non ci sono funzioni perdute da ricostruire, quanto piuttosto funzioni

stereotipate e poco adattabili a situazioni ambientali diverse o mutevoli.

Il terapista ha il compito di suggerire la metodologia più utile, di fornire strategie esecutive, di

favorire la regolazione e il controllo del comportamento; con l’obiettivo di rendere possibile da

parte del bambino lo svolgimento di una serie di attività rispetto alle proposte ambientali, alle scelte

individuali, agli interessi, alla capacità di inibire alcune risposte per rispondere solo ad alcuni

stimoli, sulla base di una preferenza o di una scelta consapevole.

In sintesi il suo compito è quello di determinare :

- le capacità del bambino di apprendere ed imparare ad un livello più alto di quello che

dimostra.

- le modalità richieste per mettere il bambino in condizione di migliorare la sua prestazione.

- il programma di intervento più idoneo per fare in modo che il bambino trasferisca un’abilità

acquisita a settori diversi e che quindi impari a generalizzarla.

Nella clinica spesso troviamo bambini con adeguate funzioni di base, che cadono nel compito per

deficit dei processi di controllo, per deficit dei processi di analisi-sintesi, per mancanza di strategie

di organizzazione.

Mentre lavorare sulle funzioni di base è relativamente più semplice; è sicuramente meno usuale in

terapia lavorare sui processi di controllo, insegnare a pianificare l’azione, a verificare il risultato, ad

individuare e a correggere gli errori. Queste difficoltà poi sembrano insormontabili se i bambini

presentano deficit di rappresentazione, problemi di iperattività o mancanza di flessibilità.

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L’obiettivo di questo articolo è quello di mettere in comune parte della mia esperienza

professionale, materiali e strategie trovate in riabilitazione; al fine di promuovere fra i colleghi la

messa a punto di protocolli di intervento condivisi, che possano essere di aiuto e stimolo a quanti

lavorano nell’area della neuropsicologia e non solo.

Le funzioni esecutive : modelli neuropsicologici, valutazione ed intervento

Prendendo spunto dall’evoluzione storica e dai modelli teorici più attuali delle funzioni esecutive

cercherò di definire un preciso profilo di sviluppo, sia comportamentale che psicologico, che sia di

utilità per discriminare fra le prove di valutazione a disposizione in base a criteri di specificità e

soprattutto per permettere la programmazione di interventi terapeutici con proposte riabilitative

mirate.

Nella prima parte verrà illustrata la teorizzazione delle funzioni esecutive, dalla definizione ai

modelli neuropsicologici, la fisiologia e lo sviluppo nel bambino e le correlazioni con i principali

disturbi di sviluppo.

Nella seconda parte verranno approfondite le prove di valutazione più utilizzate, con particolare

attenzione all’età evolutiva e verranno indicate proposte riabilitative specifiche.

Definizione di Funzioni Esecutive

Definire il concetto di Funzioni esecutive non è semplice, infatti tale termine non si riferisce ad una

singola entità, bensì ad un insieme di diversi sottoprocessi necessari per svolgere un determinato

compito.

Le funzioni esecutive raggruppano processi come l’attenzione, la memoria di lavoro, la soluzione di

problemi, la progettazione e la modificazione del comportamento, necessari per raggiungere un

particolare fine in maniera articolata e flessibile. Quindi raggruppano e valutano abilità di livello

gerarchico complesso come la capacità di stabilire gli scopi e gli obiettivi di un’azione e sono

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indicatori del modo in cui un soggetto tenderà ad organizzarsi in situazioni conflittuali, quali

soluzioni troverà, quali strategie metterà in atto e come si comporterà nei confronti degli altri.

In termini neuropsicologici le Funzioni esecutive sono un modulo della mente che regola i processi

di pianificazione, controllo e coordinazione del sistema cognitivo e che governa l’attivazione e la

modulazione di schemi e processi.

Sono funzioni esecutive :

• INIBIZIONE : efficienza nel focalizzare l’attenzione sui dati rilevanti ignorando i distrattori e

inibendo risposte motorie ed emotive non adeguate o impulsive rispetto agli stimoli.

• FLESSIBILITA’ : capacità di passare da un set di stimoli ad un altro in base alle informazioni

provenienti dal contesto.

• PIANIFICAZIONE : capacità di formulare un piano generale ed organizzare le azioni in una

sequenza gerarchica delle mete.

• MEMORIA DI LAVORO : capacità di attivare e mantenere attivo a livello mentale, il piano e

l’area di lavoro, di avere un set di riferimento mentale sul quale operare mentalmente.

• ATTENZIONE : attenzione selettiva, capacità attentiva su più stimoli contemporaneamente e

attenzione prolungata sul compito per un sufficiente periodo di tempo.

• FLUENZA : capacità di pensiero divergente e abilità di generare soluzioni nuove e diverse

rispetto ad un problema.

L’impiego delle funzioni esecutive è indispensabile quindi in tutti i tipi di problem solving, non

solo in quelli più complicati ed astratti, come la soluzione di problemi matematici; ma potrebbe

avere un ruolo importante anche nell’acquisizione delle abilità sociali.

La “comprensione delle persone”, per esempio, potrebbe essere considerata una funzione esecutiva,

in quanto la sensibilità agli obiettivi, alle emozioni e ai desideri dell’altro richiede uno

sganciamento dell’attenzione dai propri stati mentali.

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Fisiologia delle Funzioni Esecutive

Tradizionalmente le Funzioni esecutive sono sempre state fatte risalire ai lobi prefrontali;

nonostante l’importanza indiscussa del lobo frontale, studi successivi hanno evidenziato che anche

le connessioni corticali e sottocorticali hanno un ruolo essenziale nella loro organizzazione.

I lobi frontali sono coinvolti in tutti gli aspetti del comportamento adattivo all’ambiente; già gli

studi di Lurija nel 1966 identificavano nella corteccia frontale la funzione di regolazione del

comportamento per l’attribuzione del significato agli stimoli sensoriali, la pianificazione, il

controllo e il monitoraggio dell’azione.

In questi ultimi anni però studi condotti soprattutto sul paziente adulto hanno permesso di

identificare differenti manifestazioni cliniche a seconda della localizzazione della lesione sia del

lobo frontale che dei circuiti fronto-sottocorticali.

Sono state pertanto individuate specifiche regioni del cervello ed in particolare specifiche aree della

corteccia prefrontale, capaci di modulare i singoli aspetti dell’attenzione e delle Funzioni esecutive.

(Poster e Peterson, 1990).

Le Funzioni esecutive sono frazionate in diversi processi più specifici che possono essere

danneggiati selettivamente e questo comporta quindi la necessità di valutare i diversi processi

frontali in modo sistematico (Baddley e Wilson, 1988).

L’analisi neuroanatomica e neurofisiologica delle aree frontali e prefrontali è particolarmente

complessa e a fini di semplificazione è utile suddividere una corteccia prefrontale laterale (aree 45,

46, 9 archicortex) da una mediale (aree 10, 11, 12, 25 paleocortex), anche se una suddivisione così

netta in realtà non esiste.

La corteccia prefrontale dorso-laterale è implicata nella Memoria di lavoro, mentre la parte ventro-

mediale è implicata nel comportamento sociale ed emotivo.

La corteccia cingolata anteriore è importante nell’identificazione di errori effettuati dopo

l’attuazione di un determinato comportamento, mentre il giro frontale superiore sembra essere più

implicato nella selezione e flessibilità di un compito da eseguire.

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Tali suddivisioni anatomiche e funzionali e le loro correlazione con il comportamento non sono

sempre così nette e spesso esiste un certo grado di sovrapposizione fra localizzazione anatomica e

funzione; nonostante questo, gli studi sui pazienti post-traumatici adulti hanno permesso di

identificare alcune tipologie di pazienti in base alla sede di localizzazione della lesione.

Lesioni della corteccia prefrontale dorsolaterale hanno queste manifestazioni :

- Facile distraibilità

- Tendenza ad orientare l’attenzione verso stimoli non rilevanti rispetto al contesto

- Ridotta capacità di giudizio e valutazione critica delle circostanze

- Scarsa flessibilità cognitiva, rigidità comportamentale e risposte ripetitive

- Difficoltà ad affrontare situazioni complesse

- Deficit della working memory

Il comportamento è disorganizzato e caotico, non appropriato rispetto al fine prefissato.

Lesioni della corteccia orbitofrontale hanno queste manifestazioni :

- Alterazione dei processi decisionali

- Alterazione dei processi di risoluzione dei problemi

- Alterata regolazione di comportamenti socialmente adattivi

I pazienti spesso hanno prestazioni normali ai test neuropsicologici che non riescono a riprodurre

l’estrema complessità delle situazioni della vita quotidiana, ma manifestano rilevanti alterazioni del

comportamento, in quanto sono incapaci di rispettare le norme sociali e di esprimere le emozioni in

modo adeguato; l’impatto sulle Activity Daily Living è notevole.

Lesioni della corteccia cingolata anteriore hanno queste manifestazioni :

- Mutismo acinetico con marcata apatia, mancanza di iniziativa e di attività spontanea e profonda

indifferenza alle proprie necessità

- Alterazioni nella capacità di inibire risposte precedentemente apprese

- Alterazioni nella capacità di controllare l’effetto di interferenza di stimoli distraenti.

I pazienti sembrano avere “un’animazione sospesa” delle azioni e del pensiero.

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Recentemente si è iniziato ad analizzare anche una possibile correlazione fra geni e funzioni

esecutive (Goldberg e Weinberger, 2004) e sono stati descritti diversi polimorfismi dei geni

collegati alla dopamina, che gioca un ruolo fondamentale nei diversi sotto-processi frontali descritti.

Sviluppo delle Funzioni Esecutive

Durante lo sviluppo, la maggior parte dei bambini matura la capacità di impegnarsi in attività

mentali che gli permettono di non distrarsi, di ricordare gli obiettivi e di compiere i passi necessari

per raggiungerli, di tenere a freno le emozioni e di motivarsi : tutto questo coincide con la

maturazione delle Funzioni esecutive (Barkley, 1997 – 1998 – 1999).

Nei primi sei anni di vita le Funzioni esecutive vengono svolte in modo esterno. E’ frequente vedere

i bambini parlare tra sé ad alta voce, per esempio mentre richiamano alla mente i compiti che

devono svolgere; queste attività permettono loro di sviluppare gradualmente la memoria di lavoro,

ossia la capacità di ricordare una serie di informazioni operative anche in assenza dello stimolo

iniziale e di trasformare gradualmente questa memoria da verbale a non-verbale.

Poi generalmente dopo i 6 anni, durante la scuola elementare, i bambini imparano ad interiorizzare

le funzioni esecutive, riuscendo ad operare in silenzio e tenendo per sé i propri pensieri

(interiorizzazione del discorso autodiretto). Imparano a riflettere su sé stessi, a seguire regole e

istruzioni, ad auto-interrogarsi e a costruire “sistemi mentali” per capire le regole in modo da

poterle adoperare.

Successivamente imparano a porsi degli obiettivi, a regolare i propri processi attentivi e le proprie

motivazioni, a controllare le reazioni immediate ad un evento distraente, a tenere per sé le proprie

emozioni. Mediante l’acquisizione di queste capacità, i bambini infine imparano a scomporre i

comportamenti osservati nelle loro singole componenti (scomposizione) e a ricomporle in nuove

azioni che non fanno parte del proprio bagaglio di esperienze (ricomposizione).

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Tutto ciò permette nel corso della crescita di tenere sotto controllo il proprio agire per intervalli di

tempo sempre più lunghi e di pianificare i propri comportamenti in modo da raggiungere lo scopo.

Lo sviluppo della memoria di lavoro, l’interiorizzazione del discorso autodiretto, l’autoregolazione

e la ricomposizione, garantiscono ai bambini la destrezza, la flessibilità e la creatività cognitiva

fondamentali e indispensabili per pianificare un obiettivo senza dover memorizzare ogni volta tutte

le fasi necessarie per raggiungerlo.

In letteratura gli studi più importanti sulle tappe evolutive delle funzioni esecutive nel bambino

sono quelli di Levin ( 1991 ) e quello di Welsh ( 1991 ).

Secondo Levin tra i 7/8 anni e i 9/12 anni si assiste ad un incremento della sensibilità ai feedback

nel problem solving, nella formulazione dei concetti e nel controllo dell’impulsività. Tra i 9/12 anni

e i 13/15 anni invece si assiste ad un incremento delle strategie nella memoria, nell’efficienza della

memoria, nella pianificazione del tempo, nel problem solving e nella ricerca di ipotesi.

Secondo Welsh invece i bambini a 6 anni sono in grado di pianificare spontaneamente i

comportamenti; a 10 anni mettono in atto comportamenti più complessi di ricerca e di valutazione

delle ipotesi e a 12 anni migliorano la fluenza verbale e l’abilità di pianificazione di sequenze

motorie complesse.

Entrambi gli autori distinguono nelle funzioni esecutive tre fattori principali indipendenti : memoria

di lavoro, controllo dell’inibizione e flessibilità attentiva.

Dal punto di vista neurofisiologico lo sviluppo delle funzioni esecutive nell’infanzia e

nell’adolescenza è strettamente correlato all’aumento del volume della sostanza bianca (Paus,

2005).

L’aumento di volume della sostanza bianca soprattutto a livello dei lobi prefrontali, suggerisce un

aumento delle connessioni e quindi della comunicazione fra differenti aree corticali e sottocorticali.

Questo aumento delle connessioni potrebbe suggerire che la comunicazione fra i lobi prefrontali e il

resto del cervello gioca di per sé un ruolo forse più importante delle singole aree corticali

prefrontali.

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Modelli Neuropsicologici delle Funzioni Esecutive

Per chi volesse ulteriormente approfondire gli argomenti fin qui trattati analizzando nel dettaglio i

principali modelli neuropsicologici delle funzioni esecutive, fornisco un breve elenco con gli aspetti

principali :

Lurija 1966 : le funzioni esecutive come abilità di mantenere un appropriato set di problem

solving per raggiungere un obiettivo futuro.

Norman & Shallice 1980, 1986 : Il Sistema Attenzionale Supervisore (SAS) situato nei lobi

frontali coordina il funzionamento delle operazioni non abituali assegnando una gerarchia di

priorità ai diversi schemi di risposta.

Baddley 1974, 1986 : L’Esecutivo Centrale coordina il funzionamento dei Sistemi Schiavi

(Loop Articolatorio e Taccuino Visuospaziale) distribuendo le risorse attentive ai processi

ritenuti più rilevanti in un determinato momento e monitorando il corretto svolgimento delle

attività.

Stuss 1987 : funzioni esecutive come aspetti necessari per i comportamenti finalizzati a

conseguire uno scopo che includono l’abilità di muoversi da un concetto ad un altro, l’abilità di

modificare il comportamento in risposta ad informazioni nuove, l’abilità di sintetizzare ed

integrare dettagli isolati nel tutto coerente, l’abilità di gestire diverse fonti di informazioni e la

capacità di utilizzare in maniera congrua e rilevante la conoscenza acquisita.

Cohen & Servant-Schreiber 1992 : due dimensioni critiche nelle funzioni esecutive : l’inibizione

e la memoria di lavoro.

Lezak 1993 : le funzioni esecutive sono comportamenti diretti ad uno scopo per ottenere

performance efficienti (Intenzione e Pianificazione).

Wilson 1996 : sono funzioni esecutive l’organizzazione, il problem solving, il set-shift, la

pianificazione e il giudizio temporale.

Shallice & Burgess 1996 : il SAS genera e implementa gli schemi di problem solving,

controllando l’assessment e i feedback.

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Pennington 1997 : sono funzioni esecutive l’inibizione motoria, la pianificazione, il controllo

delle interferenze e il set-shift. La memoria di lavoro è “un’arena computazionale a capacità

limitata”, con necessità di selezionare le azioni e presenza di vincoli contesto-specifici e

transitori.

Barkley 1997, 1998 : le funzioni esecutive fondamentali per la regolazione del comportamento

sono la memoria di lavoro, l’autoregolazione dell’umore, della motivazione e dell’arousal,

l’internalizzazione del linguaggio, la ricostruzione atraverso l’analisi e la sintesi del

comportamento.

Humphreys, Forde & Riddoch 2003.

Stuss & Anderson 2004.

Funzioni Esecutive e Disturbi di Sviluppo

Fra le rassegne di studi sulle funzioni esecutive nella psicopatologia dello sviluppo il più rilevante è

lo studio di Pennington e Ozonoff ( 1996 ) che prende in considerazione l’ADHD, il Disturbo della

Condotta, l’Autismo e la sindrome di Tourette; rilevando deficit significativi nell’ADHD e

nell’Autismo, ma non nel DOP e nella Sindrome di Tourette.

Anche il profilo del deficit rilevato appare differente fra le patologie, perché nell’ADHD viene

segnalata una prevalente compromissione dell’inibizione motoria, mentre nell’Autismo una

compromissione della Memoria di lavoro verbale.

AUTISMO

Praticamente tutti gli studi hanno trovato differenze significative tra i soggetti autistici e i controlli

in almeno una misura delle funzioni esecutive. In particolare risulta compromessa la memoria di

lavoro.

Molti comportamenti dei bambini autistici possono essere spiegati con la teoria del deficit delle

funzioni esecutive, per esempio l’impulsività come incapacità di inibire le risposte inappropriate;

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l’iperselettività come incapacità di cogliere il tutto senza rimanere ancorati al particolare; la

perseverazione come incapacità di ridirezionare in maniera flessibile l’attenzione.

La teoria delle funzioni esecutive individua nell’autismo un deficit cognitivo di natura “generale”,

non limitato all’elaborazione degli stimoli sociali, come ipotizzato invece dal deficit della Teoria

della Mente.

ADHD

Secondo la teoria di Barkley (1999) il deficit principale di questi bambini deriverebbe da una

mancanza di autocontrollo (deficit nelle capacità di inibizione delle risposte impulsive) che

comporterebbe successivi danni alla memoria di lavoro (diminuizione del senso del tempo,

incapacità di tenere a mente gli eventi, riduzione delle capacità di retrospezione e di previsione),

danni all’interiorizzazione del discorso autodiretto (carenze nel comportamento regolato, difficoltà

di autoregolazione), incapacità ad autoregolare il proprio umore, la motivazione e il livello di

attenzione.

Diversi studi hanno sottolineato e confermato carenze nelle funzioni esecutive correlabili ad

anomalie anatomo-funzionali della corteccia prefrontale e dei nuclei della base.

DISTURBO DELLA CONDOTTA

Studi recenti di Seguin & Toupin (2000) hanno evidenziato una correlazione tra funzioni esecutive

e DOP anche in assenza di ADHD, soprattutto nei bambini aggressivi, con disturbi di tipo pervasivo

e nei bambini a ridotta socializzazione che presentano significative specifiche difficoltà nel

monitorare e modificare il proprio comportamento, come conseguenza di una mancanza di

attenzione alle conseguenze dei propri comportamenti (Quay, 1993).

SINDROME DELLA TOURETTE

Baron-Cohen (1994) descrive un deficit cognitivo primario “nell’Intention Editor”, un componente

del Sistema Attentivo Supervisore (Shallice, 1988), che verrebbe attivato quando ci sono diverse

intenzioni in competizione tra di loro.

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Studi più recenti riportano in soggetti con Sindrome della Tourette deficit specifici di attenzione e

fluenza verbale.

SINDROME DI TURNER

Temple (1996) descrive compromissioni specifiche nell’inibizione e nella fluenza verbale.

Valutazione Neuropsicologica delle Funzioni Esecutive: La Valutazione dell’Inibizione

comportamentale

La valutazione dell’Inibizione comportamentale è importante perché fornisce dei parametri di

misura dello sviluppo dell’autoregolazione delle emozioni, delle motivazioni e dell’arousal del

bambino (Kopp, 1989).

Viene valutata attraverso compiti che richiedono le seguenti risposte :

- Trattenersi dal rispondere

- Ritardare nel rispondere

- Cessazione di risposte continue

- Resistenza alla distrazione all’interferenza di eventi in competizione

Sono prove classiche per la valutazione dell’inibizione :

Prova di Lurija (indice – pugno)

Prove di Go-Nogo

Stroop Test

Matching Familiar Figures Test (MFFT)

La Prova di Lurija

È proponibile a partire dai 4 anni di età e valuta la resistenza alla distrazione dovuta all’interferenza

di eventi in competizione.

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Il bambino viene invitato a rispondere ad alcuni segni che l’esaminatore gli propone, dapprima in

situazione congruente (pugno con pugno – indice con indice) e successivamente in situazione

incongruente (pugno con indice – indice con pugno).

È una prova molto divertente per i bambini, anche se si corre il rischio che, data la tipologia dei

gesti, venga interpretata come un gioco. Il parametro di misura sono le risposte corrette.

Una prova molto simile è la prova di Bussa e Batti della Batteria Nepsy (, che è una prova di

imitazione di gesti in situazione di incongruenza, proponibile dai 5 anni.

Nella prima parte il bambino deve rispondere al gesto “Bussare” con il gesto “Battere”, mentre nella

seconda parte deve rispondere al gesto “Bussare” con il gesto “Pugno laterale”, al gesto “Pugno

laterale” con il gesto “Bussare” e gli viene riproposto anche il gesto “Battere” al quale non deve

rispondere in nessun modo. Il parametro di misura sono le risposte corrette.

La Batteria Nepsy prevede anche un’altra prova di valutazione dell’Inibizione comportamentale,

che si esegue invitando il bambino a giocare al Gioco della Statua, che consiste nel mantenimento

di una posizione ad occhi chiusi per alcuni secondi senza rispondere a stimoli uditivi distraenti.

I parametri di misura sono relativi alle abilità di inibizione di risposte automatiche e impulsive e alla

persistenza motoria per il mantenimento della posizione del corpo.

La Batteria Nepsy è una Batteria di Valutazione Neuropsicologica completa, realizzata nel 1998 da

Korkman, Kirk e Kemp per la valutazione di bambini dai 3 ai 12 anni, tradotta in italiano nel 2003.

Le Prove di Go-NoGo

Sono tutte le prove che valutano la resistenza all’interferenza e la capacità specifica di reprimere

una reazione inadeguata rispetto a stimoli non rilevanti per il compito.

Sono realizzate con compiti o esercizi computerizzati di Change Task, dove vengono presentate al

bambino una serie di possibili risposte di Go (premere un pulsante, la maggior parte) e di Stop (in

genere circa il 25%). Nelle prove di Go il bambino deve scegliere tra due pulsanti da premere a

seconda della localizzazione di uno stimolo (es. un aereo) sullo schermo di un computer.

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In quelle di Stop un segnale acustico presentato a diversi intervalli di tempo prima dello stimolo

visivo, deve indurre il bambino a interrompere l’azione di pressione del pulsante corrispondente al

lato dello schermo, per schiacciare un altro pulsante separato.

I parametri di misura della valutazione riguardano il tempo medio di reazione, il numero di errori

sia di omissione che di commissione.

Stroop Test

È sempre una prova di resistenza alle interferenze, proponibile dalla seconda elementare.

Al bambino vengono presentati alcuni stimoli costituiti dalle parole “Rosso”, “Giallo”, “Verde” e

“Blu”, scritte in colori diversi, in situazioni di congruenza (parola “Rosso” in colore rosso) oppure

di incongruenza e il compito proposto è quello di pronunciare ad alta voce il nome del colore o di

leggere la parola. Il parametro di misura sono i tempi di reazione vocali e le risposte corrette.

Si chiama effetto stroop l’interferenza della parola sul colore (Stroop 1935, Legrenzi 1994).

Matching Familiar Figures Test (MFFT)

È un test realizzato nel 1966 da Kagan, tradotto e tarato su un campione italiano da Cornoldi e

Marzocchi. Valuta la capacità di inibire risposte eccessivamente rapide ed automatiche ed è

costituito da 20 item. Al bambino viene presentata una figura modello e 6 figure di cui una sola è

perfettamente uguale al modello; il suo compito è quello di scegliere la figura uguale al modello nel

minor tempo possibile. I parametri di misura sono il numero degli errori e il tempo impiegato per

dare la prima risposta.

Per la valutazione dell’Inibizione comportamentale nella fascia prescolare attraverso compiti che

implicano il trattenersi dal rispondere possono essere proposti al bambino anche alcuni giochi :

- Camminare su una linea lentamente

- Bisbigliare denominando personaggi dei cartoni animati

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Per la valutazione dell’Inibizione attraverso compiti che implicano il ritardare nel rispondere

possono essere proposti al bambino questi giochi :

- Aspettare per ricevere un dolcetto o un regalo

- Il gioco del Flipper

Per la valutazione dell’Inibizione attraverso compiti che implicano la cessazione di risposte

continue possono essere proposti al bambino dei giochi di disegno in cui gli viene richiesto di

tracciare una riga diritta dentro un binario stabilendo un punto di partenza e uno di arrivo.

In tutte queste attività il parametro di misura è dato dalla qualità della prestazione.

Valutazione della Flessibilità Attentiva

Sono prove classiche per la valutazione della flessibilità :

WCST – Wisconsin Card Sort Test

MCST – Modified Wisconsin Card Sorting Test per i soggetti in età evolutiva

Trail Making Test, parte B

Triplette di magneti per la fascia prescolare

Wisconsin Card Sort Test

Il WCST è un test sviluppato da Heaton, Chelune, Talley, Kay e Curtiss; tradotto in italiano nel

2000 da Hardoy, Carta e Cabras e proponibile dai 6 ai 70 anni di età.

Il test è stato sviluppato per valutare le abilità di ragionamento astratto e di modificabilità delle

strategie cognitive al mutare delle circostanze ambientali. Richiede la capacità di sviluppare e

mantenere un’appropriata strategia di problem solving, al cambiare delle condizioni di stimolo, in

prospettiva di uno scopo.

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Consiste in un set di carte di cui 4 stimolo e 128 risposta; al soggetto viene richiesto di abbinare la

carte risposta a quelle stimolo, secondo certi criteri e combinazioni di parametri dello stimolo

proposto (colore, forma, numero).

L’esaminato deve trovare in autonomia il criterio di abbinamento da utilizzare attraverso i feedback

sulla risposta forniti dall’esaminatore; il criterio cambia durante la prova.

È disponibile anche in versione computerizzata; i parametri di misura forniscono indici di

valutazione delle risposte corrette, di quelle ambigue e di quelle perseverative.

Modified Card Sorting Test

È la variante semplificata del WCST, proposto da Nelson; tradotto in italiano nel 2003 da Sannio

Fancello e Cianchetti e proponibile a soggetti dai 4 ai 13 anni.

Utilizza solo due serie di carte ed elimina tutte le carte che condividono più di un attributo con la

carta stimolo, pertanto è più semplice e più rapido nella somministrazione.

Al soggetto viene richiesto di abbinare le carte risposta alle carte stimolo, in modo analogo a quello

della versione per l’adulto.

Trail Making Test

Questo test è stato introdotto per la prima volta nel 1944 e se ne conoscono diverse versioni.

È reperibile nella Batteria di prove che costituiscono “L’esame neuropsicologico breve” di

Mondini, Vestri, Mapelli e Bislacchi.

Valuta il modo di procedere in compiti di ricerca visiva e spaziale, indagando le capacità attentive

del soggetto e la sua abilità nel passare velocemente da uno stimolo numerico ad uno alfabetico.

In generale viene proposto a partire dai 6/7 anni di età perché è necessario conoscere l’ordine

numerico e quello alfabetico.

Il TMT comprende due prove : nella prima parte A gli stimoli sono costituiti dai numeri da 1 a 25

disposti in ordine sparso, che vanno uniti in ordine crescente partendo dal numero 1.

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Nella seconda parte B gli stimoli sono formati sia da numeri cha da lettere e il soggetto viene

invitato ad unire gli stimoli alternando lo stimolo numerico a quello alfabetico. Entrambe sono

prove a tempo.

Per la valutazione della Flessibilità attentiva si analizzano le prestazioni alla parte B.

Triplette di Magneti

Questa prova è stata realizzata per la Batteria di Valutazione delle Funzioni esecutive per la fascia

prescolare di Stievano & Valeri.

È costituita da un supporto magnetico e da una serie di calamite colorate.

Il supporto magnetico ha una parte superiore con un modello della sequenza di triplette che il

bambino viene invitato a riprodurre con le calamite, nella parte inferiore.

I dati preliminari indicano che l’effetto soffitto per eseguire tutte le sei triplette si verifica intorno ai

5 anni.

La Valutazione della Pianificazione

I test di valutazione della Pianificazione misurano le capacità di mettere in atto processi di decisione

strategica e di pianificare soluzioni efficaci per la risoluzione di un compito.

Gli indici che se ne ricavano sono importanti perché forniscono indicazioni sullo sviluppo delle

capacità di anticipare e tenere a mente le conseguenze di un’azione rispetto alle altre, caratteristica

peculiare di molte situazioni della vita quotidiana.

Sono prove classiche per la valutazione della Pianificazione :

Test della Torre di Londra

Torre di Hanoi

Porteus Mazes o Labirinti WISC-R

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Torre di Londra

Il test, realizzato originariamente da Krikorian nel 1994, è disponibile in numerose versioni, ma i

dati normativi sulla popolazione italiana più recenti si trovano nella BVN – Batteria di Valutazione

Neuropsicologica per l’età evolutiva di Bislacchi, Cendron, Tressoldi e Vio – Edizioni Erickson

(2005).

La prova, somministrabile a partire dai 5 anni, è costituita da una tavoletta con tre aste di diversa

lunghezza e tre palline forate di colori differenti e consiste nel proporre all’esaminato una serie di

problemi a difficoltà graduale che richiedono di muovere le palline da un asta ad un’altra, secondo

regole e vincoli ben precisi, partendo da una configurazione di base per raggiungere in un numero

di mosse prestabilite una nuova configurazione presentata in un modello fotografico.

Per realizzare il compito è necessario adottare opportune strategie :

- Formulare un piano generale

- Identificare delle sottomete e organizzarle secondo una sequenza di movimenti

- Conservare sia il piano che le sottomete nella memoria di lavoro.

Esiste anche una versione computerizzata del test, che fornisce accurate misure del tempo utilizzato

dal soggetto sia per pensare (tempo di inizio del movimento) che per rispondere (tempo esecuzione

motoria).

Torre di Hanoi

Il test è simile alla Torre di Londra, ma per la maggior complessità è proponibile a soggetti con una

età superiore ai 10-12 anni.

È costituito da una tavoletta con tre pioli della stessa lunghezza; nel primo piolo sono infilati, in

ordine decrescente di diametro, un numero variabile di dischi forati al centro, così che il disco più

grande sta sotto tutti gli altri ed il più piccolo sta in cima alla pila.

L’obiettivo della prova è quello di trasportare tutti i dischi dal primo al terzo piolo, nello stesso

ordine. Anche in questo test ci sono delle regole e dei vincoli ben precisi.

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Labirinti

Tutti i compiti basati sulla risoluzione di labirinti possono essere considerati un compito di

pianificazione e sono stati oggetto di numerose ricerche condotte sia in ambito clinico che

evolutivo. A partire dall'originale Test di Porteus (1955) sono state realizzate numerose versioni, fra

cui le prove inserite nelle Scale di Valutazione dell’intelligenza WISC-R e WIPPSI.

Queste prove sono indicative per la valutazione dell'adattamento sociale e dell'impulsività, delle

strategie e del locus della pianificazione.

I parametri di misura devono analizzare tutte le variabili che influenzano la prestazione ai labirinti :

dagli obiettivi della ricerca, alle caratteristiche del labirinto, le modalità di somministrazione, di

registrazione e analisi dei dati, nonché i risultati ottenuti, sia in termini di tempo di esecuzione che

di errori commessi.

La Valutazione della Memoria di Lavoro

La valutazione della Memoria di lavoro è un aspetto di fondamentale importanza, perché un deficit

a questo livello determina un’estrema dipendenza dai contesti contingenti, scarse abilità di

monitoraggio e grosse difficoltà di pianificazione del futuro .

La Memoria di lavoro ha un ruolo fondamentale nell’esecuzione di comportamenti finalizzati,

perché permette un feedback dalle ultime risposte elicitate, che vengono tenute in mente e fornite

successivamente per modificare le risposte successive.

Il profilo tipico di un bambino con deficit della Memoria di lavoro prevede interazioni sociali nella

norma, ma insuccessi frequenti nel completare tutte le attività di apprendimento e nel ricordare le

istruzioni.

Sono prove classiche per la valutazione della Memoria di lavoro :

Self Ordered Pointing

Sentence Span

Digit Span inverso

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Calcolo mentale

Giro di Barattoli per la fascia prescolare

Self Ordered Pointing

Il Self Ordered Pointing Task è stato realizzato da Petrides e Milner nel 1982; valuta la capacità del

soggetto di iniziare, organizzare e monitorare una sequenza autogenerata di risposte. Ce ne sono due

versioni, una con set di disegni astratti e una con set di parole concrete, disposti su quattro fogli

diversi che vengono consegnati al soggetto; il compito consiste nel toccare un item differente su

ogni foglio. Gli indici di performance includono il numero degli errori, delle omissioni e della

velocità per ogni set di fogli.

Sentence Span

È una prova realizzata da Daneman e Carpenter del 1983, costituita da tre set di frasi composte

ciascuna da un numero crescente di frasi da 2 a 5. Alcune sono affermazioni possibili (vere), mentre

altre sono impossibili (false).

Al bambino viene letta una frase e poi gli si domanda se questa frase è vera o falsa; alla fine di ogni

set il bambino viene invitato a ricordare l’ultima parola di ogni frase che gli è stata letta.

Non è importante l’ordine in cui il bambino ricorda le parole e neppure la risposta alle domande di

vero/falso.

Digit Span Inverso

La prova consiste nella ripetizione orale del classico Digit Span (ripetizione seriale di numeri),

nell’ordine inverso.

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Calcolo Mentale

La prova consiste nell’esecuzione di addizioni seriali attraverso il calcolo aritmetico mentale,

secondo il paradigma del PASAT ( Paced Auditory Serial Addition Task ).

Al bambino vengono presentati dei numeri ad un ritmo abbastanza rapido e il compito consiste nel

sommare i numeri a coppie in modo che ogni numero venga sommato al numero precedente.

In queste ultime due prove il parametro di misura è la qualità della prestazione, data dal numero

degli items corretti.

Giro di Barattoli

Questa prova è stata realizzata per la Batteria di Valutazione delle Funzioni esecutive per la fascia

prescolare di Stievano & Valeri. È costituita da un supporto girevole sul quale sono appoggiati otto

barattoli differenziati da un bollino colorato. Sotto i barattoli vengono messe delle caramelle e il

bambino viene invitato ad alzare i barattoli uno alla volta per recuperare tutte le caramelle.

Si può alzare un solo barattolo alla volta e dopo ogni alzata il supporto viene fatto girare in modo

che il bambino perda i riferimenti spaziali e debba attivare la memoria di lavoro.

I parametri di misura riguardano sia il numero dei tentativi fatti che il numero totale di caramelle

recuperate.

Valutazione dell’Attenzione

Sono prove classiche per la valutazione dell’attenzione :

CPT – Continuous Performance Test

CP1

Test delle Campanelle

Attenzione visiva e uditiva selettiva

Batterie computerizzate per l’attenzione

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Continuous Performance Test – CPT

E’ un test di valutazione computerizzata dell’attenzione sostenuta visiva, realizzato da Rosvold,

Sarson, Bransome e Beck nel 1956. Vengono mostrate una serie di lettere al ritmo di circa una al

secondo e viene valutato il mantenimento della vigilanza per un lungo periodo di tempo, dovendo il

soggetto dare risposte (premendo un pulsante) ad uno stimolo target mescolato tra diversi distrattori

(con possibilità di omissioni per inattenzione o false risposte per impulsività).

È stata realizzata anche una versione uditiva dello stesso test.

Prova CP1

È una prova di ricerca di sequenze condizionali di lettere, realizzata da Cornoldi.

La prova richiede al bambino di trovare su di una scheda delle sequenze di lettere, il più

velocemente possibile, cercando di evitare sequenze incomplete rispetto al target.

I parametri di misura interessano il numero di risposte corrette, il numero di risposte sbagliate e il

tempo di esecuzione.

Test delle Campanelle

È un test di valutazione del livello di attenzione in bambini di età compresa tra i 4 e gli 8 anni, la

versione modificata è di Biancardi e Stoppa (1997).

Di semplice somministrazione e comprensione, è proponibile anche a bambini in età prescolare.

Vengono presentati al soggetto quattro differenti fogli, ognuno dei quali contiene trentacinque

campanelle e altre figure rappresentanti oggetti animati e inanimati.

La richiesta è quella di barrare tutte le campanelle presenti nel foglio il più velocemente possibile.

I parametri di valutazione sono il numero delle campanelle segnate e gli errori commessi in un

tempo limite di due minuti per foglio.

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Attenzione Visiva/Uditiva Selettiva

Sono disponibili numerose prove per la valutazione dell’attenzione visiva e/o uditiva, qui descriverò

brevemente quelle più recenti utilizzate nella Batteria Nepsy e nella Batteria BVN.

Nella Batteria Nepsy la prova di valutazione dell’attenzione visiva è una prova di barrage di tipo

carta-matita costituita da fogli con numerosi disegni appartenenti a diverse categorie, disposti in

maniera disordinata; il compito del bambino è quello di segnare il più velocemente possibile i

disegni target. I parametri di misura sono relativi alle abilità di scanning e all’attenzione visiva

sostenuta.

La prova di valutazione dell’attenzione uditiva prevede invece due fasi; nella prima il bambino

ascolta un file audio con una lista di parole e deve mettere in una scatola un quadratino rosso

quando sente la parola rosso; successivamente il compito si complica inserendo un set-shift nella

risposta. I parametri di misura sono relativi alle abilità di vigilanza, di attenzione selettiva e

sostenuta, di mantenimento di un set di regole, di set-shift e di inibizione della risposta automatica.

Nella Batteria BVN la prova di attenzione visiva selettiva è una prova di barrage, composta da un

foglio con 10 righe di quadratini diversi, di cui uno target ripetuto più volte, che il bambino deve

ricercare. I parametri di misura sono il numero di risposte corrette e il tempo di esecuzione.

La prova di attenzione uditiva prevede anche qui un file audio che il bambino deve ascoltare

attentamente per rispondere ad un target uditivo, battendo la mano sul tavolo. Il parametro di misura

è il numero delle risposte corrette.

Sono state realizzate numerose versioni e molti test carta-matita per la valutazione dell’attenzione

selettiva; in generale le prove computerizzate hanno il vantaggio di essere uno strumento di

valutazione più preciso nel registrare le risposte e i tempi di reazione e risultano meno sensibili a

difficoltà di tipo percettivo.

Fra le Batterie computerizzate la più completa è sicuramente quella inclusa nel Cd-Rom

“Attenzione e Concentrazione” delle Edizioni Erickson che è un software realizzato da Santo Di

Nuovo (1999) per la misurazione, il recupero e il potenziamento dell’Attenzione.

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È uno strumento sia di valutazione che di intervento multidimensionale, automatizzato e di semplice

utilizzo; è costituito da una sezione di testing con una batteria di sette prove che valutano

l’attenzione selettiva, l’attenzione sostenuta, l’orientamento spaziale dell’attenzione, la vigilanza

attentiva, l’attenzione distribuita, la resistenza alla distrazione e lo shift dell’attenzione.

Nella sezione di training il software diventa un mezzo di potenziamento delle stesse abilità,

attraverso un approccio ludico e graduale al materiale già usato nel testing.

Valutazione della Fluenza

Nell’analisi qualitativa delle prove di Fluenza in realtà bisogna considerare che sono implicati

numerosi processi cognitivi : la velocità di elaborazione, l’ampiezza del vocabolario, la memoria

semantica, la memoria di lavoro, l’inibizione, la capacità di mantenimento del set.

Sono prove classiche per la valutazione della Fluenza :

Fluenza verbale : fonemica e semantica

Design Fluency

Fluenza Verbale

Nelle prove di fluenza fonemica viene richiesto al bambino di denominare in un tempo prestabilito

quante più parole che iniziano con una lettera target, per esempio la S.

Nelle prove di fluenza semantica gli viene richiesto di denominare gli elementi di una categoria

target, per esempio gli animali. I parametri di misura sono le risposte corrette, le ripetizioni e la

rottura delle regole.

Design Fluency

La prova di Fluenza Grafica più conosciuta è il Five Point Test.

Il bambino ha un foglio di lavoro con un pattern strutturato di punti ripetuto più volte; in un minuto

di tempo gli viene richiesto di trovare più combinazioni possibili diverse per unire fino a 5 punti di

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ogni singola configurazione. I parametri di misura sono le risposte corrette, le ripetizioni e la rottura

delle regole.

Nella Batteria Nepsy c’è un’analoga prova di Fluenza Grafica dove viene richiesto al bambino di

produrre il maggior numero di disegni diversi, connettendo fino a cinque punti presentati non solo

in pattern strutturato ma anche in pattern random.

La prova misura la capacità di generare risposte alternative.

La Riabilitazione delle Funzioni Esecutive – La letteratura

L’analisi della letteratura sulla riabilitazione delle funzioni esecutive per individuare training già

sperimentati ha evidenziato esperienze di training per le funzioni esecutive e di training per

l’attenzione. La casistica utilizzata riguarda per lo più pazienti post-traumatici adulti o pazienti

adulti e bambini con ADHD.

Ho selezionati gli studi più interessanti sia dal punto di vista metodologico che della tipologia,

anche se il confronto risulta difficoltoso perché dietro a tali proposte ci sono modelli

neuropsicologici diversi, che rimandano a proposte di diverso indirizzo.

Dopo una breve descrizione riassumerò brevemente in una tabella le caratteristiche salienti dei

contenuti, degli obiettivi e dei risultati ottenuti dai singoli training, in modo che l’analisi possa

essere più immediata.

Training per l’Attenzione

Tutti gli approcci che verranno descritti si basano sull’assunzione che la ripetuta attivazione e

stimolazione dei sistemi attentivi faciliti dei cambiamenti nelle capacità cognitive e che diverse

componenti possano essere selettivamente riabilitate attraverso una stimolazione mirata

Lo studio di Linda Laatsch (1998) è stato compiuto su 4 pazienti adulti con ADHD, tre dei quali in

trattamento farmacologico. Il modello utilizzato nella creazione delle proposte è quello di Lurija

(1981) che individua tre macro unità funzionali : attenzione, memoria e processi esecutivi.

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Gli esercizi non vengono descritti nel dettaglio e lo studio non riporta risultati conclusivi sugli

effetti del trattamento.

Il modello di Sohlberg e Mateer (1987) è un modello gerarchico suddiviso in quattro

sottocomponenti : attenzione sostenuta, alternata, selettiva e divisa.

Le autrici hanno sviluppato un programma specifico per la riabilitazione delle funzioni attentive

denominato “Attention Process Training” – APT che hanno applicato a bambini con esito di trauma

cranico e a bambini con diagnosi di ADHD.

Uno studio condotto su tre pazienti adulti post-traumatici sottoposti al training da Palese e Raskin

(2000) dimostra un miglioramento significativo ai test utilizzati per la valutazione pre e post

trattamento.

Lo stesso programma nella forma riadattata per l’età evolutiva, denominata “Pay Attention !”, è

stato proposto a 7 bambini con ADHD di età compresa tra i 7 e gli 11 anni, di cui cinque in

trattamento farmacologico.

Lo studio di Kerns (1999) mostra un miglioramento significativo nei test psicometrici (MFFT,

ACT) rispetto alla fase di pretest, una tendenza al miglioramento nei sintomi di disattenzione e

impulsività nei questionari per gli insegnanti, ma nessuna significativa differenza nei questionari

per genitori.

Un altro programma utilizzato in alcuni studi (Slate, Meyer, Burns, Montgomery 1998; Burda,

Starkey, Dominguez, Montgomery 1995) con pazienti bambini e adulti con diverse patologie è il

software “Captain’s Log” realizzato da Sanford e Browne nel 1988.

Il software è costituito da 33 esercizi che vanno ad esercitare diverse componenti cognitive tra cui

l’attenzione, le abilità visuo-motorie, le abilità concettuali, il problem solving e la memoria; gli

autori lo definiscono uno strumento completo per la “ginnastica mentale” di diverse abilità, che con

l’esercizio e la pratica hanno ottimi margini di miglioramento.

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Lo studio più interessante relativo all’utilizzo del “Captain’s Log” riguarda 4 bambini con ADHD

in trattamento farmacologico, anche se poi in realtà l’analisi dei risultati è relativa ad un singolo

caso.

Training per le Funzioni Esecutive

In generale i training per la riabilitazione delle funzioni esecutive riguardano soprattutto le

componenti di problem solving e di pianificazione attraverso l’uso di compiti complessi, molti dei

quali con alta validità ecologica e quindi buone probabilità di generalizzazione ai diversi contesti di

vita.

Il programma proposto da Von Cramon (1992) consiste in incontri di terapia individuale e di

gruppo, condotti da terapisti che utilizzano tecniche comportamentali e cognitive, ma sono rivolti

soprattutto a pazienti adulti.

Negli incontri vengono proposti esercizi di tipo carta-matita per la soluzione di problemi

complessi: esercizi per la codifica e il confronto di materiale, esercizi per il pensiero divergente,

esercizi per il pensiero induttivo e deduttivo, esercizi di pianificazione.

Il programma di Levine (2000) denominato “Goal Managment Training” si propone di addestrare

un gruppo di pazienti post-traumatici adulti in comportamenti complessi diretti ad uno scopo,

utilizzando le auto-istruzioni verbali e attività pratiche di gruppo che ripropongono situazioni

quotidiane che risultano particolarmente difficoltose per questo tipo di pazienti.

Altri studi di Marlowe (2000) e più recenti di Benso (2005) utilizzano, anche in età evolutiva

esercizi basati sul paradigma del PASAT (Paced Auditory Serial Addition Task, Gronwall 1977)

proponendo compiti di somma degli ultimi due numeri presentati sia in modalità visiva che uditiva.

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TRAINING PER FUNZIONI ESECUTIVE TRAINING PER ATTENZIONE

Goal Managment Training (Levine 1996)

STOP !

Definire il problema, Elencare i passaggi,

Apprendere i passaggi, Controllare

Problem Solving Training

(Von Cramon 1992)

Esercizi selezione e combinazione informazioni

Esercizi pensiero divergente

Esercizi ragionamento induttivo e deduttivo

Esercizi pianificazione azioni

Training con utilizzo PASAT (Marlowe 2000)

Esercizi somma ultimi due numeri presentati

Modello a 3 unità di Lurija (Laatsch 1988)

Attenzione ; selezione, orientamento,

mantenimento

Memoria : memoria di lavoro e uso di strategie

Processi Esecutivi : strategie, controllo

impulsività, consapevolezza

Pay Attention (Sohlberg e Matteer 1987)

Esercizi di attenzione sostenuta, selettiva,

alternata e divisa (visiva e uditiva)

Captain’s Log

Esercizi di rinforzo delle abilità attentive :

discriminazione di ritmi, suoni, colori,

vigilanza, scannino visivo, controllo delle

risposte

La Riabilitazione dell’Inibizione Comportamentale

L’intervento specifico sull’inibizione comportamentale necessita un lavoro integrato con la scuola e

la famiglia, perché è fondamentale condividere e uniformare le condotte educative da utilizzare con

il bambino. La riabilitazione deve porsi l’obiettivo di stimolare l’autoregolazione, principalmente

attraverso il linguaggio.

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Si rivela molto utile per questo tipo di intervento la scelta di un gruppo terapeutico, che stimola la

regolazione riproducendo contesti e situazioni ecologiche su scala ridotta.

In contesto educativo invece è utile rendere il bambino capace di prevedere quello che accadrà in

base a delle regolarità prestabilite, offrendo informazioni di ritorno sulle azioni sia in termini di

gratificazione che di costo della risposta, instaurando delle routine e delle scadenze e stabilendo

delle regole familiari.

Soprattutto per i bambini più piccoli, può essere utile come procedura di reazione ai comportamenti

negativi l’utilizzo del timeout per interrompere una sequenza di comportamenti inadeguati.

Per esempio alla scuola materna o a casa potrebbe essere individuato un punto dove installare un

segnale di STOP da utilizzare per far fermare il bambino per alcuni minuti ( da 2 a 5 ), terminando

la procedura di stop con la riformulazione della richiesta alla quale il bambino inizialmente non

collaborava.

L’utilizzo del timeout da parte dei genitori o degli insegnanti può essere difficoltoso all’inizio

perché richiede conoscenza della procedura ma anche pazienza e tenacia, ma si rivela un’ottimo

strumento per bambini molto disinibiti o piccoli, in quanto fornisce un’alternativa non aggressiva

alle punizioni “classiche” ed inoltre pone il bambino in condizione di potersi calmare imparando a

controllarsi meglio.

La Riabilitazione della Flessibilità Attentiva

L’intervento riabilitativo nei bambini piccoli si basa su proposte per lo più legate ad aspetti

percettivi, che riproducono in setting di allenamento le prove eseguite per la valutazione.

Possono essere proposti esercizi in triplette con altri materiali : i chiodini, il lego, gli orsetti colorati.

Con il bambino più grande si possono invece realizzare esercizi di set-shifting ( cambio del focus e

dell’obiettivo delle azioni ) e di controllo delle interferenze.

Sempre per il controllo dell’interferenza delle risposte automatiche si possono utilizzare puzzle a

due pezzi con molti animali e chiedere ai bambini di unire tutti gli animali in modo sbagliato.

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Per lavorare sull’attenzione sostenuta inserire il paradigma della SART : “Fai tutti gli animali

sbagliati tranne uno ”.

Per allenare il set-shifting si possono realizzare giochi semplici di riempimento di contenitori con

palline colorate in condizioni di congruenza (colore pallina – colore recipiente) e ad un comando

preciso dell’esaminatore in condizione di incongruenza.

Molti esercizi di shift dell’attenzione sono reperibili nelle batterie computerizzate.

La Riabilitazione dell’Attenzione

Il materiale più specifico anche qui, come per la valutazione, è sicuramente quello computerizzato,

ma in assenza di computer si possono realizzare vari tipi di prove carta-matita :

- esercizi di cancellazione di lettere all’interno di testi fotocopiati (attenzione visiva)

- ricerca di particolari in un disegno (attenzione visiva)

- differenze percettive (attenzione visiva)

Oppure si può utilizzare un registratore per salvare liste ed elenchi di parole da far ascoltare al

bambino per l’individuazione di parole target alle quali deve rispondere con movimenti prestabiliti

(attenzione uditiva).

Nella riabilitazione specifica dell’attenzione andrebbero selezionate tutte quelle attività in grado di

avere caratteristiche misurabili e confrontabili prima e dopo il training sia in termini di tempo che di

risposte corrette.

La Riabilitazione della Memoria di Lavoro

Nella riabilitazione della memoria di lavoro si possono usare tutte quelle attività che prevedono la

ripetizione di informazioni in un determinato ordine : enumerazione, giorni della settimana, mesi

dell’anno, che però devono essere ripetuti nell’ordine inverso.

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Si possono proporre esercizi di soppressione articolatoria, aumentando il carico di informazioni che

il soggetto deve gestire contemporaneamente, per esempio successivamente o contemporaneamente

ad una prova di memoria viene chiesto di enumerare o di eseguire dei conti.

Sono esercizi che stimolano la memoria di lavoro anche tutti gli esercizi costruiti prendendo spunto

dal paradigma del PASAT. La versione originale della prova prevede una serie di numeri registrati

ad intervalli costanti su un nastro ed il compito consiste nell’eseguire e pronunciare ad alta voce la

somma del numero appena ascoltato con quello subito precedente.

Questo tipo di esercizi non devono essere proposti a bambini con difficoltà specifiche nel calcolo ed

è comunque importante manipolarli per tutti i bambini riducendo il carico aritmetico (valutazione

preliminare dei fatti aritmetici acquisiti) ed introducendo gradualmente le interferenze.

Gli esercizi con il PASAT lavorano sia sull’attenzione sostenuta (il ritmo incalzante della prova),

che sul controllo dell’interferenza (la cifra detta relativa alla somma, non utile per il compito) che

sulla memoria di lavoro (il ricordo dell’ultima cifra ascoltata che va recuperata per poter fare la

somma).

Il Prof. Benso ha realizzato varie versioni di questo tipo di esercizi :

- presentazioni uditive attraverso nastri registrati

- presentazioni visive, tipo carte numerate, matrici e tabelle con numeri

- presentazioni multimodali quali tabelle con numeri ed interferenza uditiva da parte

dell’esaminatore di tipo congruente o incongruente.

Si possono proporre poi esercizi che rinforzano e sviluppano le immagini mentali, attraverso la

stimolazione della persistenza visiva, della memoria iconica, della velocità di passaggio in memoria

a breve termine :

- riproduzione di matrici con bersagli a memoria

- esercizi di selezione e ricerca dei bersagli sulla matrice

Infine nel trattamento del metodo Benso tipo Brown Peterson vengono proposti esercizi di memoria

di posizione di alcune palline dentro alcune scatole; il bambino deve ricordare la posizione delle

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palline ma contemporaneamente deve eseguire un percorso via via più lungo, che ha memorizzato

in precedenza (per esempio un percorso con cerchi colorati dove a seconda del colore del cerchio il

bambino deve svolgere azioni diverse), quindi il bambino vede dove vengono nascoste le palline,

ma ritarda la risposta perché prima deve eseguire le tappe del percorso. Si tratta in sostanza di un

esercizio di doppio compito (trattenere la posizione delle palline e muoversi nel percorso).

Nella riabilitazione della memoria di lavoro infine è importante l’utilizzo di facilitazioni esterne o

interne che aiutino il bambino e favoriscano le sue capacità di apprendimento.

Quindi possono essere utili tutti gli ausili esterni che rappresentano le regole e il tempo : post-it,

elenchi, poster, cartelli, agende, timer.

L’interazione con il bambino al fine di promuovere la sua autonomia nei contesti quotidiani

dovrebbe stimolare le autoistruzioni brevi e ripetute frequentemente dal bambino stesso.

La Riabilitazione della Pianificazione

Per la riabilitazione della pianificazione possono essere proposte tutte la attività di problem solving

in cui sono presenti delle tappe intermedie che apparentemente allontanano dalla meta da

raggiungere.

L’obiettivo è quello di potenziare l’efficacia del piano mentale e la sua organizzazione in sequenze

operative gerarchiche.

Sono adeguate pertanto tutte le attività costruite secondo lo schema del labirinto.

Si potrebbero raggruppare fra gli strumenti utili per la riabilitazione della pianificazione anche tutti

quei videogiochi che permettono di agire all’interno di determinate regole in modo che il

programma possa stabilire le conseguenze di una serie di azioni, richiedendo al giocatore

l’applicazione di una buona strategia.

Questa vasta categoria annovera i giochi di strategia militare (per esempio “Risiko”), i giochi storici

di controllo dello sviluppo delle civiltà (per esempio “Civilization”), i giochi di carattere gestionale

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che simulano l’amministrazione di un impero finanziario o di altre organizzazioni (per esempio

“Sim City”), ma anche innumerevoli titoli di ambientazione spaziale e futuristica.

Tutti questi giochi data la complessità e la necessità non solo di attivare strategie di alto livello, ma

anche quella di avere diverse conoscenze sul piano culturale, sono proponibili a bambini più grandi,

almeno sopra gli 8 anni di età.

Training per le Funzioni Esecutive – La mia Esperienza Personale

Concludo questo articolo descrivendo brevemente il training neurocognitivo utilizzato presso

l’IRCCS “Eugenio Medea”, realizzato grazie ad un progetto di ricerca condotto da G. Marzocchi.

Il training pensato e sperimentato su bambini con ADHD di età compresa fra i 7 e i 12 anni si pone

l’obiettivo di migliorare le abilità cognitive, di ridurre i sintomi di disattenzione, iperattività e

impulsività e soprattutto di generalizzare i progressi e le abilità acquisite a contesti ecologici (scuola

e famiglia) grazie a del materiale adeguatamente predisposto allo scopo.

Il protocollo di intervento riabilitativo utilizza materiale computerizzato in forma di esercizi

semplici e materiale carta-matita soprattutto relativo all’obiettivo di generalizzazione.

La durata è di 32 sedute bisettimanali della durata di 45 minuti condotte da un Terapista della

Neuropsicomotricità; il bambino in ogni seduta viene impegnato nell’esecuzione degli esercizi

computerizzati che vengono seguiti da quelli carta-matita e dalla discussione “metacognitiva” sullo

svolgimento della seduta, le difficoltà incontrate, il livello di competenza percepito.

Nei primi incontri si lavora generalmente con esercizi che vanno ad implementare il mantenimento

dell’attenzione in compiti protratti nel tempo e la prontezza/correttezza della risposta.

Negli incontri successivi si cerca di esercitare le capacità di memoria a breve termine, sia nella

modalità visiva che uditiva, aiutando il bambino a controllare l’interferenza e ad inibire le risposte

non pertinenti.

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Nell’ultima fase si cerca di applicare tali abilità in contesti scolastici e di vita quotidiana, con

l’intento di fornire strumenti utili alla risoluzione di problemi, che possono essere interiorizzati ed

utilizzati autonomamente.

Il modello neuropsicologico utilizzato per la costruzione degli esercizi è un modello

energetico/esecutivo personalizzato che prende spunto dai modelli più utilizzati, basato sulla

sequenza del problem solving, modulato da funzioni cognitive (memoria di lavoro, set-shift,

inibizione), mediato dall’uso di strategie e alimentato da risorse attentive e motivazionali.

L’esperienza relativa alla sperimentazione di questo training e i numerosi studi e ricerche nel campo

dell’attenzione e del bambino con ADHD, ha portato alla realizzazione del software “Autoregolare

l’attenzione” di Marzocchi, Portolan e Usilla – Edizioni Erickson (2006), che comprende una

revisione di tutte le prove computerizzate che vi ho illustrato e un test denominato Test del Clacson.

Lo scopo del software è di aiutare i ragazzi dagli 8 ai 12 anni ad autoregolare la propria attenzione

esercitando uno sforzo consapevole per lo svolgimento di una serie di attività cognitive.

Conclusioni

Lo studio delle Funzioni esecutive costituisce per gli psicologi e per noi terapisti una grande sfida,

che attraverso nuovi strumenti clinici, diagnostici e riabilitativi, potrà orientare maggiormente i

campi della neuropsicologia e della psicopatologia dello sviluppo.

Le riflessioni di tutti i noi, gli strumenti e i metodi che utilizziamo grazie alla formazione,

all’esperienza, ai tentativi empirici e talvolta al buon senso … oltre che a migliorare i processi

diagnostici, contribuiranno a influenzare anche gli orientamenti educativi e riabilitativi futuri.

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ABSTRACT

Questo articolo ha lo scopo di illustrare parte della esperienza professionale di una Terapista della

Neuropsicomotricità impegnata in un Servizio di Neuropsicologia dell’età evolutiva.

Vengono approfonditi materiali e strategie trovate in riabilitazione ed in particolare nella

riabilitazione delle Funzioni Esecutive; al fine di promuovere fra i colleghi la messa a punto di

protocolli di intervento condivisi, che possano essere di aiuto e stimolo a quanti lavorano nell’area

della Neuropsicologia e non solo.

PAROLE CHIAVE – KEY WORDS

• Developmental Neuropsychologia

• Neurodevelopmental Disorders

• Cognitive Processes

• Executive Functions

• Neuropsychological Rehabilitation

• Neuropsychological Valuation

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