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IL TEMPO DELLA STORIA IL NOVECENTO ANNO SCOLASTICO 2012/2013 VIAGGIO STUDIO NELLE REPUBBLICHE BALTICHE

IL TEMPO DELLA STORIA - provincia.pv.it · MANINI Iacopo MARINI Federica ... MIANO MARIA VITTORIA, MOSCA ANGELO, PELLEGRINO LUDOVICO, ROSCIO MATTEO, SEGHINI ... Un romanzo recentemente

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IL TEMPO DELLA STORIA IL NOVECENTO

ANNO SCOLASTICO 2012/2013

VIAGGIO STUDIO NELLE REPUBBLICHE BALTICHE

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PROVINCIA DI PAVIA

ASSESSORATO AI BENI E ALLE ATTIVITÀ CULTURALI

SETTORE CULTURA, TURISMO, INNOVAZIONE TECNOLOGICA, POLITICHE DELLA SCUOLA, GIOVANI E PARI OPPORTUNITÀ

LE REPUBBLICHE BALTICHE: ESTONIA,

LETTONIA, LITUANIA

VIAGGIO STUDIO 8 - 15 APRILE 2013

Con il sostegno della REGIONE LOMBARDIA

Cultura

in collaborazione con: Università degli Studi di Pavia – Facoltà di Scienze Politiche

Ufficio Scolastico Provinciale di Pavia Centro Studi sul Federalismo "Mario Albertini"

Associazione Culturale "Testimoni e Protagonisti"

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“Il Baltico è una terra fertile e fruttuosa; donai alle sue genti auree spighe di grano che, crescendo pienamente, maturano al sole. Qui, dalla fertile terra baltica, i Lituani riceveranno un raccolto abbondante e ricco. Ma gli aratri e le falci stranieri in cerca di guadagno spezzeranno le loro lame nel petroso fossato”. […] “Le acque del Baltico ribolliscono e vorticano ondeggiando, I venti invernali infuriano in una rabbia senza fine, E le correnti fanno roteare grandi rocce tondeggiandi, E navi di nemici stranieri si scagliano sulle cime sporgenti. Il mar Baltico le distruggerà come Io auspico, finché la nobile bandiera del popolo baltico solcherà i mari di tutto il mondo.” […] “Le coraggiose anime dei Baltici guadagneranno un posto in Paradiso, una lieta dimora per il valoroso popolo lituano. Per i nemici sono invece gli Inferi il luogo appropriato. Sotto le luci del Nord, sebbene ancora combattendo, i loro vili cuori tremeranno in coro con le mie paure. Ma intanto mostrerò magnanimità al tuo volere, e benedirò le anime dei cari bambini di Lituania” […] “Alla fine, nuove ere sorgeranno per il popolo lituano; Alla fine, la sua libertà sarà ottenuta”. Andrejs Pumpurs, Lāčplēsis, 1872-1887; poema nazionale lituano.

***************

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Nella patria fiorisce la felicità, cresce la gioia nelle proprie case. In quelle case coperte di noia ove il cane sta a guardia fidato e dove l'amico scruta l'orizzonte lontano per scorgere la piccola nave. Qui gli amici cantano in coro, e il sole risplende più bello, e le stelle, la notte, son d'oro.

Friedrich Reinhold Kreutzwald, Kalevipoeg, 1862; poema nazionale estone.

*************** Risorgendo, il solicello risvegliava ormai la terra e rideva rovinando l’opere del freddo inverno. Le creazioni del gelo e dei ghiacci presero a disfarsi, ovunque, spumeggiando, la neve in nulla si disciolse. Tosto i tiepidi venti ridavano vigore ai campi E da morte a vita richiamavano l’erbette dei prati. I cespugli e tutti i boschi si riscossero dal sonno, mentre collinette e valli si toglievano i mantelli. Tutti quelli che nel triste autunno s’erano spenti in pianto, tutti quelli che l’inverno avean trascorso dentro al lago, o svernato riposando al riparo di un cespuglio, tutti a frotte usciron fuori a salutar la primavera.

Kristijonas Donelaitis, Metai, 1818; poema nazionale lettone.

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ELENCO DEGLI STUDENTI VINCITORI

ARIOLI Angelica BELLAZZI Francesca BIGGIOGERA Luca BIGLIERI Luca CECCUZZI Giovanna CALDERONI Paolo CAPRA Manuel CARTA Pietro Elia CIMIOTTI Lucrezia DELLA PENNA Francesco EDO Maria Teresa FABRIS Simona FARAVELLI Simone FASCELLA Angelica GUALANDI Attilio GUAZZI Michela LA COGNATA Daniele LISSI Stefano LOSI Giacomo MANINI Iacopo

MARINI Federica MIRABELLI Alessandro MUGGETTI Beatrice PAVARINO Elisa PEDRAZZINI Samantha PERITI Viola Maria RAGAZZI Giulia ROCCHINI Michela ROSSI Maria Caterina SCACHERI Francesca SOLCAN SAVU Anamaria STAGNITTO Francesco STANZANI Luca STURLA Matteo TALLAMONA Stefano TOSONI Marco TRANCUCCIO Alessandro TURPINI Simone VINCIFORA Roberta VOLPINI Emanuele

ISTITUTI SCOLASTICI RAPPRESENTATI:

Liceo Classico “U. Foscolo” di Pavia, Liceo Scientifico “N. Copernico” di Pavia, Liceo Scientifico “T. Taramelli” di Pavia, I.T.I.S. “G. Cardano” di Pavia, Liceo Scientifico “T. Olivelli” di Pavia, Istituto “L. G. Faravelli” di Stradella, Istituto “A. Cairoli” di Pavia, Liceo “G. Galilei” di Voghera, Istituto “A. Maserati” di Voghera, Liceo “B. Cairoli” di Vigevano, I.T.A.S “C. Gallini” di Voghera, Istituto “A. Omodeo” di Mortara. ACCOMPAGNATORI: D’IMPERIO MILENA, SACCHI ANTONIO, BOLECH DONATELLA, GASTALDI PAOLO, MUSSINI GIANNI, PIETRA ANTONIO, SPADA ANDREA. TUTORS: BERNINI ELENA, CANTONI IRENE, TALLAMONA VALENTINA. EX VINCITORI: BACCOLO STEFANO, BENASSO MICHELE, BERTERO MATTEO, BETTA ALBERTO, BOLOGNESI SILVIA, BRENDOLISE FRANCESCO, CHIESA GUIDO, CORDA FRANCESCO, CRITELLI EDOARDO, GHIO RICCARDO, GIANI CARLOTTA, GIORDANI PAOLA, GJINI ARDIT, INTROCASO VINCENZO, MAGNAGHI LISA RITA, MANFREDI SILVIA, MARNI MARCO, MIANO MARIA VITTORIA, MOSCA ANGELO, PELLEGRINO LUDOVICO, ROSCIO MATTEO, SEGHINI CATERINA, STAGNITTO GIOVANNI, VICINI NABILA. COMMISSIONE GIUDICATRICE:

SACCHI ANTONIO (presidente) – BOLECH DONATELLA, BONVECCHIO PAOLA, BRIGNOLI FRANCESCA, COSTA ANNA, DE BATTISTI GIOVANNA, GASTALDI PAOLO, MUSSINI GIANNI, PIETRA ANTONIO.

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PROVINCIA DI PAVIA Presidente, Daniele Bosone

ASSESSORATO AI BENI E ALLE ATTIVITÀ CULTURALI Assessore Milena D’Imperio

DIRIGENTE DEL SETTORE CULTURA Dott. Antonio Sacchi

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VILNA/VILNIUS

Il grande poeta polacco-lituano Czesław Miłosz, Premio Nobel per la letteratura nel 1980, lo ha chiarito in Genealogia: « Certo abbiamo molte cose in comune / tutti noi che siamo cresciuti nelle città del Barocco / […] Qualcosa ci resta : un gusto per la linea tortuosa, / le alte spirali delle contraddizioni, fiammeggianti, /abiti femminili con drappeggi sontuosi / per aggiungere fulgore al ballo degli scheletri ». Francesco M. Cataluccio, Vado a vedere se di là è meglio, Palermo, Sellerio Editore, 2010.

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UN PO’ DI STORIA… Per quanto presentino tra loro differenze anche molto marcate, le tre Repubbliche Baltiche sono legate, oltre che dallo stesso paesaggio naturale, da vicende storiche molto simili: per riprendere una celebre espressione di Czeslaw Milosz, questi popoli furono “calpestati dall’elefante della Storia”, ovvero privati, per oltre mezzo secolo, del loro passato e della possibilità di costruirsi un futuro. Estonia, Lettonia e Lituania, ovvero quelle che oggi vengono comunemente chiamate Repubbliche Baltiche a causa del loro affaccio sull’omonimo mare, fecero parte per quasi duecento anni, in qualità di governatorati, dell’Impero Russo formato da Pietro il Grande nel 1721. Il loro impervio cammino lungo la strada per l’indipendenza ebbe inizio in seguito alla Prima Guerra Mondiale, quando i Paesi vincitori decisero di riconoscere e proteggere i nuovi Stati nati dalla disgregazione della Russia: Estonia, Lettonia, Lituania e Finlandia. Queste ultime, insieme alla Romania e alla Polonia, andavano a costituire il cosiddetto cordone sanitario, una fascia di protezione contro l’espansionismo sovietico e la possibilità di un contagio rivoluzionario. Nel 1940, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, le tre Repubbliche Baltiche vennero però occupate dall’Unione Sovietica: mediante un protocollo segreto facente parte del patto di non aggressione noto con il nome dei due ministri degli Esteri tedesco e sovietico, Ribbentrop e Molotov, firmato il 23 agosto 1939, l’Urss aveva di fatto ottenuto un riconoscimento delle proprie aspirazioni territoriali sugli stati baltici. In seguito all’aggressione di questi stati, avvenuta nel giugno 1940 e conclusasi nel giro di poche settimane, Stalin costrinse i governi locali a dimettersi. Furono indette nuove elezioni, a lista unica, che si conclusero naturalmente con la vittoria dei partiti comunisti locali; nell’agosto dello stesso anno, i neo-nati parlamenti

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“chiesero”di essere annessi all’Unione Sovietica, perdendo così la propria indipendenza. Il 22 giugno 1941, la Germania diede inizio all’operazione Barbarossa, nome in codice per identificare l’attacco tedesco all’Urss, che da sempre costitutiva il principale e malcelato obiettivo di Hitler: un fronte di guerra lungo 1600 chilometri, dal Mar Baltico al Mar Nero. Estonia, Lettonia e Lituania passavano così sotto l’occupazione nazista, occupazione che durerà fino al 1944, quando l’Armata Rossa riuscirà a riappropriarsi di questi territori. Solo nel 1991, ovvero dopo quasi cinquant’anni di dominio sovietico, le tre Repubbliche baltiche otterranno definitivamente la tanto agognata indipendenza. L’occupazione sovietica negli Stati Baltici è spesso solo accennata nei libri di storia. Poco si sa, in genere, di queste tre giovanissime Repubbliche che si affacciano sul Mar Baltico. Un romanzo recentemente pubblicato in Italia dalla casa editrice Garzanti tratta proprio la tematica dell’oppressione sovietica in Lituania nei primi mesi del 1941. Ruta Sepetys, autrice di Avevano spento anche la luna, è nata negli Stati Uniti, a Michigan, da una famiglia di rifugiati lituani. Nel suo sito ufficiale, l’autrice dichiara: “My first published novel was inspired by my father who escaped from Lithuania when he was a young boy. I cried a lot while writing the book and will probably get teary discussing it with you. I am intensely proud to be Lithuanian, even if that means I have a name no one can pronounce”. Attraverso la storia della giovane protagonista Lina, figlia del rettore dell’Università di Vilnius, deportata in un campo di lavoro in Siberia insieme alla propria famiglia, il lettore ha l’occasione di vivere da vicino gli orrori prodotti, in questo caso, dall’occupazione sovietica in territorio baltico, ma tristemente comuni a tutti i paesi toccati dalle oppressioni di quei cupi anni.

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CRONOLOGIA STORICA ESSENZIALE 1918 � Estonia, Lettonia e Lituania, appartenute per quasi due secoli all’Impero Russo, ottengono l’indipendenza alla fine della Prima Guerra Mondiale. 23-8-1939 � il patto Ribbentrop-Molotov pone gli Stati baltici nell’orbita dell’Unione Sovietica e legittima le mire espansionistiche di quest’ultima a loro discapito. 28-9-1939 � l'Estonia deve acconsentire alla richiesta sovietica di basi militari. 2-10-1939 � l'URSS obbliga la Lettonia.ad accettare un patto di mutua assistenza. 5-10-1939 � la Lettonia deve concedere le proprie basi militari all'URSS. 15-6-1940 � l'Unione Sovietica occupa la Lituania. 17-6-1940 � Estonia e Lettonia si arrendono alle richieste sovietiche e vengono invase. 22-6-1941 � ha inizio l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica. Nota tra i nazisti con il nome in codice “Operazione Barbarossa”, essa coinvolge una forza totale di truppe che ammonta a tre milioni di uomini, rendendola la più vasta operazione militare di tutti i tempi. 1944 � l'Armata Rossa occupa nuovamente le Repubbliche baltiche incorporandole nello Stato sovietico. Migliaia di estoni, lettoni e lituani contrari al regime sovietico sono deportati in Siberia o costretti a fuggire all'estero. 1945-1956 � piccoli gruppi partigiani, noti come “fratelli delle foreste”, conducono un'accanita ed eroica azione di guerriglia contro le truppe regolari russe che occupano il loro paese. Presto essa assume l'aspetto di un autentico movimento di resistenza contro la presenza straniera, che il regime sovietico stronca però uccidendo e deportando migliaia di persone nei gulag siberiani.

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Febbraio 1990 � il Partito Comunista in Unione Sovietica accetta di rinunciare al suo stato di partito unico. Nel corso delle settimane successive, nelle 15 repubbliche accorpate all’URSS, tra cui Estonia, Lettonia e Lituania, si tengono le prime libere elezioni. 20-8-1991� l’Unione Sovietica si dichiara pronta a firmare il Nuovo Trattato d'Unione, che ne prevedeva la conversione in una federazione di repubbliche indipendenti con un comune presidente. 8-12-1991� i capi di Russia, Ucraina, e Bielorussia s'incontrano a Belavezhskaya Pushcha per firmare l'accordo di Belavezha, che dichiara dissolta l'Unione Sovietica e la sostituisce con la Comunità degli Stati Indipendenti. 12-12-1991 � la secessione della Russia dall'Unione viene completata. 26-12-1991 � il Soviet Supremo riconosce formalmente la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Estonia, Lettonia e Lituania ottengono l’indipendenza. 29-3-2004 � le tre Repubbliche baltiche entrano a far parte della NATO 1-5-2004 � le tre Repubbliche baltiche diventano membri dell'Unione Europea; 21-12-2007 � le tre Repubbliche baltiche entrano a far parte dell’area Schengen, ovvero uno spazio comune di libera circolazione dei cittadini degli Stati aderenti.

1-1-2011 � l’Estonia adotta l’Euro come moneta nazionale.

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Prima della guerra, quando era una città polacca, Vilna era nota anche come « Gerusalemme del Nord »: là c’erano le più importanti scuole e tipografie ebraiche del Centro Europa e 107 sinagoghe (dopo la guerra ne erano rimaste una sessantina : tutte demolite, salvo una). Vi abitavano 240.000 ebrei: l’8% della popolazione della Lituania. In quella regione, grazie all’editto del 1382 di Vytautas il Grande, per 600 anni gli ebrei avevano potuto vivere tranquilli secondo le proprie tradizioni e cultura. Ma qualcosa di oscuro e sotterraneo covava sotto terra e aspettava solo la prima occasione per eruttare fuori. Bastò che nella vicina Germania andasse al potere Hitler, che anche in Lituania, per una sorta di macabra imitazione, spuntassero fuori gruppi nazionalisti e ferocemente antisemiti (Shaulists). Nell’ottobre del 1941, dopo che i sovietici avevano già fiaccato la popolazione lituana – spedendo al confino la classe dirigente, religiosi e intellettuali, spesso di origine ebraica –, i nazionalisti collaborarono attivamente con i nazisti nello sterminio degli ebrei. Francesco M. Cataluccio, Vado a vedere se di là è meglio, Palermo, Sellerio Editore, 2010.

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1° giorno – lunedì 8 aprile 2013 PAVIA/MILANO/RIGA/VILNIUS

Ritrovo dei partecipanti a Pavia in Piazza Italia alle ore 14.30 e trasferimento in pullman all’aeroporto di Milano Malpensa. Disbrigo delle formalità di accettazione e partenza per Riga alle ore 18.20 con volo Air Baltic 630. Arrivo all’aeroporto di Riga alle ore 22.00 e proseguimento per Vilnius con volo Air Baltic 349 (arrivo previsto per le ore 00.00). Trasferimento in bus privato all’Hotel le Meridien ****. Sistemazione nelle camere e pernottamento.

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2° giorno – martedì 9 aprile 2013 VILNIUS

Prima colazione in hotel. Mattinata dedicata alla visita della città, con guida e bus privati, e del Museo Statale Ebraico. Alle ore 11 visita all’Istituto Italiano di Cultura, presso l’Ambasciata italiana a Vilnius. Pranzo in ristorante locale. Alle ore 14.00 visita alla sede del Parlamento Lituano; Rientro in hotel per cena e pernottamento.

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La Lituania, la più grande delle tre Repubbliche Baltiche, menzionata per la prima volta nel 1009 negli Annali di Quedlinburgo, è una repubblica parlamentare la cui Costituzione è stata approvata il 25 ottobre 1992. Vilnius è la capitale della Lituania,

nonché, con i suoi 544.100 abitanti, la città più popolosa del Paese. Secondo la leggenda, essa sarebbe stata fondata nel 1323 dal granduca Gediminas, al quale apparve in sogno un lupo ululante dalle cima di un colle: proprio quel colle verrà da lui scelto per la fondazione della città. Centro di grandi monasteri e chiese in stile barocco, che ne caratterizzano il volto, Vilnius mantiene ancora oggi il suo peculiare tratto cosmopolita e poliglotta che l’ha contraddistinta per secoli. Senamiestis, termine lituano traducibile come “città vecchia”, è il nome del nucleo storico della capitale, entrato dal 1994 nell’elenco dei siti considerati come patrimonio artistico mondiale dell’Unesco. Cuore di questo centro storico è la piazza della cattedrale, dalla quale si irradiano le principali arterie cittadine, e nella quale si trova la statua equestre del granduca Gediminas. Immaginando di procedere a ritroso nel tempo, fino al XIII secolo, e di visitare la piazza, i nostri occhi incontrerebbero immediatamente la facciata del tempio dedicato a Perkunas, dio del tuono dell’antica mitologia baltica. Oggi, dove un tempo sorgeva questo edificio, troviamo invece una cattedrale, edificata in stile gotico dopo la conversione della popolazione e fortemente rimaneggiata all’inizio del XVII secolo. Accanto alla chiesa, svetta nel cielo la mole neoclassica dell’Arkikatedra, opera di uno dei maggiori esponenti del neoclassicismo lituano, l’architetto Laurynas Stouka-Gucevicius.

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IL MUSEO STATALE EBRAICO “GAON DI VILNA”

La storia degli ebrei a Vilnius risale al XIV secolo. Per la sua tolleranza alle varie nazionalità e alle appartenenze religiose, la città era conosciuta come il centro internazionale di cultura e d’insegnamento ebraico e denominata la “Gerusalemme

della Lituania”. I nazisti ripulirono quasi totalmente la città dagli ebrei. Oggi il ricordo degli ebrei lituani e della loro tragedia è commemorato attraverso il Museo Statale Ebraico di Vilnius e il Monumento di Paneriai. Già nel 1913 la città di Vilnius ospitava un museo ebraico, curato dalla Società degli Amatori delle Antichità Ebraiche, le cui attività cessarono con l’avvento della Prima Guerra Mondiale per poi riprendere nel primo dopoguerra: alla vigilia del Secondo Conflitto, il museo custodiva oltre 3.000 oggetti e 6.000 libri, oltre a migliaia di documenti, fotografie e articoli di giornali. Con l’annessione della Lituania all’Unione Sovietica nel 1940 e con la successiva occupazione nazista nel corso dell’anno successivo, ogni tipo di istituzione di matrice ebraica venne abolita e i loro affiliati arrestati e talvolta deportati. Analogamente, durante i quasi cinquant’anni di dominio sovietico (1944-1991), l’idea di riallestire un museo dedicato alla comunità ebraica era impensabile, e il prezioso patrimonio a lei legato sembrava inevitabilmente destinato all’oblio. Il Museo Statale Ebraico di Vilnius, così come appare oggi al visitatore, è stato inaugurato nel 1997 e intitolato a Elijah o Eliyahu ben Shlomo Zalman, più conosciuto come il Gaon di Vilna, un celebre rabbino lituano vissuto nel corso del XVIII secolo, a cui, nella lingua ebraica, si fa riferimento come ha'Gaon ha'Chasid mi'Viln, "il buon genio da Vilna".

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LA SEDE DEL PARLAMENTO

Il Parlamento nazionale della Lituania conta 141 membri eletti ogni quattro anni. Circa metà dei membri (71) sono eletti nelle singole costituenti, mentre l'altra metà viene eletta a livello nazionale con sistema proporzionale. Per accedere al Parlamento, un partito deve ricevere almeno il 5% dei voti, e una coalizione multipartitica almeno il 7%. La parola Seimas, termine lituano che identifica il Parlamento, è etimologicamente legata alla parola polacca "Camera dei deputati della Polonia", il nome della camera bassa del Parlamento della Polonia, e alla parola lettone "Saeima", il nome del Parlamento della Lettonia. Il Parlamento lituano, che conta 141 membri eletti ogni quattro anni, ha sede presso l’Aukš čiausioji Taryba, palazzo edificato negli anni Ottanta del XX secolo su progetto degli architetti Algimantas e Vytautas Nasvytis e da Robertas Stas÷nas. Dinnanzi alla facciata del Palazzo, un monumento costituito da alcuni blocchi di cemento è qui posto a ricordo delle barricate innalzate nel 1991 per proteggere l’edificio dall’attacco sovietico e delle guardie di frontiera uccise nel luglio dello stesso anno sul confine bielorusso.

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3° giorno – mercoledì 10 aprile 2013 VILNIUS/SIAULIAI/RIGA

Prima colazione in hotel. Al mattino visita al Museo delle Vittime del Genocidio. Partenza per Siauliai e pranzo in ristorante locale. Nel pomeriggio partenza per Riga con sosta alla Collina delle Croci. Arrivo a Riga, sistemazione presso l’Hotel Days Vef ***. Cena e pernottamento.

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IL MUSEO DELLE VITTIME DEL GENOCIDIO

Il Museo delle Vittime del Genocidio, allestito in quello che è stato a lungo un quartier generale del KGB, simboleggia per il popolo lituano gli oltre

cinquant’anni d’occupazione sovietica e i

crimini perpetrati a loro danno in questo periodo. Esso è stato istituito il 14 ottobre 1992 per merito del Ministro alla Cultura e alla Formazione e del Presidente dell’Unione dei Prigionieri Politici e dei Deportati. L’edificio che lo ospita, progettato dall’architetto Mikhail Prozorov e dall’ingegnere Leonid Viner a partire dal 1888 e terminato nel 1899, era stato concepito come sede del governatorato lituano, all’epoca in cui il Paese costituiva ancora parte integrante del vastissimo Impero Russo; a partire del 1940 fino al ottenimento dell’Indipendenza nel 1991, però, esso sarà ininterrottamente sede dei governi occupazionisti. All’interno sono raccolti documenti storici riguardanti la repressione operata nei confronti del popolo lituano dai regimi nazista e sovietico tra il 1940 e il 1990. La sezione più importante del museo è costituita dalla prigione del KGB – il cui aspetto odierno è esattamente quello che mostrava nell’agosto 1991, quando fu abbandonata in modo definitivo – nella quale furono torturati gli esponenti della resistenza anti-sovietica. Delle originarie cinquanta celle, ne rimangono oggi solo diciannove. Molto interessante è anche la visita alla camera dell’esecuzione, in cui migliaia di prigionieri furono giustiziati tra il 1944 e gli inizi degli anni Sessanta.

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LA COLLINA DELLE CROCI

A pochi chilometri dalla cittadina lituana di Šiauliai, lungo la strada che collega Kaliningrad a Riga, si erge la “Collina delle Croci”, un’altura che ospita oltre 100.000 croci. Le prime croci furono piantate durante la Rivoluzione Cadetta del 1831,

moto, tristemente fallito, di ribellione

polacco-lituana contro l'Impero Russo. Da allora, l'abitudine di lasciare simboli religiosi – statue e rosari, oltre alle croci – sul luogo che i cattolici

lituani avevano adottato come simbolo della pace contro gli oppressori è incrementata fino ad avere un enorme impulso nella seconda metà del XX secolo. Nel 1900 erano infatti presenti sulla collina soltanto 130 croci. Durante l'epoca sovietica, per tre volte le croci della collina furono completamente abbattute con le ruspe per disposizione del regime comunista, ma ogni volta ricomparivano sempre più numerose. Oggi si contano circa 56.000 croci di ogni dimensione, foggia e materiale, da piccole croci in plastica fabbricate in serie a croci artistiche monumentali. La Collina delle Croci fu visitata il 7 settembre 1993 da papa Giovanni Paolo II, il quale donò un crocefisso oggi posto ai piedi della collina. La visita di papa Wojtila, avvenuta in seguito all’apertura del muro di Berlino, ha contribuito alla definitiva affermazione del luogo come meta di pellegrinaggio.

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Queste le parole del Santo Padre in occasione della visita: "[…]Veniamo qui - sul Monte delle Croci - per ricordare tutti i figli e le figlie della vostra terra, anch'essi sottoposti a condanne, anch'essi mandati in prigione, nei campi di concentramento,

deportati in Siberia oppure a Koluma e condannati a morte. […] Si condannavano degli innocenti. Nella vostra Patria allora infuriava un terribile sistema improntato a violenza totalitaria. Un sistema che calpestava e umiliava l'uomo… [...]I figli e le figlie della vostra terra portavano su questo Monte croci che erano simili a quella del Golgota su cui morì il Redentore. Proclamavano in tal modo la certezza della loro fede che cioè quanti tra i loro fratelli e sorelle erano morti - o piuttosto: erano stati uccisi in modi diversi - avevano la vita eterna…”

ŠIAULIAI

Šiauliai è, con i suoi 127.000 abitanti, la quarta città della Lituania, e si trova alla confluenza di tre fiumi. Fortemente distrutta durante le due guerre mondiali – nel 1944 l’80% della città era ridotta in rovine e macerie – e rimasta chiusa agli stranieri fino al 1987 a causa delle installazioni militari presenti sul territorio, Šiauliai è stata ricostruita nel caratteristico stile d’epoca sovietica e si è recentemente sviluppata come centro industriale.

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4° giorno – giovedì 11 aprile 2013 RIGA

Prima colazione in hotel. In mattinata visita all’Ambasciata d’Italia a Riga per i vincitori del concorso; visita al castello di Rundale per il resto del gruppo. Pranzo in ristorante locale. Alle ore 14 circa visita al Parlamento lettone. Visita al Museo dell’Occupazione della Lettonia e al Museo Lettone della Guerra. Rientro in hotel per cena e pernottamento.

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La Lettonia, che deve il suo toponimo al nome di un corso d’acqua della regione baltica, rappresenta un crocevia per il commercio tra Oriente e Occidente ed è uno stato multiculturale, dove convivono tradizioni e costumi diversi che, insieme a una natura incontaminata, danno vita a un ambiente unico. Situata sul Mar Baltico alla foce del fiume Daugava, Riga, la capitale della Lettonia, è la città più grande delle Repubbliche Baltiche, nonché una grande metropoli dell’Europa settentrionale.

La città vecchia (Vecrīga in lingua lettone) è dominata dalla guglie della chiesa di San Pietro e del Duomo. Quest’ultimo, tempio luterano originariamente dedicato alla Vergine, è un perfetto connubio di stili romanico e tardogotico. Il vescovo

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Albrecht von Buxthoeven iniziò i lavori di costruzione della chiesa nel luglio del 1211, all'esterno della primitiva cinta muraria che delimitava il perimetro della città. Ben poco si sa sulle successive fasi di costruzione del luogo di culto ma certamente essa si velocizzò nel 1215 in seguito all'incendio che distrusse la principale

chiesa di Riga. In un primo tempo, si utilizzò come materiale da costruzione della pietra ma in seguito per i costi e le difficoltà nel reperire tale materia prima si ricorse ai mattoni. La sua torre, alta 90 metri, costituisce oggi uno dei simboli più emblematici della città. Celebre in tutto il mondo per il suono prodotto dalle sue 6718 canne è l’organo qui custodito, costruito dalla ditta Walker di Ludwigsburg nel 1883-1884. La chiesa di San Pietro rappresenta l’altro “gigante” del centro cittadino di Riga. Attestata già nel 1209, essa fu ricostruita a partire dal 1406 su progetto dell’architetto Johann Rumeschottel. La sua veste attuale è opera di una ricostruzione completata nel 1973 – resasi necessaria in seguito ai bombardamenti subiti nel 1941 – che ha saputo comunque rendere giustizia al suo aspetto settecentesco. L’interno della chiesa è oggi sede di un museo sui danni provocati dagli attacchi subiti durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie a un ascensore che conduce alla sommità della torre, si può godere di panorama mozzafiato sulla città.

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IL PALAZZO DI RUNDALE

A 11 km dalla cittadina di Bauska, presso la località di Rundale, sorge l’omonimo palazzo, il più bell’edificio barocco di tutta la Lettonia. Concepito in origine come residenza estiva per il duca di Curlandia Ernst Johann von Biron, il palazzo fu progettato dall’italiano Francesco Bartolomeo Rastrelli – a cui si deve anche il disegno del Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo – e costruito, a più riprese, tra il 1735 e il 1768. In seguito all'inglobamento della Curlandia nell'Impero Russo nel 1795, Caterina la Grande regalò il palazzo al proprio amante, il principe Platon Zubov, che vi si stabilì. Alla morte di quest'ultimo la vedova sposò il conte Šuvalov, la cui famiglia mantenne il possesso del palazzo fino alla Rivoluzione Russa del 1917. Il complesso è formato da tre corpi, dai quali si accede ai sontuosi giardini, mentre gli interni sono distribuiti su due piani. Al piano terra, oggi adibito a pinacoteca, sono di notevole interesse la sala dorata, recante preziosi stucchi di Johann Michael Graff, e il gabinetto delle porcellane, in cui è conservata una ricca collezione di vasi provenienti da Cina e Giappone.

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Durante la Prima Guerra Mondiale, l’intero complesso fu adibito a lazzaretto dell’esercito tedesco e, così come nel corso della Seconda Guerra Mondiale, subì ingenti danni, che hanno comportato una lunga e impegnativa opera di restauro, iniziata nel 1972. Nel 1981, il palazzo ha definitivamente aperto al pubblico i propri scenografici cancelli d’ingresso, offrendo ai turisti la visita di un complesso architettonico d’inestimabile valore.

MUSEO DELL’OCCUPAZIONE DELLA LETTONIA

Il Museo dell'occupazione della Lettonia (Latvijas Okupācijas muzejs in lingua lettone) ripercorre gli anni di occupazione della Lettonia da parte del regime sovietico (dal 1940 al 1941, dal 1944 al 1991) e di quello nazista (1941-1944). La prima sezione del museo documenta gli eventi che condussero all'occupazione della Lettonia: il patto Molotov-Ribbentrop, siglato il 23 agosto 1939, con il quale l'Unione sovietica e la Germania nazista si suddivisero le rispettive sfere di influenza nell'Europa orientale. Attenendosi all’ordine cronologico delle dominazioni, l'itinerario di visita inizia con una sezione dedicata al primo periodo di occupazione sovietica, prosegue con una parte consacrata al periodo tedesco, per poi

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concludere con la seconda occupazione sovietica. Le esposizioni includono inoltre un’interessante riproduzione a grandezza naturale delle caserme di un gulag della Siberia. Nell'ultima sezione del museo sono esposti infine i documenti che testimoniano il dissenso del popolo Lettone nei confronti del regime che si acuì tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta. Secondo le fonti, negli anni dell'occupazione tedesca e sovietica, emigrarono infatti verso l'Europa Occidentale circa 200.000 Lettoni, di cui solo 80.000 ritornarono nel loro paese d'origine dopo l’ottenimento dell'indipendenza.

IL MUSEO LETTONE DELLA GUERRA Il museo lettone della Guerra sorge all'interno della città vecchia di Riga. Esso è ospitato all'interno di una torre militare medioevale che originariamente rappresentava un baluardo difensivo, divenuta museo nel 1919.

All’interno, il museo è suddiviso nelle seguenti sezioni: - Soldati Lettoni nella prima guerra mondiale – 1914 1918; - Lettonia nella seconda guerra mondiale –1939-1945; - Proclamazione dell'indipendenza della Lettonia e guerra di liberazione – 1918 1920;

- Soldati Lettoni nella guerra civile russa – 1918 1921; - La difesa dello stato lettone – 1920 1940; - Lettonia nella seconda guerra mondiale – 1939-1945; - Il periodo dell'occupazione sovietica – 1945-1991; - La stanza delle armi.

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5° giorno – venerdì 12 aprile 2013 RIGA/SIGULDA/TALLINN

Prima colazione in hotel. Alle ore 8.30 circa partenza per Tallinn con sosta per la visita libera a Sigulda. Alle ore 10.00 ingresso al castello di Turaida. Pranzo in ristorante locale. In serata arrivo a Tallinn e sistemazione all’Hotel Europa ****. Cena in hotel e pernottamento.

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SIGULDA

La cittadina di Sigulda, a nord-est di Riga, sorge in una pittoresca regione ricca di boschi e colline, attraversata da fiumi e torrenti. Rinomata come centro termale e di villeggiatura, nonché come meta per gli appassionati di sport invernali, la città si sviluppa attorno al proprio castello. Esso fu costruito in stile neo-gotico tra il 1878 e il 1881, ovvero all’epoca della duchessa Olga e del duca Dimitri Kropotkins, ricorrendo all’uso di materiali provenienti da un edificio che sorgeva precedentemente proprio in quel luogo. Il castello, che nel corso del XX secolo divenne prima clinica per malattie cardiache e in seguito casa di riposo per giornalisti e scrittori, è oggi sede del Consiglio comunale.

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Guardando attraverso le sue finestre, si può godere di una vista panoramica sulla valle Gauja e sulle rovine dell’antico castello di Sigulda, ovvero la fortezza teutonica costruita tra il 1207 e il 1226 e distrutta durante la grande guerra del Nord (1700-1721); proprio nella suggestiva cornice di queste rovine si tengono ogni anno le rappresentazioni del Festival dell’opera di Sigulda. Un altro punto di interesse è rappresentato dalla chiesa luterana che sorge nel centro della città, costruita nel 1225 ma più volte rimaneggiata nel corso dei secoli: l’ultimo restauro, a cura del celebre architetto Konstantins Pēkšēns, risale al 1930.

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IL CASTELLO DI TURAIDA

Turaida (che in Lingua livoniana significa "giardino degli dei") è una piccola località della Lettonia situata a 2,5 chilometri a nord della città di Sigulda, nel parco nazionale della valle del fiume Gauja, ovvero nel maggiore parco nazionale del Paese, fondato nel 1973 al fine di tutelare il paesaggio della regione e le sue specificità.

La località è nota per

l'omonimo castello

(Turaidas pils),

edificato nel 1214 dal

vescovo di Riga,

Albrecht von Buxthoeven,

sui resti di un antico forte

livone. Il castello, ribattezzato in tedesco Burg Treyden, rimase abitato fino al 1776, quando un incendio lo distrusse quasi completamente risparmiando solo la torre. Dal 1953 il sito è stato ricostruito in parte e ospita anche un piccolo ma interessante museo etnografico, che illustra le condizioni di vita nella Lettonia medioevale. Il castello di Turaida è uno dei più famosi della Lettonia ed è celebre per una leggenda, detta della Rosa di Turaida. La leggenda narra che nel 1601, in seguito ad una battaglia ai piedi della fortezza, lo scrivano del castello uscito alla ricerca di sopravvissuti trovò una neonata tra le braccia della madre deceduta. Lo scrivano la prese con sé e la allevò come una figlia,

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dandole il nome Maja. Divenuta ragazza, Maja venne presto soprannominata, per via della sua bellezza, “la Rosa di Turaida” e si innamorò di Viktor, il giovane giardiniere del castello di Sigulda. Un giorno d'autunno del 1620 la giovane Maja fu attirata in una trappola dal perfido Adam Jakubowsky, un nobile polacco che bramava averla come moglie. Jakubowsky fece recapitare alla ragazza una lettera falsa in cui Viktor le dava appuntamento presso una grotta nei dintorni del castello; quando, ormai sul luogo, si avvide del pericolo, Maja chiese di essere lasciata in pace in cambio del suo scialle magico che garantiva l'invulnerabilità, e sfidò Jakubowsky a mettere alla prova i poteri dello stesso. Il polacco sguainò la spada e decapitò la ragazza, che ebbe così salvo l'onore. Quando seppe della tragedia Viktor seppellì la propria amata, piantò un tiglio sulla sua tomba e lasciò il paese per sempre. Perpetuando la leggenda, ancora oggi i giovani sposi si recano a Turaida a posare fiori sulla tomba della “Rosa di Turaida”.

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6° giorno – sabato 13 aprile 2013 TALLINN/HELSINKI/TALLINN

Prima colazione in hotel. Alle ore 6.00 trasferimento con assistente al porto e partenza in traghetto per Helsinki. City tour di 5 ore con bus privato e guida. Pranzo in ristorante locale. Al termine rientro in traghetto a Tallin. Cena e pernottamento in albergo.

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La regione finlandese era abitata originariamente da gruppi di Lapponi e successivamente invasa da Finni, da cui ha preso il nome. Il 1154 segnò l'inizio del dominio svedese – durato quasi 7 secoli – che cominciò con l'introduzione del

Cristianesimo da parte del re svedese Eric. Lo svedese divenne la lingua dominante, benché il finlandese sia riuscito a riprendere il dominio durante il XIX secolo con le spinte nazionaliste finlandesi che sono seguite al racconto nazionale epico finlandese, il Kalevala. Nel 1809 la Finlandia venne conquistata dalle armate dello Zar Alessandro I e rimase un granducato autonomo collegato all'Impero Russo fino al 1917. Il 6 dicembre 1917, poco dopo la rivoluzione d'Ottobre in Russia, la Finlandia dichiarò la propria indipendenza. Dopo un breve tentativo di stabilire una monarchia, nel 1918 il Paese visse l'esperienza di una breve ma sanguinosa guerra civile che avrebbe caratterizzato la politica locale per molti anni. Il 1919 vide la nascita dell'attuale repubblica finlandese. Durante la seconda guerra mondiale, la Finlandia venne attaccata dai sovietici, che non riuscirono a invaderla, al contrario delle vicine Estonia, Lettonia e Lituania, ma combatté strenuamente contro l'Unione Sovietica per due volte: durante la Guerra d'inverno (1939-1940) e poi dal 1941 al 1944 nella cosiddetta Guerra di continuazione. A questa seguì la Guerra di Lapponia (1944-1945) nella quale la Finlandia combatté anche contro la Germania nazista. I Trattati di Parigi del 1947, firmati con l'Unione Sovietica, comportarono tuttavia ulteriori obbligazioni e restrizioni per la Finlandia nei confronti dell'U.R.S.S., oltre a concessioni territoriali a quest'ultima di ulteriori territori finlandesi, tra cui lo sbocco al Mare di Barents e parte della Carelia. Diversamente dalle Repubbliche Baltiche, la Finlandia

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riuscì tuttavia a conservare la propria indipendenza, pur con diverse difficoltà e ingerenze russe nella politica. Essa divenne membro dell'Unione Europea nel 1995 ed è l'unico Paese scandinavo ad aver adottato l'euro come moneta, in sostituzione del marco finlandese. Dal 2011 la zecca finlandese conia anche la moneta estone della vicina Estonia, da quando anch' essa ha adottato l'Euro.

Helsinki è la capitale della Finlandia e il centro delle sue attività culturali, finanziarie ed economiche. Benché incarni alla perfezione lo spirito finnico e la spinta progressista verso la tecnologia, è molto diversa da qualsiasi altra cittadina finlandese, in parte grazie all'affascinante mix di influenze svedesi e russe.

Il suo cuore è rappresentato dalla Senaatintori, la Piazza del Mercato con la statua dello zar Alessandro II al centro e la candida cattedrale neoclassica che la sovrasta. Con la sua cupola, impostata su un alto tamburo, il Duomo di Helsinki (Tuomiokirkko), progettato in stile neoclassico da Johann Carl Ludwig Engel, architetto di origini tedesche molto attivo in Finlandia e costruita tra il 1830 e il 1851, domina il panorama della città. L’imponente chiesa bianca, ispirata al complesso del Pantheon di Parigi, presenta una pianta a croce greca ed è caratterizzata dalla massima simmetria, con i grandi porticati architravati, sormontati da un frontone, che si innalzano sui prospetti. Al centro dell'edificio si apre la cupola, affiancata da quattro campanili culminanti in piccole calotte realizzati da Ernst Lohrmann, che alterò così il disegno originario.

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La cattedrale, una delle principali attrazioni di Helsinki, è visitata ogni anno da almeno 350.000 persone. Altri “angoli” della città molto caratteristici sono la Kauppatori, ovvero la Piazza del Mercato, che si affaccia sul golfo di Finlandia e ospita tantissime bancarelle che offrono la possibilità di gustare sul posto il pesce appena pescato, e la cattedrale di Uzpenski, il

più grande tempio ortodosso dell’Europa occidentale nonché il più grande al di fuori della Russia, con mattoni rossi e cupole dorate, dalla cui terrazza si può ammirare la baia di Helsinki. Lasciata la Piazza del Mercato, un lungo viale (Esplanadi) costeggiato

da alberi conduce nel vero e proprio centro. Proprio lungo Esplanadi, nel periodo natalizio, viene allestito il classico mercatino di Natale, con bancarelle di prodotti di artigianato e alimentari tipici finlandesi, mentre lungo Alexanderinkatu, la via più famosa di Helsinki, aperta solo al traffico di tram e taxi, all’inizio del periodo natalizio Babbo Natale fa la sua parata su una slitta trainata da renne.

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7° giorno- domenica 14 aprile 2013 TALLINN

Prima colazione in hotel. Intera giornata dedicata alla visita della città con bus privato e guida. Pranzo in ristorante locale. In seguito, visita al Museo dell’ Occupazione dell’Estonia Al termine rientro in hotel per cena e pernottamento.

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L’Estonia è la più settentrionale della tre Repubbliche Baltiche e, con i suoi 45.226 chilometri quadrati, anche la più piccola. Il nome del Paese, Eesti in estone, rimanda alle aestiorum gentes menzionate nella Germania di Tacito del I secolo dopo Cristo, mentre, nelle

fonti arabe, si trova il nome di Astlanda sulla mappa del mondo disegnata dal geografo Al-Idrisi nel 1154. Le prime tracce di insediamenti umani risalgono ai periodi Mesolitico e Neolitico, dal VIII al III millennio a.C., ma già nel XI secolo ai cominciarono a costruire città circondate da alte cinte murarie, fra cui Tallinn (395.700 abitanti), capitale e cuore pulsante del Paese. Secondo la leggenda narrata nel poema estone Kalevipoeg di Friedrich Reinhold Kreutzwald (1803-1882), il primo insediamento che sorse dove oggi si trova Tallinn prese il nome da Linda, la fedele sposa dell’eroe Kalev: Lindanise è ancor oggi considerato infatti il nome mitico della città. Il moderno toponimo Tallinn trae invece origine dalla citta danese di Taani Linn. La visita della città può partire dalla “Città Vecchia” (Vanallin) – ovvero la parte bassa della capitale, estesa ai piedi della collina di Toompea – che nel 1997 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La piazza del Municipio, dalla quale si irradiano le vie principali della città murata, costituisce il cuore di Tallinn; qui si affaccia il municipio (Raekoda), uno dei pochi

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edifici civili gotici dell’Europa del nord conservatisi fino a oggi. La torre, alta 61,5 metri, alta, snella e ottogonale, fu disegnata dall’orientalista Adam Olearius, probabilmente ispirandosi ai minareti orienatli. Al 1627-28 risale l’aggiunta della guglia barocca, coronata da una bandiera raffigurante un soldato medievale noto popolarmente con il soprannome di Vecchio Tommaso. Secondo la leggenda, il modello per la banderuola fu un giovane guerriero-contadino che si cotraddistinse nelle competizioni primaverili di tiro con la balestra infuocata, organizzati dall'élite dei tedeschi baltici del tempo, centrando un finto pappagallo in legno e colorato, posto sulla sommità di un'asta.

Impossibilitato a ricevere il premio a causa della sua bassa estrazione sociale, Tommaso fu premiato con il lavoro di guardiano della città a vita. In vecchiaia il buon Tommaso era solito regalare caramelle e dolci ai bambini di passaggio, secondo una locale leggenda estone. Quando morì, costantemente i piccoli seguitavano a chiedere ai più grandi: "Dov'è il Vecchio Tommaso?"; richiesta questa che legava indissolubilmente a

risposte sulla natura della morte. Una volta che la banderuola del Vecchio Tommaso fu posta sopra la piazza della città, i genitori poterono raccontare ai più piccoli che il valoroso guerriero dalla cima continuava sempre ad osservarli e quindi, se i bimbi si fossero comportati bene, Tommaso avrebbe fatto trovar loro dolci e caramelle sotto il cuscino. Racchiuso in una campana di vetro, Tommaso continuò a vegliare sulla città di Tallinn e i suoi cittadini allorquando, l'amata banderuola fu colpita insieme alla guglia dai pesanti

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bombardamenti sovietici sulla capitale estone, durante la guerra, nel marzo 1944. La cima della torre venne ricosturita nel dopoguerra e una copia del Vecchio Tommaso fu ricollocata nel 1952. Di nuovo, nel 1996 la torre venne restaurata, ed una nuova brillante banderuola del Vecchio Tommaso fu alloggiata sulla sommità a far da guardia e simbolo della città estone. A circa 50 metri della Piazza del Municipio sorge la chiesa dedicata a San Nicola (Niguliste Kirik), patrono dei marinai e dei pescatori. Citata per la prima volta nel 1315, la chiesa fu fortemente rimaneggiata e infine distrutta nel 1944 dai bombardamenti sovietici. La ricostruzione prese avvio nel 1953 e terminò solo nel 1984, quando l’edificio venne riaperto al pubblico in qualità di museo di arte medievale e sala da concerti. Simbolo di Tallinn è, infine, Toompea, ovvero la “collina della cattedrale” che domina il porto della città. Su questo rialzo naturale, che secondo la leggenda sarebbe il tumulo del mitico eroe Kalev, costruito dalla vedova Linda, si erge il Duomo. Originariamente dedicato alla Vergine Maria e sede della Chiesa luterana estone dai tempi della Riforma protestante, esso fu costruito a partire dal 1229.

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La chiesa venne però gravemente danneggiata nel grande incendio di Tallinn nel 1684, in cui l'intero allestimento interno in legno fu distrutto irrimediabilmente. Nel 1686, dopo l' incendio, la chiesa fu restaurata completamente e tornò allo spendore precedente. Il pulpito con le figure degli Apostoli (1686) e la pala dell'altare (1696) sono opera di uno scultore ed incisore estone: Christian Ackermann.

L'esterno del Duomo di Tallinn è stato datato al XV secolo, la guglia invece è del XVIII secolo. La maggior parte dell' allestimento odierno dell' interno della chiesa risale tra il XVII secolo e il XVIII secolo. Tra il 1778 e il 1779 una nuova guglia in stile barocco fu innalzata nella parte occidentale della navata. Occorre altresì menzionare la presenza nella cattedrale di un discreto numero di differenti tipi di tombe, dal XIII secolo al XVIII secolo; un sarcofago di pietra intagliata del XVII secolo anche l'altare con il coro ed il presbiterio, numerosi stemma delle antiche famiglie blasonate tedesco-baltiche dal XVII secolo al XX secolo, che apportarono alla società estone il modello della cultura tedesco-teutonica, ancora oggi percepita in Estonia. Due delle quattro campane sono del XVII secolo, mentre le altre due sono del XVIII secolo. L'organo della chiesa è del 1914.

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Tra i personaggi illustri sepolti nel duomo o cattedrale si ricordano il nobile bohémien Jindrich Matyas Thurn, uno dei leaders della rivolta protestante contro l'imperatore Ferdinando II, il soldato svedese Pontus De la Gardie e sua moglie Sofia, lo scozzese Samuel Greig (precisamente: Samuil Karlovich Greig della Marina Russa) e il navigatore Adam Johann von Krusenstern.

IL MUSEO DELL’OCCUPAZIONE DELL’ESTONIA Attraverso modelli, oggetti, uniformi, documenti scritti e audiovisivi, il Museo dell'Occupazione dell’Estonia (Okupatsiooni Muuseum), inaugurato nel 2003, ricorda le differenti occupazioni di cui fu vittima il Paese tra il 1940 e il 1991.

È un museo dedicato alla memoria, per non dimenticare coloro che non poterono rientrare nella loro madrepatria e furono deportati nei gulag e nei lager, poiché vittime delle atrocità e delle repressioni dei regimi totalitari, sia sovietico sia nazista.

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Czesław Miłosz (Šeteniai, 30 giugno 1911 – Cracovia, 14 agosto 2004) è stato un poeta e saggista polacco. Figlio di Aleksander Miłosz, ingegnere civile e di Weronica (nata Kuna), figlio di un fratello del bisnonno del grande poeta lituano di espressione francese Oscar Vladislas de Lubicz Milosz. Nato a Šeteniai, oggi in Lituania, ma allora facente parte dell'Impero russo, Czesław Miłosz frequenta le scuole superiori e l'università a Vilnius, oggi in Lituania ma allora in Polonia. Cofondatore del gruppo letterario "Zagary", fa il suo debutto nel 1930 con due volumi di poesia. Lavora per la radio polacca e continua il proprio percorso creativo seguendo con attenzione i fatti che affliggeranno la Polonia, stretta tra le rivendicazioni di Germania e Russia. Passa la maggior parte della guerra a Varsavia lavorando per la stampa underground. Dopo la guerra, diventa addetto culturale all'ambasciata polacca a Washington e successivamente a Parigi, nel 1951. Fortemente critico rispetto alla condotta governativa e al clima culturale imposto da un'élite politica e intellettuale formatasi a Mosca, non esita a manifestare il proprio scetticismo sulle prospettive del socialismo reale. In seguito alla rottura con il partito comunista, chiede asilo politico in Francia, per trasferirsi successivamente negli Stati Uniti. A contatto con il clima culturale fervente di Berkeley, in California, dove insegna letteratura polacca, continua la propria opera poetica dedicandosi parallelamente all'attività di traduzione, cruciale per la diffusione della poesia polacca in ambito anglo-americano e successivamente europeo. Nel 1980 gli è stato conferito il Premio Nobel per la letteratura. Nello stesso anno, gli operai di Solidarnosc trascrivono brani di una sua poesia ai piedi del monumento dedicato ai lavoratori uccisi dalla polizia di partito durante gli scioperi di contestazione. Nel 1993 ha ricevuto il Premio Grinzane Cavour.

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Opuscolo a cura di ELENA GRECCHI

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Centro stampa – aprile 2013