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IL SISTEMA LINFATICO E IMMUNITARIO «Conosciamo il corpo umano» da 260 - 278

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IL SISTEMA LINFATICO E

IMMUNITARIO

«Conosciamo il corpo umano» da 260 - 278

Il sistema linfatico e immunitario

1. Il sistema linfatico

2. I due tipi di immunità

3. L’immunità innata

4. L’immunità adattativa

Il sistema linfatico e immunitario

Il mantenimento dell’omeostasi (tendenza naturale

al raggiungimento di una relativa stabilità) necessita

di una continua azione di difesa dai patogeni (batteri,

virus) a cui siamo esposti e da una vasta gamma di

«danni» prodotti da ferite, radiazioni, tossine, ecc.

Questo genere di difesa viene chiamato «immunità»

ed è affidata al sistema linfatico che svolge questo

complesso lavoro.

Il sistema linfatico

Il sistema linfatico è

responsabile soprattutto

dell’immunità ed in particolare di

un tipo di immunità (adattativa)

di cui parleremo in seguito.

E’ composto dalla linfa, vasi

linfatici e da strutture e organi

che contengono tessuto

linfoide (tessuto connettivo ad

alto contenuto di linfociti) e

midollo osseo rosso.

Il sistema linfatico ha tre funzioni:

• far ridurre l’eccesso di liquido interstiziale, portandolo

nel circolo linfatico come «linfa» per poi restituirlo al

circolo sanguigno

• trasportare i lipidi introdotti con l’alimentazione;

• veicolare le risposte immunitarie.

Il sistema linfatico

Tuttavia, la composizione della linfa varia a seconda del

territorio esaminato. Ogni territorio fornisce alla linfa

prodotti del metabolismo locale specifico: basti pensare ai

vasi linfatici intestinali, che drenano il chilo (bianco, opaco,

di aspetto lattescente), la cui concentrazione lipidica

dipende dalla fase digestiva e dalla dieta.

Il sistema linfatico è la via di assorbimento più importante

dei grassi intestinali.

Molti autori paragonano la composizione della linfa a quella

del plasma sanguigno

La Linfa

Dai capillari sanguigni, alcuni

componenti del plasma filtrano

verso l’esterno e formano il

«liquido interstiziale»

Questo liquido, quando passa

nei vasi linfatici, prende il

nome di «linfa» e può

modificare la sua

composizione durante il

trasporto

Il sistema linfatico

La circolazione linfatica inizia dai capillari linfatici, piccoli

vasi a fondo cieco, diffusi in tutto il corpo tranne che nel

sistema nervoso centrale, nel midollo osseo rosso e nei

tessuti privi di capillari sanguigni.

I vasi linfatici

• raccolgono il liquido

interstiziale in eccesso e le

proteine fuoriuscite dai

capillari, riportando il tutto

nel circolo sanguigno

(bilancio dei fluidi corporei)

• Trasportano nel sangue i

lipidi e le vitamine

liposolubili (A,D,E,K)

Il sistema linfatico

• Veicolano le risposte immunitarie promosse dal tessuto

linfoide e dirette contro patogeni o cellule anomale

Inizia nei capillari linfatici,

(strutture a fondo cieco

leggermente più grandi dei

capillari sanguigni) che si

trovano negli spazi tra le cellule

La circolazione linfatica

Quando la pressione esterna è maggiore, le cellule endoteliali

del capillare si separano leggermente facendo entrare i liquidi

Quando la pressione interna è maggiore, le cellule

aderiscono impedendo la fuoriuscita della linfa

La struttura (cellule a margini

sovrapposti) permette ai liquidi

di entrare ma non di uscire

Al contrario dei capillari sanguigni che collegano due grossi

vasi, i capillari linfatici si originano e sono immersi nei tessuti

e trasportano la linfa, che si forma a quel livello, verso vasi

linfatici sempre più grandi.

I vasi linfatici sono strutture simili alle vene ma hanno pareti

più spesse e un maggior numero di valvole a nido di rondine

Il segmento di vaso linfatico tra due valvole consecutive è

chiamato linfagione.

Questo segmento è capace di contrazioni utili a spingere la

linfa in avanti

La circolazione linfatica

La circolazione linfatica

Il linfagione è quindi l’unità strutturale e funzionale del

capillare linfatico. Questo segmento di vaso linfatico è

innervato dal sistema nervoso autonomo e possiede

proprietà contrattili intrinseche e autonome coordinate con l’attività dei

linfagioni contigui fino a

formare una vera e

propria catena

linfangionica,

pulsante. Le pareti

possiedono elementi

muscolari contrattili

La circolazione linfatica

Le valvole di chiusura servono a far avanzare

la linfa in un unico senso e a non creare

rigurgito.

Il linfagione fa partire uno stimolo alla

contrazione nel momento in cui le sue pareti si

riempiono di liquido e subiscono una spinta

pressoria interna ben definita. In condizioni di

riposo il linfagione ha un ciclo minuti di circa

12 contrazioni.

Il sistema di spinta della linfa, oltre all’intervento del linfagione,

subisce l’influenza anche della contrazione muscolare nelle

attività̀ quotidiane, della mobilità delle articolazioni, del

ritmo cardiaco e di quello respiratorio, ovvero per merito di

tutto ciò che attivandosi crea una modificazione di pressione

che attui una spinta esterna al vaso circolatorio linfatico

favorendone la dinamica dei flussi.

A intervalli regolari lungo i vasi linfatici si trovano i

linfonodi, piccoli ammassi di tessuto linfoide formati

principalmente da linfociti B e T.

Dai vasi linfatici la linfa passa in uno dei due canali

principali:

• il dotto toracico;

• il dotto linfatico destro.

La circolazione linfatica

Il dotto linfatico destro:

Drena la linfa proveniente dal lato

superiore destro del corpo e la

riversa nella giunzione tra le vene

giugulare interna destra e

succlavia destra

La circolazione linfatica

Il dotto toracico:

Riceve la linfa dal lato sinistro della testa,

dal collo e dal torace, dall’arto superiore

sinistro e da tutto il corpo al disotto delle

costole.

Sbocca poi nella giunzione tra le vene

giugulare interna sinistra e succlavia

sinistra

La circolazione linfatica

Congiunzione giugulare int sx

con vena succlavia sx

Congiunzione giugulare int dx

con vena succlavia dx

Oltre che dalla catena

linfangionica, il flusso linfatico è

mantenuto da:

la pompa muscolare scheletrica:

contrazioni muscolari scheletriche

comprimono i vasi linfatici e

spingono la linfa verso le vene

succlavie

La circolazione linfatica

la pompa respiratoria: variazioni di pressione dovute alla

respirazione. Durante l’inspirazione la linfa è spinta

dall’addome (P maggiore) verso il torace (P inferiore).

Durante l’espirazione le pressioni si invertono ma le valvole a

nido di rondine impediscono il reflusso della linfa.

Sono classificati in due gruppi:

1.Organi e tessuti linfoidi primari: siti nei quali si

differenziano i linfociti B e T maturi. Midollo osseo

rosso e Timo

2.Organi e tessuti linfoidi secondari: siti nei quali

avvengano le risposte immunitarie. Linfonodi, milza e

noduli linfatici

Organi e tessuti linfatici

Il timo

è un organo bilobato posto dietro allo sterno. Contiene linfociti

T (che dal midollo osseo rosso migrano nel timo dove solo

una piccola parte matura mentre gli altri vanno incontro ad

apoptosi), cellule dendritiche (cattura antigeni), cellule

epiteliali e macrofagi.

Organi e tessuti linfoidi primari

Il midollo osseo rosso

è il principale organo emopoietico. Il midollo osseo è formato da

tessuto linfoide ed alloggiato nelle cavità interne delle ossa, sia

lunghe che piatte. In condizioni normali svolge una funzione

primaria nella produzione e maturazione delle cellule del sangue. Il

midollo osseo con funzione ematopoietica viene detto midollo

osseo rosso perché, in vivo, a causa della forte presenza di

sangue ed eritrociti, appare di colore rosso vivo.

Organi e tessuti linfatici primari – il Timo

Tra altre

funzioni il

Timo porta a

maturazione

vari tipi di

linfociti T (da

Timo) che si

formano come

precursori

immaturi nel

midollo osseo

rosso.

Una volta “addestrati”, i linfociti T non rimangono nel timo,

ma migrano verso altri organi linfatici periferici (linfonodi,

milza, tonsille ecc.) dove si moltiplicano per svolgere la loro

mansione difensiva.

I linfonodi sono organi minuscoli, a forma di fagiolo,

che filtrano il liquido linfatico.

Sono situati in tutto l’organismo, ma particolari

raggruppamenti si riscontrano sotto la cute nel collo,

sotto le braccia e nell’area inguinale.

I linfonodi fanno parte del sistema immunitario, che è

uno dei sistemi di difesa dell’organismo contro la

diffusione di infezioni e tumori.

Organi e tessuti linfatici secondari – i linfonodi

Organi e tessuti linfatici secondari – i linfonodi

Le sostanze

estranee sono

intrappolate nella

parte periferica del

linfonodo

Intervengono i

macrofagi che

distruggono detriti e

patogeni per

fagocitosi

I linfociti ne

distruggono altri

tramite risposte

immunitarie

diversificate

I linfonodi sono disseminati lungo i vasi linfatici.

Sono piccoli ammassi a forma di fagiolo, rivestiti da

una capsula di tessuto connettivo denso.

Ospitano linfociti B, T, cellule dendritiche e

macrofagi.

I linfonodi filtrano la linfa.

Organi e tessuti linfatici secondari – i linfonodi

I linfonodi presentano sostanzialmente due regioni:

la regione corticale (e paracorticale) che ospita soprattutto

linfociti B ed alcuni linfociti T

la regione midollare che contiene soprattutto macrofagi e

cellule dendritiche. Queste ultime catturano e trasportano

l’antigene esponendolo sulla loro superficie e presentandolo

ai linfociti T e B che si attivano per la distruzione dell’antigene

I linfociti B maturano completamente nel midollo osseo

I linfociti T escono dal midollo osseo e maturano nel timo

I vasi linfatici che entrano nei linfonodi sono chiamati vasi

linfatici afferenti e quelli che escono sono chiamati vasi

linfatici efferenti.

Struttura di un linfonodo

https://www.youtube.com/watch?v=idqd8vBcJmE

Linfonodi ascellari

Linfonodi dell’arto superiore

Linfonodi addome e pelvi

si trova nella cavità

addominale, a sinistra

dietro lo stomaco.

E’ a diretto contato con

il diaframma ed a

questo la milza è

fissata, muovendosi

con esso ritmicamente

durante il movimento

respiratorio.

È un organo di consistenza molle, piuttosto fragile, in particolar

modo se è stato interessato da processi di tipo patologico che

ne hanno determinato l’ingrossamento (splenomegalia)

Organi e tessuti linfatici secondari – La milza

La milza è ricoperta all'esterno da un tessuto fibroso (capsula

splenica) che racchiude due altri tessuti: la polpa bianca e la polpa

rossa.

La prima è costituita da cellule del sistema immunitario

(globuli bianchi) che aiutano a combattere le infezioni, mentre la

seconda, oltre a contenere altre cellule immunitarie (macrofagi) che

combattono virus e microorganismi non graditi, svolge la funzione

di filtro per il sangue eliminando i "rifiuti" e distruggendo i globuli

rossi vecchi o danneggiati.

Il sangue che arriva alla milza tramite l’arteria splenica entra nella

polpa bianca viene «ripulito» dalla risposta immunitaria. Poi, nella

polpa rossa, vengono rimossi da parte dei macrofagi i globuli rossi e

piastrine senescenti o danneggiate. Qui il sangue immagazzina

piastrine (1/3 delle scorte). Nella vita fetale la milza ha funzione

eritropoietica.

Organi e tessuti linfatici secondari – La milza

I noduli linfatici sono piccole masse ovoidali di tessuto

linfatico prive di capsula. Sono aggregati di linfociti

strettamente stipati e contenuti in una rete di sostegno di fibre

reticolari (tipo collagene)

Sono presenti in numero rilevante in molti tessuti (tessuto

connettivo gastrointestinale, urinario e genitale, vie respiratorie)

Le tonsille poste nella regione faringea, sono in posizione

strategica per la risposta immunitaria contro sostanze estranee

inalate o ingerite

Organi e tessuti linfatici secondari

I DUE TIPI DI IMMUNITA’(ruolo del sistema linfatico)

L’immunità o resistenza è la capacità di utilizzare

le proprie difese fisiche per contrastare danni o

malattie. I due tipi sono:

• L’immunità innata o aspecifica

• L’immunità adattativa o acquisita o specifica

IMMUNITA’ INNATA O ASPECIFICA

Si riferisce alle difese presenti fin dalla nascita, capaci di

risposte rapide

- Non riconosce specifici patogeni

- Agisce contro tutti fattori estranei nello stesso modo

- Non ha «memoria»

Tra queste difese troviamo:

• In prima linea barriere anatomiche come pelle e

mucose

• In seconda linea le cellule NK, cellule fagocitarie,

infiammazione, febbre e sostanze antimicrobiche

L’immunità innata

Il sistema immunitario innato comprende sia la barriera fisica

fornita dalla pelle e dalle membrane mucose sia varie difese

interne. Nelle difese interne troviamo:

• proteine antimicrobiche

• Le cellule NK

• I fagociti

• Le reazioni dell’infiammazione

• La febbre

Il sistema immunitario innato (sistema immunitario non

specifico) è un sottosistema del sistema immunitario

Comprende cellule e molecole solubili che nell'insieme difendono

l'ospite (denominato self) dalle infezioni e dalla colonizzazione di

altri organismi (denominati non-self).

«clicca» sul riquadro piccolo

QUESTA prima linea di difesa è

immunità innata

La pelle e le membrane mucose

La pelle e le membrane mucose che ricoprono corpo e

cavità in contatto con l’esterno, sono la prima trincea

difensiva.

Barriere fisiche e chimiche impediscono l’accesso a patogeni

e sostanze estranee (strati di cellule cheratinizzate, ricambio degli

strati epidermici superficiali, sostanze mucose appiccicose).

Anche lacrime, saliva, urina, secrezioni vaginali, svolgono un

ruolo di «pulizia» e quindi di protezione

Nel caso di infezioni o disturbi gastrointestinali, anche la

defecazione e il vomito rappresento strategie di espulsione di

sostanze e cellule estranee in modo rapido e definitivo

E possiamo aggiungere sebo, sudore, succo gastrico

Altre

I NK sono linfociti granulari che esercitano la loro azione

citotossica distruggendo cellule infette (principalmente da

virus) o cellule somatiche disfunzionali (tumorali) senza

necessitare una precedente sensibilizzazione.

Le cellule NK

Le cellule NK riconoscono i loro bersagli in base alla

presenza di molecole specifiche presenti sulla loro (dei

bersagli) superficie. Dopo il riconoscimento i NK

rilasciano citochine e chemochine, (proteine di piccole

dimensioni che si legano a specifici recettori presenti

sulla membrana) causando la lisi o l’apoptosi delle

cellule infette.

l sistema del complemento è una cascata enzimatica che

partecipa al processo di difesa contro le infezioni.

Molte proteine del complemento sono presenti nel siero

come precursori enzimatici inattivi; altre si trovano sulla

superficie delle cellule.

Il sistema del complemento collega l'immunità innata e

quella acquisita tramite i seguenti meccanismi:

•Aumentando le risposte anticorpali e la memoria

immunologica

•Lisando le cellule estranee

•Bonificando il microambiente da immunocomplessi e da

cellule apoptotiche

I componenti del complemento hanno numerose funzioni

biologiche (p. es., la stimolazione della chemiotassi)

Sistema del complemento

I fagociti sono cellule con movimenti ameboidi di

tutto o di parte del loro protoplasma.

Inglobano e digeriscono microrganismi, corpi

estranei, altre cellule dello stesso organismo

destinate alla morte

Sono di diversa natura e si raggruppano in due

grandi categorie: microfagi e macrofagi le quali

insieme, partecipano cosiddetto sistema delle

cellule fagocitanti.

Fagociti

L’infiammazione

L’ infiammazione è la reazione localizzata di un tessuto

a una lesione.

I segnali sintomi dell’infiammazione sono l’arrossamento,

il dolore, il calore e il gonfiore.

Nella zona infetta cellule specializzate (mastociti, basofili

e piastrine) rilasciano istamina che sollecitano aumento

della permeabilità e vasodilatazione dei vasi sanguigni

L’aumento di permeabilità e la a vasodilatazione

consentono la migrazione per chemiotassi di neutrofili

fagocitari verso l’area danneggiata

Questi giungono rapidamente ma moriranno altrettanto

rapidamente durante la loro azione di difesa

Saranno sostituiti dall’intervento dai monociti che si

differenziano in macrofagi inglobando il tessuto

danneggiato, neutrofili morti e agenti patogeni

Anche i macrofagi muoiono e in pachi giorni si forma il

pus, un insieme di cellule morte, detriti e componenti del

tessuto necrotico. Tale materiale (pus) viene riassorbito e

degradato nei giorni successivi termine dell’infezione

L’infiammazione

Analisi dei sintomiArrossamento e riscaldamento: aumento dell’accumulo di sangue

nell’area danneggiata (vasodilatazione)

Gonfiore: edema causato dalla aumentata fuoriuscita di liquidi dai

vasi capillari nel tessuto interstiziale

Dolore: la pressione esercitata dall’edema unitamente alla

presenza di sostanze rilasciate dalle cellule coinvolte

nell’infiammazione e da altre tossine, stimola i nocicettori

(terminazioni nervose sensoriali preposte alla segnalazione di

danno tissutale attraverso dolore)

Ascesso: può insorgere se dalla regione infiammata il pus non

riesce ad essere allontanato/riassorbito. Rappresenta un accumulo

di pus in un’area ristretta.

Ulcera: apertura che si forma quando la superficie infiammata

lascia scoperta un’area di tessuto. Più frequente nelle persone con

circolazione sanguigna poco efficiente

L’infiammazione

La febbre

Durante processi infiammatori e infezioni, il

«termostato ipotalamico» si altera e la temperatura

corporea può innalza al disopra della media

E’ una risposta adattativa in quanto temperature

elevate intensificano gli effetti dell’interferone (*),

inibiscono la crescita di alcuni microorganismi ed

accelerano i processo riparatorio

(*) glicoproteine citochine prodotte dai globuli bianchi in risposta a virus,

batteri, parassiti e cellule tumorali

I DUE TIPI DI IMMUNITA’(ruolo del sistema linfatico)

• L’immunità adattativa o acquisita o specifica

Abbiamo visto che l’immunità innata ha la caratteristica di

essere diretta in modo NON specifico verso l’azione di agenti

estranei

IMMUNITA’ ADATTATIVA (O ACQUISITA O SPECIFICA)

L’immunità adattativa comporta invece la produzione di

cellule o di anticorpi specifici diretti a colpire un particolare

antigene

Normalmente il sistema immunitario di un organismo

riconosce e non attacca i propri tessuti e le molecole

prodotte dall’organismo stesso

Quindi la risposta adattativa prevede:

• Cellule specifiche che veicolano la risposta

immunitaria adattativa (linfociti T e B)

• il riconoscimento di un patogeno che ha superato

le difese dell’immunità innata

• Il riconoscimento dei diversi microrganismi e la

risposta in modo specifico

• una capacità di «memoria» che viene affidata ai

linfociti T e B ed ai macrofagi

IMMUNITA’ ADATTATIVA (O ACQUISITA O SPECIFICA)

La maturazione dei linfociti T e B

Come già detto i linfociti T e B si originano nel midollo

osseo rosso. Qui i linfociti B completano il loro sviluppo,

mentre i linfociti T migrano immaturi dal midollo osseo al

Timo dove completano la maturazione.

Durante la maturazione i due tipi di linfociti producono

specifiche proteine di membrana che agiscono da recettori

degli antigeni cioè da molecole in grado di riconoscere e

legarsi ad antigeni specifici

L’immunità adattativa consiste in due tipi di risposte

immunitarie:

• risposta cellulo - mediata: i linfociti T attaccano

direttamente l’antigene invasore con mezzi chimici e

fisici, con la mediazione di cellule APC

• risposta anticorpo mediata (o umorale): i linfociti B

si differenziano in plasmacellule che sintetizzano

proteine dette anticorpi. Un anticorpo può legarsi e

inattivare uno specifico antigene. Anche i linfociti T

possono partecipare alla risposta umorale

Due tipi di risposte dell’immunità adattativa

gli antigeni inducono le

plasmacellule a secernere

proteine conosciute come

anticorpi.

Gli anticorpi sono costituiti da

quattro catene polipeptidiche.

Alle estremità di ognuna ci

sono le cosiddette regioni

variabili (tratti differenti della

catena polipeptidica che

rappresentano i siti per l’antigene) che rendono ogni

anticorpo specifico verso un antigene.

Antigeni e anticorpoanticorpi o immunoglobuline

Antigene e anticorpoGli anticorpi appartengono a un gruppo di proteine plasmatiche note come

immunoglobuline (Ig), raggruppate per struttura chimica e funzioni in cinque

diverse classi:

• IgG: si legano ai macrofagi e ai leucociti permettendo loro di

individuare efficacemente il bersaglio da fagocitare. Passano dalla

placenta al feto garantendo un’adeguata protezione

• IgA: costituiscono un vero e proprio sistema difensivo nelle mucose,

rappresentando la prima barriera specifica che si oppone alla

penetrazione del materiale antigenico nell'organismo

• IgM: è la prima classe di anticorpi secreta in presenza di antigeni.

Attiva la cascata del complemento e causa l’agglutinazione e la

citolisi microbica.

• IgD; presenti anche sulla membrana dei linfociti B, sembrerebbero

svolgere un importante ruolo come recettori degli antigeni

• IgE: scatenano il rilascio di istamina e sono coinvolti nelle reazioni

allergiche e di ipersensibilità.

Antigeni e anticorpoantigeni e complesso MHC

Per «antigene» si intende una sostanza che innesca

nell’organismo la produzione di anticorpi e/o linfociti T

specifici.

Oggi il termine «antigene» assume un valore più esteso e si

riferisce anche a qualsiasi molecola (o frammento di

molecola) che può essere trasportata da un complesso

maggiore di istocompatibilità (MHC) e presentato ad un

recettore delle cellule T.

Il complesso maggiore di istocompatibilità MHC

Il complesso maggiore di istocompatibilità MHC (Major

Histocompatibility Complex) è un gruppo di geni che

codificano per proteine (MHC) espresse sulla membrana

cellulare con la funzione di farsi riconoscere dai linfociti T.

Esse fungono da «marcatori di identità»

Le proteine MHC svolgono la loro funzione legandosi ad

alcune molecole specifiche del patogeno ed esponendole

sulla membrana cellulare. Assumono così il ruolo di

antigene che rende visibile le cellule eventualmente

infette ai recettori dei linfociti T

Esistono due classi di molecole MHC

molecole MHC classe I (MHCI)

Sono espresse sulla membrana di tutte le cellule nucleate

(eccetto i neuroni del sistema nervoso centrale, i globuli rossi e alcune

cellule della linea germinale) e permettono, a linfociti T specifici

per la classe I, di «presidiare» lo spazio intracellulare.

I peptidi non self esposti da MHCI permetteranno a questi

linfociti di uccidere le cellule infettate da microrganismi

intracellulari come virus

Il complesso maggiore di istocompatibilità MHC

MHCI

Il complesso maggiore di istocompatibilità MHC

Il sito nel quale MHCI lega i frammenti di proteine da esporre

(tasca), NONE’ MAI VUOTO

I frammenti esposti possono derivare dalla normale via di

degradazione endogena (peptidi self)

oppure

dalla via di degradazione esogena, cioè dalla degradazione

delle proteine prodotte dall’agente microbico penetrato nella

cellula (peptidi non self)

molecole MHC di classe II (MHCII):

Sono espresse sulle membrane di cellule dendritiche,

macrofagi e linfociti B (cellule propriamente dette APC).

Queste cellule inglobano dagli spazi extracellulari (quindi in

vescicole) i microrganismi presenti.

MHCII esporrà le loro frazioni proteiche permettendo a

linfociti T specifici per la classe II, di operare la risposta

necessaria

Il complesso maggiore di istocompatibilità MHC

La cellula APC si avvia al linfonodo…ma anche…..

MHCII

Il complesso maggiore di istocompatibilità MHC

Anche il sito (tasca) nel quale MHCII lega i frammenti di

proteine da esporre, NONE’ MAI VUOTO

Il complesso MHCII è espresse solo su Cellule Dendritiche,

Linfociti B e Macrofagi (APC)

I frammenti che si legano a MHCII derivano da proteine

degradate all’interno delle cellule APC che hanno catturato

l’agente patogeno

Questo meccanismo biologico è quindi reso possibile dal lavoro

svolto da cellule speciali: «le cellule che presentano l'antigene o

APC».

Sono cellule dell'organismo con la capacità unica di catturare

l'antigene presente nei tessuti, di processarlo - ovvero di

donargli le caratteristiche strutturali adatte a legarsi alle

molecole MHC - e quindi di esporlo sulla superficie cellulare.

Le fasi sono così definite:

«processazione dell’antigene» la fase di degradazione in

piccoli frammenti dell’antigene e di formazione di complessi tra

frammenti e proteine MHC (complesso antigene-MHC)

«presentazione dell’antigene» la fase nella quale il complesso

antigene-MHC viene inserito nella membrana cellulare (quindi

esposto) per l’eventuale riconoscimento come «estraneo»

Il complesso maggiore di istocompatibilità MHC

Questa categorie speciale di cellule (cellule APC) con il ruolo

di catturare e presentare l’antigene sulla propria membrana

cellulare (complesso antigene-MHC), sono:

le cellule dendritiche, i macrofagi ed i linfociti B, tutti

collocati in posizioni «strategiche» (epidermide, mucose,

apparato respiratorio, intestinale, urinario, genitale) di facile

superabilità da parte di antigeni.

Dopo la processazione di un antigene la cellula APC migra

dai tessuti ai linfonodi attraverso i vasi linfatici dove presenta

il complesso antigene-MHC ai linfociti T dotati di specifici

recettori che si combinano con quel particolare frammento di

antigene.

Cellule che presentano l’antigene

(APC, Antigen Presentig Cell)

I passaggi della processazione e presentazione di un antigene da parte delle Antigen Presentig Celle sono:

1. fagocitosi dell’antigene da parte delle APC: può avvenire

in qualsiasi distretto corporeo dove è penetrato un patogeno

2. digestione dell’antigene in frammenti: all’interno delle

APC vescicole contenenti enzimi proteolitici inglobano e

frammentano gli antigeni in piccole sequenza peptidiche

3. sintesi di molecole dell’MHC: nel reticolo endoplasmatico

delle APC vengono sintetizzate molecole del MHC e impacchettate

in vescicole

4. fusione delle vescicole: le vescicole contenenti i

frammenti di antigene e quelle contenenti MHC si affiancano e

si fondono

5. legame dei frammenti antigenici all’MHCL: dopo la

fusione delle vescicole i frammenti di antigene si legano alle

molecole del MHC

6. inserimento del complesso antigene-MHC nella

membrana plasmatica: la vescicola contenente i

complesso antigene-MHC, si rompe e li rilascia per poi esser

esposti sulla membrana cellulare della APC

I passaggi della processazione e presentazione di un antigene sono:

Processazione e presentazione dell’antigene

I linfociti T nell’immunità cellulo-mediata

Abbiamo detto che i linfociti T si attivano quando una

cellula APC presenta sulla superficie cellulare un

complesso antigene-MHC

In realtà la completa attivazione di un linfocita T

necessita però di due segnali:

1. il riconoscimento, come detto prima, di un antigene

processato presentato da un APC;

2. la costimolazione.

L’immunità cellulo-mediata

Uno dei più comuni fattori di costimolazione per la

completa attivazione dei linfociti T è la proteina

interleuchina 2

Quando il linfocita T «riconosce» il complesso antigene-

MHC come non self si rende necessario, per l sua

completa attivazione, l’intervento della interleuchina 2.

Questa proteina agisce innescando la moltiplicazione dei

linfociti T che possono agire contro i microrganismi

Questo secondo meccanismo di controllo della

proliferazione dei linfociti T potrebbe servire ad evitare

una risposta immunitaria accidentale

L’interleuchina 2

L’interleuchina si lega ad un recettore

situato sulla membrana esterna dei

linfociti T stimolati da un antigene.

Il recettore è costituito da due catene

proteiche: una lunga ed una corta. Le

due catene si legano separatamente

con l’interleuchina

L'interazione tra l’interleuchina e la

catena più lunga del recettore

segnala al linfocita T che deve

proliferare, potenziando così l'attacco specifico del sistema immunitario a un

microrganismo invasore

I linfociti T così attivati proliferano per divisione e danno origine a

cellule identiche (cloni) capaci di riconoscere lo stesso antigene

(espansione clonale)

Costimolazione e espansione clonale

Costimolazione e espansione clonale

Tipi principali di linfociti T La moltiplicazione e l’attivazione dei linfociti T avviene nei tessuti e negli

organi linfoidi secondari.

I quattro tipi principali di linfociti T sono:

1.linfociti T helper: aiutano le altre cellule a combattere l’invasore

per esempio rilasciando l’interleuchina 2, stimolano il

differenziamento di linfociti B in plasmacellule, rendono più efficace

la fagocitosi

2.linfociti T suppressor: inibiscono la risposta immunitaria B e T

impedendo che diventi eccessiva e pericolosa;

3.linfociti T citotossici: uccidono le cellule infettate del corpo;

4.linfociti T della memoria: rimangono di riserva nel tessuto

linfatico, riconoscono una seconda invasione dello stesso antigene e

rispondono più rapidamente.

I linfociti T citotossici

I linfociti T citotossici si legano e uccidono i loro antigeni

bersaglio secernendo:

• Granzimi, enzimi proteolitici che inducono l’apoptosi della

cellula infetta che rilascia i microbi che vengono fagocitati.

• Perforina, che apre canali nelle cellule bersaglio e provoca la

citolisi per ingrasso di fluido extracellulare. Tali canali

permettono anche l’ingresso di Granulisina che distrugge i

microrganismi perforandola loro membrana

• Linfotossina: che attiva enzimi litici del DNA con morte della

cellula

• Interferone gamma che attiva i fagociti

Linfociti T citotossici

La risposta anticorpo – mediata (umorale) è svolta dai

linfociti B che, quando vengono a contatto con un

antigene:

• Si differenziano, in plasmacellule capaci di secernere

grandi quantità di anticorpi specifici per l’antigene

stesso immettendoli nel circuito linfatico e sanguigno

• Si differenziano in «cellule B della memoria»

• Possono agire da APC (risposta intensa), inglobando

l’antigene, processandolo ed esponendolo (mediazione

MHC)

L’azione dei linfociti B e l’immunità anticorpo mediata

L’azione dei linfociti B e l’immunità anticorpo mediata

L’immunità

anticorpo-

mediata si ha

grazie

all’attivazione, la

divisione e il

differenziamento

di linfociti B.

I linfociti B si sviluppano in

plasmacellule, che secernono

anticorpi.

Alcuni linfociti B non si

differenziano ma rivestono il

ruolo di linfociti B della

memoria.

L’azione dei linfociti B e l’immunità anticorpo mediata

Dopo giorni o settimane dall’esposizione all’antigene, nel

sangue e nel circuito linfatico circola centinaia di milioni di

anticorpi. Tutti gli anticorpi attaccano gli antigeni in uno o

più dei seguenti modi:

•neutralizzazione dell’antigene;

•immobilizzazione dei batteri;

•agglutinazione dell’antigene;

•opsonizzazione (attivazione del complemento);

La produzione di anticorpi da parte dei linfociti B

neutralizzazione dell’antigene: Il legame anticorpo-antigene

impedisce diverse funzionalità patogene. La maggior parte degli

anticorpi neutralizzanti nel siero è composta da IgG e IgA,

immobilizzazione dei batteri: gli anticorpi inibiscono la

motilità batterica impedendone la diffusione

agglutinazione dell’antigene: l’anticorpo causa il

«raggruppamento» di antigeni (agglutinazione) che

vengono più facilmente fagocitati

opsonizzazione (attivazione delle proteine del

complemento): specifici anticorpi IgG (opsonine) si legano

all’antigene e attivano il complemento (opsonizzazione).

L’antigene opsonizzato stimola l’azione di cellule

fagocitarie che intensificano il loro intervento.

La memoria immunologica

La memoria immunologica

è garantita dalla presenza di anticorpi di lunga durata e di

linfociti longevi che si originano durante il differenziamento

e la proliferazione dei linfociti B e T venuti in contatto con

antigeni.

Le risposte immunitarie adattative, sia cellulo-mediata che

anticorpo-mediata, sono molto più rapide e intense a

una successiva esposizione all’antigene rispetto alla

prima.

Riposta primaria: all’inizio soltanto poche cellule

possiedono i recettori giusti per attuare una risposta

immunitaria con la massima intensità. In seguito,

aumenta il numero di anticorpi circolanti nel plasma

sanguigno che poi diminuiscono di nuovo.

Risposta secondaria: in seguito a un nuovo incontro con

lo stesso antigene, c’è una rapida divisione delle cellule

della memoria e un intervento immediato e massivo delle

IgG.

La memoria immunologica

La memoria immunologica

Immunità acquisita artificialmente

La vaccinazione è l’acquisizione di una immunità

artificiale che si attua attraverso il contatto con un vaccino

che contiene un agente patogeno (o parte di esso)

opportunamente trattato in modo da avere perso la

capacità infettiva, ma non quella antigenica in modo da

attivare i linfociti T e B.

fine

TORNA

TORNA

Il lisozima ci protegge dal

continuo pericolo delle infezioni

batteriche. E' un piccolo enzima

che attacca la parete cellulare

dei batteri. I batteri hanno un

robusto rivestimento di catene di

carboidrati, legate

trasversalmente da piccole

catene peptidiche, che avvolge la

loro delicata membrana per

difenderla dalla forte pressione

osmotica interna della cellula.

Il lisozima rompe queste catene di carboidrati, distruggendo

l'integrità strutturale della parete cellulare e quindi i batteri

esplodono per la loro stessa pressione interna.

TORNA

defensine

Le defensine sono una

famiglia di proteine deputate

alla difesa di un organismo

dall'attacco di potenziali

patogeni. Sono una famiglia di

proteine molto antiche e con

una struttura altamente

conservata in mammiferi,

insetti e piante. Sono dei corti

peptidi, lunghi da 29-34

aminoacidi, che riescono ad

inserirsi nelle membrane e

inducono la formazione di pori

con conseguente morte per lisi

della cellula.TORNA

Termostato ipotalamico

TORNA