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A pagina 13 La Destra non gradisce la lettera del Comitato A proposito del volantino sulle antenne L’Agenzia Regionale Protezione Ambientale nelle operazioni di misurazione effettuate a settembre ha rilevato il mancato rispetto dei limiti di sicurezza imposti dalla legge a tutela delle popola- zioni esposte alle onde elettromagnetiche. L’ARPA ha poi inviato l’ipotesi di reato alla Procura della Repub- blica di Velletri. Tre le emittenti accusate di aver superato i limiti di esposizione. I livelli di esposizione sono stati superati. La Procura indaga Onde anomale A pagina 7 Segue a pagina 5 Depuratore Domande Radicali Se la legge si accanisce sul giornalismo territoriale Alle pagine 14 e 15 Anno XI, n. 1 - Gennaio 2012 PICCOLO il Segno il Segno PICCOLO aderisce a www.serviziopubblico.it Ogni giovedì alle 21.00 anche su Cielo, Teleroma 56 e T9 di Andrea Sebastianelli In questi giorni si sta parlando molto, anche a sproposito, dei cambiamenti che interesse- ranno l’Ordine dei Giornalisti (in particolare l’elenco dei Pubblicisti con la sua soppres- sione) a partire dal prossimo mese di agosto. Tra i tanti interventi spicca per chiarezza quello di Enzo Iaco- pino, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, che ha messo in evidenza le reali modifiche ap- portate dall’art. 33 comma 5 del recente decreto legge 201/2011. Rocca di Papa Via Roma, 23 Tel. 06 94.96.876 A gennaio e febbraio PROMOZIONE STRAORDINARIA sui PACCHETTI DOCCE SOLARI 5 docce solari + 5 docce omaggio solo euro 50,00 ritagliando il presente annuncio A pagina 12 Comando Vigili L’addio del dott. Nanni Dibattito politico Proposte... e risposte Alle pagine 10 e 11

IL SEGNO gennaio 2012

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Mensile dei Castelli Romani

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Page 1: IL SEGNO gennaio 2012

A pagina 13

LaDestranongradiscela letteradelComitato

Aproposito del volantino sulle antenne

L’AgenziaRegionaleProtezioneAmbientalenelle operazionidimisurazione effettuatea settembre ha rilevatoilmancato rispetto deilimiti di sicurezzaimposti dalla leggea tutela delle popola-zioni esposte alle ondeelettromagnetiche.L’ARPAhapoi inviatol’ipotesi di reato allaProcura dellaRepub-blica diVelletri.Tre le emittenti accusatedi aver superatoi limiti di esposizione.

I livelli di esposizione sono stati superati. LaProcura indaga

Ondeanomale

Apagina 7

Segue a pagina 5

DepuratoreDomandeRadicali

Se la leggesi accaniscesul giornalismoterritoriale

Alle pagine 14 e 15

Anno XI, n. 1 - Gennaio 2012

PICCOLOil Segno ilSegnoPI

CCOLO

aderisce a

www.serviziopubblico.it

Ogni giovedìalle 21.00anche su Cielo,Teleroma 56 e T9

di AndreaSebastianelliIn questi giorni si staparlando molto,anche a sproposito,

dei cambiamenti che interesse-ranno l’Ordine dei Giornalisti(in particolare l’elenco deiPubblicisti con la sua soppres-sione) a partire dal prossimomese di agosto.Tra i tanti interventi spicca perchiarezza quello di Enzo Iaco-pino, Presidente del ConsiglioNazionale dell’Ordine deiGiornalisti, che ha messo inevidenza le reali modifiche ap-portate dall’art. 33 comma 5del recente decreto legge201/2011.

Rocca di PapaVia Roma, 23Tel. 06 94.96.876

A gennaio e febbraioPROMOZIONE

STRAORDINARIAsui PACCHETTIDOCCE SOLARI

5 docce solari +5 docce omaggiosolo euro 50,00

ritagliandoil presente annuncio

Apagina 12

ComandoVigiliL’addiodeldott.Nanni

Dibattito politicoProposte...e risposte

Alle pagine 10 e 11

Page 2: IL SEGNO gennaio 2012

ATTUALITA’2 il Segno - Gennaio 2012

Dai tagli alla politica agli armamenti... fino alVaticano

GovernoMonti , un’altrafinanziaria erapossibile

di GennaroSpigolaSicuramente iproblemi econo-mici che atten-gono alla

artigiani.Si inizia con la riforma dellepensioni (il cui fondo spessoviene mal utilizzato, vedi peresempio il capitale impegnatoper salvare il fondo dei dirigentiche percepiscono pensioni chevanno molto al di sopra diquelle degli impiegati e deglioperai) abolendo di fatto quelledi anzianità e cambiando defi-nitivamente il sistema da retri-butivo a contributivo, riducendoulteriormente il già basso rendi-mento, che nei prossimi 15-20anni anche con l’aiuto dellapensione integrativa, avrà il 40-50% in meno dell’attuale.Forte restringimento dello

stato sociale (in modo partico-lare la sanità ma anche scuolae trasporti), con l’utilizzo delleimminenti privatizzazioni ri-mettendo in discussionequanto ottenuto con il referen-dum per l’acqua pubblicacome bene comune.Aumento a tutto campo delletasse, ICI-IMU sulla primacasa, accise nazionali e regio-nali sul carburante, sapendo chel’aumento su questo prodotto fainevitabilmente lievitare iprezzi di tutti gli altri consumiin modo particolare quelli diprima necessità: pane, pasta,frutta, carne, pesce, latte etc.,rendendo ancor più precaria lasituazione economica delleclassi meno abbienti che dasempre hanno contribuito pa-gando le tasse regolarmente sustipendi, salari e pensioni. Sipoteva fare diversamente in unPaese normale e non normaliz-zato, costringendo tutti i citta-dini a contribuire in mododirettamente proporzionale alleproprie risorse, visto che inquesto Paese è conclamato cheesiste una evasione fiscale chesi attesta intorno ai 200miliardidi euro segnalata da diversi Isti-tuti che fanno studio e ricerca

globalizzazione (petrolio,politica finanziaria delle ban-che, inutili e ingiustificaticonflitti, etc.) non sono statiininfluenti e hanno forte-mente condizionato l’econo-mia europea eimplicitamente quella ita-liana. Ma è pur vero che chiha governato il Paese nell’ul-timo ventennio ha creato deidanni economici che, se nonseriamente controllati, po-trebbero diventare irreversi-bili con effetti esiziali a dirpoco devastanti. Il Governotecnico diretto da Monti si ètrovato ad affrontare unadelle peggiori crisi economi-che e ha dovuto predisporredei provvedimenti radicaliper rimettere sul giusto bina-rio il nostro Paese, fin quinulla da eccepire. I veri pro-blemi nascono quando ven-gono chiamati a contribuireal risanamento dell’econo-mia i soliti noti: lavoratori,pensionati, precari e piccoli

economica (tra i quali la CGIA–Associazione Artigiani PiccoleImprese Mestre), e che la mag-gior parte di queste cifre evasesono quelle trasferite nei paradisifiscali (che quando in parte sonorientrate in Italia con il condonosono state tassate del 5%, inbarba a tutta Europa che ha ap-plicato l’aliquota del 15-20%)che in grossa parte vengono in-vestite in titoli di credito pub-blici sui quali vengono erogatiinteressi che aumentano il debitopubblico che verrà inevitabil-mente pagato dai soliti noti pre-cedentemente citati. Senza volerfare del populismo e dell’antipo-litica ritengo opportuno e giustoribadire che è arrivato il mo-mento di far partecipare al risa-namento del bilancio stataleanche i rappresentanti dei partitiimpegnati nelle Istituzioni, ta-gliando in modo concreto i costidella politica, visto che siamo ilPaese d’Europa con gli oneri piùalti. Abbassamento delle spesemilitari sugli armamenti checomporterebbero una riduzionedel debito pubblico, e a mio av-viso anche al recupero di un mi-nimo di senso di responsabilitàpolitica ridimensionando quellospirito guerrafondaio che moltospesso la fa da padrone e che vaa sfociare in ingiustificati con-flitti. Richiesta di pagamentodell’ICI su tutto il demanio diproprietà del Vaticano che am-monta a circa 250 milioni dieuro, che si vanno ad aggiungerealle cifre che dovrebbero versareper l’erogazione dell’acqua,spesa per la quale il Vaticano èesonerato ma che viene addebi-tata alle bollette di tutti gli altriutenti.Per ultimo, ma non nelle elen-cazioni di priorità del Governo,la seria ed improcrastinabile so-luzione del problema occupa-zionale, giovanile e non, che haraggiunto cifre insostenibili equindi va chiesto all’Esecutivoin carica di impegnare sommeconsistenti da investire e spie-gare per dare certezze dove ver-ranno recepiti i fondi.Pur rimanendo con la consape-volezza che abbiamo di fronteuna crisi economica pesantis-sima che va affrontata, credoche chi attualmente dirige il co-siddetto Governo tecnico seavesse preso in considerazionele denunce sopra esposte è miaprofonda convinzione che pro-babilmente avremmo affrontatola crisi con minor sacrifici per isoliti noti e avremmo quanto-meno cercato di instradare ilPaese dalla normalizzazionealla normalità.

il Segnoorgano mensile

dell’associazione culturale“L’uomo che piantava

gli alberi”Registrazione Tribunale

di Velletri n. 5/02del 19/02/2002

DIREZIONEVia deiMonti, 24 - Rocca di Papa

DIRETTORERESPONSABILE

Andrea Sebastianelli

PICCOLO REDAZIONE

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Colasanti, FedericoDe Angelis, Daniela Di Rosa,

Paola Gatta, Rita Gatta,Daniele Iannotti, Toshi

Kameda, Loredana Massaro,Don Franco Monterubbianesi,

Marcello Morrone, Noga(Gabriele Novelli), Massimo

Onesti, Andrea Rasetti,Sergio Rasetti, Annarita

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ILLUSTRAZIONIFranco Carfagna,Ermanno Gatta

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Stampato in proprio

Mario Monti

Page 3: IL SEGNO gennaio 2012

ATTUALITA’ 3il Segno - Gennaio 2012

di SergioRasettiLa crisi economicacostringe a modi-ficare immediata-mente il modo di

essere e agire della classe po-litica che, non dimentichia-molo, è madre e figlia dellanostra società. Madre perchéè lei che ci ha fatto (o ridotto)così come siamo. Figlia per-ché siamo noi che la eleg-giamo e le permettiamo digovernarci in questo modo.Non ne usciremo con piccolecorrezioni di rotta.Occorre una ripartenza ali-mentata dalla consapevolezzadell’inevitabile cambiamentoche ci dovrà essere nel conce-pire i rapporti dei singoli conla comunità; dove i singoli ri-spettano le regole e la comu-nità assicura che le regolesiano rispettate. L’unicomodo per evitare gli “errori“che fino ad oggi abbiamo la-sciato fare a governanti e ma-nager pubblici.Salvo rare eccezioni, la classepolitica italiana ha fatto delclientelismo una bandiera chesventola sempre più in alto,trasformandoci in sudditi chepagano un costo insopporta-bile. Un esempio degli “er-rori” da non ripetere, che sonotra le cause dell’azzeramentodi credibilità di politica e bu-rocrazia, riguarda le decisionidi politici comunali e dei loro“dipendenti” che si riferi-scono al rilascio di licenze le-

Spesso la classe politica italiana ha fatto del clientelismo la sua unica bandiera

Labuonapolitica deve ripartireda trasparenza, capacità eonestà

geniale politico concretizza ilbene del suo potenziale elet-tore realizzando di frettaopere civili, di scarsa qualitàper accontentare tutti, pochesettimane prima delle ele-zioni con soldi che dovreb-bero essere spesi per coloroche ne hanno diritto.Il “bello” invece è che quelliche le licenze le hanno pa-gate, direttamente perché ri-chiedenti, o indirettamenteperché il costo è inglobatonel prezzo di acquisto dallacasa; restando senza i servizidovuti, per sanare l’ingiusti-zia subita, si ritrovano a pen-dere dalle labbra del politicoche si ripresenta candidato epromette che le opere pubbli-che mancate saranno una suapriorità.Questa crisi obbliga tutti a ri-fare i propri conti. Al primoposto quelli economici e nonc’è nessuno, anche del cetomedio e imprenditoriale, chepotrà evitarlo.Ma poi dovranno seguirequelli dei rapporti con piùsani principi sociali e civili erealizzare ciò che non si èvoluto o saputo fare pertempo - Dotare il paese adogni livello di una classe po-litica e dirigente del settorepubblico trasparente, capace,onesta - Tre condizioni indi-spensabili per chiedere a tuttidi fare la propria parte e ri-portare l’Italia ad una econo-mia sana e ad essere credibilein Europa e nel Mondo.

gittime per edificare e alle ri-chieste per edificare mai pre-sentate o approvate a chiprocede ugualmente realiz-zando un abuso edilizio.Una licenza richiesta e con-cessa può costare, per esem-pio, 20-30 mila euro che ilComune incassa per realiz-zare le opere di urbanizza-zione. Una licenza nonconcessa o mai richiesta, peruna cubatura simile al prece-dente caso, non costa nulla,nelle casse del comune nonentra un euro, ma gli ufficicomunali si mettono al-l’opera per reperire i soldipubblici necessari alle operedi urbanizzazione.Anche nel caso di eventualicondoni, che ci auguriamonon siano mai più praticati,tutti sanno che i soldi incas-

sati a posteriori non bastanonemmeno a pagare i progettidelle opere pubbliche neces-sarie a realizzare un viver ci-vile per gli abusivicondonati. Se guardiamoRocca di Papa possiamo co-statare che le risorse disponi-bili per opere diurbanizzazione difficilmentevengono impiegate per i ser-vizi di chi le ha pagate.La politica le “investe” prin-cipalmente a beneficio di co-loro che non le hanno pagate.Un vero e proprio “investi-mento elettorale”: asfalto,lampione, fognatura, tra-sporto pubblico per chi viveun disagio che gli ha procu-rato il politico “incapace odistratto” lasciandolo farecase in posti senza servizi estudiata programmazione. Il

Giorgio Napolitano

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ATTUALITA’4 il Segno - Gennaio 2012

La Regione Lazio riformatempestivamente i vitalizi deiConsiglieri Regionali. La ri-forma entrerà in vigore dallaprossima legislatura regionale.La sorpresa è che il vitalizio èesteso anche agli Assessoriesterni che, in questa legisla-tura, sono 14 su 15.Assicuratoun vitalizio favoloso, anche seriformato, non solo ai 73 Con-siglieri eletti dal popolo maanche a 14 cittadini qualunqueche la Polverini ha chiamato afare gli Assessori (un numerocosì elevato di esterni al Con-siglio Regionale motivato sol-tanto dalla necessità dicompensare chi era restatofuori dalla tornata elettoraleper la nota vicenda della listadi Berlusconi non ammessaperché presentata fuori tempomassimo).Se i risparmi della politica co-minciano in questo modo saràdifficile contenere gli indi-gnati.Aproposito, ma è possi-bile che su questo tema leRegioni possano deciderel’una in modo differente dal-l’altra? Presidente Napolitano,per cortesia, intervenga perchél’Italia sia veramente unita nonsoltanto a parole.il-sognatore.blogspot.com

Anziani e patenti di guidaVi scrivo per sollecitare la vostra generositào quella delle persone a cui spero passeretela voce. Ho trascorso alcunigiorni adAuro-ville, un eco-villaggio in India (Pondi-cherry, Tamil Nadu), dove la notte tra il 29e il 30 dicembre si è abbattuto un violentociclone, come non se ne vedevano da al-meno 45 anni. Non vi racconto tutti i detta-gli ma vi assicuro che ci sono tantedifficoltà a cui far fronte (mancanza diacqua, di elettricità, necessità di ricostruireciò che è stato distrutto, etc.). Perciò vichiedo: se vi sentite in vena di un piccolo ogrande gesto di magnanimità verso il pros-simo questa è la vostra occasione. Nel link(www.auroville.org/cyclone/pressrelease.html) troverete un articolo con le coordinateper mandare un aiuto in denaro -vi assicuroche anche delle piccole somme riescono aessere di grande aiuto, soprattutto conside-rando il cambio valuta! Ilaria Cusano

anche da giovaninon crediamoche siano staticorretti e affida-bili.Simili fatti cheallarmano le per-sone intellettual-mente onestefanno rifletteresu come sia possibile che all’interno diuna struttura pubblica quale una Asl cipossa essere una estrema disattenzionedegli altri dipendenti nei confronti di chi“armeggia” commettendo reati così gravi.Chi non è abbastanza affezionato al pro-prio lavoro, dovrebbe soltanto restarsene acasa.

il-sognatore.blogspot.com

500–1.000 euro e un gruppo di malviventiprocurava certificati medici falsi ad auto-mobilisti over 80 che avrebbero dovutoaccettare la condizione definitiva di pe-done. Quasi ciechi o sordi, riflessi condi-zionati dall’età si mettono così al volantecostituendo un serio pericolo per tutti. Labanda si era annidata in unaAsl di Roma,sottraeva moduli e timbri della compe-tente commissione medica, compilava econsegnava certificati falsi a individui cheottenendo il rinnovo della patente conti-nuavano a mettersi alla guida rischiandodi provocare gravi incidenti stradali. Sidavano da fare anche per la restituzione atempi da record di patenti ritirate per alcolo droga. Un giro di affari che gli investi-gatori stanno ricostruendo per individuareal più presto i terribili vecchietti che

La dolce litania delle ultimesettimane ripete “equità”:più equità nella manovra fi-scale, maggiore equità nellaripartizione dei sacrifici im-posti agli italiani dalla crisi fi-nanziaria, ancora equità neitagli alle pensioni… L’equitàè un concetto semplice e con-divisibile. Ha alla sua radiceun fondamento di democra-zia, derivante da un prioritarioelemento di uguaglianza, checontrasta parzialità e beneficiche da decenni rendono la no-stra società così intollerabil-mente iniqua, chiusa,bloccata, con caste intoccabilie paria dalla difficile reden-zione.Ma l’equità è “equa” seesercitata tra eguali! Se siignora il monito di don Mi-lani, “niente è più ingiustoche far le parti uguali fra di-suguali” si ottiene che a pa-

degli scontrini nei giorni dicontrollo, ai nullatenenti conSuv e suocera con pelliccia,forse recuperare qualche mi-lione o miliardo di euro po-trebbe non essereimpossibile.Naturalmente prima dell’orga-nizzazione amministrativa(ma qui basterebbe copiarequello che fanno negli StatiUniti, oppure in un paese eu-ropeo tra quelli più avanzati)occorre una forte spinta dellapolitica che trasformi questeottime azioni dimostrative inuna tranquilla routine antie-vasione.

tempimoderni

di Roberto Sinibaldi

Equità?gare la crisi, o sintetiz-zando con una battuta, asorreggere le banche,continueranno ad esseresoprattutto quelli che fi-nora hanno sempre pa-gato. Non gli evasori,ovvero quelli che “met-tono le mani nelle tasche degliitaliani”, secondo una feliceparafrasi di Mario Monti ri-spetto alle false promesse delsuo predecessore. E infatti segli “uguali” siamo sempre noie se l’equità riguarda soprat-tutto i dipendenti a redditofisso che hanno ritenute allafonte, allora l’equità diventainiquità.Qualche segnale incorag-giante c’è, se a Cortina e aPortofino appena si fa qualchecontrollo escono fuori tuttauna gamma di reati relativi al-l’evasione fiscale. Dalla mira-colistica moltiplicazione

I vitalizidellaRegioneLazio

Soldi e gioielli a chi?Francesco Maria De Vito Piscicelli, l’imprendi-tore che”brindava” la notte del terremoto del-l’Aquila e porta la madre al ristorante inelicottero, ha detto ai magistrati: “Per ottenerelavori ho sempre dovuto dare in cambio soldi egioielli, ma anche assumere figli e parenti di chigestiva le pratiche”. Parla di politici e funzio-nari? Aspettiamo delucidazioni.

188mila italiani dichiarano un reddito inferioreai 20mila euro e, malgrado questo, risultano es-sere possessori di auto di lusso (costo: 50-60mila euro).I 400mila che dichiarano più di 100mila eurodi auto di lusso ne possiedono soltanto 71mila.E’ la dimostrazione che se dichiari di più non tipuoi permettere un’auto di lusso.

Redditi e auto di lusso

Appello per l’India

Page 5: IL SEGNO gennaio 2012

ATTUALITA’il Segno - Gennaio 2012 5

Segue dalla prima pagina

Se la legge si accaniscesul giornalismo territoriale

prietà di un albergo dei Ca-stelli Romani), di quel cheresta della Banda della Ma-gliana (speculazioni edilizieportate a termine a Rocca diPapa e dintorni), di usura e diestorsione.Ora vi starete domandando:ma chi ve lo fa fare? La rispo-sta è la più semplice che sipossa dare: la passione el’amore per il giornalismo.Ora però una domanda sono ioa farla: è giusto interromperequesta bella esperienza digiornalismo territoriale vistoche sarà impossibile per noiraggiungere i parametri di re-tribuzione e organizzazioneminimi per aspirare all’Albodei Professionisti e, quindi,per consentire al Segno di con-tinuare a vivere? I primi a fe-steggiare per l’eventualechiusura del Segno saranno si-curamente i politici locali chefinalmente non avranno più ungiornale che mensilmentecerca di far conoscere il lorooperato. Invece i cittadini nonfesteggeranno perché a loroverrà a mancare un importantestrumento per essere infor-mati. Così come per me, perl’associazione nata con loscopo di “fare un giornale”, eper i collaboratori che in que-sti anni hanno partecipato aquesta esperienza, sarà unagrande sconfitta con unamagra consolazione: sarà statanon la nostra incapacità mauna legge dello Stato, concor-data con l’Ordine dei Giorna-listi, ad aver interrotto unavera e propria attività giornali-stica e il nostro diritto a scri-vere ciò che pensiamo inpiena libertà e autonomia.Siamo ancora fiduciosi checiò potremo continuare afarlo così come garantitodall’art. 21 della Costitu-zione.

Andrea Sebastianelli

Ho fondato e dirigo questomensile locale e, nel nostropiccolo (in una realtà comunalein cui i quotidiani venduti inedicola sono davvero pochi)facciamo del sano giornalismoanche se per l’Ordine e permolti colleghi non esistiamovisto che spesso consideranogiornali locali solo quelli che igrandi quotidiani editano nellegrandi città. Noi invece ab-biamo scelto di stare in “trin-cea”, occupandoci di una realtàmicroscopica, territoriale, svol-gendo qui da 11 anni il ruolo diinformare i cittadini. Lo fac-ciamo bene? Lo facciamomale? Non sta a me dirlo, pergiudicare il nostro lavoro bastasfogliare il giornale.Ma di chi è Il Segno? Certa-mente non appartiene a nessungruppo industriale, né ad alcunpartito politico, né tantomeno aqualche potente locale. L’edi-tore è un’associazione culturaleche ha come scopo primarioquello di produrre questo men-sile che vive di micro-inser-zioni, quindi (ancora una volta)non le grandi catene di distri-buzione, né le multinazionali ole aziende pubbliche, ma il pic-colo fornaio, il fruttivendolodel posto, ecc.Altri introiti sonorappresentati da piccole sotto-scrizioni libere di pochi euro trai lettori/cittadini. La maggiorparte dei periodici a diffusionegratuita è una macchina di pub-blicità: pagine fitte di inserzionie notizie poche. Undici anni fadecidemmo di fare il contrario,cioè unmensile di informazionelocale vero e proprio.Adistanzadi tanto tempo dobbiamo am-mettere che, a livello pubblici-tario, affrontare questioni serie(con inchieste e approfondi-menti) non paga. Le inserzionici hanno permesso e ci permet-tono di sopravvivere, prose-guendo su quella stradaintrapresa nel febbraio del2002. Malgrado ciò, per il Go-verno e per l’Ordine, non ab-biamo il diritto di vivere perchése non guadagni non puoi con-siderarti un giornalista a tutti glieffetti. Vieni misurato non inbase a ciò che scrivi e come loscrivi ma a quanto incassi.Il Segno, per scelta, non usu-

fruisce di alcun finanziamentopubblico né comunale, né re-gionale, né tantomeno nazio-nale o europeo. I contributiliberi incassati ogni mese ven-gono utilizzati per fotoco-piare/stampare il giornale e,quando è possibile, per versareil dovuto a qualche giovanecollaboratore che aspira a iscri-versi all’Albo. E il sottoscrittocome viene retribuito? Se do-vessi seguire le parcelle previ-ste dall’Ordine dovreipercepire bei soldoni, inveceniente di tutto ciò semplice-mente perché non abbiamosoldi. Un altro giornalista, almio posto, avrebbe lasciato daun pezzo tale incarico vistoche, oltre all’impegno, si correanche il rischio di ricevere que-rele, minacce (le persone di cuiscrivi le incontri il giorno dopoper strada), ecc. Ma lasciare

tale incarico significherebbechiudere una bella e formativaesperienza per me e per molticollaboratori (alcuni sono di-ventati Pubblicisti scrivendoper noi).Non contenti, un anno e mezzofa abbiamo dato vita a un pic-colo supplemento di 8 paginetutto dedicato alle infiltrazionidella criminalità organizzata aRoma e provincia. Lo abbiamofatto da un lato per dare un se-gnale che la stampa territorialeè attenta anche a questi temiscomodi, e dall’altro per far co-noscere ai cittadini anche le vi-cende criminali che accadonovicino a noi e che spesso nonvengono trattate dalla stamparegionale o nazionale o, nel mi-gliore dei casi, vengono esau-rite in poche righe. Ci siamooccupati di ‘Ndrangheta (unboss aveva acquisito la pro-

È uscito in queste settimane un altrobel libro curato da Alessandro Tra-sciatti, scrittore, poeta ed editore diLucca. Si tratta dello “Stralunario 4,letteratura e desueta umanità 2011”(Marco Del Bucchia Editore, autorivari, 132 pagine) a cui ha collaborato anche Toshi Ka-meda, nostro collaboratore “in diretta dal Giappone” suitragici fatti seguiti allo tsunami dello scorso anno.Nel libro, infatti, sono stati ripresi alcuni suoi articoli pub-blicati sul Segno. Per saperne di più: www.delbucchia.it,oppure: www.trasciatti.it

Gli articolidel nostroToshisullo “Stralunario 4”

Il Segno alla manifestazionesulla libertà di informazionedel 3 marzo 2009

Page 6: IL SEGNO gennaio 2012

DIRETTA da TOKYO6 il Segno - Gennaio 2012

CCoonnttrroo iill nnuucclleeaarree, dentro il nucleare

L’incidente non è chiusola triste storia continua

da TokyoToshi KamedaIn Giappone vi è l’usanza discambiarsi un biglietto d’auguriper il nuovo anno, ma que-st’anno molti non se la sono sen-

tita di farlo vedendo ancora molte personesofferenti. Coloro che, a tutt’oggi, si trovanoin una sistemazione provvisoria sono circa333mila e, tra questi, 60mila nella sola pro-vincia di Fukushima. Le vittime dello tsu-nami sono state 15.841 e i dispersi 3.493 (alprimo dicembre 2011). Hanno perso il lavoro120mila, 200mila se si considerano anche ilavoratori autonomi. Si procede con un passomolto lento verso la ricostruzione del Paese.Abbiamo lasciato un anno tragico che non di-menticheremo mai. Un vero e proprio “AnnoZero” post-nucleare inciso nella coscienza delpopolo. Sono passati più di nove mesi dall’incidentedella centrale nucleare Fukushima n. 1 (Dai-ichi) e il Governo sembra volere frettolosa-mente chiudere il caso. Infatti, a metàdicembre, ha dichiarato concluso l’incidenteconfermando “la chiusura a freddo” (coldshutdown in inglese) dei quattro reattori nu-cleari sui sei totali. Questo vuol dire che simanterrà sotto i 100 gradi sia la temperaturaal fondo del contenitore a pressione del reat-tore (RPV), sia dentro il contenitore del reat-tore (DW). Il livello dell’esposizioneradioattiva nella centrale è sceso sotto 1 mil-lisievert l’anno ed è diminuito anche il livellodi emissione all’esterno delle radiazioni.Quindi, conclusa questa fase, si dovrebbeprocedere con lo smantellamento totale dellacentrale. Non sono mancate dure critiche alla frettolosadichiarazione del Governo. La situazionenella centrale non sembra tanto tranquilla.Prima di tutto il termine “chiusura a freddo”presuppone che il reattore nucleare sia a postoe questo non sembra essere il caso della cen-trale di Fukushima n. 1 il cui nocciolo (fuso)è uscito dal contenitore del reattore. Due set-timane prima della decisione del Governo laTEPCO (la compagnia elettrica di Tokyo)aveva ufficialmente ammesso questo aspetto.Direi che ci stiamo avvicinando alla “sin-drome cinese”, il film americano del 1979con Jack Lemmon e Jane Fonda incentratosull’incidente ad una centrale nucleare. Nelfilm si racconta anche dell’ipotesi che il noc-ciolo fuso potrebbe fondere la base della cen-trale e, perforando la crosta terreste,raggiungere la Cina. Stiamo assistendo inGiappone a una realtà a dir poco simile. I noc-cioli fusi dei tre reattori, secondo la simula-zione dell’Istituto dell’Energia applicata delMinistero dell’Economia, del Commercioestero e dell’Industria, avrebbero corroso ilcontenitore del reattore. Sarebbe stato fuso il57% del nocciolo del reattore n. 2 e il 63%del n. 3, e rispettivamente avrebbero corrosodi 12 e 20 cm la base cementata del conteni-tore (DW). Il reattore n. 1 è andato addiritturaoltre, con una corrosione di 65 cm, ad appena37cm dall’esterno in acciaio. La TEPCO, inbase ad alcune simulazioni, ha tranquillizzatoi cittadini dicendo che la corrosione è ormaiferma. Per quanto riguarda la temperaturanon si può ignorare il fatto che vi è un mar-gine di 20 gradi e non è possibile sapere checosa stia veramente succedendo nella cen-

di plastica con un alto livello di radiazioni(96mila becquerel di cesio) lasciata incusto-dita sul terreno per lungo tempo nei pressi diuna scuola elementare al centro di Tokyo.Non è escluso che i bambini si siano avvici-nati e l’abbiano toccata. A scoprire l’accadutonon sono state le autorità competenti ma,come sempre, i semplici cittadini. Quindi, sea nove mesi dall’incidente accade ancora unacosa simile, vuol dire che l’emergenza non èterminata. Infine c’è un ulteriore aspetto: dovemettiamo i 22milioni e 650mila tonnellate dimacerie delle 126mila case distrutte dallo tsu-nami, molte delle quali contaminate? E dovemettiamo le ceneri radioattive provenientidagli impianti di depurazione dell’est delPaese?L’impressione è che stiamo entrando in unasfera sperimentale che, prima d’ora, l’umanitànon aveva mai conosciuto. In Giappone, ognifine anno, viene scelto un ideogramma rap-presentativo dell’anno appena concluso. Per i2011 è stato scelto “KIZUNA”, vuol dire “illegame”. Il legame di famiglia, il legame tragli uomini, il nostro legame con il mondo, illegame tra l’umanità. Con “Kizuna” ce la fa-remo.

* Nella provincia di Fukushima oltre alla cen-trale nucleare “Fukushima 1 (Dai-ichi)” neesiste un’altra, “Fukushima 2 (Dai-ni)” gestitasempre dalla TEPCO.

trale. A questo proposito la TEPCO inseriràun endoscopio nei contenitori. Anche il sistema di raffreddamento non è an-cora del tutto rassicurante malgrado il Go-verno abbia garantito che questa faseterminerà verso la seconda metà di luglio. Maci sono altri aspetti drammatici. Ai primi di di-cembre i 150 litri di acqua contaminata sonofiniti in mare. Il 17 dicembre si è bloccato il si-stema di raffreddamento della vasca del com-bustibile (SFP) del reattore n. 1 a causa dellaperdita di acqua. Il giorno dopo 230 tonnellatedi acqua sono state trovate nel tunnel al disotto di una struttura di stoccaggio dell’acquaaltamente radioattiva. L’emissione all’esternodelle radiazioni, diminuita secondo il Go-verno, non tiene in conto la fuoriuscita in maredell’acqua radioattiva. Sembra perciò prema-turo considerare “chiuso l’incidente”. E’ an-cora presente il rischio che si possa fermare ilsistema di raffreddamento dei reattori o chepossano non andare bene altre operazionicome quella dell’iniezione del gas d’azoto perevitare ulteriori esplosioni di idrogeno.Quindi, stando così le cose, lo stato della chiu-sura a freddo appare una “sospensione affret-tata”.“Finita” la fase 2 ora il Governo vorrebbe pro-cedere con lo smantellamento della centrale.Secondo il programma presentato dal Go-verno e dalla TEPCO ci vorranno fra i 30 e i40 anni per smontare i quattro reattori. Fra il2013 e il 2021 si dovrebbe recuperare il com-bustibile esausto della vasca di stoccaggio(SFP) dei quattro reattori e riempire i conteni-tori del reattore per poi procedere (dal 2021in poi) al recupero dei noccioli fino allo sman-tellamento totale. Il tutto dovrebbe conclu-dersi nel 2051. Ma è una previsioneottimistica perché non sarà facile recuperare inoccioli fusi come avvenne dopo l’incidentedi Three Mile Island.Alla fine di dicembre il Governo ha revocatolo stato d’emergenza di un’altra centrale nu-cleare, la Fukushima n. 2 (Dai-ni)*, in cui trereattori su quattro dopo essere stati sommersidallo tsunami sono tornati sotto il controllodel sistema di raffreddamento.Dire che l’incidente è ormai chiuso apparesolo un’affermazione propagandistica lontanaanni luce dalle percezioni della gente che con-tinua a temere la diffusione della contamina-zione. Tra novembre e dicembre è emersoche anche il riso di alcune zone della provin-cia di Fukushima è contaminato nonostante lerassicurazioni delle autorità; anche il latte inpolvere venduto nei mercati dopo il controllosia del produttore che del Ministero della sa-nità, è risultato contaminato con 30,8 becque-rel di cesio al kg. Un’altra notizia che hadestato scandalo, è stata la scoperta di una tela

Un disegno del reattore della centrale

Fukushima n.1(fonte: wikipedia.org)

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il Segno - Gennaio 2012

RROOCCCCAA DDII PPAAPPAAnotizie, informazione, attualità

Al 30 novembre 2011 i residenti censiti nel Comune di Rocca diPapa erano 16.409 (maschi 8.157; femmine 8.252). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.302.*

*dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

NUMERI UTILIFarmacia Comunale: 06-9499986Clinica San Raffaele: 06-9428601

Comando Carabinieri: 06-94749007Polizia Municipale: 06-94286134Centralino Municipio: 06-942861

TAXI Mario: 339-1669282

INDOVINA QUANTI SIAMO?

I Consiglieri radicali hanno presentato una nuova interrogazione

“A che punto sono i lavori per il nuovo depuratore?”

zione regionale ha stanziatorisorse per lo smaltimentodelle acque reflue tramite au-tobotti nel Comune di Roccadi Papa e, in caso di rispostaaffermativa, qual è l’ammon-tare della spesa sopportatadalla Regione Lazio e qualeditta è stata incaricata per ese-guire il servizio”. Per quantoriguarda l’esecuzione di opereper la messa in sicurezza deldepuratore di Valle Vergine,posto a ridosso della trafficataVia delle Barozze, i radicalivogliono anche sapere se laRegione sia “intervenuta conuno stanziamento e a quantoammonta l’intervento econo-mico regionale” e soprattutto ache punto si trovino oggi taliinterventi visto che sull’argo-mento il Comune non ha an-cora risposto alle domandeposte dal “Movimento perRocca di Papa” al Sindacoall’inizio del mese di novem-bre.L’ultimo argomento trattatoda Rossodivita e Berardo hariguardato gli allacci al si-stema fognario. In particolarei due hanno chiesto di saperequali siano le aree del Co-mune di Rocca di Papa an-cora prive di allaccio alcollettore comunale. Ora spe-

denunce apparse sul sito inter-net paconline.it arrivate da unacittadina roccheggiana, che se-gnalava “il versamento di acquereflue in piena campagna, e piùprecisamente nella zona di viadei Castagni, oltre all’allaga-mento delle abitazioni privatein caso di pioggia”. Una situa-zione che la signora ha denun-ciato da molti anni scrivendodiverse lettere allo stesso Co-mune e alla stampa locale.I due battaglieri esponenti della“Lista Bonino”, oltre a chiederei motivi per cui la Giunta regio-nale non ha ancota risposto allaprecedente interrogazione (da-tata 24 febbraio 2011), hannodomandato se “l’amministra-

di Luigi SerafiniI Consiglieri radicali della Re-gione Lazio ci riprovano. A di-stanza di nove mesi gli On.liGiuseppe Rossodivita e RoccoBerardo hanno infatti ripresen-tato un’interrogazione alla Pre-sidente Polverini eall’Assessore regionale all’am-biente, Mattei, sul “rischio diinquinamento ambientale edissesto idrogeologico” nelComune di Rocca di Papa. Lanuova interrogazione è scatu-rita in seguito ad alcuni articoliapparsi sulla stampa relativi alsequestro del depuratore diBorgo Valle Vergine da partedella Procura della Repubblicadi Velletri e in base ad alcune

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riamo che l’Ass.re Mattei ri-sponda alle interrogazionichiarendo definitivamenteuna vicenda su cui il silenzioera calato misteriosamente.

I sigilli al depuratore di Borgo Valle Vergine e,

a destra, il manifesto affissodal Comune dopo il sequestro

Stabile pericoloso, arriva l’ordinanza

Il 14 dicembre scorso il Sin-daco di Rocca di Papa, per ga-rantire la pubblicaincolumità, ha emesso l’Ordi-nanza finalizzata a far ese-guire i necessari lavori dimessa in sicurezza dello sta-bile posto all’inizio di ViaFrascati, poco prima di im-mettersi sul ponte di Piazzadella Repubblica. Tali inter-venti dovrebbe riguardare siail tetto che gli infissi.

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ROCCA DI PAPA il Segno - Gennaio 20128

“Perchè i lavori di urbanizzazione sono prividella cartellonistica prevista dalle leggi vigenti?”

Nei giorni scorsi il “Movimento per Roccadi Papa” ha inviato una lettera a Sindaco eAssessori scrivendo: “Con la presente se-gnaliamo, per eventuali provvedimenti dicompetenza, l’esecuzione di lavori di ur-banizzazione senza cartellonistica dinorma, riguardanti opere di urbanizzazionesia su area pubblica (strada comunale Ar-cioni, foto ai lati) sia su proprietà privatain zona di tutela ambientale. Certi in un vo-stro tempestivo intervento, salutiamo di-stintamente”. Giunto è il tempo dismetterla di guardar dall’altra parte. Chi hal’obbligo di intervenir intervenga e facciacessar l’abuso diventato il cancro di questopaese. Ora bisogna finirla di scaldar lasedia da politico o dipendente pubblico; èil tempo di uscire dalle tranquille stanze deipalazzi e andare di persona a controllare lostato dei luoghi; poi decidere subito gli op-portuni provvedimenti. A proposito, avretegrandi difficoltà a predisporre il bilanciocomunale per il 2012 ma non dimenticatedi inserire un specifico e indispensabile ca-pitolo di spesa se volete fare sul serio:-RISORSE ECONOMICHE PER LADEMOLIZIONE DI OPERE ABUSIVE-Essere veramente fraterni significa sopra-tutto agire con la massima chiarezza:“Non spendete soldi per opere che poi sa-ranno necessariamente demolite”. O visembra una decisione forte che i vostrinon potrebbero perdonarvi? Una cosa ècerta: a non perdonarvi, se non fate ces-sare subito il generale “far da se” sarannoi giovani ai quali lascerete Rocca di Papacompletamente distrutta.

il-sognatore.blogspot.com

Serve unavera svoltanell’urbanistica

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ROCCA DI PAPAil Segno - Gennaio 2012 9

IISSCCRRIIZZIIOONNEEGGRRAATTUUIITTAA

In Piazza della Repubblica èsparito il cartellone che segna-lava i lavori di consolidamentodi via Ferri e via Roma, lavorifinanziati dalla Regione Lazio,per una durata di circa 150giorni. Secondo voi quando sitolgono i cartelloni, che vuoledire? A mio umile avviso, che ilavori sono finiti.Andiamo a vedere come si sonotrasformate queste due arterieprincipali di Rocca di Papa. Invia Ferri non c’è l’ombra di unlavoro fatto.In via Roma (il primo tratto èvia G. Matteotti), partendo dallaPiazza, a destra c’è il solito par-cheggio a pagamento che perdepezzi di sampietrini (a propositonon sarebbe il caso di racco-glierli visto il loro costo?), poiun bel segnale stradale di divietodi fermata sotto il quale sonoquasi sempre parcheggiate dellemacchine. Avete ragione, avreidovuto camminare dall’altraparte per essere più tranquillo,ma niente me lo indicava. Vedoun marciapiede, finalmenteposso camminare in sicurezza...dopo pochi metri il marciapiedeha una tale pendenza che mettein difficoltà chi ci cammina: mahanno pensato alle mamme coni passeggini o alla persone an-ziane? E’ meglio buttarsi sulla stradama là con le automobili chesfrecciano, le buche (che sonostate fatte per impedire le vibra-

Una passeggiata seguendo il percorso dei lavori “terminati”

Via Roma e Viale E. Ferri,lavori finiti, quasi... o forse noAll’incrocio Via Roma-Via Palazzolo continua a regnare il caos

di Sergio RasettiSono partite le ricerche di unlibro scomparso sul qualeerano state raccolte le espres-sioni artistiche della città. Ilprimo e ultimo avvistamentodell’opera, un bel volume pre-sentato in pompa magnapresso la Villa del Cardinaleera avvenuto il 12 Maggio2011, ultimi giorni di campa-gna elettorale comunale, pre-senti autorità e politici dirango. Gli artisti interessati, ai qualiera stata promessa una copia inomaggio, dopo aver aspettatoche Sindaco, Assessori, Dele-gati vari (gli stessi della prece-dente Amministrazione) sidecidessero a ritrovarlo al-meno per le festività di fined’anno, costernati hanno de-ciso di rivolgersi alla nota tra-smissione televisiva della Rai,“Chi l’ha Visto?”.Le ragioni di questa scomparsapossono essere molte. Dalmancato pagamento della tipo-grafia alla richiesta di metterepiù in luce qualcuno non ac-colta; dal dirottamento dellostanziamento su altra iniziativaeditoriale a sgambetti veri epropri tra politici interessati.Al momento di andare instampa non sappiamo se la Raisarà disposta a trattare questocaso, unico nel suo genere, male persone “scomparse” con ilvolume (gli artisti presenti nel-l’opera) sono decine e reste-remmo stupefatti se la Raivolesse abbandonarle senzatentare nulla per ritrovarle.Alcuni si dimostrano ottimistipensando alle fortune di altreiniziative editoriali del Co-mune di Rocca di Papa chehanno visto la pubblicazione diopere pregiate. Volumi sullastoria del paese, di poesie eracconti, paesaggi e cartolinesono stati stampati e distribuitigratuitamente in centinaia dicopie. Siamo certi che anche inquesto caso, seppur con note-vole ritardo, si farà quanto do-vuto. Possibilmente senzaaspettare la prossima campa-gna elettorale.

Artisti preoccupatiLibro sparito, ci si appella a “Chi l’ha visto?”

Il punto di incrocio tra Via Roma e Via Palazzolo

zioni) ricopertedi terra e la-sciate così, lasituazione nonmigliora. Pre-ferisco attra-versare e mitrovo così al-l’incrocio divia Roma convia Palazzolodavanti a ungran casino: lemacchine divia Roma de-vono rispettareuno stop chenon è segnalato a terra e unamacchina parcheggiata all’in-crocio impedisce la visibilità,così vanno avanti; le macchineche vengono da via Palazzolohanno molta difficoltà a girareanche perché in via Roma inquel punto ci sono dei paletti, edunque devono fare manovra,arriva un’altra macchina da viaMatteotti e quelle di via Palaz-zolo devono fare marcia indie-tro... ed io che sono a piedi mirespiro tutto il gas di scarico:sembra una barzelletta ma vi as-sicuro che è tutto vero. Continuiamo la nostra passeg-giata in via Roma. Sono sulmarciapiede nuovo di zecca,posso finalmente camminaretranquillo, ma dopo 20 metri mitrovo di fronte ad una macchinaparcheggiata sul mio marcia-piede e non è l’unica, ce ne

sono altre 4, e sono costretto acamminare in mezzo alla strada.Ma i marciapiedi per chi sono?Per le auto o per i pedoni? Qual-cosa mi sfugge. Adesso ho ca-pito, è per abituarmi acamminare in mezzo alla strada,facendo lo slalom tra le mac-chine parcheggiate, visto che ilmarciapiede s’interrompe im-provvisamente e riprende qual-che metro più in là con lapasseggiata detta “panoramica”.Vi ho fatto sorridere raccontan-dovi una passeggiata a piedi inuna strada appena fatta? Ah, di-menticavo, via Roma è unastrada commerciale, eh sì! Cisono ancora alcuni negozi aRocca ma si deve attraversare dicontinuo, alla fine se si guardabene c’è più gente sulla stradache sul marciapiede. Un motivoci sarà!

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Chi ha progettato, approvato econtrollato questi lavori? Ri-cordo che i soldi dei finanzia-menti della Regione Lazio sonosoldi nostri, sono quelli che noicittadini abbiamo versato con lenostre tasse, e dunque è giustoche siano utilizzati per bene, eche ognuno di noi possa accer-tarsi che la realizzazione delprogetto iniziale migliori con-cretamente la nostra qualità divita. Quando sono iniziati i la-vori pensavo che questo pro-getto avrebbe definito unmodello di strada, di decoro ur-bano, da riproporre in tutto ilcentro storico: purtroppo, per ilmomento, sembra un’occasioneperduta.

Un cittadino consapevole

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ROCCA DI PAPAil Segno - Gennaio 201210

Anche se ormai potrebbe sembrare an-tico e datato vorrei iniziare questa miascrivendo: Cara compagna Daniela di Rosa,sarà forse per la tua dichiarazione disentirti anarchica, che mi ha fatto rivi-vere le giovanili frequentazioni del Cir-colo Anarchico “Carlo Cafiero” diRoma e rinvigorire quel sentimento,mai sopito, di libertàe franchezza, che mitrovo a commentarequanto da te scrittonell’articolo “CaraSEL … se ci sei battiun colpo!”.Come non condivi-dere il disappuntoche tu esprimi nel vedere un partito ap-pena nato e già così diviso sia a livelloregionale e ancor più a livello locale.Però al tuo sconforto non può seguire larassegnazione che le vecchie e nuoveruggini ci siano state, ci sono e ci sa-ranno.La soluzione c’è ed è data dallo stessofondatore e leader del partito che in undiscorso ci ricorda: “… Costruire un’al-ternativa significa arrivare alle elezioniil prima possibile, e prepararsi a gover-

nare e cambiare il paese. E farlo senzaperdere un secondo. Da questo stessoistante. E questo centrosinistra devemettersi in testa di lavorare da subitofuori dai palazzi, all’aria aperta, in rap-porto diretto con il popolo. Questo cen-trosinistra deve superare ogni indugio eritrovare la sua capacità di discuterenelle strade, in ogni luogo di lavoro,nelle scuole…”.Allora cara compagna la soluzione c’èed è fuori dai palazzi, la soluzionesiamo noi, noi che ci troviamo qui aconfrontarci, noi che abbiamo la possi-bilità di scrivere su un giornale locale,noi che partecipiamo alla vita sociale,culturale e politica del territorio, noi cheamiamo la nostra città, noi che amiamoessere di sinistra. L’unica soluzione saràautoconvocarci in una assemblea citta-dina che permetta al vero animo di SELdi esprimere la sua potenzialità senzavincoli di palazzo e di appartenenza chelimitino la libertà di pensiero e la libertàdi critica. Per quanto mi riguarda sonoa disposizione per qualsiasi attività chepossa favorire un incontro o quantoaltro sia utile allo scopo, la mia e-mailla conosci.

Raffaello Mancini

Cara Daniela,tempo fa ti feci una proposta, quella di parteciparealle iniziative dell’Hacienda, non abbiamo avutorisposta, quindi abbiamo creduto che non ti inte-ressasse la proposta. Ora però leggendo l’ultimonumero del Piccolo Segno (dicembre 2011) holetto un tuo sfogo sulla politica, in special modoquella locale. In un fugace in-contro tu mi hai detto che credimolto nei partiti, che sei unadonna di partito. Ma può esisterela politica senza partito? Mispiego meglio, non credi che lapolitica sia schiava dei partiti? Iomolto tempo fa ti proposi di for-mare un tuo “gruppo”, un qualcosa di tuo, so chesei una donna molto preparata politicamente,quindi credo sia riduttivo per qualcuno che vuole“fare” qualcosa d’importante aspettare gli altri, ono? La politica è sempre in movimento e bisognamuoversi con essa, L’Hacienda, grazie a molti ra-gazzi sta risultando ben strutturata, da un sem-plice pensiero siamo andati a finire alle elezioni inRomania e in Bulgaria (si perché dei nostri ra-gazzi parteciperanno con l’Hacienda alle elezioninei loro Paesi), passando per gli aiuti (primi inEuropa) ad Haiti, e al supporto al Sindaco Bocciaalle ultime amministrative. In mezzo a noi ci sonostudenti, avvocati, commercianti, ragazzi di ognietà, religione e paese, questo fa dell’Hacienda unmarchio di fabbrica che sta varcando ancora unavolta i confini nazionali. Cara Daniela, quindiaspettare un partito, ma ne vale davvero la pena? L’Italia è in crisi, questo lo si sa, la politica è incrisi e questo lo abbiamo sempre saputo, è ora ditirare fuori le idee e metterle in pratica. Haiun’idea? Un qualcosa che può migliorare ilpaese? Beh organizziamo un incontro e parlia-mone con il Sindaco, o con i diretti interessati,basta con il solito pensiero “si ma se poi è unabuona idea e dovesse funzionare loro si prendonoi meriti”. Questo bisogna cominciare a lasciarstare se vogliamo cambiare e migliorare la vita.Bisogna coinvolgere ancora di più i giovani, cheben hanno figurato alla passata campagna eletto-rale (e lo continuerò a ripetere anche se a te pro-prio non va giù). Daniela ti rinnoviamonuovamente il nostro invito.

Marco Rapo (Hacienda Napoles La Voz)

LA POLITICA SI E’ RIMESSA IN MOVIMENTORisposte all’articolo di Daniela Di Rosa sul ruolo dei partiti a Rocca di Papa

Da Raffaello Mancini riceviamo e pubblichiamo

“Costruire l’alternativa”Da Marco Rapo riceviamo

“Oltre i partiti”

Da Alvaro Fondi riceviamo e pubblichiamo“Basta con gli inciuci”Rispondiamo volentieri all’articolo dellasignora Di Rosa apparso sull’ultimo nu-mero de “Il piccolo Segno” (dicembre2011, pag. 11) riguardo alla situazione diSEL a Rocca di Papa. Noi de “La Destra”di Rocca di Papa innanzitutto non siamoun partito che si spacca in due per scopidi poltrona come ex Dc, Idv, Psi,etc. e specifichiamo “poltrone”perché l’ennesima dimostrazionel’abbiamo avuta prima e dopo leultime Amministrative (maggio2011) tutti “contro” Boccia…tutti con Boccia. Nello specificoprima dell’ultima tornata eletto-rale, vi erano o no due circoli diSEL a Rocca di Papa? Se non andiamoerrati, una parte era con De Santis nellaLista civica “Rocca Futura”, mentre l’al-tra, viste le varie deleghe assegnate dalSindaco a “determinate” persone, ha ap-poggiato la candidatura di Boccia (ex Dc,ex Margherita ora PD). A casa nostra 1+1fa 2 fino a prova contraria. Fatto “strano”,De Santis a qualche mese dalle elezioni

entra in Sel (prima era Pd) che ha così unConsigliere di minoranza. Cosa dovreb-bero dire “ora” gli elettori e altri candidatidella Lista civica “Rocca Futura”? Qual-cuno sarà stato preso in giro? Questo èsempre stato un “gioco” di sinistra… cisbagliamo?

Di certo noi non avremo mai uncomportamento del genere, certipersonaggi dalle nostre parti sa-rebbero presi a calci nel sedere(com’è successo). E’ proprio daqui che si capisce il perché noinon siamo rappresentati comeConsiglieri, perché noi non fac-ciamo e mai faremo compro-

messi con chi ha portato Rocca di Papa aldegrado assoluto (commercio, antenne,sicurezza, viabilità, lavoro -solo a sensounico-, abusivismo, distruzione delverde, etc, etc.) poiché i colpevoli (poli-ticamente) sono sia in maggioranza sia inminoranza (che non possiamo chiamareopposizione perché non c’è, è finta). Noida anni andiamo facendo denunce su si-

tuazioni diciamo “poco pulite” a Rocca di Papa,ma mai sono messe in risalto da “chi” sventola “li-bertà di stampa”… Sarà che siamo “fastidiosi” madiremo sempre ciò che è giusto, in un modo onell’altro. Chiediamo solo al vostro organo men-sile di essere un po’ più presente alle nostre inizia-tive, perché noi leggiamo sempre con attenzioneed interesse i vostri articoli… il 99% di parte a Si-nistra. Distinti Saluti

Il Direttivo e il Segretario Cittadino Alvaro Fondi de “La Destra” Rocca di Papa

Page 11: IL SEGNO gennaio 2012

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Caro Raffaello,Una parola quando è bella nonè mai antica perché si rinnovacon le persone che la pronun-ciano, e ne esaltano il signifi-cato. Compagno è appunto chi

divide il pane… perciò: caro compagno Raf-faello ti rispondo volentieri. Sono sconfortatama non rassegnata, altrimenti non avreiscritto l’articolo, che in fondo è un “grido didolore”. Il colpo che cerco è si un colpo dispugna sulle vecchie e nuove ruggini maanche la ricerca di un gesto di umiltà, se nes-suno ha il coraggio di dire “ho sbagliato, ri-cominciamo...” sarà difficile ricostruire uncammino insieme. Nella mia “ingenuità” an-cora non ho compreso chi ha fatto cosa, forseproprio io e sono disposta a fare ammenda. Hai ragione, l’unica soluzione sarebbeun’assemblea, in fondo siamo noi quelli chenonostante le sconfitte pensano che sia sem-pre possibile migliorare il nostro paese seuniti da un’idea comune. Manderò giù ilrospo, come credo faranno altri, e mi metteròa disposizione… magari non dividerò più ilpane ma appoggerò sempre un progetto disinistra che sia veramente trasparente, senzaleader calati dall’alto e facendo scegliere aicittadini il loro candidato con il mezzo piùdemocratico, le primarie.

Caro Marco,tutto a parole può esistere salvo poi esseresmentiti dai fatti. Ogni movimento chenasce per il bene della collettività è poli-tico, Hacienda ora, la Voz prima, hanno ap-poggiato un partito e un politico, senza(forse) non esisterebbero, è una conse-guenza logica. Tutti i movimenti nati spon-taneamente per merito dei cittadini alla finedevono per forza confluire in qualcosa dipiù strutturato se no sono costretti a sparire. Nel corso della mia vita ne ho visti tanti apartire dal Movimento delle donne negli anni‘70, ai Gruppettari, agli Indiani Metropoli-tani, alle Pantere, per arrivare ai SocialForum degli anni 2000, ne nacquero in ognipaese, in ogni città, oggi ci sono i Grillini (ipiù noti), il Popolo viola, i Girotondini, i Senon ora quando?, gli Indignati ecc. ecc. Inmedia ogni cinque anni nascono nuovi e ri-voluzionari movimenti e io sono troppo vec-chia per seguirli tutti. Forse mi sono spiegatamale: non mi sento una donna di partito,

Le risposte di Daniela Di Rosa alle tre lettere

La politica ripartecon il dialogo

SALDI DI

FINE STAGIONE

tanto è vero che fino a pochi anni fa nonavevo mai avuto tessere (a parte una a 12anni della Fgci), poi mio malgrado con l’en-trata in campo di Berlusconi, Bossi, LaRussa e l’avanzata della destra ho dovuto evoluto riprendere la tessera del Pdci e, comeme tanti altri, per arginare la deriva fascisto-mediatica dell’Italia. Oggi faccio parte diSel, che per il momento è appunto un movi-mento e... come credi che finirà? Confluirànel Partito Democratico, nella Federazionedella sinistra, oppure, come io spero, inqualcosa di più grande? Ma voglio parlare del nostro paese. Secondote avrei dovuto (e magari dovrei in futuro)appoggiare una giunta che non mi rappre-senta. Non c’è mese che non parliamo sulnostro giornale di tutte le cose che nonvanno, che non si fanno (e le documen-tiamo); vogliamo parlare di abusivismo, deiboschi, della sporcizia, della mancanza diprospettive per i nostri ragazzi, dell’arro-ganza dei nostri Assessori o Consiglieri?Oppure, per essere come tu dici, dovrei ac-cettare tutto questo e accontentarmi del-l’inaugurazione di una rotonda o dellariuscita della festa del patrono? No grazie,sei una brava persona, non offendere la miaintelligenza. Non posso fingere che tuttovada bene. In quanto ai giovani, li ho ap-prezzati quando hanno raccolto firme per ireferendum o per l’iniziativa contro la mafiain Consiglio Comunale e infatti sul Segnone abbiamo parlato. Caro Marco, forse non te ne sei accorto ma io(e tanti altri) da anni stiamo migliorando ilpaese proprio parlando e scrivendo di ciò chenon va, elogiando quel che è bello e denun-ciando ciò che non lo è. Organizza un incontrocon il Sindaco per parlare di antenne, o del-l’isola ecologica sequestrata, o della raccolta

differenziata che non decolla... e io ci sarò. Caro Alvaro, non sarà che tu confondi spaccatura conevoluzione? Tutto cambia, si trasforma, sirigenera… in poche parole si evolve. La vitaè un perpetuo cammino e si rinnova con lenuove generazioni, mentre ho l’impressioneche tu resti fermo e immobile, e questo nonsembra avvantaggiarti, anzi i voti cheprende La Destra a Rocca di Papa sono perlo più gli stessi (non evolvono); non sieterappresentati in Comune, al di là dei tuoimeriti che riconosco, proprio per questo. Selavrà anche due circoli, farà pure giochi disinistra ma almeno è viva e lotta insieme anoi! Il fatto stesso che si sia spaccata è segnoche all’interno si discute, si litiga, ci si se-para e ci si ricongiunge, alla fine esiste e re-siste! Che il Consigliere De Santis siapassato in Sel non è un fatto strano maovvio, era la naturale conseguenza per chimastica un po’ di politica, e voglio ricordartiche sia lui che il Pd vengono dal Pci, cosìcome Sel e Rifondazione. Perciò per DeSantis si tratta più di un ritorno alle originiche una presa in giro (almeno lo spero) ve-dremo in seguito che cosa farà. Non puoi dire che la stampa locale non tidia spazio, il Segno ha sempre pubblicatoi tuoi interventi, nonostate sia un mensilecon tendenze “sinistre” al 100% dà spazioa tutte le voci, senza censurare nessuno,basta leggere quello che scriviamo o pub-blichiamo di Romei, Consigliere di cen-trodestra, lontano anni luce dal miopensiero politico e civile, ma riconoscendoil lavoro che sta facendo in Consiglio, pro-babilmente lui è una destra in movimento(chissà dove sarà tra quattro anni), se solotu, con i tuoi meriti, decidessi di muovertiun po’ saresti sicuramente al posto suo.

Page 12: IL SEGNO gennaio 2012

ROCCA DI PAPAil Segno - Gennaio 201212

Dopo la rinuncia da Comandante dei Vigili da parte di Dario Nanni

Berlinguer indicava la stradama la politica pensa solo a se stessa

2006 ricopre il ruolo di Consigliere Comu-nale a Roma. Sia chiaro che Nanni, classe1966 con una laurea in scienze politiche, èpolitico di ottima caratura, basta leggere isuoi interventi in Campidoglio per render-sene conto. Nel dicembre 2010 Nanni ar-riva a Rocca di Papa in sostituzione di unaltro Comandante, Mario De Sclavis (fi-nito a dirigere il Comando del XII munici-pio di Roma). Qualche mese prima, amarzo, Dario Nanni -in qualità di Consi-gliere Comunale della Capitale- aveva par-tecipato attivamente alla campagna per larielezione di Carlo Umberto Ponzo (giàSindaco di Rocca di Papa) al ConsiglioRegionale del Lazio. Tra novembre e di-cembre il Comune di Rocca di Papa lochiama a ricoprire quel ruolo rimasto va-cante. Ma il 21 dicembre scorso, a un annoesatto dal suo incarico, il Consiglio Regio-nale del Lazio ha scritto al Comune diRocca di Papa per richiederne le presta-zioni in qualità di “collaboratore provvi-sorio con decorrenza dal primo gennaio2012, e per l’intera legislatura, per le esi-genze del Presidente del Comitato Regio-nale Controllo Contabile”. E chi è ilPresidente di tale importante organismoregionale? Ovviamente l’On. Carlo Um-berto Ponzo. Tutto è avvenuto rispettando le regole, ap-plicando quelle leggi che consentirebberoalla politica e ai politici di muoversi congrande disinvoltura rispetto all’utilizzo deidipendenti della pubblica amministrazione.Ma qualcosa in questa vicenda ci dice chele cose non possono (non dovrebbero) fun-zionare così. I ruoli di politico e dipendentenon possono sovrapporsi in maniera tantosfacciata infischiandosene delle esigenzedi un’intera comunità che ha nel ruolo diComandante dei Vigili l’incarico più pre-

stigioso e rilevante. Sono in realtà questele leggi che andrebbero cambiate e nontanto quelle sugli stipendi, compensi e con-tributi di cui tanto si parla. Queste sono leleggi che determinano la vera occupazioneda parte dei partiti degli enti pubblici, e chefanno diventare quei famosi “boss” di cuiparlava Berlinguer, dei potenti da cui puòdipendere la carriera e il futuro di un di-pendente. Dario Nanni ovviamente ha ac-cettato il trasferimento, anche perchè forseora avrà più tempo per dedicarsi alle tantee innumerevoli questioni che riguardano ilComune di Roma, tanto più adesso chenella Capitale già si respira un clima dacampagna elettorale. Ma il punto sta pro-prio qui: in questa vicenda del trasferi-mento quali interessi e necessità hannoavuto il sopravvento? Quelli di Ponzo?Quelli di Nanni? Sicuramente non gli inte-ressi e le necessità del Comune di Roccadi Papa e dei suoi cittadini. Su quest’argomento, ovviamente, sia ilSindaco di Rocca di Papa, sia il Consi-gliere regionale Ponzo, sia lo stessoNanni, potranno dire la loro. Non ci aspet-tiamo che Boccia o Ponzo ci rispondanoma da Nanni invece, seguendo le sue tantebattaglie sulla legalità, ci attendiamo unapronta ed esaustiva replica.

di Andrea SebastianelliLa vicenda di Dario Nanni chedopo circa un anno ha lasciato ilruolo di Comandante del Corpodi Polizia Locale di Rocca di

Papa, può essere utilizzata per compren-dere alcuni malesseri della politica di oggie, soprattutto, per mettere in evidenzacome le regole -che quindi andrebberocambiate- vengano troppe volte usatedalla politica per consolidare il suo potereall’interno dei vari organismi istituzionali.Questa vicenda richiama perfettamente itimori espressi dal rimpianto segretariodel Pci Enrico Berlinguer nel suo discorsosulla questione morale (1981). In quel-l’intervista l’allora leader comunista riba-diva una prassi ormai esistente, quellaappunto dell’occupazione di ogni poterepubblico da parte dei partiti, cercando cosìdi mettere in guardia i suoi. Diceva in so-stanza Berlinguer: “I partiti, che ormaisono federazioni di correnti ciascuna conun “boss” e dei “sotto-boss”, hanno occu-pato gli enti locali, gli enti di previdenza,le banche, le aziende pubbliche, gli istituticulturali, gli ospedali, le università, la Rai,alcuni grandi giornali. Tutte le “opera-zioni” che le diverse istituzioni e i loro di-rigenti sono chiamati a compiere vengonoviste prevalentemente in funzione dell’in-teresse del partito o della corrente o delclan cui si deve la carica. Un’autorizza-zione amministrativa viene data, un ap-palto viene aggiudicato, una cattedraviene assegnata, un’attrezzatura di labora-torio viene finanziata, se i beneficiarifanno atto di fedeltà al partito che procuraquei vantaggi”. Fino a qui Berlinguer. Veniamo ora alla vicenda del Comandante(ormai ex) dei vigili di Rocca di Papa che,vale la pena ricordare, dal 28 maggio del

Dario Nanni

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Page 13: IL SEGNO gennaio 2012

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le protesta.S i a m ol ’ u n i c aforza poli-tica –ag-giunge ilsegretario-che recente-mente hap o r t a n d oavanti que-sta battagliacon una rac-colta firme,Silvestriniunitamente al direttore de “il piccoloSegno” ne sono a conoscenza avendolaentrambi sottoscritta. La raccolta firme èimprontata alla delocalizzazione e riqua-lificazione della vetta di Monte Cavocome sito ambientale e archeologico -Legge Regionale 2001, Giunta Storace-abolita dalla Legge Regionale 2008 -Giunta Marrazzo, firmatario anche il no-stro caro concittadino Ponzo- che haportato Monte Cavo a sito radiofonico”.Le firme raccolte saranno ora consegnatedirettamente al Presidente della RegioneLazio Renata Polverini.Poi Alvaro Fondi chiama in causa diretta-mente il Presidente del Comitato deiCampi: “Il Signor Silvestrini non menzio-nandoci nella sua protesta indirizzataall’Amministrazione tutta ci dà a pen-sare… siamo forse invisibili? Caro Gian-franco, non passare agli occhi dei nostriconcittadini come paladino della giustiziafacendo passare in secondo piano o nel-l’ombra chi effettivamente crede nelle bat-taglie per la salute dei cittadini tutti”.Siamo convinti che la replica di Silvestrininon tarderà ad arrivare.

Dopo il volantino inviato da Silvestrini al Comune

Antenne, è scontro traLa Destra e i Campi di Paola GattaHa destato polemiche l’ultima lettera-vo-lantino del Comitato di Quartiere deiCampi d’Annibale sulla questione dei ri-petitori radio-televisivi di Rocca di Papa.Il Presidente Silvestrini, visto il silenziosull’argomento, ha voluto rompere il silen-zio riproponendo l’attenzione sul bombar-damento di onde elettromagnetiche che 24su 24 interessano l’intero territorio comu-nale e zone limitrofe causando malesseri eproblemi ai cittadini (leggete a tal propo-sito l’inchiesta del nostro direttore nelle pa-gine centrali di questo numero). “E’ ora –si legge sul volantino- che tuttiusciamo allo scoperto: gli amministratori,i politici e i cittadini; dobbiamo tutti farequalcosa di più perché il tempo passa, leantenne aumentano e la gente continua adammalarsi e a morire. La sola strada –pro-seguiva l’appello del Comitato- è quella diribellarsi”.Leggendo il testo nessuno avrebbe potutopensare che avrebbe scatenato le ire di unaformazione politica, La Destra, che attra-verso il segretario cittadino Alvaro Fondiha espresso le sue perplessità in merito.“Al Presidente Silvestrini ricordiamo chenell’ottobre del 2009 durante la riunionesvoltasi presso la sua sede, presenti tutti iresponsabili politici del territorio, vennefirmato un documento nel quale si concor-davano riunioni periodiche, ogni ventigiorni, a oggi mai tenutesi”. Fondi ci tiene poi a ricordare il ConsiglioComunale straordinario del dicembre 2010in cui La Destra, seppur non invitata, tenneun volantinaggio con tanto di striscione perdenunciare le responsabilità del centrosi-nistra nella vicenda delle antenne. “La no-stra azione è passata inosservata poichénessun giornale locale pensò di divulgarne

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Da qualche settimana si è insediato ilnuovo Direttore del Parco dei Castelli Ro-mani. Si tratta del dott. Paolo Giuntarelliche ha preso il posto dell’Arch. FabrizioFerretti. A giudicare dal corposo curricu-lum di incarichi il dott. Giuntarelli apparefin troppo impegnato, ricoprendo contem-poraneamente anche il ruolo di Direttoredel Parco di Bracciano e di Presidentedella Fondazione Bioparco di Roma (non-ché di insegnante a contratto presso l’Uni-versità di Roma Tor Vergata). Quandotroverà il tempo per occuparsi dell’area deiCastelli resta un mistero. A voler esseremaliziosi si potrebbe pensare che con que-sta nomina il Commissario del Parco, Or-ciuoli, abbia voluto un po’ “alleggerire” ilruolo dell’Ente sul nostro territorio, rallen-tandone le possibilità di intervento. Non è un mistero che il centrodestra regio-nale (ma anche una fetta consistente del Pdlocale) abbia sempre visto il Parco dei Ca-stelli come una sorta di freno allo “svi-luppo” cementizio dell’area. Quindi, pertenerlo un po’ frenato, niente di meglio chenominare un Direttore super-impegnato. Ilruolo di Direttore è il fulcro del Parco, daquesto ruolo dipendono le sue numeroseattività che vanno dalla didattica al con-trollo del territorio, dalla gestione ambien-tale alla comunicazione, ecc, ecc.Francamente, pur essendo il dott. Giunta-relli tecnico stimato e preparato, apparedavvero difficile che possa rappresentareuna svolta in positivo per l’Ente di VillaBarattolo. A segnare il cambiamento diambizioni è una recente vicenda che havisto il Parco dei Castelli tagliare ben quat-tro alberi di robinie impiantati dallo stessoParco qualche anno fa nell’area verdeadiacente la sede di Villa Barattolo. UnParco che invece di tutelare i suoi alberi litaglia è il segno più evidente che qualcosanon sta andando come dovrebbe.

Luigi Serafini

Il Parco Castellicambia Direttorema taglia gli alberi

Gianfranco Silvestrini

Page 14: IL SEGNO gennaio 2012

“TeleRadioStereo” e “Tele-RadioStereo2” (proprietà delGruppo Caltagirone, già pro-prietario indirettamente dellavetta di Monte Cavo su cui sitrovano gran parte dei ripeti-tori radiotelevisivi del Lazio)e in “M2O” (facente capo alGruppo EditorialeL’Espresso attraverso la so-cietà Elemedia Spa che de-tiene anche la proprietà diRadio Capital e Radio Dee-Jay). Per conoscere la posi-zione delle suddette emittentirispetto ai rilievi dell’Arpa ealla notizia di reato trasmessaalla Procura il 13 settembre,abbiamo cercato di contattare

APPROFONDIMENTO

ilSegno-Gennaio2012

tromagnetici a ridosso di edi-fici sensibili come scuole, cli-niche e abitazioni private, inconsiderazione che pocotempo prima alcune misura-zioni “avevano evidenziato unvalore di campo elettrico supe-riore al 75% dei limiti previstidalla normativa vigente in ma-teria di esposizione della popo-lazione ai campielettromagnetici”. Superamento poi confermatonei rilievi del 7 e del 14 set-

tembre. Nel loro primo intervento gliesperti dell’ente regionalehanno collocato le apparec-chiature nei pressi di un’abita-zione privata in via di PratoFabio; mentre una settimanadopo le stesse apparecchiaturesono state collocate su un bal-cone della casa per ferie “Ma-donna del Tufo” in via Ariccia.La scelta di questi due luoghinon è stata casuale. Infatti,l’art 3 del Decreto del Presi-

Oltreogni limite

di AndreaSebastianelliLa Procura della Re-pubblica di Velletri haaperto un fascicolod’indagine per accer-tare il superamentodei valori di campoelettrico da parte di al-cune note emittentidella Capitale che ir-radiano il loro segnaleda Prato Fabio e dallalocalità Madonna delTufo. A rilevare laviolazione dell’art. 15della legge regionalen. 36 è stata l’Arpa(Agenzia RegionaleProtezione Ambien-tale) che tra agosto esettembre scorsi ha ef-fettuato le misurazionidi rito per accertare ivalori del campo elet-tromagnetico generatodalle frequenze radio-televisive. Le rela-zioni tecniche del 7 edel 14 settembre 2011,redatte dai tecnici del-l’Agenzia regionale diVia Saredo a Roma,non lasciano dubbi:nella prima i limiti di6 Volt/metro (stabilitidalla legge) sono statisuperati di oltre 7punti, attestando l’ir-radiazione di ondeelettromagnetiche aun livello che fapaura: 14,18Volt/metro. Anche larelazione tecnica del14 settembre ha accer-tato il superamentodei limiti in due circo-stanze: 7 Volt/metro e7,45 Volt/metro. Lefrequenze finite nelmirino della magistra-tura sono 92.70, 90.80e 90.60 che i tecnicistessi avrebbero indi-viduato successiva-mente in

sia il Gruppo Caltagirone sia lasocietà Elemedia Spa ma nes-suno ha voluto rilasciare di-chiarazioni. La società delGruppo Editoriale L’Espressoha solo fatto sapere che i lorotrasmettitori sono a norma ehanno sempre rispettato i limitidi emissione stabiliti dallalegge. Gli avvocati di entrambele società starebbero comunquepredisponendo la documenta-zione necessaria per mettere indiscussione i rilievi dell’ArpaLazio.Sulle indagini e sugli approfon-dimenti del caso al momentoc’è il più stretto riserbo da partedella Procura.Se per le emittenti radiotelevi-sive si tratta di routine e di “la-voro da avvocati” per ilSindaco del Comune di Roccadi Papa, Pasquale Boccia, sitratta invece della prima impor-tante vittoria nella lotta control’elettrosmog che a MonteCavo ha la sua sede principale.Infatti, in piena estate, il 6 lu-glio 2011, quando tutti eranopronti per le meritate vacanze,il primo cittadino inviava, in si-lenzio e senza darne informa-zione (così da evitare eventualie sempre temute fughe di noti-zie), una lettera all’Arpa perchiedere un intervento teso amisurare i livelli dei campi elet-

L’ARPA Lazio, su richiesta del Comune, ha rilevato irregolarità nella misurazione dei campi elettromagnetici di alcune frequenze radiofoniche che emettono il loro segnale da Rocca di Papa. I valori riscontrati hanno superato quelli di sicurezza stabiliti dalla legge a tutela della popolazione esposta. Il Sindaco di Rocca di Papa ha presentato un esposto alla Procura ma la battaglia è solo all’inizio

Carlo De Benedetti, Presidente del GruppoL’Espresso-La Repubblica, con Monica

Mondardini, amministratore delegato del Gruppo Editoriale L'Espresso

e rappresentante legale della società Elemedia Spa.

A sin. il Sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia

Page 15: IL SEGNO gennaio 2012

APPROFONDIMENTO

ilSegno-Gennaio

2012

dente del Consiglio dell’8 lu-glio 2003 (che fissa i limiti diesposizione a tutella dellapopolazione), al comma 2stabilisce che “a titolo di mi-sura di cautela per la prote-zione da possibili effetti alungo termine eventualmenteconnessi con le esposizioniai campi generati alle sud-dette frequenze all’interno diedifici adibiti a permanenzenon inferiori a quattro oregiornaliere, e loro pertinenzeesterne, che siano fruibilicome ambienti abitativi qualibalconi, terrazzi e cortili, siassumono i valori di atten-zione indicati nella tabella 2all’allegato B”, ossia: 6Volt/metro.Incassato ilprimo suc-cesso e preoc-cupato per ilsuperamentodei limiti fis-sati dallalegge, il Sin-daco di Roccadi Papa l’8 ot-tobre presentaa sua voltauna denuncia-querela allastessa Procuradella Repub-blica di Velle-tri “controtutti i soggetti che l’AutoritàGiudiziaria riterrà responsa-bili per i reati che sarannodalla stessa ravvisati...” avvi-sando che comunque l’am-ministrazione comunale“intende attivare la proce-dura sanzionatoria per l’ille-cito amministrativo” in basealla Legge 36 del 22 febbraio2001”. Cosa che effettiva-mente avviene il 23 novem-bre scorso quando la PoliziaLocale, all’epoca ancora gui-data dal dott. Dario Nanni,coadiuvato nell’occasionedal Tenente Fabrizio Gatta,emette tre verbali di conte-stazione, due ad altrettantesocietà facenti capo alGruppo Caltagirone, e unaalla Elemedia Spa, per un to-

tale di quasi 56 mila euro.Questa vicenda ci fa tornarein mente quella di Radio Va-ticana a Cesano di Roma, incui l’avvocato Francesca Ro-mana Fragale portò in tribu-nale l’emittente basando lasua richiesta sulla violazionedell’art. 674 del Codice Pe-nale riguardante il reato di“getto pericoloso di cose”, aprescindere dal superamentodei limiti di esposizione alleonde elettromagnetiche. Unastrategia rivelatasi vincente.Nel caso di Rocca di Papa,vista la gravità del reato ipo-tizzato considerando la vici-nanza della popolazione ailuoghi in cui l’Arpa ha ri-

scontrato le ir-regolarità, orabisognerà at-tendere il pro-sieguo delleindagini dellaProcura manel frattemposarebbe inte-ressante cono-scere gliinterventi chevorranno met-tere in camporispetto aquanto acca-duto sia la AslRm H (ricor-diamo che il

prof. Agostino Messineo, Di-rettore del Dipartimento diProtezione della Asl e Re-sponsabile del servizio pre-venzione e sicurezza degliambienti di lavoro, venne no-minato un anno fa dal Consi-glio Comunale di Rocca diPapa a capo di una equipemedica che aveva il compitodi stabilire eventuali dannisubiti dai cittadini), sial’Ispettorato Territoriale delLazio facente capo al Mini-stero dello Sviluppo Econo-mico Dip.to Comunicazione,che su questo delicato settoreha l’obbligo di vigilare.Dobbiamo riconoscere che inquest’occasione il Comunedi Rocca di Papa, il SindacoBoccia e il Comando della

La notizia di reatoè ora al vagliodella Procuradella Repubblica

Polizia Locale, hanno fatto ap-pieno il loro dovere, iniziandouna battaglia che non si prean-nuncia per niente facile.Resta un altro rammarico intutta questa vicenda: il silenziodegli organi di informazione acarattere locale, regionale e na-zionale. Come sempre su que-stioni che vanno ad intaccare i

grandi interessi economici e igrossi gruppi industriali chenella fattispecie si occupanoanche di editoria e radio-tele-diffusione, quasi tutti i giornali-sti preferiscono voltarsi dallaparte opposta. Come direbbeSergio Rasetti: meno male cheIl Segno c’è.

Andrea Sebastianelli

15

Le emittenti sono accusate di aver violato l’art. 3 del Decreto del Presidente delConsiglio dell’8 luglio 2003Il D.P.C.M. dell’8 luglio 2003, dal titolo “Fissazione dei li-miti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiet-tivi di qualità per la protezione della popolazione dalleesposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagne-tici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300Ghz”, firmato dall’allora Presidente Berlusconi, dal Mini-stro all’Ambiente Matteoli e da quello della Salute Sir-chia, all’articolo 3 comma 2, recita:“A titolo di misura di cautela per la protezione da possibilieffetti a lungo termine eventualmente connessi con leesposizioni ai campi generati alle suddette frequenze al-l’interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori aquattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, chesiano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, ter-razzi e cortili esclusi i lastrici solari, si assumono i valoridi attenzione indicati nella tabella 2 all’allegato B”.

Tabella 2(Allegato B)

Intensità di campo elettricoE (V/m)

Valori di attenzione

0,1 MHz < f < 300 GHz 6

La vetta di Monte Cavo

Uno dei tralicci di M.Cavo

Quanti ripetitori radio-tv esistono a Rocca di Papa?Rocca di Papa, per la posizione favorevole di MonteCavo vetta, Prato Fabio, Madonna del Tufo, loc. Co-starelle, ecc., è uno dei siti europei a più alta concen-trazione di emittenti radio-televisive.In base alle ultime rilevazioni ci sarebbero 43 tra-licci radiofonici e circa 176 canali tv del digitale ter-restre che utilizzerebbero per la loro diffusioneun’altra sessantina di impianti posizionati per lo piùsulla vetta di Monte Cavo.

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ROCCA DI PAPAil Segno - Gennaio 201216

di Daniele IannottiCari concittadini,vorrei tracciare unbilancio delle fe-stività natalizie

appena trascorse. Intanto, vor-rei iniziare comunicando, achi ancora non lo sapesse, chei commercianti hanno contri-buito con ben 30 euro cadaunoalla realizzazione del Nataleroccheggiano, con le sue lumi-narie e musica; ma già quigiunge la prima nota dolente.Come spesso accade, usufrui-scono tutti quando a pagaresono in pochi; infatti, interezone con esercizi commercialinon hanno contribuito affattoo lo abbiano fatto solo conpochi esercizi e queste zone,però, risultano le meglio deco-rate del paese; avete capito aquale zona periferica del paesemi riferisco, zona nella qualeabito. Ovviamente posso esseresmentito perché non ho la cer-tezza che lì abbiano contri-buito in pochi, ma abbiamo laprova indiretta dall’assenza dimessaggi pubblicitari (com-presi nel contributo per il Na-tale) da parte di quasi tutti gliesercizi della zona. Dico que-sto perché, invece, zone chehanno contribuito di più hannoottenuto una illuminazione piùmisera; basti pensare al centrostorico tutto, ad eccezione delcorso costituente, farcito distelle di Natale quasi fosse unPandoro e, per l’ennesimavolta, a piazza della Repub-blica. La musica poi, costituita da ununico disco registrato con lestesse canzoni per tutto ilgiorno (almeno un altro cd,anche senza pubblicità, potevaessere montato) l’abbiamosentita sino al 24 di dicembree poi nulla più, se non durantealtre poche mattinate; mi pareche le festività durino anchedopo il giorno di Natale, maforse sbaglio anche in questo.La cosa è stata un po’ dilettan-tesca, permettetemi. Un altroaspetto, questo assai più dram-matico, è rappresentato dalla

poi, è in quei giorni divenutoancora più acuto così come hoavuto modo di documentaretramite i social network. Eb-bene, grazie alla negligenzadurante questi eventi, i negozi,specie del centro storico,hanno patito molto come ot-timo epilogo di un anno noncerto facile. Ovviamente c’èanche stato chi ha negato l’evi-denza dicendo direttamente,con la neve congelata ancorasui marciapiedi: “Di che cosasi lamentano? Si camminabene!”. Ebbene, o questa persona sof-fre di schizofrenia, ma tendoad escluderlo, oppure è il ci-nico commento di chi deve di-fendere per forza coloro chesarebbero dovuti intervenire enon l’hanno fatto; insomma,c’è chi li difende per affari.Questo a dire che parte dei no-stri mali ce li vogliamo anchenoi cittadini, con la nostra re-ticenza, la nostra pigrizia nelprotestare e le nostre compli-cità ideali con chi non faquello che dovrebbe ed al me-glio. Ci sono troppi conflitti diinteresse striscianti. Magari, edico magari, occorreva unavolta sparso il sale lavare benbene le strade con dell’acqua

nelle ore più miti della gior-nata, così veniva smaltita tuttaquella poltiglia di ghiaccio,neve e acqua che, già neltardo pomeriggio, tornava aghiacciarsi divenendo un im-menso lastrone di ghiaccio.Sapete si fa così nelle cittàcome Roma dove nevica pocoe una volta ogni cinque anni,forse qui sarebbe ancora piùindicato. Come e a chi lo dobbiamodire che le cose non vanno,che ci sentiamo soli come cit-tadini e come commercianti?Quale disegno si cela dietro ilpreciso intento di affossare ilcentro storico per favorirealtre zone del paese? Ma poialmeno in quelle ci fosse unacittà che funziona; anche aiCampi d’Annibale, se nevicae non passa l’Aereonautica, icittadini possono anche mo-rire con le strade ghiacciate,nonostante gli sforzi del Co-mitato di quartiere. Siamo all’oblio completo, adatti invisibili e silenziosi maprecisi che vogliono fare delcentro storico un dormitorioper stranieri e anziani, dandoqualche contentino ai Campid’Annibale per privilegiare lazona bassa di Rocca di Papa,piena di VIP e di qualche villadi troppo (chi vuole capire ca-pisca). Accomodatevi, ma do-vete dirlo, assumetevi laresponsabilità di fronte ai cit-tadini… sperando poi che essinon si vendano per “un piattodi pasta”, oppure vengano il-lusi con un posto di lavoro,magari dato da multinazionaliche poi ti mettono alla portanon appena possono, come ègià accaduto nel silenzio ditutti. Buon anno roccheggiani!

Un bilancio con luci e ombre quello delle feste di fine anno a Rocca di Papa

Un Natale “povero”distratto dalla neve

abbia lasciatoqualcun altro insua vece e comun-que chi coordinagli sforzi deglioperai e degli ope-ratori ecologici(sempre da rispet-tare, ovvio) deveesserci. Il pro-blema dei rifiuti,

nevicata appena pronunciatadella settimana pre-natalizia.Non si è riusciti a sfruttarenemmeno la carica pittorescae l’atmosfera che un fatto delgenere ha saputo creare; in-fatti, grazie a questo evento at-mosferico, i cittadinisarebbero stati invogliati a re-stare nel paese, recandosipresso i suoi negozi e spaziaperti per vivere la cittadina,ed invece sono caduti copiosisulla neve gelata dei marcia-piedi, oppure sono scappaticon le automobili non appenale strade sono state sgombe-rate, con notevole ritardo, ov-viamente. Così, abbiamo iniziato a pen-sare che invece che aRocca…di Papa, si abitasse aPlaia del Sol nella quale è giu-sto che in caso di neve sivenga colti impreparati, im-preparati a tal punto che viadei Campi d’Annibale da dopoil Centro Anziani fino a piazzaValeriano Gatta è rimasta ge-lata e pericolosa per giorni; èuna strada importante, unadelle vie di uscita dal paese,così come gelata è rimasta lastrada che conduce al cimi-tero, ma tanto i morti possonoattendere. Non voglio attri-buire colpe, anche perché nonne ho la facoltà, ma vedo soloche, nonostante la presenza diProtezione Civile, GuardiaParco, Guardia Forestale, ecc.abbiamo avuto tutti le presentidifficoltà e siamo un paese dimontagna collegato (si spera)ai bollettini meteorologici.Qualcuno era in vacanza inquella settimana, ma credo

Nell'articolo "La Festa del Donatore dà voce alla solida-rietà", pubblicato sul numero di dicembre 2011, è statocommesso un errore nell'indicare il nominativo dellaguida specializzata sulla storia della Fortezza Medie-vale di Rocca di Papa e della Via Sacra. Il nome correttoè Doriana ROMEI e non Cuculi. Ce ne scusiamo conl’interessata e con i nostri lettori.

A proposito dell’articolo sull’Avis

Un vicolo “ghiacciato”

Page 17: IL SEGNO gennaio 2012

ROCCA DI PAPA 17il Segno - Gennaio 2012

Continuiamo a sognare un paesesenza tralicci radio-televisivi

Bomboniere - Articoli da regaloProssimamente presenterà lanuova collezione di bomboniere 2012e, con l’occasione, offrirà un piccolo spettacolo di danza del ventre conla bellissima Verdiana Nour!

Il “Piano neve”travolto dalla neveIl tanto declamatopiano neve dell’Am-ministrazione comu-nale di Rocca di Papa,non ha retto sotto ilpeso della prima nevi-cata, con i suoi tanti ri-tardi e le sue notevolimancanze.Lo scorso lunedì 19 di-cembre è caduta laprima neve. Spettacoloestremamente affasci-nante, se non fosse per il disagio che la citta-dinanza ha dovuto sostenere per quasi duegiorni. Solo grazie all’impegno della Prote-zione Civile è stato possibile rendere percorri-bili le principali vie di accesso “al” e “dal”paese, per quanto sulle stesse siano rimastibloccati numerosi veicoli per ore. Ho telefo-nato personalmente all’Ufficio Ambiente perrichiedere sacchi di sale per liberare le stradee per segnalare situazioni di pericolo dovute alla caduta di grossirami, sotto il peso della neve, ma il Responsabile del Piano Neve(sicuramente compensato per tale ruolo) non era reperibile. Sonocomunque riuscito ad assicurarmi che, nel momento in cui si sa-rebbero resi disponibili sacchi di sale, fossero tempestivamenteconsegnati al Presidente del Comitato di Quartiere dei Campi diAnnibale per l’immediato spargimento nella parte alta del paese.Lo stesso Presidente si accingeva, dopo poche ore, a ringraziarmiper il mio intervento. Un solo, lungo e doloroso interrogativo: può l’Amministrazione diun paese montano com’è Rocca di Papa affrontare una breve ne-vicata con tanta superficialità e disinteresse?

Danilo RomeiConsigliere Comunale Pdl Rocca di Papa

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Com’è oggi

Visto il successo delle “foto dei sogni”, apparse sul numeroscorso, proponiamo un altro viaggio sulla nostra macchina deltempo: “Monte Cavo e Prato Fabio oggi” e come invece dovreb-bero essere.

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Page 18: IL SEGNO gennaio 2012

ROCCA DI PAPA 18il Segno - Gennaio 2012

Il concerto dedicato a Rocca di Papa si è tenuto all’Auditorium dei Campi

Stefano Troìa con la sua chitarraha incantato l’Auditorium

di Maria Pia Santangeli26 dicembre 2011. Lamagia della musica è co-minciata a luci spente.Sono sparite le pareti e la

sala dell’Auditorium del Sacro Cuoreai Campi d’Annibale, anonima e senzavita, si è trasformata in una vera salada concerto: soltanto il piccolo palcoilluminato e Stefano Troìa solo con lasua chitarra e un leggio, nessun orna-mento, nessun decorazione nataliziaalle pareti, i numerosi spettatori al buiofermi, attenti. Per più di un’ora Ste-fano ha suonato. La musica, unita all’emozione con laquale Stefano suonava, si trasmettevainteramente al pubblico, fluiva dallemani e dal cuore di Stefano quasisenza sosta - solo brevi interruzionida parte della fidanzata Daniela cheha avuto il compito di annunciare ibrani. Era palpabile il senso di condi-visione con gli amici, con i paesanitutti che Stefano voleva comunicare,organizzando gratuitamente questoconcerto per festeggiare, nel suopaese, il conseguimento del diplomadi Conservatorio. I presenti questosentivano e la tacita comunicazioneche passava tra loro e il musicista èstata l’essenza della serata, quello cheStefano, avviato - come gli augu-riamo - verso le grandi sale dei con-certi nazionali e internazionali, nondimenticherà.Il programma era perfetto, studiato perun pubblico esigente - in gran parte eralo stesso dell’esame di Conservatorio-in cui si fondeva la necessaria perizia

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tecnica all’interpretazione al-trettanto indispensabile ad unvero un musicista, un Mae-stro: brani antichi a partire daJ. Dowland, inglese dellafine del ‘500, la cui musicaStefano ha trascritto dalla in-tavolatura (notazione antica)per liuto, allo spagnolo F.Sor, seguito da J. S. Bach eda A. Tansman per giungereai moderni, il cubano L.Brouwer e l’italiano M. Co-lonna. Fuori programma duebrani, applauditissimi come iprecedenti, in duo con il vio-linista Alessandro Carosi,suo amico e Maestro di Ar-monia, il Cantabile di N. Paganini e infineLibertango di A. Piazzolla.A luci accese, prima di gustare gli ottimidolci preparati dalla madre del concertista,molti di noi hanno letto con calma il curricu-lum di Stefano, già ric-chissimo nonostante lagiovane età: diploma(da privatista) al Con-servatorio di Teramocon 9/10, dopo diecianni di studi intensi,corsi di perfeziona-mento con insegnantiprestigiosi, premi.Erano presenti il Sin-daco, dott. PasqualeBoccia, che haespresso la soddisfa-zione di avere fra i suoiconcittadini un giovanedi grande talento, e ilPresidente della Pro

Loco Emiliano D’Andrea, al quale va ilringraziamento di tutti noi per aver con-tribuito fattivamente alla riuscita di questoconcerto, un vero regalo natalizio. Buon viaggio Stefano.

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Stefano Troìa

Page 19: IL SEGNO gennaio 2012

ROCCA DI PAPA 19il Segno - Gennaio 2012

La cosa cattiva è l’età. Il peso degli anniporta a sbagliare. M’è capitato nel numeroscorso di questo giornale quando, riferen-domi alla faciloneria con cui da noi si so-pravvalutano persone e spunti senzameriti, ho elencato nove rocchiciani degniveramente d’essere inclusi nel quadrantedella cultura. Tra loro, ho nominato il pia-nista Piero Santangeli che, in verità, ionon ho mai conosciuto. Ho preso un ab-baglio. Lo confesso, mi correggo. Il pia-nista a cui facevo riferimento, e che perbravura e serietà intendevo menzionare, eora menziono, è Piero Giovanetti. A luipensavo, a lui penso, nel considerare rap-presentato a Rocca di Papa quel sublime,universale, eterno valore della musicaclassica. Che dalla penna sia uscito il co-gnome della madre, non riduce l’errore.Mi preoccupa.La cosa buona è che quello che scrivinon passa inosservato, qualcuno ci facaso. Di quello stesso articolo un lettorem’ha chiesto perché i laureati non possanoconsiderarsi automaticamente colti. Ho ri-sposto: la laurea addottora in una materia,la cultura è onnicomprensiva; cerca unlaureato che insieme abbia letto JurghenHabermas, abbia visto Alighiero Boetti,abbia sentito Erik Satie, vedi quanti netrovi; la laurea è connessa ai soldi, allacultura s’arriva per vocazione. Un altrolettore mi ha domandato il perché dell’in-serimento del pittore Pizzi Cannella. Horisposto: non tanto perché abbia mercato e

la frequenza. L’istruzione è sapere, la cul-tura è sapere, più allargamento e appro-fondimento, assimilazione, elaborazione,produzione di sapere. Tra la cultura el’istruzione sta l’erudizione. Livello di cuimi sono servito per accontentare i due chem’hanno chiesto cosa pensassi di Vin-cenzo Rufini. Tutto il bene possibile. Luilo sa, glielo riconfermo. Svolge un ruoloprezioso nel giornale. Quello dello scru-poloso, puntuale, non marchettaro, divul-gatore di erudizione. Bagaglio largo di

Una cattiva,una buona...come al solito

CCrreeddeennzzeettttee

Chiusura in bellezza, primadella pausa natalizia, nellascuola di Colle delle Fate aRocca di Papa, un tuffo nel-l’atmosfera più calda chepossa offrire il Natale, no-nostante le temperature ri-gide e con i freddi bagliorilungo le strade della nevecaduta nei giorni prece-denti: in una grande sala,destinata in futuro a dive-nire biblioteca, secondo iprogetti dell’Amministra-zione comunale, è stata al-lestita una singolare mostradi presepi portati, nei giorniprecedenti le vacanze, daglialunni della scuola prima-ria. Un’idea dell’ingegnosa in-segnante di religione, lamaestra Veronica Fiore,quella di invitare i bambinie le loro famiglie a realiz-

Mostra di presepia Colle delle fate

i bambini e le insegnantihanno potuto condividereprima dei saluti giovedì 22dicembre. In mattinata lavisita del Sindaco PasqualeBoccia per gli auguri; in-cantato ha ammirato le bel-lissime realizzazioni e halanciato un’idea: i presepisaranno esposti nell’AulaConsiliare dal 27 dicembre,affinché tutta la popola-zione di Rocca di Papapossa condividere con ibambini di Colle delle Fatee le loro famiglie questamagica atmosfera nataliziache già il nostro borgo offrein modo naturale…

Rita Gatta

quotazione sostenute (potrebbedipendere da procuratore ingamba), quanto perché critici checontano lo abbiano immesso nelcontesto della pittura contempora-nea nazionale e ve lo mantengano.Una lettrice m’ha interrogato coninteresse sulla non inclusione diXY donna. Ci siamo spiegati. Unconto è l’istruzione, alla portata ditutti, un altro è la cultura, settoreristretto, che seleziona e restringe

di Gianfranco Botti

cognizioni intorno a varie discipline. 14 Febbraio. San Valentino, direte voi.Primo bombardamento aereo, replicoio. Nel 1944. Con morti e distruzioni.Commemorarlo è fastidioso per l’autorità,ma civile. In altri paesi che disgrazie bel-liche hanno subìto lo fanno. Questione disenso civico. Potrebbe essere: ore 14,suono delle campane; ore 16, in aula con-siliare letture dal libro di Don Luigi DeAngelis e dall’opuscolo curato da DonGiovanni Busco, intervallate da brani mu-sicali e da ricordi di chi il bombardamentobeccò (stonate nella circostanza esibizioniparolaie); ore 18, santa messa in suffragio.Ciò niente contrasterebbe con successivislanci d’amorosi sensi festaioli.Scrivendo su Il Segno capita che qualcunoti fermi e ti soffi qualcosa. Prima di Na-tale, a Piazza Garibaldi due donne: te parebellu, issi e esse decco e dello a fa i belli,e noa ecco co o ghiacciu a tribbulà, se cirespetti scrivilu e mannala propio sosì.Detto, fatto.

zare in casa un presepe, pro-prio come si faceva unavolta. Libera la scelta delmateriale: dal pane allapasta, dal das alle costru-zioni Lego, dal cartone allacarta, disegni e statuineclassiche del presepe, rotolidi cartoncino, alluminio, te-gole dipinte, veri presepi inminiatura con muschio ecorteccia… Ogni famiglia siè sbizzarrita come ha volutoe il risultato èstato fanta-stico: più dicento i pre-sepi realizzatie messi inmostra. Ma-gica l’atmo-sfera nellavisione d’in-sieme e que-sto i genitori,

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Page 20: IL SEGNO gennaio 2012

ROCCA DI PAPA il Segno - Gennaio 201220

faccele sotto aa rascia. Ro-lando, quasi un ectoplasma,con il sigaro in bocca, facevadentro e fuori il locale, una ti-rata e poi rientrava. Gian-franco Botti, la nostramemoria storica, fine conosci-tore di rocchicianità passata epresente, ci intratteneva rac-contando personaggi e fatti an-tichi. Così, il tempo passa, iprofumi della polenta e delsugo riempiono l’ambiente,l’appetito aumenta e già co-mincemo a vedé e luccicarelle.Tutti llecconiti a spettà, nes-suno ormai fiata. Solo Nevio,cadenzato come in una giacu-latoria: N’ara manucciatella,pianu, se no se ppallocca. Lu-ciano Galli scatta foto,l’evento le merita, la polenta

col filo va diventando rarità.E’ cotta, levete u calluru e re-vacantetela tutta ‘nsieme sopraa pietra. Tonino u postinu,forte e robusto, di una simpa-tia unica, arriccia i baffi, sor-ride, provvede. C’è ancora daaspettare, però. Nevio guarda assorto e soddi-sfatto la sua opera, come unoscultore la statua appena finita,l’accarezza pe ttonnalla, silega il cappio dello spago aldito e con maestria la sezionaa tocchi. A polenta raffreddata, Nevio,come un primario chirurgo,prepara il tavolo operatorio edinizia l’intervento. A Toninoordina: postì, dai, metti osugu, no ne mette tantu sinnòse fa u gnaffu, metti o casciu,

di Mario GattaDue erano i problemi per unapolentata al filo tra amici delCentro Anziani. Il posto e il“mazziere”, l’esperto capace difarla. La soluzione per en-trambi la fornì Luigi “Fa-sciolò”, suo il locale perospitarci, sua l’indicazione diNevio, unu dei mejo. Cono-scendolo, la stessa sera vado atrovarlo. Nevio, per l’anagrafeAlfonso Fazi, uomo cordiale,di vecchio stampo, non si fapregare: “Ova doa sete troppobravi, o faccio volentieri”. Venerdì, 16 Dicembre, giornostabilito, a pranzo. Locale ac-cogliente, ben tenuto, con tuttopredisposto. Tavola apparec-chiata, vino bianco, vino rosso,pane, posate, tovaglioli,grappa. Camino, che ti riportaa tempi passati, caricato con unciocco da notte di Natale, conbrace sfavillante ad illuminareil pavimento. A fianco, su unbruciatore, u callaru de rame,sovrastato da Nevio che, comeun direttore d’orchestra, col ba-stone dirige la cottura, semprepiù a fatica per l’indurirsi del-l’impasto, servendosi di To-nino Meconi, u postinu,incaricato, ad ogni ordine diNevio, di versare nel caldaio lafarina dall’insalatiera tenuta inmano, lentamente, come sepiovizzichesse. Orlando Scarettu, in poltronaad osservare attentamente lascena ammutolito ed assente,parea mbarzamatu. Fasciolò,con fare compiaciuto, mo-strava orgoglioso i secondipiatti: Ecco e sargicce, loco aventresca pe a panondella, movaio a pià pure do patanelle pe

comincia n’ara fila. Intanto ilcaldaio si riempie e la spasi-mata mangiata s’avvicina. Ri-scaldato il tutto, finalmenteessola, è pronta. Scifette inmano, inizia la fila. Fasciolòsparge peperoncino.Dopo la polenta: salsicce alsugo, salsicce arrosto, costa-relle, panondella, dolci fatti incasa, frutta secca, caffè, am-mazzacaffè. E contenitori perportare a casa l’avanzato(poco). Esse, le mogli, so’ brave, se lomeritano. Oltre a quelli citati,presenti Cesarino Santangeli(de Remacchiò), buona for-chetta pure lui, e Tonino Ca-vallucci, che, svegliatosi dopouna sonora pennichella, ècorso a fare le valigie in par-tenza per Agadir in Marocco.Assente giustificato è statoDino Ticconi. Per completareuna compagnia da occasioneben organizzata e ottima-mente riuscita. Tra amici sin-ceri e simpatici, inun’atmosfera allegra e misu-rata, sicuramente da ripro-porre.

La pulenta co u filual Centro Anziani

Dipendenti comunali solidalicon un’adozione a distanzaSe di crisi ormai si parla incessantemente, che al-meno sia solo economica e non etica. È questo ilmessaggio che hanno voluto lanciare tutti i dipen-denti del Comune di Rocca di Papa, rinunciandoognuno al consueto panettone donato in occa-sione delle festività natalizie e decidendo di desti-nare i fondi ai più bisognosi, effettuando delleadozioni a distanza. «Una scelta che mi riempie di gioia – commentail sindaco Pasquale Boccia -, perché in questomomento di difficoltà economica dobbiamo es-sere in grado di riscoprire il valore dei rapportiumani, della solidarietà e del sostegno concreto afavore delle fasce più deboli». I fondi inizial-mente destinati all’acquisto degli omaggi natalizi,circa 400 euro provenienti dea sponsor esterni,sono già stati inviati all’associazione di missio-nari “Servi dei Poveri del Terzo Mondo”, un mo-

a garantire il diritto all’istruzione di molti bam-bini poveri. La scintilla dell’iniziativa si deve alconcittadino Padre Pierfilippo Giovanetti, ordi-nato recentemente a Toledo, che opera da tempocome missionario proprio in Perù, per il sostegnoe l’educazione dei bambini e degli orfani.

(Michela Emili)

Hai perso qualche numero del Segno? Vuoi ritrovare un articolo che avevi letto? Da oggi puoi consultare tutti i numeri del nostro mensile collegandoti al sito internet: www.issuu.com/ilpiccolosegno. Buona lettura!

www.issuu.com/ilpiccolosegno

v i m e n t ofondato inItalia e inPerù da unsacerdote emedico ita-l i a n o ,Padre Gio-vanni Sa-lerno, eserviranno

Page 21: IL SEGNO gennaio 2012

il Segno - Gennaio 2012 21

Cultura e ... dintorni

di Rita GattaSopra la piccola piazza del Cro-cifisso, dalla quale si apre unoscenario strabiliante delimitatada un argenteo orizzonte del

lontano Mar Tirreno, parte la nostra storia.Torniamo indietro nel 1887: là, poco di-stante dalla piccola chiesetta, ricostruita erestaurata sette anni prima dallo scultore ba-varese G. T. Achterman, si stabilirono duegiovani sposi: Pietro e Teresa. Lei aveva ap-pena vent’anni quel 22 maggio del 1887quando sposò Pietro che ne aveva ventitré:era il giorno di Santa Rita (che a quei tempiera solo Beata) e le nozze furono benedetteda Don Giuseppe Santovetti, nel Duomodell’Assunta. Massaia e madre amorevole lei, piccola distatura dal viso austero e serio, rude e coria-ceo, proprio di stirpe tedesca come quelladegli antichi antenati bavaresi. Alto e longi-lineo lui, con lunghi baffoni arricciati sfog-giati con orgoglio, faceva il carbonaio. Dallaloro unione nacquero novefigli, Ado’ (Adolfo, ma inrealtà si chiamava Albe-rico) il primo, del 1889 eSilvio, l’ultimo, del 1913:sei maschi e tre femmine,tutti destinati, al compi-mento di 6-7 anni a seguirele orme paterne; le bam-bine in campagna o nellevigne, i bambini nella mac-chia circostante a fare ilcarbone. Solo alcuni di loroappresero i primi rudimentidella lettura e della scrit-tura, frequentando pochimesi di scuola. L’ultimo fi-glio fu quello che invece completò il ciclodella scuola elementare.Abitavano in una casa in “Via del Crocifissoprincipiando da sopra”, come è scritto in an-tichi documenti conservati nell’archivioparrocchiale; Teresa l’aveva ricevuta in dotedai suoi genitori: Antonio Falcucci e Cate-rina Meconi. Com’era questa casa che ancora oggi pareconservare il suo antico profilo, ma chemolto è cambiata anche nei proprietari enella struttura? E’ una “nipotina” oggi ottan-tenne che la descrive chiudendo gli occhi edemozionandosi. Quel che dice, un po’ faparte dei suoi ricordi personali, ma moltoviene dalle parole e dalla testimonianza disua madre, una delle figlie di Teresa e Pie-tro. Dando le spalle all’ingresso della Chiesadel Crocifisso, si prende la stradina subitodavanti a destra: oggi si chiama Vicolodell’Osservatorio. Vi è una serie di piccolecurve in salita, passando davanti a quelloche una volta era il portone della rimessa peril carbone e per il vino; qui il capofamigliaapriva -‘a bettula- al termine della vendem-

nell’incedere, abituate com’erano, in salita oin discesa, a portare sulla testa, sopra la co-roja(1), le conche di rame piene d’acqua. Vi-cino, appeso, u sgommariellu(2) serviva dabicchiere per tutti. Si accedeva poi in unsuccessivo ambiente; su un lato c’era ungrosso camino con sopra il forno: spesso si

percepiva profumo di ca-stagne ’nfornate o de pata-nelle cotte sott’a racia dapulica’(3) ancora bollenti…intorno al focolare vierano panche e sedie, sullequali genitori e figli sede-vano, sia per scaldarsi, siaper stare in un ambiente il-luminato, durante le lunghee fredde sere d’inverno araccontarsi storie del pas-sato, aneddoti divertenti oracconti paurosi di stree epantasime. Nel successivoambiente senza porta,erano sistemati i letti dei

figli. Seguiva la stanza matrimoniale dei ge-nitori, modesta, non troppo ampia, con illetto in ferro battuto. La finestra dava su un bel terrazzino rivoltoverso Roma e la splendida campagna ro-mana. Lì Teresina aveva numerosi vasi dipiante fiorite che erano il suo orgoglio; ilmarito, una volta fece qualcosa che gli pro-curò qualche grattacapo: piantò del tabaccoed i soliti vicini discreti, fecero presentequesta irregolarità. Intervennero i gendarmie la cosa si concluse imponendo al coltiva-tore di distruggere la sua piantagione ille-gale. A quei tempi in casa non c’era ilbagno: tutti utilizzavano un piccolo ortoadiacente, dove non si “sprecava” nulla ed’altra parte, in quel periodo chi abitava daquelle parti si recava alla vicina “Orca-tura”(4) dove, tra i ruderi del vecchio Ca-stello, con facilità si trovava un luogoriservato…Sotto il terrazzino era possibile osservare laporta in legno della stalla nella quale veni-vano messi muli e asinelli con i quali tra-sportavano fascetti e carbone; sotto la loro

casa, invece, c’era un’altra abitazione indi-pendente: durante l’anno serviva da rimessaper le provviste e in estate veniva affittata aiforastieri. Ve n’era anche un’altra più pic-cola, con l’ingresso all’altro lato dell’edifi-cio: Teresina e Pietruccino la mettevano adisposizione per un anno, ai figli e alle fi-glie appena sposati, permettendo loro di ri-sparmiare, con i soldi di quell’affitto nonpagato, una cifra utile per l’acquisto di unacasetta tutta per loro. Tanta la solidarietà el’aiuto che scambievolmente si offrivano imembri di questa famiglia: finché non sisposavano, i figli lavoravano con il padre, ilquale di volta in volta investiva comprandoterreni e vigne. In una sola occasione Pietroe Teresa persero una cifra consistente, in-vestendo i loro risparmi in una società, “Lacassa rurale”, gestita da un paesano disone-sto. Persero non solo i soldi, ma lasciaronosfumare l’acquisto di una grande casa inBelvedere (Viale Madonna del Tufo), doveavrebbero potuto vivere ancora più comodi. Quando, dopo tanti anni vinsero la causa,padre, figli e nipoti (Teresina purtroppo nonc’era più) utilizzarono quel denaro ricevutoquale risarcimento danni, ma ormai svalu-tato, per una bella mangiata al ristorante, ri-dendo e raccontandosi storielle divertenti esdrammatizzando quella vita dura allaquale seppero sempre tener testa, senza la-sciarsi mai sopraffare. Teresina purtroppo liaveva lasciati tempo prima, in una freddagiornata del gennaio 1936: non aveva rettoil suo cuore alla vista di una scena terribile,avvenuta proprio di fronte alla sua finestra.Qui si ferma il racconto della mia narra-trice, piccola testimone del dolore e dellacommozione filiale, quando per sempre Te-resina lasciò la sua casa. Quella casa inparte ora divisa e venduta, ma in parte an-cora vuota e disabitata che, grazie a unerede disponibile e cortese, ho avuto ancheil privilegio di visitare.

NOTE: 1. Straccio arrotolato sulla testa; 2. Mestolo; 3. Castagne infornate o patatecotte sotto la brace da sbucciare; 4. For-tezza.

UUnnaa ccaassaa ee llaa ssuuaa ssttoorriiaamia. Pietruccino metteva fuori laporta la consueta frasca e vendevail vino prodotto nelle sue vigne, finoad esaurimento. Si levavano impa-stati stornelli o canti d’osteria checoinvolgevano allegramente i pre-senti… Poco dopo vi era la porta d’in-gresso: entrando c’era un “atrio”dove tutti lasciavano i loro attrezzidi lavoro; a sinistra, su un ripiano dimarmo era poggiata una grossaconca di rame piena d’acqua, presaa turno dalle figlie alla fontana inPiazza Vecchia. Le donne avevanofin da piccole, un portamento regale Pietruccino e Teresina

La casa di vicolo dell’Osservatorio

Le vicende di unacasa di vicolo dell’

Osservatorio del 1887

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TRADIZIONI il Segno - Gennaio 201222

guirla direttamente nel bosco, avendo ilmodo di fissare il segone tra due piante vi-cine, si sentivano più sicuri del risultatofinale.Io svergavo sempre lo stronchino nelbosco. Era più comodo. Lo stronchinodeve essere svergato bene: se non cam-mina, se non escono i pezzi, non escemanco la giornata (Tullio Pizzicannella).Lo stuccatore cominciava dunque con pa-zienza: davanti, all’altezza del petto,aveva ‘u stronchinu con la lama dai dentiaguzzi rivolta verso l’alto e il manico ar-cuato in basso - il manico doveva essere dilegno pieghevole di nocciolo, meglio sedella Macchia Riccia. Se nella compagnìac’erano più stuccatori, si vedevano, qua elà tra le piante, tre o quattro stronchini coni rispettivi stuccatori che, con calma atten-zione, limavano i denti a uno a uno dasotto in su, alternandoli prima da un verso,poi dall’altro....Un’ora abbondante ci voleva.Nel frattempo che gli alberi venivano ab-battuti e cadevano rumorosamente e istuccatori erano alle prese con la sverga-tura, il giovane tirasegó e’ u rabbinatoreper non perdere tempo e essere d’aiuto, sierano messi a ripulire le ceppaie piùavanti dai numerosi giovani polloni che leriempivano.- Forza ch’è pronto! - Così gridava ‘ustuccatore quando aveva finito di sver-gare, rivolto ai tagliatori che lo sentivanoappena, lontani com’erano una sessantinadi metri. Le piante a terra erano ormai pa-recchie.Il giovane tirasegò accorreva e afferravala misura. ‘U stuccatore gli faceva vederela posizione che doveva assumere con ilginocchio sinistro piegato e la misura ap-poggiata sopra.Si raccomandava ancora: -Attenti, no mifa’ pià qua’ crastica, te do ‘nu sganas-sone... -Il mastro stuccatore non scher-zava, gli schiaffi volavano davvero.

Nota:1. Paletto da staccionata.

Sul numero scorso abbiamo pubblicato laprima parte del capitolo “L’atterrata”,tratto dal libro “Boscaioli e carbonai neiCastelli Romani” (ed. Edilazio, 2005)della scrittrice Maria Pia Santangeli. Diseguito pubblichiamo la seconda parte.

di Maria Pia SantangeliIl lavoro iniziava subito: ba-stava riuscire a vedere i segnidella merca sui tronchi e ilmovimento dell’accetta. Gli

alberi che dovevano essere risparmiati, lecosiddette matricine o guide, erano mar-cati con una striscia di vernice intorno altronco; gli altri con punti e strisce diverse.Il capoccia dava un’occhiata in giro e de-cideva in fretta dove aprire il taglio: Co-mincemo ècco... (Cominciamo qui).I tronchi dovevano cadere il più possibilein piano, anche se il bosco era in pendio,e allineati come sardine nella cassetta, perfacilitare il lavoro del mastro stuccatore,che stucchéa, cioè segava i tronchi a terraco’ ‘u stronchinu, il segone dal manico adarco. Si diceva che ‘u stronchinu non do-veva mai fermarsi, la lunga lama dai dentitriangolari doveva stridere e stridere, la-sciando sul terreno tanti pezzi di varie mi-sure che ‘u rabbinatore aveva il compitodi selezionare e ammucchiare ordinata-mente. Se si fermava il segone, non uscivala giornata, si diceva.I cinque o sei tagliatori si disponevanodunque più o meno in fila, uno per cep-paia. Uno sputo sulle mani per far megliopresa sul manico, che era quasi sempre diquercia, costruito da loro stessi, e iniziavail picchiare delle accette.Il ragazzo rabbinatore, che non poteva co-minciare il suo lavoro in mancanza dipezzi da selezionare, non perdeva ungesto. Fra qualche anno ci voleva essereanche lui tra i tagliatori. Osservava conocchio attento ‘a ngara dell’inizio, laspaccatura ad angolo acuto detta anche abocca di lupo, che deve sempre essereaperta dalla parte della caduta dell’albero.Poi le successive accettate che l’allarga-vano e l’approfondivano. La bravura deltagliatore si misurava dalla capacità disprecare il minor legno possibile, facendoun taglio abbastanza pari alla parte internade ‘a ‘ngara. La forza delle braccia do-veva obbedire all’occhio.Le accettate ora si susseguivano con ritmocostante, senza soste. Il bosco era pienodei colpi sordi che si accavallavano, fin-ché restava di ogni tronco una specie disottile diaframma, ‘a recchia - cordone a

Rocca Priora.Era il momento più delicato. Il tagliatoresi aiutava allora a volte con le mani o conl’accetta diritta per imprimere al tronco ladirezione giusta oppure co’ ‘u pungolu, unbastone a cui era stato applicato un chiodosenza capocchia. A volte chiamava uncompagno o il ragazzo rabbinatore perchélo aiutasse.- Attenti, che te casca ‘n ‘gapuuu...!Al momento dell’atterrata quasi inconsa-pevolmente tratteneva il fiato e si spostavaun passo indietro ad aspettare il tremoredella terra che sussulta sempre, come perun terremoto, ad ogni albero che sischianta al suolo.Mentre si calmava il rovinìo dei rami aterra, l’uomo pareggiava il taglio, facen-dogli ‘a chierica o corona. Infine quandotutte ‘e pertiche della ceppaia erano abbat-tute, si faceva strada fra le chiome a terrape’ sderama’, tagliare i rami. Lasciava,però, quelli delle punte: i tronchi in questomodo restavano stabili sul terreno quandovenivano divisi in pezzi.Nel frattempo il mastro stuccatore -ce nepoteva essere più di uno nella compagnia-non era rimasto senza far niente. Dopo es-sersi guardato intorno, aveva trovatosenza difficoltà uno sbullentone - o bol-lentone - un legno lungo almeno un metroe mezzo fra il secco e il verde, grosso nonpiù di un polso, perfetto per fare la misura.Lo tagliava, lo ripuliva e, aiutato dal suoassistente, ‘u tirasegó, che teneva tra lemani ‘u sbullentone, ci prendeva sopra lemisure con un metro da sarta. E, mentreintaccava il legno per fare ‘e ‘ntacche,spiegava: - La prima la faccio ad un metroe trentacinque, la seconda a sessantacin-que centimetri, così insieme fanno duemetri che è un passone(1). Poi ecco ‘nantacca a ottantacinque, a novantacinque labordolese, poi un metro e cinque e unmetro e quindici. Chissi so’ tutti doga de’Spagna. Lo sa? Vanno in Spagna...- E chilli più luónghi?- Se ripete ‘a mesura... Attenti, sa, no mefa pià qua crastica (botta sulle mani). Suc-cedeva se il movimento delle braccia delmastro e del ragazzo non erano sincroniz-zato.La misura che ormai sarebbe sempre statanelle mani del tirasegó, veniva messa daparte. Era stata fatta alla svelta tanta erala pratica de ‘u stuccatore. Mentre la co-siddetta svergatura de’ ‘u stronchinu ri-chiedeva più tempo.Per questo motivo alcuni stuccatori se lasbrigavano il giorno prima in casa o incantina. Altri, invece, preferivano ese-

L’atterrata/2 - Dal libro “Boscaioli e carbonai nei Castelli Romani”

Il lavoro perdutodei vecchi boscaioli

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CULTURAil Segno - Gennaio 2012 23

“Frusley Soccer Promotion” siè aggiudicato il 1° Premio delConcorso “Live Sport” indettodalla AICS, con il Patrocinio diRoma Capitale e del Coni. Laconsegna del riconoscimento èavvenuta a Roma lo scorso 16dicembre presso la B-Gallery diPiazza Santa Cecilia, dove èstata inaugurata anche la mo-stra fotografica con le 40 fotopiù belle ed interessanti delleoltre mille che hanno presoparte al concorso fotografico“Street Soccer Cup 2011”.L’evento ha rappresentato unaparticolare soddisfazione per lacittà di Rocca di Papa visto che

la foto vincitrice (sopra) è statascattata dal nostro concittadinoGianfranco Draicchio in occa-sione del “2° Frusley StreetSoccer Cup - Città di Marino”del Settembre scorso. La fotografia di Draicchio èstata la più votata sia dal webche dalla giuria formata daprofessionisti del settore (tracui si segnala Daniele Masala).“Ringraziamo AICS e la Giuriaper la preferenza accordataci –ha dichiarato il Presidente dellaFrusley SP, dopo aver ritirato ilpremio-, lo spirito che contrad-distingue tutte le nostre attivitàè racchiuso nell'immagine chesi è aggiudicata il 1° premio”.La mostra verrà ora ripropostain modo itinerante, accompa-gnando AICS nelle sue nume-rose iniziative sportive.“A breve –ha poi conclusoDraicchio-, verrà illustrato ilprogramma della FrusleyStreet Soccer Cup 2012 chevedrà confermata la presenzadel Gruppo Roma Radio e l’in-gresso di uno sponsor tecnico dicarattere nazionale”. Quindi,anche nel 2012, si tornerà a gio-care in strada, con grandi ebambini protagonisti, l’area in-teressata (come sempre) saràquella di Roma e dei CastelliRomani.Per saperne di più si può visi-tare il sito internet: www.frusley.com.

LL’’aannggoolloo ddeellllaa ssttoorriiaa

di Vincenzo RufiniNell'era della con-temporaneità assi-stiamo a molteplicicambiamenti di vitae di stile; ogni va-

lore antico viene messo in di-scussione e vivisezionato, ondemetterne in risalto le possibili in-congruenze divenute inadatte areggere il confronto con la mo-dernità. Al contempo si avver-tono suggestioni già percepitenel corso della storia umana; neè paradigma la diatriba senzafine sulla crisi economica inter-nazionale causata da un usospregiudicato e senza moraledella mondializzazione dell’eco-nomia e che và sotto il nome diglobalizzazione.A fronte di un aiuto determi-nante offerto dalle nuove acqui-sizioni tecnologiche, che se usatein modo giusto e appropriato po-trebbero elevare lo stato econo-mico e sociale degli abitanti delpianeta, si è fatto un utilizzo di-storto ed esclusivo delle mede-sime tanto da dividere l’umanitàin due sole classi. Una di ab-bienti e l’altra di nulla tenenti,causando la progressiva scom-parsa di quel ceto medio che èstato la spina dorsale, economicae sociale, dell’umanità.Solerti soloni della scienza eco-nomica si arrovellano le membraper determinare soluzioni, le piùvariegate possibili, alla duraturacrisi economica, senza peraltroriuscire ad offrire la chiave riso-lutiva del termine in questione.Il mondo affronta tutto ciò privodegli strumenti adeguati a fron-teggiare un simile uragano, masoprattutto privo di quell’arma

ciali che presero il nome di NewDeal (Nuovo Metodo). Il meritodi questo programma fu quellodi aver saputo infondere, ad unapopolazione depressa e disa-strata, il concetto di speranza neldomani che era andato sparendo.Memorabili le parole pronun-ciate dal presidente nel discorsodi insediamento che val la penadi riportare: “L’unica paura dicui dobbiamo aver paura è lapaura stessa”.Roosevelt e il suo Trust di cer-velli elaborarono dei vastipiani di intervento pubbliconell’economia, onde poter as-sorbire la dilagante disoccupa-zione e far sì che l’alienazionesociale e psicologica nonavesse la meglio sui cittadini.Il programma ebbe lunga du-rata e anche se non raggiunsedel tutto i risultati sperati, perlo meno ebbe il merito di arre-stare una situazione catastro-fica ed allontanare lo spettrodel baratro dalla nazione.Oggigiorno viviamo una nè-mesi storica per certi aspettiidentica, e per affrontarla dob-biamo innanzitutto ripristinarein noi stessi il concetto di spe-ranza, per poter affrontare unadi quelle crisi che i cicli storiciperiodicamente ripropongonoall’umanità intera.

tutto ebbe inizio il 24 ottobre, ilgiovedì nero, quando crollò laborsa di Wall Street a New York,causando una catena di rovescieconomici nell’intero Paese e diriflesso espandendo la proprianegatività al mondo intero.Anche in quell’infausto fran-gente i governanti e le folle ap-parvero terrorizzati ed incapacidi gestire una situazione senzaapparente via d’uscita. La pauradel presente e dell’avvenire so-praffasse un’intera generazione,tanto che quel periodo di tempoviene ricordato come “la GrandeDepressione”. La politica nonsapeva dove e come intervenireper cercare di tamponare la va-langa della crisi economica; lefolle disorientate e depresse con-statavano con mano il fallimentodella loro esistenza; la letteraturacantò lo svolgersi degli avveni-menti pervasa da quel realismopessimistico permanente, nonprivo, però, di qualche barlumedi speranza.Fra tutte le opere del tempospicca per la sua valenza lette-raria il romanzo “Furore” diJohn Steinbeck.In questo bailamme infelice fueletto, nel 1932, presidente degliUsa Franklin Delano Roosevelt,il quale introdusse subito unaserie di misure economiche e so-

La crisi di oggie quella del ‘29

letale in positivo che è lasperanza. Proprio inquesto contesto si av-verte la suggestione diun qualcosa già avve-nuto, un dejà vù interio-rizzato in altri tempi. Una situazione simile aquella che stiamo vi-vendo si verificò negliStati Uniti nel 1929;

A Draicchio il 1° premio fotografico“Live Sport”

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CULTURA24 il Segno - Gennaio 2012

L’INTERVISTA IMPOSSIBILE “Il Processo” di Kafka

Incontro ravvicinatosulla panchina al Tufo

Tribunale o almeno con le cancellerie. Mal’ambiente in cui vive Titorelli è povero eplumbeo, soffocante e mefitico. Inoltre ilpittore si fa circondare da strane ragazzine,che assumono a momenti atteggiamenti ero-ticamente provocatori, altre volte affettanoun’ambigua innocenza infantile. E tuttaviaTitorelli attraverso un passaggio segreto è

collegato ad un solaio, dove èsituata una cancelleria del tribu-nale. Questo è importante: avrànotato come i luoghi dove siamministra la giustizia, sonoquasi sempre dei solai, in per-petua penombra, maleodoranti,dai muri scrostati e cadenti.Sulle panche siedono personeprecocemente invecchiate, in-gobbite, lo sguardo vuoto, as-senti; l’aria circola male, ilrespiro è faticoso”.Questo vorrei mi chiarisse, sepossibile, dottor Kafka: per-ché ha voluto ambientare le

sedi della Giustizia in luoghi così pococonsoni, angusti, al limite della fati-scenza?“Anche qui non è facile rispondere. Madeve cercar di capire che il Tribunale comel’ho immaginato io, è un’entità sospesa trala Grazia e la miseria umana, in modo taleda sfuggire a una possibile comprensione. Iluoghi deturpati, decadenti e oscuri, comel’infimo erotismo che vi si consuma, sonol’antitesi dell’idea d’una giustizia paludata,che si celebra in austeri palazzi. In quegliambienti meschini agisce una Legge chepersegue disegni inconoscibili dall’uomochiuso nelle sue regole; né essa si cura dellepersone per lo più umanamente indegne chel’amministrano: proprio perché la Leggeemana da una realtà inafferrabile, discendesull’uomo in modo misteriosamente salvi-fico, rovescia i canoni di quanto è razional-mente umano, le norme etiche del conviverecivile. Come ripeto in più punti del testo, ilTribunale è ovunque, tutti vi appartengono,non è possibile sottrarsi ad esso. Quando è

di Federico De AngelisStava compostamente seduto su di una pan-china di pietra sotto uno dei lecci che cir-condano la rotonda davanti al santuariodella Madonna del Tufo. Mi accostai concautela e rispettosamente cominciai a porrele prime domande. Se permette, dottorKafka, vorrei parlare con lei de “Il Pro-cesso”, una delle opere più inquietanti edenigmatiche che siano mai state scritte. Unadomanda, prima di tutto: può dirci qualeè stata la causa prossima, quella che l’haspinto in ultima istanza a scrivere.“Rispondo volentieri, anche se mi imba-razza alquanto ritornare su fatti che avreb-bero dovuto restare privati. Come lei saprà,nel luglio del 1814 fui convocato a Berlinoda Felice Bauer allora mia fidanzata perchiarimenti circa il nostro rapporto e la pro-spettiva di un prossimo matrimonio. Nell’al-bergo dove era fissato l’appuntamento eranopresenti anche i genitori di lei, i miei, i fra-telli: una vera riunione di famiglia, in cui mividi imputato in un vero e proprio processo,nel “Tribunale dell’Albergo”, come lo chia-mai in seguito. Fu una sensazione molto pe-nosa, in cui mi sentii come preso in trappola,quasi strangolato. Da un lato presumevo diessere innocente, dall’altro m’avvertivo afondo colpevole, per aver rinviato di conti-nuo la data delle nozze. E’ una situazioneche ha descritto molto bene uno dei tanti in-terpreti della mia opera. Elias Canetti ne“L’Altro Processo”, che credo lei abbia lettoe se non l’ha fatto lo faccia presto”.Certo, l’ho letto, dottor Kafka. Ma oravorrei entrare veramente nel testo. Puòsuggerirmi una chiave di lettura che vadaoltre le infinite esegesi che su di lei e le sueopere sono state scritte?“Non è certo facile. Molte cose non sonochiare nemmeno a me. Mi proverò comun-que a fornire qualche spunto. Lei sa che ilromanzo comincia con quella frase ormaidiventata celebre: Qualcuno doveva aver ca-lunniato Joseph K., perché una mattinasenza che avesse fatto alcunché di male, fuarrestato. Da qui hanno inizio le disavven-ture del personaggio che, avrà notato, questavolta viene denominato Joseph K. e nonsemplicemente K., come nell’altro mio libro“Il Castello”. Questo per dirle che in partemi corrisponde, in parte no. C’è senz’altroun’ambiguità di fondo, tanto nella situa-zione all’origine della scrittura come po-c’anzi le ho esposto, quanto nella scenadell’arresto: quell’intrusione di due estranei,sedicenti inviati del Tribunale, che prendonopossesso della stanza, impediscono alla si-gnora Grubach di portare la colazione, scon-volgono la vita di K., lo staccano d’un trattoda un contesto di abitudini consolidate; per

gettarlo in una condizione d’irreparabileestraneità. Il fatto è tanto fuori dalla normache K. a tutta prima è indotto a pensare aduno scherzo ideato dai suoi colleghi per ilcompimento del suo trentesimo comple-anno. Perché, si badi bene, Joseph K. non ècome in altri miei scritti, un emarginato,qualcuno che tenta in ogni modo di essereaccettato; ma è uno stimato professionista,un procuratore di banca, che gode della fi-ducia di colleghi e superiori. E tuttavia è di-chiarato in arresto: inutilmente K. ne chiedeil motivo, il reato che gli viene contestato. Idue sorveglianti non vogliono o non sono ingrado di rispondere. Malgrado il suo statonon sia più quello di uomo libero, a K. è co-munque concesso di proseguire la vita pre-cedente, può tornare in ufficio, svolgervi lepratiche consuete. Ma la sua mente non èpiù quella di prima: il pensiero del Processolo sfibra, diviene un’ossessione quotidiana.Studia tutti ip o s s i b i l imodi peruscire daquella situa-zione che loassilla. Inogni caso K.è deciso anon arren-dersi alla de-c i s i o n ep i o v u t adall’alto: ilsuo progettosarà d’ora inpoi quello di venire a capo al più prestodell’arresto immotivato, s’impegna a redi-gere una memoria che lo scagioni davanti alTribunale. A complicare le cose giunge lozio Karl, che è perfettamente edotto diquanto è successo al nipote. Lo zio gli con-siglia, quasi gli impone, di prendere subitoun avvocato; gli fa anche il nome, gli comu-nica l’indirizzo. In breve K. è catapultato incasa dell’avvocato Huld, che sia detto internos in tedesco vuole dire Grazia. L’avvocatosoffre di cuore, è quasi sempre a letto; lo as-siste Leni, un’infermiera dallo strano fa-scino, che nella casa ha una posizioneambigua: sembra essere l’amante dell’av-vocato, non solo, ma anche dei suoi clienti”.Bene, dottor Kafka, ha esposto con chia-rezza i fatti. Ma oltre la trama, che pre-cede e si dipana ancora a lungo, può dirciqualcosa circa i personaggi che K. incon-tra: in particolare il pittore Titorelli e ilcommerciante Block?“Titorelli, certo. Pittore e ritrattista dei fun-zionari e dei giudici. E’ a lui che K. si ri-volge per tentare un contatto con il SEGUE A PAGINA 25

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25il Segno - Gennaio 2012 CULTURA

emesso un ordine di arresto, raramente oquasi mai si giunge a una vera e propria as-soluzione, come bene spiega l’avvocatoHuld; tutt’al più a un differimento senza li-mite, una sospensione del procedimento chelascia comunque l’imputato in balia del Tri-bunale, il quale può da un momento all’altrodi nuovo intervenire, ordinare un altro arre-sto e altre udienze. Questo comprende conumiltà il commerciante Block, che da cin-que anni attende la sentenza e intanto s’è ri-dotto ad abitare in uno stambugio nella casadell’avvocato e subire le angherie e la umi-liazione che questi gli impone”.A questo punto, dottor Kafka, non possonon chiederle qualcosa di quello che èforse il nucleo centrale, forse il momentopoeticamente più alto del romanzo. In-tendo alludere al Duomo e alla paraboladella Legge.“Certo, dice bene. Ma torniamo ai fatti.Come lei da buon lettore sa, per un appun-tamento mancato K. si ritrova nel Duomo, ilcui interno è quasi totalmente al buio, unavastità oscura che qualche lume qua e là nonbasta a diradare. Un prete da un piccolo pul-pito chiama a voce alta Joseph K. Questi sivolta e si dirige verso una lampada che fio-camente dà luce al sacerdote. Dopo qualchescambio di frasi, questi comincia a narrare la

storia del contadino che si reca al palazzodella Legge: davanti alla porta si erge unguardiano di grande autorevolezza, che in-cute timore e rispetto. La porta è aperta, sibadi bene. E tuttavia il guardiano nega alcontadino di entrare, dicendo che lui è solol’ultimo dei guardiani, che dentro ve nesono altri molto più possenti e terribili dilui. L’uomo di campagna decide di atten-dere e comincia a porre domande in modoa volte fastidioso e insistente. Il guardianorisponde, ma non esaurisce mai il desideriodi sapere del contadino. Trascorrono giorni, mesi, anni. Alla fine,quando l’uomo sta per giungere alla fine deisuoi giorni, chiede con le residue forze ri-maste come mai la porta fino ad alloraaperta, sta per essere chiusa. La rispostachiude gli occhi al morente; dice il guar-diano: questa porta era aperta solo per te,ora che stai morendo non c’è più motivoche resti ancora aperta. Questo il fatto, lochiami pure parabola o apologo se vuole.Lei sa che dopo il racconto sorge un’accesadisputa circa l’interpretazione, in partico-lare sul guardiano. Chi è l’ingannatore? Chil’ingannato? Chi è veramente in colpa? Allafine risulta che il più colpevole è la figuraall’apparenza più mite, il contadino. Il qualetergiversa, pone domande, cerca in tutti i

L’INTERVISTA IMPOSSIBILE

La poesia del mese

di Anna Giovanetti

Tutta la notte tuonò ma senza pioggia‘sì cupamente da scuoter le paretituoni potenti ma sommessi e quieti e lampi che chiaror davano all’ombra.Il vento, che pertanto avea soffiato

tacque d’incanto, per non disturbarepoi repentino ripiegò sul mare e scese il silenzio nella notte fonda.Al mattino dopo una luce accecantefiltrò con forza da dietro la finestre,però non c’era aria di tempestacome la notte avea fatto pensare.Con un dolce presagio dentro al cuoreaprii con slancio i vetri e la persianae mentre ovattata suonava una campanaun paesaggio di sogno si mostrò ai mieiocchi.La neve, che fioccava ancora lentad’un soffice manto tutto ricopriva,ogni rumore d’incanto si attutiva

Nevicatae anche l’anima parve più leggera.Sembrò quel manto bianco sopire ognimio affannoogni triste pensiero d’un tratto cancellatofu come fare pace col creatoche non solo tempeste ci sa dare.

modi di capire, esercita senza posa il suoraziocinio fino ad estenuarsi nell’indagine.Ma non rivolge la domanda fondamentale:perché quella porta resta aperta e perché alui è vietato l’ingresso? Anzi, nella tensionedi chiedere ed elucubrare, si inibiscel’azione veramente necessaria: alzarsi e de-cisamente entrare nel Palazzo della Legge.Ecco il punto. Fuori di metafora: entrare nella Legge perl’uomo di campagna, che è figura del-l’uomo moderno e che ero io stesso altempo della scrittura, è cosa estremamentedifficile per la situazione storica in cui que-sti viene a trovarsi: l’allontanamento, che ègià esso stesso colpa. Poi: sradicato dallatradizione talmudica e da ogni altra, im-merso in un mondo burocratico e tecnico,di abitudini codificate, che finisce per es-sere l’unico ammissibile, K. non può com-prendere né credere alla Legge, né affidarsiumilmente ad essa. L’ulteriore sua colpa stanel disprezzo che mostra verso il Tribunalee le persone che in esso agiscono e soprat-tutto nell’opporre l’alta considerazione disé e della propria capacità razionale alla re-altà sordida del Tribunale, da cui pur trabassezze, corruzioni, sporcizia, traspare unfioco barlume di quella Legge che al fondodella coscienza K. sa essere la sola possi-bile salvezza. Per questo alla fine del libro che, sia benchiaro, non è concluso come gli altri ro-manzi da me scritti, Joseph K. si lascia inmodo quasi rassegnato condurre via dai dueesecutori inviati dal Tribunale, due guitti discarso intelletto, al limite della stupidità.Sono questi che alla fine eseguiranno lacondanna in una cava poco fuori della città,conficcandogli il coltello nel cuore, “comeun cane”, riesce ancora a dire K. morente.Poco prima la vittima aveva levato le brac-cia e aperto le dita verso una lontana fine-stra, da cui una figura era apparsa,indefinita, evanescente”.

Mentre mi preparavo a porre altre do-mande, in quanto, si sa, il testo del “Pro-cesso” è inesauribile e suscita uninterminato interrogare, mi accorsi cheFranz Kafka, l’autore, morto in realtà il 3giugno del 1924, non c’era più: svanito tralo stormire dei lecci alla lieve brezza autun-nale, mentre intorno calava un crepuscoloviola.

Federico De Angelis

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MUSICA il Segno - Gennaio 201226

Retrospettive musicali

di Massimo Onesti

interagire con Darryl Way, ce-lebre violinista dei Curved Air,purtroppo non presente per pro-blemi di salute.La seconda serata si apre conuna band emergente umbra (IlBacio della Medusa), chesuona un progressive con dei ri-chiami crimsoniani e che alternamomenti melodici con tratti piùdecisamente cupi e metal. Nellaformazione spicca la presenzafemminile di Eva Morelli aifiati che addolcisce di molto ilsound del gruppo.Iaia de Capitani, organizza-trice del Festival, intrattiene ilpubblico, a riempire il vuotomentre si cambiano gli stru-menti sul palco, ricordandol’evento dell’anno scorso e rac-contandoci di come quell’edi-zione del Festival abbia ottenutoun notevole successo tanto poida essersene ricavato anche uncofanetto con cd e dvd a cele-brarne l’evento e spiegandocianche i motivi di una linea piùcontenuta quest’anno per la crisigenerale che inficia natural-mente anche il mondo dellospettacolo.È la volta poi della band di VicVergeat, chitarrista italiano do-tato di un’ottima tecnica, chenell’arco della sua lunga car-riera si è alternato con diverseformazioni e anche in gruppiestemporanei formatisi con mu-sicisti degli Aerosmith e deiNazareth, fino a collaborare conGianna Nannini nell’albumCuore, come autore e musicistasia in tour che da studio. Quelloche ci propone Vic, alla cuiband si unisce il sax energico diMel Collins già nei King Crim-son anni ‘70, è un classico blueselettrico con echi claptoniani so-prattutto nelle parti melodiche.Alla fine dell’esibizione l’affa-bile organizzatrice ritorna ri-

Anche quest’anno si è svolto aRoma, al Teatro TendaStrisce divia Perlasca, il Festival ProgExhibition, rassegna di progres-sive italiano, che nell’arco di dueserate consecutive ha messo inscena alcuni fra i gruppi più si-gnificativi del nostro panoramaprog, a cui si sono affiancatiospiti stranieri eccellenti e digrande caratura musicale. Riprendendo il discorso del-l’anno passato, che ha visto lapresenza di gruppi importanticome il Banco del Mutuo Soc-corso, la PFM, Osanna, il Bal-letto di Bronzo e, fra gli altri, digiganti internazionali del calibrodi Ian Anderson, frontman deiJethro Tull, David Jackson,sassofonista dei Van Der GraafGenerator, David Cross (vio-lino) e John Wetton (basso),provenienti dai King Crimson,quest’anno, nelle serate svoltesiil 21 e 22 ottobre, si è scelta unalinea meno eclatante forse, dalpunto di vista della risonanza deinomi, ma non per questo di mi-nore qualità.Cosicché nella prima serata sisono alternati sul palco gruppiemergenti come gli Stereoki-mono, una formazione art-rocktra le più interessanti degli ultimianni, gli Oak, popolare tributeband dei Jethro Tull, esibitisicon Martin Allcock, fantasiosomultistrumentista già con i Fair-port Convention e membro deiJethro Tull dal 1989 al 1991, lanuova band dei Saint JustAgain di Jenny Sorrenti che haduettato insieme al fratelloAlan, il Balletto di Bronzo diGianni Leone insieme con Ri-chard Sinclair, bassista e voca-list di Caravan, Hatfield AndThe North e Camel, un’istitu-zione della “scena di Canter-bury”; e poi alla fine gli Arti &Mestieri che avrebbero dovuto

IL RITORNO DELLA STORIA DEL PROGRESSIVE ITALIANO

classici tratti distintivi prog,come gli arpeggi della chitarra,le lunghe cavalcate ritmiche conle tastiere e le chitarre a duettaree i testi evocatrici di mondi frala fiaba e il reale.A loro si unisce la presenza fu-nambolesca del chitarristaMarco Zoccheddu, che s’im-padronisce alla grande dellascena irrompendo con fraseggisolistici e ritmici e che, mandatii saluti al membro dei Gary-baldi Bambi Fossati, in nonbuonissime condizioni di salute,presenta un bel brano moltorock del suo vecchio gruppodella Nuova Idea.Iaia nel successivo cambiopalco c’introduce al gruppo,che sopraggiungerà fra poco, ilBiglietto per l’inferno, rinno-vatosi nella formazione e nelmodo di suonare, e avvicinatosidi molto alla musica popolare;infatti i vecchi pezzi del Bi-glietto sono tutti riarrangiati contaglio decisamente folk; la bandsi presenta in scena, oltre checon i tradizionali strumenti delrock (basso-batteria-chitarre-tastiere), anche con strumentistiai flauti, alle cornamuse, al vio-lino, al contrabasso e che vedeanche il leader del gruppo, PillyCossa, sia al piano sia alla fisar-monica. Ma la vera sorpresa consiste nelcambiamento nel ruolo dellavoce solista, resosi necessarioperché il vecchio cantante e frai fondatori del gruppo, ClaudioCanali, già da molto tempo hascelto di consacrarsi a una vitamonastica e mistica indossandogli abiti talari; quindi viene pro-posta un’interessante interpretefemminile, Mariolina Sala,proveniente dal mondo del jazze del teatro e che prende il do-minio della scena con grandemestiere e carisma. La cantantesi muove intorno ai musicisti

con grazia e disinvoltura tirandofuori dalla borsa, con cui è en-trata in scena, ora un quadernodove scrive, ora un libro, oraanche delle bolle di sapone cheindirizza verso i musicisti e poiverso il pubblico: il tutto comeuna sorta di performance di tea-tro di piazza, per cui ne vienefuori un’interessante commi-stione artistica fra il café chan-tant e il teatro dove i vecchipezzi del gruppo, rivisitati inquesta chiave, rivelano unospessore e un vigore nuovo taleda poterci far dire che il Bi-glietto ha una linfa ed un’ener-gia rinnovata che potrebbebenissimo riserbarci grosse sor-prese anche in futuro. L’entratain scena del mitico chitarristaMartin Barre dei Jethro Tull èdegna di un grande del suo cali-bro: si muove sinuosamentesulla scena e supporta il Bi-glietto con i suoi riff allegri e ta-glienti, in un brano come unafilastrocca folk e poi nel succes-sivo dove prende il sopravvento“sparando” l’intro di Aqualungdei Jethro che viene eseguitaalla grande per intero insieme algruppo e che entusiasma il pub-blico non eccessivamente nu-meroso ma molto attento epartecipe. Nella pausa succes-siva alla fine dell’esibizione delBiglietto un emozionatissimoPilly Cossa, in una breve inter-vista con Iaia de Capitani, ciracconta di come il gruppo,dopo un periodo di fermo, abbiaripreso a suonare proprio intera-gendo con una sorta di banda dimusiche popolari bergamasche,la Bandalpina, che ha datomodo di far confluire, oltre adalcuni musicisti nel gruppo, ele-menti folklorostici ed etnici sep-pure germinalmente già presentianche nel Biglietto per l’infernodegli esordi.

1/Continua

SSppeecciiaallee PPrroogg EExxhhiibbiittiioonn

chiamando Vergeatche si sofferma sul suoultimo lavoro consi-stente in un doppio cddi pezzi acustici suo-nati in relax e come sefosse nel salotto di casasua soltanto davanti adun gruppo di amici.Sono in scena ora ungruppo italiano storico:i Garybaldi, che pro-vengono da quella cittàdi Genova, già fucinadi grandissimi artisti, eche propone una clas-sica lunga suite pro-gressive tratta dal loroalbum Nuda. In questobrano sono evidenti i

Pilly Cossa

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RIFLETTORI 27il Segno - Gennaio 2012

Come vorremmovederci e come

siamo nella realtàI venti giorni (televisivi) peg-giori dell’anno sono final-mente finiti! Non c’erascampo, dal mattino a sera èstato un susseguirsi di babbinatali, renne, famiglie persema inesorabilmente ritrovatealla vigilia del giorno fatidico,il 25 dicembre, anche se stori-camente non è la data dellanascita del bambinello, comePasqua non è quella della suaresurrezione, ma al popolodella storia non gliene freganiente… molto meglio la fa-vola. Come quella che tra il 24e il 26 ci vuole tutti più“buoni”. E allora via le bruttenotizie e abbondiamo con lamelassa. Un paio di film pro-

pagandistici non li si nega anessuno, ma che la program-mazione di tutti i palinsesti siconverta all’ipocrisia del vole-mose bene perché è Natale,oltre che assurdo è irrispettosoverso tutti quelli che non sonocattolici, o sono laici (se nonatei) o solamente si romponogli “zibidei” a vedere lo stessostucchevole film con attori di-versi! Però anche in mezzo atutta questa neve che scendedalle stelle, confortati dal ca-lore momentaneo delle nostrefamiglie, da doni non richiestie mai ricevuti durante il restodell’anno (quando forse vera-mente servono)… La7 ripro-pone un gioiellino di film che

di Daniela Di Rosa

il più delle volte rispecchia apieno la famiglia, non solo ita-liana ma mondiale, Parentiserpenti! Grande regia egrande film, se non fosse per ilfinale troppo grottesco e di co-seguenza falso! Non so se loavete visto, ma i due anzianigenitori sono lo specchio dellanostra società che vede prolife-rare case di cura e ospizi doveparcheggiarli fino alla morte. Equei figli siamo proprio noi,quanto amore all’inizio equanto squallore e ipocrisiaalla fine… ecco, proprio lafine. Io ho immaginato la mia:i genitori non saltano in ariaper una bombola difettosa conla complicità dei figli, maascoltano casualmente i lorodiscorsi, i loro tradimenti, leloro miserie, si stringono pian-gendo, si infilano il cappotto, ilcappello, la sciarpa e tenendosiper mano si allontanano nelbuio della sera con la neve chescende dalle stelle. Ma ètroppo triste, voglio lasciarvicon un altro bellissimo filmmandato in onda in quei ventinoiosi giorni, Pomodori verdifritti alla fermata del treno,dove una donna infelice e so-vrappeso, conosce in un ospi-zio una dolce vecchietta (fotosopra) che le racconta il suopassato e fa riscoprire alladonna la gioia di vivere, lì noncambierei il finale, è perfettocosì: la giovane prende permano l’anziana sconosciuta, laporta con se e le spiega che gra-zie a lei ha capito per che cosavale la pena vivere, gli amici!

ilTocco

Se la pensioneè un privilegio

Il nostro Paese sta vivendo unasituazione difficile, sembranoesserci poche speranze per il fu-turo, soprattutto per i giovanic’è molta preoccupazione. Inquesto clima possono aumen-tare i disturbi d’ansia, come il“disturbo d’ansia generaliz-zato”, il “disturbo di panicosenza agorafobia” o con “agora-fobia” (paura degli spazi aperti,che può diventare estremamenteparalizzante impedendo allapersona che ne soffre di usciredi casa), “disturbo acuto dastress”, le fobie specifiche, percitarne solo alcuni. In molti diquesti disturbi si manifestanoattacchi di panico e agorafobia,che il Manuale Diagnostico eStatistico dei Disturbi Mentali,DSM-IV-TR definisce nelmodo seguente: “Un Attacco diPanico corrisponde a un periodopreciso durante il quale vi è l’in-sorgenza improvvisa di intensaapprensione, paura o terrore,spesso associati con una sensa-zione di catastrofe imminente.Durante questi attacchi sonopresenti sintomi come dispnea,palpitazioni, dolore o fastidio alpetto, sensazione di asfissia o disoffocamento, e paura di “im-pazzire” o di perdere il con-trollo”.“L’Agorafobia è l’ansia o l’evi-tamento verso luoghi o situa-zioni dai quali sarebbe difficile(o imbarazzante) allontanarsi onei quali potrebbe non essere di-sponibile aiuto in caso di un At-tacco di Panico o di sintomi tipopanico”. Questi disturbi possono essere diostacolo alla conduzione serenadella propria esistenza, si racco-manda quindi, prima che la si-tuazione peggiori, di rivolgersi aun esperto, come uno psicologo-psicoterapeuta, tenendo presenteche i farmaci (che possono es-sere prescritti solo dal medico)curano i sintomi, ma non lecause dei disturbi. Per scrivere alla dott.ssa Benelli:[email protected]

A cura della dott.ssa Bruna Benelli

LL’’aannggoolloo ddeellllaa ppssiiccoollooggiiaa

diErmannoGatta

Più si sale nella scala sociale e più certi trattamenti pensionisticiappaiono scandalosi. La “pensione d’oro per eccellenza” ci dicel’Espresso di qualche numero fa, spetta a Mauro Sentinelli,classe 1947, che arriva a quota 1.173.205 euro lordi l’anno. Ov-vero 3.259 al giorno. Come c’è riuscito? Sentinelli, scrive Gior-dano sul suo blog, “… quando è andato in pensione guadagnava9 milioni di euro l’anno e si è avvalso della facoltà di passaredalla gestione speciale del fondo telefonici, che paga i contributisolo sulla retribuzione base, a quella obbligatoria dell’Inps, cheprende in considerazione anche le altre voci della busta paga, apartire da benefit e stock option…”.Dietro Sentinelli, un altro “telefonico”, Alberto De Petris, classe‘43 con 653.567 euro lordi/anno, Mauro Gambaro, classe 1943,ex direttore generale di Inter-banca oggi all’Inter, con665.084.L’ex presidente Carlo AzeglioCiampi cumula 360.000euro/anno tra Bankitalia, Inpse indennità da parlamentare.Oscar Luigi Scalfaro, oltreall’indennità di palazzo Ma-dama (250.000 euro/annocirca) prende 60.000euro/anno circa dall’Inpdapper avere esercitato l’attivitàdi magistrato per tre anni (dal1943 al 1946). Lamberto Diniincassa oltre 570.000euro/anno circa tra Bankitalia,Inps e Senato. Giuliano Amatoinvece cumula oltre 400.000euro/anno tra Inpdap e Parla-mento.

La Pulce

I disturbid’ansia

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il Segno - Gennaio 2012 Ultima pagina

Il tiro del cacio

In questo numero il maestro Carfagna, ispi-ratosi al murales realizzato nel centro storicodal bravo Riccardo Blasi (nipote di “Fro-sciò”), intende parlarvi del “gioco del cacio”,facendolo scoprire soprattutto ai più giovaniche non hanno avuto la fortuna di assistere aqueste gare coinvolgenti. Le sfide, la seraprima, si concordavano all’osteria davanti aun buon litro di vino rosso. Quando tutti sisentivano pronti, venivano scelti i tiratori do-podiché si cominciavano a raccogliere i fondi

per acquistare la forma di cacio dal pecoraro.In base alla forza dei tiratori veniva stabilitoil peso della forma, che poteva andare dai 5 ai10 chilogrammi ma anche di più. I soldi ver-sati erano le quote delle scommesse. Prima di iniziare la gara bisognava accordarsisu un aspetto fondamentale: se la forma dicacio si spaccava, veniva spartita in partiuguali, e la gara continuava “co’ u ruozzulò”(un tronco di castagno a forma di ciambella…ma senza buco… della grandezza della

il Segnodei tempinei disegni del Maestro Franco Carfagna

LLeetttteerree,, PPrrooppoossttee,, PPrrootteessttee ee [email protected]

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonicoDALLA SVEZIACON AMOREGrazie infinite per “il piccoloSegno” che leggo con grandeinteresse. Avete degli ottimicollaboratori che sanno met-tere in evidenza i problemi delluogo e soddisfano le esigenzedei lettori. Vivendo all’estero ivostri articoli mi fanno sentirepiù vicina alla realtà italianaben diversa dalla nostra. Buonlavoro e tantissimi auguri perle prossime feste al Direttore ea tutta la redazione.

Luciana Szomory Bacciitaliana residente in Svezia

LA FORTEZZAE DINTORNIHo letto l’articolo (si tratta diuna lettera, n.d.d.) pubblicatosul numero di dicembre 2011,quello intitolato “La Fortezzaè aperta o no?” e l’ho trovatomolto interessante. Volevo ag-

giungere che non solo il borgoè nelle condizioni in cui è statocitato... cioè sporco, ma tutto ilpaese lo è, basta andare in viaRoma, alle scalette che stannodietro il comune vecchio, viaPalazzolo e i boschi intorno, edentro la funicolare, ecc. Quinon cito tutte le zone perchéchi è di dovere le conosce! Mafa finta di no dato che sta tuttoil giorno al bar a prendere caffèe poi quando si ricorda “forse”fa un giro. La colpa non è solo di chi nonpulisce ma anche di chi sporca,però tra l’uno e l’altro c’èmolto menefreghismo... alloraper concludere, carissime per-sone interessate (ma non tanto)vergogna! Ci facciamo ricono-scere anche da Milano e chissàda quante altre parti d’Italia…e poi ci lamentiamo che aRocca di Papa non c’è turismo.Ma fatevi un esame di co-

scienza se ancora ne avete, chequi tra stranieri ed immondiziadovremo cambiare il nome alnostro paesetto.

Inviata tramite mail

NEVE E DISAGI...UN FILM GIA’ VISTO«Giornate di ordinaria follia».Così si possono definire igiorni più lunghi della citta-dina di Rocca di Papa a causadi un’abbondantissima nevi-cata che ha interessato la cittàdalle 9 di domenica 18 dicem-bre fino alle 22. I giorni piùlunghi per questa cittadinacompletamente piegata sotto laneve. Si ferma tutto: i bus, iltraffico sui viali, le ambulanzeche non riescono a raggiungerecoloro che ne hanno bisogno echi deve recarsi al lavoro ri-schia la vita a causa di incurievarie di terzi. E dopo i disagi,tantissimi, dovrebbe scoppiare

la polemica su come è stata ge-stita l’emergenza. Infuriati, icittadini. Ma come l’avete gestita questaneve? Le previsioni eranochiare e non avete neanchepensato a mandare i mezzispargisale… vero è che adoggi (martedì 20 dicembre),alcune strade, messe in se-condo piano da chi gestiscequesti casi, sono ancora unabellissima pista di pattinaggio(in salita e in discesa). E chi di-strugge il proprio mezzo perbisogni impellenti, a chi deverivolgersi?

Alessandro Valle

GRAZIE PERIL SEGNO... A CASAVi ringrazio per il servizio cheoffrite nel darmi la possibilitàdi leggere comodamente “ilpiccolo Segno” a casa.

Giovanni Succurro

forma). Di solito le gare sisvolgevano la domenicamattina, perché il pomerig-gio era d’obbligo seguire lepartire della “gialla” (lasquadra di calcio dei “Ca-narini Rocca di Papa”).All’ora stabilita, a VallePantanu, cominciavano adarrivare i tiratori e gli scommettitori oltre auna marea di tifosi e curiosi. I “botatori”(quelli che allenavano i “tiratori”) dovevanoportare con se “la stroppa”, uno spago dicirca 4 metri con attaccato (a seconda dellacirconferenza della forma e della mano del“tiratore”) “u mazzangulu”, ossia un pezzodi legno (cm 10x4x4) che serviva a far ag-grappare le dita e sbilanciare il cacio. La“stroppa” in ogni fase di “botatatura” (avvol-gimento) doveva essere lisciata con erba fre-sca per farla ben aderire alla forma. Poi il“botatore” proseguiva indicando al “tiratore”la strada migliore per il lancio, che comunquedoveva passare tra le sue gambe. Dopo una breve rincorsa e un urlo feroce laforma di cacio, in gran velocità sull’erba, sisgretolava. Il traguardo era stato segnato inprecedenza con un albero, prima in salita epoi in discesa. Vinceva chi, all’ultimo tiro,mandava la forma più lontano. Per segnare itiri si utilizzava “u zeppu” piantato a terra. In-fine, la sera, tutti gli scommettitori vincentiandavano all’osteria per spartirsi le quote dicacio. E dall’osteria si ripartiva programmando altregare, con gli sconfitti che chiedevano subitola rivincita.