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Anno XV, n. 4 - Aprile 2014 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Eraldo Affinati, Giulio Albanese, Sabrina Atturo, Carlo Costantini, Maria Grazia Costantini, Giulia Mangiapelo, Roberto Martufi, Giorgio Alessandro Pacetti, Grazia Passa, Camilla Pulcinelli, Filippo Rondinara EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone Il racconto delle sue prime esperienze La lettera di don Giuseppe Ghirelli C arissimi fidei donum friends rientrato in Ir- landa ho ripreso il mio studio di Inglese. Adesso mi rendo conto che i tre mesi ini- ziali, pur molto faticosi, sono stati veramente preziosi. Co- me spesso accade quando si va in montagna la “prima ap- pettata” è sempre quella più dura, poi si fa il fiato, si conti- nua a salire e tutto sembra più facile. Sembra. Perché la salita c’è sempre ed è necessario non dimenticare la META da rag- giungere. Il mio cammino continua, guardo avanti, e pensando alla partenza per l’Etiopia affronto più serena- mente questo secondo trime- stre di Inglese. Comincio a ca- pire quando mi parlano in in- glese e sono anche in grado di rispondere, anche se con piccole frasi. Celebro la Messa in Inglese e riesco a fare anche delle pic- cole omelie (10-15 righe), sempre in inglese. Però per preparare la predica mi ci vo- gliono quasi due ore, debbo considerare bene il messaggio che voglio trasmettere, pen- sando alle persone che ho da- vanti. La sera prima della Messa rivedo la mia omelia con un missionario inglese e spesso mi dice di cambiare la frase, il modo di dire, perché alcune espressioni per me si- gnificative, qui non sarebbero capite. La difficoltà grossa ri- mane sempre la pronuncia, sempre diversa in tante paro- le anche quando ci sono lette- re simili. Per esempio: la parola che torna spesso Dio, si scrive God, simile a good (buono), ma con una pronuncia com- pletamente diversa. God si pronuncia con una o semi- aperta, simile ad una a, good, invece, con una o semi chiusa simile ad una u. Facile a scri- verlo ma difficile da pronun- ciare. Potete provare ma non è per niente semplice. Gli in- glesi usano molto l’espressio- ne: “Oh, my God!”; io sto cer- cando di insegnargli a dire: ”mamma mia”. Che avventura ragazzi ! Sono stati mesi preziosi per capire meglio cosa mi aspetta. Anche in Etiopia dovrò ripar- tire da zero e pian piano en- trare dentro un nuovo mon- do. Ho trascorso i giorni di Natale in Italia, ho rivisto la mia famiglia, la mie vecchie parrocchia, ho incontrato il Vescovo e anche alcuni con- fratelli sacerdoti. Ho potuto celebrare Messa a S. Giovanni, la mia parrocchia d’origine, a S. Filippo, a Carpineto Roma- no e in Cattedrale. Ho capito ancora meglio l’importanza di tutto quello che ho ricevuto negli anni di formazione e di servizio in diocesi. Veramente il Signore mi ha guidato. Tut- to quello che ho ritrovato in questi giorni di vacanze nata- lizie, rimane fondamentale per il mio futuro. Sarà proprio questo il bagaglio che por- terò con me: la mia Chiesa, la famiglia, gli amici… tutto e tutti. Sì, vado in missione co- me fidei donum, ma vi sento vicini. Andrò a servire una porzione di chiesa, in una E i giorni trascorsi in Italia IL MONDO CAPOVOLTO nuova parrocchia, ma questa volta in terra d’Africa. È bello aprirsi alla missione metten- dosi in gioco e offrendo la propria vita per la prima evangelizzazione in una zona dove il vangelo non è stato mai annunziato. Il giorno del- l’Epifania ho pensato proprio a questo. Gesù è nato per tut- ti, i Magi rappresentano tutte le genti, ma quante persone ancora non lo conoscono? La nostra piccola Chiesa di Ana- gni-Alatri, si mette in gioco, offrendo un suo figlio per l’annuncio del Vangelo. Continuate a pregare per me e a sostenermi con la vostra amicizia. Forza e… avanti, buon cam- mino missionario a tutti. Maynoot, 12 gennaio 2014 Fr. Giuseppe Ghirelli diocesan priest fidei donum missionary c/o Divine Word School of En- glish Moyglare Road – Maynooth - Co. Kildare - Ireland x 4 aprile 2014 17-03-2014 13:12 Pagina 12

Il racconto delle sue prime esperienze La lettera di don ...confraternite.diocesianagnialatri.it/files/Uno-aprile-2014.pdf · pace di trasformare ogni cosa, perchè le consuetudini,

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Anno XV, n. 4 - Aprile 2014mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili

DIRETTORE: Raffaele TariceIN REDAZIONE:

Claudia Fantini Per inviare articoli:

Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011Alatri - Tel. 348.3002082

e-mail: [email protected] DISTRIBUZIONE

Bruno Calicchia AMMINISTRATORE

Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO:

Eraldo Affinati, Giulio Albanese,Sabrina Atturo, Carlo Costantini,

Maria Grazia Costantini, Giulia Mangiapelo, Roberto Martufi,

Giorgio Alessandro Pacetti,Grazia Passa, Camilla Pulcinelli,

Filippo RondinaraEDITORE

Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA

Tipografia Editrice Frusinate srlFrosinone

Il racconto delle sue prime esperienze

La lettera di don Giuseppe Ghirelli

Carissimi fidei donumfriends rientrato in Ir-landa ho ripreso il mio

studio di Inglese. Adesso mirendo conto che i tre mesi ini-ziali, pur molto faticosi, sonostati veramente preziosi. Co-me spesso accade quando siva in montagna la “prima ap-pettata” è sempre quella piùdura, poi si fa il fiato, si conti-nua a salire e tutto sembrapiù facile. Sembra. Perché la salita c’èsempre ed è necessario nondimenticare la META da rag-giungere. Il mio camminocontinua, guardo avanti, epensando alla partenza perl’Etiopia affronto più serena-mente questo secondo trime-stre di Inglese. Comincio a ca-pire quando mi parlano in in-glese e sono anche in gradodi rispondere, anche se conpiccole frasi. Celebro la Messa in Inglese eriesco a fare anche delle pic-cole omelie (10-15 righe),sempre in inglese. Però perpreparare la predica mi ci vo-gliono quasi due ore, debboconsiderare bene il messaggioche voglio trasmettere, pen-sando alle persone che ho da-vanti. La sera prima dellaMessa rivedo la mia omeliacon un missionario inglese espesso mi dice di cambiare lafrase, il modo di dire, perchéalcune espressioni per me si-gnificative, qui non sarebberocapite. La difficoltà grossa ri-mane sempre la pronuncia,sempre diversa in tante paro-le anche quando ci sono lette-re simili. Per esempio: la parola chetorna spesso Dio, si scriveGod, simile a good (buono),ma con una pronuncia com-pletamente diversa. God sipronuncia con una o semi-aperta, simile ad una a, good,invece, con una o semi chiusasimile ad una u. Facile a scri-verlo ma difficile da pronun-

ciare. Potete provare ma nonè per niente semplice. Gli in-glesi usano molto l’espressio-ne: “Oh, my God!”; io sto cer-cando di insegnargli a dire:”mamma mia”. Che avventura ragazzi !Sono stati mesi preziosi percapire meglio cosa mi aspetta.Anche in Etiopia dovrò ripar-tire da zero e pian piano en-trare dentro un nuovo mon-do. Ho trascorso i giorni diNatale in Italia, ho rivisto lamia famiglia, la mie vecchieparrocchia, ho incontrato ilVescovo e anche alcuni con-fratelli sacerdoti. Ho potutocelebrare Messa a S. Giovanni,

la mia parrocchia d’origine, aS. Filippo, a Carpineto Roma-no e in Cattedrale. Ho capitoancora meglio l’importanza ditutto quello che ho ricevutonegli anni di formazione e diservizio in diocesi. Veramenteil Signore mi ha guidato. Tut-to quello che ho ritrovato inquesti giorni di vacanze nata-lizie, rimane fondamentaleper il mio futuro. Sarà proprioquesto il bagaglio che por-terò con me: la mia Chiesa, lafamiglia, gli amici… tutto etutti. Sì, vado in missione co-me fidei donum, ma vi sentovicini. Andrò a servire unaporzione di chiesa, in una

E i giorni trascorsi in Italia

IILL MMOONNDDOO CCAAPPOOVVOOLLTTOO

nuova parrocchia, ma questavolta in terra d’Africa. È belloaprirsi alla missione metten-dosi in gioco e offrendo lapropria vita per la primaevangelizzazione in una zonadove il vangelo non è statomai annunziato. Il giorno del-l’Epifania ho pensato proprioa questo. Gesù è nato per tut-ti, i Magi rappresentano tuttele genti, ma quante personeancora non lo conoscono? Lanostra piccola Chiesa di Ana-gni-Alatri, si mette in gioco,offrendo un suo figlio perl’annuncio del Vangelo. Continuate a pregare per mee a sostenermi con la vostraamicizia.Forza e… avanti, buon cam-mino missionario a tutti.Maynoot, 12 gennaio 2014

Fr. Giuseppe Ghirelli diocesanpriest fidei donum missionaryc/o Divine Word School of En-glish Moyglare Road – Maynooth -Co. Kildare - Ireland

x 4 aprile 2014 17-03-2014 13:12 Pagina 12

Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 24 Marzo 2014 - www.diocesianagnialatri.it

mo saggio, giusto, fedele,amorevole e misericordioso.Eddard è il protagonista chenella mente dei lettori arri-verà alla fine della storia etrionferà sui nemici. Ma Ed-dard è il protagonista chemuore alla fine del primo li-bro. E dire che è stato unoshock per tutti i lettori è dav-vero riduttivo. Quando la suatesta viene infilata su unapicca ed esposta sulle muradella città capisci che quell’e-vento darà il via a tutta unaserie di eventi le cui conse-guenze si ripercuoteranno supersonaggi di cui ancora nonconosci neanche l’esistenza.E più vai avanti con la storiapiù ti rendi conto che davve-

Io sono un grande fan de LeCronache del ghiaccio e delfuoco, la saga di George

R.R. Martin, ambientata inun mondo fantastico che ri-corda l’Europa medievale eda cui hanno tratto una serietelevisiva di grande successo.La filosofia di Martin è che inun mondo difficile e orribilecome quello da lui immagi-nato tutti i personaggi sonoa rischio, e nessuno dei per-sonaggi, neppure i protago-nisti, sono indispensabili. Al-l’inizio della storia assistiamoalla morte misteriosa di reRobert Baratheon e il suo mi-gliore amico e fedele “primocavaliere” Eddard Stark vienechiamato a facilitare la suc-cessione del principe JoffreyBaratheon. Eddard è il prota-gonista della storia, quelloche deve far luce su tutti i mi-steri e che deve districarsi tratutti gli intrighi di potere. Ed-dard è il protagonista che in-carna tutte le qualità dell’uo-

ro “nessun personaggio è in-dispensabile”. Dopo episodicome le “Acque Nere” e le“Nozze Rosse”, in cui le cosenon vanno esattamente co-me ci si aspetta, noi poverilettori non sappiamo ormaipiù che aspettarci. Personal-mente speravo che tra tutti,lo zio George avrebbe rispar-miato almeno due dei prota-gonisti, perché, secondo me,incarnano il ghiaccio e il fuo-co del titolo, ma arrivato allafine del quinto libro (il 12°nell’edizione italiana) ne la-sciamo uno accoltellato a tra-dimento e senza sapere se siamorto oppure no, mentrel’altro è disperso nel deserto.Senza parole. Ma il mondo

ANNO XV N. 4APRILE 2014

FFOOTTOO NNOOTTIIZZIIAA

PPRRIIMMOO PPIIAANNOO

deve continuare a girare e lastoria deve andare avanti.Anche per i suoi discepoli lamorte di Gesù è stata trau-matica. Anche per loro è sta-to uno shock. In quel mo-mento la croce sembrava lafine della storia e le speranzesi erano infrante. Ma la lucedella resurrezione ha fattoconoscere un mondo nuovo,ha fatto iniziare una nuovastoria, di cui noi siamo anco-ra i protagonisti. Una storiadi cui non possiamo neancheimmaginare le svolte e le sor-prese. Davvero Gesù è statoindispensabile. Buona Pa-squa.

Raffaele TARICE

aa ll ll ’ii nn tt ee rr nnoo.. .. ..

gdhjfàòjkfghùPag. 3

Speciale gdhjfàòjkfghù

Pagg. 6-7

gdhjfàòjkfghùgdhjfàòjkfghùgdhjfàòjkfghù

Pag. 8

LA STORIA DEVE ANDARE AVANTI

x 4 aprile 2014 17-03-2014 13:12 Pagina 1

110000 NNOOTTIIZZIIEE 110000 NNOOTTIIZZIIEE Aprile 20142222

IILL MMOONNDDOO CCAAPPOOVVOOLLTTOO

LL’AAGGEENNDDAA AAPPRRIILLEE

Domenica 6 aprileAnagni, PontificioCollegio Leoniano,

ore 9.00GIORNATA DIFRATERNITA’ E

RIFLESSIONE PER IFIDANZATI

Sabato 12 aprileCarpineto Romano

GIORNATA LOCALEDELLA GIOVENTÙ

Festa-Veglia dei Giovanie Giovanissimi

Domenica 13 aprileCattedrale, ore 11.30PONTIFICALE DELLE

PALME

Mercoledì 16 aprileAnagni, Cattedrale,

ore 18.00S. MESSA CRISMALEPresieduta dal Vescovo

Sabato 19 aprileAnagni, Cattedrale,

ore 23.00VEGLIA PASQUALE

Domenica 20 aprileAnagni, Cattedrale,

ore 11.30PONTIFICALE DI

PASQUA

Mercoledì 23 aprileAlatri, Concattedrale,

ore 10.00PONTIFICALE DI S. SISTO

Presieduto dal Vescovo

x 4 aprile 2014 17-03-2014 13:12 Pagina 2

LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOOAnno XVNumero 4 3333

dal Battesimo e dall’Eucaristia,era capace perfino di trasfigu-rare le cose trasformandole dapareti di divisione in strumentidi comunione. La morte era at-taccata e combattuta a tutti ilivelli. Così i primi cristiani face-vano Pasqua ed erano “figlidella Risurrezione”. La Chiesache sogna Papa Francesco è lastessa. E’ una comunità percor-sa dalla gioia pasquale e chedeve annunciare la gioia delVangelo. La buona notizia de-ve essere comunicata da tutti icristiani a tutti gli uomini, inuna missionarietà totale e con-tinua, con l’annuncio stretta-mente detto e con l’annuncio“informale” che compete atutti nella vita di ogni giorno.Nell’approccio personale “di-re” il Vangelo è necessario. Ma“fare” il Vangelo è ancora piùimportante. Quali sono, allora,alcuni dei tratti più significatividel volto della Chiesa “in usci-ta”, della Chiesa che si fa por-tare dall’onda della Pasqua e simette a servizio gioioso e umi-le della forza trasformante delVangelo?

La Chiesa “in uscita” verso leperiferie esistenziali è, primadi tutto, in stato di continuaconversione pastorale e missio-naria. Perché non si possonolasciare le cose come stanno innome del principio “si è fattosempre così”. A tale riguardoPapa Francesco afferma: “So-gno una scelta missionaria ca-pace di trasformare ogni cosa,perchè le consuetudini, gli stili,gli orari, il linguaggio e ognistruttura ecclesiale diventino

La Chiesa che sogna PapaBergoglio è una Chiesamissionaria. Da pochi gior-

ni abbiamo tra le mani l’Esor-tazione apostolica “Evangeliigaudium” con cui Papa Fran-cesco ci invita ad una ripresa ead un impulso della missioneevangelizzatrice particolar-mente contrassegnata dallagioia dell’incontro con GesùRisorto. La Chiesa è chiamataad annunciare la gioia del Van-gelo corrispondendo alla suanatura missionaria. QuestaChiesa “in uscita” è la Chiesache proviene dalla Pasqua e vi-ve la Pasqua sulle strade delmondo. Il cuore della nostra“conversione pastorale e mis-sionaria, che non può lasciarele cose come stanno”, (EG, 25)è l’incontro personale con l’a-more di Gesù che ci salva, l’e-sperienza dell’azione del Risor-to e del Suo Spirito. “Cristo ri-sorto e glorioso è la sorgenteprofonda della nostra speran-za … La sua risurrezione non èuna cosa del passato; contieneuna forza di vita che ha pene-trato il mondo. Dove sembrache tutto sia morto, da ogniparte tornano ad apparire igermogli della risurrezione. E’una forza senza uguali” (EG,245-276). La Risurrezione diColui che era morto in croce si-gnificò anche la risurrezioneper gli amici di Gesù e per laloro speranza. Gli incontri conil Risorto li fecero persuasi cheil passato di tradimento, di vi-gliaccheria, di fuga non potes-se costituire un alibi per la se-quela. Come amici e commen-sali di Gesù vivo, con la lucedella Parola e la forza del Panee del Perdono ritrovarono ilcoraggio di vivere scoprendonella Risurrezione un progettoper sconfiggere la morte, cheGesù aveva iniziato e che loroavrebbero dovuto continuarea realizzare consegnandolo adaltri. Il dono dello Spirito e loslancio della Pentecoste feceroprendere corpo e vita alla co-munità pasquale che viene de-scritta all’inizio del libro degliAtti degli Apostoli. Per la co-munità, nata dalla Pasqua estrutturata dalla Pasqua, la co-munione all’interno e la mis-sione di lottare contro la mor-te, in tutti i suoi aspetti e lesue accezioni, fu tutt’uno. Laluce della Parola e la forza del-la Pasqua, donata soprattutto

un canale adeguato per l’e-vangelizzazione del mondo at-tuale” (EG, 27).

La Chiesa, che annuncia lagioia della Pasqua, è una Chie-sa “con le porte aperte”, unaMadre dal cuore aperto che sa“rallentare il passo, mettere daparte l’ansietà per guardarenegli occhi ed ascoltare, o ri-nunciare alle urgenze per ac-compagnare chi è rimasto aibordi della strada” (EG, 46).Un segno chiaro “di questaapertura è avere dappertuttochiese con le porte aperte”(EG, 47).

Ancora la Chiesa del Risorto èuna Chiesa che prende l’inizia-tiva, accoglie, si fa vicina allagente, l’accompagna e cura lesue fragilità. E’ una Chiesa chesa mettersi a disposizione dellamisericordia di Cristo e sa dareconcretezza e spessore al suosguardo d’amore verso l’essereumano: “(Gesù) vide una gran-de folla ed ebbe compassionedi loro perché erano come pe-core che non hanno pastore…” (Mc 6,34).

La Chiesa che serve la gioia delVangelo è una Chiesa che sipreoccupa per lo sviluppo inte-grale di tutti, ma soprattuttodei più abbandonati dalla so-cietà (cfr EG, 186). Sa ascoltareil loro grido, offre loro atten-zione e vicinanza completa,anche e soprattutto da unpunto di vista spirituale. Inogni comunità cristiana i pove-ri devono sentirsi “a casa loro”(199).

La Chiesa che sogna PapaFrancesco dialoga con tutti, hapazienza e sa iniziare processiper lavorare “a tempi lunghi”.Questo le permette di evitarel’ansietà, di attraversare situa-zioni difficili, di andare oltre iblocchi e i fallimenti (cfr EG125).

La comunità ecclesiale, permantenere alto il suo fervoremissionario, cura e motiva con-tinuamente i suoi Animatorifacendo si che preghino e la-vorino; offre loro il polmonedella preghiera e uno spaziointeriore che li possa aiutare asuperare momenti di stanchez-za e difficoltà; alimenta in loroil gusto spirituale di rimanerevicini alla gente, di essere nelcuore del popolo di Dio, dicondividere la vita con tuttinon rimanendo “a prudentedistanza dalle piaghe del Si-gnore” (EG, 270).

La Chiesa convertita completa-mente alla missione si rinnovanell’incontro continuo con ilRisorto e sperimenta la forzamisteriosa del suo Spirito. “LoSpirito Santo opera come vuo-le, quando vuole e dove vuole;noi ci spendiamo con dedizio-ne ma senza pretendere dive-dere risultati appariscenti. Sap-piamo soltanto che il dono dinoi stessi è necessario. Imparia-mo a riposare nella tenerezzadelle braccia del Padre in mez-zo alla nostra dedizione creati-va e generosa” (EG, 279).

La Chiesa che annuncia la gioiadella Pasqua trova in MariaSantissima la Madre e la Stelladell’evangelizzazione. Da leiapprende continuamente laforza rivoluzionaria della tene-rezza e dell’affetto. In lei vedel’umiltà e la tenerezza risplen-dere come virtù dei forti. Conlei avanza fiduciosa verso laPromessa, che è l’ultima paro-la di Dio nell’Apocalisse e nellaBibbia, una parola che la riem-pie di immensa fiducia e di fer-missima speranza: “Ecco, iofaccio nuove tutte le cose”(Ap, 21,5) (EG, 288).

Pasqua 2014+ Lorenzo Loppa

UUnnaa CChhiieessaa ddaall vvoollttoo

mmiissssiioonnaarriiooLa Chiesa nell’Evangelii Gaudium”(= EG)

x 4 aprile 2014 17-03-2014 13:12 Pagina 3

CCoonnddiivviissiioonnee,,oossppiittaalliittàà,, ssppiirriittoo

ddii ffaammiigglliiaa

L’Incontro: sabato 8 febbraio presso Nuovi Orizzonti a Piglio

di Gianni RONTANI

Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali (C.D.A.L.)

Sabato 8 febbraio i de-legati della ConsultaDiocesana sono stati

convocati al secondo in-contro di questo anno pa-storale 2013/2014, conl’invito di allargare la par-tecipazione ad amici e/oparenti impegnati nellevarie aggregazioni.Data la necessità di favori-re sempre le reciprocheconoscenze e nell’intentodi dare un tono “familia-re” a questo tipo di incon-tro, si è pensato di tenerlopresso il Centro dell’Asso-ciazione “Nuovi Orizzon-ti” di Piglio (che già ci ave-va ospitato due anni fa)mettendo anche in pro-gramma di pranzare insie-me, per cui è stato fissatodi ritrovarci alle ore 12,30presso la sede dell’Associa-zione.Il programma si è poi svol-to così:ore 13,00 – pranzo insie-me, “serviti”, con estremae piacevole disinvoltura esimpatia, dai ragazzi ospi-ti dell’associazione. Un’oradopo ci si è ritrovati nellasala proiezioni dove la re-sponsabile del centro, Da-niela Martucci, ha presen-tato un’interessante docu-mentario nel quale la fon-datrice dell’Associazione,Chiara Amirante, traccia la“storia” sua personale equella del “grande” movi-

mento che via via ne è na-to. A seguire la stessa Da-niela e un ragazzo ospitedell’associazione hannodato due loro forti “espe-rienze”. Subito dopo (erano circale 15,00) ci siamo trasferitinella sala “grande” utiliz-zata prima per il pranzo etrasformata rapidamentein luogo di incontro con lasistemazione delle sedie“a cerchio” in modo dapoterci vedere bene tuttil’un l’altro. Eravamo quasiuna quarantina (abbastan-za più del solito). Dopo unampio giro di presentazio-ni dove ciascuno, oltre aqualche considerazione,ha anche specificato l’as-sociazione di appartenen-za, don Bruno Durante, ilnostro “assistente”, ha in-trodotto una importante

VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,, Marzo

20134444

riflessione sulla LetteraPastorale del nostro vesco-vo Loppa “La passione peril Vangelo” che nell’otto-bre scorso è stata distri-buita in tutte le parroc-chie della diocesi.In particolare, don Bruno,si è soffermato sulla seriedi domande, a pag. 5, cheil nostro vescovo pone atutti noi, domande che cichiamano direttamente incausa come “cristiani”.Don Bruno ha posto poil’attenzione anche sul bra-no conclusivo della “lette-ra” con la domanda speci-fica, a pag. 14, “Chi èadulto nella fede?”. Que-ste riflessioni hanno subi-to dato seguito ad una se-rie interessante di inter-venti che hanno contribui-to a dare corpo costruttivoalle ragioni del nostro in-

contrarci e al “servizio”svolto nell’ambito delladiocesi.Al termine dell’incontro,nella stessa sala, abbiamopartecipato alla SantaMessa Festiva, presiedutada don Bruno e concele-brata da don Luigi (un sa-cerdote assistente dellacomunità). Alla celebra-zione erano presenti an-che i ragazzi, ospiti del-l’associazione Nuovi Oriz-zonti (circa una ventina).Loro stessi hanno animatola messa con musica e can-ti dal “tono” giovanile.Finita la messa, al momen-to di lasciarci, eravamo ve-ramente tutti molto con-tenti d’aver trascorso unacosì bella mezza giornatainsieme, caratterizzata daun particolare “spirito difamiglia”. Abbiamo rin-graziato di vero cuore i re-sponsabili dell’associazio-ne Nuovi Orizzonti per lagraditissima ospitalità ri-cevuta e ci siamo salutaticon l’intento di rinnovaremomenti di questo tipo.Sono occasioni che contri-buiscono a ridare slancioall’impegno che siamosempre chiamati a svolge-re nell’ambito delle nostrerealtà associative.

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VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,,Anno XV

Numero 3 5555

CCoorrssoo ddii AArrtteeFFlloorreeaallee ppeerr llaa

LLiittuurrggiiaa

Fiuggi - Parrocchia Santa Teresa del Bambin Gesù

di Chiara CAMPOLI

Molti i partecipanti provenienti dalle varie Parrocchie della Diocesi

Si è tenuto nei giorni 14e 15 Marzo il Corso diArte Floreale per la Li-

turgia di primo livello pres-so la Parrocchia Santa Tere-sa del Bambin Gesù a Fiuggiorganizzato dall’Ufficio Li-turgico Diocesano. A guida-re il corso è stata Suor Ma-ria Cristina Cruciani delle PieDiscepole del Divin Mae-stro.Il tema è quello della Setti-mana Santa, nella quale laChiesa celebra i misteri dellasalvezza portati a compi-mento da Cristo, settimanaricca di celebrazioni che cul-minano la notte di Pasquanella solenne Veglia Pa-squale. Molti i partecipantiprovenienti dalle varie Par-rocchie della Diocesi, benaccolti nella sala Parrocchia-le, curata e accogliente, gra-zie al lavoro dell’Ufficio Li-turgico e in particolare aCatia Ciafrei che ci ha gui-dato e assistito durante iltutto il corso. Certamenteconoscere e confrontarsicon altre persone che svol-gono il nostro stesso servi-zio è stato importante e co-struttivo per la nostra cresci-ta personale. Importante laformazione liturgica ricevu-ta, a partire dall’anno litur-gico, gli spazi liturgici, iltempo della Quaresima, laPasqua e l’importanza diquesto tempo, e la necessitàdi una buona cura dell’artefloreale a servizio dellaChiesa; questi sono stati i te-mi che ci hanno guidato in

questi due giorni.Le catechesi liturgiche sonostate accompagnate dallarealizzazione di composizio-ni floreali che possono esse-re utilizzate nelle celebra-zioni liturgiche della Setti-mana Santa. Composizioniche sono ricche di significa-to e che sicuramente aiuta-no la preghiera; come piùvolte ci ha ribadito Suor Cri-stina le composizioni devo-no essere finalizzate all’aiu-to nella preghiera e a foca-lizzarci su Cristo. Esse se bencostruite e studiate possonoaiutare ad esprimere il si-

gnificato liturgico di unadeterminata domenica, pos-sono essere delle vere cate-chesi simboliche.L’esperienza di laboratorioè stata indispensabile perconoscere meglio ciò cheabbiamo appreso, e com-prendere come la semplicitàsia indispensabile e necessa-ria per fare cose belle, per-

ché non è necessario faregrandi cose, ma piccole cosecon grande significato.La liturgia è caratterizzatada un linguaggio che si ser-ve di segni, l’arte floreale seben curata viene messa aservizio del culto. “La litur-gia è azione comunitariache permette di lodare eringraziare Dio in Cristo Ri-sorto, nella gioia, nella gra-tuità e nella bellezza. Inquesta grande azione sisnoda una settimana dopol’altra, i fiori hanno il loroposto, al servizio della Paro-la che Dio ci offre. Sono un

dono di Dio, e con la lorosemplice presenza esprimo-no la bellezza e la gratuità,la grazia del suo amore pernoi.” (D. J. Rolland, Fiori eParola).I fiori non servono solo perabbellire, con la loro pre-senza ci parlano di Dio, sedisposti correttamente essiaiutano il fedele nella lode

e preghiera al Signore. Ciparlano di Dio, e possonoesprimere la Presenza diDio, sono dono di Dio.Quello del fiorista è un ser-vizio che viene messo a di-sposizione delle nostre co-munità e la formazione èimportante e necessaria percomprendere quanto siaimportante conoscere nelmiglior modo possibile ilservizio che svolgiamo e lemotivazioni che ci spingonoa farlo con amore e dedizio-ne. Come ce lo hanno ricor-dato il nostro Vescovo Lo-renzo Loppa e il Direttore

dell’Ufficio Liturgico LuciaGiovanna Martini.Un’esperienza bella che ciha lasciato una rinnovatavoglia di svolgere il nostroservizio al meglio nelle no-stre Parrocchie e con la con-sapevolezza che se fattocon amore diventa preghie-ra a Signore.

x 4 aprile 2014 17-03-2014 13:12 Pagina 5

SSSSppppeeee cccc iiiiaaaa llll eeee CCCCaaaatttt eeee cccchhhheeee ssss iiii

L’identità del catechista e la sua formazione è statoil tema centrale del Convegno organizzato dal-l’Ufficio Catechistico Diocesano. Due giorni inten-

sissimi, il 15 e 16 marzo scorso, tra preghiera, lavori digruppo e incontri con esperti. Il primo contributo è sta-to dato dal prof. Ubaldo Montisci e che ha portato lasua esperienza come docente dell’Università PontificiaSalesiana, e che ha spiegato proprio come l’identità delcatechista dipenda dall’immagine di Chiesa e dall’ideadi catechesi che si adottano come modello di riferimen-to. È evidente che dobbiamo essere comunità in statopermanente di conversione missionaria, come tantevolte ci ha invitato ad essere anche Papa Francesco. Vi-viamo in un’epoca in cui il cambiamento culturale esciale è “un inedito assoluto”, e il sogno di del pontefi-ce è una Chiesa-Popolo di Dio (EG 112-113) in “statopermanente di missione” (EG 15, 25, 27). Queste comu-nità devono perciò essere “ermeneutiche”, cioè unachiesa che sa di non aver colto una volta per tutte ilcontenuto del vangelo e che quindi lo ri-esprime, lo ri-comprende, se ne fa plasmare.Il prof. Montisci ha precisato poi quali sano le nuoveacquisizioni e sensibilità nella catechesi. Infatti in questianni si sono affermate prospettive teoriche e sensibilitàche hanno portato a pensare la catechesi in modo dif-ferente. La catechesi in primo luogo è un atto relazio-nale e comunicativo, un atto in cui deve essere valoriz-zata la portata del contributo umano al dialogo salvifi-co con Dio. Questo è possibile solo se si pone la giustaattenzione ai processi di educazione cristiana sugli am-biti di vita delle persone e recuperando dell’armonicaespressione di tutti i linguaggi della fede, e che com-

prende anche un più stretto rapporto con le altre fun-zioni ecclesiali (liturgia, diaconia, koinonia).Passando a illustrare lo stretto rapporto tra catechisti ecomunità, si precisa che il catechista va sempre pensatocome inserito in modo vitale e responsabile nella comu-nità cristiana. Essa infatti è titolare e responsabile dellacatechesi. Il fatto è che il catechista non sceglie di di-ventare tale ma risponde a una vocazione, e natural-mente il momento del discernimento diventa indispen-sabile e delicato, visto che elementi specifici della voca-zione catechistica vanno considerati con consapevoledecisione per Gesù Cristo, da consolidare in un cammi-no di fede permanente. Non può mancare una appar-tenenza responsabile alla Chiesa, in spirito di comunio-ne e nella complementarietà con gli altri ministeri. Èfondamentale per ogni catechista avere la capacità difavorire la progressiva integrazione tra la fede e la vitadei ragazzi. Deve essere capace di essere un “mediato-re” così come molti studi definiscono il ruolo del cate-chista, un “accompagnatore” e un “compagno di viag-gio”, e come lo definisce Papa Francesco “colui che cu-stodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce inse stesso e la sa risvegliare negli altri”.Il prof. Montisci prova a elaborare quindi una formula-zione sintetica: «il catechista è un credente/cercatore-

Il percorso formativo per catechisti e animatori

Educatori nella fede, capolavoridella speranza

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di-Dio che si scopre dentro il progetto di Dio e si rendedisponibile a seguirlo; vive la risposta alla chiamatadentro una comunità, con la quale è unito in modo vi-tale, che lo convoca e lo invia ad annunciare l’amore diDio; svolge il compito specifico di promuovere itinerariorganici e progressivi per favorire la maturazione glo-bale della fede in un determinato gruppo di interlocu-tori; possedendo una certa competenza pastorale, ela-bora, verifica e confronta costantemente nel gruppo lasua azione educativa; si pone in ascolto degli stimoli edelle provocazioni che provengono dall’ambiente cul-turale in cui si trova inserito».Pensando poi alle dimensioni specifiche della formazio-ne dei catechisti si ricorda come il DGC (238-245) ne in-dichi tre: essere, sapere e saper fare. Esse riguardano ri-spettivamente la maturazione umano-cristiana del ca-techista e le sue competenze a livello di conoscenze edi abilità metodologica nella trasmissione della fede. IlDGC (238) considera la dimensione dell’essere la piùprofonda. Il catechista dovrebbe essere un cristiano“adulto nella fede”, capace di fare sintesi tra la vita ela fede. Per questo ogni catechista dovrebbe essere aiu-tato a elaborare e sviluppare un progetto personale divita cristiana che dia coerenza e unità a ciò che crede, aciò che vive e a ciò che insegna. Una identità cristiana,

però, certamente chiara ma dialogica, che non si pro-ponga in modo integralista ed escludente, sostenuta dauna spiritualità laicale che riconosca nel quotidiano illuogo privilegiato di esercizio, senza comunque privarsidel sostegno di esperienze forti, cadenzate dai ritmidell’anno liturgico.La formazione deve contribuire a rendere viva nel cate-chista la coscienza missionaria. Egli potrà così maturarela propria identità e funzione di evangelizzazione, apartire dal progetto concreto della propria parrocchia,nella quale agisce con gioioso e responsabile senso diappartenenza, per aprirsi progressivamente a orizzontisempre più vasti. Papa Francesco, recentemente, ha ri-chiamato ancora alcune delle caratteristiche che do-vrebbero contraddistinguere il catechista autentico: èun testimone, che trova in Gesù Cristo la sorgente e ilsostegno per il suo lavoro. Occorre avere “familiaritàcon Lui, imitarlo nell’uscire da sé e andare incontro al-l’altro”, fino alle più lontane periferie. Il catechista, inultima analisi, deve maturare una fedeltà creativa.Concludendo il suo intervento, il prof. Montisci ha evi-denziato che «il servizio fondamentale dei catechisti èreso più impegnativo da alcune situazioni inedite nelnostro contesto occidentale e dalle accresciute aspetta-tive in ambito ecclesiale. A loro spetta il compito di di-ventare seminatori di speranza nel terreno del mondo.“Seminatori”, perché il nostro è di nuovo un tempo cherichiede la fatica del primo annuncio; “di speranza”,perché l’annuncio del Crocifisso Risorto, è sorgente disperanza per l’umanità. E va anche proposto “con spe-ranza” perché il catechista non è che un compagno distrada, a sua volta in ricerca (illuminata dalla fede), ca-pace di sorprendersi e gioire per ciò che si va realizzan-do, con la percezione del proprio ruolo perché un nuo-vo credente o chi ricomincia un cammino nella fedesarà sempre una sorpresa e non l’oggetto di una con-quista o il prodotto del suoi sforzi».L’intervento di domenica è stato invece affidato alleparole di don Stefano Mazzoli, Direttore dell’UfficioCatechistico di Terni, e che ha illustrato come elaborarepercorsi di Iniziazione Cristiana per fanciulli, preadole-scenti e adolescenti orientati all’esperienza di vita cri-stiana: «In questo ultimo intervento che conclude ilprezioso tempo che abbiamo dedicato alla riflessione eal lavoro sulla formazione di coloro che sono chiamatidalla comunità ecclesiale ad accompagnare i più piccoliad una sempre più significativa esperienza di fede, cisoffermiamo ad approfondire gli elementi che la defi-nizione di percorsi che non possono essere lasciati al-l’improvvisazione, ma che necessitano di essere pensati,messi in atto e proposti entro un quadro di riferimentoche tenga conto degli elementi contenutistici, pedago-gici e metodologici dei quali non è possibile prescinde-re se si vuole favorire realmente una proficua integra-zione tra fede e vita».

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FFrraatteerrnniittààvviiaa ddeellllaa ppaaccee

L’Azione Cattolica ad Alatri

di Caterina CASTAGNACCI

La marcia si è conclusa nella chiesa di S. Paolo

Fraternità… questa èstato il tema princi-pale della Marcia

della Pace, organizzatal’8 febbraio dall’AzioneCattolica in occasionedella chiusura del mesedella Pace. La marcia haattraversato le strade diAlatri, arricchita dallagioia e dall’entusiasmodi giovani, adulti e ra-gazzi sai dell’associazio-ne che non. La marcia,oltre ad avere una di-mensione pubblica, èstata un’occasione for-mativa rilevante per ipartecipanti che hannoavuto modo di testimo-niare che la pace e la fra-ternità sono possibili. La marcia si è realizzataun percorso di 4 tappecorrispondenti ai diversitemi ripresi dal Messag-gio della Pace 2014 diPapa Francesco: la fami-glia, la solidarietà, l’acco-glienza, il gioco. La prima tappa dal titolo“Famiglia sorgente difraternità” è stata arric-chita dalla testimonianzadi Domenico Pascaretta,responsabile della Comu-nità Giovanni XVIII che ciaiutato a riflettere sulfatto che la fraternitàinizia in famiglia.Nel secondo stand “Mio

fratello che guarda ilmondo”, abbiamo vistoe toccato con mano co-me due associazioni delnostro territorio, DAMAAFRICA e ASANTE AFRI-CA, concretizzano la fra-ternità tramite la solida-rietà nei confronti deipaesi in via di sviluppo,in particolare ci hannopresentato i loro proget-ti di sviluppo in AfricaNel terzo stand i parteci-panti alla marcia hannoavuto modo di intervista-re il Pope Ortodosso pa-

dre Florentini che ci haraccontato come noi, ilnostro paese, la nostraterra, la nostra diocesi siè mostrata sempre fra-terna con lui e con il suopopolo rumeno.Nel quarto e ultimostand “Fammi giocaresolo per gioco” l’associa-zione LIBERTA’ DI VIVEREha presentato un proget-to di solidarietà tra ora-tori. La marcia si è conclusanella chiesa di S. PaoloApostolo con le parole

del nostro vescovo Lo-renzo Loppa e a seguire,tutti insieme, abbiamofatto “volare” la Pacelanciando i pallonciniche componevano la pa-rola PACE e che eranostati nostri compagni pertutta la marcia! Una pace scoperta e vis-suta tramite l’esperienzadi fraternità, una testi-monianza che non puòessere contenuta ed ri-servata alla sola marcia,ma che va condivisa emoltiplicata.

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Anno XVNumero 4 9999VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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di Giorgio Alessandro PACETTI

Martedì 8 Aprile 2014l’Amministrazione Comu-nale di Piglio, il Consiglie-re alla Cultura, il Parroco,il Rettore del Convento diSan Lorenzo, il Dirigentedell’Istituto Comprensivo«Ottaviano Bottini», la Se-zione Reduci e Combat-tenti, il Presidente dellaPro Loco, il Presidente delCentro Anziani hanno or-ganizzato «la giornatadella memoria» in ricordonon solo del 70° anniver-sario del bombardamentodella città di Piglio, maper rendere anche omag-gio a monsignor AttilioAdinolfi, di Albano Lazia-le, vescovo della Diocesi diAnagni dal 1931 al 1945,che si offrì vittima per evi-tare la fucilazione, dallarepressione dell’invasore,a 28 persone di cui tre cit-tadini di Anagni e venti-cinque ostaggi di Piglio,tutti indenni per il suoeroico e coraggioso inter-vento. Una targa marmo-rea situata nel liceo «Boni-facio VIII» di Anagni ricor-da il gesto di monsignorAdinolfi definendolo, nel-lo scritto, come «il vescovodella guerra». I guai per ilpopolo pigliese iniziarono70 anni fa allorquando il18 Marzo del 1944 fu col-pito a morte un soldatotedesco in località «Pom-piano». La tanto sospirata

grazia da parte del mare-sciallo Kesserling arrivòpochi istanti prima che ilplotone di esecuzione siavviasse con dieci ostaggie raggiungesse il luogodella esecuzione capitalegrazie all’interessamentodel compianto mons. Atti-lio Adinolfi vescovo diAnagni e del padre gesui-ta Hiemer, professore alPontificio Collegio Leonia-no di Anagni e di don Fi-lippo Passa che si adope-rarono, presso quelle au-torità negli alti comanditedeschi di Roma, a chie-

dere salvezza e strapparealla morte venticinquegiovani innocenti. Il nu-mero delle vittime fu ri-dotto poi a cinque, fucilatiil 6 Aprile 1944 in localitàMole di Paliano quasi tuttimembri della stessa fami-glia. I pigliesi continuaro-no a vivere nell’incubo,nell’agitazione, nella pau-ra dei bombardamenti e sirifugiarono nelle cantine.Intanto oscure nubi di im-minenti calamità si ad-densavano ancora su Pi-glio che, secondo i tede-

schi, doveva essere raso alsuolo. Tutto incominciò lavigilia di San Giuseppe di70 anni fa ed ora una lapi-de è stata posta in ricordodell’eccidio del 6 Aprile1944 in località Mole diPaliano. I crateri prodottidalle bombe invece sonoancora lì a testimoniare lastorica data 8 Aprile 1944.Un residuato bellico, sito adue passi dal convento diSan Lorenzo, ricorda aiposteri quella del 12 Mag-gio 1944. Una pagina distoria da non dimenticare.

PIGLIO: nel 70° anniversario del bombardamentosulla città di Piglio

Unite in nome di Mons. Attilio Adinolfi

QQuuaattttrroo CCiittttàà ee ttrree DDiioocceessii

I crateri prodotti dalle bombe sono ancora lì a testimoniare la storica data dell’8 Aprile 1944. La mattina di quel Sabato Santo 8Aprile 1944 il sole si oscurò: era la vigilia di Pasqua. Nella deflagrazione che interruppe i sacri riti, perirono molte persone nellaCollegiata Santa Maria Assunta ed anche il numero dei feriti fu considerevole. Una lapide posta nella navata sinistra del Tempioricorda l’episodio ai posteri. Il bombardamento di matrice tedesca provocò un forte esodo della popolazione verso paesi mon-tani limitrofi ritenuti più sicuri come Vallepietra. Il Parroco di allora Mons. Pio Appetecchia all’epoca volle ringraziare il Signoreper lo scampato pericolo con una solenne Messa. I guai per il popolo pigliese iniziarono il 18 Marzo del ‘44 quando fu colpito amorte un soldato tedesco in località “Pompiano”. La tanto sospirata grazia da parte del maresciallo Kesserling arrivò pochiistanti prima che il plotone di esecuzione si avviasse con dieci ostaggi e raggiungesse il luogo della esecuzione capitale grazieall’interessamento del compianto Mons Attilio Adinolfi, vescovo di Anagni, che salvò 28 persone dalla fucilazione di cui tre diAnagni e venticinque ostaggi di Piglio tutti indenni per il suo eroico intervento, (“una targa marmorea situata nel liceo “Boni-facio VIII” di Anagni ricorda le gesta di Mons. Adidolfi, nativo di Albano Laziale, Vescovo di Anagni dal 1931 al 1945, che si offrìvittima per evitare la fucilazione dalla repressione dell’invasore”), del padre gesuita Hiemer, professore al Pontificio CollegioLeoniano di Anagni e di don Filippo Passa che si adoperarono presso quelle autorità negli alti comandi tedeschi di Roma a chie-dere salvezza e strappare alla morte giovani innocenti. Il numero delle vittime fu ridotto a cinque, fucilati il 6 Aprile ‘44 in loca-lità Mole di Paliano quasi tutti membri della stessa famiglia Dell’Omo. I loro nominativi: Pietro, Romolo, Alfredo, AlessandoDell’Omo e Antonio Colavecchi. Successivamente, l’8 Aprile alle ore 10 in punto a seguito dell’incursione aerea, perdevano la vi-ta: Angela Atturo, Maria De Santis, Adele Felli, Clorinda Felli, Alessandro Graziani, Colomba Loreti, Nazzarena Mapponi, LuigiMartucci, Matilde Neccia e Lina Tufi. Una formazione di dodici aeroplani bombardieri americani, effettuavano il 12 Maggio ‘44alle ore 18,15 un violento bombardamento tra i conventi di San Giovanni e di San Lorenzo distruggendo case, chiese e conventicosì come descritti nelle relazioni da padre Costantino Trionfera e da Padre Quirico Pignalberi superiori di allora. I pigliesi conti-nuavano a vivere nell’incubo, nell’agitazione, nella paura dei bombardamenti e si rifugiavano nelle cantine. Intanto oscure nu-bi di imminenti calamità si addensavano ancora su Piglio che, secondo i tedeschi, doveva essere raso al suolo. Dopo la fine delfronte di Cassino, infatti, furono portati ed installati a Piglio tre carri armati. La popolazione era annientata dal terrore. Un car-ro armato fu installato davanti la lapide di Garibaldi sopra ad un terrapieno che sprofondò, Tutto incominciò la vigilia di San Giuseppe, con una lapide che ricorda l’eccidio del 6 Aprile 1944 in loc. “Mole di Paliano”, con icrateri prodotti dalle bombe che sono ancora lì a testimoniare la storica data dell’8 Aprile 1944, mentre un residuato bellico, si-to a due passi dal convento di San Lorenzo, ricorda ai posteri quella del 12 Maggio 1944. Una pagina di storia da non dimenti-care.

UNA PAGINA DI STORIA DA NON DIMENTICARECome la popolazione di Piglio visse la seconda guerra mondiale

(18 Marzo-12 Maggio 1944)

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Aprile 2014

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

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“Terre ai giovani”: per la primavolta dopo quarantacinque annitorna un bando dedicato all’asse-gnazione delle terre libere. Terre,fondi per lo start-up e anticipa-zione per i primi tre anni del co-sto del canone, tutoraggio daparte di esperti agronomi: questele novità principali elencate dalpresidente della Regione che hadetto: “Non è una iniziativa spo-radica. Sarà accompagnata dauna strategia che prevede anchela valorizzazione del territorioagricolo – offeso dalle specula-zioni urbane. Dobbiamo lavorarecon le forze sociali per una gene-razione che ha il diritto ad unaopportunità”.L’Arsial concederà in affitto 320ettari di terre nelle provincie diRoma e Viterbo, in prevalenza agiovani imprenditori agricoli (18-39 anni), ma comunque possonomanifestare il loro interesse an-che imprenditori o coltivatori di-retti di qualsiasi età con sede so-ciale in uno dei Comuni della Re-gione Lazio, mettendo a disposi-zione 150 mila euro per le startup e 500 mila euro per la parteinvestimenti, garantiti presso lebanche dal patrimonio Arsial. Ilcanone verrà richiesto all’iniziodel quarto anno quale ulterioreforma di incentivazione. La dura-ta dell’affitto è prevista per 15anni, e l’accordo potrà essere rin-novato di ulteriori 15 anni su ri-chiesta del concessionario. L’o-biettivo è quello di rigenerare ter-reni, che altrimenti resterebberoincolti, e di regalare nuove op-portunità lavorative in un mo-mento di grande crisi economica.

Cosa sono le «periferie esistenziali» tanto care a papa Francesco? Equal è il ruolo della testimonianza cristiana in questo nostro tem-

po segnato da una rovinosa crisi economica e da una profonda crisispirituale? Queste sono solo alcune delle domande a cui padre GiulioAlbanese, missionario, giornalista e fondatore dell’agenzia d’informa-zione Misna, cerca di rispondere nel suo nuovo libro, Alle periferie delmondo. La testimonianza cristiana al passo di papa Francesco, (Editri-ce Missionaria Italiana, pp. 128, euro 11,00, in libreria da domani).Riprendendo le parole di papa Bergoglio, padre Albanese ci spiegache non devono essere considerate periferie soltanto quelle «geogra-ficamente» lontane da noi, ma anche quelle esistenziali. Sono le«frontiere» che attraversiamo per inoltrarci in territori e situazioniignote e sconosciute, luoghi che ci possono portare nei bassifondi afianco degli ultimi e dei poveri. Ma le periferie non si fermano lì, pos-sono anche essere le frontiere dell’informazione, delle nuove tecnolo-gie, dell’economia.Forte della sua lunga esperienza di missionario e giornalista, padre Al-banese considera le frontiere dell’informazione quelle che ci dovreb-bero trasmettere le notizie provenienti dalle periferie. Purtroppo,l’autore lamenta, oggi ci troviamo ad affrontare una situazione in cuiprogrammi di alto spessore culturale sono spesso sacrificati in nomedelle logiche dell’audience, le «guerre dimenticate» che affliggono ilnostro pianeta in misura sempre maggiore non attraggono più l’at-tenzione dei media, il tema della pace non trova più spazio in nessuntelegiornale. È necessario quindi ritrovare quel senso di responsabilitàche faccia tornare l’informazione a «raccontare i fatti e gli accadimen-ti del nostro povero mondo, in particolare delle tante periferie».Il richiamo di papa Francesco ad una riforma del sistema economico-finanziario si rivolge soprattutto a quelle periferie economiche delmondo alle quali non giungono le tanto agognate risorse, sottratteda operazioni fantasma di quella «finanza parallela» che sfugge acontrolli e regole bancarie. I dati del Global Hunger Index riflettonoquesto trend, riportando che 2,6 miliardi di persone vivono con menodi 2 dollari al giorno, e che in zone come il Corno d’Africa la mancan-za di cibo è ormai cronica. Questo scenario di povertà e sofferenza,che spinge migliaia di persone a emigrare verso l’Europa a causa dellafame, è sintomatico della «”globalizzazione dell’indifferenza” percui, invece di tendere la mano, certe nazioni europee si chiudono ariccio ostentando le più becere forme di nazionalismo», oltre ad ali-mentare pericolose forme di fondamentalismo religioso nei paesi d’o-rigine.Un esempio sono i migranti che muoiono cercando di raggiungereLampedusa, la «periferia dell’Europa», che non a caso è stata sceltada Francesco come destinazione del suo primo viaggio. Secondo pa-dre Albanese, è proprio in questo viaggio e in quello compiuto ad As-sisi che l’universo delle «periferie» di Francesco trova la sua massimaespressione. Nel primo, il Papa si è «”rivestito” del ruolo profetico dicoscienza critica del villaggio globale», nel secondo ha invece invitatola Chiesa a «spogliarsi» delle sue ricchezze materiali. Due esperienzedal forte significato simbolico che esemplificano la riforma che Fran-cesco vuole portare nella Chiesa, affinché ritorni ad essere a fianco deipoveri nelle periferie del mondo. «Ciò che evangelizza non sarà il fa-scino delle opere, né le promesse di sviluppo e di progresso, ma la fe-de del discepolo, a fianco degli ultimi».Giulio Albanese, Alle periferie del mondo. La testimonianza cristianaal passo di papa Francesco, Collana Vita di missione, Editrice Missiona-ria Italiana, pp. 128, euro 11,00.

“LE PERIFERIE DEL MONDO”, PADREGIULIO ALBANESE

A t t u a l i t àRR OO MM AA -- VV II TT EE RR BB OO

“TERRE AIGIOVANI”

PER 15 ANNI 320 ETTARI

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CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

Il mese scorso Ornello Tofani invia per email a tutti i suoi ami-ci virtuali una comunicazione a cui è seguita una risposta del

Maestro Temistocle Capone. Ci piace far conoscere stralci diquesta corrispondenza anche agli amici di AA1PAPA FRANCESCO CON il M° TEMISTOCLE CAPONE, di cuimi onoro essere AMICO.Carissimi Amici, le fotografie che seguono, che faticosamentesono riuscito a trarre dal sito ufficiale del Vaticano, hanno su-scitato in me emozione grande e davvero gratitudine per laPersona e l’opera del Maestro Temistocle Capone, che da tantianni dirige il Coro del Vicariato della Città del Vaticano. Ho ri-pensato a quale talento la nostra Ciociaria ha saputo donareall’alma Roma,… A commento delle foto, vi lascio i pensieri dichi ha visto quelle immagini; interpretano, penso, il sentimen-to di tanti.

Ornello TofaniA Temistocle CaponeCome il primo raggio di sole che agli ulivi generosisfolgora, corona bella di Natura che Collepardod’abbraccio cinge, (gioiscon della sua luce prestoin contrappunto Alatri fraterna e le Città sorelle);così a noi la tua Persona, orgoglio luminoso dellaTerra antica di Ciociaria, carissimo Temistocle,Maestro nell’Arte della Musica, raggio nostro disole che in armonia soave Papa Francesco d’ab-braccio avvince.

La risposta del Maestro:Carissimo,mi hai fatto un bello “scherzo da prete” con la tua“pirateria informatica” !!.Questo mi ha fatto riflettere su un fatto: quandoDon Giuseppe, allora giovane prete (settembre1945), consigliato e sollecitato dal Maestro Loren-zo Perosi, andò dal Vescovo Facchini a chiedere ilpermesso per sostenere l’esame di Ammissione alConservatorio di S. Cecilia a Roma.Mons. Facchini lo portò su a Civita e gli disse:“guarda, la città è stata bombardata, le chiesedanneggiate, le case distrutte, gli orfanotrofi delleCalvariane e di Rodilossi pieni di bambini e bambi-ne senza nessuno, il campo profughi delle Fraschette stracol-mo di povera gente e tu vuoi andare a Roma a studiare musi-ca?Tu devi essere prima prete e poi musicista.”Don Giuseppe ubbidì ed ha fatto per Alatri quello per cui è an-cora stimato e ricordato e la Provvidenza ha voluto che le suemusiche (tante), tramite me, venissero eseguite nella Basilicadi S. Pietro.Ti ringrazio della stima, ma, ti prego, abbassa i ”toni ed il volu-me” perché non merito tanto.Con affetto.

Temistocle

PAPA FRANCESCOCON IL M° TEMISTOCLECAPONE

Attual itàLL II BB RR II

Cristiano Cavina unisce nel suo roman-zo dal titolo immediatamente ricono-

scibile come provocatorio, Inutile TentareImprigionare Sogni (Marcos y Marcos,2013), il mondo della scuola più margi-nale e meno raccontato, quello di un isti-tuto tecnico industriale, l’ITIS Alberghettidi Imola, descritto come un incrocio trauna fabbrica, una caserma, un reclusoriodove alunni e professori sono costretti aconvivere come se dovessero scontareuna pena. Quattrocento studenti, tuttimaschi, passano la loro giornata in que-sta struttura, che occupa la villa di cam-pagna del vecchio conte Alberghetti, lacui casata si è estinta. Nulla è pensatoper la comodità di una scuola, tutto è ri-masto come allora, una campagna fred-da e lontana dai mezzi di trasporto, murafatiscenti, soffitti affrescati distrutti dal-l’umidità e dai fiati delle migliaia di stu-denti che vi si sono avvicendati.La sua critica feroce è rivolta a tutto ilmondo della scuola, in particolare all’i-struzione tecnica e professionale, distan-te anni luce dalla scuola tradizionale, il li-ceo classico per intendersi. Nelle aule dimeccanica gli studenti giocano a carte,dormono e i professori anziani sono fru-strati e infelici, violenti o distratti, incapa-ci di rapportarsi agli studenti demotivati.Un mondo in difficoltà, una società con-dizionata da una profonda demotivazio-ne a vivere, a studiare, a costruire. L’aspi-razione alla cultura è narrata nelle ultimepagine del romanzo in modo commoven-te, dalla mamma dagli occhi nocciola cheriesce, con il racconto della sua infelicegiovinezza, con il rimpianto di quanto leè stato sottratto, a dare finalmente unoscopo alla vita insensata di suo figlio, in-dicando una possibile via d’uscita, unpiano B, a quanti, purtroppo numerosi,oggi continuano ad occupare le aule sco-lastiche uccidendo dentro e intorno a séogni possibile riscatto.

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