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Il processo decisionale nelle organizzazioni Seconda parte

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Il processo decisionale nelle organizzazioni

Secondaparte

OGNI DECISIONE PRODUCE UN CAMBIAMENTO ORGANIZZATIVO DI MAGGIOR

O MINOR INTENSITA’

COSA PRODUCONO I MODELLI DECISIONALI?

Psicologia del lavoro- Dott.ssa Fabiola Silvaggi-Laurea Triennale

Il cambiamento organizzativo

Il cambiamento organizzativo si identifica come unintervento finalizzato, pensato nei termini di un“passaggio di stato” dell’organizzazione: unatransizione da uno stato A ad uno stato B entro unacerta unità di tempo.

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Le spinte al cambiamento

• Le spinte al cambiamento sono forze che mettono intensione l’assetto aziendale e si traducono in fondamentalifattori motivanti per la trasformazione strategicadell’organizzazione.• Possono derivare da:• Tensione strategica• Tensione sulle risorse

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La tensione sulle risorse

• L’impostazione (dall’esterno) di traguardi ambiziosi• La scarsità delle risorse (umane, economiche,

temporali)• Le situazioni di emergenza o crisi acuta• Le forme di presa di parola o di protesta• I vincoli normativi

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Gli agenti del cambiamento

I possibili agenti di cambiamento possono essereorganizzati in tre gruppi:• la leadership• i ruoli organizzativi critici• le costellazioni di ruoli (i circuiti o reti emergenti)

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PROCESSO DI CAMBIAMENTO ORGANIZZATIVO

• le spinte• l’inerzia/resistenza• gli agenti/ soggetti• i processi del cambiamento• le “leve” di attivazione dei

processi

E’ UTILE CONSIDERARE

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L’inerzia al cambiamento

• Per inerzia si intende la tendenza delle funzioni organizzative esistentia permanere, anche quando inefficienti e non funzionali rispetto ainuovi bisogni dell’organizzazione.

• Fattori sistemici• Fattori comportamentali

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Gli agenti del cambiamento

I possibili agenti di cambiamento possono essereorganizzati in tre gruppi:• la leadership• i ruoli organizzativi critici

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La gestione del potere

• Il potere costituisce un mezzo di cui non si può farea meno per essere in grado di intervenire in unprocesso di cambiamento organizzativo

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Le leve per la gestione del potere

• La formazione e ridefinizione di alleanze • La sostituzione di attori chiave• La contrattazione tra esponenti di interessi diversi

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CORNICE DI RIFERIMENTO DEL CAMBIAMENTO E’ LA CONVIVENZA ORGANIZZATIVA

Quel processo che consente agli individui, alle organizzazioni e alle comunità digestire relazioni significative e stabili, collocate in uno spazio fisico e simbolico, conaltre persone, gruppi e sistemi sociali.

Le dimensioni della convivenza organizzativa:

A livello affettivoA livello socialeA livello organizzativo: il processo di convivenza si fonda sulla capacità di esseretolleranti e sulla condivisione di obiettivi, mentre il principale fattore di rischio èrappresentato dall’esercizio di un potere prevaricante nei confronti degli altri membridell’organizzazione

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Con il termine emozione si indicaun processo che comporta cambiamenti piuttosto ampi e interrelati in varisottosistemi dell’organismo e che si verifica in risposta ad un evento scatenante,che ha un significato fondamentale per l’individuo in termini di sopravvivenzabiologica o psicologica

l’emozione, pertanto, si configura come un processo dinamico e adattivo

di risposta ad una situazione di crisi

IL RUOLO DELLE EMOZIONI NEL PROCESSO DECISIONALE

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Le emozioni discrete basilari o primarie sono:

secondo Campos:-felicità-paura-tristezza-collera -interesse

secondo Argyle:-felicità-tristezza-sorpresa-disgusto/disprezzo-paura-interesse-vergogna-senso di colpa

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l’umore èuno stato emozionalepiù diffuso e duraturo

(almeno qualche ora),non necessariamentescatenatoda un evento concreto

l’emotività èun trattodella personalitàrelativamente stabile

Mentre l’emozione è un processo dinamico di durata relativamente breve

il sentimento èla risonanza affettiva,meno intensa della passionee più duratura dell’emozione,con cui il soggetto vivei propri stati soggettivi egli aspetti del mondo esterno

(può includere più emozionianche di segno opposto)

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Teoria classica dell’emozione

l’emozione – sensazione,elicitata da un evento emotigeno,è la causa e non la conseguenza

delle tipiche reazioni corporee

delle specifiche tendenze all’azione

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La maggior partedegli psicologi sociali

fanno riferimento alle tre principali componenti

sensazione

fisiologia

espressione

con il termine ditriade delle reazioni emozionali

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L’attività di ricerca sulle emozioni, in ambito psico-sociale,ha riguardato due questioni centrali:

lo studio delle situazioniche elicitano le

risposte emozionali

lo studio delle relazionitra specifiche situazioni e

particolari emozioni

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Le teorie dell’appraisal(appraisal: valutazione)

Teoria di Arnold Teoria di Lazarus

il significato di un evento emotigeno

per la persona che lo sperimenta

è stabilito mediante un processo di valutazione

o appraisal dell’evento

che si basa su insieme dicriteri personali

descrive un processo di appraisalseguito da una serie di valutazioni successive

distingue

appraisal primario appraisal secondario

riguarda la piacevolezza/spiacevolezza

dell’evento oppurel’eventualità che esso

favorisca la realizzazione discopi personali

determina la misurain cui la persona sarà in grado di

fronteggiare le conseguenze

di un evento con le competenze, le risorsee il potere di cui dispone

All’interno del modello transazionale di Lazarusil significato dell’evento è determinato dall’interazione tra:

variabili situazionali(specifica natura dell’evento)

variabili personali(bisogni, scopi, risorse)

re-appraisal in grado di modificare le proprie

impressioni econseguentementele relative emozioni

In qualsiasi processo decisionale l’emozione entra a diversi livelli•Emozioni che ci aiutano a decidereSono alla base delle nostre valutazioni e scelte.

•Emozioni incidentaliNon hanno nulla a che vedere con la situazione decisionale, ma comunqueinfluenzano il comportamento del decisore e le sue valutazioni (rabbia e paura)

•Emozioni anticipateCi aspettiamo di provarle in seguito al realizzarsi degli esiti

•Emozioni anticipatorieSono generate dalla prospettiva di subire perdite significative se gli esiti sperati nonsi realizzano.

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Emozioni anticipatorie

Effetti dell’ansia generata dalla prospettiva di subire ingenti perdite:L’ansiainquesticasisiacutizzanellesituazionidi:

Pressione temporaleConflitto decisionale (se le alternative sono tra loro troppo simili)Difficoltà a rovesciare una decisione già presa (Janis & Mann, 1977)

Effetti negativi

Decisioni degradate perché la condizione di ansia diminuisce le risorse

attentive e di elaborazione del soggetto, che quindi non riesce a valutare bene tutte

le informazioni

Comportamenti di evitamento difensivo che sono dannosi nelle situazioni

in cui invece una decisione deve essere assolutamente presa

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IL PROBLEM SOLVING

APPROFONDIMENTO

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Problem solving (locuzione inglese che può essere tradotta in italiano come risoluzione di un problema) è un'attività del pensiero messa in atto per raggiungere una condizione desiderata a partire da una condizione data. Il problem solving indica più propriamente l'insieme dei processi atti ad analizzare, affrontare e risolvere positivamente situazioni problematiche.

PROBLEM SOLVING: CHE COS’E’?

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IL PROBLEMA

Che cos'è?

Per capire la natura del problema dobbiamo scoprire cosa c’è dietro al disagio, quali sono la struttura ed il significato della difficoltà che stiamo incontrando. UN PROBLEMA ESISTE QUANDO C’E’ UN OSTACOLO AL RAGGIUNGIMENTO DI UN OBIETTIVO.

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IL PROBLEM SOLVING

Possiamo suddividerlo in 4 FASI:

1. IDENTIFICARE IL PROBLEMA / OBIETTIVO

2. GENERARE SOLUZIONI

3. VALUTARE / SCEGLIERE / PIANIFICARE

4. METTERE IN PRATICA

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Il processo di soluzione dei problemi

E’ sistematico

E’ sequenziale

Inizia quando si prende coscienza del problema

Tende a una soluzione pratica

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Varie sono le tecniche e le modalità di problem solving, attualmente impiegate nelle imprese di eccellenza.

Una delle più interessanti è sintetizzata nell’acronimo FARE.

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Focalizzare

Creare un elenco di problemiSelezionare il problemaVerificare e definire il problema

Descrizione scritta del problema

Analizzare

Decidere cosa è necessario sapereRaccogliere i dati di riferimentoDeterminare i fattori rilevanti

Elenco dei fattori critici

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Risolvere

Generare soluzioni alternativeSelezionare una soluzioneSviluppare un piano di attuazione

Scelta della soluzione del problemaPiano di attuazione

Eseguire

Impegnarsi al risultato aspettatoEseguire il pianoMonitorare l'impatto durante l'implementazion

Impegno organizzativoPiano eseguitoValutazione dei risultati

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GLI OSTACOLI AL PROBLEM SOLVING

OSTACOLI COMPORTAMENTALISono rappresentati dalle difficoltà che spesso si incontrano al momento ditradurre in azioni le decisioni prese.Sono causati da carenze nell'area dell'autocontrollo comportamentale, oltre chedall'incapacità di gestire il proprio tempo.

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GLI OSTACOLI AL PROBLEM SOLVING

OSTACOLI EMOZIONALISono rappresentati dall’ansia e da tutte le emozioni negative che possonoinsorgere durante le varie fasi del Problem-Solving.

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OSTACOLI DI NATURA COGNITIVA

Sono da ricondurre all’azione dei cosiddetti "virus cognitivi", cioè dipensieri e di immagini che si inseriscono, a volte involontariamente, adiversi livelli del processo decisionale ostacolando la normale fluiditàdella mente. Sono altrimenti denominati Distorsioni cognitive.

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