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end Periodico bimestrale - Anno 2000 - Reg. n.3330 del Trib. di Torino il 4/10/1983 - Sped. in Abb. Post. Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 - Roma n. 5/2000 Taxe Percue Dicembre 2000 Periodico bimestrale end 111 111 lettera lettera IL MEGLIO DI TE L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico: non importa, amalo. Se fai il bene, diranno che lo fai per secondi fini egoistici: non importa, fa’ il bene. Se realizzi i tuoi obiettivi, incontrerai chi ti ostacola: non importa realizzali. Il bene che fai forse verrà dimenticato: non importa, fa’ il bene. L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile: non importa, sii onesto e sincero. Quello che hai costruito può essere distrutto: non importa, costruisci. La gente che hai aiutato forse non te ne sarà grata, non importa, aiutala. Da’ al mondo il meglio di te, e forse sarai preso a pedate: non importa, da’ il meglio di te. Madre Teresa di Calcutta Contiene Scheda Sessione Primaverile

IL MEGLIO DI TE - equipes-notre-dame.it · L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico: non importa, amalo. Se fai il bene, ... che l’uomo e la donna sono innan-zitutto altro

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IL MEGLIO DI TE

L’uomo è irragionevole,illogico, egocentrico:non importa, amalo.

Se fai il bene, diranno che lo faiper secondi fini egoistici:non importa, fa’ il bene.

Se realizzi i tuoi obiettivi,incontrerai chi ti ostacola:non importa realizzali.

Il bene che fai forseverrà dimenticato:non importa, fa’ il bene.

L’onestà e la sinceritàti rendono vulnerabile:non importa, sii onesto e sincero.

Quello che hai costruitopuò essere distrutto:non importa, costruisci.

La gente che hai aiutatoforse non te ne sarà grata,non importa, aiutala.

Da’ al mondo il meglio di te,e forse sarai preso a pedate:non importa, da’ il meglio di te.

Madre Teresa di Calcutta

Contiene Scheda

Sessione Primaverile

INDICE

Note di redazione . . . . . . . . . . . . . pag. 3

EditorialeOccasioni! Occasioni! Occasioni! . . . . . . . . . . pag. 5

Corrispondenza ERIIl raduno internazionale di Santiago 2000 . . . pag. 7Il dopo Santiago . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9

Notizie internazionaliMessaggio di Gérard e Marie Christinede Roberty a Santiago di Compostela. . . . . . . pag. 11

Dopo il GiubileoAi leaders religiosi del mondo . . . . . . . . . . . . pag. 15

Vita di coppia nel quotidianoPreghiera: un cammino di vita . . . . . . . . . . . . pag. 26“Esci dalla tua terra e va’” . . . . . . . . . . . . . . . pag. 29Il tempo della preghiera nella nostra vita . . . . pag. 31Il viaggio e le soste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 34Tra sogni e bisogni, soste e riprese, incammino verso la meta . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 35Il riposo, l’altro tempo . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 39Siamo capaci di non far niente di fronte a Dio? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 42A sua immagine. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 45

Giorni EndNotizie da Equipe Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 47

Dai settoriAiutiamolo a nascere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 50Attività dei Settori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 54

Dagli EquipiersParola creatrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 56Io con voi riposo bene . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 59In cammino con l’équipe . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 62

Sestante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 64

In copertina:disegno di Enzo Campioni

Spedizione Lettera n.110 15 Dicembre 2000Chiusura redazione Lettera n.11120 Dicembre 2000

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Dicembre 2000Periodico bimestraleend 111111l e t t e r al e t t e r a

Contiene Scheda

Sessione Primaverile

Chiudiamo il cammino dell’annogiubilare e insieme il secolo e il

secondo millennio con questo picco-lo invito che la Lettera ci offre sul“Riposo”.

Il Giubileo ha, nella sua radiceebraica, il tempo del riposo, in unacornice sabbatica, per fare memoriache l’uomo e la donna sono innan-zitutto altro da ciò che riescono arealizzare.

Il riposo è una realtà che l’autorebiblico pone in Dio, “…il Signore… si èriposato il giorno settimo …ha bene-detto il giorno di sabato e lo hadichiarato sacro” (Es 20, 11; cfr Es 31, 12-17).

Il comando di riposare e sospen-dere ogni lavoro e impegno è succes-sivamente legato alla liberazionedalla schiavitù d’Egitto: “Ricordatiche sei stato schiavo … che il Signoretuo Dio ti ha fatto uscire con mano

potente e braccio teso … perciò tiordina di osservare il giorno di saba-to” (Dt 5, 15).

Il riposo è dunque tempo di consa-pevolezza e di abbandono fiducioso inDio, il necessario periodo di pausa percomprendere nel profondo che tutto civiene donato da Dio attraverso gli altri,che ciò che abbiamo costruito non ciappartiene, nel senso che non ci defi-nisce o ci identifica.

Siamo in cammino per diventareveramente uomini e donne come Dioci attende e il bene che ci pervieneattraverso l’amore, l’accoglienza, il per-dono, la condivisione degli altri, se danoi accolto, apre sempre più spazi dilibertà e di maturità in noi.

Il tempo del riposo è per rifletteresul cammino percorso, per capire chela liberazione dai nostri l imiti civiene donata nel corso della vita,attraverso le esperienze d’amoreaccolte, attraverso la riflessione con-

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Note diRedazione

“Lettera delle Equipes Notre Dame”Periodico bimestrale della “Associazione Equipes Notre Dame”Corso Cosenza, 39 - 10137 Torino - Tel. e fax 011/52.14.849

Direttore responsabile: Luigi GrossoRealizzazione grafica: Pubbligraph - RomaDisegni: Enzo CampioniEquipe di redazione: V. e O. Pasquariello, G. e I. Natalini, E. ed E. Campioni;

L. e S.M. Gatti; S. e F. Farroni, don C. MolariStampa: Union Printing - RomaTraduzioni dal francese a cura di: M. BiselliRedazione: V. e O. Pasquariello

Via A. Balabanoff, 82 - 00152 Roma - Tel. 06/40.70.014

Chi è addentro al commercio sabene come fare per accalappiare la

nostra attenzione e provocare dei biso-gni a volte anche inesistenti. E’ il casodelle occasioni che piovono a fiumisoprattutto in alcuni periodi dell’anno;niente riesce a proteggerci da questevalanghe di sollecitazioni che martella-no e condizionano la vita di tutti.

Tanti meccanismi si scatenano nellanostra mente, finché non entriamo inpossesso di quel determinato oggetto,solo allora la nostra sete di avere sicalma e ci sentiamo appagati anchesolo per un attimo.

Per noi cristiani ed équipiers cisono altrettanti privilegi che ci portanoperò nella dimensione dell’essere: è ilcaso della chiamata al servizio che ilMovimento ci propone nelle diverse

forme. Non si tratta infatti solo di ren-derci disponibili a fare qualcosa per glialtri, quanto piuttosto di “fare” cre-dendo fermamente che soltanto attra-verso il continuo esercizio del ridimen-sionamento del proprio io a favore diuno spazio interiore allargato a chi ci èaccanto, noi saremo in grado di per-correre in modo sempre più spedito lastrada che ci conduce ad una pienamaturità di uomini e di credenti.

Equipe Italia dallo scorso anno hascelto di “rivisitare” i diversi servizi cui lecoppie sono chiamate nel Movimento,non solo perché si avverte da più partil’esigenza di dare ad essi nuova linfavitale per non rischiare di disperderne viavia il valore che è loro intrinseco, maanche perché è forte l’esigenza in tuttinoi di riassaporare il gusto della gratuitàin una realtà che ci circonda dove tuttosembra avere un prezzo da pagare.

Il servizio che si svolge nella propriaéquipe in qualità di responsabili, cui

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EDITORIALE

Occasioni! Occasioni!Occasioni!

Ovvero le 7 minisessioni regionali sul servizio per i Responsabili d’équipe

Cecilia e Cosimo CupponeResponsabili Regione Sud Est

sapevole sui nostri comportamenti eattraverso la preghiera.

Chi non guarda alla propria vita,vive inconsapevolmente.

Nella nostra epoca il riposo sembraspesso il tempo per recuperare energieper poter competere e raggiungereposizioni di prestigio, influenza, pote-re o anche la sosta desiderata per nonpensare alla realtà del lavoro, dell’im-pegno e della fatica, per distrarsi,allontanarsi da un quotidiano vissutocome pena necessaria e purtroppoineliminabile.

Un tempo alienato dalla vita reale,spesso abitato da sogni di improvvisaricchezza o onnipotenza, vaghe illusio-ni di risoluzioni magiche dei problemi,e da profonde depressioni.

Tutto questo è segno di una cultu-ra dell’accumulazione quantitativa, delpossesso fine a se stesso, del potere edel denaro come fine dell’esistenza cherende sempre meno umani.

Un tempo, i l nostro, che nonconosce più riposo, perché non sa piùin chi riposare.

Noi siamo essenzialmente relazionenella nostra realtà profonda, frutto diuna relazione, chiamati a vivere peramore e per amare. Un vecchio prover-bio della Campania dice: “Puoi campa-

re senza sapere perché, ma non puoicampare senza sapere per chi”.

Se perdiamo il senso dell’Altro, laconsapevolezza di essere donodell’Altro, quella fede profonda che -nella difficoltà del credere - può anchenon avere Nome esplicito, nessun ripo-so sarà possibile.

Siamo invece chiamati a scoprireche la vita, l’energia vitale, la sere-nità, i l sostegno per accogliere inostri limiti sono il dono che ci vienecostantemente offerto; il riposo puòcosì renderci consapevoli che nonsiamo i padroni della nostra vita, mapossiamo divenire sempre più capacidi accogliere il dono d’amore e direnderlo disponibile ad altri, tentandopian piano di trasmetterlo senzaappropriarci di nulla.

Benedetto riposo che nell’imme-diatezza dell’esperienza della stan-chezza ci offre il dono di essere epoterci abbandonare nelle braccia dialtri, immagine e anticipazione delgrande abbraccio che ci attende.

Buona lettura e … buon riposo.

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NOTE DI REDAZIONE

Cari amici delle Equipes Notre Damedel mondo intero, Via, Veritas,

Vita : Christus – Amen – Alleluia!Impressionante! Emozionante!

Sono le parole che ci vengono inmente per cercare di comunicarvi lesensazioni che abbiamo avuto durantela cerimonia d’apertura del RadunoInternazionale di Santiago 2000.Cercate di immaginarvi, cari amici, inun padiglione multifunzionale stracol-mo di più di 7000 persone che canta-vano questo cantico, sostenuto da unacorale di più di 100 persone, e potreteforse comprendere l’emozione cheabbiamo avuto, la percezione dell’a-more di Gesù e dell’unità con tutte lecoppie e consiglieri spirituali.

E’ attraverso queste emozioniancora vivissime dentro di noi che vor-

remmo raccontarvi quello che il radu-no è stato per noi, utilizzando leparole di questo canto.

VIAQuello è stato soltanto l’inizio; tutto ilRaduno ci ha fatto ricordare che Gesùè la Via che ci conduce all’amore: tuttele altre celebrazioni che si sono susse-guite, le bellissime conferenze, il piace-re d’incontrare numerosi amici di paesie continenti differenti che avevamoconosciuto nel corso dei precedentiraduni, le riunioni delle équipes miste,l’ultima tappa del cammino diSantiago culminato con la messa nellaCattedrale e la cerimonia tipica delBotafumeiro, tutto questo ci ha riem-piti di entusiasmo per continuare aseguire il cammino di Cristo.

VERITASQuale ricchezza dottrinale era conte-nuta nelle tre conferenze che abbiamo

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CORRISPONDENZA ERI

Il raduno internazionale diSantiago 2000

Teresa e Duarte da CunhaERI

tutti siamo chiamati, è forse quello chetroppo spesso, col trascorrere degli anni,finisce per essere svolto in modo deltutto routinario, dimenticando tutte levalenze e l’impegno che esso comporta.E’ questo infatti un servizio che educaalla fraternità più di ogni altro perchéla vita di équipe nello scorrere dei mesi,riunione dopo riunione, tesse una tramaprofonda di relazioni che vanno peròcurate, coltivate, protette con amore econ attenzione perché nascono dallacondivisione di ciò che c’è di più intimoe profondo in ognuno di noi. Essereresponsabili della propria équipe signifi-ca allora avere in mano, per un anno, ilfilo del gomitolo di questi rapporti trapersona e persona, tra coppia e coppia,tra équipe e movimento: è davvero unimpegno grande che non si deve viverecon leggerezza e superficialità, banaliz-zandolo nella semplice cura organizza-tiva della riunione.

L’Equipe Italia quest’anno, attraver-so 7 minisessioni regionali, ci sollecitaa “ripensare” a questo servizio perviverlo con maggior profondità e sensodi responsabilità e per cogliere l’occa-sione di scoprirci persone nuove, ricchedi tanti talenti e capaci di da metterein gioco strategie e forze nuove al ser-vizio di coloro con i quali percorriamo

il cammino della fede, nella costantericerca di Dio.

Non perdiamo questa occasioneche ci viene offerta e lasciamoci “con-tagiare” dalle iniziative che hanno loscopo di farci uscire dal torpore, dalgrigiore, dalla pigrizia del nostro cri-stianesimo e scopriremo il valore gran-de che c’è anche in quello che apparecome il più semplice dei servizi.

“Ho pensato, Signore, a quel pove-ro mattone interrato nella notte allabase del grande edificio. Nessuno lovede ma lui fa il suo lavoro e gli altrihanno bisogno di lui. Signore, nonconta che io sia in cima alla casa onelle fondamenta, purché io sia fedele,al mio posto, nella tuacostruzione”(M. Quoist).

Ogni servizio è importante, comeogni mattone nella struttura di una casa.

Sarebbe augurabile lasciarsi vera-mente prendere da una reale “frene-sia”, non certo di comprare questo oquell’oggetto, ma di partecipare allaminisessione per acquisire qualcosa chevale molto di più, in funzione di unavita nuova, autentica, significativa ecosì corrispondere in modo responsabi-le e coerente alle chiamate, che sonosegni dell’Amore esigente di Dio neiconfronti di ciascuno di noi.

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EDITORIALE

Il raduno di Santiago ha riunito ungran numero di équipiers dei cinque

continenti. L’incontro è stato occasio-ne per un profondo rinnovamento delMovimento e per la presa di coscienzadella nostra universalità. Un insieme dipiù di settemila persone, venute daogni parte del mondo, fa capire ibenefici apportati alle coppie dalleEquipe Notre Dame dopo più di cin-quant’anni di esistenza.

Riuniti attorno all’eucarestia, eavendo come orizzonte delle nostreriflessioni la coscienza della coppiacome immagine della Trinità, abbia-mo tentato di approfondire quella chesarà la priorità dei prossimi anni:“Essere coppia missionaria nella chie-sa e nel mondo”.

Le conferenze, gli scambi delleriunioni miste, i contatti con gente ditanti paesi, ci hanno fatto capire fino

a che punto noi abbiamo una seriaresponsabilità come coppie cristianeimpegnate in un movimento di spiri-tualità coniugale. Dobbiamo esseretestimoni di una fede profonda e diuna speranza attiva nel sacramentodel matrimonio, sorgente di vitaumana e soprannaturale.

Essere oggi coppia ad immaginedella Trinità presuppone la collabora-zione cosciente con il Padre Creatore, ilFiglio Redentore e lo Spirito Santo chedà la vita. La coppia cristiana impe-gnata nel nostro Movimento deveessere una fonte di trasformazione delmondo. Noi l’abbiamo percepitodurante i giorni di Santiago.

Questo luogo di conversione doveci siamo riuniti nel nome di Gesù, ciha invitati ad una nuova vitalità.Dopo Santiago, non possiamo piùessere preda della routine e dell’ab-bandono del nostro cammino e dellapedagogia delle Equipe Notre Dame.La gioia ha riempito i nostri cuoriquando abbiamo vissuto momenti di

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CORRISPONDENZA ERI

Il dopo Santiago

P. Cristóbal Sàrrias s. j.Consigliere Spirituale ERI

ascoltato! Ci siamo stupiti per la sem-plicità con la quale ci sono stati espo-sti concetti e consigli pratici che saran-no di grande utilità per meglio com-prenderci nella coppia.

Gli incontri delle équipes miste cihanno permesso di scambiarci, inmaniera molto arricchente, i nostripunti di vista sulla maniera in cui vivia-mo il metodo del Movimento e cihanno permesso di comprendere megliola vera ragion d’essere dei punti concretid’impegno e della compartecipazione.

VITAOccorre ora che riportiamo nella vitaquotidiana quello che abbiamo vissuto.

Vi esortiamo, cari amici équipiersdel mondo intero, che vi abbiate par-tecipato o no, a leggere i documentidel Raduno. Potete fotocopiare i testida coloro che erano a Santiago, ivostri responsabili certamente li stam-peranno e saranno anche su Internet.Leggeteli! Avete a disposizione unagrande ricchezza! Afferratela!

Le priorità del Movimento per iprossimi anni sono basate su “ Esserecoppia cristiana oggi nella Chiesa enel mondo”. Saremo chiamati a studia-re, a riflettere, a comunicare e a mette-re in pratica una visione integrale della

persona e della coppia alla luce delVangelo e a discernere la nostra mis-sione nella Chiesa e nel mondo.

Come conseguenza del Radunodi Santiago e della riflessione con-dotta, il Movimento approfondiràqueste priorità.

Attenzione, il primo tema vi per-verrà nel corso di quest ’anno2000/2001. Non sarà solamente untema come tutti gli altri; coinvolgeràtutta la riunione d’équipe e richiederàda parte di ciascuno un atteggiamen-to di osservazione, ricerca, profetismoe impegno.

Vogliamo concludere questa letteracon un enorme Amen – Alleluia, per-ché abbiamo sperimentato che ilMovimento è pieno di entusiasmo.

Vi auguriamo ogni bene.

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CORRISPONDENZA ERI

“Gli alberi sono

l’estremo sforzo

della terra per

parlare al cielo

Tagore

Cari amici équipiers,In questo momento del nostro Raduno,vogliamo rendere grazie al Signore pertutti i benefici che ci accorda.

Le nostre preghiere accompagnanoin maniera particolare Cidinha e IgarFerh i quali, per sei anni, hanno guida-to il nostro Movimento sul camminodella Santità.

Nel momento in cui ci affidano ilproseguimento del servizio, vorremmoconfermare loro il nostro affetto ed ungrande grazie per il lavoro compiutodurante questi anni a servizio dellecoppie e del matrimonio.

Infine, in poche parole vorremmoesprimere quali coppie e quale movi-mento ci auguriamo di costruireinsieme, sempre più a servizio dicoloro che vogliono vivere nello statodel matrimonio tutte le esigenze dellavita cristiana.

1. Siamo convinti che conoscere leEquipes Notre Dame è una graziada accogliere.

Non è un incidente o un caso sesiamo entrati nelle Equipes NotreDame. E’ un dono che Dio ci hafatto, un segno che Egli ci dona,un’opportunità che occorre afferrarecon gioia.

Molti sentieri portano a Dio.Per le coppie, le Equipes Notre Damesono uno di questi sentieri che Gesùci invita a percorrere. Più un sentieroè stato calpestato, più sono stati iviandanti, più i sentieri sono segnala-ti e più sono sicuri. Qui a Santiago diCompostela, punto conclusivo di uncammino di conversione, noi siamochiamati a seguire delle coppie che,davanti a noi, hanno percorso il cam-mino di santità proposto dal leEquipes Notre Dame.

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NOTIZIE INTERNAZIONALI

Messaggio di Gérard eMarie Christine de Robertya Santiago di Compostela

entusiasmo fraterno, lodando Dio coni nostri canti, provenienti da settemilapersone che avevano gli stessi ideali,gli stessi progetti, la stessa speranza.

Il dopo Santiago deve essere, perle coppie delle équipes e per i loroConsiglieri Spirituali, un’occasioneunica per vivere nella società e nellaChiesa come uomini e donne chehanno capito il valore dell’impegnoper seguire Cristo, fondamento dellanostra vita di discepoli.

A Santiago si è potuto esprimerela forza della preghiera, l’efficaciadel dialogo, la verità dell’aiuto fra-terno, il valore del sacrificio vissutocon gioia.

Il servizio accettato dai responsa-bili, la fedeltà rinnovata dagli équi-piers di base, diventano allora anco-ra più indispensabili per risponderealla grazia ricevuta così abbondante-mente durante i giorni del raduno.Come negli antichi pellegrinaggi, noivogliamo seguire sulla terra la viaindicataci dalle stelle, che ci condu-ce al Signore.

Cristo ci ha accompagnati versoquesta Emmaus della Finisterre, e ciha aperto gli occhi con l’amore delfratello maggiore.

E noi abbiamo capito che egli èresuscitato anche per i l nostroMovimento, per le nostre coppie,affinché portiamo la Buona Novella atutti i fratelli del mondo.

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CORRISPONDENZA ERI

Natale

Dammi Signore

di non volere

cambiare

me stesso e gli altri,

ma solamente

amare.

Amarmi

come sono,

coi miei difetti,

amare

la persona

che non sopporto.

E allora,

non c’è altro mezzo,

qualcosa cambierà,

allora

anche per me

sarà Natale.

gna. Non abbiamo paura di parteciparealla sua riflessione e all’elaborazionedelle sue decisioni.

Nel nostro Movimento che è d’ini-ziazione e di perfezione cristiana, dob-biamo accogliere tutti quelli che sonoalla soglia della Chiesa e aiutarli a rag-giungere progressivamente una vitaspirituale coniugale forte e autentica.

5. Non esitiamo a chiedere la gra-zia dei sacramenti.

Il nostro Movimento, se possiedela sua mistica e la sua pedagogia,non saprebbe proporli senza le coppiesposate che li propongono, ne vivonoprofondamente le grazie sacramentaliche vivif icano la nostra fede.Domandiamo a Dio ogni giorno didarci le grazie proprie del nostrosacramento, condividiamo il pane divita non solamente la domenica ma ilpiù spesso possibile. E’ il Signore chediventa nutrimento e ci dà forza ecoraggio per percorrere la vita nellaricerca dell’amore, della felicità edella santità.

Perdoniamo e siamo perdonati,perché senza il perdono non puòesserci vero amore. E’ nella grazia dellariconciliazione che noi troveremo laforza d’amare, di sperare e di credere.

Quando la nostra vita vacilla, quan-do la sofferenza si fa troppo presente,quando siamo malati o alla prova,quando le nostre coppie soffrono osono ferite nella carne o nel cuore,domandiamo la grazia del sacramentodegli infermi.

6. Scopriamo il ministero coniuga-le e familiare.

Come ricorda il Concilio VaticanoII, ogni ministero è essenzialmente ser-vizio ad imitazione di quello di GesùCristo, il quale “ pur essendo di naturadivina, spogliò se stesso, assumendo lacondizione di servo”. (Fil 2,6).

Oggi, l ’esperienza ci fa capirecome ogni fedele esercita un ministe-ro nella Chiesa affinché si realizzi lamissione del Cristo che prega così ilPadre: “Perché tutti siano una cosasola, perché il mondo creda che tu mihai mandato”.

“Come il Padre ha mandato me,anch’io mando voi”. (Gv 17; 20).

Mettiamoci al servizio l’uno del-l’altra nel nostro matrimonio: questoci fa inviati del Signore per annuncia-re la Buona Novella a coloro che cisono accanto.

All’alba del XXI secolo, le coppiesono i primi testimoni dell’annuncio

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NOTIZIE INTERNAZIONALI

Non abbiamo paura di impegnarci ed’impegnare altre coppie nel camminocon noi! Siamo missionari del Vangelo,della coppia e del matrimonio.

2. Non sbagliamo obiettivo!Quali che siano i motivi che ci

hanno fatto entrare nelle EquipesNotre Dame, sappiamo bene che èCristo che vogliamo incontrarvi. Chel’amicizia che regna nella nostra équi-pe, nelle nostre équipes non divengapreponderante rispetto all’amore perCristo. Cristo s’incarna in ciascunadelle nostre vite ed in ciascuna nostramessa in comune in équipe, che que-ste dunque siano sempre contrasse-gnate dalla verità, dalla profondità,dall’amore.

Che i punti concreti d’impegno nonsiano una legge rigida ma l’oggetto diuna libera adesione. I punti concretid’impegno sono dei segnali che ciindirizzano sulla strada verso Dio. Chesiano il nostro quotidiano.

Lo stesso Padre Caffarel ci diceva aTroussures : “Siate esigenti, non delu-derete mai”.

3. Rendiamo conto della gioia dellafede che è in noi.

Il nostro mondo ha bisogno di

testimoni di speranza. Noi siamo por-tatori di speranza tramite le nostrevite, le nostre azioni, ma anche lenostre parole. Non temiamo di direda dove viene il nostro dinamismospirituale ed il nostro entusiasmoumano. Il mondo ha freddo e famesul piano umano e spirituale, noidobbiamo condividere con chi ci staintorno ciò che amiamo. Il nostrocombattimento spirituale è a serviziodell’amore e noi dobbiamo combatte-re con le armi dell’amore delle nostrecoppie, delle nostre comunità, dellanostra Chiesa. Quell’amore che ci èdonato da Dio in Cristo.

4. Amiamo la Chiesa.“Cristo e la Chiesa, è un tutt’uno“

diceva Santa Giovanna d’Arco. Che le nostre équipes siano luoghi

dove la Chiesa è onorata, rispettata eamata in tutte le sue componenti. Noiabbiamo bisogno della Chiesa, laChiesa ha bisogno di noi perché noisiamo la Chiesa, noi che viviamo que-sta piccola Chiesa nella nostra coppiae nella nostra famiglia.

La Chiesa è tenerezza di una madree saggezza di un maestro. Abbiamouna predisposizione favorevole in quel-lo che essa ci dice, che fa e che inse-

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NOTIZIE INTERNAZIONALI

Chi vi scrive non è un leader ma unvecchio religioso europeo che vive

da quarant’anni in america Latina e haavuto l’opportunità di guardare dalcontinente oppresso, dominatodall’Occidente, dove il progetto dellaglobalizzazione ha unificato le causee le responsabilità di tutti i mali chetormentano l’umanità.

Ho avuto l’opportunità, in questiultimi anni, di passare più volte da unpunto di osservazione all’altro e hocercato, guidato da quella sete di giu-stizia dolorosamente cresciuta nellaconvivenza con le vittime, di liberare la

mia religiosità da quelle sottili insinua-zioni di potere che mi collocavano tra ipoveri come benefattore e Maestro.Cercando come uomo qualunque dalfondo della sua impotenza sempre piùsconfitta dalla megamacchina globa-lizzata, la luce dello Spirito, ho visto lanostra responsabilità che voglio affida-re a voi per l’anno che si apre sul tra-monto del giubilare duemila.

Credo che la responsabilità fonda-mentale di un leader religioso siaquella di aiutare le persone che incon-tra e quelle che si dirigono verso di luiin cerca dell’invisibile e trascendente, aguardarsi intorno e a gustare la gioiadi esistere. Bisogna scoprire che tuttele mediazioni che ci sono affidate perportare gli uomini a riconoscersi

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DOPO IL GIUBILEO

Ai leaders religiosidel mondo

Raccogliamo l’appello accorato, pieno di passione e speranza che ci giunge daun profeta del nostro tempo dalla periferia del mondo globalizzato; un luogo,

quello dei poveri, dei diseredati e degli oppressi dove Dio chiama gli uomini e ledonne di fede, a qualsiasi religione appartengano, a divenire fratelli con gliultimi della terra. Crediamo sia questo il richiamo più giusto al termine del

Giubileo, che alla sua radice propone l’utopia di Dio per una società fraterna.

Arturo PaoliPiccolo fratello del Vangelo

del Vangelo e i primi artefici dellacostruzione della civiltà dell’amore allaquale Dio ci chiama.

Il nostro sacramento del matrimo-nio ci affida un ministero speciale checi invita in maniera pressante a metter-ci a servizio della nostra coppia e dellanostra famiglia.

7. Siamo testimoni della fedeltà.Il nostro mondo dell’effimero,

dello zapping, del web e del soddi-sfacimento immediato dei desideri,ha urgente bisogno di fedeltà.Attraverso i l nostro impegno nelmatrimonio noi siamo testimoni pri-vilegiati della fedeltà:

- testimoni della fedeltà di Cristo pergli uomini,

- testimoni della nostra fedeltà aCristo e al Vangelo,

- testimoni della fedeltà possibiledegli uomini ai valori fondanti del-l’umanità,

- testimoni della fedeltà al sacra-mento che ci unisce, sposi e spose.

Il nostro mondo ha bisogno dellanostra fedeltà: scopriamola, riscopria-mola ogni giorno.

CONCLUSIONE

Cari amici delle Equipes NotreDame, è sempre delicato interrogarela volontà di Dio: si rischia di farglidire quello che si desidera. Ciò nontoglie che nulla è più necessario. Lavolontà di Dio sul nostro Movimentonon l’abbiamo conosciuta per rivela-zione, ma cerchiamo insieme di sco-prirla a poco a poco, di decifrarlanegli avvenimenti che si susseguono,giorno dopo giorno, nella maniera incui i genitori cercano di discernere lavocazione di un bambino rivolgendola loro attenzione sulla sua crescitacon amore attento.

Il nostro Movimento è in evoluzio-ne senza sosta nel mondo, cogliamotutti qual è la volontà di Dio su diesso. Condividiamo queste scoperte, epreghiamo, sì, preghiamo senza sostagli uni per gli altri e tutti insieme perl’umanità intera. Allora saremo comevuole Cristo: “ sale della terra”.

Da Gérard e Marie-Christine de RobertyNuova Coppia Responsabile

dell’Equipe Internazionale

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NOTIZIE INTERNAZIONALI

giustizia ma lei li sente uguali, sullastessa linea di quelli che le hanno chiu-so l’accesso ai viali percorrendo i qualisalutava la primavera.

L’odio non è di una sola qualità? Enel capannone dei condannati amorte, davanti allo spettacolo meschi-no, miserabile dei tentativi di sopravvi-vere, scopre l’inutile tentativo di volereuna vita senza amore. E si rifugia nelsimbolo della vita che lei mantienestretta fra le sue braccia.

“Dio tu sei sicuro nelle mie mani”.E’ questa la sua espressione religiosaapparentemente lontana da quello chenoi insegniamo.

La mia intenzione è di portarvi lì,fratelli religiosi, leaders delle diversereligioni. Volevo portarvi a questa teo-logia della ragazza ebrea senza religio-ne e testimone della religione di cuioggi tutti noi dobbiamo diventaretestimoni e cultori, se amiamo l’uma-nità e vogliamo in qualche modo con-tribuire alla continuazione della suastoria sul pianeta Terra.

Dobbiamo partire dalla coscienza difar parte di una società che manifesta,in tutti i suoi aspetti, odio alla vita. Iprogetti economici, produttivi, politiciper entrare nella pratica, devono semi-

nare morte, morte della natura anima-le, vegetale, morte fra gli esseri umani.Nonostante le sue espressioni religiose,spesso molto esteriori, la nostra societànon ha mai scoperto la vita comedono e come valore. La vita è unostrumento nelle mani dell’uomo el’uomo può usarla senza responsabilità.Disprezzando l’unica mediazione che ciè affidata dal creatore, disprezza Dio.La nostra società non è atea, è moltopeggio, ha dichiarato guerra aperta aDio, dirigendo tutte le forze di mortecontro la creazione che ci viene offertacome segno del suo amore e comemezzo di comunicazione con Lui.L’uomo vive in stato di permanenteguerra e tutte le sue relazioni con lecose e con i propri simili sono dichia-razioni di guerra.

Tutti noi ci troviamo uniti in unacredenza fondamentale: crediamo inun Essere che è la fonte della vita. Aldi fuori delle religioni l’uomo ha sco-perto questo essere attraverso il con-tatto con le diverse forme della vita.Oggi la concezione della creazione èstata oggetto di tante revisioni critiche,che nessuno oserebbe, almeno nelrazionalissimo Occidente, dimostrarel’esistenza dell’Essere creatore trascen-

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appartenenti a una determinata reli-gione, spesso hanno “caricato le perso-ne di pesi insopportabili” piuttosto cheliberarle dalle loro sofferenze personalied aiutarle a scoprire il bene di vivere,di essere.

Questo messaggio ci giunge da unaragazza ebrea consumata in uno deiforni di Auschwitz, Etty Hillesum.

Questa ragazza olandese, senzanessuna iniziazione religiosa, vivendouna vita normale, non retta da stretteregole morali, scopre una relazione conDio diretta, semplice, che definirei irre-ligiosa. Ogni leader religioso confron-tandosi con questa esperienza cosìsemplice e umana si convince chemolto spesso abbiamo faticato invano.Questa ragazza scopre Dio nella suagioia di vivere. Senza formule, senzametodi, la sua vita quotidiana diventalode, ringraziamento, canto. Il canto diEtty non è di una ragazza borghese,coccolata dalle varie comodità acominciare dagli affetti della famiglia edelle amicizie per finire con quelleaccurate dell’agiatezza economica.Etty è seguita da un branco di segugiche riduce ogni giorno di più il suospazio di libertà. La sua ricerca quoti-diana di quell’aria pura della sorgente

dove attingere l’acqua che possa essereaccolta e lodata prima che scendaverso la sua contaminazione è accom-pagnata da rintocchi di morte.

L’esercito di occupazione decideogni giorno di chiudere un po’ dellospazio di libertà agli ebrei. Ogni deci-sione significa far scendere i membri diquesta razza verso gli aspetti piùdegradanti. Prima di portarli alla mortepiù crudele che possa essere inventata,bisogna spogliarli di ogni tratto di bel-lezza, far loro perdere ogni segno didignità umana perché chi li vede nonvi riconosca quel minimo di luce cheresta anche sotto gli strazi dei poveri.

Ed Etty non perde nemmeno per unistante questa sua ostinata decisione dibenedire la vita, di accoglierla come ilvero bene, anche quando le arrivainsozzata dall’odio, diretta da unavolontà di morte. Sente istintivamenteche il senso della sua esistenza consistein questa testimonianza di fede. Unafede senza contenuto, una fede senzaverità: la verità è il suo stesso esistere.E quando si trova tra i suoi compagnicondannati a morte ha di fronte un’al-tra aggressione, forse più grande.L’aggressione è rappresentata da quelliche reagiscono con l’odio. Difendono ildiritto alla vita, sono dalla parte della

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Mi è parso di trovare un segnoimportante di elezione nel presenti-mento che aveva Etty di poter scrivereun giorno un’opera importante che leavrebbe dato fama universale. Ed eccoquest’opera universale che io presentoa voi oggi, leaders religiosi del mondo:il suo canto alla vita.

Questo ente misterioso che hatenuto al sicuro nelle sue mani, finchéqueste mani consumate dal fuocolasciassero uscire dal fondo libero,trionfante sull’odio e sulla morte, l’es-sere prezioso che il Creatore le avevaaffidato. E vorrei che partissimo da lì,da questa relazione primaria, semplice,offerta a tutti gli esseri umani in qua-lunque parte della terra, con l’Essereche noi crediamo con nomi diversi einvochiamo sotto attributi che abbia-mo inventato sotto l’impulso dei nostribisogni primari o come frutto dellenostre speculazioni teologali. Questa èla verità che potrebbe unire tutte lenostre intenzioni. Più che verità è unbene che ci viene affidato dall’Essereche noi adoriamo e che abbiamo l’im-pegno di far conoscere.

Apparentemente è un’idea moltosemplice, da apparire ingenua, eppureda lì si originano tante idee che dannocontenuto alla nostra responsabilità.

Ognuno di voi è responsabile di unareligione che unisce molteplici verità,regole, leggi, norme di vita, molte dellequali sono intrecciate con le tradizionidi popoli diversi. Questi contenuti sonodiventati spesso argomento di litigi,conflitti, guerre. In certe epoche, chepotremmo definire più religiose dell’at-tuale, le stesse verità sono state scoper-tamente presentate come identità di ungruppo o di una etnia e sono diventatela legge la cui accettazione o il cuirifiuto decidevano la vita o la morte dimolte persone. Ormai la storia ha messoallo scoperto quanti delitti si sono com-messi in nome di Dio, nel trascorrere deisecoli. Oggi le religioni non sono ilmotivo essenziale che scatena guerre,ma anche oggi servono di coperturaagli odi razziali e tribali e soprattuttonon presentano un’esigenza assoluta digiustizia e di pace. L’obbedienza a quel-l’esigenza di giustizia e di pace chel’Essere domanda a noi uomini parenon abbia nessun peso nelle relazioniumane. Non vi chiedo di rinunciare atutta la ricchezza di verità, di tradizioni,di solennità che costituiscono l’identitàe la differenza di ogni religione.

Ma se ogni religione scoprisse ilpunto d’incontro primario, il più sem-plice che è quello che ci presenta la

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dente attraverso i beni creati. Tuttaviaquesto ente misterioso che chiamiamovita fugge ad ogni spiegazione razio-nale.Anche in questa epoca di boomdella biogenetica, in mezzo ai trionfidell’uomo che sa di avere nelle suemani la vita, nessuno scienziatosaprebbe rispondere alla domanda:“cosa è la vita?”.

Vi ho parlato di questa ragazzaolandese, parte di quel popolo sottopo-sto a un feroce genocidio, perché comereligioso ho scoperto in lei e nel suomessaggio la parola che lo Spirito vole-va rivolgere soprattutto a noi religiosi.

Etty ha scoperto la vita come untesoro, un dono, qualcosa di infinita-mente prezioso, anzi il solo vero valo-re che è stato affidato alle sue mani.Dall’esperienza di questo dono scopreil donatore, la sua religione senzapratiche, senza verità di contenuto, sipuò definire come responsabilità dicustodire, difendere, tenere al sicuroquesto dono. Difenderlo da se stessa,dalla tristezza che sarebbe normaleper le vicende drammatiche che vivequotidianamente. Non perde mai divista che la vita è un bene, che biso-gna godere profondamente. E’ bella,cioè è la stessa bellezza che non biso-

gna lasciare insozzare dalle forme dirifiuto che l’uomo inventa nello stessotempo in cui la usa. Difenderla dall’o-dio dei carnefici e dall’odio delle vitti-me perché la vita resista a tutte lemanipolazioni che sono forme di vio-lenza, perché l’essenza della vita èamore. Da una sola aggressione nondeve difenderla, quella della morte,perché di fatto la morte ne usciràsempre sconfitta. Gli amici voglionodifendere ostinatamente dalla morteEtty ed Etty ostinatamente rifiutal’offerta: nella sua responsabilità, nel-l’impegno che ha preso con la fontedella vita non è compreso l’obbligo didifendere la vita dalla morte, anche sesi tratta di una morte ingiusta, carica-ta da un accanimento, ispirata dall’o-dio e dal delirio del potere spinto allasua massima espressione. Etty intuisceche mentre il rifiuto, la non acco-glienza dell’uomo sono il male dellavita - e da questo lei ha l’incarico diproteggerla - la morte non può farlealcun danno.

Non so se lei conosceva il canto diPaolo, uno della sua razza, ma il moti-vo di questo canto l’ha certamenteaccompagnata fino alla porta del cre-matorio: “Oh morte dov’è la tua vitto-ria? Dov’è il tuo pungiglione?”.

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proprietà individuale piuttosto che lavita. Così la terra latinoamericana haperduto la sua funzione di alimentarei suoi figli che vivono di lei da secolied è diventata oggetto di speculazione.Il diritto positivo è passato sopra aldiritto alla vita e lo ha cancellato. Equello che è più grave, quasi incredibi-le, è che alcuni responsabili religiosi sisiano alleati a questo diritto dei forti,dei dominatori e non abbiano ascolta-to il gemito di quelli che venivanolegalmente spogliati, non di una pro-prietà, ma del diritto alla vita.

Siccome il centro delle grandi reli-gioni, soprattutto di diverse denomi-nazioni cristiane e in prima fila dellacattolica, è situato nell’Occidente,invaso in tutte le sue cellule dall’ido-latria del profitto, del guadagno,anche le sue espressioni religiose sonocontaminate dall’idolatria.

Non vedo altro modo per liberarcidall’idolatria che è sottilmente entratanel cuore del cristianesimo, di questadifesa della vita come relazione essen-ziale e diretta con Dio unico vero evivo. Difendere la vita in tutte quellepersone e popoli in cui essa è costan-

temente minacciata. Voi responsabili religiosi del primo

mondo siete accusati di avere collabo-rato con la vostra indifferenza altrionfo di questo imperialismo idolatri-co, guidato dagli ideali di accumula-zione della ricchezza. Dai tanti massa-cri di cui Auschwitz resterà il simbolostorico, potete riscattarvi in questomomento solo ascoltando il grido cheviene da Auschwitz: difendete la vitadall’Occidente negando il vostro con-senso e la vostra partecipazione.

Un intellettuale italiano Alberto AsorRosa, che vuole essere riconosciutocome laico, proprio perché non siaspetta che i responsabili della religionein cui è stato educato abbiano laresponsabilità di liberarlo dalla contami-nazione dell’idolatria, ci ha regalato unlibro dal titolo “Fuori dall’Occidente”(1).A questa voce si uniscono molte altreche giudicano l’Occidente idolatrico conla stessa implacabile severità. Sono con-vinto che lo Spirito soffia in questi pro-feti laici che dal di fuori scoprono chel’Occidente è diventato il centro dell’ido-latria e della morte. Ascoltateli, vi sup-plico! Per aprire un nuovo cammino allastoria è necessario guardare l’Occidente

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ragazza ebrea, e si articolasse attornoal tema della vita una responsabilitàcomune, un’etica generale, penso chedaremmo all’umanità quello di cui haveramente bisogno. Non mi illudo chel’umanità non opporrebbe resistenzaagli appelli religiosi che giungessero daquesta scelta di base. Molti aderentialle religioni hanno trovato in esse lacopertura ai loro piani di potere e lagiustificazione a tutti i piani di distru-zione di ogni diversità che sembriminacciare i sogni di egemonia, disuperiorità che sono il segno di unamalattia endemica o addirittura il Dnadella razza umana.

Un primo risultato delle alleanzedelle religioni intorno al tema della vitasarebbe quello di liberarle dalla compli-cità con la malattia del potere che sipuò definire come punto d’incontro fraorgoglio ed egoismo. E la religioneapparirebbe come il centro di attrazio-ne per quei resti di uomini puri chespesso si allontanano per non aver tro-vato nelle religioni quell’amore per lagiustizia e per le vittime delle ingiusti-zie che è il senso del loro vivere. Nonsembra che le religioni abbiano il pro-gramma di soddisfare il bisogno umanodi giustizia, di pace, di convivenza feli-

ce sulla terra. Anche se produconodocumenti e pretendono di dar provache la loro principale ragione di essereè promuovere la pace fra gli uomini.Nella realtà tutti i compromessi, deriva-ti dalla complessità creatasi intorno allasemplicità delle relazioni con l’Essere,pare conducano quasi fatalmente iresponsabili religiosi alla complicità concoloro che portano avanti progetti chehanno bisogno di negare la vita adaltri. Complicità con metodi che rico-prono di legalità costruita da loro e daloro stessi sancita, o con metodi sco-perti di brigantaggio. Basti pensare allesituazioni degli Indios in AmericaLatina o di etnie che sono consideratetrascurabili per la loro povertà dinumero e per la loro poca utilità per lenazioni di cui fanno parte.

Il tema della vita ha guidato alcunigiuristi di America Latina a promuovereun diritto alternativo che sta al di sopradel diritto positivo che il primo mondoha imposto ai popoli conquistati facen-doli sentire barbari e primitivi.

Così le etnie dell’America Latinache avevano scoperto regole di vitacomunitaria e diritti che garantivanola vita di ciascuno, sono state sottopo-ste al diritto di spoliazione legalizzatodai codici europei che garantiscono la

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(1)Alberto Asor Rosa, Fuori dall’Occidente, Einaudi, Torino 1992.

di migliaia di persone che possonovivere solo della terra. Si chiede ilrispetto del diritto di chi vuole investiredei capitali fuori dai propri paesiminacciati di sterilità. E i responsabilidi altre religioni inviano missionari conl’incarico di spegnere la fame e la setedi giustizia, e la rivendicazione deldiritto alla vita attraverso l’annunciodella speranza di un prossimo inesi-stente Messia, che invece è già venuto,ma è inascoltato, oggi come ieri.

Devo confessare che sento come untradimento dei poveri quando mi giun-gono dalle vostre cappelle le loro gridache invocano di essere liberati dal pec-cato, mentre so che Dio non distogliemai il suo sguardo amoroso e protetti-vo su di loro. Il far sentire a personecaricate dalle miserie materiali di essereancora più miserabili, perché colpevoli,credo che provochi in Dio quel disgu-sto che i profeti di Israele denuncianoripetutamente. Tutto questo cambie-rebbe se i leaders religiosi decidesserodi essere coerentemente gli alleati dellavita e difendessero, in ogni occasione,il diritto alla vita rompendo le loroalleanze con gli oppressori e con l’im-pero idolatrico dell’Occidente cristiano,portatore di morte.

La vostra religione oggi è davanti aun’alternativa importante: o è capace difare una scelta chiara che la purifichidalla frattura che si è aperta e cheappare sempre più profonda, tra quelloche annuncia e quello che vive, oppuresarà esclusa dalla costruzione dellasocietà che deve nascere dalla cadutadell’idolatria dell’Occidente. Non si trat-ta di un’incoerenza individuale dovutaalla debolezza di ciascuno, ma di un’in-coerenza che ha le sue radici profondedentro la stessa istituzione. Ed è dovutaa due linee inconciliabili: la linea pasto-rale che esige fedeltà alla scelta deipoveri, ai quali il Maestro si è impegna-to di annunciare la buona notizia, quel-la del diritto a una vita piena e libera ela linea diplomatica che porta fatalmen-te a un’alleanza con quelli che perrestare in vita hanno bisogno di toglier-la ad altri. Il modello tragico è quello ditogliere la vita ai bambini per assicurarela vita degli anziani.

Questa incoerenza è visibile oggistoricamente in un Occidente cristianoresponsabile della terra coperta di mali,come il tradimento del Cristo e del suoVangelo di pace e giustizia.

Solo lo spirito può darvi la luce divedere come è equivoca la vostra posi-

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che è incapace di vera giustizia, nondalla parte dei suoi successi, della suaapparente vitalità, ma dalla parte dellevittime, da quei luoghi dove appare evi-dente che il progetto liberista ha biso-gno di sottrarre il sangue e la vita persopravvivere e realizzare i suoi piani.

Fra gli orrori pensati e praticati dalprimo mondo ve ne sono due partico-larmente simbolici: l’uccisione deibambini per vendere i loro organi e laprostituzione infantile. L’Occidentevecchio decrepito, avviato alla morteha bisogno di trasfusione di vita e l’ot-tiene con metodi ingiusti e violenti dicui è capace il centro imperiale.

Mentre alcuni di voi responsabilireligiosi avete fatto delle campagneinesorabili contro l’aborto e non avetecondannato con altrettanta energiaquesti atroci delitti che si commettonocontro i bambini del terzo mondo.Conosco casi in cui sono evidentimolte ragioni per capire perché unadonna si è decisa, con sofferenza atro-ce, ad abortire e la più comune è laperdita del lavoro. Mentre non esisteuna sola ragione che possa giustificarela malizia di persone eleganti e concravatta che vengono dai paesi ricchi eche stanche di tutto, sentono il biso-gno di sacrificare dei bambini e delle

bambine alla loro lussuria. I gemiti diqueste vittime arrivano a Dio e recla-mano giustizia. Mentre quei laici cheanalizzano con chiarezza l’Occidentedimostrano di vederlo dal di fuori,dalla parte delle vittime, non pare chevoi responsabili delle religionidell’Occidente abbiate fatto la scelta diquesta prospettiva.

Dall’America Latina in cui vivo da40 anni, ho raccolto molte prove che lerappresentanze diplomatiche dellaChiesa cattolica fanno accettare alcentro le opinioni e le decisioni deisoggetti del potere economico e politi-co e non fanno arrivare il grido dellevittime. Mentre dal centro partono deigiudizi sul capitalismo selvaggio e con-tro le violazioni della giustizia, larichiesta di definire i territori in cui leetnie indigene possano svolgere tran-quillamente la loro vita, la richiesta diuna riforma che ponga fine al latifon-do che toglie la vita ai piccoli agricol-tori spingendoli verso le tristissimefavelas finiscono nel nulla. Le rappre-sentanze diplomatiche della Chiesacattolica cercano a qualunque costo laconvivenza pacifica con i soggetti delpotere. Si trova normale togliere unvescovo che difende il diritto alla vita

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con i leaders di altre religioni, il cristia-nesimo è l’Occidente e per la Chiesa diRoma il resto del mondo è una entitàda convertire e non un agglomerato disofferenze da abbracciare.

Come gli indios dovrebbero festeg-giare l’entrata del cristianesimo nelleloro terre? Sono d’accordo con l’intel-lettuale italiano che l’Occidente non sarimediare a un’ingiustizia se non conun’altra. E il celebrare la cristianizza-zione (dell’America Latina - ndr) inparallelo con la conquista è coprireun’ingiustizia con un’altra. Sogno chenel momento in cui questo impero sisfalderà voi vi sentiate spogliati di ognipotere e vi accorgiate che la vostraforma di gestire la religione era unaforma di potere.

Allora scoprirete che la primaresponsabilità non è quella di dareDio perché Dio già si è dato, è scesofino all’uomo, è presente come formadi vita, bisogna solo difenderlo datutte le ingiustizie che si commettonocontro il diritto di ogni uomo adavere una vita piena. Bisogna difen-derlo da chi si sente padrone dellavita, padrone di usarla a suo vantag-gio, di toglierla, di manipolarla, di

deformarla, di inquinarla. Questo viporterà ad accogliere i gemiti e leinvocazioni e anche le bestemmie, leespressioni di odio. E vi accorgeretedi essere finalmente entrati sul terre-no dove Dio è presente e dove è con-teso, desiderato, amato e respinto. E’questo terreno reale che vi spoglieràda tutti gli amanti e vi ridurrà a esse-re uomini fra gli uomini e scoprireteche Dio voleva veramente questo efondamentalmente questo: che invecedi insegnare Lui faceste sentire la suacompassione, la sua misericordia, ilsuo inestinguibile amore, la dove l’e-goismo di pochi ha preteso di sbarrarea Lui l’accesso. Vi accorgerete che idirigenti della società vi hanno usatoe hanno imposto la loro visione diDio. Mentre Lui vi attendeva là nelluogo che ha scelto senza pentimenti.In questo luogo troverete la comunio-ne che avete invano cercato nei varicongressi celebrati fuori dal luogoscelto da Dio. E lui solo può esserevincolo di unione e andando incontroa Lui vi incontrerete con tutti iresponsabili delle religioni del mondo,perché è lì dove Dio vi affida l’impe-gno unico per tutti, a qualunque reli-gione apparteniate: la responsabilitàdella vita.

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zione di leaders religiosi e quanto èlontana dal Vangelo che esige da tuttinoi la chiarezza del sì e del no e nonammette compromessi diplomatici. Chitradisce i poveri illudendoli con vaghepromesse mistiche che non hannonessun fondamento nella Parola diDio, tradisce Dio anche se una certatecnica della preghiera mantiene l’illu-sione di essere molto vicini a Lui. Perme la verifica è questa: i laici ricevonola luce per discernere la presenza del-l’idolatria e delle sue opere. Voi lea-ders religiosi non ve ne siete accorti efavorite il suo dominio.

Si avvicina il tempo in cuil’Occidente idolatrico si sfalderà, per-ché mentre nel piano di Dio la personaumana è il centro e tutti i beni dellanatura devono essere utilizzati per lasua crescita e per la sua vera felicità,

in questo progetto globalizzato i benisono diretti in un movimento di accu-mulazione e servono a soddisfare lacupidigia di pochi e a sottrarre la vitadi molti. La miseria di questi molti cre-sce rapidamente ogni giorno di più inestensione e in profondità.

Il sistema retto da un eccesso dirazionalità che ha preteso di control-lare l’ultimo dettaglio e di prevederetutti gli errori possibili, mostrerà pre-sto la sua fragilità. Se voi riuscirete acomunicare con l’Essere, da cui sietestati inviati e investiti, troverete ilnuovo linguaggio: quello del patirecon gli altri, sentire con loro, impare-rete ad essere non sopra ma con glialtri. Tenete presente la ragazza ebreache si trova misteriosamente chiama-ta a difendere la vita. Scopre che Dioha bisogno di essere difeso perchéanche Lui, come lei, fa parte degliesclusi, dei rifiutati, dei condannatifuori dalla porta.

La Chiesa di Roma non pare contisulla forza di Dio, ma sulla forzadell’Occidente. Questa forza è la stessache non seppe separarsi da quella deiconquistatori delle nuove terre.Nonostante tutte le intenzioni del Papadi accogliere gli altri, di fraternizzare

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“Bisogna somigliarsi un po’

per comprendersi,

ma bisogna essere

un po’ diversi per amarsi”.

Paul Géraldy

guarigione da una malattia per unamico, ecc.) a cui noi per primi noncredevamo. Una risposta a tutto ciòl’abbiamo avuta solo quando abbiamocercato di capire e mettere in pratica(con tutti i nostri limiti) le seguentiparole di Gesù: “In verità vi dico: senon vi convertirete e non diventeretecome i bambini, non entrerete nelregno dei cieli”.(Mt 18,3).

In esse abbiamo trovato la chiaveper rimettere in equilibrio la nostravita personale e di coppia evitando ilpiù possibile le nostre manie di effi-cientismo ed iperattivismo. Dovevamoimparare a rifugiarci nel segreto delnostro cuore per implorare con tantaintensità l’aiuto di Dio. “Il Regno diDio è dentro di voi “ dice Gesù. Alloraabbiamo cercato di capire cosa dove-vamo imitare dell’atteggiamento deipiccoli. Il bambino è innocente, sgom-bro da passioni, ha l’animo puro eincorrotto, il bambino chiede amore,cerca protezione, amicizia, …Egli sisente impotente senza i suoi genitoriai quali chiede costantemente aiuto,protezione e dentro di sé è certo chenon gli verranno negati. Così pianpiano abbiamo imparato a fidarci dipiù del Padre Celeste abbandonandocidocilmente alla sua volontà.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Preghiera: un camminodi vita

Nella nostra vita di coppia la pre-ghiera ha avuto una continua

evoluzione in funzione del tempodedicato alle occupazioni quotidiane.Qualche anno fa eravamo molto presidalle cose di questo mondo (acquistodella casa con annessi e connessi,ecc.) e molte nostre energie eranoassorbite dalla realizzazione di questoobiettivo, vivevamo per così dire ledue dimensioni del la nostra vita(quella spirituale e quella materiale) inmodo separato e disarmonico, cioèquando eravamo immersi nell’unadimenticavamo l’altra e viceversa.Tenuto conto che per la maggiorparte del tempo quotidiano siamopresi dal lavoro e dagli altri impegniquotidiani, i momenti dedicati allapreghiera erano estremamente limitati

e discontinui. Riuscivamo a viverebene solo alcuni periodi dell’anno (incorrispondenza dell’Avvento, Natale,Quaresima e Pasqua) perché si davapiù continuità all’ascolto quotidianodella Parola.

In seguito, forse un po’ per matu-razione interiore, ma sicuramente inconseguenza di alcune testimonianzedi altri equipiers e degli stimoli diriflessione scaturiti dai temi di studio(quello a cui siamo più affezionati è“La preghiera interiore” di PadreCaffarel) abbiamo cominciato a dedi-care un tempo preciso alla preghiera eall’ascolto della Parola. Quando ilnostro dialogo con Gesù iniziava adavere una certa continuità, pronta-mente arrivavano le tentazioni delmaligno, in particolare quella che vole-va convincerci della inutilità dellanostra preghiera. Quest’ultima ci sem-brava fatta soprattutto di continuerichieste di “piccoli miracoli” (come la

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Milena e Domenico TroianiPescara 4

Al termine del giorno

Al termine del giorno,

o sommo Creatore,

vegliaci nel riposo

con amore di Padre.

Dona salute al corpo

e fervore allo spirito,

la tua luce rischiari

le ombre della notte.

Nel sonno delle membra

resti fedele il cuore,

e al ritorno dell’alba

intoni la tua lode.

Sia onore al Padre e al Figlio

e allo Spirito Santo,

al Dio Trino e unico

nei secoli sia gloria. Amen.

Liturgia delle ore(V - VI secolo)

Ho lasciato la mia famiglia, hocominciato il cammino, ancora

giovane e pieno di fede e speranza.Lungo il viaggio aprivo di tanto intanto la valigia dei miei sogni eandavo avanti senza mai fermarmi.Non c’erano soste lungo la strada,che era lunga e irta di difficoltà. Glistudi, la maturità, la laurea: era ilpunto di arrivo?

Mi sono fermato per un po’, misono seduto sul muricciolo che, pietrasu pietra avevo costruito e ho guarda-to indietro: la strada percorsa erapoca cosa rispetto alla meta cheancora non si vedeva.

La mia vocazione tendeva allalibertà: ho scoperto l’esistenza del mioio, del mio egocentrismo e ho credutodi poter regolare a mio piacimento la

mia vita e il mio mondo. La mia esistenza senza Dio e senza

amore era vuota, ma non lo sentivo. Ilviaggio continua e incontro Liliana: èla prima vera sosta del mio camminopiuttosto disordinato. Il nostro amoreera giovane e pieno di speranza in unfuturo felice, in una casa piena di figli,era tenero, fatto di baci furtivi e dicarezze rubate. È giunto poi l’amoredei primi anni di matrimonio, fatto dimomenti intensi, ma anche di crisi e diriappacificazioni, travagliato e tormen-tato, pieno di tensione per la mancan-za di figli. Ci siamo gettati nel lavoro,vivendo la solita vita delle solite cop-pie: non avevamo ancora trovato lanostra identità, eravamo tiepidi cristia-ni, lontano da Dio. Non c’era alcunasosta, nessuna fermata per “prenderefiato”, andavamo, correvamo, anelava-mo il benessere, la stabilità economicaper ritagliarci il nostro spazio nelmondo. Desideravamo ardentemente la

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

“Esci dalla tua terrae va’...”

Angelo e Liliana MicelloLecce 1

Prontamente ne ha giovato il nostrorapporto di coppia e con i figli; certa-mente non è che i problemi, le paure, idubbi scomparissero come per incan-to, ma mutava il nostro atteggiamentointeriore nell’affrontarli, non ci affan-navamo più come prima per cercare dirisolverli con le nostre sole forze ma ciaffidavamo fiduciosi alla volontà edalla Provvidenza Divina. “Io sono tran-quillo e sereno come bimbo svezzato inbraccio a sua madre, come un bimbosvezzato è l’anima mia” (Sal 130,2) ciripetevamo l’un l’altra, quando ciassaliva lo sconforto per qualche diffi-coltà incontrata o sopraggiungevanomomenti di stanchezza.

Così la preghiera diventava semprepiù un inno di ringraziamento alSignore (per il dono della vita, delconiuge, dei figli…) e la Parola ascolta-ta e meditata cominciava a incarnarsinella nostra vita. Iniziavamo a fareesperienza della preghiera continuarimanendo uniti a Dio anche fuori deltempo di preghiera. Gesù ci esortava afidarci di Lui, a ricorrere a Lui. “Ecco,sto alla porta e busso. Se qualcunoascolta la mia voce e mi apre la porta,io verrò da lui, cenerò con lui ed eglicon me.” (Ap 3,20).

Oggi, grazie anche ad alcune espe-

rienze di vita molto significative (affi-do famigliare, servizio di Pilotaggio,corsi per i fidanzati ed in ultimo quellodi coppia responsabile di settore) purcon i nostri limiti e sperimentandoanche periodi di aridità interiore, si èsviluppato in noi, per grazia delloSpirito Santo la capacità di vivere la“luce accesa” (per dirla con le parole diS. Ignazio). Tale capacità ci mette ingrado di vedere il mondo che ci circon-da alla luce del Vangelo, permette dileggere nelle nostre fatiche e sofferen-ze l’agire salvifico di Cristo, ci fa pene-trare di più il mistero di salvezza attra-verso la Croce.

E quando per via della nostramiseria cadiamo nel peccato, cerchia-mo di non farci abbattere dallo sco-ramento ma con coraggio ed umiltàci presentiamo davanti ad un sacer-dote per ottenere, attraverso i lSacramento della riconciliazione,consolazione e perdono. Per il futuronoi conf idiamo nel l ’a iuto del laGrazia del Signore perché ci concedadi crescere nell’amicizia con Gesù,Egli ci dice: “Il mio giogo infatti èdolce e il mio carico leggero”. (Mt11,30) e noi aggiungiamo: perché èLui a portarlo con noi tutti i giornifino alla fine dei tempi.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Adele: “Signore Gesù, nello scriverequesta testimonianza sul tempo

che dedichiamo alla preghiera nellanostra vita, non posso non cantare lemeraviglie e i prodigi del tuo amore.

Non posso non riandare alle origi-ni, quando, ancora ragazzina in cercadell’amore in ginocchio ai piedi dellaCroce del Krizevac (Medjugorje) chiesialla Madonna di farmi incontrare unAmore con la “A” maiuscola e Maria,mamma premurosa che ascolta e acco-glie sempre le nostre preghiere, haesaudito la mia richiesta nella manierapiù bella che Ella avrebbe potuto fare.

Infatti, qualche tempo dopo hoconosciuto Sergio, al quale immediata-mente ho donato il mio cuore.

Se dovessi dire in che modo l’hoconquistato potrei solo dire di averlo

conquistato con “l’Amore” e averloamato veramente di un amore con la“A” maiuscola.”

Sergio: “Da fidanzati, freschi dell’e-sperienza di Medjugorje, accogliendo ilmessaggio della Vergine a rimettere alcentro della nostra vita e della nostrapreghiera il santo Rosario che riempivae cementava il nostro stare insieme, fu ilnostro primo conoscerci e confrontarci.

Cominciavamo a portare con noi laBibbia e a leggere dei brani scelti a caso.

Assidua era la nostra frequenza allamessa, quasi quotidiana, e discreta maferma la direzione del nostro comuneconfessore, Padre Felice, Cappuccinofrancescano ottantenne, ormai prossi-mo al termine del suo cammino terre-no, che di fronte al mio dubbio e per-plessità sul da farsi - Quale vocazioneera la mia? - ci esortava, con dolcesorriso e placida tranquillità, alla pre-ghiera: “Pregate, pregate…!”

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Il tempo della preghieranella nostra vita

Sergio e Adele Di MartinoResp. Settore Abruzzo - Sulmona

felicità, dal momento che la natura ciaveva negato la paternità e la mater-nità…E avevamo perduto la strada! Cisiamo fermati per una sosta delnostro viaggio in coppia: abbiamomeditato, abbiamo guardato a quelloche avevamo seminato e abbiamoscoperto sterpi e rovi.

Credevamo che fosse amore quelloche ci univa e forse lo era anche, mamancava quella comunione che legaprofondamente, completamente in unarelazione interpersonale l’uomo e ladonna. Ci amavamo, ma ci mancava lavera dichiarazione di amore “il mioamato è mio ed io sono sua”, che è l’e-spressione di una totale appartenenza,di una donazione reciproca da cuinasce la piena armonia. Essa sale dal

nostro cuore gridata o detta nel silen-zio, esplicita o implicita, trepida oserena: abbiamo scoperto con l’END lacertezza di amare e di essere amati,abbiamo conosciuto l’abbandono, lamaturità, la tenerezza, la gratuità, l’ac-cettazione dell’alterità.

Corre ormai il diciottesimo annodella nostra nascita alla vita e siamoancora in viaggio, soste non ne man-cano, siano esse momenti di crisi o digioia, siano soste brusche sul nostroegoismo, sulla nostra impazienza,siano, invece, soste di riflessione sul“futuro senza futuro” di un figlioadottivo ormai ventenne che occupagran parte della nostra vita. Questesoste, se da una parte ci fanno prende-re un po’ di respiro, dall’altra servonodi incitamento a riprendere il camminocon più forza, con maggiore fiducia inun Dio che, crediamo, non vorràabbandonarci, anche se tante volteabbiamo dubitato, per poi gridare ilnostro “miserere”! Ancora una volta latensione verso la meta è sostenuta dalnostro impegno: è una scelta di vita,una scelta di responsabilità: non cichiediamo più quale sia stato il nostropunto di partenza, ma piuttosto sesiamo disposti ad avere ancora unfuturo come coppia coniugale rivoltaverso la ricerca della verità.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

“Le stelle

sono buchi nel cielo

da cui filtra

la luce dell’infinito.”

Confucio

significava alzarsi molto presto la mat-tina e impiegare due ore di viaggio.

Durante quel tempo, in quel ritro-varmi “da sola” con me stessa, ho rico-minciato piano piano a pregare concostanza tutti i giorni, e quello che,apparentemente, poteva tradursi in undisagio per una mamma con tre figlie,è poi diventato un momento di graziache si è riversata su tutta la famiglia.Lungo il viaggio, se non pregavo,ascoltavo Radio Maria e il Signore, checi parla e ci richiama spesso con lavoce dei fratelli, ha cominciato a farmirisuonare forte nel cuore una frase diun grande maestro di preghiera. PadreAndrea Gasparino:” Tu devi trovare iltempo per fare la tua mezz’ora di pre-ghiera del cuore quotidiana”. tudevi…tu devi… questo tu devi mirisuonava forte: “Tu devi esserecostante”. Per me, che vivo l’esperienzadell’équipe tutto si trasforma in undiscorso di coppia, quel “tu devi” si ètrasformato subito in un “voi dovete”.Così, Sergio ed io, abbiamo, pianopiano, cominciato la sera a spegnere iltelevisore e a raccoglierci davanti alnostro focolare, dove c’è la statua diMaria, regalo per il nostro matrimonio,e ad accendere il “lumino”. segno delnostro incontro con Gesù.

Lì ci soffermiamo nel “silenzio delcuore” e lasciamo che la Parola “risuo-ni” in noi sotto l’azione dello SpiritoSanto. Questa mezz’ora di preghiera,che poi è diventata un’ora, che poi èdiventata, impegni di lavoro permet-tendo, messa quotidiana, adorazionedavanti a Gesù Eucarestia, ha trasfor-mato il nostro essere coppia, rendendo-ci sempre più di due una sola carne; ciha aperto all’amore verso i fratelli ren-dendoci capaci di aprire la nostra casaall’accoglienza di una ragazza madre.

La preghiera ha cambiato la nostravita, soprattutto seguendo i consiglidi P. Andrea, abbiamo imparato adaprire il nostro cuore a Gesù nella sin-cerità più radicale, abbiamo imparatoa pregare soprattutto per ciò che ciimpedisce e ostacola nel nostro rap-porto con Lui, per le nostre paure spi-r itual i , sul la salute, sulfuturo…Abbiamo imparato a chiederetutte le volte che ci fermiamo in pre-ghiera: “Signore dona a noi e allenostre figlie il desiderio della preghie-ra, il gusto per la Parola di Dio e lacontinuità tra la preghiera e la vita”.

E Gesù, che ci concede sempre ciòche è conforme alla sua volontà e alnostro bene, pienamente accoglie lanostra preghiera.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Adele: “Per cui ci siamo sposati contanta voglia di fare, ma di fare per Dio.Purtroppo gli spazi e i tempi da sposatisono tutt’altra cosa degli spazi e tempidei fidanzati: cucinare, lavare, spolve-rare, stirare… e poi le tre bambine arri-vate l’una dopo l’altra, con due abortispontanei tra la prima e la seconda, iltutto nel giro di cinque anni.

E il tempo della preghiera dov’erafinito? A malapena riuscivamo a direuna preghiera per il pranzo e ognunoper proprio conto a dire le preghieredel mattino e della sera. E nonostanteavessimo iniziato il cammino dell’ENDquasi appena sposati, non riuscivamo atrovare il tempo per pregare e pregareinsieme, e l’unico momento era la riu-nione mensile di équipe.

Ma in tutto questo “parapiglia”familiare ciò che non abbiamo maiabbandonato è stata la messa domeni-cale tutti insieme, anche con le bambinepiccole, chi nel pancione, chi nel carroz-zino, chi correva già di qua e di là.

Certo andare la domenica a messatutti insieme significava lasciare la casanel caos più completo, significava por-tarsi biscottini e dolcetti per calmareeventuali pianti o strilli, significavaentrare in chiesa con i capelli più drittiche mai. Ma nonostante tutto sapeva-

mo che almeno questo tempo, l’unicotempo di preghiera che continuavamoad avere in coppia, non andava tolto.

A messa, pur sapendo di nonpoterla ascoltare in tutta tranquillità,avendo le bambine piccole, nell’incon-tro con Gesù Eucarestia, noi ritrovava-mo un “momento” di dialogo “cuore acuore” con Lui, e Lui ci ricolmava digrazia, di pace, di gioia. per cui si tor-nava a casa “ricaricati”, “ristorati”,pronti a continuare, ad andare avanti.

Oggi, a distanza di qualche annoveramente non possiamo non ringra-ziare il Signore per averci donato lacostanza a questo impegno, masoprattutto la consapevolezza da sem-pre del bene che la messa ascoltatatutti insieme faceva e fa alla nostrafamiglia. Fa bene a noi genitori, ma fadel bene ai figli perché é con la testi-monianza e non con le parole cheabbiamo insegnato loro cosa significaDomenica “Giorno del Signore”.

Ma continuando nel nostro cantodi lode e di ringraziamento al Signore,è avvenuto nel mio lavoro un qualcosache ha cambiato in bene totalmente lanostra vita di coppia e di famiglia.

Io sono maestra, e qualche anno fa,ho ricevuto un incarico annuale in unlontano paesino di montagna. Questo

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

“Il viaggio, anche come metaforadell’esperienza umana, è inseparabiledalla sosta. Perché? Nel cammino dellavostra coppia e della vostra famigliaquali sono le soste?”(dal Piano di redazione della Lettera End)

Siamo nell’età dei primi bilanci eperciò possiamo rileggere il passa-

to con quella obiettività che ci per-mette di r iconoscere, in qualchemodo, il disegno dl Dio che si compiesu di noi e nella Storia. È come vede-re in trasparenza il fondale di unmare calmo tropicale o i netti contor-ni di un paesaggio sotto un cieloterso e luminoso.

L’uomo durante il cammino dellasua esistenza ricorda sempre, in ogni

momento, la croce, sia nel sentire su disé la fatica e la gioia di vivere sia nelmodo stesso di procedere e di valutareil cammino, guardando ora avanti oraindietro ora intorno. Nasciamo, crescia-mo, ci sposiamo, riceviamo il dono deifigli, li educhiamo a crescere e conti-nuiamo a seguirli anche da lontano perle loro strade, ora fieri per il loro corag-gio ora trepidanti per la loro fragilità.

Un cammino animato, quindi, dallaricerca appassionata dell’amore, che sitempra nella prova, e sorretto dallasperanza, sempre attesa, dell’incontro.Ci muoviamo entro i limiti del tempo edello spazio, nostra porzione di infini-to, pellegrini protesi e attratti dallaBellezza Trinitaria, riflessa nel Creato esui nostri volti.

La vita temporale, che il Signoredell’universo e della Storia ci ha dona-

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Tra sogni e bisogni,soste e riprese, in cammino

verso la meta.

Maria e Gregorio MeaNardò 2 Settore Salento

Il viaggio ele soste

Se guardiamo a un viaggio, soprat-tutto pensando a quando i mezzi

di comunicazione e trasporti erano piùmodesti, da un punto di vista fisico, èlogico pensare che la stanchezzaponesse il problema della sosta, perriprendere fiato e forze per proseguire.

Se, invece, ci riferiamo al viaggiodella vita, con i suoi successi e insuc-cessi, i suoi alti e bassi e, soprattutto,al viaggio come cammino verso la per-fezione cristiana, sicuramente le sostesono un termometro dell’impegnoposto nel conseguire una meta, delleomissioni che hanno impedito unaascesa, il progresso che deve costituireuna caratteristica dell’uomo virtuososia da un punto di vista materiale, masoprattutto per noi che ci diciamo cri-stiani, spirituale.

Ecco che la sosta ci fa vedere lenostre sconfitte, i nostri arresti e, seottenute, le nostre vittorie e, quindi,l’aver ottemperato al nostro dovereche, in fin dei conti, si trasforma increscita intellettuale, spirituale anostro vantaggio.

Per noi equipiers, le soste posso-no costituire un bilancio della nostravita di coppia, del come abbiamo vis-suto l’alterità, di come ci siamo pro-digati per rispettare l’altro, di comeci siamo impegnati a crescere perdimostrare l ’amore verso l ’a ltro,quanto abbiamo lottato perché l’al-tro ci vedesse come siamo e noncome vorremmo che ci vedesse.

Siamo poi stati esempio di vita, diimpegno, di linearità, di sincerità per inostri figli, abbiamo loro inculcato,con la nostra vita, valori degni dell’uo-mo, del cristiano, del cittadino onesto?

Speriamo che le nostre soste abbia-no dato risposte positive.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Rosangela e Ferruccio FrusciLecce 1

come fa la gallina che, instancabil-mente, razzola, becca per terra e, ditanto in tanto, immancabilmente, sol-leva la testa per ingoiare.

Stentiamo un po’ tutti a fermare ilritmo frenetico di un fare ripetitivo ead accogliere i l nuovo che vuoleirrompere in noi. Abbiamo timore diperdere tempo, perché identifichiamoil riposo con il dolce far niente. Ma ilvero riposo è prendere tempo per fare“altro”, come il sondare negli occhi dichi ci sta a fianco, le dimensioni dellasua anima, nel piacere di sedersi, intre; l’ascoltare il racconto dei nostrifigli, sia quando esultano delle loroconquiste sia quando accusano dellesconfitte; l’osservare la fatica di chi civive accanto e scrutare, magari, neisuoi occhi lucenti di bellezza oppuresmarriti in ricerca, la quotidianaavventura di un amore altalenante conl’Amato, che si svela e si rivela; l’allar-gare il cuore alle opere dl misericordia;il gustare le espressioni dell’arte delsuono, del canto, della parola.. ineffa-bili strumenti per lodare il Creatore diogni bellezza, il riflettere e registrarepensieri e azioni, sentimenti ed emo-zioni che la vita ci regala; il contem-plare la natura ed il Cielo stellato; ilsostare alla presenza del Grande

Mistero, Parola che illumina, incanta,commuove e continua ad abitare tranoi; il pregare, ringraziare, supplicare,intercedere… Il riposo si pone comeesigenza per riprendere con più lena ilcammino e renderci più disponibiliall’incontro, all’accoglienza, all’ascol-to. Il Signore è tenero e buono con chilavora per lui ed invita, di tanto intanto, a stare con lui: “Venite indisparte, in un luogo appartato, ariposare un po’” (Mc 6,3l),”Venite aMe, voi tutti, che siete affaticati eoppressi ed io vi ristorerò” (Mt 11,28).

Ci conforta con la sua Persona ed èpresente negli incontri d’amicizia con ifratelli, in cui reciprocamente possia-mo farci dono, nel suo nome, di unosguardo, di un’attenzione di una con-fidenza, di un aiuto, nel clima di quel-la fraternità vissuta, condivisa, con-templata, che crea sorpresa, festa,arricchimento spirituale. Il nostroviaggio con Cristo e con i fratelli, nelquotidiano, finisce sempre con il tra-sformarsi in un percorso mistico che citrasforma dal di dentro.

Siamo invitat i ogni giorno amediare un equilibrio sempre nuovotra i due comportamenti, quello diMarta, nei bisogno di fare cose gradi-te al Signore e quello di Maria nella

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

to prende senso solo dal legame cheriusciamo a instaurare con Lui.

Una vita, fatta di attimi slegati epriva di orientamento, non ci rendecapaci di fermarci e di stupirci di Dio,di lodarlo e di ringraziarlo.

La smania di voler arrivare sempredappertutto e di ritenerci insostituibi-li, nel sovraccarico di impegni che ciaccolliamo, ci fanno dimenticare cheabbiamo un Padre. Diluvio di infor-mazioni non recepite, groviglio dipensieri, vortice di parole, ridda divoci, fragilità di riflessione, uso sfre-nato dei sensi esterni, questa è lafretta. Che ci fa vivere sempre dimeno. Moltiplica, infatti, le cose chefacciamo, ma ne assottiglia lo spesso-re, di modo che le facciamo sempremeno, le facciamo con la metà di noi:l’altra metà è dispersa. Non siamo piùin grado di osservare chi gioisce o chisoffre, chi è allegro o chi è triste, nonci predispone alla sosta per offrire ilnostro tempo, un sorriso un gestouna parola, che possono donarci perconverso, gioia serenità gratitudine.

Con la fretta perdiamo il controllodi noi stessi e tutte le buone occasio-ni ci sfuggono. Abbiamo la presun-zione di dominare il tempo “tiranno”,nell’ i l lusione dì condensarlo o di

allungarlo, inseguendo l’attimo fug-gente, che, per viverlo intensamente,finiamo poi per sprecare in corse inu-tili, come faceva quel giovane roma-no, cantato dal poeta Lucrezio, chepercorreva ripetutamente con la suabiga, sempre irrequieto e insoddisfat-to, i l tratto da Roma ad Ostia.L’irrequietezza e la noia sono la dou-ble face di molto nostro tempo, persoperché compresso. Sotteso a questomodo di vivere convulso c’è, in fondo,in noi una persistente e struggenteattesa di Assoluto… riposo. Riposoche non è inerzia, ma coinvolgimentoe contemplazione beatifica dell’azioneTrinitaria, che pregustiamo già suquesta terra, in tutta la sua dinamicaBellezza, nel mondo degli affetti. Unriposo paragonabile a quello di unbambino-svezzato-libero in braccio asua madre (Sal. 131) o a quello di unpadre che solleva il suo bimbo allasua guancia (Osea 11, 4). Quel riposoche noi sperimentiamo, sia neimomenti forti quali quelli di un ritiro,in cui l’Amore ci rigenera per fareconversione di vita, sia nei momentiordinari, nel volgere, di tanto intanto, il pensiero a Dio, ossigenare ilrespiro interiore l’affanno quotidianoe offrire a Lui ogni nostro battito…

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

“…e il settimo giorno si riposò”(Es 20,11)

Il ruolo dell’educatore è la postazioneprivilegiata per osservare lo sviluppo

della persona, le relazioni umane e ildegrado culturale in rapporto alle diver-se condizioni familiari e sociali. Neinostri giorni, la civiltà del benessere hamesso tanti servizi e comodità alla por-tata di tutti: l’istruzione, l’assistenza, icentri commerciali, i vestiti all’ultimamoda, le discoteche, la televisione, iltelefonino, ma ha stravolto di colpoequilibri millenari ed ha portato lenuove emergenze sociali: lo stress, lanoia, la solitudine, la depressione, il“non senso” e la cultura del disimpe-gno, del degrado e delle tante devianze.

Dove si sta andando? Come salvarsi?

Dove si sta andando è difficile pre-vederlo. Chi avrebbe potuto mai pen-sare, dieci anni fa, che tanta parte del-l’umanità sarebbe arrivata a toccare ilfondo della nefandezza con la pedofi-lia via Internet? Quale perversità stapreparando il genere umano per soddi-sfare i suoi bisogni deviati?

Sul problema di come salvarsi lasoluzione sembra ancora più difficile,perché per uscire dalla tendenza biso-gnerebbe andare in controtendenza.Ma in una realtà sociale le cui regolesono dettate dal consumismo e in cuitutti vanno dove porta la corrente,quanti sono autenticamente liberi discegliere una direzione diversa edisposti a remare e a faticare per risali-re la corrente?

Dalla postazione dell’educatore,tuttavia, si possono osservare ancheatteggiamenti e comportamentiimprontati alla distinzione, all’unicità,alla disponibilità, al coraggio, alle scel-

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Il riposo,l’altro tempo

Elisabeth e Gigi PreiteSanta Maria di Leuca A

gioia di presentarci e a stare con Lui.La gloria del Dio Vivente sta nelpoter cantare la Sua grandezza dalprofondo della nostra umile condi-zione umana. Egli ci guarda (L’animamia magnifica il Signore ..perché haguardato l’umiltà della sua serva…), ci

sta vicino, infinitamente umile nellasua onnipotenza, e ci consola con lasua Parola. La Bella Parola che salva,vive e agisce nell’innamorato, cheestasiato, fissa lo sguardo alla meta,al volto del suo Amato, fulcro e cala-mita del suo andare.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

A tutti i lettori (e scrittori) della Lettera END

Vi ricordiamo che i contributi per la lettera vanno inviati a:

Silvia e Fabrizio FarroniVia Prospero Farinacci, 41 - 00165 Roma

Tel. 06/6620253 - Fax 06/6383251

Silvia e Fabriziosono molto contenti di ricevere gli articoli anche

per posta elettronica all’indirizzo [email protected] direttamente su dischetto con qualunque versione di Word.

Vi segnaliamo il nuovo indirizzo dei Resp. di Equipe Italia:Carlo e Maria Carla Volpini

Via Angelo Ranucci, 5 - 00165 Romatel: 06 63 83 251

Vi ringraziamo e scriveteci numerosi.Vi ricordiamo che la brevità degli articoli consente la pubblicazione

di un maggior numero di contributi.

“dimensione senza tempo” in cuipotersi liberare della giacca, della cra-vatta e degli abiti da lavoro, dalle fati-che, dalle tensioni, dalle necessità. Èbello fare esperienza di questo “altrotempo” in cui fare silenzio, fare ilvuoto per ascoltare Dio e dialogare conla nostra anima, per ascoltare l’altro edialogare con la sua anima. È bellosentirsi parte dell’armonia dell’univer-so, le cui energie vitali trovano l’equili-brio nelle scansioni estate/inverno,giorno/notte, espansione/contrazione,attività/riposo. Cancellare un temposignifica stravolgere l’equilibrio dina-mico naturale e degradare il proprioecosistema vitale.

“Elisabeth ed io abbiamo fattoesperienza, nel Metodo END, dell’“altrotempo” ed abbiamo quasi rifondato lanostra coppia col graduale abbandonodella mia e della sua strada per cammi-nare su un percorso comune comecompagni di viaggio. Un giorno, però,gli impegni di lavoro ci hanno sottrat-to questo tempo vitale, Gigi, nel suolavoro di maestro, aveva preso sulle suespalle un carico eccessivo di responsa-bilità. Lo studio e i progetti lo avevanodapprima affascinato, poi gli hannoinvaso il suo tempo, il nostro tempo, isuoi pensieri, il suo sonno, il suo ripo-

so. Avrei dovuto essere la sua ancora disalvezza, ma mi ero imbarcata anch’io,nel mio lavoro di maestra di danzaclassica, in un’impresa coreograficaben più ardua del previsto.

Stava per insinuarsi l’idea folle chenon vi fosse più tempo per gli “impe-gni” di équipe.

Poi sono arrivate le vacanze estive,ma ci siamo strappati dall’assillo dellavoro soltanto imponendoci un viag-gio. E quel viaggio è stato l’iniziodella nostra quiete. Abbiamo ritrovatoil “riposo”, il tempo di godere delsilenzio dentro di noi, di ascoltarci, dicantare, di giocare, di incontrare, dicondividere, di pregare, di amare,…diritrovare la strada.

E siamo ancora felicemente inéquipe.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

te consapevoli e responsabili. Sono,forse, scelte di vita di chi ha deciso dielevarsi al di sopra del campo di espe-rienza delle galline e di provare a vola-re alto come il gabbiano. Sono, forse, ivalori di chi guarda la realtà con gliocchi del passeggero che condivide lacasa del mondo per un breve tempocon la consapevolezza che la sua casa,dove è diretto, è la casa di Dio. Disicuro, sono scelte di vita e valori chematurano in persone, coppie e famiglieche prendono il tempo di fermarsi, diinterrogarsi, di dialogare, di progettarsiin funzione dell’obiettivo. Allo spetta-tore distratto può sfuggire la program-mazione e il lavoro che sono dietro ilsuccesso di una squadra di calcio o diun’impresa. Così come a chi percorredistrattamente le strade della vitasfugge sicuramente che dietro il suc-cesso di una coppia c’è un progetto infunzione di un obiettivo e un percorsoin quella direzione. Chi rimane fermonon va da nessuna parte!

Per la coppia END l’obiettivo è ilmassimo possibile: è Dio. Per raggiun-gerlo, però, bisogna muoversi, occorretrovare il tempo. “Trovare il tempo”significa “liberarsi dal tempo” scanditodall’orologio e dagli impegni. Significaentrare in un “altro tempo”, in una

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Preghiera dell’Accoglienza

Signore,aiutami ad essere per tutti un amico,che attende senza stancarsiche accoglie con bontàche dà con amore che ascolta senza faticache ringrazia con gioia.Un amico che si è sempre certidi trovarequando se ne ha bisogno.Aiutami a essere una presenzasicura, cui ci si può rivolgerequando lo si desidera,ad offrire un’amicizia riposante,ad irradiare una pace gioiosa, la Tua pace, Signore.Fa’ che sia disponibilee accoglientesoprattutto per i più deboli eindifesi.Così senza compiere operestraordinarie,io potrò aiutare gli altria sentirti più vicinoe a ritrovare nuove stradedi amore e di pace.Amen

La preghiera è tratta da Equipe NotreDame – Milano – ottobre 2000, p. 9.

tranquillità, dopo un po’ essa diventeràlimpida e ne vedremo il fondo.

E’ importante, dunque, imparare anon far nulla, a chiudere la bocca egli occhi per divenire interiori alMistero, a sostare in quella vigileattesa, in quel raccolto ascoltare cheapre la strada all’incontro con l’altro,all’incontro con Dio…

E’ difficile condividere l’ebbrezza e lafecondità di questo incontro nato dalla“non - azione”, preferiamo prendere inprestito il racconto che ne fa SimoneWeil in un testo a noi caro, tratto dallibro: “La connaissance surnaturelle”.

E’ un testo piuttosto lungo, neriportiamo qualche stralcio: ci siamoaffezionati perché scandisce, in manieramirabile, la strada aperta dal non farniente di fronte a Dio che, poi, altronon è che “lasciarsi fare” da Lui.

Sentiamo che queste parole hannoaccompagnato silenziosamente i nostrianni insieme … con Lui..:

“Egli entrò nella mia stanza e disse:Vieni con me , t’insegnerò cose di cuinon sospetti nemmeno. Io lo seguii.

Egli mi fece uscire e salire soprauna mansarda da dove si vedeva attra-verso la finestra aperta tutta la città,alcune impalcature di legno, il fiume

con delle imbarcazioni che venivanoscaricate. Mi fece sedere. Eravamo soli.Egli parlò.

Ogni tanto entrava qualcuno, siuniva alla conversazione, poi partiva.

Non era ancora inverno.Non era ancora primavera.

I rami degli alberi erano nudi, senzagemme, in un’aria fredda e piena di sole.

La luce saliva, risplendeva, diminuiva,poi le stelle e la luna entravano dallafinestra. Poi di nuovo l’aurora saliva.

Talvolta egli taceva, tirava da unarmadio un pane e lo spartivamo. Quelpane aveva veramente il gusto del pane.Non ho mai più ritrovato quel gusto.

Egli mi versava e si versava del vinoche aveva il gusto del sole e della terradove era costruita la città.

Talvolta ci coricavamo sul pavimen-to della mansarda e la dolcezza delsonno scendeva su di me.

Poi mi svegliavo e bevevo la lucedel sole.

Egli mi aveva promesso un insegna-mento ma non m’insegnò nulla.

Noi parlavamo di ogni cosa, senzaordine, come due vecchi amici…

Io non posso impedirmi qualche voltadi ripetermi un po’ di ciò che ha detto.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Siamo capaci di non farniente di fronte a Dio?

Non è facile, nella vita che condu-ciamo, fermarsi e non far niente,

siamo così abituati ad organizzare, agestire, quasi ad “aggredire” la realtà ele persone che il fermarsi, il non farnulla, il lasciarsi fare, lentamente, mainesorabilmente, diventano sempre piùestranei alla nostra vita.

Eppure proprio questi atteggia-menti sarebbero il primo passo sulla stra-da che potrebbe accompagnarci alleradici vitali delle cose e delle persone chevivono intorno a noi e, soprattutto, checi aiuterebbe ad abbandonare le “falseimmagini ” costruite dalla nostra fantasiadell’altro e di Dio, che condizionanopesantemente il rapporto d’amore, ren-dendolo difficile, faticoso, talvolta arido.

Ma quale strada percorrere perchéquesto cominci ad accadere?

Nella nostra vita insieme stiamolentamente cominciando a capire che,forse, il fondamentale punto di parten-za é lasciar cadere tutte le nostre atte-se ed imparare a restare “ faccia a fac-cia” semplicemente presenti l’unoall’altro, presenti alla “Presenza” dicolui del quale l’altro si rende testimo-ne, nella calma raccolta della profon-dità del nostro essere, al di là delleparole e degli eventi gioiosi e faticosiche attraversano il nostro quotidiano.

Ci rendiamo conto, anche e conti-nuamente, che questa calma che ciconduce alla purezza del cuore e dellosguardo non può essere frutto deinostri “pii” sforzi; ...o c’é o non si puòottenere con la forza.

Accade un po’ come quando voglia-mo che un’acqua torbida torni chiara.Non ha senso agitarla con un bastoneper filtrare meccanicamente la torbi-dezza dell’acqua; la cosa più semplice élasciar posare l’acqua e aspettare con

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Maria Grazia e Vincenzo QuadratoBari 4

Leggiamo al capitolo 1° dellaGenesi: “Dio creò l’uomo a sua

immagine, a immagine di Dio lo creò,maschio e femmina li creò.”

Crediamo che in queste tre righesia sintetizzato il mistero ed il ministe-ro (scusate il bisticcio di parole) dellavita di coppia.

Dio non è un essere isolato. No. Dioè dialogo, Dio è scambio di amore, Dioè Trinità. E l’uomo, ci dice la Scrittura,è stato creato a immagine di Dio.

Subito ci verrebbe di pensare allalibertà, all’intelligenza, alla capacità digiudizio: in una parola a quelle carat-teristiche che fanno dell’uomo unacreatura superiore.

Ma subito dopo è scritto “maschioe femmina lì creò”: l’uomo, al contra-rio degli altri animali, pure sessuati, èsubito presentato nella sua entità di

uomo e di donna, di due creaturecomplementari, uguali e diverse, chia-mate al dialogo più profondo.

Chiamate cioè ad una comunioned’amore che è la vera immagine di Dio.

Troviamo, nei Vangeli ed in SanPaolo, tanti altri passi sul matrimoniocristiano. Ma siamo sempre colpitidalla freschezza ed insieme dallaprofondità di questi versetti profetici,scritti fra l’altro in un contesto difamiglia patriarcale, dove la donna noncontava nulla, e con una concezione diDio come essere inavvicinabile, padro-ne e giudice dell’uomo.

Siamo freschi reduci dall’incontromondiale del nostro Movimento, che siè tenuto a Santiago de Compostela sultema: “La coppia immagine di Dio tri-nitario”. Abbiamo ascoltato le relazionidi uno psichiatra e di un teologo,entrambi laici, ed abbiamo potuto

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

A suaimmagine

Lidia e Paolo AvesaniResp. Settore Milano

Come sapere se mi ricordo esattamente? Egli non è più qui per dirmelo.

A volte penso che egli non mi ami.Come potrebbe amarmi?

E tuttavia nel fondo di me stessaqualche cosa, un punto di me stessa,non può impedirsi di pensare, tremandodi paura che, forse, malgrado tutto, Eglimi ama”.

E’ un testo a noi molto caro checompendia tutte le dimensioni dellanostra vita ed indica anche le tappe diun cammino .

Il soggetto “Egli”, ripetuto ritmica-mente e il soggetto “io” in rispostaesprimono bene come l’ azione sia com-piuta direttamente da Dio e di come Eglientri nella nostra vita con delicatezza, inun “con-tatto” pieno d’amore , da per-sona a persona.

A noi è chiesto di non far niente perlasciare che sia Lui ad “entrare”; perlasciare che ci nutra; per lasciare chepossa sedersi accanto a noi, coricarsisul pavimento e far scendere su di noila dolcezza del sonno.

Non far niente significa lasciarsiincontrare da Dio, lasciarsi condurre

da Lui attraverso strade, esperienze divita, incontri del tutto impensati. Èlasciare che il nuovo, l’imprevisto,irrompa nel quotidiano del nostrovivere: è così che l’oggi è per noi,anche, un ripeterci l’un l’altro “un po’di quello che ha detto”, è avanzareappassionatamente nella ricerca diLui, è correre verso la pienezza di vitacui Egli ci chiama.

Questo non significa, certo, nostal-gica ricerca di quell’intimità tra noi econ Lui, che a volte si sbiadisce nelquotidiano scorrere degli eventi, alcontrario, è coltivare ogni giorno lacertezza dell’Amore e di vivere in esso.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

L’incontro di Equipe Italia del 24/26novembre 2000 si è svolto ad

Albissola, accolti dal settore di LiguriaPonente che, considerate le nostrepreoccupazioni a viaggiare col mal-tempo di quei giorni, hanno ben pen-sato di rassicurarci ordinando per noiuno splendido sole che ci ha accompa-gnato per tutto il tempo dei nostrilavori. E’ stato questo il secondoincontro dell’anno dopo quello diFrascati, ma sicuramente un effettivobanco di prova per questa Equipe Italiacresciuta e costituita ora di 7 Regioni:la prova è stata superata molto bene ei tempi sono stati rispettati così danon lasciare indietro alcun punto delnostro ordine del giorno.

La preghiera: il testo su cui que-st’anno Equipe Italia riflette è “Maria,donna del sabato” del cardinal Martini

e il via alle nostre meditazioni è statodato dalle riflessioni di Carmen eRenzo Gaggero, coppia regionale dellaRegione Nord Ovest B.

Vita dei Settori: come sempre si èdato ampio spazio alla comunicazionedi problemi ed esigenze dei diversiSettori e ci si è soffermati in particola-re su quelli che possono essere realtàcomuni. In particolare si è discussosulla situazione di Settori troppo pic-coli che non riescono facilmente adavere un rapido sviluppo e si è conve-nuto in tal caso di mantenerli comepresettori, dando loro lo spazio di vitaautonoma, ma comunque in strettorapporto con un Settore vicino già piùconsolidato e con la coppia regionale,fino a quando non realizzino unamaggiore solidità attraverso un nume-ro più significativo di équipes.

La Sessione nazionale: questopunto dell’ordine del giorno ha impe-

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GIORNI END

Notizie da Equipe Italia

notare la convergenza dei fattorinecessari per la buona riuscita di unmatrimonio e quindi di una famiglia.

L’uomo e la donna hanno bisogno

assoluto di un dialogo d’amore. E’ un’esigenza psicologica, perché

due vite su binari paralleli, pur senzascontri ma anche senza momenti divero incontro, inaridiscono.

Ed è pure un’esigenza spiritualeperché senza momenti di preghieraprofondamente condivisa, senza unariflessione quotidiana, ma profonda,sui perché della vita, il matrimonio siadagia facilmente sui ritmi blandi ecomodi suggeriti dal mondo che cicirconda.

E senza dialogo d’amore profondoquanti matrimoni falliscono oggiintorno a noi!

Concludiamo con una battuta.“Perché un matrimonio riesca piena-mente bisogna che al suo interno siformi un triangolo”.

Non si tratta certo del triangoloclassico (lui, lei e l’amante) propostodalle barzellette o dai rotocalchi. No.Il terzo lato del triangolo è Dio: seDio è presente nello scambio d’amoredella coppia questo amore diventapieno, fertile, eterno.

In questo rapporto di comunionedei coniugi, fra loro e con Dio, sta,crediamo, il vero senso del Sacramentodel matrimonio.

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VITA DI COPPIA NEL QUOTIDIANO

Non dire mai “Mai”

Non dire mai: “Io”di’ invece: “Noi”.

Non dire mai: “Mio”d’ invece: “Nostro”.

Non dire mai: “Tocca a lui”di’ invece: “Incomincio io”.

Non dire mai: “Non posso”di’ invece: “Eccomi”.

Non dire mai: “Vattene!”di’ invece: “Vieni!”.

Non dire mai: “Domani”di’ invece: “Oggi”.

Non dire mai: “Morte”di’ invece: “Vita”.

Non dire mai: “Mai”.

S. Lawrence

sessione indirizzata alle coppieResponsabili di équipe attualmente inservizio, laddove questa presenza nonpotesse essere assicurata, si chiede lapartecipazione di un’altra coppia dellastessa équipe in modo tale che tutte leéquipes siano rappresentate.

La coppia referente culturale: ancorauna volta si sente l’esigenza, per richie-sta dei settori, di tornare su questafigura per una maggiore definizione.

Al di là di altri possibili approfondi-menti su questo servizio, si ricorda chela CRC deve essere un aiuto per l’ani-mazione culturale di cui resta respon-sabile fondamentalmente la CoppiaResponsabile di Settore. Il principiodella collegialità, su cui si fondano leéquipe di servizio nel nostroMovimento, richiede che anche suiproblemi culturali (conoscenza delleattese e dei problemi sociali, familiari,educativi, religiosi… delle équipes delsettore) si sviluppi e si approfondisca laconoscenza e si decidano attività e ini-ziative a livello delle riunioni dell’équi-pe di Settore. Si sottolinea ancora che,come tutti i servizi nel nostroMovimento, anche questo ha un suoperiodo di svolgimento che è triennale.Per quanto riguarda il documento sulla

CRC elaborato da alcune coppie dellaRegione Nord-Ovest, Equipe Italia neapprezza il tentativo di approfondi-mento e le buone indicazioni in essocontenute, tuttavia non essendo fruttodi un lavoro più ampio e discusso tratutti i Settori, non può al momentoessere considerato un documento uffi-ciale, ma solo una base di discussionee di confronto.

E ancora…: diverse altre questionisono state trattate in Equipe Italia, traqueste una che può richiedere l’interes-se generale è la regolamentazione deisiti che stanno nascendo. Dopo uncerto periodo di allenamento e di proveinfatti, ora diversi sono i collegamentiche si possono realizzare attraversoInternet con i diversi siti dei settori ita-liani. La nuova realtà esige anche delleprecisazioni: per il sito italiano dell’ENDè responsabile Equipe Italia (che affidaad una coppia il servizio di segreteria alriguardo, che curerà soprattutto la dif-fusione dei documenti ufficiali o diinteresse e diffusione nazionale). Per ciòche concerne la scelta del materiale dapubblicare nei singoli siti rimaneresponsabile la Coppia Responsabile diSettore per tutto il periodo di svolgi-mento del suo servizio.

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GIORNI END

gnato molto del nostro tempo neldesiderio di costruire una sessione chesia risposta alle esigenze dei singoliéquipiers e che rispetti gli orientamentidel Movimento. Vi diremo di più nelprossimo numero della Lettera, per oravi comunichiamo che si è pensato aduna sessione che abbia un orientamen-to biennale, anche se ognuna delle duedeve avere una sua vita autonoma cosìche chiunque partecipi all’una o all’al-tra abbia la possibilità di vivere unmomento di formazione completo inse stesso. La sessione ha anche degliaspetti organizzativi e operativi chevanno curati e così è stata affidata laliturgia di quella primaverile alla regio-ne Nord-Est B e di quella estiva allaRegione Sud-Est, mentre l’impegnativolavoro delle équipes di formazione èstato affidato ai Sica e ai Cuppone. Perquanto riguarda le tracce di lavoro susui dovranno riflettere gli équipierspartecipanti, si è pensato di chiederela collaborazione dell’équipe di servizioche sta lavorando su un approfondi-mento del sacramento del matrimo-nio, in considerazione della quantità dimateriale finora raccolto ed elaboratoe tenendo presente la stretta connes-sione tra il loro lavoro e la sessione chesta prendendo forma e vita.

Le Sessioni regionali sul servizio : lapositiva esperienza dello scorso annosarà ripetuta, e anche quest’annosaranno organizzate delle mini sessio-ni, a livello regionale, per affrontare eriaffermare il valore del servizio diResponsabili di équipe. Nell’editorialetrovate le motivazioni che ci hannoindotto a questa scelta, sul pianoorganizzativo le sessioni saranno 7 e sisvolgeranno nell’arco dell’anno solare.La relazione di fondo sul servizio vieneaffidata ai Volpini; una relazione piùspecifica legata al significato e allemodalità di svolgimento del servizio dicoppia Responsabile d’équipe saràsvolta dalle singole coppie regionalisulla base di un lavoro confrontato,discusso insieme e condiviso.

Si ricorda che, pur essendo questa

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GIORNI END

fia costantemente su tutti i Settori, sututte le équipes e soprattutto su cia-scuna coppia che si accosta con fedealla grande proposta dell’Equipe NotreDame; per questo nel nostro cuoresono risuonate le ultime parole di Gesùai discepoli: “andate ed ammaestratetutte le nazioni...ecco, Io sono con voitutti i giorni, fino alla fine del mondo”(Mt 28, 16-20).

Il Signore cosa avrebbe potuto dircidi più? “Io sono con voi tutti i giorni”,non un giorno sì ed uno no, qualchevolta sì e qualche volta no, ma propriotutti i giorni, sia quelli nuvolosi chequelli sereni dell’ascolto e dell’atten-zione, sia quelli burrascosi dei litigiche quelli luminosi dell’affettuosadisponibilità: questo significa unconforto che nessun aiuto umano puòdare, certo le nostre inadeguatezze ele nostre incertezze non scompariran-no magicamente, ma saranno trasfor-mate ogni volta che avremo l’umiltà diriconoscere che “ciò che è impossibileagli uomini è possibile a Dio” (Lc18,27), r icordando quanto Egliaffermò con estrema chiarezza: “senzadi Me non potete far nulla” (Gv 15,5).

A questo punto avevamo sognatodi arrivare rapidamente a tante équi-pes in Campania, ma poi abbiamo

capito che sarebbe meglio per tuttioptare per una maggiore attenzione alrapporto di coppia, chiedendo alSignore di rendere il nostro amoretestimone autentico del Suo; poi ave-vamo pensato ad un grande progettod’informazione nella nostra regione,ma abbiamo anche intuito che occorreprivilegiare gli incontri personali, cop-pia per coppia, per parlare al cuore enon solo alle orecchie di chi ascolta,ed ancora ci sarebbe piaciuto trovareper le prossime équipes napoletanemolte coppie fortemente motivatedalla loro fede ed entusiaste di provarel’esperienza d’équipe, ma abbiamopensato che la cosa giusta sia affidarsisempre di più al Signore e rivolgersiserenamente a quanto Egli vorrà met-tere sulla strada dell’équipe.

Ancora una cosa vogliamo condivi-dere circa la nascita di questo nuovosettore e riguarda i doni che il Signoreci ha fatto per condurci a questopunto, e i doni di Dio non possonoessere nascosti, perché “non si accendeuna lucerna per metterla sotto il mog-gio, ma sopra il lucerniere, perché fac-cia luce a tutti quelli che sono nellacasa” (Mt 5, 14-15); naturalmente ilprimo dono è stato conoscere l’équipe,

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DAI SETTORI

Aiutiamolo anascere

Quando abbiamo saputo che inostri responsabili regionali e

nazionali avevano pensato seriamentealla nascita del settore in Campania cisiamo sentiti come chi è in attesa delprimo figlio, e non vi nascondiamo cheabbiamo pensato che il periodo digestazione fosse ancora troppo breve,che l’ambiente nel quale accogliere ilnascituro non fosse ancora pronto, cheil nostro entusiasmo ed il lavoro inEND di questi ultimi anni fossero benpoca cosa rispetto all’impegno che siprospettava per tutti noi.

Tuttavia abbiamo voluto rifletterciseriamente e per prima cosa abbiamoavvertito un grande dovere di... sederci,proprio così, infatti da un po’ di tempoa questa parte, quando abbiamo biso-gno di aiuto per discernere meglio,

non possiamo fare a meno di “sederci”e quasi sempre dopo abbiamo le ideemolto più chiare.

Ogni volta che ci rivolgiamo insie-me al Signore ci sentiamo subitoconfortati, e così la preghiera inizialedi questo nostro “dovere di sedersi” ele invocazioni spontanee che semprefacciamo precedere al dialogo fra dinoi, ci hanno aiutato a capire chetutte le incertezze ed i timori riguar-danti la nascita del settore inCampania, dipendevano soltanto dallanostra fragilità umana, ed abbiamoriflettuto che l’Equipe Notre Dame èun’esperienza fatta per gli uomini, manon appartiene ad essi.

È stato lo Spirito Santo a suscitarel’intuizione iniziale nel cuore e nellamente di padre Caffarel ed il primosoffio, ed il secondo, che ha rivitalizza-to le Equipes del mondo intero, sonostati dei momenti forti per la vita delMovimento, ma in realtà lo Spirito sof-

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DAI SETTORI

Maria e Paolo Mauthe DegerfeldResponsabili Settore Campania

la gioia di conoscere in questi quattroanni di vita d’équipe e che non dimen-ticheremo per tutto il tempo che ilSignore ci concederà ancora prima dirinascere a nuova vita.

Da tutto quanto abbiamo dettoemerge chiara una confortante realtà:lo Spirito soffia anche sulla nostraCampania e continuerà a farlo fino aquando ci sarà qualcuno di buona

volontà disponibile ad accoglierlo nellapropria vita, e noi siamo in tanti, tan-tissimi, se consideriamo il Movimentonella sua globalità, per questo vi invi-tiamo ad accogliere con gioia la nascitadi questo primo Settore in Campania esiamo certi che non saremo mai soli adinterpretare la volontà di Dio ed a testi-moniare con le nostre vite i meraviglio-si frutti del suo Amore per noi.

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DAI SETTORI

ed il Signore ce lo ha concesso inmodo straordinario dandoci l’opportu-nità di trasformare gli incontri di pre-ghiera mensili di un gruppo di amicinella meravigliosa esperienzadell’Equipes Notre Dame; il secondodono sono Maria Paola e GiancarloTenaglia, che hanno “adottato” tuttinoi, come figli d’équipe, in questa tra-vagliata terra napoletana, e non finire-mo mai di ringraziare il Signore per lepersone straordinarie che suscita ditanto in tanto perché siano luce allavita di tanti altri.

Un altro bel dono per il nostro set-tore sono Anna ed Angelo Bellani, chesono i nostri amici più “vicini” in termi-ni d’équipe: a loro dobbiamo la primainformazione sul Movimento, il 21 apri-le del 1996, la nuova linfa che ci hannoportato entrando nella nostra “Napoli1” e soprattutto la fede e la dedizioneche li ha spinti a pilotare “Portici 1” ed“Omignano 1”, ad oltre 200 km. didistanza dalla loro abitazione, ed oraanche Nola 1, impegnandosi anche sualtri fronti del servizio in équipe.

Di doni ce ne sono ancora tanti equindi non possiamo tacere diRosamaria e Lino Chimenti, intorno aiquali si è formata “Napoli 2”, né di

Ilaria e Carlo Cardone e Flavia e FaustoPiccolo, che hanno fortemente voluto“Napoli 3” né di P. Geppo Tranchiniche è stato il primo consigliere spiri-tuale di Napoli 1 e che ha formato“Napoli 4”, né possiamo tacere diAnna e Roberto Artesi che sono stati laprima pietra di “Napoli 5”, di Luisa edErmanno Vasca che hanno cercatoun’esperienza come la nostra concre-tizzandola poi in “Napoli 6” e diMarinella e Vittorio Matteo che cihanno spinto ad iniziare “Napoli 7”.

Un altro grande dono per le nostreéquipes campane sono i “Consiglierispirituali”, che testimoniano alle cop-pie con la loro stessa vita l’amore diDio e si adoperano per trasformareogni équipe in un’autentica piccolaChiesa; e cosa dire di Vanda e OttavioPasquariello, che sono stati la nostraprima coppia di collegamento e che cisiamo trovati accanto in tante occasio-ni, sempre pronti ad incoraggiarci efarci capire di più, ed ancora Rosetta eGiulio Palanga, che pur abitando aRoma, stanno pilotando “Napoli 4”nella nostra città; più ci riflettiamo epiù ci vengono alla mente o forsesarebbe meglio dire “al cuore” altridoni di Dio, impastati nelle vite ditante altre persone che abbiamo avuto

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DAI SETTORI

sul tema:“Chiamati alla speranza”, con riflessionedi don Fernando Filograna22 aprile 2000,Seconda Giornata di Settore sul tema:“Essere persona”, relatore: padreTommaso Vinaty, o.p., ConsigliereSpirituale del Settore Roma B.4 giugno:Terza Giornata dei Settori A e B (tema da definire).Settori di S. Maria di Leuca A e B In sintonia col cammino pastoraleintrapreso dalla propria Diocesi, coltema “In principio ... la Parola", iSettori S. Maria di Leuca "A" e "B", il19 novembre 2000, presso l'oratoriodella chiesa S. Biagio di Corsano (Le),hanno svolto una GiornataIntersettoriale riflettendo su:"Le nostre relazioni alla luce dellaParola". L'incontro, animato dalConsigliere Spirituale delle équipes1,2,3, e 4 di Corsano, Don GerardoAntonazzo, ha evidenziato lo strettolegame tra Parola di Dio e vita cristiana(sacramenti) e come la "relazione con laParola" ci aiuti a discernere, a illumina-re, a condannare, ad incoraggiare, aguarire le nostre relazioni umane colpitedall'esperienza del Peccato, ridando loroil giusto livello qualitativo-spirituale in

tutti gli ambiti (coniugale, familiare,amicale, sociale, professionale, politico).Nel corso del 2001, sono previsti unRitiro Spirituale in Quaresima(04/03/2001), in comunione con ilMovimento END italiano, e un'ulterioreGiornata Intersettoriale, da tenersi il10 giugno 2001, sul tema “La missione della coppia nella Chiesa enel mondo", relatori Vanda e OttavioPasquariello.Settore Puglia BIl 26 Novembre 2000,si è svolta la prima giornata di settoresu: “l’ascolto della Parola: sorgentedella vita di coppia”. Relatore DanieleMoretto - Monaco della fraternità diBose a Ostuni.L’Equipe di settore, tenendo presente ipunti concreti d’impegno, ha ritenutoopportuno riflettere sull’Ascolto qualeimpegno prioritario della coppia.La vita coniugale, infatti, va fondatasulla Parola contenuta nelle Scritture:lampada ai nostri passi, acqua che dis-seta lungo il cammino.Il 22 aprile 2001, si terrà la secondagiornata di settore su:“vita di coppia e preghiera” - relatoreda contattare. Si vuole meditare sulla vita interiore esulla preghiera coniugale.

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DAI SETTORI

Attività dei SettoriSettore di Firenzeil 5 novembre 2000,prima Giornata di Settore sul tema:“Dalla vocazione coniugale alla chiamata END”Relatori: Carlo e Maria Carla Volpini,Responsabili di Equipe Italia.Settore Marche Bil 26 novembre 2000,prima Giornata di Settore sul tema:“Io e te, noi e il Padre, noi e i fratelli”.E’ stata posta al centro la tematicarelativa ai punti salienti del metodoEnd: dovere di sedersi, compartecipa-zione, messa in comune. Relatori: Gianni e Giorgia Orsini,Responsabili Settore Firenze.Settori di Romail 19 novembre 2000,prima Giornata dei tre Settori romanisul tema:“Denaro e fede cristiana: testimonian-za e impegno di coppia per un usoresponsabile del denaro”, per rispondere all’esigenza espressa dagliequipiers di approfondire tematiche dirilevante importanza etica e sociale.Relatori: don Giuseppe Cavallotto,Consigliere spirituale dell’équipe Roma

26 e Aldo e Paola Cattaneo del Settoredi Bergamo.Settore di FossanoIl 17 - 18 marzo 2001,il Settore di Fossano organizza aVicoforte (Mondovì), il Ritiro sul tema:“Le Beatitudini nella vita di coppia”.Le meditazioni saranno a cura dimons. Luigi Bettazzi, vescovo emeritodi Ivrea.Chiunque sia interessato a partecipare- oltre naturalmente alle coppie delSettore di Fossano - può rivolgersi allacoppia Responsabile di Settore:Marilena e Luciano Borello,tel: 0175 8 63 11.Settore LecceComunichiamo la programmazionerelativa ai momenti comunitari delSettore Lecce A; sottolineamo che alcu-ni di questi momenti sono stati previstiunitamente al Settore Lecce B,29 ottobre 2000.Ritiro sul tema“Andare oltre”, con riflessione didon Pasquale Cristiani.Prima Giornata dei Settori A e B, 12 novembre 2000.

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DAI SETTORI

noi. Il traguardo vero dell’opera creatri-ce di Dio è la creazione della famiglia,perché solo questa (per limitarci alpiano naturale) è l’immagine completadi Dio che ama e amando crea. Dio hacreato e crea ogni nostra famiglia,affinché raggiunga la perfezione, perciòla famiglia deve essere continuamentecollegata alla fonte di Energia come unregistratore vocale. Solo se la famigliasi lascia ri-creare dalla Parola andràavanti e sarà fondata sulla roccia.

La famiglia è l’immagine visibile,tangibile di Dio. Il diavolo, non poten-do attaccare l’Onnipotente, ha cercatodi offenderlo, attaccando ciò che più siavvicina a Lui, al suo mistero di unità etrinità, ha attaccato la Famiglia. Dioparte dal cosmo per arrivare alla fami-glia, il diavolo fa il processo inverso:divide la famiglia per poi riversare ilveleno su tutto l’universo.

Dio ricomincia dalla famiglia un’in-finità di volte; basta pensare ad Adamoed Eva, a Noè, ad Abramo… LaFamiglia, secondo il cuore di Dio, è ilprimo fondamentale luogo di comu-nione, luogo in cui uno non ha lapaura dell’altro, anzi trova nell’altro ilsostegno più valido al proprio cammi-no di maturazione umana e cristiana.Attraverso la famiglia ci liberiamo da

noi stessi. Adamo sta di fronte ad Eva,perché vedendo ognuno i pregi e idifetti dell’altro, aiutandosi scambie-volmente, possano sviluppare i primi eliberarsi dagli altri. L’uomo (o ladonna) è veramente ciò che è non inufficio e neppure in chiesa, ma nell’in-timità della sua casa, se riesce a farcadere le maschere, la fretta, l’orgoglio,le vuote sicurezze, le paure, l’egoismo.

Ma colui che ci ha creati senza dinoi non ci libera e non ci salva senza dinoi; Dio ci libera con noi, perché nellesue mani non siamo un sempliceoggetto, ma figli suoi. Non ci liberasenza la nostra collaborazione non soloper il gran rispetto che Lui ha dellanostra libertà, ma anche perché ci chie-de di essere suoi collaboratori. Ognunodi noi non sarà tutta la costruzione,sarà soltanto una piccola pietra nelRegno di Dio, ma è necessario che portila propria pietra. La propria parte o la sifa o non la fa nessuno e la costruzionenon viene su solida.

E poi tutti i doni di cui Egli arricchi-sce la nostra vita ci sono dati perché lipartecipiamo agli altri, anche lo stessofiglio non appartiene soltanto ai geni-tori che l’hanno procreato, ma all’uma-nità. Nella persona umana non esistenulla di individuale, perché personale

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DAGLI EQUIPIERS

Parolacreatrice

Tanti libri, tante riviste, hannoaccompagnato un po’ la nostra

vita, ci hanno aiutato a crescere, cihanno illuminato in tanti momenti buie hanno dato senso al nostro vivere.

Tra tutti, una lettura recente è stataper noi molto significativa e vorremmo(quasi in punta di piedi per non svilirela validità dell’intera opera) “amplificar-la” a voi tutti che come noi tentate ditrovare giorno dopo giorno quel giustoslancio che ci deve contraddistinguerein quanto cristiani. Si tratta di Parola diDio e Famiglia di G. Sacino.

La prima esperienza che il popoloebraico fa della Parola di Dio è l’espe-rienza di una Parola che non si accon-tenta di comunicare, ma che realizzaciò per cui è pronunciata, non soffioche si perde, non suono che si dimen-tica, non rumore che dà fastidio. La

Parola di Dio è una Parola che mentreviene pronunciata realizza, “…e laParola si fece Carne” (Gv 1, 1-13).Dunque la Parola di Dio è una Parolacreatrice. Noi intanto siamo, in quantosiamo Parola di Dio. La Parola di Dionon è qualcosa che sta fuori di noi eche ascoltiamo, ma noi siamo Parola diDio. Se noi esistiamo è perché Dio oraqui sta pronunciando quella Parola checi crea non una volta per tutte, ma incontinuazione. Io sono una Parola diDio pronunciata per sempre, tu (cia-scuno di noi) sei una Parola di Dio,ogni uomo è Parola viva e rimaneunico e non ci sarà mai un altro sestesso, perché Dio non è ripetitivo, nonè monotono. Dio è un artista che creasempre nuove opere d’arte.

“Maschio e femmina li creò”Esistiamo come uomo e come donna,perché Dio pronuncia la Parola, cipensa e ci vuole così come siamo, masenza i limiti che il peccato segna in

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DAGLI EQUIPIERS

Cecilia e Cosimo CupponeResponsabili Regione Sud Est

Gli amici delle End mi hanno chie-sto di dare una testimonianza

della mia presenza tra loro, e proprio suquesto numero della Lettera dedicata al“riposo”! Può sembrare buffo, perchésanno che sono il meno indicato: gliimpegni continui in diversi campi nonmi lasciano spazi liberi, tanto che laparola ‘ferie’ da parecchi anni mi èdivenuta arcaica. E in estate ho ringra-ziato nel cuore il Papa che dalla ValleD’Aosta ha invitato a pregare anche perquelli che “non possono fare le vacan-ze”. Ma forse gli amici si sono ricordatiche per me era una bella vacanza starecon loro agli incontri di vario tipo.

Ed è ancora sempre vero! Perchésono davvero fortunato e pieno digratitudine per essere stato semprebene accolto, da tutti. Perciò è una

festa ritrovarmi con loro.Ho intuito da subito e accettato

con gioia la caratteristica dell’ambienteEnd, in cui il rispetto per il dono delladiversità si innesta bene nella consape-volezza dell’eguaglianza e della frater-nità, nella coscienza del servizio e dellacondivisione schietta: anche il pretepuò deporre finalmente gli abiti delprotagonismo e vivere l’ascolto vicen-devole, la pazienza dell’attesa percostruire insieme un progetto e perrealizzare un programma ‘insieme’.Benché talvolta la fatica della ricerca tifarebbe cedere alla tentazione di anti-cipare subito la soluzione ‘evidente’.Così giungi a rallegrarti per i frutti del-l’ascolto e del dialogo contemplandonei singoli e nel gruppo le meravigliedell’azione dello Spirito, il grande regi-sta che svela il tracciato della Parola,l’incantevole maestro capace di crearearmonie impensate.

Trovo preziosa la comunicazione di

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DAGLI EQUIPIERS

Io con voi...riposo bene

P. Fausto ColecchiaC. S. regione sud-est

significa relazionalità. Anche noi infinenel nostro piccolo abbiamo la possibi-lità, attraverso la nostra parola di “darevita”, sostenere chi ci vive accanto,“creando” delle persone felici di esserci.

E concludiamo col Papa nella

Familiaris Consortio: “…nonostante iprofondi mutamenti storici, la famigliaresta la più completa e più ricca scuoladi umanità, nella quale si vive l’espe-rienza più significativa dell’amore gra-tuito, della fedeltà, del rispetto recipro-co e della difesa della vita”.

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DAGLI EQUIPIERS

Preghiera del Ribelle

Signore facci liberi! Signore che tra gli uomini drizzasti la Tua croce segno di contraddizione,che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro le perfidie e gli interessi dei dominanti,la sordità inerte della massa, a noi oppressi da un giogo oneroso e crudele che in noi eprima di noi ha calpestato Te, fonte di libera vita, dà la forza della ribellione.Dio che sei verità e libertà, facci liberi e intesi: alita nel nostro proposito, tendi la nostravolontà, moltiplica le nostre forze, vestici della Tua armatura. Noi ti preghiamo, o Signore.Tu che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocefisso, nell’ora delle tenebreci sostenti la Tua vittoria: sii nelle indigenze viatico, nel pericolo sostegno, confortonell’amarezza. Quanto più s’addensa e incupisce l’avversario facci limpidi e diritti: nellatortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare.Se cadiamo fa che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostrimorti a crescere al mondo giustizia e carità.Tu che dicesti “Io sono la resurrezione e la vita” rendi nel dolore all’Italia una vitagenerosa e serena. Liberaci dalla tentazione degli affetti: veglia Tu sulle nostre famiglie.Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni, noi Ti preghia-mo; sia in noi la pace che Tu solo sai dare.Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghieradi noi ribelli per amore.

Teresio Olivelli

La preghiera è di Teresio Olivelli, cattolico e martire della Resistenza milanese, riproposta nel qua-drimestrale Percorsi, bollettino della Fondazione Ghetti-Baden, Milano, rivista degli Scout cattolici,perché in un periodo di “progressivo processo revisionistico che vuole cancellare dalla memoria col-lettiva avvenimenti e fatti che invece, per il bene della comunità e della nostra Italia, dovrebberocostituire un’eredità preziosa da tramandare ai giovani…” (ibid), si ricordi il dono prezioso dellalibertà che ci è stato fatto e ci si impegni a vivere i valori della responsabilità e del servizio.

continuo ad accettare di buon gradol’emergenza e a ritenere già un efficace‘riposo’ il cambiare lavoro, una stupen-da vacanza svolgere con gusto ed entu-siasmo quanto sto facendo. Nel ricordodelle parole di Gesù che, se elogia lascelta di Maria, non rimprovera l’impe-gno di Marta, ma solo la sua “preoccu-pazione e agitazione”, sottolineando

così che è l’ansia ad affaticare e a rom-pere gli equilibri. E pensando che Dio, ilquale “cessò nel settimo giorno da ognisuo lavoro” (Gen 2,2), in realtà è ilPadre creatore sempre in azione.Ed è felice: egli opera perché ama!

Ciao. E grazie per aver avuto lagenerosità di leggere fin qui.

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DAGLI EQUIPIERS

vita, affascinante lo slancio nel servizioe la fantasia che moltiplica l’attenzioneai particolari, commovente la capacitàdi accoglienza e di perdono per inevi-tabili limiti, esemplare la familiaritàdell’ospitalità, rispettabile il camminolaicale ed ecclesiale del gruppo.Sorprende sempre il clima di speranzae di coraggio, che porta a non demor-dere davanti alle tante difficoltà e cheinventa nuove vie per continuare conrinnovato slancio.

Non ci si nasconde che tutto que-sto richiede disponibilità e tempo. Equando hai molto da fare valuti benel’importanza del tempo. “Il tempo èdenaro”, si continua a dire. “Solo l’og-gi ci appartiene”, si fa eco in altriambienti. Sappiamo bene che il tempoè un dono prezioso e molto personale:spesso, donarlo significa dare la pro-pria anima. Ma talvolta è l’unico donoche possiamo fare!

Secondo un vecchio detto, per ilsuo ruolo particolare di servizio il pretesi sente “mangiato” (come, del resto,succede ai papà e alle mamme coerentinelle proprie famiglie!). Ma questa èuna stupenda esperienza eucaristica: èla Messa della vita, fatta di gratuità e

di reale incarnazione nell’umanità ditutti, condividendo gioie e dolori,innescando ovunque con fiduciosacaparbietà la forza immensa dellarisurrezione.

E poi, diciamolo pure: cambiare fabene. È salutare una breve pausa con iproblemi del proprio ambiente, comepoi la routine quotidiana ti metterà ingrado di saper relativizzare al meglioeventuali problemi delle End.

Ogni incontro, se è un impegno(prima, durante e dopo), è anche unasollecitazione e una positiva ricarica. Econfesso anche il mio ‘peccato’: nonriesco e non voglio dimenticare le per-sone con le quali il Signore mi faincontrare, e conservo con riconoscen-za il loro esempio, il loro calore umanoe spirituale, anche se poi le circostanzenon portano ad esprimere più di tantoe sembra che tutto si estingua sotto ilvelo del silenzio.

Non sembri strano se dico che que-sto è un buon riposo, fruttuoso e rilas-sante. Certamente anche per me (comeper tanti altri) ‘ferie’ deve diventarequanto prima un piacevole ‘neologismo’con riscontro nella realtà, ma intanto

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tuali sedimentazioni di pigrizia, didare per scontato ciò che di fatto nonlo è, come ad esempio la comunionecon Dio e con Maria Santissima, il‘Dovere di sedersi ’ , che diventaimpossibile a farsi quando la personao la coppia (o l’équipe nel caso della‘Compartecipazione’), siano cadute insituazione di stasi, di rassegnazione, diconvivenza formale, di freddezza…

Il suggerimento radicale e fontaleda porre sempre come obiettivo irri-nunciabile a questa ‘Piccola Chiesa’ èdi coltivare la coscienza viva di essereamati dal Padre attraverso Cristo,nello Spirito Santo. Solo chi è amato imparerà ad amare.

Siccome poi siamo in coppia, tor-nerà difficile, e per molti quasi impos-sibile amare, se il coniuge non offre la

vita nel quotidiano, in Cristo, per ilproprio consorte e i propri figli.

Un altro suggerimento è di ‘riparti-re sempre dagli ultimi’. Tra questi,innanzi tutto, dai propri figli. Seaccettano, si potrà promuovere una‘compartecipazione’ in équipe anchecon la loro presenza attiva per chiede-re il loro aiuto.

Inoltre è necessario essere vicino aogni persona in difficoltà.

Ritengo che vivere in équipe siamolto utile per il mio ministero per-ché vedo nelle END una possibilitàesistenziale di fare una concreta espe-rienza di umanità vissuta e di eccle-sialità apostolica.

Ringrazio Dio per questo ed implo-ro su di me e su tutte le équipes lasua misericordia.

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In cammino conl’équipe

Riceviamo e volentieri pubblichiamole brevi riflessioni che seguono sull’e-sperienza END di un Consigliere spiri-tuale, in esse troviamo una profondacarica umana e spirituale e un profon-do affetto ed impegno per il camminodel Movimento.

Mi sento davvero in cammino conl’équipe. A volte mi sembra di

pensarci troppo poco. Sono anche con-vinto di fare poco e di toccare conmano il mio limite personale e sacer-dotale di consacrato. Ma ritengo chel’équipe è proprio entrata nella miavita, tanto che se dovessi trovarmisenza, temo che forse trascorrerei unperiodo di crisi di identità umana,ecclesiale e apostolica.

Avverto nella mia coscienza chenon sempre vado abbastanza preparatoalla riunione: o perché arrivo all’ultimominuto, oppure, altre volte, per la miapresunzione di esserlo. Devo anchepregare di più per l’équipe.

Sono un tipo ‘sentimentale’ (anchein senso positivo), ma forse a voltecado nel pericolo di godere semplice-mente dell’amicizia umana, privandol’équipe del senso vivo della presenzadi Cristo. Un altro limite mio è la pocacreatività e poca proposta di iniziative.Anche il dialogo personale con ogniequipier avverto che può fare ancoraun lungo cammino.

Sento che è necessario non mollaremai l’impegno preso. Sono persuasoche la fedeltà è vera fecondità. Se poila persona, la coppia, l’équipe dà perdefinitiva la propria appartenenza alMovimento END, avvertirà da se stessal’urgenza di scuotersi di dosso even-

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don Samuele VillermozEND Sulmona

Segnalazioni

E’ stato ritrovato nei sotterranei dellaBasilica di Superga a Torino, il primotesto in assoluto sulla sindone. Consistenel trattato scritto dal cardinaleAlfonso Paleotto sul finire del 1500;“Esplicazione del Sacro Lenzuoloove fu involto il Signore”.La casa editrice Scaravaglio, in occa-sione del giubileo e dell’Ostensione, neha effettuata una copia anastatica digrande pregio e notevole interesse.Queste pagine hanno un rilevante valo-re culturale e di ricerca, in esse infattiviene descritto il telo come apparivaallora, ossia 500 anni fa, molto diffe-rente da come si presenta oggi. Il testoè racchiuso in un cofanetto nel quale,per facilitarne la lettura, è stata allegatauna versione scrupolosamente letteralecomposta in caratteri moderni, una tra-duzione in lingua inglese e le riflessionidel rettore della Basilica di Superga edello scrittore De Rolandis’.

Per ordinazioni e informazioni:Scaravaglio, via Card. Massaia, 10610147 Torino - tel: 011 221 78 80.

Luigi Bettazzi, Il Concilio Vaticano IIPentecoste del nostro tempo,ed. Queriniana, 2a edizione, Brescia.

“Ad ogni capitolo, che presenta il voltoessenziale del Concilio, quello che ognicristiano e ogni comunità dovrebbeaccogliere senza riserve come donoindiscutibile dello Spirito e che, delresto, costituisce ormai parte del magi-stero più ufficiale della Chiesa a tutti ilivelli, aggiungo una nota di sviluppo edi ipotesi. Alcune note … presentanoanticipazioni di quanto ritengo inevi-tabile, altre presentano interrogativi daverificare attentamente… Dovrei anche aggiungere che alcuniamici, professionisti di teologia, si sonomessi le mani nei capelli quando hannoletto qualcosa del manoscritto. Forseavrei dovuto ascoltarli e buttare tuttonel fuoco. Ho resistito, ringraziandoli dicuore, correggendo le sviste più mador-nali ed eliminando alcune battute più…pettegole. Quel che è rimasto è colpamia!” (dall’Introduzione dell’Autore).

Luigi Bettazzi, Il Padre nostro … alla SS. Trinità , con Maria.editrice AVE, Roma 2000.Un testo che orienta la riflessione e lapreghiera verso il Padre, attraverso la let-tura del Padre Nostro qual è presentatadal Vangelo di Matteo (6, 9-13) “perchéè quello assunto fin dall’antichità comela prima delle preghiere cristiane”.

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