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Il liceo ringrazia le docenti e i ragazzi impegnati nel progetto teatro per la passione e la dedizione dimostrate. Il 1° premio conseguito nel prestigioso concorso internazionale ad Altomonte è il giusto riconoscimento dell’impegno e della professionalità di cui tutti hanno dato prova. Consulenza ed Consulenza ed Consulenza ed elaborazione grafica: elaborazione grafica: elaborazione grafica: Carullo Gregorio Carullo Gregorio Carullo Gregorio Consoli Maria Cristina Consoli Maria Cristina Consoli Maria Cristina Crispino Elena Crispino Elena Crispino Elena Son passati di qui…: Son passati di qui…: Son passati di qui…: Candela Giuseppe Candela Giuseppe Candela Giuseppe Chiera Martina Chiera Martina Chiera Martina Ciulla Simone Ciulla Simone Ciulla Simone Crispino Elena Crispino Elena Crispino Elena Custurone Renato Custurone Renato Custurone Renato Del Giudice Giovanni Del Giudice Giovanni Del Giudice Giovanni De Leo Pietro De Leo Pietro De Leo Pietro De Nardo Pasquale De Nardo Pasquale De Nardo Pasquale Feroleto Luigi Feroleto Luigi Feroleto Luigi Gigliotti Andrea Gigliotti Andrea Gigliotti Andrea Lo Schiavo Raffaella Lo Schiavo Raffaella Lo Schiavo Raffaella Mancuso Beatrice Mancuso Beatrice Mancuso Beatrice Morelli Adele Morelli Adele Morelli Adele Pagnotta Fiorenza Pagnotta Fiorenza Pagnotta Fiorenza Paolì Sarah Paolì Sarah Paolì Sarah Direttore responsabi- Direttore responsabi- Direttore responsabi- le: le: le: Ing. Raffaele Suppa Ing. Raffaele Suppa Ing. Raffaele Suppa Coordinamento: Coordinamento: Coordinamento: Vignettisti: Vignettisti: Vignettisti: Il giornale degli studenti del Liceo Il giornale degli studenti del Liceo - - Ginnasio Ginnasio M. Morelli di Vibo Valentia M. Morelli di Vibo Valentia ® ®

Il giornale degli studenti del LiceoIl giornale degli ... · dato prova. Consulenza ed elaborazione grafica: Carullo Gregorio Consoli Maria Cristina ... salgono dall’afa, che seccano

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Il liceo ringrazia le docenti e i ragazzi impegnati nel progetto teatro per la passione e la dedizione dimostrate. Il 1° premio conseguito nel prestigioso concorso internazionale ad Altomonte è il giusto riconoscimento dell’impegno e della professionalità di cui tutti hanno

dato prova.

Consulenza ed Consulenza ed Consulenza ed elaborazione grafica:elaborazione grafica:elaborazione grafica:

Carullo GregorioCarullo GregorioCarullo Gregorio

Consoli Maria Cristina Consoli Maria Cristina Consoli Maria Cristina

Crispino ElenaCrispino ElenaCrispino Elena

Son passati di qui…: Son passati di qui…: Son passati di qui…:

Candela GiuseppeCandela GiuseppeCandela Giuseppe

Chiera MartinaChiera MartinaChiera Martina

Ciulla SimoneCiulla SimoneCiulla Simone

Crispino ElenaCrispino ElenaCrispino Elena

Custurone RenatoCusturone RenatoCusturone Renato

Del Giudice GiovanniDel Giudice GiovanniDel Giudice Giovanni

De Leo PietroDe Leo PietroDe Leo Pietro

De Nardo PasqualeDe Nardo PasqualeDe Nardo Pasquale

Feroleto LuigiFeroleto LuigiFeroleto Luigi

Gigliotti AndreaGigliotti AndreaGigliotti Andrea

Lo Schiavo RaffaellaLo Schiavo RaffaellaLo Schiavo Raffaella

Mancuso BeatriceMancuso BeatriceMancuso Beatrice

Morelli AdeleMorelli AdeleMorelli Adele

Pagnotta FiorenzaPagnotta FiorenzaPagnotta Fiorenza

Paolì SarahPaolì SarahPaolì Sarah

Direttore responsabi-Direttore responsabi-Direttore responsabi-le:le:le:

Ing. Raffaele SuppaIng. Raffaele SuppaIng. Raffaele Suppa

Coordinamento:Coordinamento:Coordinamento:

Vignettisti:Vignettisti:Vignettisti:

Cvava sero po tute

i kerava

jek sano ot mori

i taha jek jak kon kasta

vasu ti baro nebo

avi ker

kon ovla so mutavia

kon ovla

ovla kon ascovi saràchi

me gava palan ladi

me gava

palan bura ot croiuti

Il giornale degli studenti del LiceoIl giornale degli studenti del Liceo--Ginnasio Ginnasio

M. Morelli di Vibo ValentiaM. Morelli di Vibo Valentia

®®

Pagina 2

Quando inizierai il tuo viaggio verso Itaca, prega che la strada sia lunga, ricca di avventure, ricca di conoscenza.

[…]

Tieni sempre Itaca a mente: raggiungerla è il tuo ultimo scopo. Non affrettare però minimamente il viaggio, meglio lasciarlo durare molti anni; attraccare alfine all’isola quando sarai vecchio, ricco di tutto ciò che avrai raccolto per strada, senza pretendere che Itaca ti offra altri tesori.

Itaca ti ha donato il Viaggio meraviglioso. Senza di lei tu non saresti mai partito per la tua via. Essa non ha null’altro da offrirti. Se la troverai povera, non credere che Itaca t’abbia ingan-nato. Saggio come sei diventato, con sì tanta esperienza, avrai già compreso cos’Itaca realmente rappresenti Kavafis K. , Verso Itaca

Le ragioni di un viaggio… le passioni di un percor-so… l’intensità di ricordi che pulsano come materia viva. La piccola grande storia di una scuola, la nostra scuola, il nostro Liceo; la storia nobile e coraggiosa nella difesa della forza rivoluzionaria della cultura, un orizzonte che avvolge e travolge per costruire “l’utopia possibile”…la “nostra” società di uomini e donne appassionati di demo-crazia, di confronto, di integrazione, di riappropriazione critica del sé e di ascolto sincero di altri universi.

Questa la nostra valigia di “cartone”…per un viaggio “meraviglioso” nell’ebbrezza dell’altrove; la nostra Atlantide dove i passi stanchi nel ce-mento delle parole vane che salgono dall’afa, che seccano le gole degli onesti, che attraversa-

Saluti e riflessioni del nostro D.S. Pag. 3

Intervista doppia Pag. 4-6

Intervista doppia Marazzita VS Morano

Quaderni di Kosmos Pag. 7

Il Vampiro: il morso dell’Amore e il morso del Nichilismo

Pag. 7-8

Esiste la libertà di essere Liberi? Pag. 9-10

Ardesia o Microchip? Pag. 11

Per brevità chiamato artista Pag. 12

Intervista a Mirco Menna Pag. 13

La I E a Roma...Les Enfants Terribles Pag. 14

Loppiano: la forza della condivisione Pag. 15

Dal diario di bordo del Liceo Morelli: resoconto di una

traversata indimenticabile Pag. 16

Sicilia “Cosa Greca” Pag. 17

Lectura Dantis: la poesia e l’interpretazione

Pag. 18

Dalla poesia alla musica: viaggio tra le note della pasisione

Pag. 19

Cultura Classica: cui prodest? Pag. 20-21

Educazione ambientale e scuola: utopia o realtà?

Pag. 22

Tutto è notte fonda? Pag 23

Viaggio a Debrecen Pag. 24

La Biennale bruniana di Nola e l’esercizio del libero pensie-

ro Pag. 25

Giochi Sportivi Studenteschi Pag. 26

Intervista al prof. Reno Scuticchio Pag 27

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Intervista al Prof. Reno Scuticchio

Da quanto tempo insegna?

Dal 1972.

Da quanto invece è in questa scuo-la?

16 anni.

Ha avuto sempre buoni rapporti con i suoi colleghi?

Per quanto mi riguarda si.

E con i suoi figli?

Decisamente si.

Ama il suo lavoro?

Moltissimo.

Quale cambiamento vorrebbe ap-portare a questa società?

Un ritorno ai valori.

Le piacerebbe occupare il posto di Berlusconi?

Io sto andando in pensione!

Che giudizio darebbe a quest’anno scolastico appena trascorso?

Positivo.

E che giudizio darebbe invece al suo metodo d’insegnamento? Nessuno può giudicare se stesso… sono gli allievi che mi devono giu-

dicare.

Lei quest’anno va in pensio-ne..prova dispiacere o ne è conten-to?

Da una parte mi dispiace perché io amo insegnare, perché ho studiato per insegnare, e anche in minima parte per una questione di abitudi-ne, perché da settembre non farò più quello che facevo abitualmente e mi mancherà soprattutto il con-fronto con voi studenti che abbia-mo visto crescere, tuttavia dall’altra parte sono contento perché mi riapproprio del mio tempo e della libertà.

C’è un evento particolare avvenuto in questa scuola che le è rimasto particolarmente impresso?

Ogni avvenimento accaduto in questa scuola è stato sempre un piacere ma ciò che ricordo in parti-colare sono tre perone:due alunne ed un professore, per l’affetto che mi legava a loro.

Che rapporto ha con i suoi alunni?

Io penso buono ma coloro che do-vrebbero rispondere sono loro.

Preferisce essere amato o temuto

da loro?

Principalmente amato e “rispettato”, non temuto; perché un professore va bene con i propri a-lunni quando c’è il reciproco rispet-to.

Crede nella giustizia?

Si,ci credo.

Se si dovesse descrivere con tre aggettivi, quali utilizzerebbe?

Faccio rispondere ai miei alunni: giovane, bello e simpatico!

Se dovesse paragonare la sua vita ad un grafico matematico, quale rappresenterebbe?

Spero che la mia vita e quella degli altri sia y=mx relativamente al pri-mo quadrante del piano cartesia-no: un continuo crescendo.

Un rimorso ed un rimpianto?

Non ho rimorsi né rimpianti.

Qual è il suo orientamento politico-religioso?

Appartengo da sempre al centro sini-stra e sono catto-lico.

Crede di esse-re co-

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Liceo Classico “M. Morelli” – Vibo Valentia ANNO SCOLASTICO 2008-2009

Giochi Sportivi Studenteschi

N el corso dell’anno scolastico 2008-2009 gli studenti del

Liceo Morelli hanno partecipato ai Giochi Sportivi Stu-denteschi mettendosi in evidenza in diverse discipline.

Queste in particolare le attività svolte e i risultati conseguiti nelle categorie Allievi e Juniores maschili e femminili: Corsa Campestre – Nella Finale Provinciale svolta nella Pineta Cola-maio di Pizzo, nella categoria Juniores, Sabrina Montagnese (1B) ha vinto la gara confermandosi Campionessa Provinciale per il terzo anno consecutivo. Pallavolo – 2° posto e titolo di vice-Campionesse Provinciali per le ragazze e 4° posto per i maschi. Calcio a 5 – Nella categoria Allievi i ragazzi si sono fermati ai quarti di finale. P a l l a -

canestro – 3° posto nella Finale Provinciale per la squadra Allievi/M. Tennis Tavolo: 2° posto per la squadra femminile e 3° per quella maschile. Nuoto: Finale Provinciale – Nel 1° Trofeo di Nuoto “Giorgio Stingi”, dedicato alla memoria del giovane nuotatore di Piz-zo, la squadra del Liceo Morelli, costituita da Chiara Vinci, Francesco Betrò, Alex De Raffaele, Maria Giovanna Riga, Gianluca Fruci e Carlo Greco. Istituto Magistrale di Vibo Valentia

Atletica Leggera – Numerose le medaglie conquistate dagli stu-denti del Liceo Morelli nella Finale Provinciale che si è svolta a Zambrone: Allievi/F – 2° posto nella classifica a squadre, mentre nelle classifi-che individuali: 1° posto e titolo di Campionessa Provinciale, per Iole Santamaria (4D) nei 1000m e Chiara Annetta (5D) nel salto in lungo, che si sono qualificate anche per la successiva Finale Regionale miglio-rando sensibilmente le loro precedenti prestazioni.; 2° posto e medaglia d’argento per Paola Sciutto (5E) - 100 m ostacoli, Bene-detta Callipo (5B) – salto in alto e Valeria Vergine (5A) nei 100m;

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Lettera del dirigente scolastico a tutti gli stu-denti del III Liceo Care ragazze e cari ragazzi,

nel momento in cui vi accingete a conclu-dere gli studi ed a lasciare il Liceo Classico per affrontare nuove sfide e proseguire la costruzione del vostro progetto di vita, mi è gradita l’occasione per far pervenire a tutti voi il mio saluto più caloroso e l’augurio di un avvenire che, sono certo, vi consentirà di ottenere i migliori risultati da tutti sperati. Con voi ho condiviso il mio primo anno da dirigente in questa scuola con tutto il suo carico di aspettative e di intense emozioni. Nei cinque anni trascorsi in questo Liceo avete scritto una pagina importante della vostra vita e del vostro avvenire, qui siete entrati appena adolescenti e anche se con qualche anno in più ne uscite persone mature e responsabili in grado di costruire un avvenire. Il tempo che avete trascorso in questa scuola è stato apparentemente lungo, ma in realtà così ricco e stimolante che non potrete con-cludere senza fare una riflessione, che è insieme di gratitudine e premonitrice di un po’ di nostalgia. Ai vostri do-centi, che vi hanno accompagnato in questi anni, manifesterete i migliori sentimenti ricordando le ansie, le amarez-ze e le gioie per aver condiviso insieme a loro un percorso di crescita e formativo che lascerà in tutti voi un ricordo particolare ed un attaccamento a questa scuola. Anni di studio anche duro e di sacrifici, ma anche di discussioni animate con i compagni e con gli amici e perché no anche di sfide culturali. Il vostro entusiasmo, la voglia di fare, l’accettazione del rischio, questi sono i ricordi che porterete per gli anni a venire. In questa scuola non vi siete limitati a fare scuola - la frequenza alle lezioni, l’attenzione, il lavorare al meglio, l’imparare ad apprendere - ma avete iniziato a costruire la vostra personalità e cominciato a costruire il vostro futuro ed intrapreso il vostro cammino di vita. Fate tesoro degli insegnamenti, dei principi e dei valori fondamentali che questa scuola vi ha trasmesso. Voi contribuirete a costituire la classe dirigente di un domani molto prossimo. Da voi tutti si attendo-no di più! Siate sempre rispettosi delle regole della civile convivenza, dei principi di libertà e democrazia, mettete al centro del vostro progetto di vita l’amicizia, la solidarietà. Guardate sempre avanti, credeteci nel percorso che avete in mente, non mollate mai e, quando sarete al traguardo, ricordate la scuola ed i vostri insegnanti, quello che vi hanno dato e ritornate a trovarli perché saranno orgogliosi dei loro insegnamenti e dei risultati prodotti. Un caloroso abbraccio

Comunicazione di fine anno del Dirigente Scolastico

C arissimi, mi è gradita l’occasione per rivolgere a tutti voi un affettuoso saluto con qualche riflessione.

Questo mio primo anno da dirigente in questa scuola è stato così ricco e stimolante per me che non posso omette-re di esternare a tutti voi il mio stato d’animo, che è insieme di gratitudine e anche premonitore di tante aspettative e speranze per il futuro. Se potessi sintetizzare, a conclusione di quest’anno insieme a voi direi che ho fatto ciò che si deve perché è giusto e necessario. Insieme a tutti voi ho trascorso questo anno che è stato di lavoro, di confronto, ma so-prattutto di sfide culturali, guardando al futuro e senza immobilismi ancorati al passato o fermi al presente. Energia, tanta voglia di fare, accettazione del rischio ed innovare, questa è l’impostazione che ho cercato di imprimere. Un ringraziamento alla prof.ssa

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Da quanto tempo è in questa scuola? Morano: Da quando l’hanno costruita. Marazzita: 10 anni. Che cosa pensa dei nuovi provvedimenti presi dal preside Suppa? Mo. Alcuni sono buoni , altri meno: non fare entra-re i ragazzi in classe quando arrivano alla seconda ora.. un po’ di problemi sulle entrate e uscite, alcu-ni genitori si lamentano. Ma. Concordo la scuola è più ordinata. Meglio quando era appena arrivata o adesso? Mo. Per me non è cambiato niente. Era diverso, perché era diversa la società. Ma. E’ migliore adesso per le nuove tecnologie, si è adeguata ai tempi. Cosa vorrebbe cambiare in questa scuola? Mo. Soprattutto la struttura, locali più adatti per le attività che svolgiamo. Ma. Niente. Ci dà la sua classifica dei presidi succedutisi al morelli? Mo. Al primo posto Namia, tutti gli altri ex equo. Ma. No comment. E’ d’accordo con i nuovi decreti Gelmini? Mo. Assolutamente no: non tutte le famiglie posso-no sostenere le selezioni. Ma. Nine. Quale classe negli anni le è rimasta più impressa

in meglio e/o in peggio? Mo. Non ho nessuna preferenza tra le classi. Ri-cordo tutti con piacere. Infatti non posso aprire Fa-cebook. Ma. Una famosa 3° A , composta da 35 studenti… C’era da impazzire! Crede che i suoi alunni apprezzino i suoi metodi d’insegnamento? Mo. Presuntuosamente credo di si! Ma. Lo voglio sperare “ più de questo nun’ se po’ fa!” Ha mai avuto un alunno che l’ha particolarmente colpita,sempre in peggio e/o in meglio? Mo. Ce ne sono tanti in meglio, in peggio pochi. Ma. Sempre, sia in meglio che in peggio. Che voto mettereste da 1 a 10 per il comporta-mento dei suoi alunni? Mo. Tra 8 e 9. Ma. 10 per l’educazione. Si sente più amata o temuta dagli studenti? Mo. Spero amata o sopportata. Ma. Ambedue, e la cosa mi fa piacere perché ti-more e amore sono 2 qualità. Qual è stato il suo voto più alto al liceo? Mo. 9 In italiano e storia. Ma .9. Ha mai preso un 3? Mo. Si in disegno, alle scuole medie. La mia prof,

La biennale bruniana di Nola e l’esercizio del

libero pensiero

U n viaggio nella filosofia che ha trasformato i con-

cetti in emozioni, la ragione in teatro. L’esperienza della biennale brunia-

na tenutasi a Nola dal 15 al 19 aprile 2009 dal titolo “Elogio dell’incertezza” ha aperto agli studenti il polie-

drico e estremamente affascinante pensiero di Giordano Bruno, i suoi eccessi liri-ci, le sue premonizioni, la sua divina follia che squarcia le certezze assolute della vecchia metafisica,

la lotta contro gli idola che infettano il pensiero e ottundono le menti. Con l’entusiasmo infantile della scoper-ta di un cosmo infinito, Bruno fa a pezzi la vecchia scena del teatro del mondo e spalanca l’abisso delle infi-nite possibilità di senso che l’uomo dà al mondo. Riprendendo il mito di Atteone, Bruno elogia il filosofo che da cacciatore della verità diviene egli stesso preda della verità, che è comunque impossibile da conquistare e possedere. Pur riconoscendo all’uomo la condizione perenne d’insecuritas, egli non rinunzia alla ricerca ma persegue la coerenza del pensiero e la difesa della libertà della ragione fino alla morte sul rogo. Verità provvisorie, instabili, contingenti, ma pur sempre nostre conquiste, nostri sensi che svelano come ebbe a dire Nietzsche che dietro le nostre illusioni d’assoluto non c’è altro che l’umano, l’umano troppo umano. Così a fine delle certezze assolute della metafisica diviene lo strumento per riportare all’attenzione valori di estrema attualità: la molteplicità,il pluralismo come grande patrimonio dei singoli e dell’intera umanit La biennale bru-niana ha dato l’opportunità ad otto alunni del nostro liceo e ad altri 120 dei migliori licei italiani di partecipare all’iniziativa formativa che ha coinvolto gli studiosi di Bruno che operano nelle maggiori università del mondo. La sorpresa dei nostri allievi è stata enorme nel costatare che le opere del filosofo nolano, spesso bistrattato in Italia, sono tradotte, pubblicate e conosciute in Cina, Giappone, Brasile, Russia, Francia, Canada e in gran parte dell’Europa. Le attività previste e collaterali al Certamen bruniano sono state intensissime e, sebbene gli alunni della II B e della II D accompagnati dalla prof.ssa Fuduli, abbiano potuto seguire solo due delle quattro giornate previste, hanno avuto comunque modo di realizzare un’esperienza formativa incredibile, sicuramen-te molto più intensa ed efficace delle ore curriculari e delle lezioni ex cathedra che su Bruno sono state effet-tuate in classe. Immersi in un’atmosfera di ricerca, di dialogo, hanno scoperto un mondo, quello filosofico, fatto di richiami culturali infiniti, dall’astrofisica all’arte, dalla scienza alla teologia, dalla cultura classica alle culture altre, in gioco infinito di rimandi, di domande e di tentativi di risposte con cui capire il senso dell’esistere, del vivere in rapporto a sé , al mondo ed agli altri. La libertà di pensiero, la riflessione libera e antidogmatica, la messa in discussione ma e anche il piacere che scaturisce dalla consapevolezza di non avere una risposta ad ogni domanda: la finitudine come ebbrezza del pensiero libero da certezze incontrover-tibili che si libra tra incommensurabili spazi di riflessione. Le giornate seguite dai nostri allievi sono state quel-le iniziali del 15 16 e parte del 17 aprile. Gli studenti hanno potuto, in collegamento con la sala dei manoscritti della biblioteca nazionale di Russia, vedere il codice AVRAAM SERGEEVICH NOROV in cui sono conservate le opere magiche autografe di Bruno alla presenza di studiosi di grande fama come Aldo Masullo, Derrick De Kerkhehove (direttore del centro Mc Luhan di Toronto) e Cesare Masserenti che si sono confrontati sul tema ”Infiniti mondi e ordinaria virtualità:dalla potenza mnemonica di Bruno alla magia del video”. Il giorno 16 apri-le, invece, è stato dedicato all’astronomia, con interventi di astrofisica d studiosi come Margherita Hack e Massimo Capaccioli e con un collegamento con l’osservatorio del Cile conclusosi con l’annuncio della pro-

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Viaggio a Debrecen

T he last of seven interna-tional meetings planned by

Comenius project was concluded. The project consisted of teachers and students from dif-

ferent schools of most countries of the European Union, Italy, Germany, Po-land, Cyprus and Hungary where the final meeting took place. Representatives of Liceo

C l a s s i c o “M. Morelli”of V i b o Valentia at-tended the meeting. A delegation formed by the teachers , Carmela Mo-relli, who carried out the project during the last t h r e e years, and M a r i a Murgo, along-side were s t u d e n t s , P i e t r o Deleo, Teresa Mancuso, R o s s e l l a R o m a n o a n d Gregorina Sgrò. The travel itin- erary which was based over an eight day spay (April 28 to May 6) had the partici-pants en- gaged in vari-ous activi- ties. They were able to learn in a different atmosphere about new cultures and new realties which at times seemed for-eign. The students and the teachers were welcomed by the headmistress of the school De Kossuth Lajos Gya-korlo Altalanos Iskolaja in Debrecen. In activities such as the “Folk Show” folk dancers of each delegation per-formed a traditional dance from their country. The students of our school performed the traditional “Tarantella Calabrese”. With little preparation we were able to perform successfully pleasing our audience and received many compliments. Among the places visited by the Comenius team, Hortobagy is the most characteristic: miles of flat land. We were brought by horse and carriage, like in the old days, to see the farmers put on a wonderful show using their horses and whips. The great castle of Sàrospatak had a huge garden and a splen-did landscape. The last day was certainly the most exciting, students and teachers attended a show organized by Hungarian school children for the European Union Day. They were able to learn about the different Euro-pean and also those involved in the project, through the stands prepared for the occasion consisting of pho-tos, books, and typical foods from the 5 countries. We received several gifts, some of which were hand-made by Hungarian students. The festive atmosphere reached its peak at the end, with all the student and the teach-

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Ha ancora sogni nel cassetto? Mo. No, voglio evitare delusioni…la vita và vissuta giorno per giorno.Ma. Si. D. Prima di andare a dormire preferisce leggere un bel libro o guardare un film? Mo. Se vale la pena entrambe le cose… ora per esempio non ho libri e ci vediamo un film a sera con mia figlia. Ma. Dipende, se voglio rilassarmi leggo un libro, altrimenti guardo la tv, dipende dallo stato d’animo. D. durante il tempo libero preferisce fare una passeggiata o rimanere a casa? Mo. Passeggiata. Ma. A me piace molto stare a casa, anche per-ché ho sempre da fare,quando è possibile mi dedico alla passeggiata. D. E’ una donna tecnologica o piuttosto tradizio-nalista? Mo. Entrambe, uso tutto ciò che c’è di buono nel-la vita e contemporaneamente mantengo la tra-dizione. Ma. Molto conservatrice anche se ho dovuto a-deguarmi ai tempi. D.Crede che sia migliore la società di oggi o di ieri? Mo.Non si può generalizzare c’è qualcosa di buono dappertutto. Ma. Quella di qualche tempo fa sotto certi aspet-

ti, quella di oggi per altri. d. Lei è pro o contro il cellulare? Mo. Cellulari eum grano salis (con un po’ di sale in zucca) Ma. In determinate professioni per cose vera-mente importanti sono pro, sotto altri aspetti so-no contro ci sono momenti e momenti. D.Se trovasse per caso una valigetta con un mi-lione di euro dentro cosa farebbe? (li consegnerebbe?) Mo. Non lo so, Non lo so.. non voglio fare l’ipocrita. Ma. La riporterei ai carabinieri!! Per Carità! D. Cosa ne pensa di una vita spesa in sesso dro-ga e Rock and roll? Mo. Dopo gli 80 anni bene, prima no. “se unu nch’a facia!” Ma. Penso solo alle frasi di Seneca. D. Quale sarebbe secondo lei l’età giusta per a-vere il primo rapporto sessuale? Mo. C’è un orologio per questo?Quando si incon-tra la persona giusta, quando è il momento. Ma. Non c’è un’ età precisa, comunque quando si è certi di amare una persona, ci vuole maturità, e con la generazione moderna la maturità si rag-giunge intorno ai 24-.25 anni. D.Cosa pensa dell’omossesualità? Mo.Niente non è né un crimine né un problema , se due persone si amano, perché ci dovrebbero

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Qual è il prototipo del suo uomo ideale? Mo. Ho avuto tanti prototipi ma tra tutti: Kim Rossi Stuart. Ma. Quello che ho sposato. La sua vita si è svolta come immaginava da ra-gazza? Mo. No, se tornassi indietro vorrei vivere un’altra vita, chissa a vitta già! Ma. No, per quanto riguarda la mia carriera a-vevo altri sogni chiusi nel cassetto ma sono ap-pagata ugualmente. D. Preferisce Trucco o “Acqua e Sapone”? Mo.trucco. Ma. Acqua e sapone. Si rispecchia in qualche personaggio tv? Mo. La tv non la guardo. Ma. In nessuno: io sono me stessa. Se le chiedessero di partecipare ad un reality, che cosa farebbe? Mo. Nada de Nada.. Ma. Non parteciperei, non mi piacciono. Ritiene che esista una qualche giustizia terre-na? Mo. Una..? La terra è quasi tutta un’ingiustizia. Ma. Ancora io credo nella giustizia, ma non la vedo sempre applicata nel nostro pianeta. Ha mai avuto un flirt con un altro prof del mo-relli?

Mo. No, ero già felicemente sposata, e mio ma-rito “era” bellissimo. Ma. Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!! E da ragazza ha mai subito il fascino di un suo prof? Mo. Fascino intellettuale può essere , fisico no! Ma. Del prof di geografia astronomica, in tutta la classe eravamo innamorate di lui!! Ma allora non potevamo evidenziarlo.. Un Viaggio che le è rimasto particolarmente impresso? Mo. Gerusalemme, perché è un concentrato del mondo, ci sono tutte le confessioni, tutti i tipi di gente etc... Ma. No comment, è personale. E un viaggio che vorrebbe fare? Mo. La transiberiana, Mosca e Wladiwostock, si attraversa tutto il continente asiatico. Ma. In Grecia. Ha mai detto bugie a fin di bene, specialmente a suo marito? Mo. In genere no. Ma. Veramente no, anche se nella vita qualche bugia ci vorrebbe! Chi manderebbe al patibolo tra lei e suo mari-to? Mo. Sono contro la pena di morte! Ma. Nessuno dei 2.

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Tutto è notte fonda?

S i apre con una domanda la tragedia quest’anno messa

in scena dal gruppo teatro. Dalle Erinni alle Eumenidi, elaborazione dell’opera di Eschilo Le Eumenidi, è un ampio interrogativo che si staglia nell’animo

dell’uomo di tutti i tempi: cos’è la giustizia?È colpevole Oreste per aver ucciso sua madre vendicando suo pa-dre? Hanno ragione le an-tiche e terribili Erinni perse-g u i t a n d o l’omicida poi-ché macchia-to del proprio sangue? Un processo e due divinità, un’antica for-ma di demo-crazia rispetta-ta e portata avanti : pensa-re male di chi ancora ci è ignoto non è atto di giusti-zia, non è giudizio sereno. Può l’uomo riuscire a rispettare le leggi, arrivare ad una convivenza umana non precaria o davvero la morte è contro la morte e l’amore è contro l’ amore, come recita Amleto,una delle con-taminazioni presenti nel testo? Ci siamo ritrovati davanti ad un grande atto: riconoscere la forza della giustizia sulla violenza. Riconoscere ciò che è lecito su ciò che è irrispettoso. Ma questi pensieri sono nati solo dopo un periodo lungo e faticoso di prove: riuscire a rendere bene la follia delle Erinni e la loro furia terrificante at-traverso la musica,il canto e la danza non è stato facile. Violino,pianoforte,flauto,corno,clarinetto,percussioni, voci, passi e coreografie sono stati suonati e risuonati, cantati,arrangiati,provati, modificati, esasperati fino ad un risultato che riuscisse a mostrare l’angoscioso percorso dell’uomo, dall’atmosfera cupa e solenne all’apertura finale che lascia libero e chiaro il messaggio dell’intera opera. I nostri attori hanno impara-to,ascoltato, provato, ripetuto, sudato, gridato e anche un po’ sofferto fino a trasformarsi in tragiche figure do-lenti che passano sul palco per lasciare il loro segno, per raccontare e giudicare un atto estremo emblema anche della nostra società moderna. Esiste davvero la differenza tra bene e male. Non tutto è notte fonda.

Educazione ambientale a

scuola: Utopia o Realtà?

1. C o n c e t t o “scolastico” e

concetto reale di am- biente.

La scuola italiana ripro- duce ancora un’immagine del mondo antropizzato come estranea al mondo naturale che è concepi- to come “ambiente” in ma-niera astratta, come sfondo inerte e come risor-sa sfruttabile. E’ spesso riprodotto un concetto cri-stallizzato di ambiente e la sua didattica è impostata alla stregua delle altre discipline, secondo i con-sueti canoni del più stretto scolasticismo. La s cuo la con f onde l’educazione ambientale con una sorta di “ecogalateo” che induca i buoni comportamenti o con una informazione relegata a qual-che unità didattica basata sull’analisi dei problemi spesso ridotta ad un mero elenco. D’altronde questa è la visione tipicamente libresca della disciplina ambientale, impostata come educazione trasversale al pari di quella stradale, alimentare,alla salute… dalla legge 53/03. Quello dell’educazione ambientale a scuola, comunque, rimane un “lavoro di nicchia” che non incide ne’ sugli statuti delle discipline (talora neanche della geografia e delle scienze!) ne’ sulla generale organizzazione culturale scolastica. Quante volte risuo-na l’intercalare: “Professoressa, ci sono cose più urgenti da fare…!”

2. Ed. ambientale e territorio di appartenenza. La scuola ritorna alla realtà.

La ricostruzione del rapporto degli individui con il territorio di appartenenza reinserisce la scuola nel contesto sociale, la fa fuoriuscire dal chiuso delle aule che proiettano l’allievo in una non-realtà, fa riappropriare quest’ultimo di parchi, ville, piazze urbane…viste come “aule didattiche del reale” creando un connubio caro agli antichi Greci, quello tra pai-deia e politeia, democrazia ed educazione. La non-conoscenza del proprio territorio porta alla sua non-leggibilità e questa è responsabile di atteggiamenti negativi nel relazionarsi con esso: avanza così lo “spazio lacerato”, anonimo, artificializzato nel quale la natura appare come

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IlVampiro: il morso dell’amore e il morso del

nichilismo

A ncora al Sistema Biblioteca-rio, corsa con grande curiosi-

tà, fremente come Eva di fronte la

mela (in attesa anch’io di un

morso?), assisto ad una nuova e brillante conferenza, e questa volta maggiore è la frenesia, forse per il

tema, apparentemente poco usuale trattato: il vampiro. Si tratta della pre-sentazione di un saggio, fruibile da esperti, ma anche al grande pubblico, del celebre accademico calabrese Vito Teti “La Melanconia del Vampiro”. La sala langue per la scarsità dei presenti, e il buio complice la invade d’atmosfera. Introduce l’autore, il giovane (allora ne esistono!) psicologo Enrico Santori, il quale, spiega come il vampiro attragga da sempre, ma in particolare negli ultimi tempi, soprattutto i giovani che rimangono affascina-ti dai suoi opposti tramite il cinema e la “letteratura” di consumo. Ma il vam-piro non è da sempre il figone di “Twilight” o il personaggio digitalizzato dei GDR, ma espressione di un flusso di irrazionale e, volendo, anche un valido metodo psicanalitico. Si nota co-me alcuni elementi leghino simbolicamente e indissolubilmente il vampiro, la psicoanalisi e il cinema. Innanzi tutto la contemporaneità: il 1895 è l’anno del cinematografo dei fratelli Lumière; nel 1897 viene pubblicato il

romanzo sul vampiro più famoso, Dracula di Bram Stoker; e infine due anni più tardi esce “L’interpretazione dei sogni” di Freud. Secondo elemento è il buio: i film scorrono nel buio della sala cinematografica, così come, usual-mente, i sogni fluiscono nella nostra mente nell’oscurità della notte; e pro-prio delle tenebre necessita il vampiro per uscire allo scoperto. Egli è una creatura metamorfica ricollegabile a un’immagine ben definita e inoltre non proiettando ombra, né riflesso nello specchio, si può dire che è un’immagine in movimento; e cos’è un film, o una seduta psicoanalitica, se non un’immagine in movimento? Altra peculiarità comune è la capacità del vam-piro di sospendere il tempo, poiché egli non subisce alcuna evoluzione né affronta la morte: abolisce il tempo lineare è, dunque, la rappresentazione della sospensione del presente nell’eterno. Niente di diverso avviene in ana-

lisi, poiché il tempo si dilata, toccando l’infanzia, il futuro e ancora oltre, e così, ugualmente il cinema riesce con la sua arte a sospendere il tempo così come la psicanalisi o come il vampiro fa nella sua non-esistenza. Hillman definì la psicanalisi “Eros fra i morenti”. Ora, tralasciando la vastissima parentesi sull’eros, ricolleghia-mo la psicoanalisi alla morte, poiché proprio l’analisi ci avvicina al baratro della morte per indurci a vivere: entra nella nostra vita liberandoci di tutte le dimensioni superflue e gravose. Essendo il vampiro, come dicevo, in contatto con la morte ma non morto, può essere visto come una metafora della psicanalisi: “processo di trasformazione analitico che vede sempre il duro confronto con l’Ombra e la morte simbolica di un atteggia-mento polarizzante della coscienza a

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Si è trasformato solo in un pretesto este-tico a cui tutta una cultura di fanatici “adolescenti a rischio” offre il collo, sen-za rendersi conto che il morso dell’ignoranza e del nichilismo senz’ali gli penetrerà la mente! Parlo di quella subcultura di cui spesso sono stata ritenuta parte: gotici, dark, emo, punk…tutta una serie di stili di vita

un tem-po di spessore ma ormai

ridotte ad etichette buone soltanto per omolo-garsi sui blog.

Ma non divaghiamo…

“Il vampiro è un esempio che ci aiuta a riscoprire il senso dell’amore”, così con-clude Vito Teti, vero protagonista del dibattito. L’autore del libro propone un’excursus etnico e antropologico della figura del vampiro, collegata a molte altri personaggi: il fatale, melanconico seduttore dell’eroe romantico, l’immigrato visto come colui che succhia il sangue della società, e tutta una serie di figure ritenute per secoli ai margini. Ma l’analogia più interessante è quella col cala-brese, il quale nella Commedia dell’Arte napoletana presentava similitudini este-tiche e caratteriali col vampiro. Egli infatti veniva rappresentato come un’uccello notturno affetto dalla patologia della bile nera (che altro non è che la melanconia), testardo, tenace, vendicati-vo e passionale ma soprattutto diverso ed emarginato.

Ciò che questa conferenza ha trasmesso è il ritenere una ricchezza quella che risiede in quel Mostro -in quel diverso in cui per tutta l’adolescenza ho creduto e continuo a credere- e la coscienza del rischio che risiede in affascinanti personaggi svuotati di ogni valore.

Consiglio: la visione di alcuni clas- sici del vampirismo (che sembra-no ammontare a più di 3.ooo film), di guardare in quest’ottica un film in apparenza banale: “Edward ma- ni di forbice” di Tim Burton e di leggere il fumetto di James O’Barr, “The Crow”, da cui è stato tratto l’omonimo film; per me entrambi capolavori che approfondiscono la tematica del diverso.

Raffaella Lo Schiavo III D

Esiste la liberà di essere liberi?

“L ibertà va cercando, ch’è si cara, come sa chi per lei vita rifiuta”; con que- sti celebri versi, nel primo canto

del Purgatorio della Divina Com- media, Virgilio si rivolge a Catone per spiegargli il motivo della pre- senza di Dante in un così insolito

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Ora lei potrebbe anche obiettarmi, cara signorina, che è anche un po’ colpa

nostra, che noi “classicisti”, in quanto “detentori del sape-re”, dovremmo aiutare le altre persone “diffondendo il verbo”, per dirla alla maniera evangelica. Dunque, lasciando stare il fatto che dovremmo tra-sformarci tutti in padri gesuiti e iniziare un’opera di civilizzazione pari a quella del Sud America durante la colonizzazione spagnola, quando sento una canzone alla radio che fa:

“Guardami,

non potrai mai trovare un altro come me

sarà difficile perfino anche per te

che hai sempre avuto tutto, tutto facile”

mi si accende la lampadina nel cervello ed esclamo “Ma questo è Catullo!”, e penso al carme del dissidio e a Lesbia che lo rifiutava e alla differenza tra amare e bene velle e ho le lacrime agli occhi e ho una speranza, per-ché vuol dire che non tutto è perduto, e poi mi sento rispondere “Ma non la canta Vasco Rossi?”, allora si che dovrei fare come Suor Nausicaa di Colorado e dargliene “tante ma tante ma tante” fino ad avere le mani gonfie di sberle e poi concludere con un bel “Ignorante!” ma siccome sono per la non violenza preferisco limitarmi a richiudere la bocca spalancata e a raccogliere le braccia cadute a ter-ra. Il fatto è che io glielo spiegherei pure, al mio interlocutore, di Catullo che amava Lesbia e del loro tira e molla e che lui si sfogava con le poe-sie, ma, lo vede? E’ un discorso troppo complicato, e comunque non riuscirebbe a capirlo.

Dovrei iniziare dal contesto storico, dall’otium e dal negotium, da Cice-rone che lo disprezzava, dalla storiografia e gli altri generi letterari del tempo, è un discorso completo che io ho studiato in tre anni di scuola, e io non posso fargli recuperare tre anni di liceo classico solo per la soddisfazione di vederlo capire e collegare le cose in qualche modo, mi costa troppa fatica. Non è colpa mia, capisce, è la cultura che è tor-nata a essere elitaria, non io che sono superba, e non sono neanche io a essere un genio, perché non lo sono, è semplicemente il livello a es-sersi abbassato.

Comunque, non mi ritenga una frustrata, signorina: come le ho detto, io sto bene con la mia cultura classica, l’ho scelta, la amo, mi aiuta e mi supporta ogni giorno in ogni cosa: ho in testa Saffo, Omero, Orazio e Alcmane, e ho

CULTURA CLASSICA: cui prodest?

Sottotitolo: Invectivae contra sopraccigliarum

puellam quendam

U n pomeriggio vado a farmi tirare le sopracciglia; non per altro, tra pochi giorni parto, e devo darmi un filo di decenza, quindi vado. La signorina che se ne occupa, siccome sa che salto

come un canguro al minimo strappo, tenta di distrarmi con le solite domande di circostanza, “come ti chiami?”, “quanti anni hai”, eccetera. E poi arriva, come sempre, puntuale: “che scuola fai?” e io “il liceo classico” e lei “Oh!”

come se avessi detto una blasfemia: stessa reazione. E non solo, mentre prende quell’orribile pinzetta “per aggiustare la forma”, pin-zetta che tra l’altro credo sia la discendente diretta di una qualche tortura molto in voga nel periodo medievale, rincara la dose: “Bè certo, poi col liceo classico non puoi lavorare, giusto? Devi andare per forza all’università, giusto?” Giusto, signorina, giusto. Intanto a-vrei un dubbio su quel “per forza” però, perché vede, tra studiare Iliade e Odissea e stare qui a tirare sopracciglia e a formulare do-mande cretine come le sue, cento volte Iliade e Odissea.

Scusi, non voglio essere offensiva, è che non mi trattengo. Ovunque vada e ovunque mi sia posta la domanda (che odio) “che scuola fai?”, una volta che ho risposto, mi viene sempre gentilmente ricor-data l’inutilità pratica della mia formazione; devo dire che da questo punto di vista mi prendono in giro un po’ tutti, ma il suo “per forza” è stato proprio insostenibile, perché è esattamente l’ottica in cui la

gente, non solo lei, signorina, vede la cultura classica: non puoi lavorare = devi andare all’Università sennò non ci combini niente = non serve. Sillogismo perfetto, e in via teorica anche valido. E allora, perché mi viene l’orticaria solo a pensarci?

Perché è lo specchio della società moderna, in cui, più che l’ “homo cogitans”, serve l’ “homo faber”, il lavoratore, l’uomo che porta i soldi a casa per arrivare alla fine del mese; dei pensatori e dei filosofi, che non si accorgereb-bero nemmeno di avere un pozzo davanti a loro, perché troppo immersi nei loro astratti cavilli, il mondo di oggi non si cura. Effettivamente, la cultura classica serve a qualcosa? Serve a fare soldi? No. Serve a trovare fidanza-ti? No. Serve a sfondare in televisione? No. E allora perché studiarla?

Io dico che aveva ragione il buon vecchio Francesco Petrarca, nelle sue “Invectivae contra medicum quendam”, quando diceva che la poesia è necessaria perché inutile, che sembra un paradosso ma invece non lo è, perché in realtà Petrarca vuole dire che la poesia, e più in generale la cultura, non hanno un fine pratico, e perciò sono tecnicamente inutili, ma sono cruciali per il benessere dello spirito, essenziali per guardarsi dentro e scavarsi nel profondo, mettersi in discussione, cambiare, e sono le uniche al mondo che se ne occupano, mentre il resto del-

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Questa libertà non si raggiunge una volta per tutte, ma è un processo in continuo divenire, che ci consente di volta in volta di fare scelte consapevo-li e motivate tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra ciò che si può accettare e ciò che bisogna respin-gere, in definitiva, saper distinguere

tra ciò che è bene e ciò che è male. In questo processo svolge un ruolo decisivo, oltre che l’ambiente familiare,

soprattutto nei primi anni di vita, la scuola e l’istruzione in genere, che dovrebbe fornire a tutti i giovani gli stru- menti indispensabili a decifrare la realtà, la quale, specie ai nostri giorni, è molto com- plessa e spesso con-traddittoria oltre che fuorviante, specie per i giovani che com’è na- turale aspirano a co-struirsi un futuro. Pro- prio i giovani, soprattut-to gli adolescenti, sono l’anello più debole della catena che costituisce la nostra società, per-ché proprio per ragioni di età non hanno avuto ancora il tempo e quin- di la possibilità di accu-mulare quelle espe- rienze necessarie a consolidare la propria personalità e ad acqui-sire la capacità di com- prendere a fondo il concatenarsi di cause ed effetti nel determi-narsi degli eventi che riguardano la società nel suo complesso. Oggi con una certa superficialità si dice che i ragazzi hanno tutto, che ogni loro de- siderio può essere sod-disfatto e che sono liberi di fare ciò che vogliono. Ma è davvero così o la loro libertà è solo illusoria? A dire il vero, molte volte la maggior parte delle loro scelte apparentemente libere, disinvolte e persino spregiudicate sono in realtà molto condizionate dal sistema politico, ma soprattutto economico, finalizzato più al profitto e al guadagno facile dei più furbi e prepotenti che al miglioramento delle reali condizioni di vita dei cittadini. Sono le grandi catene produttrici dei beni di consumo di ogni genere che decidono in base ai loro interessi quali prodotti mettere sul mercato per accrescere i loro guadagni: la pubblicità provvederà a fare il resto, esaltando mirabolanti qualità che possono regolare felicità, successo e benessere al “fortunato” che lo possederà. Si crea così un meccanismo perverso che cattura facilmente la mente dei più vulnerabili e condiziona le loro decisioni, completamente sollecitate da falsi bisogni: esempi sono l’abuso di alcol o di sostanze stupefacenti, che non fanno altro che creare dipendenza, ovvero l’esatto contrario di ogni forma di libertà.L’auspicio è che la crisi, che in questo particolare periodo sta sconvolgendo il sistema economico del mondo globalizzato, ser-va a modificare il nostro modello di vita divenuto ormai insostenibile per una serie di motivi e a renderci liberi dalla schiavitù del consumismo più insensato, sollecitandoci anche a stabilire un più armonioso rapporto con la natura e le sue risorse.

Federica Raspone I D

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La vera libertà l'uomo la conquista solo nel rinascimento poiché fino a quel momento la figura umana appariva come un piccolo ingranaggio di una immensa macchina e quindi non era "padrone" di poter usufruire della propria vita a piacer suo. Col rinascimento invece la figura

umana acquista una certa importanza poiché per la prima volta si riconosce all'uomo il diritto di plasmare la

propria vita; Secondo una concezione unanime, l'uomo moderno lo si può definire "uomo l ibero" anche se sotto alcuni punti di vista è d i v e n t a t o schiavo. Essere liberi, insomma, non vuol dire non essere schiavi. F o rs e q ue s t o poteva valere n e l l e c i v i l t à g e r m a n i c h e , q u a n d o g l i arimanni, o uomini liberi, erano distinti dagli schiavi, o a Sparta, dove gli Spartiati erano distinti da Iloti e Perieci. Essere liberi, inoltre, non vuol dire essere ricchi. La nostra società ci illude, dicendoci che se p o t r e m o soddisfare ogni nostro capriccio, saremo liberi. Io invece sono convinto che una persona povera, a condizione che abbia almeno di che mangiare, può essere più libera di un ricco. È un po’ quello che intendeva Cristo, parlando al giovane ricco: vedi, tu non sei libero, altrimenti faresti quello che ti chiedo di fare, mentre

invece sei schiavo del tuo denaro. Oggi, pur essendo formalmente liberi, corriamo il rischio di essere schiavi, per esempio , di una moda, della pubblicità o di una mentalità imposta dai talk-show. Libertà è avere il coraggio di controbattere, di fronte a chi ti fa sentire in colpa perché sei contro le tendenze più moderne. Libertà difendere il valore della famiglia. Libertà è battersi per certi valori in cui si crede. Tuttavia, nel passato si è molto lottato anche per difendere i diritti delle classi sociali più deboli, come emerge dalla novella "La libertà " di Giovanni Verga, anche se nel leggere questa novella si capisce come il giusto desiderio di equità sociale spesso è stato realizzato in modo bestiale e violento.L'uomo moderno è libero da un punto di

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Dalla poesia alla musica: viaggio tra le note della passione

When you are old and grey

and full of sleep and nodding by the fire

take down this book…

S cena buia. Una voce esce quasi a spezzare la monotonia del silenzio e irrompe con forza. E’ grazie a un crescendo “rossiniano” che noi ragazzi delle quinte ginnasiali im-

pegnati in questo progetto, abbiamo voluto rendere omaggio ad uno dei più importanti poeti della cultura britannica, William Butler Yeats.Il nostro lavoro di quest’anno è stato un lavoro di pazienza meticolosa e attenta ad ogni minimo dettaglio e ad ogni impercettibile sfumatura. Iniziando con lo studio e la traduzione del testo inglese, e in questo siamo stati supportati fino in fondo dalle nostre professoresse in vesti di coordinatrici del progetto, abbiamo continuato nel dare poi un significato personale ed un sentimento alla lirica. Questo lavoro che inizialmente

poteva sembrare di una semplicità disar-mante, ci ha letteralmente trascinati in una spi-rale di sentimenti reconditi che non avremmo mai immaginato potessero emergere in un ambito scolastico. E’ stato così che abbiamo sentito la necessità di mostrare agli altri quanto eravamo riusciti a percepire da un così simile studio e sorse l’idea di arricchire il tutto. Alla lirica abbiamo dato un’intonazione quasi teatrale ponendo sullo stesso piano anche la traduzione magistrale di Eugenio Montale e

con la quale sembrava avessimo finalmente completato il cerchio della completezza assoluta portando in luce quanto anche gli autori italiani siano stati di fondamentale importanza per la cultura di tutti i tempi.A questo cerchio mancava però un tassello, che sembrava essere di fon-damentale importanza. Sentivamo scaturire dai versi della lirica, un canto che lentamente si ad-dentrava nei meandri del nostro cuore e alla lirica e alla traduzione italiana abbiamo sentito la

Lectura Dantis: la poesia e

l’interpretazione

2 maggio 2009, noi alunni delle classi I e II C e la

bellissima città di Ravenna, grande patrimonio artistico e culturale della nostra penisola. L’occasione di un viaggio pieno di fascino per scoprire quanto la

passione e la forza espressiva della poesia di Dante possano ancora comunicare nuovi significati. Durante il pomeriggio abbiamo assistito ad una lezione dantesca, incentrata sulla figura di Virgilio ed in p a r t i c o l a r m o d o s u l l ' a l l e g o r i a e l'interpretazione figurale della Commedia, tenuta dal Prof. Ledda, docente di Letteratura moderna presso l'Università di B o l o g n a . M o l t o interessante è stata l'analisi di Virgilio, visto come uomo dotato di virtù magiche e profetiche, secondo l'antica credenza popolare, e come emblema della ragione secondo la simbologia della Commedia. Ma in realtà l'intero capolavoro deve essere inteso secondo un'interpretazione figurale-allegorica. Il viaggio stesso di Dante per i tre regni dell'oltretomba è una prolessi figurale del viaggio che la sua anima dovrà compiere quando si sarà liberata dal peso del c o r p o . P e r c i ò l a Commedia dantesca è un itinerario della mente del poeta che ha come fine ultimo l'incontro con Dio. Durante questo difficile percorso Dante è accompagnato da Virgilio attraverso l'Inferno e il Purgatorio, ma nel Paradiso sulla ragione prevarrà la fede, simboleggiata da Beatrice. Virgilio prima ancora di essere guida costante che illumina i passi di Dante facendogli distinguere la retta via dai sentieri più tortuosi, è un personaggio storico, il cantore dell'impero e il poeta saggio e mite. Già nei primi canti dell'Inferno, Dante, oltre a sottolineare la grande saggezza di quest'uomo e il suo ruolo di guida (tu duca, tu segnore, e tu maestro Inf., II, 141), evidenzia le sue straordinarie qualità poetiche definendolo grande maestro d'eloquenza (O delli altri poeti onore e lume Inf., I, 82). All’interno di un percorso intratestuale di raffinata costruzione trova spazio anche la posizione di Virgilio all'interno dei cerchi dell'Inferno. Egli si trova nel Limbo, che i teologi scolastici distinguevano in limbus patrum, in cui si trovano coloro i quali erano nati prima della venuta di Cristo, e il limbus puerorum, comprendente i bambini morti prima di aver ricevuto il Battesimo. Queste anime vivono in una condizione di sospensione psicologica: sono animati dal desiderio di vedere Dio, ma hanno la consapevolezza dell'eterna impossibilità. Per quanto riguarda il Purgatorio, invece, tra le altre è stata esaminata nella sua caratterizzazione etopoietica la figura di Catone.

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Ardesia o microchip?

C ara LIM,

avrei anche preferito omettere il “cara” ma sarebbe stato un po’ troppo pur conside-

rando ciò che mi hai fatto. Sì, hai capito bene: è la vecchia lavagna che ti scrive. Quella vecchia, nostalgica, noiosa lavagna che ha caratterizzato l’infanzia,

l’adolescenza e la giovinezza di migliaia di generazioni. E poi sei arrivata tu. Sappi che comunque io mi sento tutt’altro che vecchia, sai? Non doveva arrivare un pezzo di plastica dopo tutto il gesso che ho dovuto sopportare a rovinarmi l’esistenza. Ho saputo che hai riscosso moltissi-mo successo nelle, seppur poche, scuo- le che hai visitato. De-vi sapere che anche io, ai miei tempi, sono stata molto ap-prezzata e poi le o girate tutte le scuole ma non d’Italia, del mondo! Tu ancora sei alle prime armi, e non credere che io sia disposta a svelarti tutti i segreti del me- stiere. Dovrai sudare come ho fatto io prima di raggiungere il mio livello. Mi sono informata su di te, ma non perché mi in- teressasse farlo, tanto per passare il tempo.

Addirittura, ho saputo che il tuo nome è l’abbreviazione di tre parole (Lavagne Interattiva Multimedia- le), uno spreco. Una, basta e avanza. Poi mi hanno anche det- to che tu senza un computer non servi a nulla. Credevo mi stessero prendendo in giro e invece è vero. Certo che non li ca- pisco i ragazzi di og-gi…come fa a piacere così tanto una co- sa del genere? Non la prendere come un’offesa ma per una lavagna come me tre bacchette di gesso bastano e avanzano, non c’è bisogno di prendere un Pc. Mi dicono anche che per scrivere su di te gli alunni usano pennarelli senza inchiostro e per cancellare basta un tocco con la mano. Non vorrei sem- brare inopportuna ma mi sembra che sia leggermente impossi- bile scrivere con un colore che non abbia inchiostro e, tanto più, cancellare con un tocco di mano dell’inchiostro “invisibile”. Magari esistessero comodità del genere…I ragazzi per can- cellare quello che scri-vono su di me, invece, usano il cancellino di spugna nel caso in cui non lo sapessi e a volte purtroppo mi sporca-no di polvere di gesso e sono costretta a lavarmi. Poi, c’è anche chi sfortunatamente è allergico al gesso e quindi non può usarmi. Per caso, che resti tra noi, c’è anche chi è allergico al Touch Screen? No, perché mi hanno detto che è molto piacevole per gli alunni usarlo. Ho saputo anche che pria di cominciare la lezione hai bisogno di es-sere centrata. Un inutile spreco di forze… Devo ammettere però che sei molto apprezzata dai giovani. Io, invece, perdo fans di giorno in giorno. Ma sicuramente è qualcosa di temporaneo, passerà prima o poi. Se le vecchie mappe sono state sostituite dai modernissimi navigatori satellitari e gli antiquati videogames dall’innovativo Nin-

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Per brevità chiamato Artista

Non al denaro, non all’Amore né al cielo

I niziata in ritardo, con pe-nuria d’interesse e

d’attenzione, fra i vostri schiamazzi e risolini e la deficienza d’un leggio, viene abortita dopo lo scoccare della sesta ora la lezione – concerto che avrebbe voluto continuare quel simbiotico nutrirsi d’anime finché voglia e sentimento ci fossero stati. Comun-que, dopo un’imbarazzante attesa, ci siamo: Sanremo 1958; Domenico Modu-gno gareggia con “Nel blu dipinto di blu” e dà il via alla nascita della “canzone d’autore”. Il tutto avviene in una parca semplicità, al tempo delle case di produzione, i loro contratti con i cantanti e le canzoni commissionate. E’ il tempo della “musica in-cipriata”, mero spettacolo scenico. Ma qualcosa, nell’humus di quella fan-ghiglia artistica, ribolliva di cambiamenti e una “Rivoluzione” stava inconsciamente preparandosi. Così, quan-do nel ’58 Modugno presenta la sua canzone, ma non trova alcun cantante disposto a darle voce perché con-siderata “canzonaccia”, e deve, dunque, “improvvisare” cantante se stesso - ma ancor più palesemente quan-do due anni dopo scrive, compone, musica e canta “Un uomo in Frac”, totalmente indipendente da qualsivo-glia contratto o mercato – ecco nascere la figura del “cantautore”; dunque è la “Rivoluzione”. Un po’ da tutt’Italia vanno facendosi largo semplici uomini come Fabrizio De Andrè, Guccini, De Gregori, Endrigo… che altro non vogliono, e fanno, che ritrarre e denunciare le loro realtà, così come sono: vere e vissute.

“ Abbiamo rivoluzionato la canzone, forse perché eravamo dilettanti, cantando cose quotidianissime” [ Gino Paoli ]

In seguito, data la natura “realistica”, ma soprattutto disillusa, di questi “talenti emergenti”, s’inizierà a parlare di “cantacronache”, alludendo ad un cantautore fortemente politicizzato ma soprattutto impegnato nella nobilissima opera di recupero dell’essenza del popolo e della società, delle tradizioni popolari e del corpus folkloristico, in quel contesto tanto prossimo al secondo dopoguerra, ma dove s’era già persa la me-moria delle canzoni partigiane, socialiste, contadine...Altro aspetto saliente e mol-to importante che Mirco Menna ha più volte ripreso, a buon diritto, è stato il con-nubio musica – letteratura che i cantautori di quei tempi hanno vissuto con poeti e scrittori quali Dario Fo, vincolo che, personalmene, apprezzo molto perché con-

creto e significativo compimento di un “riassemblaggio artistico”: tanto la musica quanto la letteratura, infatti, insieme certo alla pittura, la scultura e quant’altro, altro non sono che diverse, e neanche troppo, manifesta-zioni di un unico “Essere”, ovvero l’Arte. Dunque, sempre contestualizzando il tutto in un ambiente fortemente

Sicilia “Cosa Greca”

I l 21 Maggio, il giorno da noi tanto atteso è final-

mente giunto: la gita o per meglio dire il viag-gio di istruzione è cominciato. Un viaggio di istruzione questo, co-

m e pochi, che ci ha resi partecipi di qualcosa che fin’ora era rimasto legato alle bianche e aride pagine dei libri ma che abbiamo riscoperto nella sua totale attualità. Un viaggio di istruzione che ci ha portato alla volta delle antiche bellezze della Sicilia, avvolte in un drappo di fascino e suggestione. La nostra trilogia ha avuto inizio nella splendida città di Acireale, alle pendici del candore della vetta innevata dell’Etna, tra le meravigliose chiese che costellano la città, rappresentanti dell’immutabile grazia del Barocco siciliano.

Lasciata a malincuore Acireale ci siamo diretti a Siracusa, assolu-tamente inconsapevoli dell’estasi artistica che avremmo trovato nella città: come un’enorme con-chiglia di marmo è apparso il vasto emiciclo del Teatro Greco a noi, visitatori estasiati dalla sua imponenza. È il più grande dei teatri ellenici del mondo, monu-mento di estrema bellezza for-male dell’arte greca, sui cui gra-dini sedettero illustri greci come Pindaro, Platone, Archimede e Saffo, la poetessa dell’amore. In esso abbiamo assistito a due opere, l’una che racconta il mito

di una madre, una barbara, costretta ad uccidere i due figli per rivendicare paradossalmente su di essi la pro-pria autorità di madre e nei confronti del marito traditore, la propria dignità di donna, Medea, l’altra che costi-tuisce la fine della lunga vicenda di un uomo sventurato, fratello e padre dei suoi figli che ormai cieco e men-dico giunge a Colono dove finalmente si leniranno le sue atroci sofferenze e porterà con il suo corpo la sal-vezza ai suoi alleati, Edipo. Due tragedie, rispettivamente dei grandi tragici Euripide e Sofocle, di singolare bellezza, appassionanti, commoventi che unite allo scenario e al luogo in cui sono state rappresentate ci han-no dato l’illusione di essere ritornati in quella meravigliosa epoca di pura e lineare bellezza e attraverso le quali l’incanto dell’arte teatrale del dramma greco ci ha sedotto, lasciando in noi un grande amore nei suoi confronti, oltre la pelle d’oca. Abbiamo in seguito visitato il Museo Nazionale Archeologico di Siracusa, che raccoglie veri e propri capolavori, dell’arte ellenistica, paleocristiana e bizantina per poi giungere nella super-ba città di Noto, gelosa custode nonché capitale del Barocco Siciliano e dell’arte del 700 che insieme alla splendida valle che da lei prende il nome è ormai entrata nell’ “Olimpo” dei beni artistici dell’umanità. Purtrop-

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28 Aprile-5 Maggio 2009

“Dal diario di bordo del Liceo Morelli:

R e - soconto di una traversata indimenticabile.”

I l momento tanto sognato, programmato, atteso dal mese di settembre ancor più della notte prima degli esami (quella

ovviamente sarà altrettanto memorabile n.d.r.), finalmente arrivò: LA GITA!!!

Oh chiedo umilmente scusa: il viaggio d’istruzione…prontamente ribattezzato da alcuni subito do-po la bella notizia:”Ragazzi, quest’anno si andrà in Crocie-ra!”, viaggio di distruzione…di divertimento si intende…Le tentazioni erano forti: gettare l’ancora nel mare delle isole greche e nn ripartire più o addirittura un ammutinamen-to…con l’unico scopo di scampare verifiche di fine anno ed esami di stato. Appena imbarcati sull’Armonia è stato facile prendere confidenza con la legge di bordo, del resto a noi favorevole: sulla nave cessava la podestà dei prof in favore del comandante. “Dura lex semper lex”. Da accompagnatori

sono così diventati a tutti gli effetti piacevoli compagni di viaggio. Come dimenticare i pomeriggi in piscina con i compagni e i prof Costa, Bosco e Cavallaro pronti ad allearsi con i ragazzi, una volta individuata la mal-capitata, per sottoporla ad un tuffo indesiderato, tra l’organizzazione di un torneo di calcio, mini golf, pallavolo o un summit in palestra:giusto per non perdere l’esercizio! Tutto sotto l’occhio vigile delle prof Rubino e Morano: vedette ufficiali e attente. Ma la notte l’Armonia travolgeva tutti… dopo una puntata al Casinò o gli spettacoli organizzati, tappa obbligata era la discoteca dove la musica, complice con il ritmo delle onde del mare, travolgeva tutti in un ballo frenetico… prof compresi! Al mattino sbarcati per le escursioni praticamente in trance per l’abbandono del dio Morfeo, l’emozione era troppo forte… Quei luoghi, sfondo di vicende mitologiche finora solo immaginati erano per noi realtà. Ne abbiamo goduto pienamente per merito delle guide coinvolgenti e preparate, co-me il degno fratello greco di Vasco Rossi o la sorella del comico perso-naggio Jean Claude. Alla fine della traversata, giunti sulla terra ferma l’ondeggiamento dell’Armonia ci accompagnava sulla strada del ritorno

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Intervista a Mirko Menna

Come si è formato?

“Come tutti. Già dalla seconda me-dia, passando per vari strumenti mu-

sicali. Ricordo che il fratello maggiore di un mio compa-gno mi prestava dei cd; ed anch’io sono passato dal suonare in parrocchia,

che all’epoca, era l’unico luogo di incontro e ricreazione per noi giovani.”

Quali sono le sue fonti di ispirazione?

“Tutto quello che c’è fuori di me, caratteristica propriamente cantautoriale. Il dato connotativo di tute le canzoni d’autore: guardare fuori di se; farsi carico anche del mondo, e decidere che non ci sono argomenti che non possano stare al di fuori di una canzone. L’intimo infatti in una canzone, c’è già a pre-scindere, è del fuori che bisogna scrivere; per questo si scri-vono canzoni politicamente incazzate (..e qua si corregge e dice “ehm, impegnate..”).

Lei è osannato come un artista del mondo underground. Le basta il suo pubblico relativamente di nicchia, o vuole che la sua musica si espanda entrando nel mondo del business?

“Il problema è quello del pane, cioè della necessità di guadagnare. Il pubblico lo considero un problema se-condario. Certo! Più siamo e meglio è.. ma sono convinto che le mie stesse canzoni escludano a priori il grande pubblico. Si può dire che io e il mio pubblico in un certo senso ci scegliamo. È normale quindi che ci siano dei limiti, e soprattutto in questi tempi. Come si suol dire allora, meglio pochi ma buoni. La cosa più bel-la comunque è dunque il mio essere libero, senza alcun vincolo, alcun contratto, senza dover per forza am-miccare a qualcuno. E il pubblico ristretto è appunto il prezzo che si paga per questa libertà”.

La musica oggi, e soprattutto quella italiana, sta perdendo ogni valore artistico e concettuale, diventando sempre più solo un business. Di cosa pensa abbia bisogno la musica per tornare in auge?

“Oggi nemmeno le radio cosiddette libere sono realmente tali, già il fatto che debbano seguire una playlist è una contraddizione, ma ciò è dovuto al fatto che è tutto il sistema ad essere concepito così oggi. Non si vuo-le più promuovere la musica come forma d’arte, come cultura, ma semplicemente come un vero e proprio prodotto da vendere e comprare, in linea con il modello del mercato di oggi. In base a quanto sei disposto a pagare, tanto sarai famoso; e una volta divenuto tale, sono le aziende che pagano te per sponsorizzarle. Solo sottraendosi a questa logica, si può evitare questa situazione”.

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La I E a Roma…….les enfants terribles

La creme de la creme del liceo Classi-co Michele Morelli, alias la I E, si è ritro-vata quest’anno a fare la fila per salire sul pullman che avrebbe fatto evadere

i ragazzi per quattro meritatissimi giorni dalla nauseante routine scolastica. Tra dibattiti in classe su che

vestiti portarsi, pagamenti, autorizzazioni e schede personali, analisi del sangue per scoprire finalmente dopo sedici anni di vita a quale gruppo sanguigno si appartiene, eccoci al fatidico mercoledì della partenza , una rigida mattinata tutt’altro che primaverile, con gitanti trasformati in sessanta zombie incoscienti; ci credo, dopo la sveglia alle cinque, per essere in piazza San Leoluca alle sei e dico sei del mattino, precise, quan-do tutto sembrava ancora avvolto nelle braccia di Morfeo; non c’era un cane, né tantomeno un professore, in perfetto orario. La prima ad arrivare è stata la professoressa Ceravolo, tra le ovazioni dagli alunni di I D che in questo modo si erano aggiudicati il vanto di avere la docente accompagnatrice più responsabile. Un’altra scom-

messa, intanto serpeggiava tra le fila degli alunni: la pro-fessoressa Cimato…avrebbe mantenuto il suo stile di vita conservando imperterrita le scarpe col tacco…o si sarebbe arresa all’evidente tortuosità dell’itinerario in-dossando le scarpe da tennis? Ovviamente, stivali, che domande. Dopo mezz’ora di attesa, e dopo una lotta strategica per occupare i posti al secondo piano, siamo partiti; il viaggio è passato lento e veloce insieme, a tratti entusiasmante, a tratti sfiancante, e ognuno ha fatto o-gni cosa in suo potere per rilassarsi e regalare un tocco di ordinaria follia a quella mezza traversata italica; chi organizzava un pokerino nei sedili posteriori, le nuove Spice Girls dei primi posti hanno iniziato un concerto devastante soprattutto per le nostre orecchie; il reperto-

rio? Marco Carta, Alessandra Amoroso, Fabri Fibra Gianna Nannini, un po’ di Caparezza, fino alla musa delle muse, cioè il caso umano di Arisa. In ogni caso, dopo la visita traumatizzante a Pompei, dove abbiamo tra le altre cose scoperto che anche i Romani facevano i disegni sconci sui muri delle città e non solo gli adolescenti di og-gi, e dove è stata fondata la tanto attesa ditta “Custurello: il nuovo vino da tavola”, siamo arrivati a Roma; si fa pre-sto a dire Roma, ma nella realtà per trovare l’hotel ci abbiamo messo un bel po’, giusto il tempo per un’altra ese-cuzione magistrale di “Immobile”, piacevole quanto un pugno in un occhio. Dopo che siamo arrivati, e dopo che la professoressa Cimato ha avuto il tempo di constatare con terrore che l’hotel era incredibilmente simile a quel-lo di Shining, ci siamo sistemati, proiettandoci già alla prima notte in hotel: riguardo ciò, e tutte le altre notti, pre-ferirei passare oltre, onde evitare imbarazzanti digressioni sui vari metodi per dissimulare la presenza di alcolici in camera (“e se entrano e vedono il Bayles nel bicchiere?”... “e vabbè gli diciamo che è fondotinta!”) e altre av-venture e disavventure del genere, ci tengo solo a ringraziare le docenti per l’abile quanto serrata sorveglianza notturna, e specialmente la professoressa Rubino che si è molto efficacemente calata nei panni del guardiano di Harry Potter, con tanto di mascella contratta quando ancora alle tre di notte ci ostinavamo a fare casino. Per

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Loppiano: la forza della condivisione

R ipensando ai momenti indimenticabili del re-

cente viaggio d’istruzione compiu-to dalle classi I e II C, ci ritorna in

mente Loppiano, una cittadella della Toscana dove è possibile respirare un’atmosfera di serenità e di pace.

Ci sembrava di essere in una realtà magica, diversa, quasi da fiaba…

Centro della vita comunitaria e di fratel-lanza, rispetto, convivenza pacifica e dia-logo costruttivo tra le diverse etnie che là confluiscono. Valori ,questi, altrove ormai scomparsi o sopiti nei recessi dell’animo umano. Stando a contatto con gli abitanti della cittadella, impegnati quotidianamen-te nella realizzazione dell’ideale, che a Loppiano trova concreta espressione, ab-biamo avuto l’impressione che tali senti-menti non costituissero poi tanto un’utopia.

Particolarmente interessante è stata, tra l’altro, una conferenza dal titolo, “DISARMIAMOCI!”, l’imperativo categori-co che invita compiere un percorso di vita improntato a un’esistenza in cui ogni guerra, ogni conflitto inte-riore o interpersonale siano vinti, e si giunga sempre alla risoluzione pacifica delle controversie. Si è ricorda-to come la guerra costituisca senza alcun dubbio l’esperienza più drammatica che un essere umano possa

vivere.

Tra le varie testimonianze ascoltate nel corso della conferenza, una in particolare merita di essere citata. Una ragazza del Ruanda ha raccontato la storia commovente della propria vita. Una vita costel-lata di tante amarezze e di stenti. Sfuggita a una terribile guerra civile nel proprio Paese, diviene all’improvviso orfana dei genitori, uccisi durante una rappresaglia militare. Adolescente, perde anche i fratelli, e decide di rifugiarsi in Olanda.

Ma anche qui vive una vita fatta di privazioni e di sofferenza. Final-mente più tardi poté lasciare quel Paese per stabilirsi a Loppiano, un’isola felice, luogo della tregua dai problemi del mondo, grazie a quell’aura particolare che aleggia intorno ai suoi abitanti.