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18 GEN 2010 Il Gazzettino Udine Attualita' e Politica pagina 6 Apertura Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. DOPOIlLETUlO La marmotta AMBIENTE Ecco come gli animali superano il grande freddo A pagina VI Quotidiano 1/3

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18 GEN 2010 Il Gazzettino Udine Attualita' e Politica pagina 6

AperturaRitaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

DOPOIlLETUlO La marmotta

AMBIENTEEcco comegli animalisuperanoil grande freddo

A pagina VI

Quotidiano

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18 GEN 2010 Il Gazzettino Udine Attualita' e Politica pagina 6

AperturaRitaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Stefano.FUacorda ...Ricercatore universìta di Udine

Per superare i rigori dell'in-verno, quando la temperatu-ra giunge vicino allo zero e nonvi è disponibilità di cibo, glianimali possono adottare moltestrategie per sopravvivere, traqueste, le migrazioni e il letar-go. La prima vede alcune speciemuoversi fino anche a migliaiadi chilometri alla ricerca di sitiidonei (per le nostre aree il suddel Mediterraneo e l'Africa),mentre la seconda prevede cheriducano la temperatura e ilmetabolismo ba-sale, fino ad entra-re in un torporeprofondo al finedi ridurre al mini-mo le necessità intermini di calo-rie, e così poterlericavare dal gras-so deposto nell'or-ganismo (orso,marmotta, tasso)o con gli alimentinascosti (scoiatto-lo).Un tempo c'era lacredenza che alcune specie,quali le rondini, non migrasseroma si rifugiassero sotto il fangoin alcune nostre paludi, in unaforma particolare di letargo.In realtà, se pur nella granparte errate, queste credenzeavevano previsto giustamentela possibilità che gli uccellipotessero andare in letargo; inrealtà alcune specie adottanodegli accorgimenti per supera-re l'inverno molto sofisticatiche in alcuni casi possono esse-re definiti come torpore, peresempio nel caso del colibrì.Il letargo che nella nomenclatu-l'a scientifica internazionale vie-ne definito come "ibernazione"può assumere diversi aspettiche vanno dall'ibernazione verae propria a delle forme di torpo-re giornaliero fino all'estivazio-ne, ovvero alla riduzione dellatemperatura e al metabolismo(battiti cardiaci e respirazione),

LE CONDIZIONIGli animali adattano

il loro corpoper superare l'inverno

IL RISVEGLIOAlcuni mammiferi

possono mterromprereil torpore per mangiare

IIHMAIJInalto unpipistrello.afianco un orsobruno. sottouno scoiattolo:tutti questianimalihannostrategie diletargo persuperareindenni i rigoridell'inverno

Letargo, strategiacontro il freddo

tt chi gradi sopra lo zero (marmot-te, ghiri e scoiattoli ...) avvicinan-dosi molto alla temperatura am-biente presente nel sito di letar-go ("l'ibernacolo").L'orso ad esempio riduce latemperatura corporea a31-32'C e i battiti cardiaci di-ventano da 40 al minuto a 8-10,riducendo cosi il fabbisogno dicalorie del 30-40%. I meccani-smi che inducono al letargo, edal successivo risveglio, non so-no ancora del tutto noti maprobabilmente sono il risultatodella combinazione di ritmi cir-cadiani, del livello di ingrassa-mento raggiunto, del rapportodi ore di luce/buio, dell'improv-visa diminuzione del cibo edella variazione della tempera-tura.Esistono specie per la quali illetargo è obbligatorio altre no,queste specie lo adottano sonoin certe particolari condizioni(criceti).

Il letargo o ibernazione perònon è un stato costante, alcunianimali, sopratutto quelli chehanno letarghi profondi, presen-tano dei risvegli periodici nelquali la temperatura torna nor-

l'ORSO LAMARMOlTA

Abbassail caloredel corpo solodi qualchegrado

&ggiungepraticamentela temperaturadell'ambientecircostante

nelle condizioni in cui è troppoelevata le temperatura. Alcunianimali riducono di pochi gradila temperatura (ad esempio or-so, tasso e cane procione) men-tre altre l'abbassano fino a po-

male cosi come battiti cardiacie la respirazione. Questi risve-gli si riducono man mano chel'inverno avanza, fino a giunge-re al risveglio finale. Negli sco-iattoli questi risvegli sono cosìlunghi da permettere di poterutilizzare gli alimenti accumula-ti nelle tane.I risvegli sono energeticamentemolto costosi in quanto vengonoconsumate molte energie e rap-presenteranno un punto crucia-

le per la sopravvi-venza di questespecie nei con-fronti del cambia-mento climatico.Questi cambia-menti sembranoinfluenzare i peri-odi di letargo conimportanti conse-guenze sulla so-pravvivenza del-le specie; nel ca-so delle marmot-te, nel Nord Ame-rica ad esempio,il periodo di letar-go si è ridotto dioltre 40 giorni ne-gli ultimi 20 anni

con conseguenze importanti inquanto le marmotte escono dal-le tane quando ancora l'ambien-te è innevato e non trovano ciboa sufficienza per sopravvivere oriprodursi. La temperatura mi-te durante l'ibernazione del ro-spo invece sembra ridurre ilsuccesso riproduttivo di questaspecie attraverso un peso mino-re a primavera delle femmine edel numero di uova che produr-ranno; questo perché i rospi sirisvegliano durante l'inverno econsumano quelle riserve corpo-ree, grasso, che avrebbero dovu-to permetter loro di sopravvive-re all'inverno, stagione nellaquale non riescono ad alimen-tarsi.Infine le specie che adottano illetargo sembrano anno dopoanno ridurre la loro distribuzio-ne, spostando il limite meridio-nale sempre più a nord, a scapi-to di quelle che non applicanoquesta strategia.

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18 GEN 2010 Il Gazzettino Udine Attualita' e Politica pagina 6

AperturaRitaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Letargo, strategiacontro ilfreddoStefano Filacorda........ . .

Ricercatore Università di Udine

Per superare i rigori dell'in-verno,quandolatemperatu-ra giunge vicino allo zero e nonvi è disponibilità di cibo, glianimali possono adottare moltestrategie per sopravvivere, traqueste, le migrazioni e il letar-go. La prima vede alcune speciemuoversi fino anche a migliaiadi chilometri alla ricerca di sitiidonei (per le nostre aree il suddel Mediterraneo e l'Africa),mentre la seconda prevede cheriducano la temperatura e ilmetabolismo ba-sale, fino ad entra-re in un torporeprofondo al finedi ridurre al mini-mo le necessità intermini di calo-rie, e così poterlericavare dal gras-so deposto nell'or-ganismo (orso,marmotta, tasso)o con gli alimentinascosti (scoiatto-lo).Un tempo c'era lacredenza che alcune specie,quali le rondini, non migrasseroma si rifugiassero sotto il fangoin alcune nostre paludi, in unaforma particolare di letargo.In realtà, se pur nella granparte errate, queste credenzeavevano previsto giustamentela possibilità che gli uccellipotessero andare in letargo; inrealtà alcune specie adottanodegli accorgimenti per supera-re l'inverno molto sofisticatiche in alcuni casi possono esse-re definiti come torpore, peresempio nel caso del colibrì.Il letargo che nella nomenclatu-ra scientifica internazionale vie-ne definito come "ibernazione"può assumere diversi aspettiche vanno dall'ibernazione verae propria a delle forme di torpo-re giornaliero fino all'estivazio-ne, ovvero alla riduzione dellatemperatura e al metabolismo(battiti cardiaci e respirazione),

nelle condizioni in cui è troppoelevata le temperatura. Alcunianimali riducono di pochi gradila temperatura (ad esempio or-so, tasso e cane procione) men-tre altre l'abbassano fino a po-

chi gradi sopra lo zero (marmot-te, ghiri e scoiattoli ...) avvicinan-dosi molto alla temperatura am-biente presente nel sito di letar-go (''l'ibernacolo'').L'orso ad esempio riduce latemperatura corporea a3l-32°C e i battiti cardiaci di-ventano da 40 al minuto a 8-10,riducendo cosi il fabbisogno dicalorie del 30-40%. I meccani-smi che inducono al letargo, edal successivo risveglio, non so-no ancora del tutto noti maprobabilmente sono il risultatodella combinazione di ritmi cir-cadiani, del livello di ingrassa-mento raggiunto, del rapportodi ore di luce/buio, dell'improv-visa diminuzione del cibo edella variazione della tempera-tura.Esistono specie per la quali illetargo è obbligatorio altre no,queste specie lo adottano sonoin certe particolari condizioni(criceti).

Il letargo o ibernazione perònon è un stato costante, alcunianimali, sopra tutto quelli chehanno letarghi profondi, presen-tano dei risvegli periodici nelquali la temperatura torna nor-

male cosi come battiti cardiacie la respirazione. Questi risve-gli si riducono man mano chel'inverno avanza, fino a giunge-re al risveglio finale. Negli sco-iattoli questi risvegli sono cosìlunghi da permettere di poterutilizzare gli alimenti accumula-ti nelle tane.I risvegli sono energeticamentemolto costosi in quanto vengonoconsumate molte energie e rap-presenteranno un punto crucia-

le per la sopravvi-venza di questespecie nei con-fronti del cambia-mento climatico.Questi cambia-menti sembranoinfluenzare i peri-odi di letargo conimportanti conse-guenze sulla so-pravvivenza del-le specie; nel ca-so delle marmot-te, nel Nord Ame-rica ad esempio,il periodo di letar-go si è ridotto dioltre 40 giorni ne-gli ultimi 20 anni

con conseguenze importanti inquanto le marmotte escono dal-le tane quando ancora l'ambien-te è innevato e non trovano ciboa sufficienza per sopravvivere oriprodursi. La temperatura mi-te durante l'ibernazione del ro-spo invece sembra ridurre ilsuccesso riproduttivo di questaspecie attraverso un peso mino-re a primavera delle femmine edel numero di uova che produr-ranno; questo perché i rospi sirisvegliano durante l'inverno econsumano quelle riserve corpo-ree, grasso, che avrebbero dovu-to permetter loro di sopravvive-re all'inverno, stagione nellaquale non riescono ad alimen-tarsi.Infine le specie che adottano illetargo sembrano anno dopoanno ridurre la loro distribuzio-ne, spostando il limite meridio-nale sempre più a nord, a scapi-to di quelle che non applicanoquesta strategia.

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