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Caporedattore: Marcello Cappellari Redattori: Federico Baglioni, Beatrice Barbieri, Andriana Blaha, Ilaria Landuzzi, Giovanni Zemolini Editore Licia Piva Direttore Isabella Dallapiccola Vice Direttore Cristina Cannelli Responsabile grafica Paola Occhi Anno Scolastico 2017/18 - N°4 “Il Carduccino” premiato “Il Carduccino” premiato all’Ordine dei Giornalisti all’Ordine dei Giornalisti

“Il Carduccino” premiato all’Ordine dei Giornalisti · Per la terza volta con-secutiva il giornale scolastico ³Il ... Classe 4G È veramente magnifico co-me, anche una zona

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Caporedattore: Marcello Cappellari

Redattori: Federico Baglioni, Beatrice Barbieri,

Andriana Blaha, Ilaria Landuzzi,

Giovanni Zemolini

Editore Licia Piva

Direttore Isabella Dallapiccola

Vice Direttore Cristina Cannelli

Responsabile grafica Paola Occhi

Anno Scolastico 2017/18 - N°4

“Il Carduccino” premiato “Il Carduccino” premiato

all’Ordine dei Giornalistiall’Ordine dei Giornalisti

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Il Carduccino 2

Ettore Bimbatti, Giulia Dosso,

Alice Manferdini, , 4B

A ncora vincitori i ra-

gazzi del Liceo G.

Carducci di Ferrara.

Per la terza volta con-

secutiva il giornale scolastico “Il

Carduccino” ha trionfato su altre

500 scuole di tutta Italia, riunite

il 4 e il 5 aprile 2018 a

Cesena, presso il Tea-

tro Bonci, vincendo il

premio “Fare il Gior-

nale nelle scuole”. A

premiare, oltre al sin-

daco della città Paolo

Lucchi, per conto

dell’Ordine Nazionale

dei Giornalisti, Riccar-

do Cucchi, redattore

della Domenica Sporti-

va, testata della Rai.

Durante la cerimonia

di premiazione, ogni

mini-giornalista ha a-

vuto l’opportunità di

salire sul palco per e-

sprimere la propria

gratitudine nei con-

fronti di chi ha dato

loro l’occasione di a-

mare la scrittura. Cucchi ha par-

lato ai ragazzi trasmettendo loro

la passione che lo ha contraddi-

stinto durante il suo percorso la-

vorativo di giornalista: “Noi sia-

mo testimoni della realtà, abbia-

mo il dovere di informare le per-

sone che ci circondano in modo

coerente e veritiero. Dovete con-

tinuare questo percorso, perché

siamo gli unici che possono rac-

contare gli eventi autentici senza

omettere alcun particolare. Perse-

guite i vostri obiettivi, perché sa-

rete ricompensati!”. Il concorso

nazionale premia ogni anno le

migliori testate realizzate dagli

studenti delle scuole di ogni ordi-

ne e grado (dall’infanzia alle su-

periori). L’iniziativa è stata con-

cepita per avvicinare gli studenti

al mondo dell’informazione,

l’attività giornalistica diventa

strumento di arricchimento del

linguaggio e di maturazione. La

ristretta cerchia dei “Carduccini”

è fiera del percorso di maturazio-

ne del proprio giornalino, in

quanto pubblicato all’interno del-

le mura scolastiche da ben 13 an-

ni:” Ci sentiamo in dovere di rin-

graziare tutti coloro che ci hanno

dato la possibilità di esprimere i

nostri pensieri e far sentire la no-

stra voce; siamo fieri del duro

lavoro extrascolastico svolto du-

rante tutti i questi anni, perché

nonostante ci impegni gran parte

del nostro tempo, vedere il risul-

tato finale ci rende fieri e orgo-

gliosi”. Inoltre i ragazzi, curiosi

per natura, hanno chiesto al tele-

cronista Cucchi come il giornali-

smo sportivo è cambiato nel cor-

so della storia. Riccardo ha dato

una brillante risposta, spiegando

che una volta il compito del vero

telecronista era quello di com-

mentare tecnicamente le partite;

al giorno d’oggi invece, molto

spesso per la sconfitta di una

squadra, è l’arbitro che diventa il

colpevole della situazione e non i

giocatori stessi. Inoltre è il gossip

che fa scalpore in questa nuova

realtà giornalistica.

15esima edizione dell’evento al teatro “Alessandro Bonci” di Cesena

I piccoli testimoni della realtà

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Il Carduccino 3

Classe 4G

È veramente magnifico co-

me, anche una zona così

sminuita come la nostra, possa

celare, dentro qualche palazzo o,

addirittura, dentro qualche nor-

malissima abitazione, delle vere e

proprie sorprese.

Purtroppo, quando si trova qual-

cosa di bello e assolutamente im-

pensabile, lo si vuole tenere tutto

per sé, nascosto agli occhi degli

altri; la fortuna è stata, per noi

ragazzi della classe 4G Musica e

Spettacolo del Liceo Carducci di

Ferrara, quella di poter gustare e

toccare con mano la Bellezza,

quella con la B maiuscola che,

secondo Dostoevskij, salverà il

mondo dalla decadenza totale; la

Collezione Cavallini-Sgarbi è

forse l'esempio più emblematico

e significativo di questa conce-

zione del mondo, di quello Bello

s'intende.

Un'esposizione di ben 130 capo-

lavori, collocabili cronologica-

mente dal XV al XX secolo, nella

meravigliosa cornice dei saloni

del Castello Estense, simbolo per

antonomasia della città di Ferra-

ra; è impagabile trovarsi nell'edi-

ficio più importante della città,

dove si respira un'aria secolare,

ammirando capolavori di epoche

passate ed immaginando, in un

qualche modo, di riviverle.

Si passa dal capolavoro rinasci-

mentale di Niccolò dell'Arca, ad

opere rare e complesse disperse

da secoli ritornate finalmente a

Ferrara in questa occasione tra le

quali la magnifica Sibilla di Car-

lo Bononi, per arrivare

infine all’Otto e Nove-

cento con opere capitali

di Gaetano Previati, stu-

di di Giovanni Mentes-

si, schizzi di Giovanni

Boldini e tanto altro an-

cora. Com'è possibile

poter raccogliere cinque

secoli di storia dell’arte

in una sola collezione,

vi chiederete. È il risul-

tato dell'impegno e del-

la dedizione di una intera fami-

glia, dei due genitori, Rina e Giu-

seppe, che sono riusciti a traman-

dare ai figli il culto della Bellezza

e il desiderio di preservare e pro-

muovere la conoscenza attraverso

la Bellezza.

Grazie alle accurate spiegazioni

della guida Alessandro Gulinati,

alla collaborazione della Pro Lo-

co Ferrara e alla possibilità offer-

taci da Elisabetta Sgarbi, abbia-

mo visitato l'intera collezione,

osservando anche le condizioni

degli affreschi del Castello che,

ahimè, dopo il terremoto attendo-

no ancora il restauro.

Viviamo oggi un periodo critico

per Ferrara, la città sta diventan-

do un unico cantiere, grande

quanto il perimetro pentagonale

delle sue mu-

ra. Basti pen-

sare alla Catte-

drale, al Palaz-

zi dei Diaman-

ti, Schifanoia e

Massari, al

Teatro Comu-

nale e purtrop-

po alle molte

chiese storiche

ancora in atte-

sa di interventi.

Promuovere una realtà locale si-

gnifica per cittadini, curiosi, turi-

sti e scolaresche la possibilità di

conoscere la storia di un luogo, di

una città, di un periodo storico e,

le spesso avventurose vicende,

che coinvolgono le singole opere

d’arte, sopravissute a crisi finan-

ziarie, guerre, furti e talvolta fini-

te in luoghi impensabili, anche

Oltreoceano, lontanissime dalla

loro vera casa. Come per esempio

il ritratto del centese notaio Ri-

ghetti dipinto da Guercino, che

solo recentemente ha fatto ritorno

da un museo texano nella sua ter-

ra padana d’origine, per fare oggi

bella mostra di sè nella magnifica

Collezione Cavallini-Sgarbi.

È la Bellezza ragazzi! Il Liceo Carducci alla scoperta della Collezione Cavallini Sgarbi

con Pro Loco Ferrara

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Il Carduccino 4

Nicolò Baglioni,

Alessio Branchini 4B

M anipolare genetica-

mente le cellule del

sistema immunitario

per renderle capaci di riconoscere

e attaccare il tumore. È quello

che hanno fatto i medici e i ricer-

catori dell'Ospedale Pediatrico

Bambino Gesù di Roma con

un bambino di 4 anni, affetto

da leucemia linfoblastica acuta,

refrattario alle terapie convenzio-

nali. Si tratta del primo paziente

italiano curato con questo ap-

proccio rivoluzionario, all'interno

di uno studio accademico, pro-

mosso dal Ministero della Salute,

Regione Lazio e AIRC. A pochi

mesi dall'infusione delle cellule

riprogrammate nei laboratori del

Bambino Gesù, il piccolo pazien-

te sta bene ed è stato dimesso:

nel midollo non sono più presenti

cellule leucemiche.

La tecnica di manipolazione delle

cellule del sistema immunitario

del paziente rientra nell'ambito

della cosiddetta terapia geni-

ca o immunoterapia, una delle

strategie più innovative e promet-

tenti nella ricerca contro il can-

cro. I medici e i ricercatori del

Bambino Gesù hanno prelevato

i linfociti T del paziente – le cel-

lule fondamentali della risposta

immunitaria – e li hanno modifi-

cati geneticamente attraverso un

recettore chimerico, sintetizzato

in laboratorio. Questo recettore,

chiamato CAR (Chimeric Anti-

genic Receptor), potenzia i linfo-

citi e li rende in grado – una volta

reinfusi nel paziente - di ricono-

scere e attaccare le cellule tumo-

rali presenti nel sangue e nel mi-

dollo, fino ad eliminarle comple-

tamente. “Il bambino di 4 anni

sottoposto per la prima volta al

trattamento sperimentale di tera-

pia genica era affetto da leucemia

linfoblastica acuta, di tipo B cel-

lulare – ci dice il prof. Bruno

Dallapiccola, direttore scientifico

del Bambino Gesù - che rappre-

senta il tipo più frequente di tu-

more dell'età pediatrica (400 nuo-

vi casi ogni anno in Italia).

Aveva già avuto 2 ricadute di

malattia, la prima dopo tratta-

mento chemioterapico, la secon-

da dopo un trapianto di midollo

osseo da donatore esterno. Per

questo bambino non erano più

disponibili altre terapie, poten-

zialmente in grado di determinare

una guarigione definitiva. Qualsi-

asi altro trattamento chemiotera-

pico avrebbe avuto solo un'effi-

cacia transitoria o addirittura un

valore palliativo. Grazie all'infu-

sione dei linfociti T modificati,

invece, il bambino oggi sta bene

ed è stato dimesso. È ancora

troppo presto per avere la certez-

za della guarigione, ma il pazien-

te è in remissione: non ha più

cellule leucemiche nel midollo.

Per noi è motivo di grande gioia,

oltre che di fiducia e di soddisfa-

zione per l'efficacia della terapia.

Abbiamo già altri pazienti candi-

dati a questo trattamento speri-

mentale».

Cosa rappresenta per la scien-

za questo obiettivo raggiunto?

“Una pietra miliare nel campo

della medicina di precisione in

ambito onco-ematologico. Le

terapie cellulari, con cellule ge-

neticamente modificate, ci porta-

no nel merito della medicina per-

sonalizzata, capace di rispondere

con le sue tecniche alle caratteri-

stiche biologiche specifiche dei

singoli pazienti e di correggere i

difetti molecolari alla base di al-

cune malattie. E' la nuova strate-

gia per debellare malattie per le

quali per anni non siamo riusciti

a ottenere risultati soddisfacenti.

Un settore di avanguardia nel

quale l'Ospedale non poteva non

essere impegnato. Siamo riusciti

in tempi record a creare un'Offi-

cina Farmaceutica, a farla funzio-

nare, a certificarla e ad andare in

produzione. Il risultato incorag-

giante di oggi in campo oncoe-

matologico, con la riprogramma-

zione delle cellule del paziente

orientate contro il bersaglio tu-

morale, ci fa essere fiduciosi di

avere a breve risultati analoghi

nel campo delle malattie geneti-

che, come la talassemia, l'atrofia

muscolare spinale o la leucodi-

strofia».

È la prima volta in Italia

La terapia genica guarisce un piccolo paziente

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Il Carduccino 5

Giulia Fantini, 3L

N essun diritto, nessun gesto

d’amore, nessuna felicità. Questo

è quello che spetta a moltissime

bambine in Turchia, Africa e in

India.

Più spesso di quanto si pensi,

sono le famiglie o, a volte, i pa-

dri, che costringono le loro figlie

a sposarsi con uomini adulti in

cambio di denaro o bestiame. Le

bambine si ritrovano a dover ab-

bandonare la scuola, la propria

famiglia e i propri amici per stare

a casa ad occuparsi del marito.

N e i p a e s i s o p r a c i t a t i ,

l’adolescenza non esiste. Ciò si-

gnifica che quando la bambina

ha raggiunto l’età in cui è in gra-

do di riprodursi viene considera-

ta pronta per il matrimonio e, di

conseguenza, pronta per tutto ciò

che esso implica. Perciò le bam-

bine vengono forzate in rapporti

sessuali che possono essere con-

siderati dei veri

e propri abusi

su minore, in

quanto le ra-

gazze non sono

ancora mental-

mente o fisica-

mente pronte

per sopportare

tali rapporti.

Troppe sono le bambine morte a

12 anni a causa del parto, senza

che nessuno facesse nulla. La

parte peggiore di tutto questo è

forse il fatto che queste bambine

accettano quello

che pensano esse-

re il loro destino,

perchè non sanno

a cosa vanno in-

contro o perchè

pensano che quel-

la sia la cosa giu-

sta da fare.

Non tutte queste

bambine sono sole

però, perché ci

sono donne come Kriti Bharti

che, in India, grazie alla sua as-

sociazione di beneficenza, è riu-

scita a fermare 29 matrimoni; o

come Inkosi Theresa Kachinda-

moto che, in Africa, è riuscita a

salvare 175 bambine da un ma-

trimonio con uomini adulti. Ciò

non significa che il fenomeno sia

diminuito, per questo motivo esi-

stono delle associazioni che per-

mettono di aiutare queste bambi-

ne anche da casa. Un esempio è

la Fondazione Albero della Vita

che, così come tante altre, cerca

di sensibilizzare le ragazze e i

ragazzi e inoltre permette, a chi-

unque sia interessato, di fare una

donazione per sostenere il loro

progetto.

È importante quindi raccontare e

testimoniare, perché anche se da

noi, questo problema non esiste,

in molti paesi sono ancora nume-

rose le bambine che soffrono in

silenzio per questo fenomeno,

spesso non sapendo cosa siano i

diritti umani.

Spose bambine: un dramma senza tempo Oltre 230 mila le unioni tra adulti e bambini in soli cinque anni.

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Il Carduccino 6 Il Carduccino 6 Il Carduccino 6

Classe 2F

Da sempre utilizzati per esprimere i nostri sentimenti

IL LINGUAGGIO “SEGRETO” DEI FIORI Adornano i nostri giardini, annunciano la primavera, ci donano gioia e vengono

regalati ad ogni occasione

R

ose, viole, iris, tulipani,

primule e narcisi.

I fiori “parlano” al cuore degli uo-

mini ed hanno un loro simbolismo

specifico.

Facciamo solo alcuni esempi.

Immortalato nelle celebri tele di

Van Gogh, l’iris è certamente uno

dei fiori che trasmette più elo-

quentemente sentimenti profondi e

positivi. Disponibile in tante va-

rietà di colori (come l'arcobaleno),

dall’arcobaleno esso trae il proprio

nome!

Dovete infatti sapere che gli anti-

chi greci identificavano questo

fiore con Iride, la messaggera ala-

ta degli dèi, ancella di Era, che

nello scendere tra gli uomini la-

sciava dietro di sé la scia multico-

lore dell’arcobaleno (ndr. prodotta

dalla rifrazione dei raggi del sole

sulle gocce di rugiada che le rico-

privano il corpo).

Se volete regalare un mazzo di iris

a qualcuno, sappiate che esso è

simbolo di assoluta fiducia, di af-

fetto, di ammirazione e di amici-

zia, ed è il regalo ideale per espri-

mere simpatia o per incoraggiare

qualcuno ad affrontare la vita e il

proprio futuro (indicatissimo,

quindi, per la festa dei neodiplo-

mati o dei neolaureati).

Fra le tante varietà di fiori che si

possono regalare c’è, poi, il narci-

so, che è originario dell’Europa e

che troviamo nella variante gialla

o bianca. Ma è davvero opportuno

regalarlo? Scopriamolo insieme.

Il nome di

q u e s t o

fiore tro-

va la pro-

pria origi-

ne in un

a n t i c o

mito gre-

co perve-

nuto fino

a noi gra-

zie al po-

eta latino

Ovidio: si

tratta della storia di Narciso, gio-

vinetto che, famoso per la sua bel-

lezza e riottoso di fronte ad ogni

innamoramento, morì a seguito di

una punizione divina: per aver ri-

fiutato numerose amanti, infatti, la

dea Nemesi lo condannò ad inna-

morarsi della sua stessa immagine

riflessa in una fonte.

Nel tentativo di baciare la propria

figura, il fanciullo cadde nel corso

d’acqua verso il quale stava pro-

tendendo le labbra.

State molto attenti, dunque, se vo-

lete regalare questo fiore a qualcu-

no: può essere indicato in occasio-

ne del 10° anniversario di matri-

monio (perché, in quel contesto, è

di buon augurio ed evoca il rinno-

varsi dell’amore di coppia), ma

perlopiù il fiore del narciso è sim-

bolo di vanità, immodestia, arro-

ganza e superficialità. Siete certi

di volerlo regalare alla vostra fi-

danzata?

Chi di voi, inoltre, non ha recente-

mente regalato un rametto di mi-

mosa alla propria ragazza, alla

propria mamma, alla propria mo-

glie?

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Il Carduccino 7 Il Carduccino 7 Il Carduccino 7

Ma perché lo avete fatto? Da

dove prende avvio tale usan-

za?

Ecco a voi la spiegazione.

La mimosa è una pianta origi-

naria della Tasmania (dove è

considerata simbolo di libertà,

autonomia e sensibilità) ed il

suo significato è strettamente

legato al concetto di forza e

femminilità. Tale fiore, già

caro agli Amerindi, nel 1910 è

stato scelto per la celebrazione

della “Giornata internazionale

delle donne”, meglio nota co-

me “Festa della don-

na” (festeggiata l’8 marzo in

tutto il mondo).

L’origine della consuetudine

di regalare mimose per la festa

dell’8 marzo deriva da un evento

tragico verificatosi il 25 marzo

1908: un devastante incendio si

era sviluppato alla “Triangle” di

New York, fabbrica tessile allora

famosa per la produzione di cami-

cette alla moda, e aveva provocato

la morte di 123 operaie e 23 ope-

rai.

Da allora a tutt’oggi la mimosa è

sentita come il fiore più adatto a

commemorare il

lavoro, la fatica,

l’abnegazione, la

devozione alla

famiglia, che le

donne di tutto il

mondo sanno

prodigare, ogni

giorno, dentro e

fuori dalle pareti

domestiche. Ma

in questa nostra

breve rassegna

sui fiori manca

ancora qualcosa,

o v v i a m e n t e :

manca la rosa

rossa, il fiore

che non finisce

mai di stupire ed

ammaliare.

Def in i t a da

G i a m b a t t i s t a

Marino nel canto

III dell’Adone

come “pregio

del mondo e fre-

gio di natura, della Terra e del Sol

vergine figlia”, essa è il fiore per

eccellenza degli innamorati: rice-

vere in dono una dozzina di rose

rosse è il sogno di ogni donna, da

sempre.

Ma qual è l’origine della simbolo-

gia amorosa e passionale legata a

tale fiore? Ve lo diciamo subito.

Anche il simbolismo della rosa

rievoca antichi miti e forse non

tutti sanno che il colore rosso di

tale fiore si rifà ad un mito legato

a Venere, dea della bellezza: tale

divinità, innamoratasi del bellissi-

mo giovinetto Adone, si era ferita

ad un piede nel tentativo di soc-

correre l’amato, ucciso da un cin-

ghiale durante una battuta di cac-

cia: i cespugli di rose bianche, nel-

le quali la dea era incappata, du-

rante la propria corsa disperata

verso il corpo di Adone morente,

si macchiarono del sangue di lei e,

da quel momento, tali fiori si tin-

sero di rosso, divenendo simbolo

d’amore passionale e assoluto.

Insomma, i fiori rimangono un

regalo ideale per tante occasioni…

ma non vanno mai scelti a caso!

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Il Carduccino 8

Giulia Leoni,

Anna Mazzoni, 4G

“M i è sempre piaciuto lo

sport, ho fatto ginna-

stica artistica, nuoto, basket, ma

volevo cercare proprio il mio e il

Jujitsu mi è piaciuto fin da subi-

to” queste sono le parole di Lara

Maggio, campionessa mondiale

di Jujitsu. Nata il 5 maggio 1998,

inizia a praticare questo sport nel

2008 sotto la guida del maestro

Piero Rovigatti nella palestra di

Cento “C.S.R. Jujitsu Italia” e nel

2014 entra a far parte della nazio-

nale giovanile insieme ad Alice

Rovigatti per la categoria duo

system femminile.

Insieme le due ragazze hanno

partecipato, dall’1 al 5 marzo, al

Campionato Mondiale under 21

nella città di Abu Dhabi, negli

emirati Arabi Uniti, arrivando sul

podio con la medaglia di bronzo.

Abbiamo intervistato una delle

due campionesse, Lara Maggio,

che frequenta la classe 5G nel

nostro Liceo, Progetto Musica &

Spettacolo.

Che tipo di disciplina è il Juji-

tsu?

“Il Jujitsu è un’arte marziale che

comprende due specialità: il fi-

ghting, che comporta una lotta

libera, uno contro uno e il duo

system che si affronta in coppia.

In quest’ultima specialità, alla

quale io mi dedico, si eseguono

le tecniche insieme e i giudici

devono valutarle considerando la

determinazione, la buona riuscita

della tecnica e il comportamento

tenuto dalla coppia stessa.”

Quando hai iniziato a fare Juji-

tsu?

“10 anni fa perché il mio attuale

maestro era il mio insegnante di

musica alle medie e facendosi un

po’ di pubblicità all’interno della

classe ci diceva: ”Dài ragazzi,

venite a fare qualche lezione di

Jujitsu”. Io per curiosità ci sono

andata e mi è piaciuto immedia-

tamente. Il Jujitsu è la mia pas-

sione; innanzi tutto per le regole

di comportamento che insegna,

per il rispetto degli altri che, se

durante la competizione sono av-

versari, giù dalla materassina so-

no persone come me. Attualmen-

te sono Cintura Nera Secondo

Dan, ma a giugno darò l’esame

per il terzo e quindi otterrò il tito-

lo da istruttrice.”

Come si svolgono gli allena-

menti e le gare?

“Io e Alice ci alleniamo pratica-

mente tutti i giorni. Alla base dei

nostri allenamenti vi è il poten-

ziamento muscolare e lo studio

delle tecniche, che alterniamo

all’interno della settimana.

Per quanto riguarda le gare, per

raggiungere il Campionato Mon-

diale, bisogna prima vincere il

titolo nazionale e quello europeo.

Ad ottobre parteciperemo anche

ai Campionati Europei a Bolo-

gna.”

Che emozioni hai provato du-

rante la gara?

“Ricevere questo premio è stata

per noi una grandissima soddisfa-

zione, per tutto l’impegno e la

fatica che ci abbiamo messo.

Inizialmente la sconfitta contro

l’Austria ci ha messo molta pau-

ra, ma grazie a questo siamo riu-

scite a trovare la carica per af-

frontare al meglio gli altri incon-

tri. Questa sarebbe stata per noi

l’ultima gara in que-

sta categoria e

l’obiettivo era quello

di portare a casa la

vittoria.”

Hai mai pensato di

dover smettere?

“Sia io che Alice ab-

biamo la maturità

q u e s t ’ a n n o e

dall’anno prossimo

lei vorrebbe intra-

prendere la Facoltà

di Medicina, mentre

io vorrei partecipare

ad un corso per entrare nei vigili

del fuoco.

La nostra paura è quella di non

riuscire più ad allenarci insieme e

quindi di dover smettere, ma spe-

ro che ciò non accada e di poter

continuare a coltivare la mia pas-

sione.”

Com’è l’atmosfera dei mondia-

li?

“Cambia da carattere a carattere,

l’atmosfera percepita è soggetti-

va. Si sente molto la competitivi-

tà tra le nazioni ed è molto bello

secondo me, mettersi in gioco per

il proprio Stato.”

È BRONZO PER LARA MAGGIO E ALICE ROVIGATTI

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Il Carduccino 9

Nicolò Baglioni,

Alessio Branchini, 4B

A l cinema ha lavora-

to con Salvatores,

Zanasi, Alice Rohrwacher, Ver-

done.

È stata protagonista di commedie

c o m e M a n u a l e

d’amore, Immaturi, Tutti giù per

terra e di drammi come La guer-

ra di Mario e I demoni di San

Pietroburgo. A teatro continua a

scegliere spettacoli sofisticati co-

me l’Antigone riscritta da Ali

Smith. E se fa televisione, inter-

preta personaggi di spessore. Nel

2012 riceve una candidatura

a i D a v i d d i D o n a t e l -

lo come migliore attrice non pro-

tagonista.

Quale sono i tuoi esordi sotto i

riflettori?

“Mia madre era un’attrice teatra-

le e mi portava in carrozzina die-

tro le quinte, mio padre è specia-

lizzato in scenografie quindi fin

da bambina ho respirato il profu-

mo del palcoscenico. Ho studiato

recitazione a Milano con l'argen-

tino Raoul Manso e a Roma per

diversi anni ho frequentato i la-

boratori di Beatrice Bracco. La

mia prima vera volta sul palco-

scenico è stata nel 1988.

L’esordio nel cinema invece è

solo di quasi dieci anni dopo con

Tutti giù per terra di Davide Fer-

rario”

Sia ne “La prima neve” che in

“Corpo celeste” hai lavorato

con due giovanissimi attori non

professionisti.

“Lavorare con i bambini è

un’esperienza unica che arricchi-

sce sempre, per il loro essere

spontanei, senza schemi o sovra-

strutture. Con Matteo (Marchel

ne “La prima neve”, n.d.r.) si è

creata subito un’intesa. Sapeva

esattamente cosa fare e come

comportarsi, ma senza che ne

fosse veramente consapevole, in

modo del tutto naturale e sponta-

neo, appunto.”

Nella tua carriera di attrice

passi dai ruoli drammatici e

impegnati ai

ruoli più legge-

ri della com-

media. Dove ti

senti più a tuo

agio?

“Il bello del

mio lavoro, del

lavoro di attri-

ce, è proprio

questo. Avere

la possibilità di

calarsi, di volta

in volta, in un

p e r s o n a g g i o

differente, di

raccontare sto-

rie diverse, ar-

ricchendole di

colori e sfuma-

ture sempre

nuove. Quello

che per me è

importante, è

cercare sempre

di riportare una

verità rispetto

alla vita o alla

storia che sto

andando a raccontare.

Cerco ruoli che possano intrigar-

mi. Situazioni che mi mettano

alla prova. Soggetti che possieda-

no una qualche anomalia. Ogni

set è diverso dall’altro. Direi che

non c’è un genere che preferi-

sco.”

Meglio lavorare per il cinema,

la televisione o per il teatro? “Non lo so. Meglio lavorare con

chi ha talento e creatività da met-

tere in campo. L’obiettivo di noi

artisti è fare e fare bene”

A cosa stai lavorando?

“Per il momento faccio la mam-

ma. Dopo la nascita di mia figlia-

mi sono presa un anno sabatico”.

Anita Caprioli musa del cinema d’autore e primadonna in teatro

Antidiva per eccellenza

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UNA SCOPERTA CHE NESSUNO SI ASPETTA

UN GIOCATORE NAZIONALE DIETRO LE QUINTE Intervista a Vincenzo Spaccamonte, stella del rugby ferrarese

Giovanni Zemolini, 1A

L a sezione rugby del CUS

Ferrara vanta molti gio-

catori ed arbitri presti-

giosi, partendo da Fau-

sto Mariotti (arbitro federale) e

finendo a “Lallo” Biondelli, ades-

so in trasferta con l’Under venti

Nazionale per il “6 Nazioni”.

Ma in passato chi c’era?

Qualche tempo fa ho intervistato

Vincenzo Spaccamonte, ex gioca-

tore delle giovanili del rugby fer-

rarese.

Per quanti anni hai giocato?

“Ho iniziato con il rugby all’età di

8 anni, poi ho giocato per 4/5 anni

nelle giovanili ”

Hai fatto qualche selezione tra

regionali e federali?

“Si le ho fatte tutte, sia federali

che regionali fino all’under 17, a

Ferrara poi, a 16 anni, sono salito

in 1° squadra con il Rovigo, con

il quale ho vinto 2 scudetti giova-

nili”

Sei mai uscito dall’Italia con la

Nazionale?

“Si, sono andato in Scozia, Irlan-

da, Galles, anche a Spalato quan-

do era ancora chiamata così.

Come conciliavi studio e sport?

“Il rugby insegna a mettere impe-

gno e dedizione e grazie a queste

due virtù riuscivo ad equilibrare

scuola e sport”

Com’era l’atmosfera nella

squadra?

“Eravamo persone che non si co-

noscevano per nulla ma, grazie

alla magia del rugby, diventava-

mo subito compagni e amici con

un’armonia perfetta”

Cosa vi si chiedeva?

“Ci chiedevano molto. Era piutto-

sto dura perché un tempo gli alle-

namenti non erano solo 2/3 volte

a settimana, ma si faceva un ra-

duno e si giocava solo a rugby.

La classe 4F

A lle classi 4E e 4F dell'I-

stituto “G. Carducci”

Progetto Sport è stata

data l'opportunità dall'Istituto di

Storia Contemporanea di intra-

prendere un viaggio della memo-

ria a Ravensbrück, un famoso

campo di concentramento femmi-

nile a Berlino.“Il mondo dovrebbe

far pace con il passato e rimargi-

nare le sue ferite; ognuno dovreb-

be far parte del cambiamento che

vuole vedere nel mondo.

È necessario tenere a mente gli

errori passati, nonostante non vi si

possa rimediare, per poter auspi-

care ad un futuro migliore;” questi

i pensieri di alcuni ragazzi premia-

ti in occasione del weekend della

pace, con un contributo da utiliz-

zare per l'esperienza di Raven-

sbrück, nel quale sono stati trattati

i temi della nonviolenza, delle si-

tuazioni attuali e dell'agire la pace.

L'evento era volto a valorizzare il

patrimonio culturale e storico del-

la città e delle associazioni locali,

regionali ed internazionali.

Il Carduccino 10

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Classe 2O

D al 6 all'8 aprile 2018 si è

tenuta a Ferrara la seconda edizio-

ne del Progetto “Weekend della

pace”, manifestazione che ha vo-

luto proporre una serie di eventi di

carattere didattico, culturale e ri-

creativo, sociale e ludico attinenti

alle tematiche della pace e della

valorizzazione del patrimonio mo-

numentale, artistico, storico e cul-

turale della città, rivolti all'intera

cittadinanza con particolare atten-

zione alle scuole di ogni ordine e

grado.

Il progetto, a cura del Lions Club

con il coinvolgimento di diversi

enti e associazioni, è durato 3

giorni: in varie zone del centro

della città si sono tenuti percorsi

didattici curricolari ed extracurri-

colari, rispondenti ai Piani Trien-

nali Formativi dei singoli istituti

del territorio, conferenze, mostre,

esibizioni, una camminata della

pace, una maratona fotografica e,

ovviamente, un gran galà finale.

Venerdì 6 aprile, presso l’ex ma-

nicomio di Ferrara, oggi Chiostro

di Piazzetta Sant’Anna, dove il

grande poeta T. Tasso era stato

rinchiuso fra il 1579 e il 1586 dal

duca Alfonso II d’Este, la classe

2O del Liceo Statale “G. Carduc-

ci” ha proposto ai giovanissimi

scolari della 4B della Scuola Pri-

maria “Alda Costa” una perfor-

mance teatrale, fra il serio ed il

faceto, sulla figura di Torquato

Tasso.

È stato messo in scena, basandosi

sulla parafrasi delle

“ L e t t e r e d a

Sant’Anna” indiriz-

zate all’amico Mauri-

zio Cattaneo, un Tas-

so ossessionato da

allucinazioni e visio-

ni (folletti ladruncoli,

topolini curiosi, etc.);

un Tasso che, “per

intervalla insaniae”,

ha saputo comunque

portare a termine il

proprio capolavoro,

la “Gerusalemme li-

berata”. Quest’ultima opera è stata

evocata dai ragazzi di 2O attraver-

so la declamazione dei celebri ver-

si del proemio e tramite una scena

di duello fra guerrieri cristiani e

pagani.

Per noi è stata un’ottima occasio-

ne, in effetti, per metterci in gioco,

cercando di unire il “sapere” al

“saper fare”, soprattutto in vista

dell’Alternanza Scuola-Lavoro,

esperienza formativa che, dal ter-

zo anno, ci consentirà di aprire la

didattica al mondo esterno.

Oggi abbiamo imparato che i lin-

guaggi verbali e non-verbali pos-

sono diventare strumento di ap-

prendimento; abbiamo imparato a

partecipare ad attività collaborati-

ve anche fra alunni di classi e di

età diverse; infine, abbiamo acqui-

sito atteggiamenti di rispetto e va-

lorizzazione dell’ambiente e del

territorio nel quale siamo inseriti.

Domani chissà?

La 2O del Liceo “Carducci” partecipa al “Weekend della Pace” 2018

QUANDO SPORT E CULTURA SI INCONTRANO

L’evento è nato per valorizzare i luoghi artistico-culturali di Ferrara

Il Carduccino 11

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Il Carduccino 12

Nuova disciplina sportiva inclusiva

BASKIN: GIOCARE INSIEME PER ABBATTERE LE BARRIERE

Ettore Bimbatti, 4B

E siste uno sport inclusivo

che elimina le diverse

abilità e promuove il di-

vertimento?

Quest’anno, durante le ore di Edu-

cazione Motoria, abbiamo avuto

modo di conoscere una nuova atti-

vità sportiva chiamata baskin, il

cui significato è “basket inclusi-

vo”.

Ho avuto modo di conoscere que-

sto sport, anche personalmente,

diventando volontario Anfass che

è una delle associazioni, che pro-

muove un corso a Ferrara presso

la palestra di Pontelagoscuro.

Abbiamo intervistato Cristina Co-

letto, responsabile del progetto

Anffass “Giochiamo insieme a

baskin”

Che percorso di studi ha intra-

preso e qual è il suo lavoro at-

tualmente?

“Sono laureata alla triennale di

Scienze Motorie e poi ho fatto la

specialistica in Scienze e Tecni-

che dell'attività motoria preventi-

va ed adattata. Attualmente lavoro

presso l'Anffas di Ferrara come

istruttrice sportiva di palestra e

piscina e sono docente di sostegno

presso un istituto secondario di

secondo grado.”

Ci può spiegare che cos’è il ba-

skin e la sua origine?

“Il Progetto Baskin è nato nel

2003 a Cremona in ambiente sco-

lastico, grazie alla collaborazione

e all’inventiva di alcuni insegnanti

di Educazione Fisica, di sostegno

e del padre di una ragazza disabi-

le.

Il baskin prevede una differenzia-

zione dei ruoli, in base alla capa-

cità di gioco di ognuno, rispettan-

do le dieci regole del gioco, per

questo motivo anche i ragazzi di-

versamente abili hanno la possibi-

lità di confrontarsi con ragazzi

con le loro stesse capacità. E' pre-

visto un ruolo per tutti, dal ragaz-

zo in sedia a rotelle, al professio-

nista giocatore di basket. I ragaz-

zi, anche per questo, motivo han-

no modo di confrontarsi e miglio-

rare sempre di più e di aumentare

autostima e motivazione. La com-

petizione ed il "rubare palla" è

sempre stata una difficoltà per

loro in quanto vista come un af-

fronto nei confronti dell'avversa-

rio, per cui inizialmente è stato un

po' difficoltoso far capire che è

solo un gioco, ma con il giusto

spirito e la giusta grinta si arriva

all’obiettivo sapendo anche che

alla fine della partita l’abbraccio e

i saluti tra tutti i giocatori non

mancano mai e sono la prova di

una sana e corretta competizione.”

Questo sport è presente solo in

Italia?

“In Francia e Spagna è già diffuso

e da poco si sta facendo conoscere

anche in Inghilterra, grazie alla

presenza presso l’Università di

Cambridge di una delegazione

ferrarese nella primavera del

2017 ,che ha promosso il proget-

to, portando l’esperienza ferrarese

nella prestigiosa Università.”

Come mai ha scelto di insegnare

ai ragazzi disabili a giocare a

baskin e non seguire, invece, il

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Il Carduccino 13

basket tradizionale? “Non sono mai stata appassionata

di basket, ho iniziato 10 anni fa a

lavorare con ragazzi diversamente

abili in palestra e

mi sono innamo-

rata del loro

mondo, sono spe-

ciali! Nel 2011 è

arrivato, presso

l'associazione per

cui lavoro, un

istruttore che ci

ha fatto conosce-

re questo nuovo

sport e da lì tutti

ce ne siamo inna-

morati.”

Esiste un cam-

pionato di ba-

skin?

“Nel 2013 c'è

stato il primo

campionato di

baskin dell'Emi-

lia Romagna. I

campionati sono

regionali ed at-

tualmente nella

nostra regione ci

sono 7 squadre

che partecipano

al campionato e,

a Ferrara, ce ne

sono 2: GST

ANFFAS e CA-

LIMERO”

Come vivono i

ragazzi questa

competizione?

“Durante le parti-

te il clima è ami-

chevole anche se

esiste una sana

compet i z ione ,

l'integrazione di

ragazzi normo-

dotati e diversa-

mente abili, an-

che tra ragazzi di

diverse squadre,

è estremamente corretta e si è cre-

ato una rete di amicizie e di soli-

darietà maggiore. Si ha modo di

confrontarsi anche con le diverse

realtà esistenti nelle varie città. Le

soddisfazioni sono grandissime,

sia in caso di vittoria, ma anche in

caso di sconfitta, in quanto il mes-

saggio che passa è che l'importan-

te è partecipare e impegnarsi il più

possibile per aiutare la propria

squadra.”

Quali risultati si sono ottenuti in

questi anni di attività?

“Gli obiettivi raggiunti sono no-

tevoli: è aumentata la fiducia nei

ragazzi, sono cresciute le abilità

psicomotorie e quelle di interazio-

ne tra i ragazzi e gli adulti.”

Quali soddisfazioni ha avuto da

questa esperienza? “Lavorare con questi ragazzi ti

permette di minimizzare i proble-

mi, che a volte ci facciamo inutil-

mente, la semplicità, la spensiera-

tezze e l'allegria dei ragazzi ti per-

mette di dimenticare tutto; sono

sinceri e disinteressati e l'affetto

che ti trasmettono vale tutte le fa-

tiche che possono derivare da

questo lavoro, che se fatto con

passione diventa un piacere!”

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Il Carduccino 14

Jamila Libertini,

Allison Direnzo, 1B

F orte, intelligente e atleti-

co. Aimerou Ndiaye,

senegalese di 14 anni

trasferitosi in Italia da

alcuni mesi, ci parla della sua

vita e del suo Paese di origine.

Da dove vieni?

“Vengo da Dakar, la capitale del

Senegal”.

Per quale motivo sei venuto in

Italia?

“Prima di tutto per lo studio. Poi

per rivedere mio fratello”.

Con chi vivi ora?

“Vivo alla Foresteria, insieme

alla mia squadra di basket”.

Che lavoro praticano i tuoi ge-

nitori?

“Mio padre è morto 2 anni fa.

Mia madre invece è una

commerciante”.

Ti trovi bene qui?

“Si, sia con i miei compagni

di classe che con i miei

compagni di squadra. Am-

bientarmi non è stato troppo

difficoltoso, per fortuna”.

Come mai hai scelto di ve-

nire proprio al Liceo Car-

ducci Inrizzo Biologi-

a&Ambiente?

“Me l’ha consigliato il mio

attuale tutore. Io l’ho trovato

particolarmente interessante

e perciò ho seguito il suo

suggerimento e ho optato

per questo indirizzo”.

Com’è organizzata la scuola in

Senegal?

“In Senegal la scuola primaria

dura 6 anni infatti io ho comin-

ciato la scuola elementare a 5 an-

ni e ho

finito a 11.

La scuola

media in-

vece dura

4 anni e la

scuola su-

periore 3”.

I profes-

sori sono

molto se-

veri lì?

“Non mol-

to, il vero

problema

sono le

spiegazio-

ni e i me-

todi di stu-

dio che nel

mio paese

erano molto più complessi rispet-

to a qui”.

La tecnologia è molto sviluppa-

ta in Senegal?

“Dipende dalle zone. Io ho la for-

tuna di aver vissuto nella capitale

dove la tecnologia è piuttosto a-

vanzata”.

Che religione si pratica?

“In particolare animismo, islami-

smo e cattolicesimo. Io sono mol-

to religioso, prego 5 volte al gior-

no: la mattina alle 5, poi alle 14,

alle 17, alle 19 e infine la sera

alle 20”.

Cosa si mangia principalmen-

te?

“Il nostro piatto tradizionale è il

pollo Yassa. Oltre a questo man-

giamo di tutto, soprattutto molta

frutta e verdura”.

Intervista al Liceo Carducci

1.96 m DI DETERMINAZIONE Finalmente Aimerou, nuovo studente di 1aB, si presenta al mondo!

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Elena Formenton, Devid

Faggioli, Martina Zamboni, 2F

A ffrontare il tema della di-

sabilità, considerata da

molti come una

“barriera”, appare forse scomodo

ai quotidiani nazionali, che hanno

perlopiù taciuto i successi degli

atleti italiani ai Mondiali paralim-

pici di Nuoto. Agli occhi dei ra-

gazzi del Liceo “G. Carducci” es-

sa appare piuttosto come una

“opportunità di realizzare se stes-

si”, anche attraverso lo sport, con

fatica, sacrificio e passione, come

dimostra la vicenda del giovanis-

simo Antonio Fantin, classe 2001,

residente a Bibione. Il ragazzo

nuota dall’età di quattro anni, da

quando cioè, a causa di

un’emorragia midollare che gli

aveva procurato una paralisi par-

ziale degli arti inferiori, egli ha

dovuto entrare in acqua per attivi-

tà post-operatorie e fisioterapia.

Da allora Antonio non ha mai

smesso di nuotare e oggi è un

campione di nuoto che gareggia a

livello agonistico, sia nello stile

libero, che nel dorso: grazie al suo

talento, alla sua forza di volontà,

alla sua “acquaticità” ha vinto ben

quattro ori e un argento agli Euro-

pei giovanili paralimpici del 2017

e, nel dicembre dello stesso anno,

è stato convocato per le Olimpiadi

paralimpiche di Città del Messico.

E qui, fra il 2 e il 7 dicembre, è

arrivata per lui una “pioggia di

medaglie”, compresa quella d’oro,

la più ambita, vinta nei 400 metri

stile libero col tempo di 5’09’’59

senza poter far uso delle gambe,

registrando così anche il record

italiano di categoria; vince poi un

argento nella staffetta 4x100 metri

dorso, e due bronzi individuali

(uno nei 100 metri stile e l’altro

nei 100 metri dorso). Bibione, in

tripudio, ha celebrato la vittoria

del proprio compaesano con una

grande festa che ha reso orgogliosi

tutti. Noi lo vogliamo festeggiare

alla nostra maniera, ricordando la

sua straordinaria impresa fra le

pagine del “Carduccino”, affinché

essa non resti ulteriormente inav-

vertita.

Grandi successi per l’Italia del nuoto paralimpico a Città del Messico 2017

PIOGGIA DI MEDAGLIE PER GLI ATLETI TRICOLORE Ma la storia di Antonio Fantin passa quasi inosservata sui “media” nazionali

Classi del Corso G

“A dir poco fantasti-

co!!” Queste le paro-

le dei ragazzi del Liceo Car-

ducci e dei docenti al termine

dello spettacolo di Pirandello

in scena al De Micheli di

Copparo.

Il dramma, risultato di una

felice riduzione teatrale del

noto romanzo dell’autore si-

ciliano, è stato fonte di mille

emozioni e l’interpretazione

dell’attore Enrico Lo Verso è

stato un valore aggiunto.

L’espressione sul suo viso, e

le battute molto incisive hanno

trasportato gli spettatori nel

mondo della follia: le doman-

de totalmente lecite che la

gente considerava stupide solo

perché non sapeva darvi una

risposta, la rabbia e la

tristezza di non esse-

re quello che lui pen-

sava; l’essere Uno,

Nessuno, Centomila.

Lo Verso è stato as-

solutamente straordi-

nario nel sostenere da

solo l’intero spettaco-

lo interpretando, oltre

al protagonista Vitan-

gelo Moscarda, anche

il ruolo degli altri

personaggi.

“Uno, Nessuno, Centomila” In scena al Teatro De Micheli di Copparo

Il Carduccino 15

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Il Carduccino 16

A dicembre la pubblicazione di “Il tempo che non c’è fiaba dei numeri”

Al Carducci una promessa

dell’illustrazione editoriale

Giulia Dossi, Andrea Benatti, 4B

I n tutte le librerie “Il tempo

che non c’è fiaba dei numeri”

illustrato da una giovane artista,

che siede tra i nostri banchi di

scuola.

Talento, passione, immaginazione

ed eccentricità sono queste le carat-

teristiche che contraddistinguono

una giovane pittrice. Gaia Bologne-

si è una ragazza della 4B del liceo

delle Scienze Umane G.Carducci,

la sua passione più grande è quella

per il disegno e l’anno scorso a di-

cembre è stato pubblicato il libro di

cui ha curato l’illustrazione. Questa

f iaba insegna a i bambini

l’importanza dei numeri.

Da dove è nata la tua passione

per il disegno?

“È germogliata quando ero molto

piccola, mia madre spesso mi com-

prava tempere, matite e album da

disegno; insieme ci divertivamo a

dipingere e disegnare. Mi ricordo

perfettamente che lei molto spesso

mi ritagliava dei cartoncini, dando-

gli la forma di animali e poi li at-

taccava al muro, per permettermi di

colorarli. Mi divertivo un sacco a

immaginare come avrei potuto stra-

volgere con le mie dita quelle for-

melle, dando libero sfogo alla mia

fantasia. Devo ammettere però che

questo non era sempre positivo,

spesso capitava infatti che dise-

gnassi anche sui muri e sui termosi-

foni di casa.”

“Tra i tuoi desideri c’è sempre

stato quello di illustrare un libro

o quando ti hanno proposto di

disegnarlo sei rimasta sorpresa?”

“Devo dire la verità, non mi sarei

mai aspettata di avere un’occasione

del genere, quando me l’hanno pro-

posto sono stata leggermente titu-

bante, ma poi ho pensato alla gran-

de opportunità e ho subito accetta-

to.”

“Ti piacerebbe continuare su

questa strada e

costruirti un fu-

turo come illu-

stratrice di li-

bri?”

“Si mi farebbe

molto piacere, do-

po avere avuto la

possibilità di illu-

strare il libro per

bambini “Il tempo

che non c’è” scrit-

to da Lucia Gallia-

ni e Guido Saletti,

ho capito che è

questo quello che

voglio fare nel mio

futuro. Ovviamen-

te sono consapevo-

le delle difficoltà

ed è per questa

ragione che avrò

sempre un piano di

riserva, ma allo

stesso tempo mi

sento in obbligo di

doverci almeno

provare, perché so

che è questa la mia

più grande passione.”

Parlaci un po’ della tua esperien-

za nella realizzazione del libro

per bambini “Il tempo che non

c’è.

“Se ho potuto disegnare per questa

fiaba è grazie al mio professore di

scienze umane, Andrea Bregoli, lui

mi ha parlato di questa grande op-

portunità e mi ha messo in contatto

con i responsabili della pubblica-

zione del libro. Mi ricordo che

quando li chiamai avevo un ansia

assurda, ma appena parlai con loro,

mi passò quasi immediatamente,

perché sono persone davvero super

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Il Carduccino 17

disponibili e gentilissime. La mia

più grande paura era quella di non

riuscire a rappresentare al meglio

ciò che mi commissionavano; io

adoro dare libero sfogo alla mia

fantasia, perciò quando mi diceva-

no come doveva essere un deter-

minato personaggio, facevo molta

fatica a rappresentarlo. Se devo

essere sincera non è stato facile,

ma vedere poi il proprio lavoro

finito e pubblicato su un libro che

potrebbe accompagnare e diventa-

re la fiaba preferita di un bambino,

ha ricompensato tutto il lavoro

svolto.”

Sappiamo che dopo questo lavo-

ro, la redazione del libro, ti ha

commissionato l’illustrazione di

un altro testo. Cosa ci puoi dire

a riguardo?

“In realtà mi hanno dato

l’opportunità di disegnare altri due

libri: uno per bambini e uno per

adulti. Sono molto felice ed entu-

siasta, non avrei mai creduto che

queste persone potessero credere

così tanto nelle mie capacità da

consentirmi di dare vita ai disegni

di un libro per adulti. Di questo ho

già avuto e letto la storia. Parla di

tradizioni del mondo austriaco,

della guerra e dei conflitti che ci

sono stati tra Austria e Italia e di

quali differenze vi sono tra queste

due nazioni. La vicenda raccontata

mi piace davvero tanto, sia per il

contento morale che vi si può tro-

vare nella conclu-

sione, sia per i per-

sonaggi narrati.

Non vedo l’ora che

sia pubblicato in

modo tale da po-

terlo vedere con-

cluso.

Cosa provi quan-

do impugni una

matita e inizi a

disegnare?

“È la sensazione

migliore che un artista possa pro-

vare. Quando dipingo mi sembra

di vivere in un altro pianeta, per

me non esiste altro se non io e il

mio disegno. È solo in questo mo-

mento che io posso esprimere tutta

me stessa e quando inizio un nuo-

vo lavoro non sono io a decidere

cosa raffigurare ma è il disegno

stesso che prende vita dalle mie

mani, senza che io pensi a come

poterlo dipingere al meglio. I ma-

teriali che più mi rilassano e pos-

sono suscitare in me una migliore

ispirazione artistica sono quelli

consumati e vetusti, grazie a loro

do vita ai disegni che più mi sod-

disfano e che mi rappresentano al

meglio.”

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Il Carduccino 18

Al Teatro Nuovo di Ferrara tributo a Dalla

Buon Compleanno Lucio! Artisti e studenti hanno dato vita ad una serata dedicata al ricordo

del grande cantautore scomparso

Roberto Lipari,

Elisa Bononi, 4G

“S e è notte come questa notte e se

il cielo è così pieno di stelle

da doversi vergognare, ti trovi davanti a uno degli spettacoli più unici da vivere e più

difficili da dimenticare. Lì puoi ascoltare il buio e vedere

il silenzio". È questo ciò che afferma

Lucio Dalla in un’intervista, ed è proprio il modo in cui

dovremmo ricordarci di Lui,

tramite uno spettacolo unico

che renda eterna la sua musica. Solo in questo modo potremmo realmente “ascoltare

il buio e vedere il silenzio”,

chiudere gli occhi, guardare così il buio e provare

un’emozione che dia luce, attraverso le canzoni e

l’assenza della voce. Proprio per questo motivo il 3

marzo, vigilia del compleanno

dell’artista, il gruppo musicale

Controcanto ha organizzato,

presso il Teatro Nuovo, uno spettacolo in suo onore, che ha richiamato un pubblico

numeroso. Protagonista della serata è

stato Attilio Fontana, cantante

e attore romano, che ha collaborato più volte con

Dalla, cantando anche una sua

c a n z o n e , " F u t u r a " , a l

programma “Tale e Quale

Show”, condotto da Carlo

Conti.

Le altre voci, che hanno contribuito a rendere speciale

la serata, sono state quelle di

Fulvio Bertolino, cantante del

gruppo Controcanto, Diego

Saccomandi, amico e collega di lavoro di Fulvio e infine

dell'ex studente del Liceo

G.Carducci Ludovico Creti, che ha interpretato il brano

“Caruso” in chiave lirica.

Anche gli studenti dell’I.I.S.

O.Vergani e del Liceo

G.Carducci di Ferrara sono

stati coinvolti nello spettacolo. I primi si sono occupati

dell'allestimento del teatro, di un piccolo buffet prima dello

spettacolo e dell'accoglienza; i

secondi, invece, hanno co l l ab o r a t o a t t i v am en t e svolgendo il ruolo di attori e

attrici. La preparazione dei ragazzi è stata curata dai docenti del Progetto Musica

e Spettacolo, all’interno del

Liceo delle Scienze Umane. Gli attori interpretavano i

cantanti Ron, De Gregori, Morandi e Dalla e durante lo

spettacolo, tra una canzone e

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Il Carduccino 19

u n'a l t r a, i n t e rv en iv an o recitando qualche aneddoto

legato alla vita di Lucio. Le attrici invece hanno esposto parte della biografia di Dalla e

presentato la canzone Caruso, descrivendo le curiose c i r c o s t a n z e d e l l a s u a

composizione: il caso ha voluto che il cantautore bolognese durante un viaggio

in barca, a seguito di un

guasto, si sia dovuto fermare

a Napoli, soggiornando nello stesso albergo dove molti anni prima era morto il grande

tenore Enrico Caruso. Durante la sua permanenza i proprietari dell’albergo hanno raccontato a Dalla gli ultimi giorni di vita

di Caruso, che si era innamorato di una giovane

cantante cui dava lezioni. Era uno stratagemma per starle

vicino, ma l'ultima sera,

sentendo la morte arrivare, aveva fatto portare il piano sulla terrazza e aveva cantato

con un'intensità tale che

l’avevano udito fino al porto. Da questo racconto Lucio ha

avuto l’ispirazione e così è

nata la bellissima canzone. Roberto Lipari è lo studente che ha interpretato Lucio

Dalla: gli ho rivolto alcune domande ed è proprio grazie a lui che ho compreso come

l'esperienza di stare sul palco,

per questi giovani, sia stata

unica ed irripetibile. La gioia,

la paura, l'adrenalina e ancora

l'ansia prima di entrare in scena, sono le principali emozioni con cui questi

ragazzi fanno i conti, ma è proprio in quei momenti che si sentono realmente vivi e

realizzati.

È sicuramente stata un’esperienza che ha trasmesso molto a questi giovani e ha permesso loro di crescere a fianco di professionisti

affermati, seguendo i loro

preziosi consigli. I biglietti sono stati quasi esauriti e ciò indica l’enorme successo che ha riscosso lo

spettacolo. Le emozioni

trasmesse sono state intense, come ho potuto constatare

parlando con una spettatrice di

soli 18 anni: può sembrare strano che una ragazza così giovane apprezzi la musica di un cantautore che appartiene alla generazione dei suoi

nonni! Eppure la musica racconta ed esprime ciò che le parole spesso e volentieri non sono in grado di spiegare e quando alcune canzoni

rimangono così attuali, nonostante il trascorrere del

tempo, non si può fare a

meno di apprezzarle. Elisa infatti ha sottolineato che il video che introduceva lo spettacolo immergeva lo spettatore in un’atmosfera

familiare, dando l’idea di stare a casa di fronte al proprio

computer. Secondo lei Fontana

è stato spontaneo, emozionante

ed ogni artista, quando è

entrato in scena, è riuscito a far capire quanto la semplicità e la complessità possano

convivere insieme, in una

splendida armonia. Per concludere la serata Attilio ha fatto cenno agli altri cantanti di salire sul palco e insieme hanno eseguito

“Piazza Grande”, una delle canzoni più famose e coinvol-

genti. Elisa mi ha fatto anche notare

come il pubblico, alla

c h i u s u r a d e l s i p a r i o, reclamasse giustamente la

canzone “4 Marzo”, che era impensabile non eseguire

proprio quella sera.

Così i musicisti e i cantanti,

tornati sul palco, hanno dato

voce al silenzio del ricordo.

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Il Carduccino 20

Nicolò Baglioni,

Alessio Branchini, 4B

I l ruolo di Chiara in “Una

mamma imperfetta”, serie

nata per il web (la prima webse-

rie italiana, nata nel sito internet

del Corriere della Sera n.d.r)e poi

promossa su Raidue, l’ha fatta

conoscere al grande pubblico ma

la carriera di Lucia Mascino è

iniziata molti anni fa a teatro,

luogo che da anni rappresenta un

punto fermo del suo percorso ar-

tistico.

È vero che non aveva mai pen-

sato di fare l’attrice? “Sì è vero, volevo fare la scien-

ziata, perché speravo che il mon-

do si potesse spiegare razional-

mente. Ma non è così. Comunque

non è qualcosa che ho deciso a

priori, sono arrivata su questa

strada, credo, per un mix di vo-

glia di avventura tipico dei

vent'anni. Per la curiosità, per

alcuni fortunati incontri. Nel mio

primo film ero impegnata solo

per tre pose, interpretavo

un’operaia triestina: è stato amo-

re a prima vista. Sono stata tra-

volta da una passione che ancora

oggi non mi ha abbandonata.”

Televisione, cinema e teatro:

dove si sente più a suo agio e

perché?

“Mi piace cambiare continua-

mente personaggio, modo di par-

lare. Tra il teatro e il cinema

cambia la

distanza tra

chi guarda a

chi è guarda-

to e questo ti

costringe a

un diverso

diametro di

verità. Però

è anche vero

che fare una

cosa aiuta a

fare l'altra:

per quanto

mi riguarda, il teatro mi aiuta a

usare tutto il corpo; il cinema ha

tempi più lunghi, ti devi mag-

giormente guardare dentro. Il tea-

tro poi allena al sacrificio, ti ren-

de le spalle più larghe. Il cinema

ti vizia, è più difficile entrarci ed

una volta che sei dentro ti cocco-

la e ti premia di più.”

C’è un tratto del carattere del

Commissario Fusco (neI Delitti

del Barlume, n.d.r.) che le pia-

cerebbe avere?

“Sicuramente la sua velocità nel

prendere decisioni. Io di solito

analizzo tutte le sfumature delle

strade possibili e mi ci perdo

dentro; la Fusco, invece, è un fe-

lino: sta immobile fino a che non

è il momento giusto di attaccare.”

C’è un’attrice alla quale si ispi-

ra?

“Mariangela Melato. Non dimen-

ticherò mai una sera, dopo una

replica a teatro, è arrivata nel mio

camerino entusiasta dello spetta-

colo. Mi ha fatto tantissimi com-

plimenti. Ero incredula ed emo-

zionatissima. Lei, proprio lei, la

mia musa, che mi diceva che ero

brava. Un momento che rimarrà

per sempre scolpito nella mia esi-

stenza.”

Quali sono i suoi progetti futu-

ri?

“Ho due film in uscita: uno si

intitola " Amori che non sanno

stare al mondo" di Francesca Co-

mencini, dove faccio di tutto per

metabolizzare un amore finito;

l'altro " Favola", opera prima di

Sebastiano Mauri con Filippo

Timi, dall'omonimo spettacolo

teatrale che abbiamo portato in

giro per quattro anni, dove faccio

di tutto per difendere un amore

appena nato. Per quanto riguarda

la televisione sarò una parlamen-

tare nella serie Suburra, ho appe-

na cominciato a girare, sono con-

tenta di questa esperienza, che mi

porterà a lavorare con tre registi

diversi. Progetti teatrali al mo-

mento non ne ho, ma sicuramente

in futuro non potrà mancare, non

riesco a starne troppo lontana.”

La brava e simpatica attrice anconetana si racconta

Lucia Mascino tra cinema, teatro e televisione

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Ilaria Landuzzi, 1B

“N on mi aspettavo questo

clamore, è una cosa

normale quella che mi è succes-

sa”. Sono queste le parole di Giu-

lia Sauro, la ragazza di Napoli lau-

reatasi con 110 e lode. Giulia ha

33 anni e la sindrome di Down.

Dopo essersi diplomata ha deciso

di continuare gli studi all'Univer-

sità di Napoli. Ora Giulia è una

dottoressa in Scienze Politiche. La

sua condizione non l'ha fermata,

con forza e determinazione si è

laureata con il massimo dei voti.

Ed è con una tesi sulla Rivoluzio-

ne Francese e con lo Sportello o-

rientamento disabili dell'Universi-

tà, che ha ottenuto la laurea e una

borsa di studio. “Sono emoziona-

to. Per mia figlia è stato un bellis-

simo traguardo che ha raggiunto

grazie alla sua determinazione, ma

che è stato possibile anche grazie

alla grande disponibilità dell'ate-

neo. La nostra speranza è che pos-

sa trovare un'occupazione per dare

un senso all'impegno che ha pro-

fuso in questi anni” ha raccontato

il papà di Giulia.

.Un altro caso è quello di Nicole

Orlando, 24enne affetta da sindro-

me di Down. Nicole è un'atleta

paralimpica e ha vinto 4 ori ai

mondiali di atletica 2015 tenutisi

in Sudafrica. È stata anche un'in-

viata speciale del programma tele-

visivo Le Iene per il quale ha fatto

un viaggio in Islanda, dove i geni-

tori decidono di abortire i figli con

sindrome di Down. Ha partecipato

inoltre all'undicesima edizione di

Ballando con le stelle, il program-

ma televisivo in onda su Rai1 e ha

scritto un libro intitolato Vietato

dire non ce la faccio. Altra storia

incredibile è quella di Giacomo

Mazzariol e di suo fratello Gio-

vanni. Giacomo, 21enne con un

fratellino con un cromosoma in

più, ha scritto un libro, dove narra

la sua vita da quando ha Giovanni

come fratello. Nel 2015 Giacomo

ha caricato su YouTube un corto-

metraggio, The Simple Interview,

girato insieme al fratello. Raccon-

ta di un colloquio di lavoro fatto

da Giovanni. Il video ha riscosso

un successo inaspettato, è stato

commentato su tutti i principali

quotidiani, persino all'estero. “Mi

chiamo Marco Baruffaldi, ho 22

anni e sono un ragazzo con sin-

drome di Down. Voglio racconta-

re la mia breve, ma importante

storia”. Inizia così il video pubbli-

cato su YouTube da Marco. In

questo video parla del bullismo di

cui è stato vittima, per aiutare tutti

quelli che sono vittime di bulli,

ma non hanno il coraggio di dirlo.

“Fin da piccolo sono stato vittima

di bullismo. Durante il mio per-

corso scolastico sono stato mal-

trattato brutalmente: prima da un

bambino, poi da un ragazzino e

infine dal mio stesso insegnante di

sostegno. Bulli di tutte le età. An-

cora oggi sono pentito di non a-

verne parlato con i miei genitori”.

Non è la prima volta che Marco

diventa famoso su Internet, tempo

fa aveva realizzato un “manifesto

rap” intitolato “Diversi siamo

noi”, per parlare della diversità.

Questi sono solo alcuni esempi di

ragazzi con un cromosoma in più,

una marcia in più, che hanno rea-

lizzato i loro sogni, raccontato la

loro storia e dimostrato di essere

forti e determinati. Tutti possono

realizzare i propri sogni e raggiun-

gere i propri obiettivi e come di-

cono loro “Forza e determinazione

rendono tutto possibile”.

A Napoli e in tutta Italia

Il talento di chi ha un cromosoma in più Forza e determinazione rendono tutto possibile

Il Carduccino 21

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Alessio Branchini, 4B

Federico Baglioni,1B

Nicolò Baglioni, 4B

B agno di folla sabato

sera al Cinepalace di

Riccione ad accoglie-

re Frank Matano e il regi-

s t a M a t t e o M a r t i -

nez: l’occasione è stata la

presentazione del loro film

“Tonno Spiaggiato”. Scritta

d a l l o s t e s s o M a t a -

no con Matteo Martinez, a-

mico da una vita e suo coin-

quilino, questa commedia se-

gna anche il debutto alla re-

g i a c i n e m a t o g r a f i c a d i

quest'ultimo. Nato artistica-

mente su Youtube una decina

di anni fa, Matano è stato u-

no dei primi youtuber a di-

ventare famoso con video de-

menziali. Sul grande scher-

mo ha debuttato nel film Fu-

ga di cervelli . Sul piccolo

schermo lo abbiamo visto ne

Le iene ed Italia’s Got

Talent. Abbiamo intervistato

l’attore ed il regista alla con-

ferenza stampa che si è tenu-

ta prima della proiezione

della pellicola

Come è nata l’idea di Ton-

no Spiaggiato?

“Tre anni fa, mentre eravamo

in volo verso la Groenlandia,

ci siamo lasciati andare ad

una risata fragorosa e da lì a

poco abbiamo scritto una

commedia di un’ora e mezza

fatta di battute surreali e po-

liticamente scorrette.”

Di cosa parla il film?

“Il protagonista cerca di fare il

comico senza successo però, fino

a quando, casualmente, si accorge

che scherzare sulla sua ragazza

Risate cattivissime con Frank Matano

Il Carduccino alla prima del film

“Tonno Spiaggiato”

Il Carduccino 22

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sovrappeso gli fa guadagnare

facili risate. A questo punto non

si fa remore e la demolisce una

battuta dopo l’altra. Lei lo lascia

e non vuole più saperne niente di

lui, unica eccezione il funerale

della nonna di lei. Bisognosa

d’affetto, sembrerà momentanea-

mente volere un contatto. Da qui

la trovata: uccidere i suoi fami-

gliari per riconquistarla ai fune-

rali.”

Perché questo titolo?

“Non c’è un perché. Voleva-

mo un titolo no-sense, ed

eccolo qua”

Qualche aneddoto diver-

tente sulla lavorazione del

film?

“La vera rivelazione di que-

sto film è una vecchietta di 91

anni (Lucia Guzzardi n.d.r.)–

ci dice Matano - animata da

un’energia incredibile, che una

battuta dopo l’altra ha conqui-

s t a t o i l p r o p r i o p o s t o

nell’Olimpo delle vecchiette

i r r i v e r e n t i , l o n t a n i s s i m a

dall’immagine più tradizio-

nale delle nonnine dolci e

devote. Un’attrice comica

straordinaria, con un unico

problema: quando fa le scene

da stesa non ricorda le battu-

te. In piedi non abbiamo mai

dovuto ripetere una sequen-

za, ma da sdraiata un disa-

stro. In una scena dove era

ricoverata in un letto di o-

spedale, mi sono dovuto ri-

empire la faccia di post-it

con scritto quello che doveva

dire. Per fortuna ha una vista

da falco (ride).”

Frank quale è la tua più

grande paura?

“Non riuscire a far ridere.

Non so ancora se sono un co-

mico. Sicuramente lo sono

per i miei genitori ed i miei

fratelli che hanno sempre riso

alle mie battute”.

Il Carduccino 23

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A ncora una volta la nostra

scuola si distingue in ma-

teria di comunicazione e

uso di nuovi strumenti e nuove

metodologie di divulgazione di

saperi e conoscenze. Nell’anno

scolastico 2016-17, gli alunni del-

le classi 5E, 5F e 3B hanno svolto

un proficuo lavoro di studio e rac-

colta documenti presso il Museo

del Risorgimento e della Resisten-

za. La referente del Museo,

dott.ssa Antonella Guarnieri ha

messo a disposizione degli studen-

ti e dei loro insegnanti, Laura Bor-

ghi, Laura Chiozzi, Sandra Salmi,

Isabella Zaniboni, le strutture mu-

seali. Questa collaborazione ha

consentito agli alunni di fare

un’esperienza molto stimolante a

contatto con documentazioni stori-

che che facessero luce su un epi-

sodio della storia partigiana ferra-

rese. Il lavoro è stato infatti incen-

trato sulla figura di Cerere Bagno-

lati, partigiana di Bondeno, depor-

tata nei campi di sterminio nazisti.

Fortunatamente Cerere è riuscita a

fuggire e a tornare a Ferrara con

tutto il suo carico di esperienze e

testimonianze.

Il progetto prevedeva la realizza-

zione di un documento video che

ha visto i ragazzi protagonisti, rea-

lizzato dalla videomaker

Rita Bertoncini per con-

to dell’associazione Ai-

del.

Tale video con il titolo

“77333”, che era il nu-

mero marchiato sul

braccio di Cerere Ba-

gnolati nel campo di

concentramento di Ra-

vensbrück, ha vinto il 1°

premio nell’importante

rassegna dedicata al

cortometraggio: “Memoria in

Corto Film Festival 2018” pro-

mosso dalla Fondazione Centro

Galmozzi di Crema.

1° PREMIO per il CARDUCCI al Memoria in CORTO Film Festival

2° posto al Concorso

“Perché l’Europa è bellissima”

Andriana Blaha, 3L

I l 9 maggio gli studen-

ti delle scuole supe-

riori hanno celebrato

la “Festa dell’Europa”.

L’iniziativa è stata pro-

mossa dall’Istituto Bache-

let in collaborazione con il

Comune di Ferrara e

l’Associazione Pluralismo

e Dissenso.

Nella mattinata di merco-

ledì sono stati premiati i

vincitori del concorso vi-

deo-fotografico ‘Perché

l’Europa è bellissima’ che

ha voluto stimolare i gio-

v a n i a r i f l e t t e r e

sull’importanza dell’UE.

Tra i vincitori per la sezio-

ne video vi stata l’alunna

Andriana Blaha della clas-

se 3L del nostro Liceo

Carducci che si è classifi-

cata al secondo posto.

Il Carduccino 24

L o scorso 15 aprile

si sono svolti i

campionati scola-

stici regionali di scacchi

ai quali il Liceo Carducci

ha partecipato con due

squadre, una nella catego-

ria femminile e una nella

categoria maschile/mista.

Entrambe le squadre si

sono qualificate per la

fase nazionale svoltasi dal

a Montesilvano (PE). Alla

prima partecipazione as-

soluta segnaliamo le otti-

me prestazioni individuali

di Elettra Bosi della clas-

se 2A (7 vittorie su 7) e di

Marta Campioni della

classe 1D (3 vittorie e una

patta su 7). Con la speran-

za di incrementare le

squadre partecipanti ai

Campionati nazionali per

l'anno prossimo, si segna-

la la possibilità di parteci-

pare al Progetto Scacchi

di Istituto contattando il

Prof. Spagnuolo.

“Scacco matto” al Carducci Qualificazione Nazionale per il nostro Liceo