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Libro sulla storia del Bunker tedesco a Marnate, valle olona.
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La riproduzione dei documenti e delle foto (compreso microfilm e copie fotostatiche)
ad uso interno e didattico sono LIBERE purchè venga citata la fonte.
Per altri scopi la riproduzione è VIETATA
All rights reserved.
No part of this book may be used or reproduced in any manner whatsoever without writ-
ten permission except in the case of brief quotations embodied in critical articles and re-
views. For information address - [email protected] -
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Prefazione
Ogni conflitto, da che mondo è mondo, ha i suoi lati nascosti e misteriosi.
Questi segreti sono una componente essenziale, quando popoli, stati nazioni, de-
cidono la continuazione della politica prendendo le armi, come sosteneva von
Klausewitz. Alcune di queste segretezze sono state prontamente rivelate dagli
stessi autori, altri saranno poi conosciuti per il minuzioso lavoro di ricerca degli
addetti ai lavori, infine, personalmente, anche se parecchi archivi statali sono stati
aperti agli studiosi e ricercatori, ritengo la maggior parte di questi misteri sono
ancora tali e chissà per quanto tempo lo rimarranno. In questa vicenda del bunker
di Via Lazzaretto, notare la coincidenza della parola bunker che evoca tristi ri-
cordi, con il nome di questa via, un nome che ricorda sofferenze, patimenti, lutti
di manzoniana memoria, l’autore Mario Colombo, racconta con agilità e preci-
sione, la storia di questo manufatto, costruito nel 1944 dalle forze di occupazione
tedesche. Queste strutture ora, ricuperate e ripristinate, sono da considerarsi delle
vere opere d’arte d’archeologia bellica. L’amico Colombo, con la consueta raffi-
nata abilità del ricercatore scrupoloso ed attento, narra la storia di questi “matto-
ni”. A cosa serviva quest’opera? Il racconto si snoda avvincente, addirittura pare
che siano gli stessi muri a raccontare la loro storia, però, essi per pudore o per una
sottile presunzione, nascondono ancora qualche segreto. Queste pietre, che a-
vrebbero dovuto autodistruggersi, non lo fecero, perché? Fu l’uomo che non
commise quell’atto finale, oppure furono loro stesse che lo impedirono? Poetica-
mente voglio pensare che furono quei muri ad impedire l’autodistruzione, essi
aveva assistito all’aspro combattimento dove i Patrioti della “Garibaldi” e della
“Costanzia” di Costigliole sconfissero il presidio tedesco, entrambe le parti ebbe-
ro morti e feriti, e quei muri decisero che il loro compito era di restare lì a testi-
moniare la lotta per la libertà della propria terra.
Facciamo che quella costruzione bellica, diventi vigile scolta della nostra Patria,
della libertà, della pace. Chi morì per quelle pietre, amici o nemici, ora riposano
nella pace eterna, affratellati nel nome di Dio.
A Mario Colombo, un grazie per queste Sue ricerche, sempre improntate all’etica e ad una straordinaria obbiettiva sensibilità, che nasce da un cuore generoso.
Giovanni Cuomo (Redattore de “La Voce del C.I.F.R.)
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IL BUNKER DI VIA LAZZARETTO
Situato in Valle Olona tra i confini di Marnate, Olgiate Olona e Gorla Minore, questa im-
ponente struttura si sviluppa su una superficie di 143 Mt. con un’altezza di Mt. 2,20 e una
larghezza di Mt. 1,80 con quattro aperture per il suo accesso, con all’interno una scaletta
in cemento armato che si collega al fortino costruito sopra il bunker. Quest’opera co-
struita dai tedeschi tra luglio e settembre del 1944, fu conquistata dai Patrioti il 26 aprile
1945 dopo un aspro combattimento sostenuto con il presidio tedesco lì asserragliato, cin-
que furono le perdite tedesche mentre i Garibaldini ebbero una sola perdita il Patriota
Carlo Moltrasio di Fagnano, e due feriti lievi. Dopo la resa dei tedeschi, i partigiani, ispe-
zionando il Bunker, lo trovarono completamente vuoto ma dotato di un potente dispositi-
vo per la sua autodistruzione. Su questa strana opera per circa sessanta anni si sono fatte
molte ipotesi per poter riuscire a capire lo scopo della sua costruzione, ma purtroppo non
si è mai arrivato ad una conclusione logica. Molti lo indicarono come un rifugio antiaereo
ma esaminando il tutto ciò era impensabile, sia per la capienza della struttura, (se costrui-
ta come rifugio poteva ospitare circa quattrocento persone ), mentre il personale addetto
al comando era un numero esiguo, (i Tedeschi presenti al comando di Olgiate Olona era-
no una decina, e pur, com-
prendendo i civili, e gli ad-
detti al magazzino non si
andava oltre le venticinque
persone). Considerando
che al suo interno vi era
collocata una bomba da
700 Kg. pronta ad esplode-
re per distruggere il Bun-
ker, e alla superficie un
fortino per difenderlo, è
abbastanza impensabile
avvallare l’ipotesi che que-
sta struttura fu costruita
con lo scopo di proteggere
delle persone. Solamente
ora, dopo sessant’anni e
grazie alla collaborazione del Tenente Aldo Icardi dell’O.S.S. (Office of Strategic Servi-
ce) americano, paracadutato nel settembre 1944 dietro le linee nemiche sul Monte Motta-
rone al comando della Missione Chrysler con il compito specifico di catturare vivo Mus-
solini e consegnarlo al comando alleato, Icardi stabilitosi a Busto Arsizio, ebbe
l’occasione di seguire e raccogliere informazioni proprio su questa strana opera, che
all’epoca era in corso di realizzazione, (attraverso la visione dei suoi rapporti oggi dispo-
nibili presso gli archivi americani ) è stato possibile ricostruire la storia e lo scopo della
costruzione di questo Bunker.
Come risulta il tutto si collegava ad un progetto studiato dal comando tedesco per il recu-
pero dell’oro estratto dalle miniere aurifere di Macugnaga. L’operazione fu ideata dal
Gen. SS Karl Wolff comandante in capo delle SS tedesche sul territorio italiano, che affi-
dò il compito al capitano delle SS Joseph Voettler (Voettler nato in Austria novantenne
tutt’ora vive in ottima salute a Canon City, Colorado 81212 U.S.A.) comandante del pre-
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sidio tedesco delle SS a Cernobbio provincia di Como, presidio creato per conto della
Gestapo per avere un controllo diretto sulla frontiera Italo-Svizzera e anche per garantirsi
una via sicura per l’esportazione in Germania delle merci e dei macchinari requisiti dal
RuK (Rustung und Kriegsproduktion) nel Nord Italia. (E’ importante notare che Voettler,
oltre ad essere ufficiale delle SS alle dirette dipendenze del gen. Wilhelm Harster respon-
sabile della Gestaop in Italia, collaborava anche con l’Office Strategic Service del Tenen-
te Emilio (Mim) Daddario con sede a Lugano.)
Il Cap.Voettler fu anche incaricato dal Gen. Wolff di trovare in Svizzera una ditta per la
distillazione dell’amalgama aurifera, questo permetteva di poter eventualmente inviare il
materiale semilavorato direttamente oltre confine. Voettler progettò di effettuare il tra-
sporto su ferrovia poiché su camion le fu sconsigliato sia per evitare di essere intercettato
dagli aerei che quotidianamente controllavano la zona con due “Spitfire” denominati dal-
la popolazione locale “Pippo”, sia per non entrare con dei camion tedeschi attraverso la
frontiera Svizzera e quindi creare dei problemi diplomatici. Il Cap. S.S.Voettler trovò co-
sì una soluzione alternativa, progettò di inviare questo materiale a Mendrisio usando la
ferrovia della Valmorea ritenuta una via secondaria, percorsa da treni ad orari irregolari e
quindi difficile per gli aerei da tenere sotto controllo. Dopo vari sopraluoghi in zona, il
Cap. Voettler trovò la soluzione ideale presso il comando tedesco di Olgiate Olona, situa-
to a pochi metri dalla stazione ferroviaria di Prospiano, dalla quale il materiale depositato
poteva essere mandato con facilità a secondo delle esigenze che si creavano, sia a Milano
che direttamente a Mendrisio.
Sottoposto il progetto al Gen. Karl Wolff, questi lo approvò immediatamente e contem-
poraneamente ordinò la costruzione di un Bunker presso il comando tedesco di Olgiate
Olona per la protezione del materiale. L’opera di costruzione fu affidata al Gen. Hans
Leyers1 su esplicita richiesta del Cap. delle SS Joseph Voettler. Hans Leyers era il re-
sponsabile del RuK (Rustungs und Kriegsproduktion), organo per il controllo
dell’armamento e della produzione bellica della Repubblica Sociale Italiana con sede a
Como e con rappresentanza a Milano in Foro Bonaparte presso l’edificio Montedison.
Per la costruzione del Bunker il Gen. Hans Leyers, chiese la collaborazione del genio mi-
litare tedesco specializzato in opere di difesa, all’epoca impegnato presso la zona del
Brennero; questa unità paramilitare si mise immediatamente all’opera ed i lavori furono
eseguiti con la massima celerità, la maestranza fu reclutata con abbondanza sul luogo
(vedi documento allegato) e solo dopo due mesi di intenso lavoro, scavando all’interno
del terreno sottostante Marnate, rimovendo circa seicento metri cubi di materiale, il bun-
ker era pronto per ricevere i primi quantitativi della preziosa merce.
1 Gen. Hans Leyers ( 1896/1961 ), di lui non esiste nessuna traccia di quello che abbia fatto o dove sia vissuto dalla
fine della guerra alla sua morte, nell’anagrafe del suo paese nativo vi è registrata solo la data di nascita e quella
della morte. Laureato in ingegneria e amico personale di Speer, negli anni 40 fu inviato in Italia dallo stesso Speer
come suo plenipotenziario alla direzione del RUK per requisire e inviare in Germania gli apparati industriali del
Nord Italia. In Italia Leyers si dimostrò un raffinato esperto nell’arte del doppio gioco, in apparenza era una perso-
nalità molto temuta ma diede protezione ad ebrei e a famiglie facoltose lombarde, come i Crespi del Corriere della
Sera, i Borletti, i Mozzoni, salvò il famoso pianista Von Karajan ricercato con la moglie dai nazisti. Leyers si di-
mostrò un uomo amante della bella vita più dell’ideologia nazista e della divisa che indossava, pensava solo a met-
tere in cassaforte il proprio futuro appropriandosi personalmente di oggetti d’arte requisiti in varie ville sul Lago di
Como, va ricordato l’ingente patrimonio artistico sottratto dalla villa dell’ebreo Oscar Morpurgo a Cassina Rizzar-
di nei pressi di Fino Mornasco, il cui valore all’epoca era da considerarsi inestimabile, questo tesoro lo trattenne
personalmente Leyers. A Como, tra un pranzo di gala e un ricevimento, Leyers ebbe un’amante con la quale tra-
scorreva il suo tempo libero sul lago a Villa d’Este. Fu arrestato assieme al Maresciallo Graziani, a Como il 30
aprile 1945 dal Capitano Italo-Americano Emilio Daddario.
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Foto d’epoca anni 40 – scattata sul tratto tra Marnate e la stazione di Prospiano
Sullo sfondo si nota la struttura della ditta “Sanitaria - Ceschina “
Sulla sinistra si nota l’entrata del Bunker, al centro la Stazione F.N. di Prospiano e sulla
destra il palazzo del Comando Tedesco.
7
Documento inviato al Comune di Olgiate Olona dalla ditta incaricata per la costruzione
del Bunker, come si nota, questa azienda chiede di reclutare del personale abile da im-
piegarsi nei lavori, si presume, di costruzione del Bunker. Questo documento è stato in-
tercettato dai Servizi Segreti alleati residenti a Busto Arsizio. (è possibile che lettere del
genere siano state inviate anche ad altri comuni limitrofi.) (come si nota dal codice di
posta militare M 03715 B si è certi che la lettera proviene dalla zona del Brennero)
(copia dell’originale Archivio M. Colombo)
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Per la trasformazione finale del fango aurifero in lingotti, il Cap.Voettler prese accordi con
la ditta AMMI (Azienda Minerali Metallici Italiani) con sede a Milano via Mercalli 18.
Ottenuti i lingotti, questi dovevano essere inviati a Marnate, custoditi al sicuro nel Bunker,
e a tempo debito inviati a Mendrisio in Svizzera, via Valmorea, oppure causa i bombarda-
menti che ormai avvenivano quotidianamente su Milano, si tenne in conto anche la possibi-
lità di inviare il fango semilavorato direttamente da Marnate in Svizzera, sempre via Val-
morea – Mendrisio, dove lì Joseph Voettler aveva già preso contatto con una ditta chimica
per trasformarlo in lingotti.
Sesto Calende – Sulla destra il ponte distrutto dai bombardamenti alleati, al centro il ponte
su barche e sullo sfondo a sinistra Villa Angela sede del Comando tedesco. I treni facevano
capolinea al ponte e i passeggeri attraversavano a piedi il ponte su barche.
Per il trasporto del materiale da Macugnaga a Marnate vi era un’unica possibilità, il traspor-
to su camion di media portata, poiché il ponte sia ferrovia-
rio che stradale di Sesto Calende, Oleggio e quello di Tur-
bigo, gli unici che univano la sponda Lombarda a quella
Piemontese erano completamente distrutti dai bombarda-
menti alleati, le due spon-
de rimanevano unite solo
da un ponte provvisorio
costruito su barche presso
Turbigo, ponte percorribi-
le solo con automezzi di
piccola capienza, e da un
secondo ponte provviso-
rio a Sesto Calende co-
struito anch’esso su bar-
che e percorribile solo da
pedoni, pertanto il tra-
sporto poteva avvenire a singhiozzo quando era possibile e solo
sul ponte di Turbigo controllato a sua volta giorno e notte dagli aerei alleati. Quando il tra-
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sporto riusciva, si doveva poi depositare il carico presso il Bunker, luogo sicuro e protetto,
pronto per destinarlo via ferroviaria sia a Milano che oltre confine in Svizzera.
Ultimata a tempo di record la costruzione del Bunker, i tedeschi si trovarono di fronte al
problema non calcolato della perdita di Macugnaga, avvenuta con la conquistata da parte
delle formazioni Partigiane di tutto il territorio Ossolano creando la famosa Repubblica Par-
tigiana dell’Ossola (nata tra settembre/ottobre 1944). Questo imprevisto rese impossibile il
recupero di questi fanghi auriferi poiché Macugnaga era sotto il controllo delle formazioni
partigiane. I tedeschi dovettero attendere che la zona fosse
nuovamente rioccupata dalle loro truppe. Questo avvenne po-
co tempo dopo esattamente al 10 ottobre 1944 con largo spie-
gamento di mezzi e di uomini, le truppe tedesche e fasciste
rioccuparono il territorio, decretando anche la fine della Re-
pubblica Partigiana dell’Ossola. Il Gen. Hans Leyers pensò
immediatamente al recupero del fango aurifero di Macugnaga
e recatosi personalmente sul posto ispezionò le miniere, con
grande sorpresa trovò gia pronti confezionati 85 fusti metalli-
ci,2 contenenti circa 25 Kg. cadauno di fango aurifero secco e
semilavorato, per un totale di circa 2.120 Kg, da questo quan-
titativo si poteva ottenere circa 250 Kg. di oro puro: attual-
mente si può calcolare in un valore di tremilionicinquecento-
mila Euro, inoltre trovarono anche un altro fusto contenente
due lingotti d’oro: uno del peso di Kg. 10,427 e un secondo del peso di Kg. 7,03.
Quest’ultimo, fu ritrovato sempre a Macugnaga, sotto una catasta di legna nel garage della
villa di proprietà del dott. Livio Cerini Visconte di Castegnate (Castellanza) dove all’epoca
era istallato un comando Partigiano. Inventariato il tutto, il 14 ottobre Leyers ordinò il se-
questro di questi 85 fusti più quello contenete i due lingotti d’oro e ordinò che fossero tra-
sportati presso il deposito centrale di Olgiate Olona (Bunker di Marnate).3 Mussolini infor-
2 – Questi 85 fusti furono nascosti dal Partigiano Tagliamacco Gianpietro detto “Greco” Comandante della Brigata Auto-
noma “Stefanoni”, con l’intento di portare tutto oltre confine in Svizzera, per poi riportarlo in Italia a tempo debito. Ta-
gliamacco, originario di Sartirana dove è nato, in età adulta si sposta con la famiglia in Val d’Ossola, trova lavora nelle
miniere di Lavachetto e Pestarena, di cui diventa caposquadra, dopo l’otto settembre entra nella resistenza, durante la vita
partigiana assumerà varie identità, “Greco” “Belli” e “Marcello”. 3 – Va ricordato che durante la breve vita della Repubblica Partigiana dell’Ossola tra le formazioni partigiane di ispira-
zione cattolica e comunista si aprì una lotta aperta per avere il sopravvento sulla produzione aurifera delle miniere, come
Icardi scrive nel suo libro edito nel 1954 “American Master Spy” a pag. 51 si può leggere” I democristiani misero in giro
la storia che Moscatelli[…] aveva rubato un enorme quantitativo di oro che i fascisti avevano nascosto in un piccolo pae-
se della Valdossola [….]) Moscatelli aveva saputo per caso dov’era situato ed aveva effettuato un” pacifico colpetto”,
aveva preso l’oro portandolo via, senza dividerlo con le altre formazioni Partigiane. E la storia era diventata una compli-
cata favola senza che nessuno avesse alcuna prova per sostanziarla”.
Da un altro lato vediamo un volantino diffuso nel settembre 1944 con scritto:
C.L.N. Comando Unificato Divisioni d’Assalto “Garibaldi” della Valsesia – Ossola – Cusio – Verbano. Tribunale Militare
Interdivisionale – Sentenza:
Il Tribunale Militare riunitosi il 15 settembre 1944 per deliberare in nome del C.L.N. a carico di Tagliamacco detto “Gre-
co” di cui si ignorano le esatte generalità, accusato dei seguenti reati: [….] 5°) Furto di materiale prezioso di proprietà del
Comitato di Liberazione Nazionale.
6°) Diffamazione delle Formazioni patriottiche e dei loro Comandanti all’estero.. ecc. […..] Decreta per il nominato Ta-
gliamacco detto “Greco” la pena di morte mediante fucilazione alla schiena [….]
Il Tagliamacco fuggirà dalla Val d’Ossola si ritirerà a Milano e poi a Busto Arsizio, protetto dal Commissario politico
dell’”A. Di Dio” Luciano Vignati. Alla liberazione lo troviamo come comandante nella zona di Novara della Brigata Tici-
no del Ragg. “A. Di Dio” con il nome di battaglia “Marcello Belli” ( il documento si trova presso INSMIL, Fondo C.V.L.,
b. 38. fsc. 2, sf. 2 Cfr. A.D., doc. 5.
10
mato di questa operazione, intervenne con un ordine scritto indirizzato al Gen. Karl Wolff
nel quale specificava che l’oro era di proprietà della R.S.I. e quindi doveva essere conse-
gnato al Governo della Repubblica Sociale Italiana. Con questo Mussolini ottenne il blocco
dell’operazione e il recupero del materiale.
(attualmente la lettera originale è depositata a Roma presso l’Archivio Centrale dello
Stato, carteggio segreto R.S.I. fascicolo 459, busta 45 Segreteria Particolare del Duce. Il
documento fotografato dall’O.S.S. statunitense è depositato in copia presso l’archivio
N.A.R.A. National Archives and Records Administration -Washintot D.C. 20408 regi-
strato con il N. 040034.)
Come si presentava l’entrata dei bunker in origine (foto del 1948.)
11
Il percorso progettato dal Cap. Voettler per portare il materiale dal Bunker di Marnate a
Mendrisio tramite ferrovia.
Foto scattata il 26 aprile 1945 – si nota al N. 1 la sagoma mimetizzata del fortino tedesco –
N. 2 Sede del Comando tedesco – N. 3 entrata dei Bunker
(foto M. Colombo)
12
# 1 – Salita per Prospiano, Via Raimondi # 2 - Percorso interno del Bunker, sviluppo totale
Mt. 143 - # 3 – via Lazzaretto per Marnate - # 4 – Stazione F.N. di Prospiano - # 5 –
Sede del Comando tedesco – # 6 - Complesso del presidio tedesco - # 7– Punto in cui
cadde il Patriota Carlo Moltrasio
La 102^ Br. Garibaldi dopo la conquista del presidio tedesco, nel riquadro il Patriota
Carlo Moltrasio caduto in combattimento il 26 aprile 1945.
13
Il Gen. Karl Wolff
5 è così costretto a deviare la spedizione gia pronta per Marnate, la invia
a Monza e consegnerà i fusti al Gen. SS Willy Tensfeld5con l’incarico di restituirli al Go-
verno della Repubblica Sociale Italiana. Si apprenderà in seguito, che questi fanghi auriferi
furono trasformati in lingotti a Milano e depositati dal Governo della R.S.I. presso la Sede
Centrale della Banca d’Italia in Milano, saranno recuperati, dopo la liberazione, dal Gover-
no della Repubblica Italiana, mentre i due lingotti saranno ritrovati nel 1946 presso una
Banca del Garda, identificati per la sua anomala composizione dallo stesso analista chimico
che all’epoca lavorava presso la miniera di Macugnaga e che era in possesso dei dati della
composizione, avendo lui stesso analizzato quei lingotti nel laboratorio presso la miniera di
Macugnaga, (avevano un basso titolo causa presenza di una forte percentuale di zinco, ferro
e rame). Con questo possiamo concludere, che se Mussolini non avrebbe scritto quella lette-
ra, i nostri Patrioti al 26 aprile del 1945, avrebbero trovato nel Bunker di Marnate dei fusti
con la polvere aurifera, oppure con grande sorpresa dei lingotti d’oro.
Da sinistra il Gen. Karl Woulff con il Gen Willy Tensfeld nel
Campo di prigionia N. 11 sull’Isola di Farm in Gran Bretagnia
4-Karl Friedrick Otto Wolff - Nato a Darmstant, Germania il 13 maggio 1900- deceduto a Rosenheim, Germania il
17 luglio 1984. Fu un importante membro del Partito nazista e delle S.S., raggiunse il grado di S.S. –
Obergruppenführer e Generale delle Waffen – SS. Nel 1931 si trovò a capo dello Stato Maggiore di Himmler nel
1939 venne anche nominato ufficiale di collegamento tra Himmler e Hitler. Wolff divorziò nel 1943 dalla prima mo-
glie e decise di risposarsi. Per questo venne allontanato e inviato in Italia in qualità di Governatore Militare e di Co-
mandante supremo delle SS e della Polizia nel Nord d’Italia. Nel maggio 1945 Wolff negoziò la resa con gli Alleati
di tutte le forze tedesche operanti in Italia, fu deportato in Gran Bretagna e internato nello Special Camp 11 sull’Isola
Farm, subì vari processi fu condannato anche per aver preso parte alla deportazione di 300.000 ebrei verso il campo
di Treblinka, fu rilasciato nel 1971 per motivi di salute. Dopo la scarcerazione Wolff continuò a vivere in Germania
Federale dove morì nel 1984. 5 – Willy Tensfeld- SS- Brigadeführe und Generalmajor der Polizei – nato il 27 novembre 1893 a Bernhoeved Ger-
mania morto il 2 settembre 1982 ad Hamburgo (zona Britannica). Partecipò alla campagna di Russia 1941/1942 in
qualità di comandante in capo delle SS, dal gennaio 1943 fu trasferito in Italia con incarichi di polizia speciale presso
il comando del Gen. Wolff, dal 23 gennaio 1944 al 30 aprile 1945 è capo supremo della SS Polizei “Oberitalien
West” con il quartier generale, prima a Bologna ed in ultimo a Desenzano. Il 15 febbraio 1945 su raccomandazione
del gen. Karl Wolff fu insignito della Croce d’Oro Tedesca, la più alta riconoscenza militare tedesca, con la motiva-
zione: “Per aver guidato con successo l’operazione in Domodossola contro 6.000 partigiani italiani con una forza di
soli 3.000 soldati tedeschi e fascisti –Ottobre 1944”. Arrestato dai Partigiani il 30 aprile 1945 a Monza fu internato in
Gran Bretagna sull’Isola di Farm nel Campo 11, il medesimo di Wolff.
14
Veduta interna del Bunker di Via Lazzaretto
Corridoio centrale del Bunker
15
Veduta interna del Bunker- Ricostruzione dell’impianto per l’autodistruzione, è visibile
la bomba da Kg. 700
(Foto Collezione M. Colombo)
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17
Grafi-
co che
rico-
strui-
sce la
scalet-
ta, che
dall’interno del bunker portava in superficie verso il fortino, oggi non più visibile, causa
caduta detriti
Grafico completo della struttura del Bunker – N. 1 Fortino per la difesa dell’impianto
N. 2 scaletta interna che porta al Bunker – N. 3 indica le quattro aperture di accesso
18
IL RECUPERO DEL BUNKER
La struttura del Bunker viene recuperata nel maggio del 1991 per iniziativa
dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sezione di Gorla Minore. Col passare de-
gli anni erano sparite le quattro vie di ingresso, era solo in parte percepibile l’entrata n. 3
del Bunker; abbiamo iniziato a liberare l’entrata n. 3 e, dopo aver rimosso la vegetazione
e vari detriti che la ostruivano, muniti di maschere di ossigeno per eventuale mancanza di
aria, siamo entrati e ci siamo trovati davanti ad un immenso tunnel che si snodava per un
centinaio di metri. E’stato cosi possibile realizzare una mappa del bunker.
Abbiamo con il tempo rimosso tutti i detriti dell’entrata N. 2, che oggi è l’entrata prin-
cipale, mentre l’entrata N.1 e la N.4 sono tutt’ora chiuse in quanto è impossibile liberarle
perché troppo ostruite.
Mario Colombo con Emilio Piatti
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All’interno del bunker Mario Colombo con Pasquale Vignati
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