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SOS SANITA’ LAZIO Attualità. Il gioco non vale la candela La finestra di fronte Tutte le strade portano a Roma Culture. Poetico Leone & Jump TV. Il “piatto” televisivo del giorno mensilmente controcorrente politica - economia - attualità - cultura articoli - inchieste - editoriali - proposte anno I - numero 1 - gennaio 2013 il Barcarolo disponibile su: carta web smartphone tablet

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Anno 1 - Numero 1

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SOS SANITA’ LAZIO

Attualità. Il gioco non vale la candela La finestra di fronte

Tutte le strade portano a Roma Culture. Poetico Leone & Jump

TV. Il “piatto” televisivo del giorno

mensilmente controcorrente politica - economia - attualità - cultura articoli - inchieste - editoriali - proposte anno I - numero 1 - gennaio 2013

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il Barcarolo mensilmente controcorrente PRIMO PIANO.

è PRONTO il SOCCORSO?Correva l’anno 2006 quando il buco nella Sanità del Lazio venne per la prima volta alla luce in tutta la sua enormità. Dieci miliardi di euro. Una cifra a dir poco spaventosa. Quarantanove ospedali pubblici venduti e poi riaffittati a caro prezzo dalla Regione, fatture gonfiate, appalti, tangenti. “Un fiume di denaro. Un debito tossico”, cosi lo definiscono gli economisti. Si predispone un piano di rientro almeno parziale mediante un prestito dello Stato di cinque miliardi di euro da restituire in 30 anni attraverso rate di 300 milioni ogni dodici mesi. Conseguentemente per impedire la formazione di nuovo debito iniziano i tagli. Dal 2006 al 2012 scompaiono (anche attraverso la chiusura di molti piccoli ospedali ndr) circa 4mila posti letto. Per la Sanità Laziale è il tracollo. Immortalato in una foto del febbraio 2012: al pronto soccorso del San Camillo, tra i più affollati di Roma, i malati vengono visitati per terra. Inimmaginabile. Lo scatto fa il giro del mondo. “E’ l’Italia? Si, ahinoi! E’ l’Italia: Roma, nello specifico”. Vergogna. Sdegno. Rabbia. Nel frattempo il disavanzo della spese sanitarie della Regione Lazio resta alto, altissimo: un miliardo e 140 milioni nel 2011. E i tagli spesso avvengono senza alcun criterio. Nel Lazio il connubio malato è quello tra spese gonfiate e reparti depressi in grado di creare dei veri e propri mostri gestionali-operativi: le 35 strutture di emodinamica “reparti ad alta specializzazione cardiologica” di cui però soltanto 6 lavorano giorno e notte, come se l’infarto colpisse soltanto nelle ore d’ufficio; i 5 centri per il trapianto di fegato: costi altissimi e 98 interventi nel 2011 contro i ben 137 effettuati a Torino dove di centro trapianti ce n’è uno solo. Soltanto per citarne alcuni. Il crac travolge anche gli ospedali vaticani. Forse è la prima volta nella storia italiana. E soprattutto in quella capitolina. Policlinico “A. Gemelli” e

Università cattolica, Fatebenefratelli, Idi e San Carlo di Nancy. Ma dov’ è che si sbaglia? I numeri raccontano una storia precisa, fatta di casi e di situazioni determinate. Da uno studio dell'Agenzia Nazionale dei Servizi Sanitari il Lazio ha un'eccedenza rispetto alla media nazionale per i pazienti classificati "acuti", cioè in stato di necessità immediata ma molto più rilevante per la riabilitazione e le lungodegenze. In Riabilitazione la durata dei ricoveri è immensamente più elevata di quella nazionale (40 giorni contro 27) e lo stesso fenomeno si ripete in Lungodegenza (38 giorni contro la media di 31). Mentre per quanto riguarda gli acuti, l'eccedenza rispetto alla media nazionale è di 0,5 giorni. Per quanto riguarda il cosiddetto “disavanzo” le aziende ospedaliere regionali nel 2011 denunciano complessivamente una perdita di quasi 653 milioni. Nell’ordine: San Camillo-Forlanini (182.943.998 euro), San Filippo Neri (102.908.638 euro), San Giovanni-Addolorata (94.075.839 euro), Policlinico Umberto I (80.480.253 euro), Spallanzani (20.104.724 euro). In pratica queste aziende nel 2011 avrebbero prodotto prestazioni per 1.750 milioni di euro, ma ai cittadini del Lazio queste sarebbero costate 2.340 milioni. Un indice di efficienza di una struttura sanitaria è quello relativo alla durata media dei ricoveri in giorni. Più è bassa più la struttura funziona. Ed ecco il raffronto tra le degenze medie di alcuni tra gli ospedali della città dai dati Asp 2010. Il record è del Sant'Eugenio con 9,8 giorni. Subito dopo, affiancati, con il 9,3 e il 9,4, ecco il San Giovanni e l'Umberto I. Poi, a nove, il Policlinico Tor Vergata. A 8,9 il San Camillo. A 8,6 il Sant'Andrea e il Grassi, a 8,5 il San Filippo Neri. A 8,3 il Pertini, a otto il Gemelli. Tutti sopra la media della regione che si attesta a 7,3 giorni. In ultimo, con 5,5, il Policlinico Casilino e Campus Biomedico. Il tasso dei letti occupati in media è un altro

indicatore di buon utilizzo della struttura, anche se negli ospedali con pronto soccorso un eccessivo tasso comporta il rischio della permanenza su barelle in attesa di ricovero. In ogni caso testimonia di uno sfruttamento dei servizi intensivo. Ebbene in testa c'è Tor Vergata, con il 100,7%, poi viene il Sant'Andrea con il 97,8, Fatebenefratelli con il 97,2, il Casilino con il 91,7, il Gemelli con l'89,3, il San Filippo Neri con l'88,9, il Grassi e il San Camillo con l'88,8. La media regionale è del 78,6. Fanalini di coda il Santo Spirito con il 69,5, il Sant'Eugenio con il 74,8 e il Pertini con il 76,9. Un indicatore di non affidabilità ed inefficienza: la percentuale di pazienti che lasciano l'ospedale volontariamente, senza consenso dei medici, che indica naturalmente una difficoltà nel rapporto tra la struttura e l'utenza. Vediamo. In testa c'è il San Camillo con l'8%, poi il Pertini con il 7,8. Quindi vengono distanziati nell'ordine, il San Filippo Neri con il 5,9, il San Giovanni con il 4 e il Sant'Eugenio con il 3,2%. La media del Lazio è di 2,9, quanto quella dell'ospedale San Pietro. In coda il Gemelli, con il record di 0,3 dimissioni volontarie, Tor Vergata con lo 0,9, il Sant'Andrea con l'1,1, il Fatebenefratelli con l'1,2, e il Policlinico Casilino con l'1,9. Un capitolo che misura l'inefficienza è anche quello degli abbattimenti dei rimborsi decisi dalla regione con l'Appro, un metodo di valutazione dell'appropriatezza dei ricoveri. Ebbene nel 2011 le decurtazioni più forti sono per il Gemelli, con 8.754.562 euro, per l'Umberto I con 6.043.361. Poi distanziati vengono il San Giovanni, con 3.378.237, il San Pietro Fatebenefratelli con 2.812.549 e il San Filippo Neri con 2.537.882. Fanalini di coda, sotto il milione, il Santo Spirito con 921.875, il Grassi con 563.802 e il Vannini con 520.258 euro.

Roselli Simone

fonte: inchieste.repubblica.it - “drammi e disastri della sanità romana”

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ATTUALITA’.

IL GIOCO NON VALE LA CANDELA Ludopadia: 800mila persone dipendenti, 2 milioni a rischio 1.073 la spesa annua pro capite. Nel Lazio raggiunge quota 2.078 euro. Il "gioco" non vale la candela. A fronte degli 8 miliardi di euro incassati dall'erario in un anno, lo Stato deve affrontare circa 6 miliardi di costi sociali e sanitari che il gioco patologico comporta per la collettività. Cifra che arriva alla doppia cifra contando anche il mancato versamento dell'IVA per tutti i soldi spesi in scommesse, gratta&vinci e videoslot piuttosto che in beni di consumo. Insomma, la giustificazione che il gioco d'azzardo - nonostante tutto - porti un bel po’ di soldi al fisco italiano non regge. A calcolare gli insostenibili costi sanitari e sociali che il gioco d'azzardo legalizzato impone alla collettività è “Mettiamoci in gioco” campagna nazionale promossa da un ampio cartello di associazioni, sindacati ed enti locali. Per fare far fronte ai problemi di dipendenza dei giocatori patologici stimati tra i 550 e gli 800 mila (ma sono quasi 2 milioni quelli a rischio!) la spesa sociosanitaria oscilla tra i 5,5 e i 6,6 miliardi. A fare da apripista in questo calcolo è stata la Svizzera. Il Parlamento federale elvetico da tempo riconosce infatti una percentuale specifica, lo 0,5%, da destinare alle attività di cura, prevenzione e ricerca sul gioco d'azzardo. La Campagna italiana “Mettiamoci in

gioco” calcola per il nostro Paese 85 milioni di costi sanitari diretti; tra i 4,2 e i 4,6 miliardi i costi indiretti; tra 1,1 e 1,9 quelli per la perdita di qualità della vita. Totale: tra i 5,5 e i 6,6 miliardi. Una cifra cui dovrebbero essere aggiunti i 3,8 miliardi di mancato versamento dell'IVA al 2l % sui 18,4 definitivamente persi dai giocatori. Gli incassi per l'erario sono tra l'altro costantemente in calo, in maniera inversamente proporzionale al volume del gioco: 47,5 nel 2008, 54,4 nel 2009, 61,4 nel 2010, 79,9 nel 2011. L’anno scorso quindi dei quasi 80 miliardi spesi 61,5 sono tornati in vincite ai giocatori, 18,4 sono stati il guadagno delle aziende concessionarie e dello Stato, che in particolare ne ha incassati 8,8 (l'11 %). La previsione del volume di gioco per il 2012 parla di un nuovo record di 94 miliardi, ma il fisco ne vedrà solo 7,9 (l'8,4%). Com'è possibile? Semplice perché i giochi introdotti negli ultimi anni (soprattutto videoslot e giochi on line) hanno una tassazione inferiore ai precedenti, a tutto vantaggio del payout per i giocatori, cioè le vincite, e dell'industria del gioco. Se nel 2004 l'entrata erariale era di 7,3 miliardi, pari al 29,4% delle giocate (in totale 24,8 miliardi), nel 2012 sarà 7,9 miliardi, pari

all'8,4% della spesa totale (94 miliardi). In sostanza lo stesso incasso per un fatturato cresciuto del 400%. L’Italia, con 18,4 miliardi di incassi al netto delle vincite rappresenta il 15% del mercato europeo e il 4,4% del mercato mondiale, pur avendo solo l'1% della popolazione mondiale. Per i gratta&vinci d'altronde siamo il primo mercato al mondo: nel 2010 da noi sono stati venduti il 19% mondiale dei "grattini". Abbiamo pro capite il triplo delle macchine per videolottery rispetto agli Usa. E deteniamo il 23% del mercato mondiale del gioco online. Non meraviglia allora che la spesa pro capite annua per il gioco per ogni italiano maggiorenne è di almeno 1.703 euro, con picchi di 2.110 in Abruzzo e 2.078 nel Lazio, 1.853 in Emilia Romagna, "solo" 1.262 in Basilicata. Nel nostro paese il 42% degli italiani tra i 15 e i 64 anni ha giocato almeno una volta l'anno. Due milioni i giocatori a rischio, quasi un milione quelli patologici o ad alto rischio, cifra probabilmente sottostimata visto che sono molti i giocatori compulsivi anziani: nei Sert dell'Emilia Romagna i ludopatici oltre i 64 anni sono il 10,9%.

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mensilmente controcorrente politica - economia - attualità - cultura

articoli - inchieste - editoriali - proposte anno I - numero 1 Gennaio 2013

Fanzina Autoprodotta

I contenuti sono riproducibili purché venga espressamente citata la fonte “il Barcarolo Magazine”

Giornalista Responsabile: Simone Roselli

Salvo accordi scritti o contratti di cessione di copyright, la collaborazione a questo fanzina autoprodotta è da considerarsi

del tutto gratuita e non retribuita.

L’editoriale di Simone Roselli E’ salpato in dicembre. Il Barcarolo Magazine. Ora prende il largo. Anche se lo tsunami della Sanità Laziale già da tempo si era abbattuto sulle coste della nostra regione: una forza violenta tra disavanzi (enormi) e chiusure (plausibili). In un paesaggio completamente devastato: laboratori vuoti, pazienti abbandonati sulle barelle, reparti al collasso, ambulanze ferme. Malati, disabili e loro famigliari quotidianamente navigano in un torrente ripido pieno di ostacoli. Elementare per questo maremoto spazzar via la loro scialuppa che nell’immaginario collettivo di un Paese sopra tassato come l’Italia era una ciambella di salvataggio piuttosto che una imbarcazione grande e solida. Il Barcarolo Magazine altro non può far che continuare a remare. Informando. Con l’auspicio e l’augurio che gli esclusi vengano reintegrati in un sistema medico-assistenziale al servizio della cittadinanza.

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il Barcarolo mensilmente controcorrente A ROMA.

LA FINESTRA DI FRONTE 27 dicembre 2012, Tor Pignattara, civico 147 di via Augusto Dulceri. Prima un assordante boato. Successivamente il rovinoso crollo. Il tutto nel giro di pochi minuti. A franare la parte inferiore di un’intera palazzina. Fortunatamente disabitata. Pressoché immediato l’intervento di Vigili del Fuoco supportati anche dalle unità cinofile: tratto dell’arteria stradale chiusa al traffico e sgombero sia degli edifici attigui sia della palazzina interessata. Lo scenario apocalittico si è materializzato in un enorme cratere di una decina di metri confinante su tre lati da condomini che si è trascinato dietro le fondamenta delle abitazioni. In mezzo al terriccio franato

ben visibili gli arredi delle stanze. Nella voragine dovevano sorgere box auto previsti in un progetto edilizio. Eventuali responsabilità verranno accertate dall’autorità giudiziaria. L’intera area, dal civico n. 145 al civico n. 147, è sotto sequestro. La priorità è riconsegnare un tetto alle famiglie evacuate, attualmente residenti in un albergo. L’attesa prevista è un paio di mesi, assolutamente variabili. Sdegno e preoccupazione. Rabbia e sconcerto. Gli stati d’animo dei residenti si sovrappongono. Tra interrogativi e perplessità. Con il timore che possa accadere nuovamente. Già il 10 settembre 2012 in via Augusto Dulceri (dal n. 62 al n. 79) si aprì una voragine

profonda otto metri e larga dieci nella quale due automobili in sosta vennero letteralmente inghiottite. Il 30 novembre 2012 con l’assestamento di bilancio approvato dall’Assemblea Capitolina è stato inserito un emendamento - prima firmataria Maria Gemma Azuni (Sinistra Ecologia e Libertà) e sottoscritto da Alfredo Ferrari Vice Presidente Commissione Bilancio Roma Capitale (Partito Democratico) - con cui sono stati individuati i fondi per il ripristino del tratto di via Augusto Dulceri dal civico n. 62 al civico n. 79.

La redazione

TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMA Raccontano di vita e morte, eroi e gente comune, politica e affari, amori e guerre. Sono le vie consolari: opera di ingegneria talmente alta da continuare a rimanere un affascinante mistero agli occhi degli esperti. Se ne stanno lì: lunghe, larghe, pazienti sotto il sole o le intemperie, immerse tra i prati in pianura, battute dai venti in collina o a pochi passi dal mare. Panorami infiniti: laghi, monti, centri medievali avvolti nel silenzio, fiumi e verdi aree protette. Dalle vivaci cascate del Monte Gelato nella valle del Treja sulla via Cassia passando per il castello di Santa Severa sulla via Aurelia fino ad arrivare alle grotte carsiche del Monte Soratte, sulla via Flaminia. Un mondo antico completamente da scoprire. Ed ammirare. La regina delle consolari è senza alcun dubbio la Via Appia: cuore pulsante e punto nevralgico dell'antica viabilità, tanto importante da essere affidata alle sapienti mani di Giulio Cesare che, in qualità di curator Appiae, si occupò della sua manutenzione. Tanto battuta da risultare un onore essere sepolti al ciglio del suo percorso, come dimostra

l'imponente tomba di Cecilia Metella. Attraversare l'Appia significa dunque un po' ricalcare le orme del mitico Spartaco, passare per la via lungo la quale portò avanti la sua battaglia e i suoi seguaci furono brutalmente crocifissi. Storie di morte, quindi, ma anche esplosioni di vita come quelle racchiuse nei giardini Sforza Cesarini che incorniciano l'omonimo palazzo. Romantico giardino inglese commissionato nella prima metà dell'800 dal duca Lorenzo Sforza Cesarini per amore della moglie Carolina Shirley, il parco vanta suggestive terrazze panoramiche che permettono allo sguardo di vagare sognante tra il centro storico di Genzano e il lago di Nemi. Il resto della magia lo fa l'acqua, quella che cade da graziose cascate incastonate tra piante esotiche, ruderi e grotte. Dorme ai lati della via Claudia Braccianese il paese fantasma di Monterano, una volta centro fiorente alla cui restaurazione urbanistica erano stati chiamati a partecipare, verso la fine del ‘600, artisti del calibro di Gian Lorenzo Bernini. Ora di tutta quell'arte,

dell'attività che per secoli ha riempito quelle strade, non rimane che il silenzio di un paese messo in ginocchio dalla malaria verso la fine del ‘700 e definitivamente abbandonato dopo un attacco e un saccheggio devastante operato dalle truppe francesi nel 1799. A chi si avventura oggi lungo il sentiero che conduce al centro abbandonato sembrerà che ormai sia la natura ad essersi impossessata delle imponenti mura della chiesa di San Bonaventura, costruita proprio su progetto del Bernini e ormai ridotta a rudere immerso nel verde. La fontana ottagonale di fronte alla chiesa ricorda silenziosamente il tempo in cui inorgogliva gli abitanti con i suoi giochi d'acqua, mentre l'imponente acquedotto del XVII secolo, ormai parte integrante della fitta vegetazione che lo circonda, sembra quasi voler simboleggiare i tempi in cui quel paese fantasma copriva un ruolo di rilievo anche grazie alla sua posizione strategica, proprio accanto ad una via consolare e non troppo distante da Roma.

La redazione

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il Barcarolo mensilmente controcorrente CULTURE.

Quel POETICO di un LEONE La cartaccia e le poesie: “entrambe troppo spesso vengono dimenticate in un angolo di strada”. Sulla base di questa considerazione, già da qualche anno, è online http://www.scartaccia.it/ il portale di Leone Antenone all’interno del quale l’autore scrive e condivide le sue opere. Classe 1981, cresciuto al Prenestino, fin da piccolo affascinato dalla romanità d’altri tempi.

“Il Leone de Noantri” cosi lo presenta Cencio di http://www.magnoergosum.it: artista scapigliato, paroliere ermetico, ideatore stravagante, clown bislacco. E si perché “scartaccia” è diventata per il poeta anche una seconda pelle clownesca in quanto lui stesso “mette il naso finto e torna alla realtà, toglie il naso finto e non si prende sul serio. O forse il contrario?”.

Dall’amore per Roma e dalle esperienze a volta liete, spesso dure, mai banali che hanno segnato la sua infanzia e che continuano tutt’oggi a segnare la sua vita, nasce l’artista Leone. "Granelli di Roma - Verso un Verso diVerso" è la sua prima raccolta di poesie: per la gran parte si tratta di sonetti, tutte rigorosamente in endecasillabo, pervase dai colori.

UN SALTO NEL 2013

La storica Scuola di Arti e Mestieri “Ettore Rolli” ha realizzato il calendario 2013 dal titolo “Jump”. Gli allievi hanno creato una serie di immagini che raccolgono le loro espressioni ed i loro comportamenti nel momento dell’elevazione da terra. L’ispirazione è al “Jumping Style” di Philippe Halsman celebre fotografo che fece saltare celebrità e capi di governo, il quale affermava che “l’atto del saltare rivela la vera natura delle persone perché non è possibile controllare pienamente le espressioni del viso”. La “Ettore Rolli”, attualmente frequentata da circa 300 allievi, presenta un'ampia offerta formativa. Dal lontano 1875 ha sempre perseguito l'obiettivo di perfezionare le competenze nel settore dell'artigianato adeguandosi, nel corso degli anni, all'evoluzione dei mestieri tradizionali in base al progresso tecnologico. Oggi oltre il 30% degli allievi trova un’occupazione al termine dei corsi seguiti; la maggior parte degli stessi apre un’attività imprenditoriale proficua mentre sono tanti gli studenti universitari che seguono i corsi per integrare e perfezionare la carriera accademica.

La redazione

TELEVISIONE.

IL “PIATTO” TELEVISIVO DEL GIORNO

Una cucina semplice e genuina, legata alle antiche tradizioni. Con l’aggiunta di aneddoti, storie e curiosità riguardanti la coltivazione e la stagionalità di frutta e verdura. Tutto questo è “Quel che passa il convento”, la rubrica di cucina in onda su TV2000 all’interno del format “Nel cuore dei giorni”. Condotto da Virginia Conti e Padre Domenico De Stradis il programma va in onda dal lunedì al venerdì alle ore 11.00 ed in replica alle ore 16.00. Le ricette proposte sono legate ai costumi regionali e all’esigenza sempre più evidente di avere una cucina ad avanzi zero. Quel che passa il convento Sito web: http://www.quelchepassailconvento.tv2000.it/ Mail: [email protected] Numero verde: 800 22 88 96 a cura di: Paola Buonomini

Da Scartaccia La Poesia è tale e quale a la Cartaccia: Le parole sò buttate ar vento consumate dall’Omo ogni momento p’er puro gusto de lascià na traccia.

11 gennaio 2013 Leone Antenone - Scartaccia