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FLUIDI SUL SETTECENTO

LA SCIENZA ILLUMINIST A E IL MAGNETISMO ANIMALE

Giovanni Iannuzzo

Sembra che Luigi Galvani, professore d'anatomia nella facoltà medica dell'U-

niversità di Bologna, e noto fisiologo, avesse 1'abitudine di preparare quotidiana-

mente dei brodini di rana. Allora, infatti, si riteneva - e in parte lo si ritiene

tuttora - che il brodo di rana fosse un ottimo alimento per gli infermi. E la mo-glie di Galvani, che lo scienziato amava moltissimo, era ammalata.

Ogni giorno, quindi, Galvani abbandonava temporaneamente le sue ricerche

e si curava personalmente della dieta della moglie. Un giorno, dopo avere scuoiato

una rana ed averne separato dal tronco le zampe posteriori, toccò casualmente con

due utensili di metalli diversi i nervi lombari dell' animale e vide che le zampe po-

steriori della rana si contrassero energicamente. Il fenomeno lo incuriosì e quindi

decise di studiarlo con attenzione, dando così inizio alle sue ricerche su quello

che i posteri avrebbero chiamato «galvanismo».L'aneddoto (del quale esistono almeno tre versioni) (1) può anche non essere

vero, ma sta di fatto che ben presto Galvani si cO11Vinseche in natura esisteva

una «elettricità animale», cioé una forma peculiare di elettricità che stava alla basedei fenomeni vitali in genere e di quelli «psicologici» (come diremmo oggi) in par-

ticolare. Insomma, si convinse di avere scoperto quello che veniva chiamato «flui-do nervoso».

Nel 1790 la sua teoria era già celebre e le sue lezioni, nella sala anatomica del-

1'Univesità, affollatissime. Nel 1791 pubblicò uno scritto di sole 55 pagine - nel

Tomo VII delle Memorie dell'Istituto Scientifico di Bologna - dal titolo, un po'

lunghetto ed emblematico, di «De viribus electricitatis in moto muculari, com-

mentarius» (Commento sulla forza dell'elettricità nel movimento muscolare), nel

quale afferma categorico: «L'elettricità è di natura animale e viene prodotta dalla

rana». Ne rimase sempre convinto.È risaputo che fu merito di un giovane e brillante scienziato, italiano anch' es-

so, Alessandro Volta, scoprire che Galvani aveva confuso 1'energia elettrica pro-

dotta dal contatto tra due metalli diversi con una misteriosa energia di natura bio-

logica. Insomma, Galvani aveva «scoperto» l' el~ttricità, cosa poi non così rilevan-te, visto che già nel VI secolo avanti Cristo il filosofo greco Ta/ete di Mileto aveva

osservato che l'ambra, strofinata sufficentemente a lungo con un panno acquisiva

la capacità di attrarre pezzetti di paglia, piume e altri materiali altrettanto leggeri.

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Galvani riteneva di avere invece scoperto qualcosa di molto più importante e cioé

il principio vitale che sta alla base delle manifestazioni della vita. D'altra parte,tra la fine del '700 e gli inizi dell"800, molti studiosi; scienziati e uomimi di cul-

tura ritennero che fosse possibile scoprire qualcosa di simile. Era anzi questo il

sogno della scienza di quel momento storico. È la chimera di Franckeinstein, quella

di scoprire il segreto della vita: «Dopo giorni e notti di lavoro e fatica incredibili,

riuscii a scoprire le cause della generazione e della vita; anzi, c'è di più, fui in

grado di infondere vita alla materia inanimata», dice l'immaginario dottor Franc-keinstein. Ma è sicuramente più sconcertante quello che Mary Shelley, l'autrice

del celeberrimo racconto, scrive nella sua prefazione alla sua invenzione letteraria:

«Il caso di cui tratta questo romanzo è stato giudicato possibile dal dottor Darwin

e da altri fisiologi tedeschi».

Ingenuità? Forse, ma soprattutto una smisurata fiducia nella scienza e la pro-

fonda esigenza di comprendere il significato dei fenomeni naturali che venivano

man mano scoperti. Se infatti la scienza illuminista aveva già studiato molti aspet-

ti della natura (si era nell'epoca di Lavoisier, Marat, Boyle), dall'altro si avvertiva

l'inadeguatezza di queste conoscenze per una comprensione globale della naturastessa.

Nello stesso tempo, sul finire del '700, andavano maturando delle nuove istanze

filosofiche che si ponevano come alternativa allo strapotere della razionalità scien-

tifica. Si era diffusa una aspirazione all'infinito, all' assoluto, all'irrazionale, che

trovava già espressione nella letteratura pre-romantica, da un lato, e in certi nuoviorientamenti della scienza dall' altro. Era su questa contraddizione che si affaccia-

va l'ottocento, alla ricerca, tra scienza e filosofia, di un principio naturale, di un' e-

nergia, di un fluido che motivasse i fenomeni della natura.

Franz Anton Mesmer, magnetizzatore

La «scoperta» di Galvani dell' esistenza di una elettricità animale era stata pre-

ceduta, in quello scorcio di XVIII secolo, da altre «scoperte» simili. La più impor-

tante, per le sue implicazioni sugli sviluppi di alcune branche della scienza e per

le polemiche che destò, fu quella realizzata da un medico austriaco, Anton FranzMesmer.

Mesmer era nato il 23 maggio del 1733 ad Itzmang, un paesino appartenente

alla parrocchia di W eiler, nell' Alta Svevia. Il padre era una guardia forestale del

principe-vescovo di Costanza.Il giovane Anton Franz aveva deciso di studiare medicina, e si era quindi iscritto

alla facoltà di Vienna, che, in quel periodo storico, era molto nota per la «cultura»

scientifica che impartiva, specialmente nel campo della fisica. Naturalmente non

è che si andasse molto per il sottile nel decidere cosa fosse scientifico e cosa non

lo fosse. Tant'è che per addottorarsi, Mesmer scelse di dibattere un argomento

che oggi - contrariamente ad allora - sarebbe ritenuto incredibilmente eretico:

l'influenza dei corpi celesti sui corpi animali. In questa sua tesi (De planetaru influ-

xu) egli sosteneva che esiste in natura un fluido sottile che caratterizza ed influen-

za tutti i corpi, riempiendo l'intero universo e agendo particolarmente sul sistema

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nervoso. Era, insomma, una tesi «medico-astrologica»,palesemente influenzata da .

quel miscuglio di conoscenze che, allora, caratterizzava la scienza. Non c'è da stu-

pirsi: Newton era un convinto sostenitore della validità dell' astrologia.

Si racconta, anzi, che una volta, dopo avere ascoltato una violenta filippica

contro 1'astrologia dell' astronomo Halley (celebre per avere scoperto la cometa che

porta il suo nome) gli rispose con lapidaria irritazione: do ho studiato la materia,

Signore, e voi no».

D'altre parte, illustri astronomi come Galileo e Keplero furono anche astrolo-

gi (2) e quindi le convinzioni di Mesmer erano ampiamente giustificate.La teoria di Mesmer era semplicissima: alla base di ogni fenomeno vitale v'era

la presenza dinamica di un «fluido» (quello stesso fluido la cui esistenza aveva ipo-tizzato nella sua tesi di laurea); ogni malattia è data dalla altpazione di questo

fluido che, con appropriate tecniche è possibile riequilibrare. Ipotesi strampalate?Diciamo che erano ipotesi che nascevano da alcune specifiche interpretazioni di

alcune scoperte scientifiche del tempo. La fondamentale di esse era quella del ma-

gnetismo e delle calamite. Anzi, sembra proprio che all' origine della dottrina del

magnetismo animale vi sia proprio la semplice... applicazione terapeutica della ca-lamita! Ecco come, secondo alcuni storici, andarono i fatti. Nel 1774 Mesmer eb-

be notizia da un astronomo viennese,l'abate Hell, gesuita, che questi era riuscito

a curare mediante 1'applicazione di una calamita una donna che soffriva di un di-

sturbo cardiaco (3); come se non bastasse lo scienzato-religioso pretendeva di aver

guarito se stesso; egli soffriva da anni di un reuma ed era riuscito a guarire solo

con questo mezzo. Mesmer sembra che sia rimasto interessatissimo da questo nuovo

sistema «terapeutico» e che abbia cominciato ad occuparsene, consigliando nel con-

tempo ad alcuni colleghi di fare lo stesso. Ben presto i risultati cominciarono ad

evidenziarsi: un matematico viennese, Bauer, gli comunicò di aver guarito una don-

na da un fastidioso disturbo agli occhi, e un politico - il consigliere Osterwald- da una paralisi; altri risultati positivi gli furono comunicati da altri medici. Me-

smer, anche sulla scorta delle sue iniziali espe\ienze si convinse che era possibileprodurre delle guarigioni per mezzo del magnetismo. Non necessariamente, però,

quello specifico della calamita. Alcune persone possedevano gli stessi poteri ma-

gnetici, quasi che fossero delle «calamite viventi»; bastava utilizzare questa forma

di magnetismo (non troppo dissimile, poi, da quello fisico) per produrre delle gua-rigioni.

Una delle più belle ed esaustive descrizioni della prassi utilizzata da Mesmer

si ritrova in uno scritto del 1848, pubblicato cioè quando il medico tedesco eramorto da soli trentatré anni:

«Avea Mesmer adottato il sistema dei poli a tenore di quelli della calamita: ei col-

locava gli ammalati nella direzione dei poli nord e sud, prima di toccarli; in segui-

to si valse d'una verga d'acciaio, di ferro o di vetro per aumentar la sua azione

magnetica. Più tardi stabilì un serbatoio o tinozza magnetica, entro a cui metteva

acqua, ferro, vetro e piante amare: tutte cose che Mesmer magnetizzava le unedopo le altre. In seguito ei stabiliva la tinozza in mezzo ad un' ampia sala; era essa

chiusa da un coperchio munito d'un certo numero di fori, dai quali usciano altre t-

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tante barre di ferro mobili e fornite di gomiti o piegature. Gli ammalati veniano

disposti intorno alla tinozza, ed aveva ciascuno la sua barra, la quale, per mezzo

del gomito che presentava, potea venir direttamente applicata sulla parte inferma.Una fune avvoltolata intorno alloro corpo, li univa gli uni cogli altri; talvolta for-

mavasi una seconda catena facendo comunicar fra essi gli ammalati per mezzo del-

le mani. Era collocato un pianoforte in un canto della sala, e vi si eseguivano pa-

recchie sonate di svariato movimento, aggiungendosi anche qualche volta della mu-

sica vocale. Tutti coloro che magnetizzavano teneano in mano una verga di ferro

lunga circa un piede, che consideravasi il conduttore del fluido magnetico; aveva

essa pure la proprietà di concentrare questo fluido nella sua punta, e render con

ciò più possenti le sue emanazioni. Il suono, nel sistema mesmeriano, era pur essoconduttore del magnetismo, e per comunicarlo al pianoforte bastava avvicinarvi

la verga. La corda onde erano cinti gli infermi, del pari che la catena delle mani,era destinata ad aumentare l'intensità della magnetizzazione. L'azione del fluido

magnetico, in siffatto modo diretta, produsse, siccome vuolsi, effetti sorprenden-ti: alcuni ammalati risentirono crisi di nervi; altri grande sollievo nei loro mali.

Mesmer credeva che le crisi fossero necessarie per produrre la guarigione, ma do-

po che il magnetismo fu più conosciuto, cercossi di avitarle o scemarle, e si sem-

plificò pure la maniera di applicarlo». (4)Le cure di Mesmer trovarono, nel con tempo, degli sfegatati sostenitori e dei

formidabili detrattori. Tra i primi è impossibile non ricordare figure ormai entra-te nella storia (se non della scienza, perlomeno della pseudo-scienza): ad esempio

il celeberrimo Marchese di Puysègur che raccolse gli insegnamenti di Mesmer, am-

pliandoli in maniera perlomeno originale. Egli «operava» nel suo castello di Bu-zancy curando un gran numero di ammalati; tanti ammalati che, a quanto pare,

a un certo momento decise che non pote.va sottoporsi ad un superlavoro nè tanto-meno prendere degli assistenti. Escogitò allora una trovata di stampo sicuramente

«manageriale». Magnetizzò un gigantesco olmo della sua proprietà, assicurandoi suoi sbalorditi contadini che, stringendosi all' albero avrebbero ottenuto gli stes-

si effetti presupponibili con una magnetizzazione diretta. E sembra che la trovataabbia sortito un certo effetto, visto che intorno all' albero-calamita si arrivarono

a raggruppare sino a cento trenta persone! Puysègur apparteneva, d'altronde, ad una

famiglia che aveva un vero «talento magnetico»: un suo fratello, ufficiale di Mari-

na, Chastenet de Puysègur, aveva «magnetizzato» la sua nave, sulla quale ognicosa (dalle sartie, alle vele, agli alberi) fungevano da magnetizzatori; e 1'altro fra-

tello del marchese, il conte Maxime de Puysègur, ufficiale del reggimento di Lin-

guadoca, aveva guarito colleghi e subalterni, tanto da divenire una celebrità. (5)Il Marchese di Puysègur, comunque, sembra sia stato davvero un innovatore

in questo campo. Se infatti è vero che Mesmer scoprì il magnetismo animale, de

Puysègur scoprì un particolare aspetto di questa tecnica, che avrebbe tramandato

ai posteri il mesmerismo: la trance ipnotica. Mesmer, infatti, non sappiamo se avessedavvero scoperto che, nel corso dei suoi esperimenti «magnetici» alcuni pazienti

entrassero in uno stato catalettico. Se l'ha scoperto, non l'ha m~i reso noto.Puysègur, invece, ne fece notizia di pubblico dominio. Il primo caso documentato

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di sonnambulismo «magnetico» avvenne infatti nelle sue tenute: il marchese stava

curapdo un suo giovane contadino, il ventitreenne Victor Rass, che era affetto

da un'imprecisata malattia polmonare. Normalmente i pazienti o restavano così

com'erano prima del trattamento, o presentavano una «crisi» che, secondo i ma-

gnetizzatori, era segno sicuro di un benefico effetto del fluido. Quella volta av-

venne tutto il contrario, e il giovane Victor letteralmente si addormentò tra lesue braccia.

Un vecchio proverbio dice che «chi dorme non piglia pesci»; Victor invece fe-

ce una pesca ricchissima, poiché a sua insaputa il suo nome sarebbe stato ricorda-

to dai posteri come quello del primo soggetto che era entrato, in epoca moderna,

in una trance ipnotica.Se Victor Rass sarebbe entrato nella storia della scienza moderna con una sem-

plice dormitina, e Puysègur per avere ufficialmente scoperto !'ipnosi, Mesmer fe-

ce un ingresso nella storia del sapere scientifico sicuramente più burrascoso.Infatti man mano che le sue teorie e le sue tecniche si diffondevano per l'Eu-

ropa, aumentavano le proteste dei medici, le critiche degli scienziati e le remore

dei pazienti. Il U1edico tedesco dovette ben presto abbandonare Vienna, dove aveva

cominciato a praticare il suo «magnetismo animale» nella maniera che abbiamo

visto, ed a recarsi a Parigi, città assai più liberale, aperta, disponibile alle novità.Vi giunse nel 1778. «Parigi vaI bene una tinozza», aveva pensato, mettendosi

subito all' opera. È presumibile che abbia inizialmente tentato di ingraziarsi 1'am-

biente scientifico della metropoli europea. Infatti, già nell' anno successivo, pub-

blicava una «memoria»: «Memoria sulla scoperta del magnetismo animale», palese-mente indirizzata al mondo della scienza. Fu un «fiasco» clamoroso. Nessuno dei

membri dell'Accademia delle scienze (tranne D'Elson) volle prestar fede alle sueaffermazioni.

Mesmer ne fu profondamente deluso e si dedicò interamente alle sue pratiche

terapeutiche, disdegnando il consenso dell' ortodossia scientifica. Ebbe un note-

vole successo. Troppo forse perché i medici parigini e quella stessa ortodossia scien-tifica che ne aveva salutato l'arrivo con indifferenza, non ritenesse giunto il mo-

mento di vedere se nel suo metodo ci fosse qualcosa di attendibile. Fu nominata

una commissione scientifica col compito d'indagare sulle pretese terapeutiche del

dottor Mesmer: era composta da quattro medici e da cinque membri dell'Accade-mia delle scienze. Non c'è dubbio che tra essi vi fossero scienzati notissimi: basti

ricordare tra i medici il dottor Guillotin (divenuto poi molto più noto per una

certa sua «tagliente» invenzione) e tra gli scienzati Benjamin Franklin e Lavoisier. (6)

Il loro giudizio fu categorico: il magnetismo animale era un semplice espedien-

te suggestivo, e non produceva nessuna effettiva guarigione, a parte le convinzio-

ni dei pazienti sull' efficacia della terapia da loro stessi intrapresa. Ergo, Mesmerera un ciarlatano.

È difficile, tuttora, dire quanto vi fosse di obiettivo in questo giudizio e quan-

to invece fosse stato dettato dall'invidia, dalle pressioni politiche e dall' esigenza

di limitare gli effetti «pubblici» di una terapia che, per quanto inefficace potesse

essere, riempiva gli studi e i «gabinetti» dei mesmerizzatori. Sta di fatto che, in

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qualche modo a conferma di questo atteggiamento, fu data la più ampia pubblicitàai risultati della commissione. La relazione finale di Bailly fu pubblicata in venti-mila copie (una cifra assolutamente esorbitante per quell'epoca) e fu diffusa in tuttal'Europa. Assai meno pubblicità fu invece fatta alla relazione «minoritaria» (percosì dire) di un membro della commissione, Jussieu, che si era dichiarato favore-volmente all'efficacia del magnetismo animale.

Per Mesmer fu un brutto colpo. Lasciò la Francia, recandosi in Inghilterra,poi da lì passò in Svizzera, paese nel quale ebbe buona accoglienza, trovò allievicome l'abate Lavater (il cui principale soggetto sembrava essere la moglie isterica).

Nel 1799 pubblicò un'altra opera nella quale esponeva la sua teoria sul «ma-gnetismo animale». Anche questa volta il suo lavoro fu accolto dagli uomini discienza con una indifferenza assoluta: Mesmer era ormai considerato un ciarlata-

no. Morì nel 1815, quasi dimenticato, a Meersburg. Aveva simboleggiato lo spiri-to di un'epoca. Il diciannovesimo secolo bussava alle porte della storia.

I romantici misteri dei fluidiSul finire del '700 la ricerca scientifica aveva sicuramente registrato alcuni no-

tevolissimi successi. E non una sola disciplina, bensì praticamente tutte le scienzeallora in qualche modo sviluppate. Non si trattava di isolate scoperte o di teorie,più o meno audaci, propugnate da un riformatore. Si trattava bensì di tutta unaserie di acquisizioni che provenivano da ogni campo dello scibile e che fornivanouna mole enorme di conoscenze in ogni settore scientifico. Lo spirito dei «lumi»sembrava esplodere in una società sempre più decisamente orientata verso unosvilupppo scientifico e tecnologico che appariva fondamentalmente illimitato. Nel1788 Luigi Lagrange - un torinese parente, più omeno alla lontana, di Cartesio- pubblica la sua Meccanica Analitica, una pietra miliare nella strada del progres-so matematico che avrebbe contribuito in maniera determinante all'evoluzione del-

l'astronomia scientifica. Nel 1796 il grande fisico e astronomo francese Laplace(celebre per i suoi studi sulla fisica dei corpi elastici) pubblica una «Esposizionedel sistemadel mondo» che rappresenta un testo importantissimo per la nuova filo-sofia cosmologica che va impostandosi in quegli anni. Le concezioni sulla naturadell'universo si sono profondamente modificate. La razionalità scientifica sembraimporre il suo imperio persino sulle galassie.

Nel campo delle scienze sperimentali i risultati ottenuti in quegli anni di tran-sizione sono ancora più rivoluzionari.

Coulomb decreta, in base a ricerche condotte tra il 1785 e il 1789, che l'elet~tricità è tutt'altro che un fluido magnetico e che invece obbedisce alle leggi new-toniane della gravitazione universale.

Il più rappresentativo, forse, tra gli scienziati di quel periodo storico fu co-munque Lavoisier, che abbiamo già visto impegnato a valutare, per conto del redi Francia, l'opera e le idee di Mesmer. Lavoisier è una figura paradigmatica dellascienza di fine settecento. Sintetizzò mirabilmente una serie di scoperte che era-no state compiute in quegli anni (7), utilizzò un metodo estremamente rigorosonei suoi studi e si fece portavoce del nuovo spirito illuminista. La sua affermazio-

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ne che «nulla si crea e nulla si distrugge» (cioé che la materia dell'universo è immu-

tabile e che esiste una legge della conservazione dell' energia) è una delle pochemassime scientifiche che facciano parte anche del sapere popolare.

La scienza, insomma, viveva un periodo di enorme sviluppo. E non solo la

scienza, ma anche la tecnica che ne era diretta emanazione. Basti pensare che,

in seguito proprio agli studi di Lavoisier e di altri scienziati sui gas, si era svilup-

pata l'aerostatica e che gli sviluppi ulteriori di questa branca della fisica avrebbero

portato, il 4 giugno del 1783, alla costruzione, da parte dei fratelli Montgolfier

della prima «macchina aerostatica».Che la tecnologia in quello scorcio di secolo stesse assumendo una importanza

sempre più determinante, ci è dimostrato dalla fondazione della École Politecni-

que (1794) che aveva come intendimento programmatico quello di creare ingegne-

ri per le nuove esigenze tecniche che erano andate maturando nel periodo succes-sivo alla Rivoluzione Francese. (8) «La macchina a vapore - scriveva Figuier rife-

rendosi all'invenzione da parte di Fulton della navigazione a vapore - , invenzio-ne sublime che dà vita alla materia, e la cui forza equivale all' esistenza di milioni

d'uomini, ha ormai mutato le condizioni sociali e modificherà ancora possente-

mente tutti i suoi rapporti: ma applicata alla navigazione, le sue conseguenze tor-navano incalcolabili». (9)

Insomma, il progresso tecnico e scientifico sembrava inarrestabile nella sua

sempre più perfezionata evoluzione. In quel momento storico personaggi come Gal-vani e Mesmer erano fuori dal tempo.

Non lo sarebbero rimasti, però, a lungo. Il secolo dei lumi, infatti, volgeva

rapidamente al termine. Al successo politico e sociale degli ideali dell'illuminismoera seguita la Rivoluzione Francese prima e il regime napoleonico dopo. Per lun-

ghi anni l'Europa si era tramutata in uno sterminato campo di battaglia. Gli ideali

di libertà, eguaglianza e fraternità che erano stati propagandati dai giacobini era-no rimasti privi di contenuti politici reali. La grande utopia era finita, annientata

dal Terrore rivoluzionario e dai sogni imperialistici di Bonaparte.

Lavoisier era stato ghigliottinato 1'8 maggio del 1794; la sua esecuzione era

stata eseguita con lo strumento inventato dal suo collega dell' accademia delle scienzeGuillotin, ambedue membri della commissione reale che doveva valutare l'effica-cia scientifica del metodo di Franz Anton Mesmer. I tribunali rivoluzionari non

avevano tenuto in alcun conto le sue opere scientifiche; ad una domanda di grazia

Fouquier-Tinville aveva risposto: «La repubblica non ha bisogno di dotti né dichimiçi».

Alla Rivoluzione fecero seguito le Armate di Napoleone. In Europa non v'era

più posto per gli ideali che avevano prodotto quel rigoglioso sviluppo della scienzadi fine settecento. L'Europa era ormai solo un cumulo di rovine, e i destini dei

popoli erano decisi da eserciti e generali e non dalla Dea Ragione. Insieme all'uto-

pia politica e sociale crollò anche l'utopia filosofica. Come era possibile sognareun mondo edificato sulla ragione, sulla razionalità, sulla tecnologia e sul progres-

so? Era quello il mondo che l'Illuminismo si illudeva di costruire? La realtà con-

traddiceva apertamente l'utopia...

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--

D'altra parte l'Illuminismo da anni mostrava delle breccie nella sua compattastruttura filosofica. La sua visione materialistica del mondo non riusciva a soddi-

sfare le istanze soggettive dei singoli individui. Come se non bastasse, le stesse

scoperte scientifiche, vanto indiscutibile della nuova filosofia, non riuscivano a

dare un significato al mondo.

Le domande alle quali non sembrava possibile dare una risposta erano le solite

domande che hanno da sempre mosso il progredire della scienza; ci si chiedeva

quale fosse il significato dei fenomeni naturali nel contesto dell'universo, quali

forze amalgamassero fenomeno con fenomeno, cosa esistesse alla base dei feno-meni vitali. In un momento storico in cui le certezze razionali erano crollate, re-

stavano le aspirazioni alla conoscenza assoluta e l'intuizione che !'immagine della

natura che era stata fornita sino ad allora dall'illuminismo non fosse completa.

Forse questa aspirazione all'infinito si espresse più compiutamente nella letteratu-

ra prima che nella scienza, ma comunque ben presto contagiò anche la scienza.

Era nato il romanticismo. Ed erano tornate in auge le ricerche sui fluidi. Mesmer

aveva ragione?

Contrariamente a quanto avveniva negli ultimi anni del diciottesimo secolo,

agli inizi dell'ottocento non tutti gli uomini di scienza erano convinti che Mesmer

fosse un ciarlatano, e questo primo ancora che gli storici moderni della scienza

gli abbiano legittimamente attribuito il merito di avere scoperto i fenomeni di sug-

gestione ipnotica (o almeno di aver ideato la tecnica seguendo la quale Puysègur

li avrebbe scoperti).Il fatto è che, già dai primi dell' ottocento, gli scienzati più aperti a certe teo-

rie, cominciarono a porsi un problema derivante sia dalle pretese del magnetismo

animale che dalle acquisizioni della scienza e della tecnica. Infatti, ci si chiedeva

se il magnetismo animale potesse essere in qualche modo evidenziato. La fisica

aveva insegnato che le energie sono in qualche modo misurabili. Se quella scoper-

ta da Mesmer era una energia (come lo stesso «scopritore» sosteneva) avrebbe do-vuto essere in qualche modo evidenziata. È, questo, un problema che sin da allora

ha caratterizzato le ricerche in questo campo, l'antinomia tra energie presunte e

loro misurazione. Già allora alcuni notevoli uomini di scienza risposero in manie-

ra sicuramente intelligente. E cioé; possono esistere energie che, per la loro stessanatura o per insufficienti conoscenze scientifiche è impossibile misurare (9). Tra

i tanti che sostennero la tesi che il nostro organismo può essere in grado di perce-pire energie non fisicamente rilevabili, basterebbe citare Laplace e Cuvier.

Si andava, cioé, affermando un nuovo modo di considerare i fluidi, e cioé si

cominciava a prendere atto della possibilità che tali misteriose energie non fossero

misurabili o quantificabili. È importante evidenziare questo fatto, per la sua im-

portanza nella storia della ricerca in questo campo. Questa concezione, infatti,

è quella che ha maggiormente caratterizzato gli studi su questo argomento, talvol-

ta a torto, talaltra a ragione. Se infatti è vero che possono esistere in natura delle

energie non misurabili con le apparecchiature a disposizione degli scienziati, è an-

che vero che se questa diviene una regola è possibile fare diventare reali energie

puramente ipotetiche. Tanto, non sono misurabili...

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Dopo le «scoperte» di Mesmer, per molti anni non v' erano state altre teorie

che ipotizzassero l'esistenza di fluidi vitali. L'episodio di Galvani s'era limitatoa un breve arco di tempo, corrispondente approssimativamente all' ascesa del pre-

stigio scientifico di Volta. Si trattava di fluidi solo all' apparenza diversi. Sia il

fluido «galvanico» che quello «mesmeriano», infatti, si pretendeva che fossero allabase dei fenomeni vitali. Ambedue avevano una azione determinante sul funzio-

namento del sistema nervoso (le contrazioni dei muscoli della rana di Galvani e

le «crisi» dei pazienti di Mesmer ne sembravano essere le dimostrazioni più pale-si). E bisognerà aspettare parecchi anni prima che nuovi fluidi appaiano all' oriz-

zonte. Anche questo è un fatto significativo: col mutare delle esigenze storiche,mutava anche la «domanda» scientifica. Se sul finire del '700 1'esigenza maggiore

era quella di scoprire il principio che stava alla base di tutti i fenomeni biologici,

negli anni successivi, e sino alla prima metà dell' ottocento, 1'esigenza fu quelladi comprendere come la natura e la società si evolvessero. Anche quella era la ri-

cerca di un «principio», ma di un principio diverso, nella ricerca del quale si sareb-

bero cimentati, con pari entuasiasmo, studiosi di filosofia e naturalisti.La ricerca sui fluidi si era però soltanto sopita. Nel mentre erano sorte associa-

zioni di mesmeristi che continuavano a condurre le proprie ricerche.

I seguaci di Mesmer aspettavano che i tempi fossero maturi perché la scienza

tornasse a prendere in considerazione l'esistenza del magnetismo animale. Nel men-tre continuavano 'i loro esperimenti e le loro (spesso lucrose) attività.

In realtà, i fenomeni «mesmerici» sarebbero tornati alla ribalta del mondo del-

la scienza, ma con caratteristiche molto diverse da quelle, per così dire, originarie.E tornarono infatti alla ribalta, alcuni decenni dopo la morte di Mesmer, ma con

i medium al posto dei magnetizzatori e i tavoli «ballerini» al posto delle classiche

«tinozze magnetiche».E la ricerca sui fluidi sarebbe continuata seguendo strade assai diverse da quelle

indicate da un professore italiano di anatomia e da un medico tedesco particolar-mente interessato all' astrologia.

o o o

NOTE E BIBLIOGRAFIA

1) Un' altra versione dell' aneddoto relativo alla scoperta da parte di Galvani dell' elettricità

animale sostiene che un giorno, mentre Galvani stava realizzando un esperimento con delle ranescuoiate e tagliate a metà, avendo ne appese alcune ad un'inferriata metallica per mezzo di unfilo di rame ad uncino che passava attraverso la colonna vertebrale degli animali, osservò chele rane presentavano «vive convulsioni»: incuriosito dal fenomeno lo scienziato italiano decisedi studiarlo. Una terza versione, invece, attribuisce la scoperta casuale ad un assistente di GaI,vani e alla moglie dello scienzato. Un assistente di Galvaniavvicinò un giorno per caso la puntadi uno scalpello metallico al nervo crurale di una rana scuoiata posta sul tavolo del laboratorioe vide che la rana presentò delle convulsioni. La moglie di Galvani, che era presente all'involon-tario esperimento, notò che il movimento della rana era coinciso con lo sprigionarsi dalla puntadello scalpello di una scintilla elettrica e ne parlò col marito che decise di occuparsi di quellostrano fenomeno.

I tre aneddoti sono riportati alla voce «galvanismo» in una antica enciclopedia italiana.

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Voce «Gaivanismo», Enciclopedia Italiana, volume settimo, pagg. 2806-2810, Venezia, 1848 cir-

ca, Stabilimento enciclopedico di Girolamo Tasso tipografo editore.

(la) Nella ricerca del «principio vitale» alla base di tutte le manifestazioni della natura, Gal-vani era in compagnia di molti illustri studiosi. Hermann Boerhaave, medico olandese, pensavache tale principio fosse il movimento prodotto da un «fluido» nel cervello; il chimico FriederichHoffman pensava che esistesse un «fluido» generatore di movimento nella linfa delle piante,nel sangue e nel cervello umano, le cui «particelle» erano connesse ad un «istinto motore». Suposizioni decisamente più spiritualiste erano altri celebri pensatori come Georg Ernst Stall, cheaffermava che il corpo umano non si corrompeva per l'esistenza dell'anima. Johann GottfriedHerder, allievo di Kant, e a sua volta maestro di Goethe, sosteneva, invece, che «un solo princi-

pio vitale sembra dominare la natura: il fluido etereo o elettrico», anticipando le intuizioni diGalvani. Persino Van Helmont, celebre per i suoi studi sui succhi gastrici, pensava che esistesseuno «spiritus» nell'uomo, che era una sostanza finissima che coesisteva con l'anima immaterialeche regolava i processi della vita e della sensibilità.

(2) Notizie sulle credenze astrologiche di Keplero e Galilei, e sul loro lavoro di astrologi pos-sono essere trovate in:

Jacques Sadoul, L'enigma dello zodiaco, Palazzi, Milano, 1973.

(2a) Molti studiosi e pensatori, prima di Mesmer, avevano ipotizzato l'esistenza di un «£lui-do magnetico» e le sue possibili applicazioni «cliniche». Aezio d'Amida, nel VI secolo d:C. so-steneva che l'applicazione della calamita faceva cessare i dolori della podagra; Paracelso utilizza-va anch'egli la calamita in terapia. Nel 1608 venne addirittura pubblicato una specie di trattatodi «magnetoterapia», il De la cure magnetique des plaies, di Rudolf Gockel, le cui teorie venneropoi sostenute da Van Helmont, autore a sua volta di un altro trattato sulla cura magnetica dellemalattie. Un medico di Gottinga, Friedrich Wilhelm Klaerich, utilizzava la calamita per curarele odontalgie e Hollman e Abraham Gotthelf Kastner descrissero addirittura degli «effetti colla-terali» della terapia, consistenti nell'insorgenza di dolore, formicolio e sudorazione nella zonadi applicazione della calamita.

(3) Lettteraimente, negli scritti relativi a questo episodio di guarigione e datanti dalla primametà del XIX secolo, non si parla di disturbo cardiaco ma di «cardialgia», cioé di «dolore cardia-co», senza specificare di che malattia si trattasse.

(4) La descrizione delle sedute «mesmeriche» che riportiamo è tratta dalla voce «Mesmeri-

smo» dell'Enciclopedia Italiana già citata.Voce «Magnetismo animale», Enciclopedia Italiana, volume ottavo, parte seconda, pagg. 78-86,Venezia, 1848, Stabilimento enciclopedico di Girolamo Tasso tipografo editore.

(5) Una trattazione critica delle pretese «magnetiche» della famiglia de Pysègur è presentata in:Jean Vartier, Allan Kardec, la nascita dello spiritismo, Edizioni Mediterranee, Roma, 1971.

(6) I membri della commissione erano: i medici Giullotin, Majault, Sallin e Darcet; l'atrono-

mo Bailly, i fisici Lavoisier, Franklin, Bory e Leroi, membri dell' Accademia delle Scienze. Baillyfu l'estensore della relazione finale, quella resa pubblica. Sembra che l'astronomo francese abbiaanche presentato una relazione «privata» nella quale evidenziava il malcostume che sembravacaratterizzare le «sedute mesmeriche».

«L'uomo che magnetizza - scrive Bailly - tiene di solito le ginocchia della donna strette frale proprie, in modo che tutte le parti inferiori del corpo si tocchino. La mano viene premutasulle cosce e talvolta sulle ovaie... spesso, tenendo la mano sinistra applicata in questo modoegli passa la destra dietro il corpo della donna: il contatto è favorito dalla doppia inclinazionedei due corpi, che si avvicinano sempre di più. I visi si sfiorano, si può quasi respirare l'alitodell' altro e inevitabilmente 1'attrazione sessuale agisce in tutta la sua potenza. Non è un fattostraordinario: l'immaginazione, lavorando contemporaneamente, provoca una certa eccitazionein tutto l'organismo...». Da Vartier, Allan Kardec, la nascita dello spiritismo, op. ci t.

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(7) Per un inquadramento storico della cultura scientifica di quel periodo, può essere consultato:Jacques Godechot, L'epoca delle rivoluzioni, Storia Universale dei Popoli e delle Civiltà, voI. XI,pp. 38-50, UTET, Torino, 1969.

(8) Sulla fondazione dell'École Politechnique, si può consultare:Friedrich Klemm, Storia della tecnica, Feltrinelli, Milano, 1959.

(9) Luigi Figuier, Il Vapore e le sue applicazioni, Fratelli Treves, Milano, 1887.

(9a) Tra le vittime della Rivoluzione non vi fu solo Lavoisier, ma anche l'astronomo Bailly,Sindaco di Parigi. Un aneddoto vuole che Mesmer tornasse a Parigi proprio il giorno della suaesecuzione e che vedendolo passare sulla carretta dei condannati alla ghigliottina, si scoprissereverenzialmente il capo.

(lO) La teoria che non tutte le energie fossero misurabili è, tra l'altro espressa in un celebretesto di Laplace (Thèorie analytique du calcul des probabilitès, pago 358 dell'edizione originalestampata in quarto, Parigi 1812).

(10a) Cuvier espresse l'idea che non sempre le energie percepite dall'organismo potesseroessere misurate da strumenti fisici nelle sue famose Leçons d'anatomie comparèe, prima edizione,tomo II, pago 117. Cuvier fu il fondatore dell' anatomia comparata, e presidente, nel 1803, dellaAccademia Francese delle scienze.

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