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I G N I S A R D E N S S OMMARIO OMMARIO Le prime Celebrazioni del Centenario Pag. 3 C C O O N N O O S S C C E E R R E E P P I I O O X X Il settimanale diocesano così annunciava l’elezione di Papa Pio X 4 L’immutata divisa dei Sarto: condizione umile e lavoro 8 I festeggiamenti del Centenario 9 Amarci in Cristo 11 2 Giugno: Anniversario della nascita di San Pio X 14 Il Conclave del 1903 16 100 anni dalla visita di Pio X a Vigonovo (Pordenone) 22 C C R R O O N N A A C C A A P P A A R R R R O O C C C C H H I I A A L L E E La parrocchia di Riese festeggia due sacerdoti novelli 23 Un gradito dono per Don Enrico 24 La pia pratica del mese di maggio nell’anno dedicato al Rosario 25 Giubileo Sacerdotale 25 Un incontro particolare col Signore 26 ... e vai con il ‘43! 28 Gruppo Fidanzati 29 In ricordo di... 30 Vita Parrocchiale 31 IGNIS ARDENS S. Pio X e la sua terra Pubbl. Bimestrale n. 3 Anno XXXXIX MAGGIO - GIUGNO 2003 Spedizione in abbonamento postale Gruppo IV Quota abbonamento annuo: Italia €. 15 sul c.c.p. n°13438312 Estero (via area) €. 30 Redazione - Amministrazione Via J. Monico, 1 31039 Riese Pio X (Treviso) Tel. 0423 483105 - Fax 0423 750177 Direttore: Giovanni Bordin Direttore Responsabile: Pietro Tonello Autorizzazione del Tribunale di Treviso n°106 del 10 maggio 1954 Tipolitografia “ERREPI” di Berno Primo Via Castellana, 50 31039 Riese Pio X (TV) Tel. 0423 746276 - Fax 0423 746663 In copertina:

IGNIS ARDENS SOMMARIO S. Pio X e la sua terra · Il Comitato per le celebrazioni centena- ... GLORIA NOSTRANOSTRA Sarto è Trevisano! È questa la vera gloria. Gloria intemerata,

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SS OMMARIOOMMARIO

Le prime Celebrazioni del Centenario Pag. 3

CCCC OOOO NNNN OOOO SSSS CCCC EEEE RRRR EEEE PPPP IIII OOOO XXXX

Il settimanale diocesano così annunciava

l’elezione di Papa Pio X ” 4

L’immutata divisa dei Sarto:

condizione umile e lavoro ” 8

I festeggiamenti del Centenario ” 9

Amarci in Cristo ” 11

2 Giugno:

Anniversario della nascita di San Pio X ” 14

Il Conclave del 1903 ” 16

100 anni dalla visita di Pio X

a Vigonovo (Pordenone) ” 22

CCCC RRRR OOOO NNNN AAAA CCCC AAAA PPPP AAAA RRRR RRRR OOOO CCCC CCCC HHHH IIII AAAA LLLL EEEE

La parrocchia di Riese

festeggia due sacerdoti novelli ” 23

Un gradito dono per Don Enrico ” 24

La pia pratica del mese di maggio

nell’anno dedicato al Rosario ” 25

Giubileo Sacerdotale ” 25

Un incontro particolare col Signore ” 26

... e vai con il ‘43! ” 28

Gruppo Fidanzati ” 29

In ricordo di... ” 30

Vita Parrocchiale ” 31

IGNIS ARDENSS. Pio X e la sua terra

Pubbl. Bimestrale n. 3Anno XXXXIX

MAGGIO - GIUGNO 2003

Spedizione in abbonamento postaleGruppo IV

Quota abbonamento annuo:Italia €. 15

sul c.c.p. n°13438312Estero (via area) €. 30

Redazione - AmministrazioneVia J. Monico, 1

31039 Riese Pio X (Treviso)Tel. 0423 483105 - Fax 0423 750177

Direttore:Giovanni Bordin

Direttore Responsabile:Pietro Tonello

Autorizzazione delTribunale di Treviso n°106

del 10 maggio 1954

Tipolitografia “ERREPI”di Berno Primo

Via Castellana, 5031039 Riese Pio X (TV)

Tel. 0423 746276 - Fax 0423 746663

In copertina:

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Questo numero di Ignis Ardens e ilprossimo hanno valore documentaristicospeciale.

In questo, riferiamo dei primi festeggia-menti nel ricordo del Centenario della ele-zione del Card. Giuseppe Sarto a papa Pio X.

Il 2 giugno è stato ricordato solenne-mente il genetliaco di San Pio X.Precedentemente, nel mese di maggio, èstata fatta la fiaccolata dei Tombolani - chea piedi - hanno portato la nuova statua diSan Pio X per la loro parrocchia. Altrogrande appuntamento: la grandiosa cele-brazione a Riese del Centenariodell’Unitalsi, la benemerita Associazionebenedetta nel suo nascere da San Pio X,suo patrono speciale, e che continua asvolgere la sua meravigliosa missione,portando a Lourdes e ad altri Santuarimariani, malati e pellegrini.

Il Patriarca di Venezia S. E. Mons.Angelo Scola ha presieduto la concelebra-zione commemorativa, pronunciando unabella e dotta omelia.

L’abbiamo riportata integralmente, cosìcom’è stata detta.

Il Comitato per le celebrazioni centena-rie ha voluto solennizzare quest’anno ilgenetliaco di San Pio X con un Convegnosul personaggio, intendendo così dare allecelebrazioni uno spessore culturale a livel-lo nazionale.

Sono stati invitati infatti tre relatoriimportanti e di valore, come viene riferitonella cronaca; per prima pubblichiamo larelazione del giornalista Vaticanista

Andrea Tornielli.Così i nostri lettori hanno modo di capi-

re meglio come è avvenuta l’elezione delCard. Sarto a Sommo Pontefice.

Ha celebrato al mattino del 2 giugno laSanta Messa, S. E. Mons. AntonioMistrorigo vescovo emerito, che ha pro-nunciato un’interessante omelia. La ripor-tiamo integralmente.

Alla sera del 2 giugno si è svolto ungrandioso Concerto in chiesa, sia per ilnumero dei concertisti - i membri del Corodi Salvarosa - un centinaio circa, edell’Orchestra del Conservatorio diCastelfranco Veneto.

I brani eseguiti hanno voluto esaltareLorenzo Petrosi - compositore di musicasacra - scoperto e valorizzato dal nostroSan Pio X.

È stata fatta anche la registrazione in unacassetta a disposizione di quanti desideranoaverla per poterla ancora ascoltare.

Le manifestazioni poi hanno fatto unpo’ di pausa: per aspettare l’arrivo da tuttoil mondo dei Riesini emigrati, invitati allecelebrazioni dell’agosto e quindi dellecelebrazioni diocesane, della nostraParrocchia, compreso il Pellegrinaggio aRoma.

Segnalo con gioia le notizie di cronacaparrocchiale, le Messe novelle di duenostri giovani, giunti al Sacerdozio: donAndrea Piccolo, dei Canonici Lateranensie don Enrico Gaetan dei salesiani.

A loro il nostro augurio di lungo e frut-tuoso apostolato, sulla scia di San Pio X.

Mons. Giovanni Bordin

arciprete

LE PRIME CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO

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CCOONNOOSSCCEERREE PP IIOO XX

Anno XII Supplemento al n. 31

“LA VITA DEL POPOLO”Treviso, 4 Agosto 1903

S. E. Giuseppe SartoPapa col nome di Pio X

LL’annuncio uf’annuncio ufficialeficiale

Ecco il telegramma spedito a S. E. Mons.Vescovo dal Comm. Sassi, SpedizioniereApostolico.

Roma ore 13.15

ELETTO SOMMO PONTEFICE

CARDIN. SARTO

PRESE NOME DI PIO X

Sassi

LLAA NOTIZIANOTIZIA ININ CCITTÀITTÀ

A mezzogiorno, come una luce fulgente chead un tratto rompe una nube monotona cheincombe sulla terra, si diffuse in città la notiziaportata sulle ali del telegrafo: Sarto è fattoPapa!

Dire l’entusiasmo e il brivido di gioia chela notizia improvvisa, insospettata, inattesa,reca in tutti i cittadini di qualunque partito, èassolutamente impossibile. Qua e là per tutte lecontrade e per le piazze (è giorno di mercato)si formano cappannelli e gruppi di persone di

tutte le condizioni che vanno commentandocon gioia l’annunzio. Si vedono braccia agitar-si, volti infiammati ed accesi, s’ascoltano paro-le ch’esprimono il giubilo dei cuori che vedo-no in questo fatto una vera gloria della nostracittà.

LLAA NOTIZIANOTIZIA CONFERMACONFERMATTACIACI

DADA VVENEZIAENEZIA

Abbiamo voluto telefonare (ore 13.30) aVenezia per avere la conferma ufficiale dellanomina dell’Eminentissimo Sarto a SommoPontefice.

La notizia ci venne pienamente confermata:il nuovo Papa assunse il nome di Pio X. Daquanto ci si telefonò, anche a Venezia l’entu-siasmo per tale elezione è grandissimo.

GGLORIALORIA NOSTRANOSTRA

Sarto è Trevisano!È questa la vera gloria. Gloria intemerata,

gloria guadagnata dall’uomo che oggi sale allaCattedra di San Pietro, non per nobiltà di nata-li, o per maneggi d’ambizione, o per alteinfluenze ed appoggi interessati; ma per meritipersonali.

Sarto, quella nobile figura, dalla fronteaperta, dall’occhio scintillante e paterno, daicapelli bianchi che incorniciano la fronte ama-bilissima è figlio di poverissima famiglia dellanostra provincia e salì a tanta altezza per le dotidi cui egli seppe con invitta costanza e sacrifi-cio continuo fornire l’animo suo. Egli è d’unabontà affabile che si manifesta al primo tratta-re con lui, d’una semplicità di tratto che sfug-ge da qualunque pompa esteriore ed ebbe sem-pre un’arte di governare e d’amare le animeche gli attirò dovunque amore e stima.

A cura di Narciso Masaro

IL SETTIMANALE DIOCESANO COSÌ ANNUNCIAVA

L’ELEZIONE DI PAPA PIO X

Pio X in abiti pontificali, poco dopo l’elezione.

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LLAA PPAATRIATRIA

Riese, quella graziosa borgata che sorgepoco lungi dalle nostre Prealpi, nel distretto diCastelfranco, fu la terra fortunata che il 2Giugno 1835 diede i natali al nuovo Pontefice.

I suoi genitori appartenevano alla classe piùumile del popolo e la sua buona madre, rima-sta vedova in buona età con una corona di 8 (?)figliuoli sudò, affaticò e pianse per dare il vittoalla numerosa prole.

Si narra che la buona Margherita, quando ilsuo Bepi era studente, se ne stava molte voltelunghe notti vegliando dinanzi ad un poverolumicino agucchiando, agucchiando per gua-dagnare la scarsa polenta.

Ed era veramente scarso molte volte ilpovero cibo nella famiglia di colui che oggisale sul trono più grande del mondo. E certo lasua giovinezza non passò in mezzo agli agi edalle gioie! Privazioni continue, lotta vera econtinua per l’esistenza fu la sua prima etàsulla terra!

GGLILI STUDISTUDI

Il giovanetto Giuseppino cominciò, i suoistudi sotto la direzione dei buoni sacerdoti delsuo paese nativo.

Sentiva d’essere chiamato al Sacerdozio evolle arrivarci. I mezzi per studiare nella suacasa mancavano e quindi per alcuni anni sivide il buon Giuseppe coi suoi libri sotto ilbraccio, e, la magra provvista per il magrissi-mo pranzo nella sacchetta di tela andare ognigiorno a Castelfranco a piedi e ritornare quindiper la stessa via. È in questo modo che si for-mano i grandi.

AA TTREVISOREVISO EE AA PPADOVADOVAA

Finiti gli studi nel Ginnasio a Castelfranco,coll’aiuto dei Sacerdoti e del Card. Monico,patriarca di Venezia, originario di Riese, e dialtre ottime persone della sua parrocchia, passò

nel Seminario di Padova, dove si distinse per lasua pietà, il suo studio assiduo e la sua vivaceed aperta allegria tra i compagni. Vestito l’abi-to ecclesiastico studiò al liceo e Teologia,essendosi distinto fra gli altri. Quivi a nessunosi mostrò mai secondo nel profitto costante, edi là uscì a 23 anni per essere ordinatoSacerdote a Treviso.

LALA SUASUA CARRIERACARRIERA

CCAPPELLANOAPPELLANO AA TTOMBOLOOMBOLO

Appena Sacerdote venne mandato cappel-lano a Tombolo presso Cittadella, in quellaParrocchia abitata quasi tutta da sensali e dapiccoli mercanti, dal cuor largo e dalla parola...pronta.

Quivi si fece ammirare e amare da tutti, dal

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Parroco che assisteva come un figlio e dalpopolo a cui mostrava il suo cuore paterno, inogni occasione ed insieme la sua giovialità chetraeva ed affascinava.

A questo proposito qui vorrei fotografare ildialogo, che appena udita la notizia ebbi conalcuni Tombolani per vedere come alla distan-za di quasi trent’anni, ancora tutti ricordano illoro cappelan.

«Cossa sior, (mi diceva uno rosso in viso eagitando il tradizionale bastone), cossa, i gafato Papa el nostro capelan?!...».

«Si, dicevo, io, è cosa certa».«El varda, salo sior, nol me fassa beste-

mar, xe proprio vero?».«Verissimo, ormai tuti lo dise, al Prefeto

ghe xe rivà el telegramma».«Ben, sior, el senta mi tremo tuto dal

gusto. Ah ben! Come se gaesse ciapà unterno al loto».

(Intanto altri otto o dieci sensali accorreva-no intorno e domandavano tutti in una volta evolevano sapere con una insistenza di doman-de simili allo scoppio di venti candele romane).

«Sior, reverendo, diceva un altro, noaltriTombolani savaremo far el nostro dover.Tuti in Vaticano andemo stavolta e volemofarghe un regalo straordinario».

«Ostrega!... (diceva un altro) DonGiuseppe Papa! El ga i meriti, noialtri podè-mo dirlo che lo conossemo (e si batteva ilpetto con forza straordinariamente espressiva).

SSARARTTOO AARCIPRETERCIPRETE

Dopo otto anni di vita umile e laboriosissi-ma di Tombolo, Mons. Zinelli, Vescovo, chetanto nome ha lasciato nella nostra Diocesi, lovolle Arciprete dell’importante parrocchia diSalzano presso Mirano, e Sarto in quella curamostrò tale zelo apostolico e tanta carità diCristo che dopo otto anni dallo stesso Mons.Zinelli fu chiamato a Treviso.

SSARARTTOO AA TTREVISOREVISO

Tutte le cariche ecclesiastiche più impor-tanti e delicate Giuseppe Sarto percorse rapi-damente nella nostra città. Eletto Canonicodella Cattedrale, venne subito nominato PadreSpirituale in Seminario, Primicerio delCapitolo e cancelliere Vescovile e VicarioCapitolare.

In tutti questi uffici eminenti Egli si feceammirare per la sua oculatezza, per la prontez-za dell’ingegno e per lo zelo assiduo a formareun clero degno della sua nobilissima missione.

VVIENEIENE CREACREATTOO VVESCOVESCOVOO

Era l’anno 1884 e un giorno Mons.Callegari, allora vescovo della nostra città,chiamò Sarto nelle sue stanze superiori ed ivigli disse con molta amabilità, ma senza potercelare una lagrima: «Monsignore, inginnochia-tevi dinanzi al Crocefisso e pregate».

Mons. Sarto stupito, meravigliato e tuttotremante, prevedendo forse una grave sciaguras’inginocchia e prega. Quando si alza, Mons.Callegari colla voce rotta dal pianto gli dice:«Mi dispiace Monsignore darvi questo annun-zio ma insieme esulto. Il Sommo PonteficeLeone XIII nel concistoro del 10 Novembre viha eletto Vescovo di Mantova».

Sarto impallidisce, si copre il volto collemani e cade sopra una sedia singhiozzandocome un fanciullo.

AA MMANTANTOVOVAA

Non appena stabilito nella sua diocesi, allo-ra molto difficile e disastrosa, si occupò conardore della rinnovazione dello spirito eccle-siastico e del rialzamento degli studi fra isacerdoti affidati al suo senno. Nelle pubblicheriunioni, nei congressi, e specialmente a quellodi Piacenza, come pure nel solenne centenariodi S. Luigi Gonzaga egli si attirò la ammira-zione e l’affetto di tutti per la scienza profonda

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in tutte le grandi questioni che interessano sìfortemente la umanità ai giorni nostri.

SSARARTTOO CCARDINALEARDINALEE PE PAATRIARCATRIARCA DIDI VVENEZIAENEZIA

Furono tante le doti di mente e di cuore, futanto lo zelo e la fermezza dimostrati aMantova, che Leone XIII nel Concistoro del12 Giugno 1893, elevò Mons. Giuseppe Sartoalla porpora Cardinalizia e al Patriarcato diVenezia.

Tutti ricordano ancora l’entusiasmo diMantova e di Treviso al conoscere la consolan-te notizia. Quasi tutti noi fummo testimoni dellefeste cordiali e spontanee che si fecero nellanostra città all’arrivo del concittadino vestito delrosso manto che è simbolo dell’amore. EVenezia accolse coll’entusiasmo schietto pro-rompente dal cuore del popolo il nuovo Pastore,Principe eletto della Santa Chiesa.

Venezia ora esulta perchè il suo Patriarca èdiventato Pontefice, ma insieme cordialmenterimpiange d’averlo perduto. Se a Veneziavenne spezzata una amministrazione comunaleconculcatrice del principio religioso il meritopiù grande è suo. Se vennero ricostruiti i pontivotivi, tanto cari al popolo veneziano, se torna-rono i crocefissi nelle scuole, se ritornò vigo-roso e forte, e rispettato l’indirizzo cattolico aVenezia, fu perchè egli volle, fortemente vollee nessuna difficoltà seppe piegare, od infrange-re la sua fibra morale temprata di vero acciaio.

Ed ora egli ha lasciato Venezia, la reginadelle lagune per andare a reggere i cattolicidella Regina del mondo. Veneziani, dinanzi aLui piegate riverenti ed affettuosi la testa!

TREVISOTREVISO 1303 - 19031303 - 1903

Nello stesso anno (a distanza di sei secoli)in cui a Supremo Gerarca della Cristianitàveniva eletto Niccolò Boccasino Trivigianocol nome di Benedetto XI, di cui in questigiorni i Trevigiani s’apparecchiano a festeg-giare solennemente il centenario, oggi i

Cardinali da tre giorni riuniti in Conclave, illu-minati dallo Spirito Santo hanno eletto aPontefice un altro Trevigiano, il Card.Giuseppe Sarto che assume il nome di Pio X.

Esultiamo o Trevigiani!... È ben giusto esanto il nostro giubilo: Pio X è PapaTrevigiano: Pio X è tutta la gloria nostra! Eglisarà il degno successore del Grande Ponteficeche il mondo tutto ha venerato in vita e che conplebiscito solenne, spontaneo, imponente pian-se quando la funebre notizia della Sua Morte sisparse da un capo all’altro della terra.Stringiamoci o Trevigiani attorno al NuovoPontefice mandatoci dal Signore; amalo ilnuovo Papa, Pio X al pari di Benedetto XI èfiglio del popolo. Serriamoci compatti attornoalla Cattedra Augusta di Verità: siano anche isemplici desideri del nostro nuovo Duce pernoi altrettanti comandi, e facciamo che ilpesante triregno che oggi per la prima voltacinse il capo di Pio divenga a lui leggiero pelnostro affetto, per la nostra ubbidienza, per lanostra venerazione.

PIO IX e PIO XPIO IX e PIO X

Nel supplemento straordinario al N. 30della “Vita del Popolo” noi abbiamo stampatoqueste precise parole:

«Il card. Sarto vescovo esemplare dalcuore grande: vi è chi lo chiama un altro PioIX; sulla sua candida testa non ha mai piegatoper debolezza; da taluni si profetizza possacollocarsi la tiara».

Senza che noi avessimo nessuna pretesa,queste parole furono veramente profetiche, enoi che conosciamo ed apprezziamo il cuoregrande di Giuseppe Sarto siamo certi che eglisaprà come Pio IX conquistare il cuore deipopoli.

Anche ai dì nostri Pio IX è chiamato daiRomani il buon padre, e il nuovo Pontefice cheassunse lo stesso nome sarà degno emulo diquel Pontefice, che tanti entusiasmi destònell’Italia e da altri venne chiamato il Papa delcuore.

Pio X, pochigiorni dopo lasua elezione alPapato, ricevet-te la visita delbarone Mannodella ConsultaA r a l d i c aItaliana che Glidisse che tutti ititoli nobiliariche Egli avesseconferito aparenti, sareb-bero stati rico-nosciuti nelregno.

Il Ponteficerispose che erasuo desiderioche i titoli dellafamiglia Sartocontinuassero aessere quellioriginali della povertà e dell’umile condizio-ne sociale.

Difatti mai nulla cambiò nel costume divita dei congiunti del Papa nato nel paesellodi Riese.

Il fratello Angelo continuò a fare il diret-tore dell’ufficio postale alle Grazie diMantova. Visse modestamente e, alla suamorte, per suo espresso desiderio, ebbe fune-rali semplici, con pochi fiori e il suo feretrofu portato a spalla dagli amici della sua par-rocchia.

Nulla mutò anche per le tre sorelle sposate.Teresa in Parolin non smise di condurre,

con il marito, a Riese, la trattoria “Duespade”.

Antonia in De Bei aiutò sempre il suo,che faceva il sarto, a Salzano, a cucire vesti-ti e Lucia in Boschin, assieme al suo, che erasacrestano, si adoperò per la pulizia e ildecoro della parrocchiale salzanese.

Le tre sorellenubili: Rosa,Maria e Anna,alle quali il Papaera legato daparticolare affet-to e forse ancheda qualche ob-bligo di ricono-scenza perchègli furono sem-pre vicine e losegu i rono aTOMBOLO, aSALZANO, aMANTOVA eVENEZIA pre-standogli i loroumili servizi ep a r t e c i p a n d ocon la preghieraa tutte le preoc-cupazioni che gliprocuravano le

sue mansioni pastorali, furono da Lui volutea Roma. Abitarono in un modesto apparta-mento in piazza Rusticucci, vicino a SanPietro e condussero una vita semplice, felicisolo di poter visitare di frequente il loro illu-stre fratello. Ebbero, assieme a loro, la nipo-te Gilda Parolin, bella e cara giovinetta chepareva, nella gentilezza dei modi e dellesembianze, simile a una principessa.Ricevette la proposta di matrimonio da unaGuardia Nobile, ma lo zio Papa la consigliòdi non accettarla «per non uscire dal suorango». Così lei restò all’ombra delle muraVaticane e divenne la fata benefica dei pove-ri e dei diseredati.

Le sorelle del Papa (in questo modo ilPontefice volle che fossero chiamate rifiu-tando per esse ogni titolo nobiliare) assiemealla nipote Gilda, si recavano a fargli visitauna volta la settimana.

Venivano ammesse alla Sua Messa e rive-

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L’IMMUTATA DIVISA DEI SARTO:

CONDIZIONE UMILE E LAVORO Ginesta FASSINA FAVERO

Dopo l’elezione a Papa, come volle la sua famiglia?

Le sorelle Anna, Rosa e Maria Sarto che accompagnaro-no il Fratello nelle grandi tappe della Sua vita.

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G.F.F.

I FESTEGGIAMENTI

DEL CENTENARIO

vano la Santa Comunione dalle Sue mani.Dopo la Messa le intratteneva un po’ per

prendere un caffè assieme e, al momento delcongedo le ringraziava di essere state a «visi-tare il prigioniero».

Queste visite divennero per loro unabella e felice abitudine, anche se non riusci-vano a dimenticare l’impressione che ebberoquando, per la prima volta, in Vaticano,incontrarono la bianca, maestosa figura delloro Caro, vestito degli abiti pontificali. Unsentimento di fede e di venerazione profon-da le spinse ad inginocchiarglisi riverentidavanti, ma Lui le abbracciò affettuosamen-te e, cancellando ogni antipatica espressionedi lusso e di etichetta, disse: «Son sempre elvostro Bepi».

Anche Teresa che, accompagnata da unfiglio, affrontò il lungo viaggio da Riese allaCittà Eterna, quando si trovò alla presenzadell’Augusto Fratello, si commosse profon-damente.

Gli baciò la mano, ricevette la benedizio-ne, ma, quando cercò di alzarsi dalla genu-flessione, inciampò perchè le lagrime levelavano gli occhi. Pio X l’aiutò ad alzarsi e,per rincuorarla, le disse: «Adesso, Gegia,demose un baso, perchè semo fioi de la stes-sa mare».

Vediamo in questi gesti come il SantoPontefice, pur volendo che i suoi congiunticontinuassero a vivere semplicemente, liabbia sempre tanto amati.

Giustamente così scrisse, di Lui, FilippoCrisopoli:

«A Pio X toccò l’arduo compito di conci-liare la pompa inseparabile della maestàpontificia con uno spirito di povertà che, afecondo esempio di tutti, restasse palese.

Egli adempì questo compito in manieraeloquentissima ed unica nel suo contegnoverso la famigia. Sfuggì al doppio pericolodi innalzarla, per diminuire la distanza tra diLui ed essa, o di trascurarla, perchè rimastadi infimo grado, si fosse aperto fra loro unabisso sociale.

Pio X rifiutò di elevarla patrimonialmen-te ed araldicamente, la volle fedele aimestieri originari e tuttavia la amò con tene-rezza inconsueta nei Grandi».

LLAA FIACCOLAFIACCOLATTAA DEIDEI TTOMBOLANIOMBOLANI

ININ ONOREONORE DIDI SSANAN PPIOIO XX

La Parrocchia di Tombolo, che gode delprivilegio di aver avuto come cappellano ungiovane sacerdote che poi, salendo tutti igradini della gerarchia ecclesiastica, è diven-tato Papa, sabato 17 maggio u.s. ha volutoiniziare qui a Riese i festeggiamenti per ilcentenario dell’elezione al Pontificato delsuo ex cappellano Don Giuseppe Sarto.

In precedenza i Tombolani hanno portatonella chiesa parrocchiale di Riese una bellastatua lignea del Santo, opera dello scultoredi Ortisei, Giuseppe Obleter e che è stataacquistata dalla loro Parrocchia.

Alla Messa vespertina delle 18.30, conce-lebrata dal nostro Mons. Arciprete e daMons. Arduino Beltrame, Riesino e Parrocodi Tombolo, erano presenti in molti.

Dopo la Messa ha avuto luogo la benedi-zione della statua del Santo. Si è formatoquindi un lungo corteo con la Statua di SanPio X portata a spalla dai giovani diTombolo e seguita da molte altre personerecanti in mano una fiaccola accesa.

Il corteo, partito dalla chiesa parrocchialedi Riese, è sfilato per la via principale, si èfermato per un momento di riflessione e dipreghiera davanti alla Casetta natale delSanto e poi ha proseguito per Tombolo conl’intenzione di ripercorrere a piedi il tragittoche il giovane sacerdote Don Giuseppe Sartoha percorso nel lontano 1858, quando ilVescovo di Treviso, Mons. Farina, lo avevainviato, in qualità di cappellano, in quellaParrocchia.

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I Riesini, che hanno ammirato tale bellainiziativa e hanno gioito nel veder così ricor-dato e venerato il loro illustre Concittadino,esprimono al Parroco di Tombolo, al sindacosignor Angelo Berno, all’AmministrazioneComunale, al gruppo Amici di San Pio X, aimembri del Consiglio Pastorale e a tutti iTombolani il loro più vivo compiacimento.

GGRANDERANDE PELLEGRINAGGIOPELLEGRINAGGIO

DELLDELL’U’UNITNITALSIALSI

ALAL PPAESEAESE NANATTALEALE

DELDEL SUOSUO SSANTANTOO PPAATRONOTRONO

L’Unitalsi (Unione Nazionale ItalianaTrasporto Ammalati a Lourdes e santuariinternazionali) è nata a Roma nel 1903 conl’obiettivo di trasportare i malati nei princi-pali Santuari Mariani internazionali. È statafondata da un giovane romano infermo. Sichiamava Giovanni Battista Tomasi e si erarecato a Lourdes, munito di rivoltella, conl’intenzione di compiere, davanti alla grottadelle apparizioni, uno spettacolare suicidio,perchè incapace di accettare la sua situazio-ne. Invece, per lui, le cose andarono diversa-mente. L’incontro con la Madonna, oltre chedargli la forza di accettare la sua infermità,lo trasformò totalmente.

Ritornato a Roma dedicò tutto il suotempo e le sue sostanze per accompagnare aLourdes gli ammalti, affinchè potessero tro-vare lì, come era successo a lui, la capacità diaccettare le loro sofferenze.

Pio X, che era allora da poco stato elettoPapa, benedì questa associazione nascente ela seguì poi con particolare interesse, tantoche nel 1905 ebbe a dire di essa:

«Di opere di carità ce ne sono tante, maquesta tutte le sorpassa sicchè può chiamarsiopera di carità per eccellenza e io invito tutti a

lavorare per la prosperità di questa Unione».Quest’anno tale Unione compie cent’anni

e la Sezione Triveneta ha voluto festeggiareil grande avvenimento domenica 25 maggiou.s. qui a Riese, nel paese natale delPontefice che l’ha benedetta al suo sorgere eche ora ne è il Santo Patrono.

Un migliaio di persone iscritte provenien-ti da tutto il Triveneto con i loro stendardi eparecchi ammalati si sono dati convegno alSantuario delle Cendrole e poi sono venutiprocessionalmente nella chiesa parrocchialeper partecipare alla Celebrazione Eucaristicapresieduta dal Patriarca di Venezia, Mons.Angelo Scola.

L’illustre Presule aveva ricevuto prima ilsaluto reverente delle Autorità civili e l’of-ferta d’una medaglia d’oro ricordo, ma l’in-contro con i soci dell’Unitalsi e con gliammalati è stato davvero commovente.

Si è visto in lui il Padre che condivide ildolore dei sofferenti e ammira chi dà loroconforto e aiuto. All’omelia della Messa Egliha lodato l’opera dei volontari improntatasull’amore e ha sottolineato come anche SanPio X, che aveva scelto per motto«Incentrare tutte le cose in Cristo» abbiasempre agito spinto dall’amore verso Dio e ilprossimo.

Dopo la Messa è seguito un pranzocomunitario presso l’impianto sportivo par-rocchiale accuratamente preparato e offertodai soci della “Pro Loco”. La giornata si èconclusa con la commedia «Papa Sarto»allestita dalla filodrammatica di Riese nelteatro all’aperto «Margherita».

I partecipanti hanno espresso il loro gra-zie per l’accoglienza ricevuta e le congratu-lazioni per la impeccabile organizzazione,della quale va il merito ai circa 180 volonta-ri riesini che hanno prestato la loro opera consolerzia e zelo veramente encomiabili.

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AMARCI IN CRISTO

VI Domenica di PasquaAt 10,25-27.34-35.44-48; Sal 97;

1 Gv 4, 7-10; Gv 15,9-17

Riese Pio X, 25 maggio 2003

1.1. «In questo sta l’amore: non siamo statinoi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi»(Seconda lettura). Oggi si parla continuamentedi amore eppure nessuno ci toglie l’impressio-ne che non sappiamo voler bene. Non cilasciamo “amare da Cristo”. Il difficile dell’a-more è il per sempre.

«Rimanete nel mio amore. Come il Padreha amato me, così anch’io ho amato voi»(Vangelo). Non si potevano trovare parole piùadeguate per celebrare il centenario UNITAL-SI: “azione di evangelizzazione e di apostola-to verso e con i fratelli ammalati e disabili”(art. 1). L’offerta della malattia e la condivisio-ne della malattia sono una grande scuola peramarci in Cristo. E così si diventa testimonidell’amore di Dio: «per testimoniare nelleopere il memoriale della Pasqua che celebria-mo nella fede» (Colletta).

2.2. La dinamica dell’amore, che è all’originedell’opera dell’UNITALSI, è la stessa dinami-ca che regge la vita dei Santi. Anche del vostropatrono San Pio X.

Il Santo Papa in data 5 marzo 1910, surichiesta di Gian Battista Tomassi, approvavail Comitato di Soccorso per il trasporto degliAmmalati a Lourdes. Il tempo (e soprattutto lavostra presenza oggi) mostrano la profonditàche tali parole avevano nell’animo di Pio X.Tentiamo insieme di scoprire un po’ che cosasia quest’opera santa secondo il cuore delPapa di Riese.

a)a) In occasione della Festa dellaMadonna della Salute del 1902, l’alloraPatriarca di Venezia Cardinale Giuseppe Sartoricordava a tutti i veneziani: “ciò che Mariadesidera ardentemente da noi, e dirò di più,ciò che desidera prima di tutto e sopra tutto, èdi vedere in noi dei fedeli osservatori delVangelo, dei veri discepoli di Gesù Cristo”.Ogni opera santa passa da qui: il suo primocontenuto non può essere, come recitano ivostri Statuti all’art. 1, che quello di “incre-mentare la vita spirituale degli aderenti”, cioèla verità della vostra persona, ma diciamo laparola adeguata: la sua santità.

Qui sta o vien meno la sorgente segretadell’UNITALSI. Nella sequela personale ocomunitaria del Signore Gesù, guidati sapien-temente dalla mano di Sua e nostra Madre (laBeatissima Vergine Maria) si trova l’originepermanente che fa della vostra opera una veraazione di evangelizzazione. Il pellegrinaggio,soprattutto ai Santuari mariani, lo sapete bene,lo si fa anzitutto per sè, perchè si è consapevo-li del proprio personale bisogno di essere sal-vati attraverso la potente intercessione dellaMadre di Dio. Lo fa per sè l’ammalato, lo faper sè il volontario e alla fine avviene il gran-de miracolo: la verità dell’io passa dall’altro. Ilmiracolo dell’amore vero «amatevi gli uni glialtri come io vi ho amato» così capitanell’UNITALSI tra ammalati e volontari.

Ogni membro dell’UNITALSI diventacosì protagonista di quest’opera santa nellamisura in cui la sua libertà è quotidianamentegiocata nel rapporto con Cristo. Quanto la reci-ta, personale o in famiglia, del Rosario aiuta inquesta strada!

b)b) Il Santo Patriarca terminava la suariflessione in occasione della Festa della Salute

L’Omelia di S. E. Mons. Angelo Scola, patriarca di Venezia,che ha pronunciato durante la Messa del Centenario dell’Unitalsi.

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dicendo: “Finalmente per esserveri devoti di Maria non basta l’e-scludere dal cuore il peccato, ma ènecessario di fare il bene ed imitareper quanto possiamo le sublimivirtù di cui Maria ci ha dato l’e-sempio. Se amate Maria, se deside-rate di piacerLe non cessate dimirare in Lei e di imitarLa”.

Maria che, senza indugi, corre a servire lacugina Santa Elisabetta; che con delicata atten-zione si accorge della mancanza del vino aCana; Maria che accetta la ferita del distaccoda Gesù adolescente chiamato a “fare lavolontà del Padre celeste”; che sa custodirenel cuore il mistero del destino di quel Figlioche le è stato affidato; che sta ritta ai piedidella Croce accompagnando suo Figlio nell’o-pera della redenzione; Maria che diventa segnodella pietas ricevendo tra le braccia il cadave-re del Figlio; Maria che, colma di gioia, losaluta Risorto; Maria che riceve il dono delloSpirito insieme agli Apostoli; Maria che noncessa di proteggere e sorreggere il popolo cri-stiano nel suo pellegrinaggio in questomondo...

Ecco la Madre a cui ogni giorno possia-mo rivolgerci implorando da Lei un cuorecome il Suo per compiere l’opera santa dellacarità alla quale vi siete dedicati.

3.3. La condizione per questa educazioneall’amore è l’amicizia cristiana (la comunità):«Voi siete i miei amici, se farete ciò che io vicomando. Non vi chiamo più servi, perchè ilservo non sa quello che fa il suo padrone; mavi ho chiamati amici (...) Nessuno ha un amorepiù grande di questo: dare la vita per i propriamici». (Vangelo).L’UNITALSI non è solo il pellegrinaggio madeve investire la vita di tutti i giorni collegan-dosi alla comunità cristiana.

Rinnovati dall’amore di Dio diventiamooperatori di amore. Ecco l’origine, ecco la stra-

da, ecco il presente e il futuro che,per intercessione della SantissimaVergine, consentirà all’UNITALSIdi cooperare ifficacemente a vivereGesù Cristo come centro della per-sona, del cosmo e della storia (cfr RH).

4. 4. UNITALSI e Pio X hanno incomune la prospettiva di instaurare omnia inChristo.

Il pontificato di Pio X continua a suscitareapprezzamenti molto diversi.

Ma a noi cristiani interessa la sua santità:«Guardate ogni giorno il volto dei santi pertrarre conforto dai loro insegnamenti”.

La santità di San Pio X non riluce solonella sua straordinaria personalità, ma anchenella significativa azione promossa per aiutareil popolo ad una vita cristiana più intensa.All’indomani della sua morte “The Times” diLondra scriveva: «Non è esagerato dire cheGiuseppe Sarto ha fatto di propria iniziativapiù cambiamenti nella disciplina della Chiesacattolica di ogni altro dei suoi predecessoridall’epoca del Concilio di Trento». Come nonricordare i decreti sulla Comunione frequente esulla Comunione dei bambini, i provvedimentisull’insegnamento catechistico e sulla predica-zione, la riforma della musica sacra e la revi-sione del messale e del breviario, la riorganiz-zazione dei seminari per favorire la formazio-ne del clero, la codificazione del DirittoCanonico e la riforma della Curia romana...?

All’origine di questa vasta opera di rifor-ma si trova un’intuizione che collega diretta-mente il Papa di Riese con il grande rinnova-mento del Concilio Vaticano II: l’indole essen-zialmente pastorale della Chiesa.

Il recupero dell’indole pastorale dellaChiesa, infatti, è stato uno dei fattori determi-nanti che ha permesso al Vaticano II di affron-tare i problemi del cosiddetto mondo modernoche, fin dall’inizio del XX secolo, travagliano

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anche i cristiani. È una cosa naturale: il cristia-no deve essere sempre teso a seguire le ormedel suo Signore che «non considerò un tesorogeloso la sua uguaglianza con Dio ma spogliòse stesso facendosi obbediente e obbedientefino alla croce». La devozione che il BeatoGiovanni XXIII nutriva per San Pio X ci faintuire che l’indole pastorale della Chiesa è ilfilo rosso che unisce questi due patriarchi diVenezia e successori di Pietro.

Nella logica dell’incarnazione laChiesa tende a «fare di Cristo il cuore delmondo». La missione espone il cristiano arischio ed anche alle contraddizioni e tuttavia(come ci mostrano i santi) alla fine egli è vitto-rioso. L’unica garanzia quindi di fronte all’ine-vitabile rischio, sempre connesso alla libertà, èla santità.

Allora, tutti insieme, per festeggiarequesto duplice glorioso centenario, rivolgiamoal Padre l’insistente preghiera che scaturiscedalla coscienza della nostra pochezza. Lo dice-va lo scrittore francese Léon Bloy:«C’è solo una grande tristezza, quella di nonessere santi».

✤ ✤ ✤ ✤ ✤ ✤

Desideriamo far conoscere ai nostri affeziona-ti lettori le belle intenzioni delle preghiere deifedeli di quella Messa.Cel.: Fratelli e sorelle, riuniti nella fede percelebrare i benefici di Dio per noi, rivolgiamoa lui la nostra preghiera, perchè ci ispiri inten-zioni e propositi degni della sua santità e delnostro servizio di carità.Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, oSignore.

1. Per il Papa anziano e malato, per ilPatriarca celebrante, per i nostri Vescovi, isacerdoti e i diaconi: perchè, sull’esempio delgrande pastore che fu San Pio X, siano sempretra gli uomini entusiasti annunciatori e gioiosi

testimoni del vangelo. Preghiamo.

2. Per i governanti e gli amministratori dellacosa pubblica: perchè ricerchino seriamente ilbene comune dei popoli, facciano cessare leguerre, estinguano l’odio e gli uomini vivanonella concordia e nella pace. Preghiamo.

3. Per i malati, i disabili e gli anziani cheabbiamo conosciuto nei nostri pellegrinaggi enei vari incontri, per tutti coloro che soffrononel corpo o nello spirito negli ospedali, nellecase di soggiorno, nei nostri paesi: perchè,sulla strada del loro Calvario, trovino confortonella fede e aiuto concreto nella presenzadiscreta e generosa di tanti fratelli. Preghiamo.

4. Per i medici, gli infermieri, gli adetti all’as-sistenza; per i volontari e i familiari; per tutticoloro che assistono i malati, i disabili, glianziani: sappiano vedere in loro Gesù soffe-rente e, da buoni samaritani, li assistano condelicatezza e vero amore, preghiamo.

5. Per i numerosi amici dell’Unitalsi cheabbiamo conosciuto e che hanno concluso illoro cammino terreno. Per i tanti fratelli esorelle defunti che, in questi cento anni, hannodedicato la loro vita al servizio dei più biso-gnosi: perchè il Signore li accolga nella suapace e li ricompensi del bene fatto sulla terra,preghiamo.

6. Per noi qui presenti e per tutta l’Unitalsi,che celebra i cento anni di attività: perchè, sul-l’esempio di Maria, riscopriamo ogni giorno lagioia e lo slancio di un servizio gratuito e gene-roso ai fratelli, preghiamo.

Cel.: Accogli, Dio onnipotente, le nostre umilipreghiere: le presentiamo a te per intercessionedi San Pio X nostro patrono, di Maria, tua enostra madre, e per mezzo di Gesù Cristo, tuoFiglio e nostro Signore. AMEN.

2 Giugno:

Anniverario della nascita di San Pio X

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Nel contesto delle celebrazioni che si svol-gono a Riese per commemorare il primo cen-tenario dell’elezione di San Pio X al soglioPontificio, il 2 giugno, che ricorda il giornodella sua nascita, ha assunto quest’anno uncarattere di particolare festività.

Le Sante Messe, tutte celebrate al mattino,sono state molto frequentate, specialmentequella delle ore dieci, concelebrata dai sacer-doti originari di Riese e presieduta dalVescovo emerito di Treviso, Mons. AntonioMistrorigo.

All’Omelia, Egli ha illustrato, con paroleilluminate, la figura del nostro Santo e ha con-cluso invocando il Suo aiuto e la Sua prote-zione su quanti si rivolgono fiduciosi a Lui.

Al pomeriggio, alle ore 16, ha avuto luogoun convegno sull’“Attualità di San Pio X”.

Tre valenti oratori hanno intrattenuto l’udi-torio su interessanti argomenti.

Il Dott. Andrea Tornielli, vaticanista de “IlGiornale” ha rievocato la storia del Conclave1903, nel quale fu eletto Papa il Card. Sarto eche fu l’ultimo in cui si manifestò l’ingerenzapolitica nell’elezione del Pontefice.

Il prof. Danilo Veneruso dell’Università diGenova, ha inquadrato l’opera di Pio X nelsuo tempo, tempo denso di avvenimenti cheprovocarono molti cambiamenti nell’Italia,nella Chiesa e nel mondo intero.

Il Dott. Alessandro M. Dieguez,dell’Archivio segreto del Vaticano, ha parlatodelle sue ricerche sull’archivio personale diPio X, che mettono in luce molti aspetti nuovidella personalità e dell’opera di Papa Sarto.

Pubblichiamo la relazione di Torcielli:appena possibile riferiremo più ampiamenteanche degli altri due interessati.

Alle ore 21 il Coro Polifonico di Salvarosaha tenuto un concerto musicale eseguendo, perla prima volta, musiche inedite del maestroDon Lorenzo Perosi, alcune dedicate a San PioX. La bellezza dei testi e la bravura dei mem-

bri della corale hanno meritato prolugatiapplausi dal vasto pubblico. A chi interessas-se: è stata registrata una cassetta, reperibilealle porte della chiesa parrocchiale di Riese.

La popolazione di Riese ha partecipato conentusiasmo a queste manifestazioni, lieta diveder così onorato e ricordato quel Grandeche, il 2 giugno 1835, ebbe i natali in questoumile lembo di terra veneta.

Pubblichiamo con gioia l’Omelia di S.E. Mons. Antonio Mistrorigo

Carissimi confratelli sacerdoti, autorità efedeli tutti,

vi confesso che mi sento molto onorato dipoter aprire con questa solenne concelebra-zione le feste del primo centenario della ele-zione a Sommo Pontefice di San Pio X.

Ringrazio perciò vivamente l’Arciprete peril suo gentile invito e saluto cordialmente iconcelebranti e, in particolare, il nostro intra-montabile patriarca Mons. Liessi.

Lodo pure di aver voluto abbracciare conqueste feste tutto l’arco e gli aspetti della vitadel santo: dall’alba al tramonto, dal magiste-ro alle opere, dalla spiritualità alla patoralità.

Ciò, infatti, che Giuseppe Sarto è stato efece prima della sua elezione a Papa servì dapreludio di quell’opera grandiosa che si resecompleta da Pontefice e rifulse poi in tutto ilsuo splendore con la sua beatificazione ecanonizzazione.

Ora, volendo raccogliere in un’unicavisione la vita spirituale e pastorale del nostroSanto, dirò che egli è riuscito a far suoi, su unpiano superiore, i quattro elementi indispen-sabili alla vita dell’uomo sulla terra: l’aria, laluce, il calore e il cibo.

1.1. ARIA. Fin da piccolo ebbe la fortuna dicominciare a respirare in famiglia l’aria delsoprannaturale, dalla buona mamma

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Margherita che, con fede semplice ma profon-da, seppe educarlo ai supremi valori dello spi-rito, alimentandoli con la preghiera, il catechi-smo, la frequenza ai sacramenti e il buonesempio.

In tale scuola di virtù domestiche,Giuseppe crebbe sano, pieno di vita, fuori daogni pericolo di deviazioni.

Lode perciò a mamma Margherita, “raraavis in gurgite vasto”, ma lode anche al figlioGiuseppe per aver saputo far tesoro del suoinsegnamento e della sua testimonianza.

2.2. LUCE. L’educazione materna fu laprima luce che penetrò nel cuore del piccoloGiuseppe e che, in seguito, diventò più chiarae diffusa con il crescere degli anni, quandoavvertì la voce del Signore che lo chiamava alsacerdozio.

La visita frequente al santuario dellaMadonna delle Cendrole lo illuminava semprepiù, rendendo sicuri i suoi passi e i suoi pro-positi, tanto che il suo sacerdozio divenne farodi luce spirituale e pastorale per i giovani e gliadulti, per i sani e gli ammalati, e crebbe ancorpiù di splendore da Vescovo a Mantova e daPatriarca a Venezia.

Fu luce, la sua, così radiosa e sfolgoranteda essere già in grado di illuminare il mondodalla sede di Pietro.

3.3. CALORE. Eletto, perciò, a sommoPontefice, apparve subito come “ignisardens”, fuoco ardente, impegnato con tutte leforze a restaurare ogni cosa in Cristo, affinchèCristo sia tutto in tutti.

Toccava con mano che all’uomo freddo elontano da Dio, perchè vittima del modernismo,razionalismo e di ogni altro vizio, non bastavaun richiamo sia pur forte e rinnovato, ma occor-reva la fiamma del fuoco di Pentecoste per bru-ciare l’odio e accendere l’amore.

Eccolo, allora, fatto lui stesso braciereacceso, per restaurare la vita cristiana, for-mando i fanciulli con il catechismo, spronan-do alla santificazione della festa e alla fre-quenza ai sacramenti, promovendo le vocazio-ni al sacerdozio e riformando i seminari, incre-mentando gli studi biblici, migliorando il

canto sacro nella liturgia, ammodernando lacuria romana e quelle diocesane, organizzandopastoralmente le parrocchie, e soprattuttocurando i sacerdoti nella loro spiritualità epastoralità.

4.4. CIBO. Dulcis in fundo! Eccolo ad apri-re le porte del tabernacolo ai piccoli e agliadulti, invitandoli a ricevere l’Eucaristia fre-quentemente, per avere forza e coraggio neltestimoniare la vita cristiana.

È questo il cibo che nutre e che rende i cri-stiani vittoriosi contro gli assalti del male.

È l’Eucaristia il tutto della nostra vita:l’Eucaristia, dico, conosciuta, celebrata, rice-vuta e vissuta.

È l’Eucaristia che anche oggi il PapaGiovanni Paolo II, nella sua ultima enciclica,presenta al mondo come cibo e forza per lanuova evangelizzazione di una società, che staandando alla deriva.

È ancora l’Eucaristia il fuoco che Cristo èvenuto a portare in terra perchè divampi ebruci il peccato. Deve assolutamente divam-pare, altrimenti ci si riduce al freddo e al gelo.

E di freddo e di gelo non si può vivere.Anche il Papa a Lorenzago un giorno mi

disse:«Ho la netta impressione che viviamo

ormai in una società non più credente, masolo credulona alle cose fatue di questomondo».

Occorre aria nuova, occorre essere luce delmondo; occorre calore, entusiasmo, primaverapasquale di anime risorte; occorre soprattuttoche nelle anime entri il fuoco di Pentecosteperchè il terzo millennio segni un’epoca viva,ricca di opere buone e di speranza.

Ecco allora, o caro nostro San Pio X, che ilnostro cuore si eleva a te e ti supplica con tuttele forze: aiutaci tu a respirare a pieni polmonil’aria del soprannaturale e a vivere con gioianella luce e nel calore di Cristo.

Sii tu il nuovo fiammifero che accendenelle anime il fuoco della fede e dell’amore.

Anzi, sii tu l’ignis ardens del nostro tempo.Esaudiscici, te ne preghiamo con fede.Grazie!

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IL CONCLAVE DEL 1903

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Prima di entrare nell’argomento specificoche è il Conclave dell’agosto 1903, di cuiricorrono i cento anni dalla elezione di Pio X,intendo fare due brevi premesse:

1) - Io credo davvero che ci sia la necessitàdi riscoprire questo grandissimo Papa riforma-tore che diede un nuovo slancio alla missione esottolineava la cura pastorale e religiosa dellaChiesa senza dimenticare l’autonomia dellaChiesa rispetto ad ogni potere politico. I primispiragli verso la conciliazione con lo Stato ita-liano. Papa con origini contadine e primo adavere percorso tutte le tappe del ministero: daCappellano a Parroco, a Vescovo... un Papache visse e morì povero. Permettetemi di cita-re un esempio, un episodio, per sottolineare lagrandissima interiorità di questo Papa e infondo anche la modernità che questo Papa haai nostri giorni.

Un giorno quando era vescovo di Mantova,passeggiando assieme al Rettore delSeminario, si trova a passare davanti alCimitero ebraico, chiede al suo interlecutore sepassando di lì, avesse mai recitato le preghiereche si recitano ai morti. Egli rispose che asso-lutamente no... al che il Sarto si tolse il cappel-lo, recitò per intero il salmo De profundis e poidisse al giovane sacerdote: “Vedi, adesso noiabbiamo fatto la nostra parte, il Signore fa lasua, poichè non è poi detto che la teologia delSignore sia come quella insegnata dai Padrigusuiti dell’Università gregoriana”!

Questo anneddoto non indica la grandissi-ma dimensione della teologia cattolica, maindica la grandissima libertà interiore di PapaSarto.

2) - Devo dire che parlando del Conclave,bisogna parlare di voti, di parole, di detti, inqualche modo. L’elezione del Papa, non avvie-ne quasi mai per ispirazione diretta e immedia-ta dello Spirito Santo che agisce direttamentedi colpo illuminando tutti i Cardinali.

Qualche volta è accaduto, ma normalmenteDio conduce la sua Chiesa attraverso, nonnonostante, ma attraverso le simpatie, le anti-patie, le legittime aspirazioni, i progetti, i pen-sieri di chi è chiamato a votarlo. Questo nonvorrei dimenticarlo. Quando parleremo dimanovre e di voti che vanno e che vengono, echiaramente, di divisioni, parleremo di unarealtà umana attraverso la quale però, ovvia-mente, passa l’azione dello Spirito Santo.

In quest’ottica, ecco questa premessa, ilConclave non si potrà mai leggere, qualsiasiConclave, in chiave esclusivamente politica.

I sessantadue Cardinali, nel pomeriggio del31 luglio 1903 si chiudono nel recinto delConclave, non sono dunque dei capi-partito,dei capi-fazione, e non sono appunto divisi tradi loro sulle cose necessarie. Devono scegliereil successore di un Papa.

Ecco per capire il clima del Conclave, sonoilluminati, a questo proposito, le parole di unCardinale francese che vi partecipò, ha scritto:“La fisionomia morale del Conclave non asso-miglia in nulla a quelle delle nostre assembleepolitiche. È una riunione di uomini, quasi tuttidisinteressati, (quasi tutti) nei risultati delleelezioni, che cercano in migliore coscienza ilmigliore capo che potrebbe governare laChiesa. Nella più grande cortesia cercano didialogare tra di loro. Le polemiche violente, lecalunnie, le insinuazioni, le esagerazioni diogni sorta, spirano sulla soglia del Vaticano.Le scelte, non sembrano contestazioni crucian-ti: si discute sui candidati rispettando le loropersone e si sa combattere sorridendo.L’urbanità delle forme non impedisce affattola decisione, nè le idee”.

Per capire quali sono le dinamiche delConclave, non solo di quello del 1903, ma diqualsiasi Conclave, bisogna partire da quelloche viene chiamato lo Status Ecclesiae. È sba-gliato pensare che al momento dell’elezionedel Papa il problema siano i candidati. Il primofondamentale problema che viene discusso dai

Andrea Tornielli

Pubblichiamo integralmente la relazione del giornalista Andrea Tornielli.Fatta a Riese il 2 giugno u.s.

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Cardinali è lo stato della Chiesa nelle suenecessità. E dunque quali sono le necessitàdella Chiesa in questo momento. Sulla base diquesta valutazione ci si indirizza da una partepiuttosto che dall’altra, scegliendo magari deicandidati che meglio possono incarnare questogiudizio, questa valutazione che è stata fatta.

È certo che Leone XIII, un grande Papa,lasciava una eredità non facile. Molti Cardinaliperò sentivano l’esigenza di una svolta pasto-rale, di un Papa che fosse meno politico, menodiplomatico. Il candidato più in vista, il 31luglio di cento anni fa, almeno apparentemen-te, era un porporato che impersonava la lineadella continuità diretta di Leone XIII.

Era un nobile siciliano molto pio, CardinaleRampolla nulla poteva farlo distogliere daun’ora di adorazione davanti al SantissimoSacramento alla mattina. Si chiamava MarianoRampolla e fino a quel momento era stato ilSegretario di stato di Leone XIII.

La storia della Chiesa insegna che rarissi-mamente i Segretari di stato diventavano Papi.

Nel secolo scorso che si è appena concluso,nel ‘900, c’è una sola eccezzione, quella diPapa Pacelli, che verrà eletto nel marzo del1939.

Per determinati motivi verrà eletto, nonsolo per l’attualità del candidato, ma anche peril fatto che si trovava alle porte della II Guerramondiale, per cui occorreva un Papa che aves-se in mano pienamente la diplomazia dellaChiesa.

Di certo è che il Card. Sarto, non ricorrevatra i pronosticati.

Il vescovo emerito di Belluno, Mons.Gioachino Muccin, in una conferenza che fecenel 1980 all’Università Urbaniana di Roma hadetto: “ Dei tre Patriarchi di Venezia divenutisuccessori di Pietro in questo secolo, fu coltodi sorpresa soltanto il Card. Giuseppe Sarto,nel Conclave del 1903”.

E questo Mons. Muccin lo diceva perchèessendo già vescovo nei tempi di Roncalli epoi all’elezione di Papa Luciani, aveva saputoche questi ultimi due qualcosa si aspettavano.

Papa Sarto invece no... Giuseppe Sartoquando parte per il Conclave non sa di esseretra i candidati. La candidatura del Segretario distato Rampolla era favorita dalla maggior partedei candidati francesi, perchè nell’ultimoperiodo aveva cercato di tenere una politicaabbastanza favorevole alla Francia.

LL’’OSTILITÀOSTILITÀ DELLDELL’A’AUSTRIAUSTRIA

Ma era osteggiata, questa candidaturadall’Austria. Si considerava la sua politicatroppo benevola nei confronti degli stati cheerano specialmente i Balcani, per cui iCardinali dell’Impero Austro-Ungarico non lovolevano, lo osteggiavano.

Voi sapete che il Conclave del 1903 èfamoso, perchè è l’ultimo Conclave dove vieneesercitato il veto, cioè l’esclusione di un candi-dato: era un privilegio che avevano due grandimonarchie cattoliche, e questa esclusione fupronunciata proprio nei confronti di Rampolla.

Già alle ore 20 di sera del giorno 7 luglio, ilgiorno in cui Leone XIII morì, (morì alle 16) ilConte Ministro degli esteri dell’ImperatoreFrancesco Giuseppe, ordinava di trasmettereun telegramma cifrato al Conte Nicolao suoambasciatore presso la Santa Sede. Questo è iltesto del telegramma, rigorosamente segreto:“Pregasi decifrare personalmente il membrodel Sacro Collegio contro il quale l’esclusivadovrebbe eventualmente, in casi estremi, esse-re data: è il Card. Rampolla”.

Di questo veto che l’Austria si preparava adesercitare erano a conoscenza soltanto due deiCardinali le cui diocesi appartenevano al gran-dissimo Impero Austro-Ungarico, la grandemonarchia europea.

Questi due Cardinali erano il vescovo diCracovia, lontano predecessore di KarolWoityla e il vescovo di Brelavia. Secondoalcune testimonianze o ricostruzioni, l’idea delveto non fu propriamente fatta a Vienna, maall’interno della Curia romana da un gruppo diCardinali che non volevano che il Segretario di

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stato diventasse Papa e convinsero, in questomodo, il Card. Fuzina a chiedere all’imperato-re di formulare questo veto.

Ma di tutto questo non ci sono prove se nona livello sostanzialmente di voci. È certocomunque che il Card. Fuzina a chiedereall’imperatore di formulare questo veto.

È certo comunque che il Card. di Cracoviaebbe questo impegno da parte dell’Imperatore.

Quando vengono informati del veto, iCardinali dell’Austria e Ungheria devono deci-dere dove possono orientare i loro voti.

Puntano su due nomi: il Card. Gotti eGirolamo Maria Forti.

È interessante notare che già prima dell’ini-zio del Conclave, di fronte a questo veto iCardinali austriaci tentarono un approccio echiesero di prospettare un’idea di votare uncandidato che a lui andasse bene. Cioè gli fece-ro capire: “Se c’è un tale problema, però dicciil candidato che ti va bene”.

Rampolla e gruppo di Cardinali che lo soste-nevano si schernirono, non vollero ascoltare.

IILL GGRUPPORUPPO DIDI CCARDINALIARDINALICHECHE VVOLEVOLEVAA UNUN PPAPAPAA PPASTASTOREORE

C’era anche chi aveva un’altra idea. IlCard. Gibbons lo dice apertamente: vorremmoun Papa che sia stato estraneo ad ogni polemi-ca... un uomo che abbia trascorso la vita nellacura delle anime e che si occupi minuziosa-mente del governo della Chiesa e che soprat-tutto sia Padre e Pastore. Un tale Pontefice noilo abbiamo a disposizione: noi voteremo per ilPatriarca di Venezia.

Anche il Cardinale di Milano, oggi beatoAndrea Carlo Ferrari, parte con l’idea di vota-re per Sarto. Anche se la candidatura delPatriarca di Venezia Sarto non circola, nonviene detta, in realtà c’è già un gruppetto diCardinali che pensa necessaria una svoltapastorale e che punta su di lui.

Leone XIII una volta l’aveva profetizzato,l’aveva detto di Giuseppe Sarto, anche se è

vero, è accertato, che nell’ultimo periodo dellasua vita diceva:“Votate Forti, questo carmelitano”. - per cuiaveva detto - “Votate Forti, votate Forti”.

E comunque il nome di Sarto non comparequi nel libro; che ho portato con me: questolibro è della “Domenica del Corriere”, del1903. Dopo la scomparsa del Papa Leone XIIIil Card. Forti dice:“I medici dopo la visita a Leone XIII, distrug-gono fino le ultime speranze”.

Un po’ eccessivo perchè a 93 anni... era giàda un anno che era ammalato, che stava male...comunque... ecco, qui c’è una pagina cheriporta i voti dei cardinali papabili: c’è Gotti,c’è Vanutelli, c’è Rampolla, c’è il Card.Aleardi, ma Sarto non c’è, non è neanche statocitato.

Un’altra cosa interessante che emerge daigiornali, è come i vaticanisti hanno scritto lastoria della Chiesa. Ad esempio “Il Resto delCarlino” di Bologna, il giorno dopo l’aperturadel Conclave, nell’analisi che propone scriveche la candidatura del Card. Rampolla partegià un po’ azzoppata.

E questo è interessante: anche il “Corrieredella sera” e anche “La Tribuna” scrivonochiaramente che la candidatura dell’exSegretario di stato di Leone XIII, perdeva ter-reno ancora dentro il Conclave.

Si potrebbe pensare: è effetto del fatto chesi sapeva che l’Austria non voleva fosse fatto.Ma non basta questo a spiegarlo. Si spiega peril fatto che un numero consistente di Cardinalinon aveva nulla contro Rampolla, ma volevaun Papa che incarnasse una linea diversa.

IILL CCONCLAONCLAVEVE COMECOME SISI ÈÈ SVSVOLOLTTOO

Siamo in grado di costruire abbastanza dicosa accadde in quel Conclave.

È l’unico Conclave di cui si può ricostruiremolto largamente, perchè poi Pio X fece unariforma, poco dopo l’elezione (anche se saràpubblicata non subito ma diversi anni dopo), la

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1919

quale toglie il diritto di veto delle autorità poli-tiche e riforma il Conclave mettendone unsegreto molto stretto.

La mattina del 1° agosto 1903 i sessantadueCardinali che si erano riuniti in Conclave dalgiorno prima, il 31 luglio, fanno un primo con-siglio e scrutinio.

Adesso, dopo la Riforma degli ultimiConclavi, si vota due volte la mattina e duevolte al pomeriggio. Cento anni fa si votavanosoltanto due volte al giorno: una volta alla mat-tina e una volta al pomeriggio.

Per essere eletti, è necessario raggiungereuna maggioranza di due terzi, cioè 42 voti.

Al primo scrutinio, la mattina del 1° agostoi Card. Rampolla ottiene 24 voti,e 5 Sarto.

La mattina seguente, solo 5 si sono decisi adare i loro voti in più a Rampolla; sono moltopochi, dopo aver visto questo inizio forte. Alpomeriggio cresce soltanto di 5 punti.

C’era una sacca di resistenza alla sua ele-zione piuttosto forte.

Il patriarca di Venezia, quando si vede vota-to per 10 volte, commenta:“Passi questo calice dal nome mio”.

Il Card. Luciani, nella stessa circostanza,nell’agosto 1978 dirà:“È soltanto un temporale d’estate”. - il sensomi sembra lo stesso - per cui non crede assolu-tamente di essere candidato.

Inizia nel pomeriggio anche questo strano“balletto” del testo che il Card. di Cracovia ha:questo foglietto dove è scritto il testo in latinodel veto da pronunciare, in nomedell’Imperatore.

La cosa interessante è che lo stesso cardi-nale si rende conto che sta per fare una cosache è pure legittima, perchè non è ancora statatolta, però è piuttosto scorretta.

È un’intromissione pesante nei confrontidella libertà della Chiesa di scegliere il Papache vuole.

Per chi cerca fino all’ultimo di non esserelui a leggere questo veto.

Allora prima va’ dal Card. DecanoCamerlengo, il Card. Puzina e dice:

“Eminenza, può leggerlo lei questo?”. Il qualerifiuta.

Poi prova a convincere il Segretario parti-colare, che era Mons. Merry Del Val, chediventerà il Segretario di stato di Pio X, gli siavvicina con questo foglietto e Merry Del Valritrae la mano, il foglietto cade a terra e il Card.Puzina deve anche inchinarsi per raccoglierlo,perchè Merry Del Val non ha voluto neanchetoccare il foglietto!

Per cui la mattina del 2 agosto, il Card. diCracovia prima va’ da Rampolla e lo informa,Le dice:“Guardi che sto per leggere l’esclusiva”.

E poi legge il testo in latino. Io ve ne leggola traduzione.

“Mi faccio onore, essendo stato chiamato aquesto uffizio da un nome altissimo, di pregareumilissimamente Vostra Eminenza comeDecano del Sacro Collegio degliEminentissimi Cardinali di Santa RomanaChiesa Camerlengo, di voler apprendere persua propria informazione e di notificare, didichiarare in modo ufficioso, in nome di unaAutorità, dell’Autorità di Sua Maestà apostoli-ca Francesco Giuseppe, Imperatore, chevolendo Sua Maestà, usare un antico diritto eprivilegio, pronuncia il veto d’esclusione con-tro il mio Eminentissimo Sig. Card. MarianoRampolla”.

Se lo si legge attentamente si vede che nonè quello un veto, è più un voto che un veto,un’aspirazione, perchè si dice di voler appren-dere per sua propria informazione... e poi dinotificare, dichiarare in modo ufficioso, unanotifica in modo ufficioso, per cui si capisce lagrande difficoltà del Cardinale a fare questopasso di sua iniziativa.

Subito dopo la lettura di questo annuncio,c’è una protesta generale nel Conclave.

Il Card. Camerlengo protesta, Rampollaprotesta, tutti si associano alla protesta; il Card.Ferrari, il Card. Sarto... anche chi non volevaRampolla, è profondamente seccato da questaintromissione.

Attenzione: ciò nonostante, dopo la lettura

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di questo veto che risulta essere una intromis-sione, che viene inteso come scatto d’orgogliocontro l’autonomia della Chiesa, quella matti-na della votazione, Rampolla non ebbe nean-che un voto in più rispetto ai 29 voti della seraprima.

Il Card. Sarto, invece, sale a 21 voti, per cuii voti cominciano a salire.

Mentre tramonta la candidatura del carme-litano Card. Forti.

Quel pomeriggio, siamo sempre al 2 ago-sto, i cardinali francesi, molto dispiaciuti per lasconfitta di Rampolla e per questo veto che èstato pronunciato, decidono di preparare unaprotesta scritta contro il veto di FrancescoGiuseppe.

È una mossa che punta a recuperare il piùpossibile il Card. Rampolla.

Subito dopo la lettura di questa protesta,interviene pubblicamente per la prima volta ilCard. Sarto, che adesso ha 21 voti e si rendeconto che non è che stanno giocando con il suonome! È entrato veramente in corsa.

E dice:“È sicuro, - dice a tutti i Cardinali - è sicuroche non accetterò mai il papato, per il qualemi sento indegno. Chiedo agli EminentissimiCardinali: dimentichino il mio nome!”.

Subito dopo si vota.Rampolla sale soltanto di un punto e arriva

a 30, Sarto passa da 21 a 24.Nonostante abbia detto che non vuole asso-

lutamente essere Papa, continua a salire ilnumero dei voti per lui. Inizia allora tutta unaserie di operazioni di diversi Cardinali, per ten-tare di convincere Sarto ad accettare.

Il Card. Ferrari tenta di convincerlo, e Sartorisponde:“Mi sento impari a tanto peso. Non è possibi-le che io me lo sobbarchi. Io avrò i primi nemi-ci tra i primi cinque... di questi che mi votaro-no... li conosco bene”.

Ferrari, con parole molto dure, insiste, gli dice:“Un rifiuto potrebbe costare assai caro epenoso, per tutta la vita. Ritornerà a Veneziacon il rimorso che dovrà trascinarsi dietro

insieme con la vita, senza forse poterlo maiabbandonare. Pensi alla responsabilità e aidanni che ne deriverebbero alla Santa Chiesa,o da un’elezione che sarebbe decisa in Italia efuori, o da un tale prolungamento delConclave da non sapersi ben dire, - e tutti neconvennero - se di giorni, di settimane, oanche di mesi”.

Sarto però resiste, replica:“Ma io mi sento morire, la notte passata nonho chiuso occhio. Oggi non ho preso cibo.Insomma io morrò presto”.

Non vuole assolutamente diventare Papa,rifiuta. E diciamo che leggendo la storia deiConclavi non è che se ne trovino tantissimi diesempi di resistenza così forti.

Il 3 agosto è la giornata più lunga. La mat-tina del 3 agosto 1903 il Card. Ferrari diMilano torna alla carica con il Patriarca diVenezia, per convincerlo ad accettare.

Ma - riferisce Ferrari - Sarto gli apparvedotato di una tranquilla fermezza che difficil-mente si può sbaragliare. Intanto, c’è soprattut-to tra i Cardinali francesi, chi tenta di rafforza-re le opposizioni di Sarto. Si dice:“Se Sarto è un Santo preghi per noi; se è undotto ci insegni; ma per governare la Chiesa civuole una mano ferma, della saggezza e l’e-sperienza. Insomma ci vuole un uomo chegoverna, un Pastore!”

Allo scrutinio della mattina del 3 agostoSarto sale a 27 voti, e sta per superareRampolla che comincia a scendere e ne ottienesolo 24.

Fatta la votazione, il Card. Sarto si alza e faun secondo intervento pubblico davanti a tuttii Cardinali e dice:“Insisto perchè dimentichiate il mio nome;davanti alla mia coscienza e davanti a Dio,non posso accettare i vostri voti”.

Sono parole che giungono come una docciafredda tra gli elettori che stavano votando, per-chè indicava fermamente di non voler essereeletto.

Il perchè glielo chiedevano, perchè, anchelo avessero votato, anche se avesse preso una

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larga maggioranza, poi c’è una frase di rito cheviene rivolta al Cardinale designato:“Accetta l’elezione canonica fatta a SommoPontefice?.

E il designato può dire: “No”.Per cui è chiaro che loro dovevano convin-

cerlo prima ad accettare.È interessante che in queste stesse ore,

mentre Sarto resiste a dire di no, c’è un altroCardinale che resiste considerandosi in corsa.Ed è Rampolla.

Quando per esempio il Card. Pacificososteneva, comincia a chiedere e dice:“Ma Eminenza, vede che adesso Lei ha comin-ciato a calare di voti? Ci indichi un altro can-didato a Lei gradito su cui puntare”.

E Rampolla resiste.Resiste, resiste, resiste. E dice:

“Occorre sostenere e difendere l’indipendenzadel Santo Pontefice e la libertà della scelta delPapa. Per questo considero mio dovere nonritirarmi dalla candidatura, seguendo anche ilparere formale del mio predecessore”.

A me sembra di dire che il veto dell’Austriadivenne in questo momento non dico una scusama un motivo per il Cardinale Rampolla diresistere, quando invece di fatto la sua candi-datura era già bloccata.

Decisivo in queste ore per cambiare radi-calmente le sorti di questo Conclave, è l’inter-vento di un altro Cardinale, il Card. FrancescoSatolli che incrocia Sarto mentre esce dallacella. Così, di petto, lo rimprovera. Gli dice:“Vostra Eminenza vuol resistere alla volontàdi Dio manifestata così apertamente dal SacroCollegio e come Giona, fuggire dalla facciadel Signore!Il Signore potrebbe permettere uno scontro, incui Vostra Eminenza potrebbe restare vittima,assieme a tanti altri, e Lei andrebbe davanti aDio responsabile di tante altre vite!”

Sarto, per natura, era molto impressionabi-le, davanti agli incidenti di sangue e di fronte aqueste parole dice:“Non mi dica queste cose, ho tanta ripugnan-za del sangue!”.

E l’altro insiste: “Glielo dico perchè nonaccetta di essere Papa”.

A quel punto Sarto fa un gesto così: alza lemani e dice:“Sia fatta la volontà di Dio”.

In pochissimi minuti si è sparsa nelConclave la voce che con questo gesto lui hadeciso di smettere di resistere e alla votazioneche si fa nel pomeriggio, il Patriarca di Veneziasale a 35 voti, mentre Rampolla scende a 16.

35 ancora non bastano, commenterà ilCardinale James Gibbons, arcivescovo diBaltimora e secondo Cardinale della storiadegli Stati Uniti d’America:“Ad ogni scrutinio in cui vide crescere i voti afavor suo, il Card. Sarto prese la parola persupplicare il Sacro Collegio che desistesse dal-l’idea di eleggerlo. Tutte le volte gli tremava lavoce, gli si accendeva il viso, e gli scendevanolacrime dagli occhi. Cercava di volta in voltadi documentare più minutamente che mai ititoli che sembravano mancargli del papato.E invece furono questi discorsi così pieni diumiltà e di sapienza che resero sempre piùvane le sue suppliche; imparammo a conoscer-lo dalle sue parole, mentre che non avessimopotuto farlo dalle notizie dei suoi atti e daquello che i conoscenti dicevano di lui”.

Proprio questa tenacia nel resistere è deci-siva perchè crescono i consensi in suo favore esi arriva così al 4 agosto mattina, il giorno del-l’elezione.

Quella mattina c’è un ultimo tentativo diRampolla, che non si dà assolutamente pervinto, di resistere e con questo suo ultimo ten-tativo, convince anche i gruppi di Cardinalifrancesi che lo avevano votato, a votare perSarto.

E per la votazione di quella mattina, ilCardinale di Venezia ottiene 50 voti, 8 più delnecessario. Rampolla 10 e Forti 2.

Alla tradizionale domanda che gli vieneposta: (in latino) “Accetto l’elezione a Papa?”Come: “Vuoi esser chiamato?” egli risponde:(in latino) “Quoniam calix... fiat voluntasDei”.

“Poichè il calice non puòpassare, si compia lavolontà di Dio. Fiduciosodella protezione divina, edegli SS. Apostoli Pietro ePaolo e dei Santi Ponteficiche sin sono chiamati colnome di Pio, soprattutto diquelli che strenuamente,nel secolo scorso combat-terono contro sétte e glierrori dilaganti, assumo ilnome di Pio X”.

Dopo aver pronunciatola formula di accettazione,Pio X quasi sviene, acca-sciandosi sul tronetto, cheè l’unico rimasto, con ilbaldacchino, elevato.

Fin dai primi momentidalla sua elezione, il nuovoPapa manifesta un’assolutalibertà...

Prima ho parlato dilibertà interiore, un’assolu-ta libertà proprio per comesi era determinata questaelezione.

I Papi sono sempre libe-ri di fare ciò che vogliono,ci mancherebbe; ma il fattodi aver resistito per qualchegiorno, di aver fatto di tuttoper non essere eletto, dinon dover in qualchemodo, nulla a nessuno, glipermette, con grandelibertà, di lasciar perdere ledue-tre auto-candidatureche gli vengono propostedal Segretario di stato e diessere quel grande Papache bisogna imparare ariscoprire.

Una lapide sul murodavanti alla canonica diVigonovo (Pordenone),dice: “Nel 1903 questacasa ospitò il Papa SantoGiuseppe Sarto”.

Avvenne il 20 aprile1903. Il Patriarca diVenezia venne invitato dalParroco D. Matteo Bressanper la inaugurazione delnuovo organo, ritenuto unodei migliori in diocesi aquell’epoca, e la benedi-zione del cimitero. IlPatriarca arrivò a Sacile intreno e poi venne prelevatoda una carrozza, tirata dacavalli con pennacchibianchi, per il suo ingressoin Vigonovo, ove celebròuna Messa pontificale.

Dell’avvenimento esiste una foto di gruppo, il cardinale conil Vescovo Mons. Isola, D. Matteo ed altri sacerdoti e notabilidella Parrocchia. La foto venne scattata prima del pranzo incanonica, da un fotografo fatto venire da Pordenone.

La gente era accorsa dai paesi vicini, e si diceva che mai siera radunata in Vigonovo così grande folla.

Il cardinale, divenuto Papa alcuni mesi dopo, nell’agosto del1903, non si dimenticò di Vigonovo.

Sollecitato anche dal sollerte d. Matteo insignò la chiesadella Parrocchia del titolo Arcipretale, come si può leggere inuna lapide posta nel presbiterio.

Il 18 giugno 2003 un gruppo di Parrocchiani, guidati dalparroco D. Giacomo Santarossa, si è recato a Riese in pellegri-naggio per visitare i luoghi natali di Giuseppe Sarto, la Chiesadel paese e il Santuario di Cendrole.

C’è stata poi la commemorazione ufficiale del centenariodella visita con un concerto d’organo, una mostra fotografica ela pubblicazione di un libro ricordo (il 21.06.2003).

100 ANNI

DALLA VISITA DEL CARD. G. SARTO

A VIGONOVO (PORDENONE)

Altar maggiore della pievanalee prospetto dell’organo.

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In questi ultimi mesi Riese ha esultato per laconsacrazione sacerdotale di due suoi figli.

DDONON AANDREANDREA PPICCOLOICCOLO

Sabato 24 maggio u.s. nella cattedrale diTreviso, alle ore 17, per l’imposizione delle manidel Vescovo, mons. Magnani, Don AndreaPiccolo, dell’Ordine dei Canonici Lateranensi(chiamati così perchè anticamente facevano ser-vizio nella Basilica di San Giovanni in Laterano)è diventato Sacerdote di Cristo.

Domenica 25 ha festeggiato tale grande even-to nel collegio del suo ordine a San Floriano diCastelfranco e domenica 1 giugno ha celebrato lasua prima Messa solenne qui a Riese, suo paesenatale. La chiesa era gremita di fedeli che deside-ravano condividere con lui e con la sua famigliala gioia di questo giorno. Don Andrea è stato

accolto dal saluto di Mons. Arciprete, dal suonodell’organo e dal canto della corale locale.

È quindi salito all’altare ed ha avuto inizio ilSanto Sacrificio. All’omelia un suo confratelloha tenuto il discorso gratulatorio e all’offertorio,con il pane e il vino gli è stato offerto dallaParrocchia un prezioso reliquiario di San Pio X.

Alla fine della Messa Mons. Liessi, che lo havisto bambino e lo ha seguito in questi lunghianni di preparazione al sacerdozio, gli ha rivoltoparole augurali e ha soggiunto che in lui e neglialtri sacerdoti riesini che operano bene ovunque,trova che tante anime, alle quali ha prestato le suecure di padre e di pastore, hanno smarrito la rettavia.

Il novello sacerdote, riconoscente per tantadimostrazione d’affetto, ha ringraziato tutti: isacerdoti, i genitori, gli amici che gli sono statisempre vicini e quanti hanno pregato per lui e oracondividono la sua gioia.

Egli ha detto:«Essere prete è una risposta a Colui che è

l’autore e l’amante di ogni singola vita».Noi lo seguiremo con la preghiera perchè

questa sua risposta al Signore sia sempre totale egli dia molte soddisfazioni.

Al termine della Messa un rinfresco, offerto atutti, ha posto fine a questo incontro festoso.

... ... EE DDONON EENRICONRICO GGAETAETANAN

Nella Basilica Patriarcale di Aquileia DonEnrico Gaetan, salesiano, sabato 21 giugno u.s.,alle ore 16, è stato consacrato Ministro di Cristoda S. E. Mons. Dino De Antoni, Arcivescovo diGorizia. Domenica 22 ha celebrato, qui a Riese,la Sua prima Messa.

Ad attenderlo in Chiesa, alle ore 10.45, c’erauna folla di fedeli. Nei primi banchi avevanopreso posto i familiari e i parenti. Fra essi, ilnonno Gildo, novantatreenne, che, esultante ecommosso, ringrazia il Signore d’avergli permes-so di vivere così a lungo per provare la gioia diquesto evento indimenticabile. Al suo arrivo ilnovello levita ha ricevuto l’applauso dei presen-ti, il saluto augurale di Mons. Arciprete, mentrela corale eseguiva magistralmente il “Tu esSacerdos”. Quando poi si è avvicinato all’altare

CRCRONONAACACA PAPARRRROCOCCHCH IAIALELE

LA PARROCCHIA DI RIESE FESTEGGIA

DUE SACERDOTI NOVELLI

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gli si è acco-stata la mam-ma, signoraMirella, chegli ha postosulle spalle uncopri-casula,dono di tuttala famiglia,dove sono di-pinti da unlato San Gio-vanni Bosco ei fanciulli edall’altro SanPio X e laMadonna del-le Cendrole.Ha avuto ini-zio quindi ilSanto Sacri-ficio.Nel presbite-rio, oltre ainostri sacerdoti, c’erano anche parecchi confra-telli di Don Enrico, uno dei quali, Don MarcoRossetti, ha tenuto l’omelia e il discorso gratula-torio. È seguita poi l’offerta del pane, del vino,d’un mazzo di fiori e di un prezioso reliquiario diSan Pio X come dono della Parrocchia.

Al termine della Messa, prima d’impartire labenedizione, Don Enrico, visibilmente commos-so, ha espresso il suo vivo grazie ai sacerdoti diRiese, ai confratelli e ai superiori del suo ordine,ai genitori, ai familiari, ai parenti, ai parrocchia-ni tutti e ha rinnovato la richiesta che aveva giàfatto a quanti, in precedenza, aveva inviato ilbiglietto di partecipazione alla sua ordinazionesacerdotale «Un ricordo nella preghiera».

Sarà preciso dovere di tutti i Riesini esaudirequesto suo desiderio intercedendo perchè il suoministero sia fecondo di bene.

La festa è continuata con un rinfresco offertoa tutti sul piazzale della chiesa e un pranzo comu-nitario allestito, sotto il tendone, dalla “ProLoco”.

La Parrocchia di Riese, riconoscente alSignore per il dono di questi due sacerdoti, parte-cipa alla gioia dei nuovi consacrati e dei loro cari,porge le più vive felicitazioni e formula voti eauguri di ogni bene spirituale e materiale.

Un gradito dono per don EnricoAlcuni mesi fa, i genitori di Don Enrico Gaetan, mi

chiesero se potevo realizzare qualcosa che rimanesse comedono da parte loro, al figlio, nel giorno della sua PrimaMessa.

Pensavano ad una stola dipinta e “personalizzata”,che richiamasse qualcosa della famiglia salesiana ma checontenesse anche l’immagine di San Pio X e dellaMadonna di Cendrole.

Volentieri ho accettato di soddisfare il desiderio espres-somi.

Ho studiato la realizzazione della stola preparandouno stampo con scollatura a semicerchio e stolone unico sulfronte e sul retro, in modo tale che la stessa potesse essereindossata, a seconda dell’occasione, da ambo i lati.

Ho delineato il bozzetto dei personaggi fin nei minimiparticolari, e sono poi passata a dipingerli sul raso lucidocolor avorio.

Nel creare San Giovanni Bosco, mi sono ispirata aduna illustrazione tratta da un libro, che lo ritrae circonda-to dai fanciulli mentre li benedice, sorridendo.

In realtà questa raffigurazione è una pala d’altare esi-stente nel duomo di Belluno.

Dall’altro lato, al centro, ho dipinto la Madonna diCendrole: lo sguardo dolce e le mani incrociate sul petto,quasi a proteggere tutti coloro che a lei si affidano.

Appena sotto, San Pio X sovrastato da un calice conl’ostia, è uscito dal pennello con scorrevolezza, e il suo visodall’espressione pacata trasmette serenità, pace... propriocome volevo che fosse!

Per seguire le rifiniture ho pensato di rifarmi un po’ai ricami in stile barocco che si vedono nei paramenti litur-gici, solitamente indossati dai nostri sacerdoti durante lecelebrazioni solenni.

L’ultima parte era il confezionamento del capo. Hoassemblato le varie parti compiendo un’operazione di cuci-to a mano, applicando, laddove ritenevo far risaltare qual-che particolare, pietre in cristallo, perline bianche, passa-maneria e frange dorate ai bordi.

Domenica 22 giugno - Solennità del Corpus Domini- era giunto il grande giorno.

Don Enrico, uscendo in processione dalla sacrestia,preceduto dagli altri sacerdoti per recarsi all’altare doveavrebbe celebrato la sua Prima Messa, ha trovato lamamma che prima che salisse al presbiterio, ha posatosulle sue spalle la stola bianca, sopra la casula rossa chegià indossava.

Gesto semplice con il quale ha voluto affidare il novel-lo sacerdote alla benevola protezione della Madonna e deidue Santi raffigurati, durante questa fase importante dellasua vita, il cammino presbiterale che da quel momentostava intraprendendo.

Non posso negare che anch’io in quel momento, misono sentita pervasa da immensa gioia e commozione,perchè da tempo attendevo questo momento.

Gigliola Gaetan

A Cendrole, sotto lo sguardo materno dellaVergine Santa, domenica 29 giugno u.s., DonAquino Berno ha celebrato il cinquantesimoanniversario della sua ordinazione sacerdotale.Ha ringraziato il Signore per tutte le grazie chegli ha elargito in questo lungo arco di tempo,soprattutto per averlo voluto Suo Ministro eannunciatore del Vangelo.

Con lui hanno reso grazie all’Altissimo imolti parenti e amici che gli sono stati vicini in

questo lieto giorno, specialmente il cuginoDon Gildo Berno, ultranovantenne, il quale haricordato come nella famiglia Berno, nonchènella parentela, in passato, siano fiorite moltevocazioni sacerdotali e religiose.

A Don Aquino la comunità parrocchiale diRiese porge le più vive congratulazioni e augu-ra ancora tanti anni di vita e di salute conti-nuando a bene operare a vantaggio spiritualedelle anime affidate alle sue cure.

Proclamando fino all’ottobre del 2003, l’Anno del Rosario, il Santo Padre ha detto:«Prendete con fiducia tra le mani la Corona del Rosario».I fedeli di Riese hanno accolto questo invito e, nel mese di maggio, hanno recitato il Rosario

con particolare devozione. Hanno invocato la Madonna con questa bella preghiera il giorno del-l’apertura di tale mese con una funzione al Santuario delle Cendrole, poi ogni mattina nella chie-sa parrocchiale prima della Messa delle nove, ogni sera radunandosi in gruppi presso i capitelliche sorgono ai crocicchi delle vie, nella Cappellina di San Pio X e, immancabilmente davantiall’altare di Maria, alle Cendrole, dove ha avuto luogo anche la cerimonia di chiusura del meseMariano.

Durante tale mese e, in particolare nel periodo dedicato alle “Rogazioni” Mons. Arcipreteha visitato questi luoghi di preghiera, ha celebrato la Santa Messa e ha impartito la benedizionedel Signore.

La Vergine Santa, che a Fatima ha chiesto insistentemente ai tre pastorelli di continuare arecitare il Rosario tutti i giorni, accolga le invocazioni di questi suoi devoti e doni loro la verapace, che non è soltanto assenza di guerra, ma anche tranquillità dell’animo e speranza fiducio-sa nell’aiuto della Madre Celeste in ogni circostanza della vita.

LA PIA PRATICA DEL MESE DI MAGGIO

NELL’ANNO DEDICATO AL ROSARIO

GIUBILEO SACERDOTALE

Il gruppo di parenti e amici che hanno festeggiato don Aquino.

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L’11 maggio scorso è stata celebrata laMessa di Prima Comunione per cinquantottobambini che si sono ben preparati alla Festasoprattutto cercando di penetrare, secondo laloro capacità nel grande mistero della presenzareale di Gesù tra noi.

Il Papa nel 1° capitolo dell’Enciclica“Ecclesia de Eucharistia”, dice: “La Chiesaha ricevuto l’Eucaristia da Cristo suo Signorenon come un dono pur prezioso fra tanti altri,ma come il dono per eccellenza perchè dono dise stesso, della sua persona nella sua santaumanità, nonchè della sua opera di salvezza”.

Come comprendiamo e viviamo anche noiquesta verità?

C’è bisogno sempre, per grandi e piccoli,del soffio continuo, illuminante dello Spirito.

Aria di festa quel giorno a Riese nella salaPio X ben addobbata per l’occasione, nellaChiesa adorna di fiori bianchi, nei volti deiparenti ed amici giunti anche da lontano.

I fanciulli sono stati presentati allaComunità fin dal Sabato sera durante la Messavespertina. Le loro foto, incastonate tra i semi

e i petali gialli dei girasoli, risaltavano sullabalaustra e guardavano in alto, verso il Soledivino, Gesù che è per noi vita, luce, colore,sostegno, forza spirituale.

La Santa Messa, ben preparata in ogni suaparte, si è svolta con ordine e partecipazione.

All’offertorio sono stati portati all’altarevari doni. Con il pane e il vino sono state offer-te due buste di denaro, preziose non tanto peril contenuto, quanto per l’intento di dimostrareche l’Eucaristia porta ad occuparsi dei fratelli,è amore ricevuto e donato.

Di queste buste, infatti, una contenevaun’offerta per i bambini poveri del Brasile,frutto di piccoli sacrifici dei bambini; un’altraconteneva quanto i genitori avevano destinatoper dimostrare la loro riconoscenza alleCatechiste agli Insegnanti, secondo un’usanzaormai consolidata.

L’importo è stato devoluto per lo stessoscopo: i bambini poveri del Brasile aiutatinella missione in cui lavoravano le defuntesuore Floretta e Passiflora Contarin.

È significativa questa unità tra fanciulli eadulti.

L’Eucaristia crea unità, fa nascere una chie-sa più cosciente della sua missione, più maturanel suo prendersi cura dei fratelli più bisognosi.

“Il dono” di cui ci parla il Papa, spinge afarci dono.

Ci auguriamo che la festa solenne del 13maggio, anche per intercessione di Maria, durinei nostri cuori, li renda più aperti a un rappor-to filiale con Dio e alla costruttiva compassio-ne per ogni prossimo in difficoltà.

UN INCONTRO PARTICOLARE COL SIGNORE G. G.

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Una parte dei girasoli con le foto dei bambini.

Il gruppo in posa per la foto ricordo.

Baseggio FabioBeltrame SerenaBernardi FedericoBerno Anna PaolaBerno DeboraBerno EleonoraBerno LisaBorsato VivianaBorsato MoiraBrion AndreaCaron LucaCavarzan AlbertoCusinato AriannaCusinato ChristopherDa Maren BeatriceDal Bello AlessiaFavaro ElenaFederici FabioFeltrin LucaFietta Nicolò

Furlanetto DamianoGanassin DanieleGatto EnricoGatto MarioGazzola ElenaGazzola GiuliaGazzola AlexGazzola LauraGiacomazzo AlessiaJannone GiorgiaJurcic DenisLongobardi GerardoLoro SamueleMaggiotto VeronicaMarchesan DamianoMarchesan MicheleMazzarolo MattiaMilani SusannaMocenighi Gaiato Eleonora

Morgantini GiacomoNardi NicoleParisotto ChiaraPellizzari MatteoPigozzo MartaPiva GiovannaPiva Stefano GaetanoProfeta MartaQuaggiotto YleniaRomito CristinaSalvalaggio ChiaraSantagostino AnnaTessari AlessandroTrentin IlariaVacca LuisaVolpato GabrieleZanardo GiovanniDeidda GianlucaDeidda Luisella

Elenco dei nomi dei bambini che hanno ricevuto la 1ª Prima ComunioneElenco dei nomi dei bambini che hanno ricevuto la 1ª Prima ComunioneII

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2 giugno 2003. Verso le 7.15 il pullman del“Moro” Berno è pronto sul piazzale antistante lacasa del giovane. Un drappello di mattinieri con icapelli brizzolati o elegantemente “restaurati” siguarda intorno, saluta, fa risuonare esclamazionidi sorpresa o semplicemente di “dolce risveglio”.

Chi sono questi pionieri che, anzichè godersiil riposo di una festività civile, salgono nel pull-man e si lasciano condurre dalla mano ormaiesperta dell’autista conosciuto? Sono i sessanten-ni di Riese Pio X, nati appunto nel 1943, chevogliono festeggiare questa veneranda età come“tappa significativa” della vita e ritrovarsi insie-me semplicemente per sperimentare la gioia del“riconoscersi”, del “ri-costruire” sulle ali deltempo la loro storia passata.

Non sono tutti. Mancano all’appello personegià passate a miglior vita o “in tutt’altre faccen-de affacendate”, forse dimentiche che lo stareinsieme, anche se scomoda un pochino, ridà fre-schezza e forza di affrontare qualsiasi avversità.

Gli organizzatori, Francesco Pizzuti,Giuseppe Libralato e Bruno Ambrosi, non si sco-raggiano se qualche posto rimane vuoto nel pull-man e danno il via alla partenza. I presenti sonocirca quaranta, hanno le mogli al fianco, testimo-ni oculari di vicende liete o tristi, di gioie consu-mate dentro le pareti della vita familiare e didolori che il velo del pudore sentimentale coprecon abilitità.

Nella compagnia ci sono anch’io, LuisellaGaetan, ora sr. Mariafranca, invitata a mettermi afianco di questi compagni di scuola o di giochinotevolmente cambiati; faccio fatica, infatti, ariconoscerli e non nascondo l’imbarazzo di dover-li salutare con disinvoltura dando loro del “tu”.

Si parte. Un po’ di strada e poi Francesco salu-ta, fa l’appello, mi invita a recitare una preghie-ra... Approfitto di questo momento di “protagoni-smo” per consegnare un piccolo ricordo ai pre-senti e ai loro familiari rimasti a casa: una coron-cina del rosario con la pagellina dei misteri.

Maria, al cui monte ora saliamo (siamo diret-ti, infatti, al santuario di Castelmonte), dovràdiventare in quest’anno del Rosario il punto diriferimento per ricucire i tasselli della vita passa-ta e risistemarla ad immagine del suo Gesù.Questo è il senso del mio gesto che ora mi obbli-ga dolcemente a pregare per quanti ho incontratodopo quarant’anni di assenza da Riese.

L’arrivo al santuario è puntuale. Saliamo lastradina e siamo avvolti da una marea di pelle-grini. Verso le ore 11.30 inizia la Santa Messa.Siamo tra i primi dei gruppi presenti ad esserenominati dal Padre Cappuccino che presiede laconcelebrazione e che accoglie i vari devoti diMaria. Un grande silenzio regna nel santuario. Sirespira un’aria di devoto raccoglimento e la paro-la di Dio scende come pioggia primaverile nellenostre anime. Senz’altro, sotto la corazza chenasconde spesso i sentimenti di chi è avezzo allavoro e alla fatica più che a “filosofare”, sisaranno elevate preghiere semplici e accorateinsieme. Le abbiamo raccolte nelle classiche“Preghiere dei fedeli”. Chi le avrà udite e accol-te con cuore di madre sarà stata senz’altro Maria,tanto bella nella sua giovinezza e nel suo volto“abbronzato” proteso verso il Bambino sedutosulle ginocchia, per intercessione di San Pio X,nel giorno del suo genetlioco.

Un istante di preghiera personale, uno sguar-do all’architettura della chiesa e poi la sosta nelcortiletto antistante l’entrata. Si scatta la tradizio-nale foto-ricordo, si riprende la strada del ritorno,entrando in qualche negozio per gli acquisti dirito. Siamo allegri. L’eucaristia ci ha rinnovati eci ha sciolti rendendoci più disponibili gli uniagli altri. Prova di ciò, l’allegria scoppiata duran-te il pranzo consumato in un ristorante di cono-scenza del “Moro” e terminato con il taglio dellafatidica torta il cui disegno spedito “via fax”viene mostrato come trofeo di creatività e di desi-

... E VAI CON IL ‘43! Sr. Mariafranca Gaetan

Il gruppo di sessantenni.

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derio che i pellegrini sessantenni siano adeguata-mente festeggiati. Quante foto davanti alla torta!Foto di gruppo; mariti e mogli; scapoli e nubili...Tutti hanno provato l’emozione di essere immor-talati da un documento colorato che, spero, civerrà consegnato con tanto di dedica.

Una pioggia torrenziale ha innaffiato non solo laterra riarsa, ma anche il nostro buon umore, forseaumentato di grado anche per l’ottimo vino bevuto.

Castelmonte è solo una tappa del viaggio. Cirimangono Redipuglia e Grado. Ci fermiamo almonumento del grande male della guerra ci pesanel cuore e ci fa invocare la pace come dono noncerto possibile all’uomo, ma frutto del sangue diCristo.

Anche Grado ci accoglie sotto qualche gocciadi pioggia, dopo un’interminabile sosta lungo lastrada invasa da auto. A gruppetti visitiamo ilduomo e il centro, osserviamo i negozi e cirechiamo al bar; l’ora è infatti propizia per unospuntino o per una bibita fresca.

Si riparte. Passiamo accanto ad Aquileia,chiesa madre del nostro cristianesimo veneto. Inpullman parliamo sommessi. Ogni tanto qualche

risata risuona qua e là. Non è la risata dei bimbi,ma la positiva risposta alla vita di chi sa “ilmestiere del vivere” e si lascia condurre senzaintralci o lamenti.

Siamo un po’ stanchi, perchè il pullman devefrenare parecchie volte a causa del traffico. Inquesti momenti avrei voluto conoscere qualcosadi più dei miei compagni di viaggio. Mi sarebbepiaciuto sentirli parlare, raccontare, esprimere illoro vissuto... Ci vuole rispetto, penso tra me, escambio parole di vita con un’amica da semprerimasta nel mio cuore e seduta accanto a me.

Quando, verso le 23.30 circa arriviamo aRiese, è notte fonda. Francesco saluta e ringraziae poi i gruppetti spariscono nel buio.

Tutto finisce qui? Non lo credo o meglio nonlo voglio credere. Nel mio animo si sono fissatinuovi volti che ora arricchiscono la mia preghie-ra e la mia offerta. Ogni mattina non partirò solaper la missione che il Signore mi ha affidato.Riconoscente per l’esperienza vissuta con i mieicoetanei, mi ripeterò canticchiando allegramentee pregando: “Su, Mariafranca, ... e vai con il‘43!... e non ti fermare mai più”.

Il gruppo fidanzati che hanno frequentato il Corso di preparazione al matrimonio nei mesi da gen-naio ad aprile 2003, il 6 aprile hanno concluso la loro preparazione con una Santa Messa, presie-duta da Don Angelo Rossi che li ha guidati, assieme ad alcune coppie animatrici. Hanno poi posa-to per una foto ricordo, come li possiamo vedere qui.Desiderano mettersi sotto la protezione di San Pio X, affinchè il S. Papa vegli sulle loro futurefamiglie e li benedica dal cielo.

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Nel 20° anniversario (9 agosto 1983) della sua prematura scomparsa lefiglie, Gianna e Pia, desiderano pubblicare sul Bollettino la foto della loroamatissima mamma, la signora Gaetan Milva in Cirotto; e ricordare comenel corso della sua vita abbia saputo, sempre con il sorriso sulle labbra,donarsi con generosità e genuina semplicità.

DDOMENICOOMENICO PPAROLINIAROLINI

Uomo dalla fede semplice, cristianamente vissuto, e dai solidi principimorali dedicò tutto se stesso alla famiglia. Fu un marito fedele e affezio-nato e un bravo padre che seppe affrontare lavoro e sacrificio per dare aifigli una buona educazione e un’istruzione decorosa.Quando avrebbe potuto trascorrere giorni sereni vedendo realizzati i suoisogni paterni, venne Sorella Morte e lo strappò all’affetto dei suoi cari chepiangono la sua dipartita.

Ma in quest’ora grave di dolore ecco che uno spiraglio di luce si fa strada e dona conforto a chisoffre per il vuoto da lui lasciato. È la certezza che ora, dal Cielo, egli guarderà sui suoi cari e liassisterà con tutto quell’amore che sapeva loro donare quand’era quaggiù.La comunità parrocchiale porge alla moglie, ai figli e ai parenti tutti le più sentite condoglianze.

SSUORUOR EEZECHIELAZECHIELA GGUIDOLINUIDOLIN (al secolo Emma)

La mattina del 12 maggio u.s., improvvisamente, ha risposto alla divinachiamata ed è passata da questa valle di lagrime al gaudio dellaGerusalemme Celeste.Aveva 84 anni. Entrata giovanissima nell’Istituto delle Suore Elisabettinedi Padova ha prestato la sua opera, ovunque l’obbedienza ai Superiori l’havoluta, nel silenzio, nell’umiltà, nella preghiera, sempre pronta al sacrificio.Ha offerto il suo servizio per sei anni a Padova nella Casa del Clero. Èstata missionaria in Libia fino a quando, insieme ad altre consorelle, è stata espulsa dal colonelloGheddafi. Ritornata in Italia ha lavorato; prima come responsabile a Firenze della Casa Pensionegestita dal suo ordine in via Orti Oricellari, poi a Roma in una Casa di Accoglienza. Negli ultimianni è ritornata a Firenze dove ha chiuso il suo pellegrinaggio terreno.Ora, in Cielo, riceve il premio del tanto bene compiuto in vita e intercede presso Dio per tutti isuoi cari, in modo particolare per la sorella Suor Celinia.A quanti soffrono per la sua dipartita la Comunità parrocchiale porge le più vive condoglianze.

RIGENERARIGENERATI TI ALLAALLA VITVITAA

BERNO MARCO di Roberto e ArtusoPatrizia, nato il 1° aprile 2003; battezzato il 10maggio 2003.

GIACON DANIEL di Denis e Brugnaro Silvi,nato il 28 gennaio 2003; battezzato il 18 mag-gio 2003.

SIMEONI ALESSANDRO di Alberto eGazzola Daniela, nato il 14 dicembre 2002;battezzato il 18 maggio 2003.

DALLA SANTA CASA MATTIA di Denis eGhion Alessandra, nato il 29 dicembre 2002;battezzato il 23 maggio 2003.

FOSCARINI SOFIA di Paolo e StoccoValeria, nata il 15 aprile 2003; battezzata il 7giugno 2003.

BORTONE MATTEO JACOPO di Corradoe Gazzola Ivana, nato il 15 marzo 2003; bat-tezzato il 15 giugno 2003.

DE PIERI DAVIDE di Ennio e FiorGiancarla, nato il 9 maggio 2003; battezzato il15 giugno 2003.

GAZZOLA NICOLA di Adriano eCasagrande Laura, nato il 23 febbraio 2003;battezzato il 15 giugno 2003.

PERUZZO VALERY di Fausto e GattoGenny, nata il 14 febbraio 2003; battezzata il15 giugno 2003.

DIANA STEVEN RUGGERO di David eBellomo Elisabetta, nato l’11 ottobre 2002;battezzato il 28 giugno 2003.

POLO ELEONORA di Daniele e DelinJennyfer, nata il 16 novembre 2002; battezzatail 29 giugno 2003.

V IV I TATA PAPARRRROCOCCHCH IAIALELE

SOLIGO ASIA AICHA MARIA di Emilio eHabibi Aida, nata il 6 agosto 2002; battezzatail 29 giugno 2003.

UNITI IN MAUNITI IN MATRIMONIOTRIMONIOMONICO EDDY con BERNO MARIKA,coniugati il 7 giugno 2003.

CAMPAGNOLO MAURO con FERLINADRIANA, coniugati il 14 giugno 2003.

STRADIOTTO SAMUELE con ZANETTIVANESSA, coniugati il 14 giugno 2003.

BONAMIGO DIEGO con ZILIO BARBA-RA, coniugati il 21 giugno 2003.

ALLALL’OMBRA’OMBRA DELLADELLA CROCECROCE

GUIDOLIN GILDA EMMA (Suor EZE-CHELA) - religiosa, deceduta il 12 maggio2003; di anni 83.

FRACCARO CLEMENTE - coniugato conBosa Laura, deceduto il 20 maggio 2003; dianni 47.

MAZZON LUCIANO - coniugato conMasaro Armida, deceduto il 26 maggio 2003;di anni 59.

GATTO CELESTINO - coniugato con CaronEnrichetta, deceduto il 5 giugno 2003; di anni81.

PAROLINI DOMENICO - coniugato conLimarilli Emilia, deceduto il 26 giugno 2003;di anni 76.

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