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ICF A SCUOLA Applicazioni operative per la diagnosi funzionale educativa ICF: Classificazione Internazionale del Funzionamento umano e della salute ICF la scuola e i contesti: le performance e le capacità, le barriere e i facilitatori ICF a scuola 4 ottobre 2013 Brindisi (Foto di Robert Doisneau)

ICF: Classificazione Internazionale del Funzionamento ...downiamoci.it/sites/default/files/G. Onger.pdf · Perché l’ICF Nella scuola difficilmente si pone in essere una progettualità

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ICF A SCUOLA

Applicazioni operative per la diagnosi funzionale educativa

ICF: Classificazione Internazionale del Funzionamento umano e della salute

ICF la scuola e i contesti: le performance e le capacità, le barriere e i facilitatori

ICF a scuola – 4 ottobre 2013 – Brindisi (Foto di Robert Doisneau)

+Che fatica!

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LE PERSONE CON disabilità non SONO un mondo a parte, ma una parte del mondo!

Cambiare lo sguardo

“Rita: “Ormai sono occhi. Almeno lo sono per me. Guardano fisso in fondo all’ombra… e il loro sguardo buca le nostre ombre”.

Quelle parole mi riportano alla nostra ambizione, tua e mia, di “cambiare lo sguardo” che i non handicappati rivolgono ai portatori di handicap. Ibsen ci aiuta a farlo rovesciando la prospettiva: è Eyolf a guardarci, è lo sguardo del ragazzino handicappato che conta, perché è lui a bucare le nostre ombre”.

(tratto da:

DISABILITY STUDIESIL LINGUAGGIO COME PROBLEMA

“La definizione di normale e di patologico e l’interpretazione di processi disabilitanti non sono assolute ma relative, in quanto rimangono all’interno del sistema che li vive e delle relazioni culturali e sociali che li

definiscono”.

(Roberto Medeghini)

La gabbia lessicale

Un utilizzo in senso definitorio del lessico, che tende a categorizzare, rischia di identificare la persona con il suo deficit: Asperger, Down, ecc. Ma a scuola arrivano le

persone non le sindromi.

LA SCUOLA INCLUSIVA

“Diversamente dall’integrazione, l’inclusione non pone l’accento sugli alunni con disabilità, ma su come questi ultimi vengano “resi disabili” da strutture, organizzazioni e metodologie deficitarie, incapaci cioè di fornire una risposta adeguata alla diversità della popolazione. L’accento è posto sui meccanismi e sui contesti che devono essere modificati in quanto “l’educazione inclusiva è un modo di sfidare la presunta norma della scuola regolare e di andare oltre il paradigma dell’integrazione scolastica degli alunni disabili nelle classi ordinarie”

(Simona D’Alessio, 2007)

LA SCUOLA INCLUSIVA

“L’inclusione scolastica deve essere affrontata in termini di trasformazione del sistema scolastico capace di garantire la partecipazione e il successo scolastico di tutti gli alunni in contesti regolari, in quanto persone e non perché appartenenti a una specifica minoranza”.

LA SCUOLA INCLUSIVA

L’educazione inclusiva,come disciplina di studio,e l’inclusione scolastica,come pratica operativa,

sono due importantiprospettive che, facendo

tesoro dell’esperienzaitaliana dell’integrazione

scolastica, possono apportare tutti quei

cambiamenti al processo difare scuola fondamentali

per la creazione di una

scuola che sia davvero un luogo

di apprendimento per tutti.

Eterotopie o degli spazi dedicati

SPAZI DEDICATI

LINGUAGGIO SPECIALISTICO

= ISOLAMENTO

I CONTENUTI

Come per tanti altri argomenti anche per l’ICF c’è il rischio di farlo diventare una moda se il pensiero non diventa azione. Per questo la scuola italiana ancora una volta sta fornendo un importante contributo al mondo scientifico per tradurre l’ICF nella pratica pedagogica e didattica di ogni giorno.

Ma abbiamo bisogno di diagnosi e non di appunti da parte della parte clinica. Di diagnosi funzionali per l’alunno che viene a scuola ogni giorno. Da noi arriva un alunno non la sindrome.

Certo dobbiamo conoscere i fondamentali delle patologie, ma a noi preme sapere che cosa vuol dire in termini funzionali la sindrome per quell’alunno che è unico nel suo genere.

Criticità

La mancanza di un riferimento coerente e omogeneo a un unico sistemadi classificazione e di diagnosi;

la scarsa uniformità delle prassi nei diversi territori e nelle diverse scuole dellostesso territorio;

la problematicità dell’interpretazione dei dati e perciò dell’utilizzodelle informazioni raccolte;

la frammentarietà dei rapporti tra le diverse istituzioni;

la realizzazione di strumenti non sempre significativi e utili per lacontinuità (la varietà dei modelli di documentazione, la scarsaoggettività e scientificità delle osservazioni);

soprattutto, negli ultimi anni si è imposta la necessità di pensare e costruire ilPEI come strumento di sostegno non solo per l’accompagnamento delpercorso scolastico, ma per la realizzazione di un progetto di vita

ICF

STRUMENTO SOCIALE

STRUMENTO POLITICO

STRUMENTO SCIENTIFICO

PER IL PROGETTO DI VITADELLA PERSONA

BASATO

SULLA QUALITÀ E SULLA SOSTENIBILITÀ

QUADRO CULTURALE E CONCETTUALE DI RIFERIMENTO

...la rivoluzione dell'ICF: ogni persona, in qualunque momento della vita, può avere una condizione di salute che in un contesto sfavorevole

diventa disabilità. (M. Leonardi)

La disabilità viene definita come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui

vive l’individuo.

Inclusione Con Fiducia

MODELLO BIO - MEDICO

La figura centrale è il medico.

La malattia è vista come una devianza dalla norma.

La causa unica di malattia è biologica.

Inclusione Con Fiducia

MODELLO BIO - PSICO - SOCIALE

La figura centrale è la persona.

La malattia è vista come crisi che apre ai cambiamenti.

I tre aspetti vengono integrati secondo una prospettiva sistemica.

DELL’APPRENDIMENTO

IL FLUSSO

ERRORE

INSEGNANTE

ALLIEVO

IL RIFLUSSO

ALUNNO

INSEGNANTE

ERRORE

“Altra cosa sarebbe pensare plurale”Andrea Canevaro, Animazione Sociale, giugno/luglio 2012

Vi è una grave carenza di competenza per un agire cooperativo, al di là della disponibilità soggettiva.

Non esiste un punto di vista che comprenda in sé tutte le prospettive. Piuttosto esistono versioni multiple che a volte possono convivere in relativa armonia fino a produrre insieme pensieri complessi, plurali al loro interno, che aiutano a comprendere meglio la situazione, altre volte sono inconciliabili l’una con l’altra, come quando ogni operatore continua a descrivere la realtà unicamente dentro il suo linguaggio.

Un servizio deve contaminarsi e darsene

ragione in quanto la contaminazione è

propria dei sistemi complessi che cercano

vie di uscita dai problemi.

È lo specialismo una vera e propria

malattia endemica. Proponiamo la

competenza solidale.

funzionamento della persona con disabilità

omogeneità del linguaggio

integrazione degli interventi

continuità del percorso di crescita

Perché l’ICF

Perché l’ICF

Nella scuola difficilmente si pone in essere una progettualità orientata alla qualità della vita e alla vita adulta.

Il modello antropologico dell’ICF,

prima ancora che le sue diverse funzioni applicative,

orienta le azioni educative e didattiche

al benessere e alla qualità della vita presente e futura.

dal PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO al PROGETTO DI VITA

Utilizzare il modello concettuale ICF come fondamento del PEI, consente di:

Valutare la situazione dell’alunno nel suo complesso

Orientare alla “vita adulta” nella scelta dei percorsi

scolastici e formativi

Promuovere la corresponsabilità e la costruzione di

alleanze strategiche tra scuola, famiglia e comunità

locale

PRINCIPI FONDAMENTALI

Universalità: al pari del funzionamento umano, la disabilità deve essere vista come un aspetto universale dell’umanità, non quindi come la definizione di caratteristiche di gruppi minoritari.

Ambiente: i fattori ambientali devono essere inclusi poiché determinanti fondamentali della disabilità.

Linguaggio neutrale: l’ICF è una classificazione positiva dei livelli di funzionamento umano, non una classificazione esclusiva dei problemi di funzionamento.

Parità: l’ICF non fa differenza fra componente fisica e mentale; tutti i livelli della disabilità sono definiti operativamente senza riferimenti a cosa possa causare il problema.

Modello Biopsicosociale: consente di cogliere le fenomenologia umana nella sua interezza.

ICF-CY

È una versione dell’ICF da utilizzare per ibambini e gli adolescenti nei settori dellasalute, dell’istruzione e dei servizi sociali.

Nei bambini e negli adolescenti, lemanifestazioni di disabilità e le condizioni disalute sono diverse, nella loro natura, nellaloro intensità e nel loro impatto, da quelle degliadulti.

È necessario tener conto di queste differenzein modo che il contenuto delle classificazionirifletta i cambiamenti associati allo sviluppo(dinamicità) e colga le caratteristiche deidifferenti ambienti e gruppi di età.

L’ICF È COMPOSTO DA DUE PARTI:

1) La prima riguarda il funzionamento e la disabilità ed è costituita da:

funzioni corporee + strutture corporee;

attività e partecipazione.

2) La seconda riguarda i fattori contestuali ed è costituita da:

fattori ambientali;

fattori personali.

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Inclusione Con Fiducia

Funzioni e

strutture corporee (menomazioni)

Condizione di salute

(disturbo o malattia)

Attività

(limitazioni dell’attività)

Partecipazione

(restrizioni della

partecipazione)

Fattori contestuali

Ambientali Personali

barriere o facilitatori ?

Il contributo dell’ICF alla qualità della scuola

È importante che l’ ICF non sia considerato un linguaggio solo per le persone con disabilità.

Il profilo

bio-psico-sociale

riguarda tutte le persone.

L’ICF è un linguaggio che serve agli insegnanti:

per conoscere;

per migliorare la propria professionalità per affinare il livello partecipativo;

per avere e condividere strumenti di comunicazione;

perché la scuola diventi comunità di pratiche e apprenda da ciò che fa.

L’ICF è un linguaggio, il testo lo costruiscono gli utilizzatori.

L’osservazioneL’osservazione, a mio avviso, è uno strumento molto importante e propedeutico alla programmazione e, più in generale, permette:

la costruzione di significati ad opera dell’osservatore;

la reciprocità osservativa, in quanto chi è osservato è a sua volta osservatore;

l’espressione di punti di vista in virtù non solo delle diverse rappresentazioni che condizionano le esperienze osservative, ma anche dei significati che vengono attribuiti alle relazioni.

In questa prospettiva la realtà osservata non è oggettiva, ma è condizionata dai significati attribuiti dall’osservatore alle varie relazioni: in tal modo l’osservazione diventa un’azione pluridirezionale e circolare in quanto si stabilisce un’influenza reciproca fra gli attori del contesto.

CAPACITÀ

PERFORMANCE

FATTORI CONTESTUALI - ( ambientali e/o personali)

FACILITATORI BARRIERE

+ -

Capacità: indica il più alto livello probabile di

funzionamento che una persona può raggiungere,

in un momento determinato, in un dominio nella

lista di Attività e Partecipazione. La capacità viene

misurata in un ambiente standard e uniforme.

Performance: descrive quello che l’individuo fa

nel suo ambiente attuale/reale, e quindi introduce

l’aspetto del coinvolgimento di una persona nelle

situazioni di vita

Facilitatori: nell’ambito dei fattori ambientali di una

persona, sono dei fattori che, mediante la loro presenza o

assenza, migliorano il funzionamento e riducono la

disabilità (…) I facilitatori possono evitare che una

menomazione o una limitazione delle attività divengano

una restrizione della partecipazione, dato che migliorano la

performance di un’azione, nonostante il problema di

capacità della persona

Barriere: nell’ambito dei fattori ambientali di una

persona, sono dei fattori che, mediante la loro presenza o

assenza, limitano il funzionamento e creano disabilità

Limitazioni delle attività: sono le difficoltà che un

individuo può incontrare nell’eseguire delle

attività. (…) Può essere lieve o grave (…) rispetto al

modo e alla misura attesi dalle persone.

Restrizione della partecipazione: sono problemi

che un individuo può sperimentare nel

coinvolgimento delle situazioni di vita. La presenza

di una restrizione alla partecipazione viene

determinata paragonando la partecipazione

dell’individuo con quella che ci si aspetta da un

individuo senza disabilità in quella stessa cultura o

società.

ICF E DF

L’utilizzo del linguaggio e dei codici dell’ICF aiuta a rileggere e a interpretare la DF rivolgendo l'attenzione alle potenzialità e non tanto (o solo, come talora accade) ai deficit dell’alunno.

Questo permette agli insegnanti di rivolgere a se stessi e agli esperti domande più precise e maggiormente orientate al funzionamento del soggetto e quindi alla fase progettuale del percorso formativo da intraprendere (per es.: come sostenere e promuovere una specifica capacità? Che cosa significa e quale importanza ha la presenza o l’assenza di una determinata funzione mentale?)

ICF e PEI

La progettazione quindi dovrà prevedere la complessità delle interazioni fra i vari fattori che costituiscono o determinano la condizione di salute o di disabilità e attribuire il giusto peso a tutti i fattori contestuali, sia ambientali, sia personali.

La scuola che utilizza il modello concettuale ICF e “colloca” il PEI degli alunni nel loro progetto di vita, pertanto:

riconosce e accoglie la situazione e la storia personale, familiare e sociale dell’alunno nel suo complesso e oltre la scuola stessa;

valorizza la classe come realtà comunitaria e pone particolare attenzione alla didattica inclusiva, utilizza metodologie che si fondano sulle interazioni “prosociali” tra tutti gli alunni, e attiva strategie efficaci per il singolo e per tutta la classe perché orientate all’autoefficacia, all’autodeterminazione e all’autoregolazione di tutti

orienta alla vita adulta nella scelta dei percorsi scolastici e formativi;

promuove la corresponsabilità e la costruzione di alleanze strategiche tra scuola, famiglia e comunità locale.

ICF e PEI

BIBLIOGRAFIA 2

E SE PROVASSIMO A METTERE UNA SCATOLA NERA NELLA CLASSE?

E SE LA ASCOLTASSIMO OGNI TANTO?

FILMOGRAFIA – Scelti per voi

Tod Browning, 1932, USA

Florestano Vancini, 2005, Italia

Il fallibilismoepistemologico, vale a direla consapevolezza che lenostre conoscenze sono erestano smentibili,costituisce il presuppostocardine della societàaperta. Non c’èdemocrazia senzadiscussione. Ma ladiscussione è possibile solodove non ci si arroghi ildiritto o il privilegio diinfallibilità.

K. Popper - “Le fonti della conoscenza e

dell’ignoranza”37

DELL’INFALLIBILITÀ

“SAPER RIDERE IN OGNI SITUAZIONE … È LA

SFIDA ULTIMA DELLA SOFFERENZA …”(SEBASTIEN JAPRISOT)

“Eccovi il ritratto dell’educatore italiano. Corporatura gracile; viso scarno; colore terreo; occhi affossati, andatura che rivela un fisico in isfacelo, abbattuto e avvilito”.

P. Guerrini, Repetita iuvant, nel “Risveglio educativo” del 15/22 febbraio 1885

ORIENTAMENTI BIBLIOGRAFICI

T. Booth - M. Ainscow, L’index per l’inclusione. Promuovere l’apprendimento e la partecipazione nella scuola, Erikson, 2008, Gardolo (TN)

R. Franchini, Disabilità, cura educativa e progetto di vita. Tra pedagogia e didattica speciale, Erickson, 2007, Gardolo (TN)

D. Ianes, La diagnosi funzionale secondo l’ICF. Il modello OMS, le aree e gli strumenti, Erickson, Gardolo (TN) 2004ICF-CY. Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute. Versione per Bambini e Adolescenti, Erickson, 2007, Gardolo (TN)

Luigi Croce, Luigi Pati (eds.), ICF A SCUOLA, EDITRICE LA,2011, SCUOLA, Brescia

R. Medeghini, S. D’Alessio, A. D. Marra, G. Vadalà, E. Valtellina, DISABILITY STUDIES, 2013, Erickson

Dario Ianes, La diagnosi funzionale secondo l’ICF, Erickson, 2011, Gardolo (TN)

Dario Ianes, Sofia Cramerotti, (a cura di), Usare l’ICF nella scuola, Erickson, 2011, Gardolo (TN)

R.L. Shalock, M. A. Verdugo Alonso, Manuale di qualità della vita, Vannini Editoria Scientifica, 2012, Brescia