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Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 1
1) “I Fenici inventarono l’arte della navigazione. Impararono dai Caldei i rudimenti
d’astronomia che applicarono alla navigazione” (Plinio – Historia Naturalis -)
Ma non solo dai caldei: anche dagli Egizi e dai Babilonesi appresero di astronomia e ben
presto conobbero l’arte di disegnare mappe non solo dei tratti costieri, ma anche del cielo
e furono i primi ad applicare il rilievo topografico alla navigazione e a comprendere
l’importanza dei calcoli per stabilire una rotta.
Tale loro abilità fu di certo, almeno inizialmente, favorita dalla conformazione geografica
del bacino mediterraneo che consente una navigazione a vista della costa: infatti i tratti di
mare in cui la navigazione non può avere riferimenti costieri sono essenzialmente due, e
cioè la traversata del Canale di Sardegna e quella del mare balearico.
Inizialmente la navigazione commerciale, proprio per la necessità di riferimenti costieri, si
svolgeva essenzialmente durante le ore diurne, nel periodo compreso tra marzo e ottobre.
La necessità di avere approdi sicuri per commerciare, effettuare piccole riparazioni, o
anche solo per attendere il nuovo giorno, determinò la costruzione di piccoli insediamenti,
utilizzati ben presto come mercati.
Le coste del Mediterraneo si costellarono così di tanti “emporia” la cui distanza l’uno
dall’altro era pari a quella che una nave oneraria poteva coprire nell’arco di una giornata
di navigazione. Il sito in cui insediare il nuovo nucleo veniva scelto con cura: solitamente
si trattava di promontori, di insenature molto riparate e possibilmente fiancheggiate da
fiumi (Palermo), oppure di piccole isole prospicenti la costa (Mozia).
Scrive Tucidite che i Fenici “.... abitavano tutta la Sicilia, dopo averne occupato i
promontori e le piccole isole più vicine alla costa....”
In seguito i Fenici impararono ad avvalersi delle stelle, in particolare della Stella Polare
riuscendo, per primi, a navigare anche di notte: la scoperta venne utilizzata da tutte le
marinerie, al punto che tale stella era meglio nota come “Stella Fenicia”.
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2) “Redazione 25/10/1999”
Nel Mediterraneo orientale, trenta miglia al largo delle coste israeliane, a una profondità
di 400 metri, sono stati ritrovati due relitti di navi fenicie risalenti al 750 a. C. Le
imbarcazioni, in ottimo stato di conservazione, racchiudono ancora il loro carico: ancore
in pietra, una dozzina di anfore da vino, terraglie per la preparazione dei cibi, una tipica
caraffa fenicia per mescere il vino, alcuni bruciatori di incenso. La nave più grande misura
18 metri, la più piccola 15 metri. Probabilmente le due navi provenivano dal porto fenicio
di Tiro ed erano dirette in Egitto o a Cartagine unitamente ad altre navi mercantili, come
farebbe supporre la tradizione che indica i Fenici come abili commercianti.”
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 2
3) “Fino alla scoperta del relitto di Punta Scario ben poco si sapeva delle tecniche costruttive
e della carpenteria delle navi da guerra fenicie e puniche.
La nave, recuperata alcuni anni fa, giaceva a circa due metri e mezzo di profondità accanto
ad un’altra imbarcazione (denominata sister ship, nave sorella) e ha posto in luce un dato
inaspettato; entrambe sono state costruite utilizzando pezzi lignei prefabbricati
separatamente e assemblati in un secondo tempo.
Sul bordo di ogni pezzo sono individuabili – e tuttora visibili in quella esposta al Museo
Baglio Anselmi di Marsala – lettere dell’alfabeto punico, che è sensibilmente diverso da
quello fenicio, e linee-guida che avevano la funzione di guidare gli addetti al montaggio.
In altri termini, tutto lascia supporre che i pezzi fossero realizzati separatamente con
l’ausilio di modelli prestabiliti, di sagome, e magari trasportati in altri luoghi, a seconda
delle necessità, ove venivano montati”.
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4) Le imbarcazioni commerciali fenicie erano di forma rotondeggiante a causa del rapporto
lunghezza/larghezza di quattro a uno. Tale forma ne determinò il nome: esse infatti erano
chiamate dai Greci "gauloi" (rotonde), mentre il corrispondente termine fenicio era
"golah" da cui probabilmente derivano l'italiano "goletta" e l'inglese "galley" e "galleon".
Lunghe, di norma, tra i venti ed i trenta metri e larghe tra i quattro ed i sette, avevano un
pescaggio di circa un metro e mezzo, analogo all'altezza della fiancata emersa. La poppa
terminava con un motivo decorativo a spirale o a coda di pesce, mentre nella parte
anteriore la prua era ornata con una testa di cavallo (assieme al cane uno degli animali
simbolo dei Fenici), motivo per cui i greci le chiamavano anche "hippoi", cavalli per
l'appunto, oppure con un'ala di uccello, come se la nave potesse, metaforicamente, volare
sulle onde. In basso, sopra la linea di galleggiamento, quasi a voler dire che la nave fosse
un essere dotato di sentimenti umani, vi erano disegnati due grandi occhi. Tali occhi
avevano molteplici compiti: i Fenici erano molto superstiziosi e tali occhi dovevano
proteggere la nave e l'equipaggio dal malocchio garantendo una navigazione serena, ed
incutere timore ai nemici, ma dovevano, altresì, “vedere la rotta, senza smarrirsi”. La
carena, fortemente convessa, era protetta in tutta la parte sommersa, da una copertura di
lamine di piombo, assicurate al fasciame con chiodi di rame, bronzo o anche di ferro: tra
tale rivestimento ed il fasciame veniva distesa uno strato di bitume, grazie al quale si
rendeva stagna la nave. Unico mezzo di propulsione delle navi onerarie era la vela, detta
"quadra", anche se era più larga che alta.
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 3
5) “Il migliore e addirittura il modo più perfetto di ordinare gli oggetti che io abbia mai visto
lo constatai in una delle grandi navi fenicie che io vidi; una enorme quantità di materiali
per la navigazione era così disposta da occupare separatamente il minor spazio possibile.
Ed anche compresi che l’assistente del capitano, che chiamano “l’uomo che cerca”,
conosceva talmente bene la posizione di ogni cosa che persino a distanza era in grado di
dire dove si trovava.” (Senofonte, scrittore e storico greco)
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6) I grandi itinerari percorsi dalle navi commerciali fenicie dai mercati del Levante ai
giacimenti e alle colonie di occidente, furono sempre costanti, anche se in alcune epoche
cambiarono sia pure in parte il loro percorso per cause prevalentemente politiche.
1° Una prima rotta, detta anche meridionale, che sviluppava oltre tremila miglia e che
rimase quasi costantemente attiva, fu quella che dalla costa siro-palestinese conduceva
lungo le coste dell’Africa settentrionale fino agli insediamenti situati sui versanti atlantici
dell’attuale Marocco e della penisola iberica.
2° Un altro itinerario fu quello settentrionale che, assai più lungo e articolato del
precedente, toccava via via gli insediamenti fenici di Cipro, la costa meridionale
dell’attuale Turchia, l’isola di Creta, l’arcipelago delle Cicladi, il Peloponneso e le coste
ioniche dell’Italia.
Da questo punto si avevano alcune varianti a seconda dei luoghi che si desiderava
raggiungere. 3° Se la destinazione erano i centri etruschi, si traversava lo stretto di
Messina e si proseguiva lungo la costa tirrenica della penisola italiana.
4° Se invece era necessario raggiungere la Sardegna e poi l’estremo Occidente,
l’itinerario preferenziale era quello lungo la costa meridionale della Sicilia e quella
settentrionale dell’attuale Tunisia, dalla quale si passava a quella meridionale della
Sardegna. Da questa isola si raggiungeva quindi l’arcipelago delle Baleari e infine si
toccavano i centri fenici della penisola iberica meridionale.
Esistevano inoltre anche itinerari minori che si distaccavano dalle grandi rotte e i cui
luoghi più importanti sono ricordati dalle antiche fonti scritte, come frequentati dalle navi
fenicie. Tra i più antichi si possono ricordare 5° quello che dalla costa meridionale della
Turchia toccava le isole dell’Egeo, oppure 6° quello che dagli insediamenti fenici della
costa meridionale della Sardegna portava all’arcipelago campano, seguendo un ampio
arco nel Mar Tirreno che portava davanti alle coste dell’attuale Lazio.
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 4
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Si estende nei territori di Larino, Casacalenda e Guardialfiera ed è stato realizzato, negli
anni ’80, sbarrando il corso del fiume Biferno con una diga colossale, ai piedi della quale
sono state costruite due centrali idroelettriche. Il lago ha una superficie di 1043 Kmq., serve
ad irrigare una superficie di 20.000 ettari di territorio nel basso Molise e le sue acque
forniscono acqua potabile ai comuni di Termoli, Campomarino, Portocannone, San Martino
in Pensilis e Ururi.
Serve inoltre il nucleo industriale di Termoli con una portata di 3 mc. di acqua al secondo.
I pendii degradanti verso le rive del lago sono stati rimboschiti dalle guardie forestali con
cipressi, pini d’aleppo, pini arizzonico e altre specie importanti dal punto di vista ecologico.
Dove invece l’uomo non è intervenuto rimangono boschi di Cerro e Roverella, tipici della
fascia mediterranea. In quest’area, fino a poco tempo fa, vivevano le lontre, esemplari di
gatto selvatico e di martora. Considerando che il lago di Guardialfiera è di recente
costituzione e che la sua origine è antropica, i suoi equilibri risultano essere ancora molto
delicati. La creazione di questa zona "umida" ha comportato l'instaurarsi di fauna fluviale,
come carpe, trote, anguille, barbi, cavedani, lucci, e di una significativa avifauna acquatica,
come la Spatola (uccello di palude appartenente alla famiglia dei Ciconiformi), l'Airone
cenerino, il Germano reale, la Cicogna bianca, la Cicogna nera, il Cormorano, il Falco
pescatore, il Nibbio bruno, la Gru, lo Svasso maggiore; tra gli altri animali, sono presenti la
volpe, la puzzola, il tasso, la donnola, la faina e la testuggine d’acqua, presente nei piccoli
corsi d’acqua limitrofi al lago. Il lago rappresenta una vera e propria fonte di ricchezza, sia
sotto il profilo turistico che sotto quello naturalistico, se però le attività umane risulteranno
rispettose di questi equilibri (eliminando perciò rumori, disboscamenti, discariche, incendi
dolosi, turismo selvaggio ecc.).”
(Riduzione e adattamento da http://www.regione.molise.it/korai/xvari-lagodiguardialfiera.html)
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 5
Riflettiamo su quanto riportato nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo:
a) “… La conoscenza geografica riguarda anche i processi di trasformazione progressiva dell’ambiente ad
opera dell’uomo o per cause naturali di diverso tipo…”
b) “… La geografia è attenta al presente, che studia nelle varie articolazioni spaziali…”
“… la geografia non può prescindere dalla dimensione temporale, da cui trae molte possibilità di leggere e
interpretare i fatti che proprio nel territorio hanno lasciato testimonianza, nella consapevolezza che
ciascuna azione implica ripercussioni nel futuro….”
“La particolare forma “a stivale” della Penisola italiana la rende unica e universalmente
riconoscibile sugli atlanti. Ma la sua caratteristica più significativa è la centralità nel “mare
chiuso” per eccellenza, quel Mediterraneo su cui si affacciano tre continenti e che è storicamente
una delle grandi culle della civiltà umana.
La Penisola è legata al territorio europeo, di cui fa parte, dalla valle del Po e dalla maestosa
catena alpina, un tempo barriera, oggi via di transito e di incontri permanenti col resto d’Europa.
È tra le valli montane che trovarono insediamento varie popolazioni preistoriche, ma è soprattutto
nelle pianure, una volta prosciugate, che avvenne il popolamento più consistente. Tuttora esse
ospitano la maggior parte della popolazione italiana, un tempo dispersa soprattutto nella coltura
dei campi, oggi concentrata invece attorno agli insediamenti industriali e soprattutto alle attività
terziarie delle città.” (fonte: “Enciclopedia geografica – Italia 1” Corriere della sera)
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Conversazione cognitiva: Raccogliamo le informazioni, poi sintetizziamo costruendo uno schema logico:
facciamo indicare dai ragazzi le espressioni connettive per collegare le varie informazioni. Facciamo poi
produrre a gruppi una rielaborazione del testo originale seguendo lo schema logico. Leggiamo i prodotti e
confrontiamoli: può essere che ogni gruppo abbia seguito percorsi diversi sullo schema: i collegamenti logici
(temporali, causali) saranno gli stessi anche se avranno magari usato espressioni connettive diverse.
LA PENISOLA
ITALIANA,
a forma a
stivale,
centrale nel
Mediterraneo
occupa una
posizione
che è un
dalla valle del PO
con la sua estesa
pianura
dalla catena alpina
È legata
all’Europa
che un
tempo
era di
ma che
oggi è
ostacolo alle
comunicazioni,
via di transito e
collegamento
permanente con
Il continente europeo
nella quale
avvenne
il popolamento più
consistente:
ieri
oggi
per il settore
primario
per il
secondario e
il terziario
mare
chiuso
culla delle
civiltà.
ed è stato fin
dai tempi più
antichi
grazie a
numerosi valichi,
trafori, linee
ferroviarie, strade e
autostrade.
È unita all’Europa
anche
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 6
“Il 2013 rappresenta per la nostra regione e per le nostre città una data significativa, in
quanto ricorrono 2200 anni dalla costruzione della Via Emilia, realizzata nel 187 a. C. dal
console marco Emilio Lepido. ................................. è l’unica regione che deve il suo nome
ad una strada e ciò dice molto riguardo al ruolo che tale via ha avuto per la storia e lo
sviluppo del territorio: molto di quello che oggi è la nostra regione è conseguenza della
presenza di questa via di comunicazione. I più importanti centri urbani sono sorti lungo
questa via che ancora oggi le attraversa in senso longitudinale, dall’estremità occidentale a
quella orientale.
Nel territorio si distinguono due aree tagliate a metà dal tracciato della Via Emilia: a sud
c’è il versante padano dell’Appennino Tosco-Emiliano, a nord si allarga invece la pianura
padana fino al Po, confine naturale con la Lombardia e il Veneto.
La Via Emilia è l’asse su cui si è basata la centuriazione che ha caratterizzato gran parte
della pianura Padana e sempre lungo il suo tracciato si sono sviluppate le maggiori attività
economiche della regione, da quelle agricole a quelle industriali.
La bassa pianura alluvionale è però molto esposta al rischio di alluvione: i rilievi, per la
natura geologica dell’Appennino, sono a rischio di frane e smottamenti. Un fenomeno tipico
sono i calanchi, forme di erosione dovute alla presenza di argille e rocce friabili. La costa
adriatica è soggetta a erosione marina. I cordoni di scogli, sistemati quasi paralleli alla
costa, davanti a molte spiagge, hanno la funzione di diminuire la forza erosiva del moto
ondoso. (Adattamento e integrazione da www.archeobologna.beniculturali.it/mostre/nonantola_set2013.htm )
Sulla carta localizziamo le
informazioni forniteci dal testo e
evidenziamo il tracciato della via
Emilia
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 7
Nella lingua antica tedesca “Mark” significa regione di confine. Difatti le marche divennero
zona di confine nel periodo del Sacro Romano Impero. Alcuni feudi che gli imperatori
davano ai nobili da governare si chiamavano marchesati, da essi presero il nome la Marca
di Fano, la Marca di Camerino, la Marca di Ancona: ecco spiegata la ragione del perché
oggi, pur essendo una singola regione, ha il nome al plurale. L’immagine delle Marche è
quella tipica del centro Italia, sia per quanto riguarda i paesaggi, dominati da colline e
poggi coltivati, sia per i caratteristici borghi medioevali, spesso circondati da mura,
affacciati a terrazza verso l’Adriatico. Al suo territorio appartiene il versante
dell’Appennino umbro-marchigiano che digrada, con un sistema di colline e valli, da ovest
verso est, fino al mare Adriatico. A vederle queste montagne danno l’impressione che siano
state tirate da un enorme pettine verso la costa adriatica, lasciando dei profondi solchi
paralleli percorsi da torrenti. Nelle Marche non esistono delle vere e proprie pianure, ma
degli appezzamenti pianeggianti non molto grandi, sparsi lungo il litorale adriatico. (adattamenti e integrazioni da http://icbiagio.racine.ra.it/reg/reg/marche.htm#origini )
Sembra quasi che il tempo si sia fermato nei tanti borghi medioevali che, come gioielli,
regalano a questa splendida regione tutta l’atmosfera e la bellezza artistica di un passato
lontano. Tra pievi, castelli e antichi casolari, divenuti oggi splendidi agriturismi, un viaggio
in Umbria è un’esperienza imperdibile per gli occhi, per lo spirito e per la gola! In ogni
antico palazzo, cattedrale o chiesa, i grandi artisti del medioevo e del rinascimento hanno
lasciato un segno della loro arte, tesori artistici di ineguagliabile bellezza. Terra di San
Francesco, Santa Chiara, Santa Rita e San Benedetto l’Umbria regala, ancora oggi, il
piacere della meditazione. Ricoperta da fitti boschi e grandi distese di vigne e ulivi, è una
regione dai sapori forti: vini, oli, tartufi e salumi di grande qualità regalano piatti
straordinari. È l’unica regione che non ha sbocchi sul mare. incuneata fra Toscana,
Marche e Lazio, è tutto un susseguirsi di colline che si alternano a ridosso della dorsale
dell’Appennino Umbro-Marchigiano. È percorsa dal fiume Tevere e dai suoi affluenti
Nestore, Paglia, Chiascio e Nera. I centri di Gubbio, Guado Tadino e Norcia sono sorti
nelle conche più interne; Perugia nella piana della Val Tiberina; Spello, Foligno e Trevi
nella Valle Umbra che si allunga fino a Spoleto. Il lago Trasimeno di origine tettonica, al
confine con la Toscana, è il maggiore dei laghi dell’Italia peninsulare. (adattamenti e integrazioni da http://www.paesaggi.regioneumbria.eu/)
Foglia
Chienti
Tronto
Metaur
o Mis
a
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 8
Confronto tra regioni. Raccogliamo le informazioni rilevate dai tre testi e vediamo quali collegamenti e
approfondimenti disciplinari ci permettono di fare... quali conoscenze richiamano?... quali
inferenze possiamo fare?...
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Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 9
“L’Emilia Romagna detiene il primato nazionale per la produzione di frumento, delle
barbabietole da zucchero (1/3 del totale nazionale), di vari prodotti ortofrutticoli (pesche,
prugne, cocomeri, cipolle, fagioli...) ed è ai primissimi posti per uva e vino”
-------------------------------------------
“Sebbene occupi solo il 3% della popolazione attiva, l’agricoltura possiede comunque un
posto di rilievo nell’economia e nella società umbra. Le colture principali sono la vite,
l’olio, il frumento e, soprattutto, il tabacco ma tra le fonti principali di reddito va annoverato
anche il tartufo nero (Norcia e Spoleto), della cui produzione l’Umbria si colloca ai
primissimi posti in Italia. La vitivinicoltura, sia per la qualità che per la quantità, è
conosciuta ed apprezzata a livello internazionale.”
-------------------------------------------
“Lungo la costa e nelle zone collinari delle Marche si praticano colture intensive soprattutto
di grano, orzo, mais, barbabietole da zucchero, girasoli, ortaggi, ulivi e viti. Ma se il clima
favorisce la produzione agricola che è molto varia, la presenza di molti rilievi la limita: la
conformazione del terreno rende difficile l’utilizzo di macchine agricole e la scarsità di
acqua richiede pesanti lavori di irrigazione”
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Fonti diverse: lettura, confronto, sintesi....
“Due sono i compartimenti marittimi in Emilia Romagna cui fanno capo tutte le attività di
pesca: da quello di Ravenna dipendono i porti di Goro, Porto Garibaldi, Ravenna e Cervia;
dal compartimento di Rimini i porti di Cesenatico, Bellaria, Rimini e Cattolica. Tre sono i
comparti della filiera: produzione, trasformazione, commercializzazione”
------------------------------------------------
“La regione Marche è la quarta in Italia per quantità di pesce sbarcato, lavorato e surgelato,
anche negli stabilimenti locali. La pesca è praticata lungo la costa, partendo dai porti di
Ancona, Civitanova Marche, Pesaro, Fano e Senigallia. Mancando ripari naturali lungo la
costa, i marchigiani hanno utilizzato le foci dei fiumi per costruire porti e canali. L’unico
porto naturale è quello di Ancona, che vede anche un grosso traffico di passeggeri e merci e
la presenza di un importante cantiere navale. San Benedetto del Tronto è uno dei primi porti
in Italia per la pesca d’altura.”
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 10
DAL LOCALE A GENERALE (fine primaria e scuola media)
LETTURA DI IMMAGINI: quali informazioni ci forniscono?.... raccolta di osservazioni,
inferenze, ipotesi con giustificazioni;
(Le due foto sono prese dal sito:
http://www.focus.it/ambiente/natura/che-cosa-sono-le-brown-cloud_C39.aspx )
“Che cosa sono le "brown cloud"?
Si tratta di fenomeni locali dovuti all’inquinamento. In pratica si tratta di strati di aria
vicina al suolo che, per il loro contenuto di sostanze inquinanti, assomigliano a nuvole
scure, in particolare quando sono viste dallo spazio. Contengono soprattutto le particelle
che si producono in seguito a un incompleto incenerimento dei combustibili fossili utilizzati
dalle centrali elettriche, dagli autoveicoli e così via. Vi si trovano sostanze velenose come i
nitrati, i solfati, l’ozono, l’anidride carbonica e il black carbon, una polvere nera composta
in gran parte da carbonio.”
DOMANDA PROBLEMATIZZANTE: l’inquinamento è un problema solo nostro?
Poniamo questa domanda agli
alunni e registriamo le loro
risposte, chiedendo anche di
indicarci da quali fonti le
hanno apprese: discorsi sentiti
in famiglia, programmi
televisivi, articoli di
giornali…
Presentiamo il planisfero
delle aree più inquinate nel
mondo
La pianura padana vista dal satellite Panoramica su Torino
Planisfero delle aree con maggiore inquinamento
http://www.ecologiae.com/aree-inquinate-mondo-africa-asia/23247/
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 11
I colori costituiscono la legenda.... il blu corrisponde al minore inquinamento, il rosso scuro al massimo
inquinamento.
Quali informazioni ci fornisce la carta?..... osserviamo e riflettiamo insieme: caso mai aiutiamo con domande:
Quali sono gli stati più inquinati?..... Quali sono le aree mondiali più industrializzate?
C’è corrispondenza tra maggiore industrializzazione e maggior inquinamento?... sì?... No? .... perché?....
Proviamo a formulare ipotesi... raccogliamo le idee espresse, chiediamo di motivarle...
Andiamo a cercare conferme...
Distribuiamo e leggiamo questo testo che è quasi una precisazione alla legenda al planisfero:
“Se si pensa alle nazioni più inquinate al mondo, vengono automaticamente in mente la Cina
e gli Stati Uniti. Ma queste sono sicuramente le più inquinanti, non le più inquinate, in
quanto diversi fattori atmosferici, primo fra tutti il vento, spostano l’aria “malata” in altre
zone. Aree ad alto tasso di urbanizzazione, come la Cina orientale, mostrano livelli più
elevati di inquinamento atmosferico.
Si può vedere però come l’area rossa, dunque quella più inquinata, sia quella del Nord
Africa, a causa dell’azione dei venti che trasportano gran parte dell’inquinamento europeo in
aree in cui, a causa dei deserti, le particelle si fermano e inquinano l’aria. Discorso simile
per India e Asia orientale.”
Raccogliamo dai ragazzi le informazioni che il testo ci
fornisce e sintetizziamo in uno schema riassuntivo che
potrebbe risultare così:
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------
F
A
T
T
O
R
I
I
N
Q
U
I
N
A
N
T
I
Alta urbanizzazione
Alta industrializzazione
ANTROPICI
Venti
Morfologia del territorio NATURALI
Aree più
industrializzate:
STATI UNITI
EUROPA - ITALIA
CINA
Aree più inquinate:
NORD AFRICA
CINA ORIENTALE
INDIA
≠
Abbiamo capito che l’INQUINAMENTO è un
PROBLEMA GLOBALE
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 12
Paesi di cristallo
“Sabbia silicea, sodio, potassio e piombo: ecco la ricetta base del cristallo. Ci sono luoghi e
nomi, in Europa che, proprio alle trasparenze e alle lucentezze del cristallo, devono la loro
fama: Boemia nella Repubblica Ceca, Swaroski in Austria, Baccarat in Francia, Murano
alle porte di Venezia e….. Colle Val d’Elsa, in provincia di Siena, dove la tradizione vetraia
risale al XIV secolo.”
La terra del cotto
“Il legame fra una terra e la sua produzione è certe volte inscindibile. Pensare al cotto
toscano vuol dire pensare all’Impruneta e viceversa. Questo piccolo comune pochi
chilometri a sud di Firenze, si raggiunge percorrendo la strada Chiantigiana che si snoda
dolcemente tra filari di viti. Già dal 1250 si crearono i presupposti per la nascita della
produzione ceramica. Gli artigiani trovarono fra le colline del Chianti ricchi giacimenti di
argilla e folte superfici boschive utili per alimentare le fornaci in cui foggiare i laterizi, le
“mezzane” per la conservazione dell’acqua e i caratteristici “orci” per l’olio d’oliva e il
vino. L’orcio imprunetino, richiesto per lo stoccaggio dell’olio d’oliva, assunse dimensioni
sempre più grandi sia nell’altezza, dai 60 centimetri ai 100 centimetri, sia nel diametro. Alla
fine del XVII secolo i ceramisti cominciarono a diversificare la produzione realizzando
terrecotte ornamentali per ville, parchi e giardini.”
Un marchio di qualità
“Con la Magna Grecia gli abitanti
della nostra penisola impararono a
conoscere l’arte della ceramica;
dai vasai greci impararono la
tecnica, ma l’estro e la creatività
facevano già parte del nostro DNA.
E’ così che in Italia l’arte della
ceramica si è diffusa un po’
ovunque, esprimendosi in forme e
decori diversi, ma ugualmente di
alto valore. E accanto a vasi,
piatti, gruppi figurati, si è
sviluppata anche la produzione di
piastrelle decorate artisticamente.
Il marchio Ceramica Artistica
Tradizionale, istituito ufficialmente
nel 1997, è nato con l’intento di
tutelare e valorizzare l’antica
tradizione italiana della ceramica
e comprende le produzioni di ben
36 Comuni, distribuiti in quasi
tutte le regioni. Alcuni nomi sono
conosciuti in tutto il mondo”
Da “Ceramica Artistica Tradizionale”
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 13
“REGIONE” ... un termine molti significati
http://www.minambiente.it/pagina/le-regioni-biogeografiche
L'Unione Europea è suddivisa in 9 REGIONI biogeografiche, ambiti territoriali con caratteristiche ecologiche
omogenee. L'efficacia della rete Natura 2000 per la conservazione di habitat e specie viene valutata a livello
biogeografico, indipendentemente dai confini politico-amministrativi; anche le Liste dei Siti di Importanza
Comunitaria vengono adottate per regione biogeografica.
Le 9 regioni biogeografiche sono: Atlantica, Continentale, Alpina, Mediterranea, Boreale, Macaronesica, Pannonica,
Steppica e regione del Mar Nero.
L’Italia risulta uno dei Paesi a più alta diversità biogeografica: il territorio nazionale appartiene infatti a tre regioni
diverse, la Continentale (corrispondente alla Pianura Padana e all’alto litorale adriatico),
la Mediterranea (comprendente le isole maggiori, l’Italia meridionale e le regioni liguri – tirreniche) e l’Alpina (in
corrispondenza della catena alpina e dei massicci abruzzesi).
La REGIONE dei grandi laghi
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 14
Le carte tematiche ci parlano: quali informazioni possiamo ricavarne?.... che cosa sono i distretti
industriali?...
Cerchiamo notizie... prepariamo una tabella con tutte le regioni italiane e per ciascuna di esse, con l’aiuto
dei colori e della legenda scriviamo quali distretti sono presenti: avremo così una visione panoramica della
localizzazione dei principali settori industriali sul territorio italiano.
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 15
(classi prima – seconda della scuola primaria)
Testi informativi - espositivi – narrativo - descrittivi interrogabili – raccordi disciplinari con
argomenti di geografia, scienze, storia (sequenzialità ciclica)
Il riccio e il cane
Il riccio saltellava svelto, perché fra i rami degli alberi era comparsa la prima nebbia e lui
aveva fretta di finire il nido per farci una dormitina lunga tre o quattro mesi.
La casetta, simile a un palloncino di fieno e paglia, era già pronta nel cavo del vecchio
tronco. Per finirla bene occorrevano soltanto alcune foglie profumate, e il riccio andava a
prenderle.
Ma un cane l’aveva visto e, come tutti i cani quando vedono un riccio, si era arrabbiato e
ora arrivava latrando, correndo e digrignando i denti. Il riccio in un baleno diventò una
palla coperta di spine dritte. E il cane, che era proprio arrabbiato, ci si bucò subito il naso.
Per il dolore lanciò un altissimo guaito e scappò via. (Mario Comassi e Lino Monchieri “Prime parole dal mondo” classe 2° CETEM)
L’ultima foglia
Sull’albero spoglio trema l’ultima foglia.
Perduto il bel verde della primavera, s’è lasciata dorare dal sole dell’autunno ed ora il
freddo ne brucia gli orli che rinsecchiscono. La foglia si lamenta ad ogni soffio della
tramontana.
-Perché mi sciupi? Perché mi scrolli? Lasciami a consolare quest’albero tutto nudo. Non
voglio morire...
Ma il vento, che ora soffia più invitante, cullandola, le sussurra:
-Non resistere, vieni anche tu. Lasciati prendere da me. Il tuo viaggio è un bel volo, e la
terra che ti aspetta odora di legno fradicio, di resina e di erbe buone. Si dorme bene sulle
zolle! E, a primavera, disciolta dalle piogge, risucchiata dalle radici dell’albero, rinverdirai
sul ramo, tutta nuova nel sole. (Leda Cesaretti “Prime parole dal mondo” CETEM)
Scoperta del mare
Avevo dinanzi un vastissimo spazio di pianure verdi e fiorite... ma più in là ancora l’occhio
mio non poteva indovinare cosa fosse quello spazio infinito d’azzurro, che mi pareva un
pezzo di cielo caduto e schiacciatosi in terra: un azzurro trasparente, e svariato da strisce
d’argento che si congiungeva lontano con l’azzurro meno colorito dell’aria: era il mare... (Ippolito Nievo)
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 16
Anche l’orto è pieno d’incanti
- Ghere ghere ghere...
Clara si fermò tutt’orecchi.
- Ghere ghere ghere...
In punta di piedi sull’erba si avvicinò alla voce.
Una piccola rana del fosso gonfiava e sgonfiava le gote con una velocità prodigiosa. Non
guardava il cielo: coperta com’era da una foglia non avrebbe potuto vederlo.
Ogni tanto si fermava. Allora tutto taceva. E in quel silenzio si udiva il cinguettio degli
uccelli, lo stridere di una cavalletta, il ronzio di un’ape, di un calabrone.
- Rizzi rizzi rizzi csi csi csi – cinguettavano gli uccelli.
- Zicchi zicchi zicchi – strideva la cavalletta sfregando l’ala sinistra su quella destra.
- Zzzzzz rrr vvv – ronzava il calabrone.
Chi zirlava, chi volava, chi odorava. Clara avrebbe voluto essere dappertutto: una libellula,
un giunco, una farfalla. “Come deve essere bello” pensava “essere una rondine: gettarsi
dall’alto per gli orti sfiorando col petto i prati. Volare sui pendii, lambire il ruscello, le
erbette bagnate”
Ed ecco la piccola rana riprendeva a gracidare:
- Ghere ghere ghere...
A volte cambiava di tono:
- Gara gara gara gara ...
A mano mano che la voce saliva pareva restringersi:
- Ghiri ghiri ghiri...
Improvvisamente si alzò un coro, come quando si stacca tutt’insieme un volo di uccelli:
- Caracaracaracara...
Era il coro delle rane degli orti a cui si unirono anche i rospi del fosso:
- Cruak cruak cara cara cara ...
L’arrivo della pioggia
Cadde una goccia, un’altra ancora, sulle mani, sul viso, poi dieci, cento, mille su tutte le
bietole, le fave, le zucche, gli asparagi, le fogliette delle fragole. E il coro cessò di colpo.
Clara vide le rane tuffarsi in fretta nell’acqua del fosso per... non bagnarsi. E le azzurre
cicorie, i ranuncoli d’oro chiudersi e reclinare il capo. Che festa fra le lattughe!
Nel correre in fretta a casa le vedeva agitarsi tutte fresche e lucenti. (Fabio Tombari “Il libro di Tonino” – Fabbri)
Corso di formazione “CURRICOLO e INVALSI” D. Diacci ottobre 2014 17
Tra leggenda e scienza: Un minuscolo cuore d’acqua.
Narra una leggenda che Trasimeno, figlio di Tirreno, re degli
Etruschi, era un giovane molto bello, ma solitario e
indifferente, inavvicinabile. La ninfa Agilla volle verificarlo
così fece sequestrare il giovane, lo nascose nelle grotte vicine e
alla fine il giovane si innamorò di lei. Ma Trasimeno volle
ritornare alla reggia del padre, lasciando la ninfa sola e
disperata. Agilla pianse e pianse così tanto che le lacrime
scendendo dai suoi occhi si allargarono fino a formare un
lago, proprio il lago Trasimeno che, per questa origine, prese
la forma somigliante a un cuore”. (da “Splendore della natura in
Italia” Selezione dal Reader’s Digest)
Se prendiamo una bellissima foto del Lago
Trasimeno, scattata dall’astronauta Luca Parmitano
nella stazione orbitante a 400 KM dalla Terra, e la
ruotiamo di 90° gradi in senso antiorario… scopriamo
che assomiglia proprio all’anatomia di un cuore umano.
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I Fiordi
Un fiordo è un braccio di mare che si insinua nella costa, anche per molti chilometri,
inondando un’antica valle glaciale o fluviale.
Per certi versi il fiordo assomiglia a un lago (“fiord” in norvegese vuol dire infatti “lago”).
È infatti una valle scavata nei secoli da un ghiacciaio (o prima occupata da un fiume) nella
quale è penetrato il mare. All’imbocco del fiordo si è formato un accumulo di detriti rocciosi
lasciati dal ghiacciaio una volta ritiratosi. Tale accumulo costituisce una specie di barriera
sottomarina all’entrata del fiordo, il quale assume la conformazione geologica di un lago:
una sorta di cavità circolare, più profonda nel centro.
(da “Il Giramondo”2° vol. geografia per la seconda secondaria di primo grado PARAVIA )
“L'acqua sul fondo dei fiordi ha spesso una salinità molto bassa, a causa della sua
provenienza dai torrenti e dallo scioglimento delle nevi: questa acqua dolce, più fredda
tende a scendere sul fondo e a non mescolarsi con l'acqua di mare presente in superficie. I
fiordi, per la loro stretta imboccatura e per la protezione offerta dalle elevazioni che li
circondano, sono eccellenti porti naturali e vengono utilizzati per le flotte di pescherecci e
per attività come l'allevamento ittico e i cantieri navali.
La Norvegia viene chiamata anche "paese dei fiordi" per la presenza di numerose di queste
vallate sommerse, spesso spettacolari. I fiordi tuttavia si trovano anche sulla costa
occidentale dell'Irlanda e della Scozia, in Islanda, in Groenlandia, nella regione canadese
del Labrador, in Alaska e poi sulla costa occidentale del Canada, sulla costa meridionale
del Cile (Patagonia), nella parte sud-occidentale della Nuova Zelanda ed in Antartide.” (riduzione da http://it.wikipedia.org/wiki/Fiordo#Formazione_e_caratteristiche