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HR82_RITROVARSI A VIRGIN RIVER

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Ritrovarsi a Virgin River Robyn Carr

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Robyn Carr Ritrovarsi a Virgin River

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Second Chance Pass

Mira Books © 2009 Robyn Carr

Traduzione di Maria Claudia Rey

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance

febbraio 2011

Questo volume è stato stampato nel gennaio 2011 presso la Mondadori Printing S.p.A.

stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn)

HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943

Periodico mensile n. 82 del 26/2/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 72 del 6/2/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Prologo

Paul Haggerty era tornato a casa dopo sei mesi a Virgin Ri-ver, e il suo cuore doleva più che mai. Gli ultimi tempi era-no stati un inferno. Nell'autunno precedente Paul era andato a Virgin River per costruire la nuova casa di Jack Sheridan e aveva scoper-to con stupore che Vanessa Rutledge viveva là con il padre e il fratello minore, mentre il marito Matt era in missione in Iraq. Vanessa era incinta, e ancora più bella. Anni prima Paul si era preso una seria cotta per lei, ma il suo migliore amico aveva avuto la meglio e l'aveva sposata. Poi, la vita aveva ripreso il suo corso... Poco prima che il bambino nascesse, tutti avevano parlato in videoconferenza con Matt. La chiamata era organizzata soprattutto per Vanni e il marito, che non si vedevano da sei mesi; ma poi ognuno aveva parlato rapidamente con Matt, e quand'era venuto il turno di Paul l'amico gli aveva detto: Se mi succede qualcosa, abbi cura di Vanni... E qualcosa era successa: la prima settimana di dicembre Matt era morto nell'esplosione di una bomba a Baghdad. Sopraffatta dal dolore, Vanessa aveva pregato Paul di resta-re per altri due mesi, fino alla nascita del bambino. Natu-ralmente lui aveva accettato e aveva cercato di essere forte, in modo che Vanessa potesse fare affidamento su di lui. Ma la tensione, il lutto per l'amico e l'amore segreto per lei lo stavano consumando. Paul sperava che tornando a Grants Pass quella pena si

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attenuasse, ma non era stato così. Si sentiva come un fanta-sma, si trascinava al lavoro giorno dopo giorno, e la notte non riusciva a dormire. Infine, senza pensarci troppo, telefonò a una ragazza con cui era uscito un paio di volte. Il suo rapporto con Terri era semplice, senza pretese e senza aspettative. Lei riusciva a farlo ridere, era simpatica ed attraente, ma Paul non la vede-va da almeno sei mesi. Questo avrebbe dovuto farlo riflette-re, ma lui aveva bisogno di distrazione. «Ehi, Terri» esordì. «Non ci sentiamo da un bel po'...» Poi la invitò a cena, ma prima le domandò se aveva qualcu-no perché non voleva complicarle la vita. «Magari» rise lei. «Non esco con un uomo da mesi. An-diamo in un posto tranquillo, così mi racconti come stai.» Era proprio la risposta che Paul sperava di ottenere, e questo lo rassicurò. Quando Terri gli aprì la porta, Paul scoprì che aveva di-menticato quanto fosse carina. Piccola, i lunghi capelli scuri sciolti sulle spalle, i grandi occhi scintillanti, lei gli scoccò il sorriso smagliante che lo aveva tanto colpito l'anno prima. «Dio, che bello vederti!» rise Terri gettandogli le braccia al collo. «Sentiamo, qual è la tua scusa per essere sparito co-sì?» «Ricordi Rosa, quel ristorantino messicano?» propose lui. «Che ne dici di andare lì?» «Magnifico.» In macchina, Paul rimase in silenzio e fissò la strada da-vanti a sé, pensando che forse quell'uscita non era stata una buona idea. Mentre entravano Terri indicò un séparé piutto-sto buio, e quando furono seduti disse: «Non sei mai stato un tipo ciarliero, ma è evidente che qualcosa non va». «Be', sono appena tornato dopo mesi di assenza, e sono un po' indietro con il lavoro e tutto quanto.» «No, non è solo questo» fece lei scrollando la testa. «Sei teso, nervoso. Non volevo dire niente, ma hai anche delle ombre scure sotto gli occhi come se non dormissi bene. E

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poiché non ti vedo da mesi so che non è qualcosa che ho fat-to o detto... Coraggio, vuota il sacco. Io sono una che sa a-scoltare. » Paul non si fece pregare. Ordinò una birra per sé e un ca-lice di vino per Terri, e iniziò a raccontare. Il suo migliore amico morto, la moglie dell'amico incinta, e lui che era re-stato a casa di lei cercando di sostenerla in tutti i modi. «Buon Dio» commentò lei. «Avresti dovuto telefonarmi e sfogarti un po'!» «Mi sento un verme, a buttarti tutto addosso così» prote-stò lui. «Be', sbagli. Se ti tieni tutto dentro, si scava una specie di voragine!» «È proprio così che mi sento» ammise Paul. «Come se avessi bevuto dell'acido. Matt ed io diventammo amici alle medie, capisci. Io ho due fratelli ma lui era figlio unico, per-ciò passava più tempo da noi che a casa sua. Ci arruolammo nei Marine insieme, e lui rimase effettivo mentre io finii nel-le riserve. Credo che i miei genitori abbiano sofferto per la sua morte tanto quanto me, ma sua moglie... credi, non ho mai visto niente di più doloroso. Era in attesa del primo fi-glio, e piangeva per ore fino a consumarsi. Io non potevo fare altro che tenerla abbracciata. E la notte era ancora peg-gio, quando tutto era silenzioso e sentivo Vanni che sin-ghiozzava nel suo letto.» Terri gli strinse la mano. «Povero Paul!» E lui continuò a parlare tenendo quella piccola mano. «Quand'è nato il bambino, Vanessa ha voluto che le restassi accanto – perché non poteva esserci Matt, immagino. Veder nascere quel bambino è stata la cosa più terribile e più bella che mi sia mai capitata. E sono stato così orgoglioso di tene-re tra le braccia il figlio di Matt...» Paul distolse lo sguardo per tenere a bada l'emozione. «Sulla sua lapide hanno scritto Matt Rutledge, amatissimo marito, padre, fratello, figlio e amico. Fratello era anche per me e per noi, i suoi commili-toni. Non riesco a credere che sia morto... ma non c'è più, e

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non riesco a rassegnarmi. Se io provo questo, immagina come si sente Vanessa.» A quel punto arrivò la loro cena, ma nessuno dei due mangiò molto. Paul ordinò un'altra birra e raccontò a Terri dell'adolescenza con Matt, di come giocavano a football, guidavano troppo veloce, cercavano di rimorchiare le ragaz-ze senza troppo successo. E di come si erano arruolati nei Marine dopo due anni di college, e i genitori di Matt erano definitivamente, totalmente impazziti. «I miei non erano per niente contenti, ma quelli di Matt andarono fuori di testa. Sua madre era convinta che fossi stato io a convincerlo, ma in realtà era Matt che lo aveva voluto, e io mi unii a lui per-ché non volevo essere da meno. Mia madre diceva sempre che eravamo come due gemelli siamesi.» Il cameriere portò via i loro piatti, arrivò il caffè, e Paul continuò con i ricordi. «Non ho mai perso una persona cara» disse Terri con gli occhi umidi, «ma immagino che sia davvero terribile. Avre-sti dovuto telefonarmi, Paul. Non avresti dovuto sopportare tutto questo da solo, senza il sostegno di qualcuno.» Lui le strinse brevemente la mano. «Quando ti ho telefo-nato non avevo alcuna intenzione di sfogare le mie angosce su di te – almeno non di proposito. Pensavo solo che uscen-do mi sarei distratto per un po'... Ma parlarne con qualcuno che non è coinvolto è stato un aiuto. A Virgin River sono tutti talmente distrutti, Vanni, suo padre, suo fratello. Non potevo abbassare la guardia nemmeno per un momento. Nemmeno con la mia famiglia. Mia madre scoppia in lacri-me appena si nomina Matt.» «Ti sentirai prossimo a esplodere» commentò lei. «Sai che cosa vorrei?» riprese Paul. «So che sembra folle, ma vorrei essere stato là con lui. Anzi, vorrei che fosse toc-cato a me anziché a lui.» «Dio mio, no!» esclamò Terri. «Lui aveva una famiglia... Doveva tornare per restare con loro. Non hai idea dell'uomo che era, la lealtà fatta persona.

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Su Matt si poteva contare sempre, in ogni circostanza.» «Anche lui contava su di te, visto che ti ha chiesto di ba-dare a sua moglie.» «Non era necessario che me lo chiedesse.» «Be', tu per Matt hai fatto quello che lui avrebbe fatto per te.» Paul tacque per un momento. Questa donna con cui era uscito casualmente, con cui era stato a letto due o tre volte con l'accordo reciproco di considerarsi amici con speciali privilegi, era in grado di capirlo e confortarlo come nessun altro. «Ti sono molto grato, Terri» disse. «Non mi ero reso conto di quanto avessi bisogno di parlarne con qualcuno.» Lei sorrise. «Gli uomini!» esclamò. «Essere stoici rovina lo stomaco e fa venire l'emicrania!» Paul ricambiò il sorriso sentendosi quasi umano. «Be', la mia emicrania sta migliorando per la prima volta da gior-ni...» «Guarda» disse Terri, «è rimasta solo un'altra coppia. Andiamocene prima che comincino a mettere le sedie sui tavoli e a lavare il pavimento.» «Sì, hai sopportato anche troppo» concordò lui. «Grazie per avermi ascoltato con tanta pazienza.» Quando Paul l'accompagnò fino al suo appartamento al secondo piano lei domandò: «Vuoi entrare un momento?». Lui fece segno di no con la testa. Terri aveva già fatto molto permettendogli di sfogarsi, e lui non voleva approfit-tare della situazione. «No, ti ringrazio.» Ma lei si limitò a sorridere e lo trascinò dentro prenden-dolo per mano. «È meglio di no...» protestò lui debolmente. E non appena la porta si chiuse, Paul si ritrovò a stringerla a sé, poi abbassò la bocca su quella di lei. Come le altre volte, Terri si alzò sulla punta dei piedi per raggiungerlo e gli cin-se il collo con le braccia. «No» disse lui sulla sua bocca. «Sono un rottame... dim-mi di no...»

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Terri gli si strinse contro e lo baciò di nuovo. «Non potrei mai dirti di no.» E il cervello di lui smise di funzionare. Provava soltanto gratitudine e desiderio, non si sentiva così leggero da mesi, e il dolore trattenuto tanto a lungo lo aveva reso debole. In breve si ritrovò sul divano con lei, a baciarla e accarezzarla, mentre lei gemeva di piacere. In un ultimo momento di lucidità, prima di insinuare la mano sotto il pullover di lei, Paul disse: «Terri, non ti ho te-lefonato per questo. Non lo avevo previsto...» «Nemmeno io» mormorò lei chiudendo gli occhi. «Dio, quanto mi sei mancato!» Ormai Paul era solo sensazioni fisiche. Era eccitato, e lei era morbida e arrendevole. Lui era disperato: e Terri sem-brava presa dal desiderio quanto lui. Paul si premette contro di lei, accarezzandole il seno nudo, tracciando un sentiero con la lingua sul suo collo. Terri gli slacciò la fibbia della cintura, gli abbassò la lampo, e lui le strappò i vestiti di dos-so. Le labbra di Paul trovarono un capezzolo; la mano di lei trovò la sua erezione e la strinse. Lui frugò nella tasca dei pantaloni, prese un vecchio profilattico dal portafogli e poi sussurrò: «Sei protetta anche tu?» «Prendo la pillola, ricordi?» replicò lei. E poi ansimò: «Oh Dio, Dio, Dio...» Paul prese ancora un attimo per carezzarla, per baciarle il seno, e quando i sospiri di lei si trasformarono in grida la penetrò. Spinse con forza, trattenendosi ancora finché non la sentì pulsare attorno a sé, e finalmente riversò in lei mesi di angoscia e di pena. Il primo sentimento che provò mentre riprendeva fiato fu un enorme sollievo. Primitivo, potente, forte come un narco-tico. E subito dopo, rimpianto. Non avrebbe dovuto farle questo. Avevano una specie di accordo, ma lui sentiva che Terri provava qualcosa di assai più profondo. Altrimenti perché lo aveva ascoltato con tanta pazienza, tanta sensibili-tà; perché lo aveva accolto con tanta gioia?

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Solo che lui amava un'altra. Haggerty, sei un idiota senza testa!, si disse. Ma le accarezzò i capelli sulla tempia, ravviandoli dietro l'orecchio, prima di domandarle. «Tutto bene?» Terri aprì gli occhi e sorrise con un cenno di assenso. «Mi mancavi da morire» sussurrò. Lui la baciò dolcemente sulle labbra. «Non avrei dovuto permettere che succedesse... ero troppo scombussolato. Ma ti ringrazio.» «È stato un vero piacere» sorrise lei poggiandogli una mano sulla guancia. Paul si sentiva in colpa, ma riuscì a sorriderle. Rimase sdraiato per un po' cercando di non pesare troppo su di lei, e quando gli parve che fosse passato un periodo di tempo suf-ficiente disse: «Mi dispiace, ma non posso restare. È meglio che vada». «Lo so. Ma spero che non lascerai passare sei mesi prima di chiamarmi di nuovo.» «Non succederà» promise lui. Sì, l'avrebbe chiamata, l'a-vrebbe invitata a bere qualcosa, e le avrebbe spiegato che il suo cuore era occupato altrove. Perciò le avrebbe fatto un grave torto continuando la loro relazione. Terri avrebbe ca-pito. Era una brava persona, e meritava un uomo migliore di lui.

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Ritta in piedi davanti alla lapide del marito, Vanessa Rutle-dge si strinse nel cappotto. Il venticello di marzo era ancora pungente e le faceva svolazzare i capelli rossi. «So che que-sta sembrerà una richiesta bizzarra, ma non so a chi altro chiederlo... Tu sai che ti amo, Matt. Che ti amerò sempre, che ti ritrovo ogni giorno negli occhi di nostro figlio. Ma vedi, tesoro, sicuramente mi innamorerò di nuovo, e ho bi-sogno della tua benedizione. Insomma, vorrei che tu dessi una piccola spinta all'uomo che sarà il mio futuro marito. Fagli sapere che per te va bene, fagli sapere che è molto più che un semplice...» «Vanessa!» Suo padre era in piedi sulla veranda e teneva il bambino discosto da sé, come se gli avesse appena sporcato il vestito buono. Era ora di andare. Il piccolo Matt aveva ormai un mese e mezzo, e quella mattina Vanessa aveva appuntamen-to da Mel Sheridan per la prima visita dopo il parto. Suo pa-dre, il generale Walt Booth, le avrebbe fatto da autista e da babysitter. «Sì, arrivo!» ripose lei. Poi si volse di nuovo verso la tomba. «Ne parleremo più tardi» disse a bassa voce. Gettò un bacio verso la lapide e si affrettò a scendere la collina. Quel paesino di seicento anime in mezzo alle montagne era l'ultimo posto in cui Vanessa avrebbe pensato di finire. Ma quando suo padre aveva comprato il ranch, due anni prima di andare in pensione, lei e Matt erano venuti a veder-

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lo e Matt se n'era innamorato. «Quando muoio» aveva detto, «seppelliscimi su quella collina, sotto l'albero.» «Ma smettila!» aveva riso lei dandogli un colpetto sul braccio. Nessuno dei due poteva immaginare che quella fra-se fosse profetica. C'era stato un periodo nella sua vita, anni prima di cono-scere Matt, in cui Vanessa pensava di mettere a frutto la lau-rea in scienze delle comunicazioni per diventare una famosa anchor woman. Ma aveva deciso di prendersi un anno di at-tesa prima di lanciarsi in quella carriera, e aveva accettato un lavoro temporaneo come assistente di volo. L'anno si era protratto fino a cinque perché il lavoro le piaceva, le piaceva viaggiare e stare a contatto con la gente. Lavorava ancora con la stessa compagnia aerea quando Matt era partito per l'Iraq, ma la gravidanza e la solitudine l'avevano convinta a trasferirsi a Virgin River. Pensava che anche quella fosse una soluzione temporanea: avrebbe avuto il bambino, a-vrebbe aspettato il ritorno di Matt dall'Iraq e lo avrebbe se-guito nell'incarico successivo. Invece Matt era stato portato là sulla collina, sotto l'albero. Vanessa non piangeva più così tanto, ma continuava a soffrire per la mancanza del marito. Le mancavano le loro risate, le braccia di lui che la stringevano, le frasi sussurrate all'orecchio durante le conversazioni notturne. Walt aveva già messo a tracolla il borsone con i pannolini e si stava dirigendo verso la macchina. «Stai troppo tempo a parlare con quella tomba» osservò. «Dovremmo spostarlo altrove, dove non si veda.» «Santo cielo» replicò lei, «non dirmi che Matt si è lamen-tato che lo infastidisco...» «Non sei divertente.» «Ti preoccupi troppo» continuò Vanessa sistemando il bambino nel seggiolino della macchina. «Non mi sto crogio-lando nel lutto, ma ci sono cose che solo Matt può ascoltare. Ed è talmente a portata di mano...» «Santo cielo! Hai bisogno di amiche con cui sfogarti...»

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Lei rise. «Ho un mucchio di amiche.» In effetti aveva molte colleghe di lavoro che non abitavano in zona ma ve-nivano spesso a trovarla, ed erano bravissime ad ascoltare i suoi sfoghi. Vanessa aveva parlato con loro di Matt, del suo lutto, e poi del bambino che l'aiutava a riprendersi. «Sarai contento di sapere che Nikki viene da noi questo fine setti-mana» disse. «Un'amica, come vedi.» Walt si mise al posto di guida. «Ultimamente l'abbiamo vista spesso» osservò. «O non riesce a stare lontana dal bambino, o qualcosa non va tra lei e quel... quel...» «È vero, non può star lontana da Mattie, ma le cose tra lei e Craig non vanno affatto bene» confermò Vanessa. «Sento odore di rottura.» «A me non è mai piaciuto» grugnì Walt. «Non piace a nessuno. È uno stronzo.» La sua migliore amica, troppo dolce e arrendevole, avrebbe voluto un marito e dei figli; e invece era imprigionata in una situazione che si era deteriorata da anni, ed era sola quasi quanto lei. Vanni aveva altre amiche, oltre alle colleghe hostess. Era diventata intima di alcune donne di Virgin River come Mel Sheridan, la sua ostetrica; Paige, che lavorava con il marito nel bar di Jack; Brie, la sorella di Jack. Ma nonostante tutto, c'erano cose che soltanto Matt poteva capire... A Virgin River Mel li aspettava nell'ingresso. Appena li vide arrivare sorrise e tese le braccia verso il piccolo Mattie. «Fatti vedere...» tubò sollevandolo come per soppesarlo. «Ma sta benissimo, Vanni. Cresce a meraviglia ed è bello paffuto!» Poi guardò Walt. «E il nonno come sta?» «Il nonno avrebbe bisogno di dormire un po' di più» brontolò Walt. «Non occorre che si svegli la notte» spiegò Vanessa inar-cando le sopracciglia. «Non può certo aiutarmi ad allattare, ti pare?» «Lo so, ma io mi sveglio comunque. E tanto vale che ve-da se Vanni ha bisogno di qualcosa.»

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Mel gli sorrise. «Che bravo nonno. Vedrà che il piccolo dormirà tutta la notte prima di quanto pensiate.» «Quand'è che David ha dormito una notte intera?» do-mandò Vanessa riferendosi al figlio di Mel, di un anno. «La prima volta o l'ultima?» replicò lei. «Perché ha anco-ra dei problemi con il sonno... e adesso Jack ha cominciato a lasciarlo venire nel nostro letto. Dammi retta, non farlo mai!» Vanessa diede un'occhiata al ventre rotondo di Mel. Da-vid aveva un anno, e il secondo bambino sarebbe nato a maggio. «Spero che tu abbia un letto bello grande» ridac-chiò. «Oh, ci sarà un mucchio di posto quando caccerò via Jack» ribatté Mel. «Vieni, prima di tutto diamo un'occhiata a Mattie e occupiamoci dei vaccini.» Mel aveva assistito Vanessa nel parto in casa, e il loro le-game di amicizia si era rinsaldato ancora di più. Mattie era in perfetta salute e cresceva bene, disse Mel. «Adesso lo porto al nonno e tu ti metti un camice, d'accordo?» Pochi minuti dopo Mel ritornò. «Tuo padre ha portato Mattie da Jack per una tazza di caffè» annunciò. «E per un po' di chiacchiere tra uomini, immagino.» Poi controllò il cuore e la pressione sanguigna di Vanes-sa, e la fece sdraiare per una visita. «Hai avuto un ottimo parto e sei in perfetta forma, Vanni» disse. «E hai perso pe-so in fretta. L'allattamento al seno è miracoloso, vero?» «Però i vecchi jeans non mi entrano ancora» obiettò Va-nessa. «Oh, scommetto che manca poco. Mettiti pure seduta. C'è qualcosa di cui vorresti parlarmi?» «Ci sono molte cose di cui vorrei parlarti. Posso farti una domanda personale?» «Ma certo» disse Mel, scrivendo i dati della paziente su una scheda. «So che prima di sposare Jack eri vedova...» Mel smise di scrivere. «Mi aspettavo questa conversazio-

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ne» confessò con un sorriso comprensivo. «E da quanto?» continuò Vanessa. «Ho conosciuto Jack nove mesi dopo la morte di mio ma-rito, e l'ho sposato sei mesi più tardi. Se domandi a uno de-gli storici del paese, scoprirai che all'epoca ero incinta di tre mesi, anzi, quasi quattro.» «Abbiamo degli storici?» «Sì, circa seicento» rise Mel. «Se vuoi conservare un se-greto è meglio che ti trasferisca da un'altra parte.» «Matt è morto da pochi mesi, ma era lontano da quasi un anno... e non era in viaggio d'affari. Era in guerra, impossi-bile da raggiungere. In quel periodo gli ho parlato tre volte in tutto, e l'ho visto in faccia una sola volta in videoconfe-renza. Le sue lettere erano brevi e rare. È da molto tempo che...» Mel sfiorò il ginocchio dell'amica. «Non ci sono regole fisse, Vanessa. Tutti i testi che ho letto sulla vedovanza – e ne ho letti parecchi – dicono che se una persona allaccia una nuova relazione poco tempo dopo la perdita del coniuge, questo significa che il loro matrimonio è stato felice, in-somma un'esperienza positiva.» «Non ero nemmeno sicura di essere incinta quando Matt è partito per l'Iraq l'anno scorso» continuò Vanessa. «Non sto pensando a un altro matrimonio, ma penso che... be', che non voglio rimanere sola per sempre.» «Ma certo che no» sorrise Mel. «Hai ancora tutta la vita davanti.» Vanni ricambiò il sorriso. «È il caso che pensi al control-lo delle nascite?» «Sì, parliamone. Non vorrai farti cogliere impreparata come la tua ostetrica... specialmente con un bambino picco-lo. Io ne so qualcosa.» Si carezzò il ventre prominente. «Ma all'epoca non volevo pensare al futuro. Ricordo che quando mia sorella mi disse, Conosco delle vedove che si sono ri-sposate e sono molto felici, per poco non le staccai la testa. Rifiutavo di credere che la vita potesse continuare.»

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«Per te è continuata di sicuro» commentò Vanessa. «Ragazzi, lo puoi dire! Sono arrivata qui ben decisa a vi-vere i miei giorni in triste solitudine, ma quel disgraziato di Jack mi ha teso una trappola. Credo di essermi innamorata di lui nel momento in cui l'ho conosciuto, ma ho resistito un bel po'. Come se ricominciando a vivere fossi infedele al ri-cordo di mio marito – il che è assurdo. Lui avrebbe voluto che io avessi una vita amorosa felice, e scommetto che an-che il tuo Matt era così.» «Non si manda un uomo in guerra senza parlare di alcune cose importanti – questo me l'hanno insegnato i miei. Tom e io capivamo che il generale stava andando in missione quando sbucavano i documenti. Testamento, rendiconti ban-cari eccetera. Non solo nel caso che succedesse qualcosa a lui, ma se lui si fosse trovato in qualche giungla o nel deser-to e fosse successo qualcosa alla mamma?» Vanni sorrise con nostalgia. «Matt non si soffermò sulle possibilità peg-giori, ma fu molto chiaro. Disse che io non ero tipo da cro-giolarmi nel dolore, e che sarebbe stato molto deluso se lo avessi fatto. E mi espose le sue richieste: il luogo in cui es-sere sepolto, l'uso da fare dei suoi oggetti personali, le visite regolari da fare ai suoi genitori specialmente se avessimo avuto dei figli. E mi disse che se avessi conosciuto un uomo adatto, non avrei dovuto esitare.» Vanessa si interruppe e trasse un gran respiro. «Le richieste che io feci a lui furono quasi identiche. Vedi, se sarò così fortunata da trovare un uomo meraviglioso come Matt, voglio essere pronta.» «Fai bene, e non è del tutto impossibile anche in un pae-sino come Virgin River. Allora, troviamo un sistema affida-bile. Vuoi una pillola che puoi prendere durante l'allatta-mento, o preferisci che ti inserisca un diaframma o uno IUD? Ci hai già pensato?» Naturalmente Vanessa ci aveva pensato. «Sì» sorrise. «Vorrei lo IUD.» «Diamo un'occhiata ai vari modelli» concordò Mel. «Tra l'altro sei già in condizione di avere rapporti...»

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«Grazie» rise Vanni. «Sei una donna di giudizio» continuò Mel. «Assicurati che usi un profilattico per evitare la trasmissione di malat-tie...» «Sono una donna di giudizio» interruppe Vanni, «ma ho anche molto buongusto.» In effetti Vanessa aveva in mente qualcuno, e per questo aveva chiesto l'aiuto e la benedizione di Mel. Era il migliore amico di Matt – e suo. Paul. Paul era rimasto alcuni mesi a Virgin River per consolar-la e sostenerla – e per questo aveva trascorso il Natale lon-tano dalla famiglia. Loro due avevano passato ore e ore a parlare di Matt, a piangere, a ricordare i momenti felici. Senza l'aiuto di Paul lei non avrebbe mai superato quei mesi terribili. Lui era la sua roccia. Ma la sua amicizia con Paul risaliva a molto tempo pri-ma. E a dire la verità, quella sera lontana in cui aveva cono-sciuto Matt era stato Paul ad attirare per primo la sua atten-zione. Era talmente alto, con le gambe così lunghe e le mani così grandi, che era impossibile non notarlo in una folla. E poi c'erano quei capelli color sabbia, così ribelli che il taglio era per forza molto corto... Non che Paul fosse tipo da bada-re ai capelli, anzi, era stata proprio la sua virilità un po' rude a colpirla. Sembrava un taglialegna che si fosse ripulito per una serata in città. Aveva un sorriso accattivante, con un dente un po' storto e una fossetta nella guancia sinistra. So-pracciglia folte, profondi occhi castani – quelli li aveva no-tati in un secondo tempo, ovviamente. Matt non l'aveva ne-anche visto... Ma era stato Matt a cingerla d'assedio, a travolgerla, a farla ridere e arrossire. Mentre Paul stava in disparte, timido e silenzioso, Matt l'aveva completamente affascinata. E in breve lei lo aveva desiderato e si era innamorata con tutta se stessa. Matt non era stato un premio di consolazione: era l'uomo migliore del mondo, il più tenero e appassionato.

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Ma a Paul Vanessa aveva voluto bene fin dall'inizio, e dopo la morte di Matt il suo affetto per lui era cresciuto. Quand'era nato il piccolo, Vanessa aveva dichiarato che non avrebbe mai amato nessun altro oltre a Matt. Ma con il pas-sare delle settimane aveva capito che non doveva necessa-riamente smettere di amare Matt, come non avrebbe smesso Paul. Matt sarebbe rimasto nei loro cuori per sempre. Ma sembrava naturale che adesso Paul prendesse il suo posto. Solo che da parte sua niente indicava che provasse per lei qualcosa di più di una solida amicizia. Vanessa non dubita-va che Paul amasse lei e Mattie, ma non sembrava il genere di amore che l'avrebbe scaldata nelle notti più fredde. Gli aveva telefonato qualche volta dopo il suo ritorno a Grants Pass: piacevoli, educate conversazioni sul bambino, gli amici di Virgin River, il generale, suo fratello Tom, e a volte anche Matt. «Mattie ha messo su un chilo e mezzo» gli disse un gior-no. «È già cambiato moltissimo.» «E a chi assomiglia? Ha ancora i capelli scuri o stanno diventando di fuoco come quelli della sua mamma?» «Non assomiglia ancora a nessuno, solo a se stesso. Vor-rei proprio che lo vedessi e lo stringessi tra le braccia.» E che stringessi anche me! «Cercherò di venirvi a trovare.» Ma fino a quel momento non si era fatto vivo, e parlando con lei non aveva mai manifestato alcuna nostalgia. Nem-meno una minima traccia di desiderio trapelava da quelle telefonate. Vanessa si sentiva un'idiota per il solo fatto di desiderar-lo, ma non poteva mentire a se stessa: Paul le mancava mol-tissimo, e non nel modo in cui a una giovane vedova manca un uomo. No, nel modo in cui una donna pensa a un uomo speciale, che smuove il suo cuore e i suoi sensi. Quando Mel la riaccompagnò in sala d'aspetto, Vanessa vide la ragazza di suo fratello Tom seduta ad aspettare il

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proprio turno. «Brenda!» disse abbracciandola. «Sembra ab-bastanza logico incontrare le amiche qui in ambulatorio, eh?» «Immagino di sì» disse la ragazza arrossendo. «Vado a salvare mio padre prima che abbia dei problemi con il cambio del pannolino» riprese Vanessa. «Ha portato il bambino da Jack. Immagino che ci vedremo stasera a ce-na?» «Sì, certo» disse Brenda. «A dopo.» Vanni uscì di fretta e Brenda affondò nella poltroncina. La sala d'aspetto, ricavata dall'ingresso della vecchia casa di Doc Mullins, era ancora arredata come un tempo. Alle fine-stre c'erano pesanti tende di velluto color crema tenute aper-te da cordoni di seta. Una vecchia ottomana rivestita di vel-luto bordeaux, come il divanetto più piccolo, era fiancheg-giata da due poltrone con le zampe ricurve. Il rivestimento delle poltrone, di broccato color oro, aveva perso da tempo la lucentezza. Alcune poltroncine con il sedile di paglia in-trecciata sparse qua e là completavano l'arredamento della sala d'aspetto, che era raramente piena. A visitare i pazienti c'erano solo Doc Mullins e Mel, perciò di solito gli appun-tamenti erano ben distanziati uno dall'altro. Brenda abbassò la faccia tra le mani. «Merda, dovevo proprio imbattermi in Vanessa?» gemette. Mel prese la sua scheda e le si avvicinò ridacchiando. «Non preoccuparti» disse. «Vieni, andiamo in sala visite.» «Ma è la sorella di Tommy! E se mi domanda perché ero qui?» «Non succederà, credimi.» Arrivate nella saletta delle vi-site, Mel sostituì il lenzuolo di carta dal lettino e porse un camice a Brenda. «Allora, sei qui per via del ciclo molto do-loroso» disse esaminando la scheda. «Sì, però...» «Lo so» disse Mel. «Il tuo ciclo va benissimo.» «Infatti» confermò Brenda. Poi abbassò la testa e sussur-rò: «In realtà ho bisogno della pillola anticoncezionale».

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Mel le sollevò il mento con la mano. «Capisco. Ma se Vanessa ti domandasse perché sei venuta da me, tu di' che eri preoccupata per il ciclo, che io ti ho controllata e che va tutto benissimo. D'accordo?» «Davvero?» «Io non parlo dei miei pazienti» dichiarò Mel. «Adesso mettiti il camice. Ti visiterò, e poi parleremo della ragione per cui sei qui. Vedrai che andrà tutto bene.» «Mia madre non sa che ti voglio chiedere la pillola» con-tinuò la ragazza. «Crede che abbia davvero un problema con il ciclo.» «Capisco» annuì Mel. Ma sapeva che Sue Carpenter era piuttosto sveglia, e che probabilmente sapeva benissimo quello che stava succedendo. Dopotutto Tommy e Brenda facevano coppia fissa dall'inizio del liceo, ed era chiaro che facevano sul serio. Ma ben poche diciassettenni si sentivano di discutere del controllo delle nascite con la propria madre. Mel tornò dopo cinque minuti. Brenda era già pronta sul lettino, e lei cominciò la visita spiegando che avrebbe ese-guito un prelievo per il Pap test e che si sarebbe assicurata che Brenda non avesse infezioni o sintomi di malattie ses-sualmente trasmissibili. «Vuoi che parliamo anche di un an-ticoncezionale di emergenza?» domandò. «Che vuoi dire?» «Hai avuto rapporti non protetti?» «No... Il fatto è che Tommy non mi si avvicina neanche se non ho anch'io un anticoncezionale, anche se lui ha i... sai...» «I profilattici» suggerì Mel. «Sì. Dice che quelli non sono sufficienti.» «Dio lo benedica» sorrise Mel. Questa meravigliosa ra-gazza, una bravissima studentessa che probabilmente avreb-be ricevuto numerose offerte di borse di studio per il college, era stata vittima di una violenza sessuale poco me-no di un anno prima, quando Tom non era ancora arrivato a Virgin River. Brenda era andata di nascosto a una festa nei

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boschi, con l'intenzione di bere soltanto una birra; e tre mesi dopo aveva scoperto di essere incinta senza avere la minima idea di come fosse successo. Oltre a ciò aveva anche con-tratto la clamidia, una grave infezione che probabilmente aveva contribuito a un aborto spontaneo. Mel finì la visita, poi diede a Brenda una fornitura di pil-lole per tre mesi e concluse: «Voglio farti i complimenti per il modo in cui ti occupi della tua salute, Brenda. So che può essere difficile chiedere questo genere di aiuto quando si è tanto giovani, ma fai bene a prendere tutte le precauzioni.» «Che dirai a mia madre se ti chiede della visita?» «Non credo che mi chiederà niente, ma se lo facesse le risponderò che stai benissimo.» «E credi che basterà?» «Tesoro, io sono molto brava a non dire niente... doman-dalo a Jack» disse Mel con una risata. «Puoi cominciare a prendere le pillole fin d'ora, ma non ti copriranno prima di due settimane. Cerca di prenderle sempre alla stessa ora, o subito prima di andare a letto o la mattina appena sveglia. Questo ne aumenterà l'efficacia.» «Tommy parte, sai» disse Brenda con gli occhi umidi. «Subito dopo il diploma va alla scuola di addestramento, e poi a West Point.» Mel le carezzò i bei capelli morbidi. «Prima di tutto, sono certa che non vorresti un ragazzo diverso da lui. È uno che si impegna al massimo, e avrà grande successo. In secondo luogo, il fatto che adesso tu abbia le pillole non significa che devi fare qualcosa per cui non ti senti pronta. Mi segui?» La ragazza annuì. «Tornerà a casa in licenza, e per le vacanze. E vi scrive-rete molte bellissime lettere.» Brenda annuì di nuovo ma rettificò: «Saranno delle e-mail». «Saranno altrettanto belle. Le pillole servono per la tua salute e la tua sicurezza. Non devi per forza dargli qualcosa da ricordare come dono d'addio... non lasciarti forzare.»

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«Oh, non lo farò» sorrise la ragazza. «Ma Tom non mi forzerebbe mai... e poi, io lo amo.» Mel le sorrise. «Sono contenta per te. Lui è un giovanotto speciale, e tu sei una giovane donna eccezionale che ha il completo controllo del proprio corpo. Ricordalo sempre.» Nikki Jorgensen fermò la macchina di fronte al ranch dei Booth e suonò il clacson prima di scendere. Entrando trovò Vanni seduta sul pavimento accanto al figlio. Matt era diste-so su una copertina, circondato da giocattoli che era ancora troppo piccolo per apprezzare. «Presto» disse Vanni. «Sta sorridendo!» Nikki gettò la borsa su una sedia e si inginocchiò di fron-te all'amica. Si adoravano, ma erano una l'opposto dell'altra. Vanni era una rossa statuaria, Nikki era piccola e bruna. Vanni era audace e sicura di sé, Nikki era tranquilla e odia-va le discussioni. Diceva sempre che al liceo, mentre lei studiava gli ultimi tagli di capelli, Vanni da buon soldatino si allenava a smontare una casa in sei ore e ad affrontare gli ufficiali della dogana in due o tre lingue straniere. Passarono qualche minuto a fare facce buffe al piccolo, poi Vanni disse: «Non vedo l'ora di dire a Paul che Mattie sorride sul serio!». La frase causò un lungo silenzio. «Hai sue notizie?» do-mandò Nikki sottovoce. Vanni scrollò la testa, senza guardarla. «Be', lo chiamo io... un paio di volte la settimana. Ma finora lui ha telefonato solo una volta.» «Oh, Vanni...» sospirò Nikki comprensiva. «Pazienza. Probabilmente è ben felice di non avere più nessun obbligo verso la vedova Rutledge.» «Sono sicura che non è così» protestò Nikki accarezzan-dole i capelli. «Due mesi fa non avrei mai pensato di poter provare dei sentimenti per lui... voglio dire, questo genere di sentimenti. Lo consideravo il mio baluardo, la mia roccia, ma a poco a

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poco è diventato molto più di questo. Da quando è partito mi manca moltissimo – e non solo perché è stato un così buon amico.» «È logico che tu sia attratta da qualcuno che sente la mancanza di Matt quanto te, e che ama il piccolo Mattie quanto l'avrebbe amato suo padre. E poi non è che tu lo ab-bia appena conosciuto, lo hai incontrato quando hai incon-trato Matt... Lo conosci meglio di chiunque altro, e non devi certo domandarti che tipo d'uomo sia.» «È che ho paura... Non so se sono pronta a dimenticare Matt.» Nikki rise. «Vanni, non sei obbligata a dimenticare Matt – come non lo è Paul. Lui sarà una parte di te e Paul per sempre.» Vanni le sorrise grata, inarcando un sopracciglio. «È quello che ho pensato anch'io ultimamente. Non si tratta di una scelta, vero?» «Infatti, tesoro.» «Allora... come vanno le cose tra te e Craig?» Il sorriso di Nikki svanì. «Come sempre, cioè male. Gli ho dato un ultimatum, o si impegna seriamente o tra noi è finita. Lui continua a dire che ha bisogno di tempo, ma di quanto? Ormai sono cinque anni... sa bene che io voglio una famiglia, e il mio orologio biologico ticchetta sempre di più!» Vanni scrollò la testa. «Craig non ti lascerà mai» disse. Ma in realtà temeva che fosse Nikki a non lasciarlo, anche se lui le dava un decimo di quello che si meritava. «Davvero?» disse l'altra. «Sei pronta a scommettere?» «Ma tu fai sul serio questa volta?» replicò Vanni. Nikki accarezzò il piedino di Mattie. «Non voglio vivere senza almeno tentare di avere una gioia come questa» disse. «Sono egoista, voglio tutto. Ma Craig non vuole nemmeno sentirne parlare!» Paul era a Grants Pass da circa due mesi, e dopo la serata

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con Terri le aveva promesso che l'avrebbe cercata ma non lo aveva fatto. Così, quando lei si presentò in ufficio e gli chie-se se poteva dedicarle cinque minuti per parlare, pensò che volesse lagnarsi del fatto che non le aveva più telefonato. Si sedette a fatica nella piccola Toyota di lei ripiegando le gambe troppo lunghe e domandò: «Allora, che succede?» In lacrime lei disse che era incinta, e che non era stata con nes-suno a parte lui. «Cosa?» domandò lui stupefatto. «Sei incinta?» «Già» fece lei. «È successo la sera che mi hai telefonato dopo essere ritornato in città. Te lo ricordi, no? È stata una serata piuttosto intensa... non puoi averlo dimenticato!» «Ma come diavolo è successo? Hai detto che prendevi la pillola, e io ho usato un profilattico!» «Non lo so» gemette lei tirando su col naso. «Forse è sta-ta colpa mia... mi dispiace!» «Colpa tua? In che senso?» «Be', non avevo un uomo da così tanto che mi sono un po' distratta, e a volte ho saltato una pillola o due. La tua te-lefonata è stata una sorpresa. Non ti sentivo da un secolo, e non volevo rinunciare a vederti. Tu avevi il profilattico, e io credevo che bastasse... Non so com'è successo, dev'essere stato perché non prendevo la pillola regolarmente, o forse il tuo profilattico era bucato. Non trovo un'altra spiegazione!» «Oh, Signore...» sospirò lui. Poi cercò di arginare il pani-co e prese la mano di Terri fra le proprie. «D'accordo, dim-mi che cosa ti occorre.» «Non pensi che potremmo sposarci?» Paul non ebbe bisogno di pensarci nemmeno un momen-to. Nel suo cuore c'era un'altra, e da molto, molto tempo. «Dio, Terri, non possiamo sposarci. Com'è che ci definivi, amici con speciali privilegi? Ecco, siamo due adulti consen-zienti che si piacciono e si rispettano, e questo è parecchio ma non è abbastanza. Tu sei importante per me, ma non ab-biamo il genere di relazione che può portare a un matrimo-nio duraturo.»

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«Adesso è un po' tardi per pensarci » osservò lei. «Non ci conosciamo nemmeno» insistette Paul. «Ci conosciamo talmente bene che sono incinta!» «E hai deciso di avere il bambino?» «Ho quasi trent'anni» disse lei brusca. «Non ho intenzio-ne di liberarmene.» «Va bene, va bene» disse Paul sollevato – anche se il buonsenso gli suggeriva che sarebbe stato meglio prendere un'altra decisione. Non voleva trovarsi in questa situazione, ma non voleva nemmeno che il bambino venisse eliminato. «Posso aiutarti economicamente, e cercherò di sostenerti anche dal punto di vista emotivo. Non ti abbandonerò, Terri, lo prometto. Ma andare oltre questo sarebbe un errore per entrambi.» «Perché?» domandò lei ricominciando a piangere. Paul cinse le sue spalle e la tenne stretta per quanto gli permetteva lo spazio limitato della macchina. «Per molte ragioni, a cominciare dal fatto che tempo fa avevamo parla-to di ciò che volevamo... e nessuno dei due cercava un le-game serio, ricordi? Ci siamo visti tre volte in un anno, forse quattro. Mi dispiace, Terri, ma siamo stati davvero intimi solo la sera che è successo questo, ed è successo perché io ero turbato e tu sei stata così gentile da starmi ad ascoltare. Ma tesoro, noi non ci amiamo!» «Come sai che io non ti amo?» «In sei mesi ci siamo parlati una sola volta. Se tu nutrivi dei sentimenti per me, non me lo hai mai fatto capire. Vedi Terri, tu sei una cara ragazza... ma guardaci, siamo due per-sone che lasciano passare sei mesi senza parlarsi e senza ve-dersi!» Scrollò la testa e riprese: «Ho capito subito che quel-la serata era stata un errore. Io ti ho rivelato i miei problemi, e tu ti sei emozionata. Ma sono state la mia crisi e la tua comprensione che ci hanno portati a questo punto. Se ti spo-sassi, ti impedirei di trovare quello che ti occorre davvero. E credimi, non sono io.» «E allora che farò?» singhiozzò lei.

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Egoisticamente Paul pensò: Che farò IO?. «Qualsiasi cosa tu voglia, io ti aiuterò meglio che posso» disse ad alta voce. «Ma tu meriti un marito che ti ami davve-ro.» «Però io aspetto tuo figlio!» esclamò lei disperata. «Farò tutto quello che posso, Terri, davvero. A parte spo-sarti. Il matrimonio non durerebbe, farebbe di noi dei nemi-ci, e invece dobbiamo andare d'accordo.» «Sarei così terribile come moglie?» domandò lei patetica. Non c'era niente di sbagliato in Terri, pensò Paul. Il pro-blema era lui. Terri era attraente, desiderabile, dolce e diver-tente, e proprio per questo – e perché Vanni era sposata con il suo migliore amico – lui ci era finito a letto un paio di vol-te. Avrebbe dato qualsiasi cosa per innamorarsi di lei. Ma quando pensava a Vanni il sangue gli ribolliva e il cuore batteva forte, mentre se pensava a Terri sorrideva perché lei era carina e divertente, ed era una bravissima persona. Il so-lo pensiero di Vanni lo riempiva di timore, di desiderio e di ridicola speranza. Terri gli piaceva, ma di Vanni era pazzo, e lo era da anni. Forse una maledizione lo costringeva a vo-lere disperatamente ciò che non poteva avere. Il suo livello di testosterone aumentava in compagnia di Terri perché lei era graziosa, seducente e disponibile – e lui era solo un uomo. Ma telefonarle dopo la morte di Matt, mentre la sola donna che voleva era Vanni, era stato un er-rore madornale. «Credo che sarai una moglie meravigliosa quando trove-rai l'uomo giusto» disse. «Quell'uomo non sono io, ma farò tutto il possibile per starti vicino. Non scapperò, non mi na-sconderò. E mi dispiace moltissimo per tutto questo, Terri. Giuro, non volevo che accadesse.» Da anni Joe Benson progettava case per l'impresa di co-struzioni Haggerty. Paul era un buon amico, ma adesso Joe era preoccupato per lui. Lo aveva incontrato recentemente su un paio di cantieri e aveva suggerito di trovarsi una sera

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per bere una birra: ma Paul era evasivo, distratto, cupo e forse depresso. La cosa non lo sorprendeva, perché Paul a-veva sofferto molto per la morte di Matt. Ma era come una pentola a pressione pronta a esplodere. Così Joe lo tormentò finché riuscì a convincerlo a vedersi in un bar tranquillo. Il locale era perfetto per parlare, ma Joe aspettò un bel po' e cominciò a temere che Paul non si facesse vivo. Stava per chiamarlo quando Paul comparve, con le spalle curve, la te-sta bassa, e l'aspetto di uno che soffre terribilmente. «Una birra» disse al barista prima ancora di salutare l'a-mico. «Heineken.» «Sei alquanto malconcio» osservò Joe bevendo un sorso della birra che aveva ordinato nell'attesa. Paul aspettò che arrivasse la sua Heineken, ne bevve un sorso e poi rispose. «Alquanto.» «Ho pensato che se avessimo bevuto qualcosa insieme, forse ti saresti sfogato...» «Credimi, Joe, è meglio che non parli.» «Il lavoro va bene?» domandò Joe prendendola alla lon-tana. La ditta della famiglia Haggerty era molto quotata, e costruiva edifici curati nei minimi dettagli. Mentre Paul e Matt erano amici d'infanzia, Joe aveva conosciuto Paul nei Marine, durante l'operazione Desert Storm, e da allora ave-vano lavorato insieme. «Il lavoro va benissimo» replicò l'altro. «Non è quello il problema.» Joe strinse affettuosamente la spalla dell'amico. «Ultima-mente non sei più lo stesso, ragazzo mio. So che hai diffi-coltà a riprendere la vita di sempre dopo la morte di Matt... ma lui non vorrebbe vederti così, lo sai.» «Sì, lo so.» «Ma forse non si tratta solo di Matt» continuò Joe. «Ho la sensazione che qualcos'altro ti tormenti.» «Davvero?» fece Paul con una risatina amara. «Sei un veggente!» «Non potresti tagliare la testa al toro e dirmi di che cosa

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si tratta? Perché se bevi a quel ritmo tra un po' mi lascerai indietro.» Paul scrollò il capo. «Ho fatto un bel casino, Joe. Mi sono messo in un guaio da cui non so come uscire.» Joe lo fissò in silenzio, poi chiamò il cameriere. «Mi porti un'altra birra» disse. Infine tornò a fissare l'amico e com-mentò: «Hai idea di quanto sei poco chiaro?». «Già.» E dopo un attimo di silenzio Paul sospirò: «Ho messo incinta una ragazza.» «No... no, sei troppo in gamba per una stupidaggine del genere!» esclamò l'altro stupefatto. Paul rise cupo. «A quanto pare no. Forse dovrei denun-ciare la fabbrica di profilattici.» «Oh, Dio santo» disse Joe. «Almeno è qualcuno di spe-ciale?» «Una ragazza simpatica» fece Paul scrollando le spalle. «Ma non è stato... be', insomma, non siamo mai... È stata una cosa senza importanza, capisci. La conosco da un anno, ma sono uscito con lei solo due o tre volte. Tra noi non c'è niente, a parte...» «Oh, cielo!» esclamò Joe. Paul si volse a guardarlo. «Mentre ero a Virgin River non ci siamo parlati nemmeno una volta, per dirti com'era il no-stro rapporto. Sono tornato qui parecchie volte per controlla-re la ditta e vedere mio padre e i miei fratelli, ma non le ho mai telefonato e lei nemmeno. Solo che...» «Solo che?» «Be', due mesi fa sono tornato a Grants Pass turbato e scombussolato per tutto quello che era successo a Virgin River, e le ho telefonato. Un impulso. E indovina che è suc-cesso?» «Oh, diavolo. E adesso che farai?» «Non ho molta scelta» disse Paul a testa china. «Aiuterò lei e mio figlio. Che altro posso fare? Io quel bambino lo voglio» aggiunse scrollando la testa. «So che è stupido, e forse dovrei tentare qualcosa, non so, pagarla perché se ne

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liberi... ma se c'è un bambino in arrivo voglio far parte della sua vita. Sono matto, eh?» Joe sorrise con pazienza. «Non saprei... forse non sei matto per niente. Ma come farai con la madre? È una donna con cui puoi raggiungere un accordo?» «Non te lo so dire. Vuole che ci sposiamo, ma questo non lo posso fare. Ho intenzione di sposarmi, prima o poi, ma dev'essere con qualcuno che amo talmente da non poterne fare a meno. Se sposassi questa ragazza le rovinerei la vita – ancor più di quanto non lo sia già. Non posso fingere un sentimento tanto importante. Sarei un marito pessimo. Non ci si sposa così tanto per fare.» «Il matrimonio è un grande passo» convenne Joe. «Solo tu sai se puoi farlo funzionare – e se non puoi devi agire per il meglio. Accettando le tue responsabilità e occupandoti di lei.» «Il fatto è che sono andato a letto con lei, ma amo un'al-tra. Perché diavolo l'ho fatto? Quale idiota bastardo si com-porta così... che cosa mi è venuto in mente?» A questo punto Joe era completamente perso. Paul amava un'altra? Di solito gli uomini non parlano delle donne per cui hanno una cotta. Non lo fanno con nessuno, non rivelano i propri sentimenti. Joe conosceva Paul da anni, e sapeva che aveva avuto poche donne. Era un tipo riservato, tran-quillo. Anche quand'erano in guerra, con un cumulo di ten-sioni da sfogare, Paul non aveva mai dato la caccia alle gonnelle. Il barista arrivò con la seconda birra e Joe ne tracannò un lungo sorso. «Ami un'altra?» domandò. «Sono un tale disastro...» «Ami un'altra donna?» «È sbagliato, capisci. Non dovrei neanche...» «Paul. Chi è?» «Vanni» sospirò lui. «Sono stato uno schifo di amico per anni... È stato più forte di me. Non volevo che accadesse, ma...»

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Joe bevve un altro gran sorso di birra. Era pronto ad aiu-tare l'amico per qualsiasi cosa, ma questa proprio non se l'a-spettava. Forse perché lui stesso avrebbe fatto per Paul ciò che Paul aveva fatto per Matt: e cioè restare accanto alla ve-dova in un momento così difficile. «Diavolo» disse alla fine. «Merda.» «Già. Merda» fece eco Paul. «Vanni...» disse ancora Joe. L'altro annuì cupamente. «Hai idea di quanto mi senta in colpa? Ho cercato invano di dimenticarla, e a volte credevo di esserci riuscito. Ho cercato di non frequentarli, capisci. Perché con Matt potevo comportarmi come se niente fosse, ma se vedevo lei il cuore mi esplodeva nel petto... Dio!» Si prese la testa fra le mani. «E adesso ho messo incinta un'al-tra donna. Poteva andarmi peggio di così?» Joe scrollò la testa, ma intanto pensava: Sì, saresti potuto morire al posto di Matt. «Sei sicuro che il bambino sia tuo?» domandò. «Forse non lo è...» «Ci ho pensato» ammise Paul, «ma poi mi sono detto che il mio era solo un pio desiderio. Lei mi ha detto che non a-veva un uomo da tempo, e per questo ha fatto meno atten-zione alle pillole. E io aveva un vecchio profilattico che sta-va nel portafoglio da chissà quanto... magari era anche buca-to. No, il bambino è mio!» «Ma ti accerterai che lo sia prima di aprirgli un conto in banca per il college, no?» «Be', sì, però al momento non voglio esercitare troppa pressione su di lei. È sull'orlo del collasso, non fa che pian-gere. Se si convince che non voglio aiutarla potrebbe fare una stupidaggine... e non voglio che abortisca per paura che io non mi assuma le mie responsabilità. Per ora mi compor-terò come se il bambino fosse mio – e probabilmente lo è. Ai dettagli penserò più in là.» «E con Vanni che cosa farai?» «E che diavolo posso fare? Vanni soffre ancora parec-chio. Credi che lenirei il suo dolore confessandole che sono

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innamorato di lei fin dal nostro primo incontro, ma che a tempo perso ho messo incinta una donna che conosco appe-na?» Joe sorrise suo malgrado. «Bisognerà che troviamo un modo migliore di annunciarle la cosa, ma nel frattempo cer-ca di ragionare a mente fredda. Non è che hai tradito Vanni, ti pare?» «Com'è che mi sento come se lo avessi fatto?» «Sei confuso tra senso di colpa e rimpianto, ma per co-minciare devi smetterla di punirti riguardo a Matt. Quello che provi per Vanni non ha mai influenzato il loro matrimo-nio né la vostra amicizia.» Paul alzò la testa e guardò in faccia l'amico. «È passato troppo poco tempo dalla morte di Matt – e io so di non avere alcuna speranza con lei, ma devo dirle quello che provo.» «Certo, devi chiarire la faccenda. Devi scoprire a che punto sei con lei, prima di macerarti tanto.» «Già» sospirò lui abbassando di nuovo la testa. «Ma sono certo che mi manderà a spasso più in fretta che può.» «Non si sa mai» protestò Joe. «Magari, per una volta le cose andranno come speri. In questo caso, appena lei ti avrà detto Anch'io ti amo, tu dovrai dirle Diventerò padre molto presto.» Emise un sibilo e aggiunse: «Sarà dura, amico mio. In un modo o nell'altro, mi sa che sbatterai il muso a terra.» Paul guardò l'amico scuotendo la testa. «A questo punto ci serve molta altra birra.»

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Le radici dell'amore

di Susan Wiggs

Ross Bellamy va a cercare il nonno, George, ad Avalon, sul lago Willow. Qui incontra Claire Turner, della cui sincerità dubita subito. Lei, in effetti, nasconde qualcosa: sta fuggendo da un passato che la perseguita ed evita di mettere radici o di legarsi troppo a qualcuno, perché teme per la propria vita. No-nostante la diffidenza, l'attrazione tra loro è forte e irresistibile. Quando però finalmente la passione esplode, Claire è costretta a fuggire di nuovo. Ross non si dà per vinto e la cerca. In fon-do il vero amore non è così facile da trovare Ritrovarsi a Virgin River

di Robyn Carr

La vita a Virgin River scorre quasi in un'altra dimensione, av-volta nell'abbraccio protettivo dei boschi che la circondano. Il luogo ideale per trovare rifugio e rigenerarsi. Paul Haggerty è sempre stato segretamente innamorato di Va-nessa. Ora che lei è rimasta sola e ha dato alla luce un figlio, ha bisogno del sostegno di un amico. E forse di qualcosa di più. Ma un ostacolo inaspettato si pone sulla strada di Paul, proprio quando decide di dichiarare il suo amore. Per fortuna, a Virgin River ci sono amici veri che aiuteranno sia Paul che Vanessa a ritrovarsi e a ricominciare.