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160 IVAN BORONKAI HONGRI E Pare che sia Giovanni Vitéz (Ioahnnes Vitéz de Zredna, 1408 ca . - 1472 ; dal 1445 vescovo di Vârad, dal 1465 arcivescovo di Esztergom ) ad offrire i più problemi d'interpretazione nella latinità dei quattrocen- tisti ungheresi . Più di centoventi lettere (tra esse un epistolario, com- posto e commentato dal suo famulo, Paolo de Ivanich) e undici dis - corsi diplomatici costituiscono il complesso delle sue opere oggi conos - ciute, la maggioranza delle quali è scritta a nome dei maggiori dirigent i del paese e affronta questioni dell'alta politica' . Questi scritti, costruit i con eccezionale cura ed arte, mettevano probabilmente a dura prov a i lettori ed uditori del suo tempo, e vi sono parecchie frasi che dann o del filo da torcere anche all'interprete di oggi . In ciò che segue ne esa- miniamo una . Mattia Corvino, re d'Ungheria (1458-1490), nell'inverno del 1463 - 64 rioccupò con un assedio di tre mesi dal Turco la fortezza di Jaic e della Bosnia . Questo successo, e altri di questo genere, e poi certe diffi - coltà erano il tema di quella relazione che Giovanni Vitéz compilò, i n forma di una lettera, il 22 gennaio 1464 a nome del re per il pap a Pio H . In questa lettera si leggono le frasi seguent i Redii ergo ex Bosna spe priore felix, re praesenti risulto felicior ; sed ad illam (= spem) opportunitate quadam et diligentia gerendarum reru m incitatus erarn, lane (= rem) vero divina propitiatione consecutus sum . 1. Nuova edizione delle sue opere : Iohannes Vitéz de Zredna, Opera qua e supersunt . Edidit Ivan Boronkai . Budapest, 1980 . Bibliotheca Scriptorum Medi i Recentisque Aevorum, Series Nova . — La sua presentazione : Boronkai, Ivan , Die literarische Tätigkeit von Johannes Vitéz . Acta Conventus Neo-Latini Ams- telodamensis . München, 1979, 136-148 .

HONGRIE Esztergom)documents.irevues.inist.fr/bitstream/handle/2042/3403/06 TEXTE.pdf · Budapest, 1980. Bibliotheca Scriptorum Medii Recentisque Aevorum, Series Nova. — La sua presentazione

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IVAN BORONKAI

HONGRIE

Pare che sia Giovanni Vitéz (Ioahnnes Vitéz de Zredna, 1408 ca . -

1472 ; dal 1445 vescovo di Vârad, dal 1465 arcivescovo di Esztergom )ad offrire i più problemi d'interpretazione nella latinità dei quattrocen-tisti ungheresi . Più di centoventi lettere (tra esse un epistolario, com-posto e commentato dal suo famulo, Paolo de Ivanich) e undici dis -corsi diplomatici costituiscono il complesso delle sue opere oggi conos -ciute, la maggioranza delle quali è scritta a nome dei maggiori dirigent i

del paese e affronta questioni dell'alta politica' . Questi scritti, costruit icon eccezionale cura ed arte, mettevano probabilmente a dura provai lettori ed uditori del suo tempo, e vi sono parecchie frasi che dann o

del filo da torcere anche all'interprete di oggi . In ciò che segue ne esa-miniamo una .

Mattia Corvino, re d'Ungheria (1458-1490), nell'inverno del 1463 -64 rioccupò con un assedio di tre mesi dal Turco la fortezza di Jaicedella Bosnia . Questo successo, e altri di questo genere, e poi certe diffi -coltà erano il tema di quella relazione che Giovanni Vitéz compilò, informa di una lettera, il 22 gennaio 1464 a nome del re per il pap aPio H. In questa lettera si leggono le frasi seguenti

Redii ergo ex Bosna spe priore felix, re praesenti risulto felicior ; sedad illam (= spem) opportunitate quadam et diligentia gerendarum rerumincitatus erarn, lane (= rem) vero divina propitiatione consecutus sum .

1 . Nuova edizione delle sue opere : Iohannes Vitéz de Zredna, Opera quaesupersunt . Edidit Ivan Boronkai . Budapest, 1980 . Bibliotheca Scriptorum Medi iRecentisque Aevorum, Series Nova . — La sua presentazione : Boronkai, Ivan ,Die literarische Tätigkeit von Johannes Vitéz. Acta Conventus Neo-Latini Ams-telodamensis . München, 1979, 136-148 .

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CHRONIQUES ET COMPTES RENDUS

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Ad utramque autem augendam talis ordo taliaque principia parta sunt, u tex eis vulneri huie, quod Christiana carpori ex ruina Bosnae inflicturnerat, felicius quam ante salubriusque remedium panari poterit . Quodquidem sane vulnus non iam angulos Europae, non lacera sola, sed prae-cordia ipsa attigerat, potuissetque ad omnes eins partes infesta correp-tione dilatari . Qua in re animus quidem rnihi ad impendendam amplio-rem curaro promptus est, sed etc. 2

La difficoltà, questa volta, si manifesta nell'interpretazione del sos-tantivo correptio . Anche se nel primo momento il problema, forse, no nspicca, poichè la nostra attenzione viene incatenata dal brulichio dell emetafore che sono sempre caratteristische al Nostro, pur non essend otroppo originali o, anzi, prive di qualche intralciamento . Pensiamo aivocaboli vulnus, corpus, saluber, remedium, praecordium, cura e fors eanche latus, i quali evocano l'idea del corpo umano e della medicazion edi esso, oppure agli altri, come ruina, angulus (forse anche latus e dila-tare), i quali riguardano l'architettura .

Tornando adesso sul sostantivo in questione, vi sono tracce del su ouso dalla bassa antichità in poi, per l'intero medioevo . Deriva da lverbo corripere (cioè con-rapere) ed era in suo come termine tecnico nel

linguaggio dei grammatici : significava la riduzione di un suono o diuna sillaba ; ma nelle opere degli scrittori cristiani e, più tardi, degl iautori medievali, figurava anche in senso più generico come termin eper il ` rimprovero riprensione ' ed anche per il ` castigo ' o ` puni-zione' . Così anche nel latino medievale dell'Ungheria . Se, però, ten-tiamo di inserire questi significati nel testo della frase soprammenzio-nata, il risultato sarà insufficiente . Orbene, una relazione di un re, pre -parata per un umanista com'era il papa Pio II, deve essere stata soddis-facente Quindi si va avanti con la ricerca per trovare la chiave del

problema .Bisogna tener presente che le opere di Vitéz in maggior parte ci

sono sconosciute . Così ci mancano i dati che patrebbero testimoniar el'uso ulteriore del sostantivo in questione nei suoi scritti' . Cìònonos-tante crediamo di poter trovare la soluzione del problema : infatti, untesto composto dieci anni tondi prima ci offre la chiave .

Nell'autunno del 1454, poco dopo la caduta di Costantinopoli, l o

stesso vescovo di Vàrad tenne un'orazione alla Dieta di Francoforte anome del re Ladislao IV e degli ordini ungheresi In quest'orazione ,

tra l'altro, furono pronunciate le parole seguenti :

2. Iohannes Vitéz de Zredna, op . cit . 215 (frasi 39-42) .3. Dai dizionari

ora sembra inutile elencarli — risulta che il sostantiv osi usava nel medioevo soprattutto nel secondo significato .

4. Iohannes Vrrtz DE ZREDNA, op . Cit . 252-254 .

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ILEANA PAGAN I

magna primum terris maiestatis suae (= regis Hungariae) et con-sequenter omnium vestrum, nifailor, data in hac re negligentia a his hos-tibus pericula impendent . Nimis enim gens illa Turcorum, impugnatrixreligionis nostrae et Christianorum corporum sanguisuga feritate crassataest, et more morbi iugiter serpit ulterius, utpote quos natura, non casu snobis hostes .fecit S .

Sembra che l'immagine del Turco serpeggiante insidioso verso l asua vittima impressionasse molto Vitéz . Ma poiche, come si e già detto ,le sue opere sono guinte a noi assai sporadicamente, non sappiamo ,quante volte vi si ripetesse questa metafora o un'altra di questo genere .Ci sembra però che, mettendo in carta questa relazione nel quartier egenerale del re Mattia, all'inizio dell'anno 1464, l'immagine del morb oserpeggiante gli si fosse risorta in mente e in cerca dell'espression eadatta gli fosse sovvenuto il vocabolo correptio .

In che modo ?Per rispondere questa domanda dobbiamo accennare al fatto che i l

nostro vescovo, come la maggioranza degli scrittori del medioevo e de lquattrocento, prediligeva il poema epico di Lucano e riempiva alcun idei suoi scritti di citazioni prese dal Bellum civile ` . Dunque, egli potevaleggervie il verbo correpere due volte : . . . si quis metuens medium correp-sit in agmen (4,778) e exiguam vector pavidus correpsit in alnum (8,39) .E benchè questo verbo non si trovi nelle sue opere oggi conosciute (e ,aggiungiamo, non si trova nemmeno nei dizionari medievali), ne i lverbo repere vi si legge, congetturiamo che le sue esperienze di lettur alo indussero alla formazione inedita del sostantivo correptio dal verbocorrepere . Il cui significato in questo luogo' sarebbe ` actus corre-pendi ', cioè ` propagazione, diffusione, avanzata (a guisa di serpente) ' .

Era questa formazione intenzionale o no ? Non lo sappiamo . Spe -riamo però che la relazione del 22 gennaio 1464 — almeno per que lche concerne il suo linguaggio — sia stata apprezzata alla Curi aRomana .

Budapest

Ivan BORONKAI .

5. Ibid. 252 (frasi 3-4) .6. Vedi in particolare i primi pezzi dell'epistolario : op . cit. 28-37 .7. 11 sostantivo non si trova altrove nelle opere di Vitéz, neanche in altro

significato .