8
Lunedì, 12 Ottobre 2015 www.corrierefiorentino.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE TOSCANA Il punto Fidi cambia testa Ma la riforma slitta un’altra volta 2 Locomotive Biologico e vegano Probios cresce sull’«onda verde» 5 Distretti Empoli, l’altro tessile gioca la carta pubblico-privato 7 Halal , il piatto è ricco Due miliardi di fedeli musulmani nel mondo, un mercato interno in crescita così come le richieste di prodotti dal Medio Oriente e dal Nord Africa Ma per conquistare quei consumatori serve la certificazione di conformità alla legge islamica: così si muovono le nostre aziende, per non perdere l’occasione Le nostre città QUI SERVE UNA TRIPLICE ALLEANZA di Francesco Colonna L’ Italia ha un disperato bisogno di crescere attraverso la sua cultura. Non solo come crescita economica (che poi si risolve principalmente nell’ambizione di accogliere più turisti, possibilmente facoltosi e non a basso consumo), ma come meccanismo di avanzamento collettivo, così da uscire dalle sacche flosce nelle quali ci troviamo. Per cultura solitamente si intende il generico ricco passato, da restaurare, conservare e mostrare. Ma avere Leonardo, Botticelli o Michelangelo perde valore se il 40% degli italiani non comprende un testo di media difficoltà, come ci ricorda Tullio De Mauro. A che serve avere tutto questo patrimonio se siamo indietro nell’informatica, nelle reti, nella creazione di nuovi prodotti ad elevata tecnologia? Al massimo godiamo di una rendita, sottoposta però alla curiosità degli stranieri e alle loro cicliche economie. Siena è capitale italiana della cultura per il 2015, mentre Pistoia e Pisa lottano per il titolo 2016, anche se appare difficile che lo stesso riconoscimento vada a due città della stessa regione in rapida sequenza. Ma l’augurio che una delle due si aggiudichi il titolo resta, anche perché così arriverebbe nelle casse di una o l’altra amministrazione un milione di euro. Ogni città presenta i propri programmi, sperando che siano più belli ed efficaci di quelli concorrenti. Di per sé l’idea, presente nella legge per l’Art Bonus, è apprezzabile. continua a pagina 7 a pagina 3 Ognibene Sguardi Una sfida da nostalgici (ma di Zio Paperone) I l fumettista livornese Daniele Caluri, pa- dre di «Don Zauker» insieme a Emiliano Pagani, vorrebbe far diventare il Mauso- leo di Costanzo Ciano («gerarca fascista ghermito all’affetto dei cari nel 1939, e che doveva sobriamente sorreggere non solo un gigafaro alto 50 metri a forma di fascio littorio, ma anche un Kaiju di marmo del mite gerarca») in un’opera d’arte. Al posto del Mausoleo, che si trova sulla collina di Montenero a Livorno, adesso c’è un «cubo cavo, abbandonato ai rifiuti, alle sterpaglie e alle scorie dell’amore in camporella». Ora, gli amanti dei fumetti e di Topolino conosceranno Zio Paperone e quel suo cubo colorato pieno di denaro. Caluri vorrebbe trasformarlo proprio nel deposito dello Zio- ne e ha rivolto un appello al sindaco Noga- rin, agli assessori e agli «amici Disney»: «Restituiamo nuova dignità e prestigio a questo relitto dimenticato da Dio e dagli uomini — con l’esclusione di qualche bab- beo nostalgico — e ridiamo impulso al tu- rismo migliore nella nostra città!». Natural- mente serviranno i permessi e pure l’opera andrà finanziata. Magari alla Disney non importa un fico secco di partecipare al pro- getto (e sbaglierebbe), ma a quel punto si potrebbe organizzare un crowdfunding fra nostalgici dei paperi. Da pubblicizzare sul- l’Eco di Paperopoli, naturalmente. © RIPRODUZIONE RISERVATA di David Allegranti Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera

Halal , il piatto ricco · 2015. 10. 12. · conosceranno Zio Paperone e quel suo cubo ... do ad un piano di super-am-mortamento e ad una «nuo- ... contratti di programma per gli

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

  • Lunedì, 12 Ottobre 2015 www.corrierefiorentino.it

    UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

    IMPRESETOSCANA

    Il puntoFidi cambia testaMa la riformaslitta un’altra volta

    2

    LocomotiveBiologico e veganoProbios crescesull’«onda verde»

    5

    DistrettiEmpoli, l’altro tessilegioca la cartapubblico-privato

    7

    Halal, il piatto è riccoDue miliardi di fedeli musulmani nel mondo, un mercato interno in crescita

    così come le richieste di prodotti dal Medio Oriente e dal Nord AfricaMa per conquistare quei consumatori serve la certificazione di conformità

    alla legge islamica: così si muovono le nostre aziende, per non perdere l’occasione

    Le nostre città

    QUI SERVEUNA TRIPLICEALLEANZAdi Francesco Colonna

    L’Italia ha un disperato bisogno dicrescere attraverso lasua cultura. Nonsolo come crescita

    economica (che poi si risolve principalmente nell’ambizione di accogliere più turisti, possibilmente facoltosi e non a basso consumo), ma come meccanismo di avanzamento collettivo, così da uscire dalle sacche flosce nelle quali ci troviamo. Per cultura solitamente si intende il generico ricco passato, da restaurare, conservare e mostrare. Ma avere Leonardo, Botticelli o Michelangelo perde valore se il 40% degli italiani non comprende un testo di media difficoltà, come ci ricorda Tullio De Mauro. A che serve avere tutto questo patrimonio se siamo indietro nell’informatica, nelle reti, nella creazione di nuovi prodotti ad elevata tecnologia? Al massimo godiamo di una rendita, sottoposta però alla curiosità degli stranieri e alle loro cicliche economie. Siena è capitale italiana della cultura per il 2015, mentre Pistoia e Pisa lottano per il titolo 2016, anche se appare difficile che lo stesso riconoscimento vada a due città della stessa regione in rapida sequenza. Ma l’augurio che una delle due si aggiudichi il titolo resta, anche perché così arriverebbe nelle casse di una o l’altra amministrazione un milione di euro. Ogni città presenta i propri programmi, sperando che siano più belli ed efficaci di quelli concorrenti. Di per sé l’idea, presente nella legge per l’Art Bonus, è apprezzabile.

    continua a pagina 7 a pagina 3 Ognibene

    Sguardi

    Una sfida da nostalgici(ma di Zio Paperone)

    I l fumettista livornese Daniele Caluri, pa-dre di «Don Zauker» insieme a EmilianoPagani, vorrebbe far diventare il Mauso-leo di Costanzo Ciano («gerarca fascista ghermito all’affetto dei cari nel 1939, e che doveva sobriamente sorreggere non solo un gigafaro alto 50 metri a forma di fascio littorio, ma anche un Kaiju di marmo del mite gerarca») in un’opera d’arte. Al posto del Mausoleo, che si trova sulla collina di Montenero a Livorno, adesso c’è un «cubo cavo, abbandonato ai rifiuti, alle sterpaglie e alle scorie dell’amore in camporella».

    Ora, gli amanti dei fumetti e di Topolino conosceranno Zio Paperone e quel suo cubo colorato pieno di denaro. Caluri vorrebbe trasformarlo proprio nel deposito dello Zio-ne e ha rivolto un appello al sindaco Noga-rin, agli assessori e agli «amici Disney»: «Restituiamo nuova dignità e prestigio a questo relitto dimenticato da Dio e dagli uomini — con l’esclusione di qualche bab-beo nostalgico — e ridiamo impulso al tu-rismo migliore nella nostra città!». Natural-mente serviranno i permessi e pure l’opera andrà finanziata. Magari alla Disney non importa un fico secco di partecipare al pro-getto (e sbaglierebbe), ma a quel punto si potrebbe organizzare un crowdfunding fra nostalgici dei paperi. Da pubblicizzare sul-l’Eco di Paperopoli, naturalmente.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    di David Allegranti

    Pos

    te I

    talia

    ne S

    ped.

    in

    A.P

    . D

    .L.

    353/

    2003

    con

    v. L

    .46/

    2004

    art

    . 1,

    c1

    DC

    B M

    ilano

    . N

    on p

    uò e

    sser

    e di

    strib

    uito

    sep

    arat

    amen

    te d

    al C

    orrie

    re d

    ella

    Ser

    a

  • FI

    2 Lunedì 12 Ottobre 2015 Corriere Imprese

    B isognerà attendere il 2016per vedere se l’obbiettivodi una «nuova» Fidi Toscana,allargata e fusa con gli altri consorzi fidi regionali delle associazioni di categoria, sarà raggiunto. Il consorzio fidi, la cui quota maggiorita-ria è della Regione Toscana, dopo i rilievi di Banca d’Ita-lia che gli ha imposto di cambiare modello e la di-smissione di molte parteci-pate, dopo le inchieste che

    ne hanno colpito i vertici in passato, da tempo ha una mission: la fusione con gli altri consorzi regionali, legati dalle associazioni di catego-ria. Per il momento, però, non cambierà molto. Prima vanno rimessi a posto i con-ti: dopo il «rosso» di 6 mi-lioni di euro del 2014, la gestione caratteristica è tor-nata positiva ma il peso del passato non consentirà pa-reggi, quest’anno. Anche la

    «riforma» dei consorzi fidi che scatta l’11 ottobre tocca solo aspetti organizzativi (magari più pesanti proprio per gli altri consorzi, più piccoli). Poi, solo l’anno prossimo, si affronterà il capitolo «fusione». Oltre ai problemi «tipici» (crediti incagliati e sofferenze, comu-ni a tutto il settore) ci sono quelli legali: i «piccoli» sono società cooperative, l’altra è una spa, non sarà un pas-

    saggio semplice. Fidi poi, uscita praticamente da tutte le numerose partecipazioni che deteneva tranne Mukki Toscana — la venderà con la fusione con la Centrale del latte di Torino — deve af-frontare il capitolo Sici (Svi-luppo Imprese Centro Italia), il fondo di «private equity» di cui detiene la maggioran-za. Il Cda guidato da Loren-zo Petretto ha confermato che Sici é considerata «stra-

    tegica» anche per il futuro, si è limitato a parlare di possibile «sinergie», la di-smissione non è prevista. Ma Sici è forse una delle parte-cipazioni di Fidi Toscana che fa più gola al mercato, con possibili acquirenti che sa-rebbero già in movimento, e da tempo, interessati al suo portafoglio e ad una posizio-ne di vantaggio sui concor-renti.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Piazza Affari

    Intek Spa

    B & C Speakers S.p.A.B & C Speakers S.p.A.

    FrendyEnergyBioDue Spa

    El.En. S.p.A.

    Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.

    Borgosesia

    Ergy Capital

    CHL S.p.A.

    Eukedos

    Dada S.p.A.Settimanadal 5 al 9ottobre

    Banca Etruria

    Salvatore Ferragamo S.p.A.

    Piaggio & C. S.p.A.

    Softec S.p.A.

    Snai S.p.A.

    Sesa

    Rosss S.p.A.

    Toscana Aeroporti S.p.A.

    1,72101,71901,70

    1,73901,7120

    5,485,4400

    5,4200

    5,47505,4250

    41,1439,7039,50

    41,3040,50

    0,09000,08790,0868 0,08710,0882

    0,03870,03830,0382

    0,03900,0383

    2,30002,322,3420

    2,28402,3000

    1,141,13201,1450 1,13601,1500

    0,68900,69850,7135 0,68450,6880

    0,29080,28420,2800 0,28910,29

    26,582524,76

    26,2525,15

    14,514,4914,4814,0814,15

    2,39002,3220

    2,2860

    2,39402,37

    1,0411,026

    1,04 1,0451,038

    1,131,1211,108 1,131,12

    15,715,91

    15,72 15,6315,7

    SOSPESA

    SOSPESA

    SOSPESA

    SOSPESA

    Brie

    fing

    La b

    usso

    la d

    ella

    set

    timan

    a

    IL PUNTO

    FIDI CAMBIA TESTA, MA LA RIFORMA NON ARRIVAdi Marzio Fatucchi

    TRATTATILA PORTA PER GLI USAÈ NEL PACIFICO(E PIAGGIO CI SPERA)

    L’ accordo riguarda le nazio-ni del Pacifico, ma anchenoi. La scorsa settimana gli Usa ed altri undici Paesi, dall’Australia al Vietnam, dalla Malesia al Messico, hanno firmato l’accordo di libero scambio Tpp, che vale il 40% del Pil del mondo e elimina ogni dazio e balzello tra gli Stati, creando l’area di libero scam-bio più gran-de del globo. «I produttori italiani nei Paesi asiatici potranno trarne van-taggio» ha sottolineato Maurizio Forte, direttore dell’Agenzia Ice di New York. Tra questi c’è Piaggio, da anni in Viet-nam con uno stabilimento e due sedi, ad Hanoi e ad Ho-Chi-Minh City: ad aprile ha festeggiato lo scooter nume-ro 500.000 prodotto a Vinh Puc, una Vespa Sprint 125 bianca. Per il gruppo di Pon-tedera il Ttp può aprire la porta di mercati interessanti, su tutti quello americano.

    Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

    DOLCEZZEUN GELATAIONELLE VIE DI SEOULPERCHÉ NO?

    D opo il tour del GelatoFe-stival, a Londra, Amster-dam e Valencia come una star, la dolcezza fiorentina continua a conquistare i Pae-si stranieri: la storica gelate-ria fiorentina «Perché no!» sbarca in Corea. Fondata dal signor Ravaioli nel 1939, «Perché no!» ha raggiunto un accordo commerciale con la multinazionale coreana E-Land che potrà sfruttare il marchio dello storico eserci-zio fiorentino: il primo ne-gozio verrà aperto entro la fine del mese nell’ele-gante quar-tiere di Gan-gnam, a Se-oul. Il con-tratto, di durata quin-quennale con opzione per altri 5 anni, pre-vede l’apertura di decine di negozi a marchio «Perché no! Firenze» in Corea e nei Paesi confinanti, come l’India e la Cina. La crema inventata da Bernardo Buontalenti per i Medici prova a conquistare anche l’Oriente estremo.

    R.E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    INDUSTRIAAIUTI E SGRAVIPER FAR MUOVEREGLI INGRANAGGI

    N ei prossimi giorni il go-verno dovrà varare la Legge di Stabilità e alcune opzioni al vaglio dell’esecuti-vo potrebbero dare fiato alla produzione industriale con ricadute importanti per la Toscana. Mentre sembra che il taglio dell’Ires arriverà solo nel 2017, perché troppo one-roso, il governo sta pensan-do ad un piano di super-am-mortamento e ad una «nuo-va Sabatini» per gli acquisti di beni e macchinari. Le agevolazioni darebbero ossi-geno alle circa 39 mila im-prese manifatturiere della Toscana che potrebbero be-neficiare di uno sconto ag-giuntivo sull’ammortamento del costo di nuovi beni, con uno sgravio complessivo sui macchinari del 140% del loro valore. Inoltre, il dossier del-l’esecutivo dedicato alle imprese com-prende anche la «Nuova Sabatini», sempre desti-nata a incen-tivare il rin-novo di mac-chinari e strumenti. Un’opportuni-tà non da poco per le 1.200 aziende toscane (20 mila dipendenti) che producono macchinari. Ma non è detto che l’impe-gno del governo sia suffi-ciente: la Sabatini, in realtà, è già in vigore perché era stata inserita anche nella legge di stabilità per il 2015 che aveva stanziato 5 miliardi di euro per finanziare gli acquisti di piccole e medie imprese. A settembre 2015, però, era stato prenotato so-lo il 47% del contributo stan-ziato e ci sono ancora 2,8 miliari disponibili fino al 31 dicembre 2016. Segno che le aziende non hanno una gran fame di nuovi macchinari. Durante gli anni della crisi, la capacità produttiva delle aziende si è impoverita, è invecchiata. Adesso si vedono spiragli di ripresa, confermati dal Fmi che ha rivisto al rial-zo le stime di crescita per l’Italia (+0,8% quest’anno). L’auspicio è che la somma dei provvedimenti allo studio del governo possa spingere le imprese a svecchiare la produzione e quindi ad au-mentare la richiesta di mac-chinari aiutando anche chi i macchinari li produce.

    S.O.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Miliardi di euro ancora disponibiliper l’acquistoda partedelle Pmi

    2,8

    Venerdì Enac ha sottoscritto con Toscana Aeroporti i contratti di programma per gli scali di Firenze e Pisa. La società ha ora 60 giorni per presentare il proprio piano economico-finanziario con le informazioni sulle compo-nenti economiche e patrimoniali che consentono all’Enac di verificare la sostenibilità del piano quadriennale degli interventi e della gestione. «Toscana Aeroporti — ha com-

    mentato il presidente di Enac, Vito Riggio — potrà accele-rare gli investimenti per lo sviluppo dei propri scali». To-scana Aeroporti è la prima società di gestione aeroportuale ad aver sottoscritto con Enac i nuovi contratti di program-ma. Il titolo della società, che in un anno è cresciuto di oltre il 26%, ha chiuso la seduta di borsa venerdì con più 0,38% a 15,70 euro.

    UNIVERSITÀOTTO OCCASIONIPER FAR CRESCEREGIOVANI «DOTTORI»

    Q uattrocento mila euro per valorizzare la capaci-tà progettuale dei ricercatori under 35. Li mette a disposi-zione l’Ente Cassa di Rispar-mio di Firenze, in collabora-zione con l’Ateneo fiorenti-no, nel bando «Giovani Ri-cercatori Protagonisti» che mette in palio otto assegni di ricerca di durata biennale. Il contributo è destinato a ricerche diverse tematiche consultabili sul sito dell’ate-neo fiorentino. «Questo pro-getto — ha spiegato Gabriele Gori, direttore generale di Ente Cr Firenze — ha lo sco-po di stimolare i giovani ricercatori secondo una nuo-va modalità di azione». Lo stanziamento dell’Ente Cassa prevede che siano liquidati 25 mila euro a ciascun pro-getto vincitore per ogni an-no. «L’Università — sottoli-nea il prorettore vicario Gia-como Poggi — mette a di-sposizione per la prima volta assegni “post doc”, cioè per giovani dottori di ricerca. Si tratta di un mezzo importan-te per assicurare energie nuove alla ricerca fiorenti-na».

    Giorgio Bernardini© RIPRODUZIONE RISERVATA

    MEDICINACHIRURGIA LASERGRAZIE AI FONDIDI CONFINDUSTRIA

    I nterventi chirurgici eseguitigrazie ai fondi raccolti da Confindustria. Succede al-l’ospedale di Empoli, dove grazie alle donazioni di nu-merose imprese del territo-rio, sono stati raccolti 120 mila euro, necessari all’ac-quisto del «laser al tullio», tecnica all’avanguardia per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna, soprattut-to per i risultati riscontrati in termini di efficacia e di miglioramento del decorso postoperatorio. Nello specifi-co, grazie a questo avanzato macchinario è stato possibile eseguire già quattro interven-ti, e molti sono in program-ma per i prossimi mesi. Un particolare ringraziamento agli imprenditori dell’Empo-lese arriva dalla direzione aziendale dell’Asl 11: «Le no-stre imprese hanno permes-so di raggiungere un impor-tante traguardo medico che aiuterà la salute di tanti cit-tadini». Alle donazioni han-no partecipato anche singoli cittadini privati e l’associazio-ne Astro onlus, impegnata nel sostegno terapeutico in oncologia.

    Jacopo Storni© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Mila euro raccolti dalla sezione Empoli di ConfindustriaFirenze per l’ospedale

    120

    MERCATI

    SOCIALERICERCA

    ICONE

    N

    S

    E W

    ROMA

  • FI

    3Lunedì 12 Ottobre 2015Corriere Imprese

    PRIMO PIANO

    Halal, un mercato garantito(con il bollino dell’Imam)Cresce la domanda di cibi di qualità, farmaci e cosmetici da Medio Oriente e Nord Africa,ma per conquistare quei consumatori serve il certificato di conformità alla legge islamicaUn’occasione da milioni di euro, le aziende toscane si muovono per non perderla

    Il nuovo Klondike si chiama«MeNa», ovvero MedioOriente e Nord Africa: inquest’area si concentrano iPaesi con le più alte previ-

    sioni di crescita del Pil per iprossimi anni ed è qui che

    Halal è obbligatoria per farentrare le merci in alcuni Pae-si, come il Qatar o l’ArabiaSaudita (dove i consumi cre-scono al ritmo impressionantedel 40% l’anno) ma è moltogradita da tutti i consumatorimusulmani osservanti.

    Halal in arabo significa «le-cito», in contrasto a ciò che è

    pa, con un tasso medio di cre-scita del 15% l’anno.

    In Italia i consumatori Halalsono 5 milioni circa, tra resi-denti e non residenti, e rispet-tano le regole del Corano an-che riguardo l’alimentazione:per esempio nel caso delle so-stanze di origine animale ven-gono ammessi solo gli anima-li erbivori e a condizione chesiano stati macellati secondospecifici standard, oppure lapasta non può essere prodottain luoghi a rischio di «conta-minazioni incrociate» (in po-che parole non si può fare lapasta Halal nella stessa lineadi produzione usata per sfor-nare tortellini al prosciutto).

    Sono i prodotti alimentari afare la parte del leone in que-sto segmento di mercato, maanche i farmaci e i cosmeticiper essere accettati dalla po-polazione islamica devono es-sere certificati e quindi ripor-tare il bollino Halal. La certifi-cazione deve essere rilasciatada un’autorità competente,cioè da un ente religioso rico-nosciuto dagli organismi isla-mici mondiali.

    In sostanza è un Imam cherilascia il bollino e il panora-ma degli enti che in Italia sidichiarano accreditati per far-lo ottenere alle aziende è mol-to frammentato. Solo l’1% del-le aziende italiane possiede la

    certificazione Halal, contro il30% nei Paesi europei, ma iltrend è in crescita costante co-me riferisce Roberto Passariel-lo, responsabile per l’Italiacentro-meridionale di BureauVeritas che si occupa di ispe-zioni per il rilascio di certifi-cazioni di conformità: «Il fe-nomeno è in aumento e losarà anche in futuro: bastapensare che gli Emirati ArabiUniti importano il 90% delfabbisogno alimentare e vo-gliono soprattutto formaggi,pasta e kiwi. Noi accompa-gniamo gli Imam nelle ispe-zioni per verificare che la pro-duzione avvenga in modocompatibile con le regole del-la Sharia: l’ultima che abbia-mo svolto riguardava un’azien-da che produce lubrificanti

    per macchinari, a dimostra-zione del fatto che dall’agroa-limentare ci si sta allargandoanche ad altri comparti pro-duttivi». Tanto per avereun’idea, gli Emirati Arabi Unitiimporteranno beni per 5,5 mi-liardi a fine 2015 per arrivare a8,4 miliardi nel 2020 quandoaccoglieranno 25 milioni divisitatori per l’Expo. A Dubaici sono 4 mila ristoranti, 3 mi-la a Abu Dhabi. Una prateriada conquistare. In Toscana, ol-tre al pastificio Fabianelli cheè stato tra i primi ad avere lacertificazione Halal, hanno ot-tenuto il bollino, ad esempio,la Salov che produce oliod’oliva, l’empolese GelatineLapi che produce gelatine ani-mali per l’industria alimentaree farmaceutica, Altair Chimicadi Saline di Volterra cheesporta in Turchia, Iran e Ma-lesia il 15% del suo carbonatodi potassio granulare.

    Già dal 2013 il Pecorino to-scano Dop prodotto dal casei-ficio sociale di Manciano ècertificato Halal e si stannomuovendo anche gli allevatoridi ovini: «Grazie ai fondi delPiano di sviluppo rurale dellaRegione Toscana abbiamoconcluso un progetto per cer-tificare la filiera della carneovina — spiega Marco Failonidella Cia Toscana — Il macelloLanini del Casentino è capofi-la e molte aziende si stannoadesso attrezzando per averele carni con il bollino di liceitàmusulmana perché cresce, an-che sul mercato interno, la fa-scia di consumatori interessa-ti». Secondo i dati della Cia,circa la metà dei consumatoridi fede islamica mangia carnetutti i giorni e apprezza gliovini adulti, poco graditi inve-ce ai consumatori toscani.

    I margini di crescita sonoenormi sia sul mercato inter-no, visto che le comunità mu-sulmane residenti in Italia so-no sempre più numerose, siaper quanto riguarda le espor-tazioni: i Paesi attorno al Gol-fo persico saranno, secondo leprevisioni di Sace, l’area piùinteressante per l’export italia-no nei prossimi tre anni conun tasso medio di crescita sti-mato intorno al 10%.

    E in occasione dell’ultimoWorld Halal Food Council chesi è riunito a Roma, gli sceic-chi sauditi si sono detti dispo-nibili a investire in Italia perfarla diventare il primo hubdel mercato Halal nel Mediter-raneo. Un’opportunità sullaquale riflettere.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    devono guardare le aziende,anche toscane, in cerca dimercati redditizi. Per entrarci,però, devono rispettare le re-gole della Sharia e ottenere lacertificazione Halal che aprele porte a due miliardi di nuo-vi consumatori nel mondo e a25 milioni in Europa: a tantoammontano, infatti, i fedelimusulmani. La certificazione

    Haraam ovvero «proibito», ein Occidente la parola si riferi-sce a prodotti preparati inmodo accettabile per le regoledella legge islamica.

    Negli ultimi 20 anni, il mer-cato del cibo Halal si è svilup-pato rapidamente: secondo al-cuni calcoli è stimato in circa580 miliardi di dollari in tuttoil mondo e 9 miliardi in Euro-

    di Silvia Ognibene

    IMPRESEA cura della redazionedel Corriere Fiorentino

    Direttore responsabile:Paolo ErminiVicedirettore: Eugenio TassiniCaporedattore centrale:Carlo Nicotra

    Editoriale Fiorentina s.r.l.Presidente: Marco BassilichiAmministratore Delegato: Massimo Monzio CompagnoniSede legale: Lungarno delle Grazie 2250122 FirenzeReg. Trib. di Firenze n. 5642del 22/02/2008Responsabile del trattamento dei dati (D.Lgs. 196/2003): Paolo Ermini

    COMITATO SCIENTIFICOPaolo Barberisfondatore di Nana Bianca e Dada, consigliere per l’ innovazione della Presidenza del Consiglio

    Fabio FilocamoPresidente Harvard Alumni Italia, CEO Dynamo Venture, Member of Board Principia SGR

    Fabio PammolliProfessore di Economiae Management IMT Alti Studi Lucca

    Alessandro PetrettoProfessore Ordinario di Economia Pubblica Università degli Studidi Firenze

    © Copyright Editoriale Fiorentina s.r.l.Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte diquesto quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali.Ogni violazione sarà perseguita a norma dilegge.

    Stampa: RCS Produzioni S.p.A. Via Ciamarra 351/ 353 - 00169 Roma Tel. 06-68.82.8917Diffusione: m-dis Spa - Via Cazzaniga, 19 20132 Milano - Tel. 02.2582.1

    Pubblicità: Rcs MediaGroup S.p.A.Dir. Communication SolutionsVia Rizzoli, 8 - 20132 MilanoTel. 02.2584.1www.rcscommunicationsolutions.it

    Pubblicità locale: SpeeD SocietàPubblicità Editoriale e Digitale S.p.A.Viale Giovine Italia, 1750122 FirenzeTel. 055.2499203

    Poste Italiane S.p.A.Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, Art.1, c.1, DCB Milano

    Supplemento gratuitoal numero odierno del

    Halal è una parola arabache significa «lecito». Si riferisce soprattutto al cibo preparato inmodo conforme

    ai precetti della legge islamica. In arabo, la parola intende tutto ciò che è permesso secondo l’Islam, in contrasto a ciò che è haraam, «proibito»

    La parola

    I numeri

    Nel mondo

    580 miliardidi euro

    In Europa

    9 miliardi

    Nel mondo

    2 miliardiIn Europa

    IL MERCATO HALAL

    I FEDELI MUSULMANI

    All’anno

    LA CRESCITA MEDIA

    25 milioni

    15%

    Il Pil dei Paesidel Golfo

    Le aziende certificateHalal

    30%

    1%

    Europa

    Italia

    2015 2016 2017

    10%20%

    30%

    0

    Per l'agroalimentareil potenzialedi crescita entroil 2017 è stimatoin 23 miliardidi dollari

    L’espertoIl fenomeno è in aumento e lo sarà anche in futuro: gli Emirati Arabi importano il 90 per cento del loro fabbisogno alimentare

    Il logo dell’Halal Italy Authority

  • FI

    4 Lunedì 12 Ottobre 2015 Corriere Imprese

  • FI

    5Lunedì 12 Ottobre 2015Corriere Imprese

    LOCOMOTIVE

    L’exploit del biscotto veganoCresce e punta verso la BorsaProbios riporta in Toscana la produzione e sabato inaugura il nuovo stabilimentoTre italiani su cinque comprano cibi biologici, e il fatturato cresce del 30 per cento

    Probios inaugura lanuova sede a Calenza-no, da Cremona ripor-ta in Toscana partedella produzione e

    non esclude lo sbarco in Borsaper crescere ancora. Il tagliodel nastro nel nuovo stabili-mento è in agenda per sabatoprossimo: 9 mila metri quadridi magazzino e 1.400 di super-fici adibite a ufficio per uninvestimento di circa 500 milaeuro. Qui lavoreranno i cin-quanta addetti dell’azienda,compresi i dipendenti della li-nea produttiva della controlla-ta «Il Nutrimento» che da Cre-mona tornano in Toscana perprodurre verdure fresche bio-logiche. Probios, leader nelladistribuzione di alimenti bio-logici, a fine settembre regi-

    stra una crescita del 26% ri-spetto allo scorso anno e siavvia a chiudere il 2015 con 36milioni di fatturato, dopo averarchiviato il 2014 con oltre 30milioni: negli ultimi cinqueanni l’indice medio di crescitaè stato del 10,4%. Succhi difrutta, biscotti, cereali, sughi esalse, insomma un’alimenta-zione completa per chi soffredi intolleranze alimentari oper chi ha scelto di mangiarerispettando la natura.

    E Probios ha intenzione dicrescere ancora. Fernando Fa-villi, presidente e amministra-tore delegato, ha colto l’obiet-tivo che si era posto quandoarrivò alla guida di Probios nel1990, ovvero fare in modo chel’alimentazione biologica nonfosse solo una moda o uno

    stile alimentare elitario, ma un vero e proprio stile di vitaper tutti. Adesso non escludelo sbarco in borsa per finan-ziare eventuali acquisizioni.«Non ci sono dossier aperti,ma qualora si presentasseun’opportunità di acquisizionein linea con i valori e la cultu-ra di Probios, la prenderem-

    I colloqui? Speed(giocarsi tuttoin soli 15 minuti)

    Io cerco, tu pure. Un rapido faccia a faccia, ese ci piacciamo la cosapuò proseguire. Non èlo speed date per

    trovare l’anima gemella, ma la tendenza verso cui vanno le risorse umane, a tutti i livelli, per trovare i dipendenti. «Quella del faccia a faccia breve è una formula sempre più richiesta dalle aziende — spiega Paola Lucarelli,

    delegataall’orientamento inuscitadell’Università diFirenze —perchéconsenteun numero

    elevato di incontri per una prima selezione». Lucarelli è reduce dalla tre giorni di incontri-lampo del Career Day dell’Ateneo all’Orticoltura di Firenze tra imprese e laureandi. Pochi minuti per giocarsi tutto, ma i ragazzi sembravano pronti: «Le aziende ci hanno detto che hanno trovato ragazzi molto preparati, intraprendenti e motivati. Qualche studente ha già avuto la percezione che fosse andata bene, insomma le aziende non vengono solo a farsi vedere. E lo dimostra il fatto che il 54% di chi c’era lo scorso anno dopo 10 mesi era occupato».

    (Edoardo Lusena)© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Curriculum

    Paola Lucarelli

    Il magazzino del nuovo stabilimento Probiosche aprirà sabato prossimo a Calenzano

    Addetti che lavorerannonel nuovo stabilimento Probios di Calenzano

    50

    Milioni di euro di fatturatonel bilanciodi quest’anno, oltre 30 nei conti del 2014

    36

    Paesi del mondo in cui Probios distribuiscecirca 1.300 prodotti diversi

    48

    Il logo dell’azienda, nata nel 1978, all’ingressodel centrodirezionale

    mo certamente in considera-zione» dice Fernando Favilli,presidente e ad di Probios, al-la guida dell’azienda dal 1990.«Al momento finanziamo lanostra crescita facendo levasull’autofinanziamento e sulcredito bancario, con finanzia-menti a lungo termine. Ma,pur non essendoci programmiimmediati, non escludiamo diricorrere al mercato dei capi-tali quotando la società inBorsa: se si presenteranno im-portanti opportunità di cresci-ta, sapremo approfittarne».

    Nata nel 1978, quando Elvi-ra Rigo De Righi, dottoressa infarmacia, appassionata di ma-crobiotica e di cure naturali,inizia ad importare dal Giap-pone prodotti macrobiotici,allora pressoché introvabilinel nostro Paese, oggi Probiosdistribuisce 1.300 prodotti (frabiologici, senza latte e senzaglutine) suddivisi in 16 brandin 48 Paesi del mondo. In Ger-mania, Paese che rappresentail primo mercato del biologi-co, Probios è attiva con unapropria consociata (ProbiosDeutschland), mentre distri-buisce direttamente in quasitutti i Paesi europei, Russia erepubbliche baltiche, StatiUniti, Canada e Cile, Tunisia,Egitto e Algeria in Africa, alcu-ni dei Paesi Arabi, stati asiaticicome Singapore, Hong Kong eGiappone e Australia.

    Presente in circa 4.200 pun-ti vendita tra grande distribu-zione, farmacie e negozi spe-cializzati, Probios commercia-lizza il 90% dei prodotti a mar-chio proprio e si avvale difornitori italiani per l’85%. Il70% delle materie prime usateper la preparazione dei pro-dotti viene coltivato in Italia.

    E i margini per crescere an-cora ci sono: nel 2014 (datiFederbio) il mercato dei pro-dotti biologici è cresciuto del-l’8% raggiungendo il valore di2,6 miliardi sul mercato inter-no al quale va aggiunto unaltro miliardo destinato al-l’export. Nonostante la crisi,gli alimenti che hanno a curala natura e il benessere vannoforte: sempre nel 2014, il 59%dei consumatori italiani hacomprato biologico, pur cer-cando di risparmiare comemostra il fatto che sono cre-sciute le vendite nei discount(più 25,8%) e negli ipermercati(più 11,5%) mentre sono calatenei negozi tradizionali (meno18%).

    Silvia Ognibene© RIPRODUZIONE RISERVATA

  • FI

    6 Lunedì 12 Ottobre 2015 Corriere Imprese

  • FI

    7Lunedì 12 Ottobre 2015Corriere Imprese

    DISTRETTI

    L’altro tessile fuori dall’ombraDai cappotti all’alta gamma, l’Empolese Valdelsa gioca la carta pubblico-privato. E chiede attenzione

    Pensi alle griffe e im-magini Firenze, pensial tessile e immaginiPrato. Ma c’è un altrodistretto dell’abbiglia-

    mento: quello di Empoli che,un tempo specializzato in cap-potti e camicie e nell’industriadelle confezioni, oggi è cam-biato con «sconfinamenti»nella pelletteria, nelle scarpe,pur restando il cuore del tes-suto produttivo dell’EmpoleseValdelsa. Conta 1.076 imprese(la metà circa dell’intera Cittàmetropolitana di Firenze) e5.770 addetti, cioè il 25% deglioccupati di tutto il distrettomanifatturiero della zona checomprende anche vetro, chi-mica, ceramica. Un compartoforte, che fattura oltre un mi-liardo di euro nonostante glieffetti della lunga crisi, chevorrebbe più attenzione daparte della politica e delle isti-tuzioni e che sta giocando lacarta del rapporto pubblico-privato per innovare e esserecompetitivo.

    Una delle realtà del distret-to — che come altri ha inizia-to con segnali negativi sul-l’export il 2015 e che produceanche per grandi firme inter-nazionali del lusso — è «Pro-mozione Moda Italia», il con-sorzio di ditte private natouna decina di anni fa e checonta 15 aderenti, tra aziendemedie e piccole (la dimensio-ne di un’impresa di abbiglia-mento è di 15-30 addetti). «Cisiamo consorziati come priva-ti e da un anno ci appoggiamoad Asev, l’agenzia locale per losviluppo — spiega il vice pre-sidente Marco Landi, che diri-ge l’impresa di confezioni fon-data dal nonno nel 1948 —Qui c’è un saper fare storico,una qualità che le nazioniemergenti non hanno, cheunita all’innovazione ha per-messo a molti di essere com-petitivi, soprattutto a chiesporta». Primo obiettivo del-l’associazione è infatti l’inter-nazionalizzazione. «Insiemealla riorganizzazione dell’inte-ro processo produttivo, la fles-sibilità — aggiunge Landi —In passato enti e istituzionihanno capito poco l’importan-

    za del manifatturiero, non cisono state molto vicine e oracon una generazione di nuovie giovani sindaci le cose stan-no un po’ cambiando. E c’èbisogno anche di bandi regio-nali e europei più semplici,più vicini alle reali esigenzedelle nostre aziende: va benela fotonica… ma serve anche ilpresente se si vuole costruireun futuro».

    Asev, cioè Agenzia per losviluppo dell’Empolese Valdel-sa, a capitale pubblico-privatocon soci i Comuni e le asso-ciazioni di categoria assiemeai sindacati, agisce su forma-zione e progettazione. «Il di-stretto è cambiato negli ultimianni, portando più in altol’asticella della qualità, sfrut-tando la vicinanza con SantaCroce per produrre anche ac-cessori, pelletteria, calzature, si è riposizionato sulla qualità— sottolinea Tiziano Cini, di-rettore di Asev — E noi, conbandi e servizi e senza un eu-ro di contributo pubblico, for-niamo supporto alle impreseper stare sui mercati globali,per l’innovazione e la forma-zione di personale qualificato,di cui c’è molto bisogno, an-che perché la produzione cheera stata delocalizzata sta tor-nando qui e servono figuretecniche». Da febbraio 2014

    Asev, in collaborazione con un’azienda che ha messo a di-sposizione i locali, ha attivatoun corso di formazione pertessile e pelletteria (a fronte di15 posti sono arrivate oltre 60richieste) e questa iniziativa

    diventerà stabi-le: «Abbiamo at-tivato una jointventure con laditta Pelle Moda— annuncia Ci-ni — e nascerà

    una vera e propria scuola».Una parte di aziende del di-stretto è diretta ed ha mae-stranze cinesi, ma l’integra-zione sembra lontana. «I ci-

    nesi fanno ormai parte inte-g r a n t e d e l d i s t r e t t oproduttivo, ma non hannorapporti né con noi, né con leistituzioni — sottolinea Mar-cello Familiari, Cisl — Non èsemplice parlare con loro an-che per il continuo ricambiodi aziende e personale. Inquesti anni di crisi sono spa-rite tante micro aziende, gliartigiani, mentre chi ha inve-stito in tecnologia e formazio-ne del personale ha retto».Per Familiari il distretto ha re-sistito anche grazie per un al-tro motivo: «Qui ci sono piùsettori, non una “monocultu-ra”, e per i lavoratori è piùsemplice reinventarsi, riquali-ficarsi e trovare un nuovo im-piego in zona».

    «Abbigliamento e confezio-ni si sono spostate verso l’altagamma, il lusso — concludel’assessore allo sviluppo eco-nomico di Empoli, AntonioPonzo Pellegrini — E noi, an-che per non perdere il patri-monio del saper fare, abbia-mo collaborato al corso diformazione di Asev e voglia-mo agire sulla catena scuola-formazione-lavoro. Oggi sonoindispensabili politiche diarea, occorre favorire la siner-gia tra aziende, che ancora manca, per creare sviluppo».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    La capacitàdi rilanciodel distrettotessiledell’Empolese Valdelsa nascesoprattuttodal dialogotra due realtà, «Promozione Moda Italia»e «Asev».La prima è nata una decina di anni fa dall’unionedi 15 aziende con l’obiettivo di dar loroun orizzonte internazionale,la seconda invece è l’Agenziaper lo sviluppo dell’Empolese Valdelsa, ente pubblicocreato perfavorireinnovazionee formazione attraversobandi italiani e europeiDirettoredi Asev è Tiziano Cini(nella foto)

    Dialoghi

    Un interno nell’azienda Landi,fondatanel 1948ad Empoli:la fotoè stata scattatada Valeria Bacchitta

    di Mauro Bonciani

    1.076Imprese nel distretto tessile dell’Empolese Valdelsa, quasila metà di quelle presentinell’intera Città metropolitana

    5.770Lavoratori impiegati nel distretto, ossia un quarto di quellidell’intero tessuto produttivodell’Empolese Valdelsa

    Le nostre città

    QUI SERVEUNA TRIPLICEALLEANZA

    SEGUE DALLA PRIMA

    È comprensibile la voglia di vincere, ma poi? Si riuscirà a creare qualcosa che non sia effimero, pur se di qualità? Il dubbio c’è,ma non ce ne dovrebbe essere motivo in una regione che ha tre università importantie imprese di livello, tradizionali ma anche innovative. Le nostre città dovrebbero puntaresu questo. I colossi dell’innovazione nel mondo sono fioriti là dove c’era un’università di altissimo pregio. dove i cervelli potevano liberamente creare novità. In Italia in questo rapporto prevale invece il concetto secondo il quale l’istruzione, compresa quella superiore, debba servire più come palestra per l’inserimento nell’impresa, dimenticando che le grandissime imprese sono nate su un’idea liberamente creata e quindi trasformata in fonte di reddito. Nessuno al mondo può disporre di una «materia prima» culturale abbondante come la nostra. Che cosa potrebbe succedere se i territori vicini, invece di lottare fra loro, si unissero in un progetto più largo nel tempo e nel respiro, per cambiare la logica del poco e subito? Quella migliore alleanza tra territorio, cultura, università e impresa?

    Francesco [email protected]

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

  • FI

    8 Lunedì 12 Ottobre 2015 Corriere Imprese