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GUIDO PARAVICINISLACKLINING
GUIDO PARAVICINISLACKLINING
a cura diAndrea Lacarpia
First Published in Italy in 2011by TPS di Pierangelo PessinaVia Gressoney 3, 20137 MilanoItaly
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa inqualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro,senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore.
Questo libro è stato prodotto come supplemento alla mostra“SLACKLINING”by Guido Paravicini presso Officine dell’Immaginedal 22 settembre al 16 ottobre 2011
© 2011 Guido Paravicini© 2011 Officine dell’ImmagineTutti i diritti riservati
Finito di stampare nel mese di settembre 2011
Guido ParaviciniSLACKLINING
Milano, Officine dell’Immagine22 settembre – 16 ottobre 2011
Da un’idea diGuido Paravicini
Officine dell’ImmagineAndrea Lacarpia
ProduzioneOfficine dell’Immagine
Catalogo a cura diMarco Massaro
Testi critici diAndrea Lacarpia
Video a cura diMatteo Paravicini
Un ringraziamento speciale aAlessio “Cavolina” Paffoni
Aldo, Carlo e Marco
Officine dell’Immaginevia Vannucci 13, 20135 Milanowww.officinedellimmagine.it
www.officinedellimmagine.comwww.guidoparavicini.com
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Sommario
9 Equilibri Cinestetici
14 Slacklining - Opere
51 Biografia ed esposizioni
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a Rita, Alessio e Mattia
Visitare lo studio di un artista è come entrare nelsuo particolare mondo, separato dalla realtà or-dinaria. Da esso, da com’è organizzato e dall’at-mosfera che vi si respira, ci si può fare un’idea deiprocessi interiori che hanno portato quella per-sona in particolare a impegnarsi anima e corponella produzione artistica, attività velleitaria permolti ma sicuramente essenziale per chi ama ad-dentrarsi in profondità nelle cose, nel substratoche rivela il senso nascosto della realtà e che infondo determina potentemente anche la super-ficie visibile della vita nella sua quotidianità.Alcuni artisti preferiscono gli spazi asettici, dalcandore immacolato, altri invece trasformano ipropri laboratori in caotici cabinet de curiositésnei quali miriadi di oggetti fanno capolino tra glistrumenti di lavoro, altri ancora trasformano il pro-prio corpo in luogo e strumento di lavoro attra-verso la performance art.Per visitare lo studio di Guido Paravicini bisognascendere nel locale sotterraneo di un edificio an-tico dalle mura possenti, percorrendo una strettascala e corridoi che sembrano passaggi segreti.I passaggi sotterranei predispongono l’anima auna condizione interiore particolare: si entra inprofondità nelle viscere della terra per ottenereun isolamento dal resto del mondo, inducendo lapsiche in una condizione tutta rivolta all’interno ericevendo così le energie della terra, in una sortadi utero materno o athanor alchemico, vaso nelquale l’alchimista, passando attraverso varie
estenuanti fasi di raffinazione, trasforma la mate-ria grezza in oro e nello stesso tempo avvia per ri-flesso una metamorfosi di se stesso.Ed è proprio qualcosa di molto simile al laborato-rio di un alchimista quello che si mostra agli occhidel visitatore: un luogo disseminato di materiali eoggetti sparsi un po’ dappertutto, tra i quali si no-tano alcuni particolari strumenti pittorici costruitidall’artista stesso, innumerevoli barattoli di coloree soprattutto il tavolo da lavoro ricoperto da mol-teplici colature di colore che danno l’idea dellastratificazione di materia che va a ricoprire le telee al tempo stesso suggeriscono l’atteggiamentosperimentale tipico del modus operandi dell’arti-sta. Le opere, nate in quest’alchemica grotta sot-terranea, si presentano come sorprendentisedimentazioni geologiche, testimonianze di untempo che scorre incorporando in sé gli avveni-menti precedenti: ogni strato di colore nascondee in parte rivela il precedente strato, testimo-nianza dell’instancabile tenacia dell’artista cheprosegue la lavorazione dell’opera finché il di-pinto non gli risulterà completo.Come per l’alchimista l’Opus è un’impresa finaliz-zata alla raffinazione e riorganizzazione strutturaledella materia grezza, ricalcando così la creazionedivina che, attraverso il Logos, dal caos originarioha dato vita alle forme archetipe e di conse-guenza alla realtà fisica nella sua molteplicità, nelpercorso artistico e nelle opere di Paravicini la fi-nalità è ottenere il pieno controllo del comporta-
EQUILIBRI CINESTETICI
Andrea Lacarpia
La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti.(Albert Einstein)
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mento della materia e del gesto pittorico, utiliz-zando positivamente l’intuito impersonale, quellostato di coscienza che congiunge con il tutto.L’opera sarà completa quando incorporerà in sévivacità gestuale e controllo radicale dell’im-pianto armonico dell’immagine, ottenendo così ilpiacere visivo e tattile come coronamento idealedell’opera.Il controllo della materia è, come si può facil-mente immaginare, cosa non facile, soprattuttoquando la padronanza del mondo fisico è corre-lata indissolubilmente alla piena consapevolezzainteriore, come nell’alchimia e nell’arte in gene-rale. L’artista che vuole riuscire nell’impresa deveesercitarsi, affinare la tecnica lavorando dura-mente: ottenere la concentrazione ideale è ne-cessario per non sbagliare un gesto importante ecompromettere così tutto il lavoro fin allora svolto.Come i più esperti appassionati di slacklining, cu-riosa disciplina sportiva nella quale il funambolocammina su una corda sospesa tra due punti diancoraggio mantenendo un estatico equilibriograzie alla profonda concentrazione, Paravicinidurante il proprio movimento nell’azione pittoricaperviene ad un equilibrio cinestetico, cioè equili-brio nella coscienza della posizione degli arti nellospazio (la cinestesi è la sensibilità che fa cono-scere i movimenti del corpo e delle sue membra,dal greco kinèo = muovo e aìsthesis = sensazione).La pittura diviene così un’incessante sfida ai proprilimiti, superati sviluppando l’autocontrollo, spintosempre oltre con coraggio e audacia.Paravicini unisce e sovrappone materiali, ne os-serva le reazioni e cataloga gli effetti, in modo dapoterli poi riprodurre volontariamente per i proprifini estetici. Con metodo scientifico l’artista inter-roga il comportamento della materia per otte-nere un risultato, ma si discosta da tale metodoanalitico per la differenza dei fini: lo scienziatovuole catalogare e sfruttare i processi naturali perottenere un beneficio materiale, mentre il fine del-l’artista è mettere in atto un processo di trasforma-zione che porta alla consapevolezza interiore,coinvolgendo non solo la materia, ma anche l’in-telletto e la psiche in un’indissolubile unità orga-nica.Mentre lo scienziato analizza razionalmente glielementi suddividendoli in categorie ben distinte,
l’artista unisce nell’opera tutti gli elementi dell’esi-stenza, attraverso l’intuito e non senza fatica e fa-natica dedizione, attuando un’operazione benpiù ambiziosa: la reintegrazione del molteplicenell’unità. L’azione pittorica non è più un’azioneordinaria, ma diventa un avvenimento specialenel quale tutti gli elementi dell’esistenza conver-gono: emotività e razionalità coincidono in unaconiunctio oppositorum che è il fine dell’artistacome dell’alchimista, un equilibrio interno allecose dell’esistenza rappresentato dalla simbolo-gia tradizionale come il prezioso oro nascostoanche nella materia più vile.
Difficilmente codificabile in una definizione sta-tica, nella pittura di Paravicini convivono variemodalità pittoriche che nella loro sovrapposizionecreano un vivace pastiche semantico, nel qualevengono uniti elementi della pittura informale,dell’arte astratta e della pop art, in un miscugliodi generi che ne crea uno nuovo, tutto teso allacomunicazione su più fronti senza badare all’or-todossia stilistica, ma evolvendosi liberamente erispecchiando i processi interiori dell’autore.Il collage di generi è in accordo con la realtà po-stmoderna, epoca nella quale la coscienza del-l’uomo, libera dai legami con la tradizionalevisione del mondo, stabile e monocentrica, ap-proda a un’idea instabile e policentrica della re-altà. Nel mondo postmoderno l’individuo allaricerca del senso dell’esistenza, non trovando piùun’idea assoluta dalla quale attingere rispostecoerenti, può utilizzare liberamente ogni codiceespressivo del passato, creando un proprio lin-guaggio individuale che sarà il risultato di un col-lage di più linguaggi.I materiali utilizzati da Paravicini sono di vario tipo:si va dagli smalti, ai colori vinilici e al silicone, tuttimateriali con i quali l’artista ha un atteggiamentosperimentale, ottenendo superfici vibranti sia dalpunto di vista cromatico che per l’aspetto tattile.La gamma cromatica varia dai toni più pacati aicontrasti più accentuati, ottenendo l’empatiacon lo spettatore principalmente su un pianoemotivo, prima che sul piano mentale, giocata sulpiacere estetico e sensuale dato dalla ricchezzae sontuosità della materia nella sua basilare fisi-cità.
La matrice gestuale delle opere di Paravicini si di-stingue in varie modalità espressive: si va dallaserie degli spatolati, nella quale il colore è stesoortogonalmente con la spatola, ai melted, dovel’artista ottiene particolari effetti materici unendomateriali dalle composizioni chimiche contra-stanti, ai planisferi, che si differenziano dal restodelle opere includendo al proprio interno la ripro-duzione del planisfero terrestre, immagine forte-mente comunicativa. In alcune opere lasuperficie pittorica è completamente ricopertada uno strato di silicone trasparente che crea unapatina materica, elastica al tatto, dai sorpren-denti effetti di luce smorzata ma efficacementemodulata in una moltitudine di piccoli riverberi, ar-monizzando così l’insieme del dipinto.Il desiderio sfrenato di libertà nell’appropriazionee misurazione dello spazio emerge in ogni tela diParavicini: non a caso l’unico riferimento figura-tivo che emerge in queste opere è il planisfero,immagine del mondo nella sua interezza. Unmondo conosciuto completamente, mappato ecatalogato, del quale ogni luogo è sì raggiungi-bile fisicamente, ma anche esplorabile con l’im-maginazione, che con l’ausilio delle mappeconduce il nostro io bambino, sempre avido dinuove imprese immaginali, in fantastici viaggi allascoperta di luoghi sperduti e lontanissimi.Altro elemento legato al desiderio di libertà è ildripping rettilineo, utilizzato da Paravicini nellamaggior parte delle opere come ultimo strato efinitura. Il dripping rettilineo è una particolare tecnica pit-torica, ottenuta con strumenti creati dall’artistastesso, attraverso la quale si ottengono delle co-lature di colore perfettamente in linea retta, chesembrano misurare e prendere possesso dellospazio della tela precedentemente dipinta conaltre tecniche, come se fossero la firma dell’artistache completa l’opera. Il gesto di Jackson Pollockche, tra gli anni ’40 e gli anni ’50 del secolo scorso,ha utilizzato il dripping come tecnica che fa del-l’azione pittorica un rituale nel quale la fisicitàdell’artista nello spazio è di primaria importanza,in Paravicini si fa più misurato, tendente a un’ar-monia compositiva e a un maggiore intimismo,com’è tipico dell’arte europea rispetto alle espe-rienze dell’arte americana.
Il colore sembra inondare lo spazio della tela in untripudio gestuale che dà sollievo alle menti del-l’uomo contemporaneo, ingabbiate nella mono-tona apatia della vita quotidiana, sempre piùinumana nel suo essere votata a un progressotecnologico fine a se stesso, non più al serviziodelle reali necessità dell’uomo ma funzionaleesclusivamente al mantenimento del mercato. Intale contesto l’uomo è divenuto solo il mezzo delprogresso tecnologico, un ingranaggio schiavodei propri desideri che non corrispondono più areali necessità.La pittura, nella sua evidente fisicità elementare,diventa oggi baluardo dell’umanità innata, chesi contrappone all’umanità deviata dai messaggipubblicitari, alienata e tecnologizzata.L’arte di Guido Paravicini è pittura che rivendicala propria attualità, al di là dei cambiamenti delleepoche, come uno dei più pratici strumenti di au-tocoscienza che l’uomo possa utilizzare, essendoessa una rivelazione esteriore del mondo interiore,il mondo nascosto che determina la vita del sin-golo come della società della quale il singolo faparte.L’inconscio personale e collettivo viene trascesoattraverso il gesto pittorico, dal carattere univer-sale e quindi sacro, e così metabolizzato dal-l’uomo che può ritrovare in esso larappresentazione del proprio lato oscuro, illumi-nato da una nuova coscienza.
Andrea Lacarpia
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SLACKLINING
Opere
“Slacklining” è una pratica con origini funamboliche che consiste nel camminare su una funetesa tra due punti di ancoraggio, richiede quindi equilibrio, concentrazione, tensione e unabuona dose di coraggio...
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SILVER WORLD (2011)smalti, silicone e vinilico su tela100 x 150 cm.
BLACK BARS (2011)smalti, silicone e vinilico su tela80 x 80 cm.
SILICONE LAYER (2011)smalti, silicone e vinilico su tela
60 x 60 cm.
REVERSE MIRROR (2011)smalti, silicone e vinilico su tela
80 x 120 cm.
ARIES (2011)smalti, silicone e vinilico su tela60 x 60 cm.
RAITA (2011)smalti, silicone e vinilico su tela
60 x 60 cm.
THIRTEEN (2011)smalti, silicone e vinilico su tela
100 x 120 cm.
PATCHES (2011)smalti, silicone e vinilico su tela100 x 100 cm.
EOLO (2011)smalti, silicone e vinilico su tela80 x 60 cm.
LINE (2011)smalti, silicone e vinilico su tela
80 x 60 cm.
GREEN LEAF (2011)smalti, silicone e vinilico su tela
60 x 60 cm.
LIVE (2011)smalti, silicone e vinilico su tela80 x 100 cm.
SLACKLINING (2011)smalti, silicone e vinilico su tela
100 x 150 cm.
HIGHLINE (2011)smalti, silicone e vinilico su tela100 x 150 cm.
DISARMS (2010)smalti, silicone e vinilico su tela100 x 100 cm.
QUIET LAND (2010)smalti, silicone e vinilico su tela
100 x 100 cm.
FIFTEEN² (2011)smalti su vetro
15 x 15 cm. cad.
WHAT IF? (2010)smalti, silicone e vinilico su tela40 x 80 cm.
OMAGGIO A MONDINO (2010)smalti, silicone e vinilico su tela
30 x 60 cm.
RED CREEPING (2010)smalti, silicone e vinilico su tela60 x 60 cm.
BLU (2010)smalti, silicone e vinilico su tela
80 x 80 cm.
MELTED GROUND (2010)smalti, silicone e vinilico su tela
100 x 100 cm.
WHAT IF? (2010)smalti, vinilico e silicone su tela70 x 100 cm.
CHINATOWN - BANGKOK (2010)smalti, silicone e vinilico su tela
80 x 80 cm.
FIFTEEN² (2011)smalti su vetro15 x 15 cm. cad.
RE-EVOLUTION (2011)video, durata 3’28”(finalista al Flux di Lodi 2011)
BIOGRAFIA
Guido Paravicini nasce a Morbegno (SO) nel 1976, dove vive e lavora.Autodidatta, si avvicina al mondo dell'arte alla fine degli anni '90, vittima di una "folgorazione" difronte ad un quadro di Wassily Kandinsky, dal quale nasce la passione per l'astrattismo e per il lin-guaggio pittorico inteso come rappresentazione di un qualcosa che non esiste, proprio come teoriz-zato dall'artista russo. Ne nasce, inconsapevole e inaspettata, una passione travolgente, che porteràad una sperimentazione esasperata, genesi perfetta di un mondo parallelo, che diventa ben prestoluogo di serenità e riparo per l'artista. In pratica i lavori di Paravicini creano nuovi e unici paesaggimentali, visibili solo ed esclusivamente grazie all'uso della pittura astratta e informale.
MOSTRE PERSONALI
2011 Slacklining, Officine dell’Immagine, MilanoUNusual, Gianoli Showroom, Morbegno (SO)
2010 Post Nuclear Landscape, Galleria Alba, Ferrara
MOSTRE COLLETTIVE
2011 BAF - Bergamo Arte Fiera, Officine dell'Immagine, Milano
2010 Mangia le prugne, Villa Erba, Cernobbio (CO)VentiPerVenti, IV Edizione, Linea D'Arte, Napoli
2009 Passion Art, Aula Pucci, Civitavecchia (RM)
2007 Note d'arte tra poesie di colori, Ars Habitat - Palazzo Ratto-Picasso, Genova
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