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Università Mediterranea degli Studi di Reggio Calabria Corso di Laurea SCBAA-L-43. A.A.2010/11

Laboratorio dei “Materiali e risparmio energetico Materiali tradizionali dell’architettura e del risparmio energetico-

Docente: Cherubina Modaffari-Dispensa 8

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GLI ELEMENTI COSTRUTTIVI: STRUTTURA PORTANTE

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STRUTTURA PORTANTE Premessa: inquadramento del problema nelle classificazioni più ricorrenti Considerazioni generali sul requisito di sicurezza meccanica I carichi I carichi permanenti I carichi accidentali Sollecitazioni termiche e da cedimento I carichi dinamici Le parti strutturali Cosa si chiede alle parti strutturali Struttura di fondazione Struttura in elevazione Struttura di contenimento Bibliografia Mandolesi Enrico, Edilizia , Utet, Torino 1978 (Capitolo terzo: "Il materiale e il procedimento costruttivo") Pacenti V. (a cura di), Manuale pratico per la costruzione edile. Le fondazioni, vol. 2, AITEC AA.VV., Costruire a regola d'arte , vol 6 Strutture, BE-MA Editrice AA.VV., Manuale di progettazione edilizia , vol. 4. Hoepli Edizione

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STRUTTURA PORTANTE Premessa Con riferimento ai criteri di classificazione trattati nella comunicazione precedente possiamo passare alla trattazione analitica dell'apparato costruttivo selezionando 6 insiemi funzionali, "elementi di fabbrica"se ci si riferisce alle classificazioni più tradizionali, "classi di unità tecnologiche" se ci si riferisce ai criteri UNI 8290, tra loro correlate e complementari. Come accennato, queste parti hanno caratteristiche e attributi specifici, di utilizzazione e collocazione, con le seguenti funzioni generali: - delimitare e classificare lo spazio - garantire condizioni di sicurezza - assicurare condizioni di benessere abitativo. E rimandano alla seguente lista generale: − Struttura portante − Chiusura orizzontale − Chiusura verticale − Partizione interna − Collegamenti verticali − Impianti Col termine "struttura portante" si indica l'insieme delle "unità tecnologiche" (UNI) o "elementi costruttivi funzionali" (classificazioni tradizionali) che hanno la funzione di sostenere i carichi del sistema edilizio e di collegare staticamente le sue parti. Se costituiti da elementi piani bidimensionali, la struttura concorre a separare verticalmente gli spazi interni tra loro e dall'esterno. Considerazioni generali sul requisito di sicurezza meccanica In ogni epoca e per qualunque tipo d'intervento architettonico (riparo, culto, commercio, attività socio-politiche), l'uomo ha dovuto usare e trasformare il materiale disponibile, impiegandolo in determinate quantità, perché la "costruzione" potesse resistere alla forza di gravità e ad altre sollecitazioni. La struttura, intesa in senso lato è sempre realizzata con uno scopo definito, raramente si tratta di un intervento fine a sé stesso. Anche nei casi in cui l'ossatura portante è distinta dalle chiusure (portate), contribuisce a delimitare lo spazio; può, più semplicemente, servire a "coprire" (tribuna di uno stadio); a collegare due punti (ponte); a contrapporsi alle azioni di forze naturali (dighe, muri di sostegno). In ogni caso la particolarità dell'intervento (destinazione, luogo) può esigere strutture diverse; resta, comunque, l'esigenza di dover resistere ai carichi cui è sottoposta. I carichi I carichi più importanti che una struttura deve sopportare non variano nel tempo: si definiscono statici ,ed è in funzione di essi che la struttura viene generalmente dimensionata.

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La loro determinazione non avviene caso per caso, ma attraverso norme e convenzioni: valori stabiliti in base a risultati statistici, tenendo conto della destinazione dell'edificio. Questo carico, definito "carico equivalente" è un sottomultiplo di quello che teoricamente potrebbe provocare il crollo o una deformazione inaccettabile. Per i solai, ad esempio, convenzionalmente, il carico viene assunto come valore costante in Kg/mq, anche se nessun solaio sarà mai posto ad un carico uniformemente ripartito. Ciò vale anche per la pressione del vento su di una parete esterna. Per casi particolari, per i quali non esistono norme su carichi convenzionali, bisogna arrivare alla loro determinazione attraverso calcoli e prove sperimentali molto accurati (prove su modelli). I carichi permanenti Il peso proprio di una struttura e quello di tutti gli elementi che gravano su di essa in permanenza, costituiscono il cosiddetto carico permanente. La sua definizione rimanda ad un curioso paradosso: per dimensionare una struttura occorre conoscere i carichi; ma questi sono noti solo se la struttura è dimensionata. Il progetto di una struttura, quindi, inizia con una ipotesi di dimensionamento e di determinazione del peso proprio; quindi verifica la stabilità e la resistenza. La formulazione dell'ipotesi iniziale è una progettazione preliminare basata sull'esperienza, ed è spesso il risultato di un'intuizione, piuttosto che di calcoli scientifici. Spesso il carico permanente è il più importante fra i carichi di progetto, specie in strutture di grandi dimensioni e realizzate con materiali pesanti (ponti in pietra, grandi coperture). In alcuni casi, poi, il carico permanente è addirittura esiziale per la funzione dell'opera, si pensi al caso delle dighe a gravità. Usando materiali ad alta resistenza (acciaio, alluminio, cemento armato) si può ridurre la sua importanza ma mai fino al punto di poterlo ignorare. La sua valutazione non è difficile: una volta ipotizzata la dimensione della struttura, si applica molto semplicemente il peso specifico del materiale adoperato; si hanno così situazioni molto diversificate: - calcestruzzo: da 1500 a 2400 Kg/mc - acciaio: 7800 Kg/mc - alluminio: 2600 Kg/mc - legno: 500 Kg/mc - mattoni: 1900 Kg/mc. Queste diversità influiscono sicuramente sul dimensionamento della struttura; ma ciò che costituisce il fattore essenziale per la valutazione dell'idoneità di un materiale è certamente il rapporto tra il peso specifico e la sua resistenza. I carichi accidentali Si tratta di carchi mobili: persone, arredi, attrezzature, animali, pareti e altri elementi non strutturali, l'acqua piovana, la neve ed il ghiaccio, la pressione e depressione del vento, la pressione delle masse d'acqua e la spinta delle terre. Per essi è necessario fissare "valori medi" di sicurezza in sede di redazione delle norme. I condizionamenti dipendono dalla destinazione d'uso dell'edificio (si pensi alla differenza tra il caso di un'abitazione e quello di una biblioteca) e dai contesti geografici (piovosità, nevosità, ventosità). Il carico da vento è forse quello più difficile da valutare, perché dipende sia dalla velocità prevedibile del vento che dalla forma stessa dell'edificio.

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Sollecitazioni termiche e da cedimento Tutte le strutture variano la loro forma e dimensione in funzione delle escursioni termiche giornaliere e stagionali. Gli effetti equivalgono spesso a quelli di forti carichi che possono essere pericolosi perché non evidenti. Il modo ovvio per ovviare al verificarsi di questo "carico" è di lasciare la struttura libera di allungarsi e di contrarsi. Il difficile è considerare contemporaneamente che le strutture per sopportare i carichi "normali" devono avere una certa rigidità. queste due esigenze sono contraddittorie. Effetti equivalenti a quelli della temperatura si hanno per cedimenti non uniformi delle fondazioni che possono addirittura lasciare sospese alcune fondazioni; ciò finisce col caricare in modo abnorme, e comunque in modo non previsto in progetto parte dell'edificio. I carichi dinamici Fin qui si è parlato di carichi applicati staticamente (anche con riferimento al vento). I carichi che mutano rapidamente o applicati improvvisamente sono detti carichi dinamici, o carichi d'urto e, se trascurati, possono essere pericolosi. I carichi d'urto si esercitano sulle strutture in modi diversi: un colpo di vento improvviso è come in base al suo carico d'urto può provocare gravi danni; lo stesso può dirsi di un passaggio in massa su un ponte che può creare un pericoloso carico di risonanza . Il carico d'urto è caratterizzato dalla istantaneità dell'applicazione del carico; quelli di risonanza dalla loro variazione ritmica. Nella maggior parte dei casi, comunque i carichi applicati alle strutture edilizie non hanno caratteristiche d'urto, salvo quelli provocati da molti sismi. I carichi di risonanza possono invece essere determinati dalle vibrazioni di macchine e apparecchiature o, in modo decisamente più pericoloso e complesso dal vento (oscillazioni aerodinamiche). Le parti strutturali Richiamando la classificazione UNI 8290, si propone la seguente classificazione di parti strutturali; Classi di unità tecnologiche

Unità tecnologiche

Classi di elementi tecnici

Elementi tecnici

STRUTTURA PORTANTE

STRUTTURA DI FONDAZIONE STRUTTURA DI ELEVAZIONE

FONDAZIONI DIRETTE FONDAZIONI INDIRETTE ELEMENTI VERTICALI ELEMENTI ORIZZONTALI E INCLINATI

FONDAZ. CONTINUE FONDAZ. DISCONTIN. PALI INFISSI GETTATI IN OPERA MURATURA PUNTIFORME IN C.A. IN ACCIAIO IN LEGNO SISTEMI MISTI TRAVI, ARCHI CAPRIATA, SOLAIO

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STRUTTURA DI CONTENIMENTO

ELEMENTI SPAZIALI ELEMENTI DI CONTENIMENTO VERTICALI ELEMENTI DI CONTENIMENTO ORIZZONTALI

IN C.A, IN ACCIAIO IN LEGNO PARETI / SOLAIO MURI A GRAVITA' MURI A SBALZO OPERE SPECIALI MASSETTI SU VESPAIO

Gli elementi tecnici che appaiono nella classificazione possono essere realizzati con criteri tradizionali, in opera, con criteri neotradizionali prefabbricati fuori opera o a pié d'opera e con sistemi industrializzati prefabbricati elementi in serie) e non (uso di particolari casseforme). Cosa si chiede alle parti strutturali − Requisito di fruibilità: con riferimento alle richieste di agibilità (in

funzione dei normali carichi di esercizio), di flessibilità (possibilità di modificare l'assetto degli spazi, di assenza di ingombri limitanti la funzionalità;

− Requisito di sicurezza : con riferimento alla garanzia dell'incolumità degli utenti rispetto alle azioni esterne;

− Requisito di benessere in ordine a: benessere igrotermico (umidità, ponti termici, ecc.), benessere acustico, di igiene (muffe, germi patogeni, ecc.);

− Requisito di aspetto : al di là delle implicazioni formali, è un problema di mantenimento del proprio aspetto nel tempo , con riferimento al degrado da invecchiamento;

− Requisito di integrabilità: tra le parti che costituiscono la struttura con tutte le altre (integrazione dimensionale , stabilità morfologica, l'integrazione con gli impianti;

− Requisito di gestione : esigenze di tipo economico, con riferimento alla durata e alla manutenzione (la struttura è la parte dell’edificio destinata a durare più a lungo nel tempo).

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Struttura di fondazione Le fondazioni sono il basamento di un edificio e svolgono la funzione di trasmettere i carichi dalla costruzione al terreno, ripartendoli in modo tale che il terreno possa sopportarli. Per stabilire il tipo di fondazione, occorre partire dalla conoscenza del terreno sul quale l'edificio dovrà sorgere. Cioè la sua composizione, la successione dei suoi strati, e del loro spessore, la presenza di falde acquifere o di cavità; in definitiva, la capacità portante del sottosuolo. A questa conoscenza si perviene attraverso valutando le esperienze fatte con le costruzioni eseguite nelle vicinanze ; quindi, attraverso accertamenti già fatti; sempre che si abbia ragione di credere che il terreno conservi le stesse caratteristiche. Se non esiste questa possibilità occorre un'indagine diretta, attraverso sondaggi che consistono nell'esame diretto o nel prelevamento di campioni di terreno a diverse profondità. L'esame diretto avviene con uno scavo nel terreno a profondità limitata, per osservare gli strati che si incontrano e giudicare la loro composizione e resistenza. Il mezzo più semplice per un esame indiretto è l'asta di sondaggio: un'asta metallica con tasche intagliate lungo le superfici,di lunghezza fino a 4 m. e con diametro di 3 cm., che viene infissa nel terreno stando attenti alla resistenza incontrata nell'affondamento. Ritirando l'asta, si estrae con essa una piccola parte di terreno che resta nelle tasche, e che consente di avere un'idea della sua composizione . Per sondaggi più profondi si utilizzano sonde o trivelle speciali, con forme diverse a seconda della natura dei terreni da sondare. Si effettuano fori di 8-15 cm di diametro e si ricavano campioni più consistenti dei primi. Si tratta di campioni di terreno inevitabilmente rimescolato; per evitare questo inconveniente, si ricorre ad un carotaggio, affondando nel terreno non una semplice trivella ma un vero apparecchio costituito da un tubo metallico nel quale si raccoglie, appunto, la carota dello strato che interessa. Dalla natura del terreno dipende la valutazione dei carichi che si possono trasmettere attraverso la fondazione. Questa valutazione possono avvenire attraverso prove di carico, che consistono nel caricare in modo controllato e progressivo una certa superficie di terreno . Il carico viene aumentato finché non si nota un certo affossamento della base. Questo carico unitario viene assunto come carico limite o resistenza teorica del terreno. La fondazione sarà progettata in modo da garantire un certo margine di sicurezza, ipotizzando di trasmettere un carico decisamente minore di quello limite (carico ammissibile). Carichi ammissibili (Kg/cmq) per alcuni tipi di terreno: - rocce compatte 10 - rocce tenere 5-10 - ghiaia in banchi 3-6 - sabbia argillosa 3-4 - argilla compatta 1-2 - sabbia 1-4

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La fondazione assumerà di volta in volta una configurazione diversa, specie in funzione della natura del terreno di appoggio e dell'entità dei carichi trasmessi. In particolare, le fondazioni saranno dirette , quando il terreno di fondazione può essere raggiunto a profondità modesta. La fondazione sarà in collegamento diretto con le strutture della costruzione e appoggerà sul terreno con una base orizzontale, la cui ampiezza dipenderà dai carichi e dalla natura del tereno. In base alla forma di questa base le fondazioni dirette si dividono in: − fondazioni a plinto − fondazioni a cordolo − fondazioni a trave rovescia − fondazioni a platea Il passaggio dall'una all'altra può dipendere dalla necessità di distribuire i carichi su superfici maggiori o dall'altra di compensare all'eventuale disomogeneità in orizzontale del terreno che potrebbe causare cedimenti differenziati. Il plinto è una sorta di allargamento del pilastro, di ampiezza tale da ripartire il carico secondo la capacità portante del terreno. L'allargamento può avere forme diverse: parallelepipeda, tronco-piramidale, a gradoni a nervature. La fondazione a cordolo è una fondazione continua adatta a strutture murarie, ha forma rettangolare o trapezoidale e può essere armato o non armato. La fondazione a trave rovescia è una fondazione continua usata in caso di struttura a pilastri. Utile in presenza di pilastri tra loro ravvicinati e in presenza di terreno non sufficientemente resistenti. La trave viene detta "rovescia" perché il i carichi vengono dal basso per effetto delle reazioni del terreno. La forma può essere troncopiramidale, o a T, o una combinazione delle due. La fondazione a platea, generalmente in cemento armato è una sorta di piastra continua che occupa l'intera area della costruzione. Si utilizza per ridurre il più possibile i carichi unitari, in presenza di carichi molto elevati e/o di terreni poco resistenti. Per l'economicità della soluzione si può ragionare sul suo spessore, sulla possibilità di non armarla, sulla possibilità di nervarla superiormente. Le fondazioni sono indirette quando non raggiungono il terreno solido in modo economicamente possibile (anche in relazione agli scavi necessari) e richiedono, per questo, l'interposizione di altri elementi, normalmente rappresentati da pali . I pali, lavorando "di punta" raggiungono il terreno consistente; ma una certa resistenza viene offerta anche dall'attrito pali-terreno (pali "galleggianti"). Dal punto di vista esecutivo, i pali si distinguono in : − pali infissi prefabbricati − pali gettati in opera.

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I pali prefabbricati sono infissi nel terreno per battitura e possono essere: − in c.a. a sezione piena o cava, circolare, quadrata o poligonale; − in c.a. centrifugato, a sezione circolare cava; − in c.a. precompresso, con sezione come i precedenti; − giuntati, in due o più elementi da giuntare in opera. La testa e la punta dei pali sono normalmente rinforzati con elementi d'acciaio appositamente studiati. La posa in opera avviene tramite battipali e senza asporto di terreno. I pali gettati in opera possono essere eseguiti con sistemi diversi (attrezzature e procedimenti alternativi). − a cassaforma recuperabile; − a cassaforma perduta; − getti senza cassaforma. La fondazione, normalmente , poggia direttamente sulla palificazione. La sommità dei pali deve essere portata allo stesso livello per poter effettuare il collegamento con la fondazione. Il numero dei pali e la loro dislocazione sotto la fondazione vengono stabiliti in fase di progettazione, tenendo conto dei carichi che possono essere affidati a ciascun palo.

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Struttura in elevazione La struttura in elevazione può essere classificata in base a molti, diversi, criteri; nel grafico viene suggerita una classificazione logica, legata sostanzialmente alla sua evoluzione storica, che assume importanti significati per le relazioni che i diversi tipi hanno con la definibilità dello spazio Elementi verticali Al fine di descrivere le diverse alternative tecniche, è ancora utile distinguere i tipi intelaiati (pilastri e travi) dai tipi scatolari (setti in getto o in muratura). Possono, comunque realizzarsi anche soluzioni miste. Dal punto di vista della produzione, i tipi intelaiati possono essere ottenuti per getto in opera e per assemblaggio di elementi prefabbricati o semiprefabbricati in conglomerato cementizio o in acciaio. Gli elementi verticali dei tipi scatolari sono ottenibili aggregando elementi di piccola dimensione (blocchi o mattoni), per getto di conglomerato cementizio, o per integrazione di componenti realizzati in officina. Particolare importanza, in caso di strutture continue in muratura, hanno le norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche, che pongono importanti vicoli, ricordiamo i più importanti: − altezza massima degli edifici in relazione al livello di sismicità: (S=6

: 16 m.; S=9 : 11 m.; S=12 : 7,5 m.) − gli orizzontamenti non devono essere spingenti; − le pareti devono essere solidali tra loro mediante opportune ammorsature

agli innesti e agli incroci; − devono essere evitati vuoti nelle murature; − in corrispondenza degli orizzontamenti devono essere inseriti cordoli in

c.a. (comportamento a catena); − le aperture nei muri devono essere delimitate da pieni di dimensioni pari

ad almeno la metà della bucatura; − la muratura deve essere in mattoni o blocchi squadrati, con impiego di

malta cementizia; − devono essere rispettati spessori minimi in relazione al numero dei

piani; − distanze tra i setti e altezze massime dei piani, non superiori a 7 m. Per ottenere una resistenza a trazione sotto le azioni sismiche e del vento, le murature possono essere armate, in senso verticale e orizzontale . Le murature possono essere in elementi di laterizio o in elementi di conglomerato cementizio. In ambedue i casi si possono adottare materiali a densità normale o alleggeriti; questi ultimi ottenuti per alleggerimento in pasta (materiali porizzati, alveolati, o cellulari) o per realizzazione di conglomerati con inerti leggeri. Blocchi e mattoni possono essere elementi pieni (foratura non superiore al 15%) o presentare diverso grado di foratura (elementi semipieni se foratura non superiore al 45%; elementi forati se foratura compresa tra 45 e 55%). L'utilizzo di elementi alleggeriti risponde ad esigenze di maggior comfort ambientale e di risparmio energetico, consentendo di ottenere murature monostrato con sufficiente resistenza termica.

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Elementi orizzontali e inclinati La trave è un elemento costruttivo fondamentale per la sua complementarietà con il pilastro nella formazione dei telai che sostengono gli orizzontamenti. Normalmente svolgono una doppia funzione: quella portante e quella di secondaria di collegamento ed irrigidimento dei telai in successione. Come i pilastri, può essere gettata in opera , con diversi sistemi di cassaforma (casseri tradizionali in legname, pannelli in legno multistrato, o in legno + metallo, casserature particolari per realizzare forme non ortogonali), o, in alternativa, essere prefabbricata in c.a. o in acciaio. La sua sezione per ragioni di economicità applicate al calcolo ha uno spessore superiore a quello del solaio (si ricordi il ruolo dell'altezza nella resistenza a flessione); ma spesso si ricorre a travi-soletta. Anche i solai possono essere realizzati in opera o per assemblaggio di travetti con elementi interposti o di pannelli. Quelli gettati in opera possono essere costituiti da getto di conglomerato cementizio, da getti in casseforme da incorporare in lamiere nervate, o da getti con elementi di alleggerimento in laterizio, in materiali plastici, in calcestruzzo, ecc. I solai in travetti ed elementi interposti possono essere in travetti in c.a o c.a.p., in laterizio armato, in acciaio, in legno. Gli elementi interposti sono normalmente in laterizio o, nel caso di travetti in legno, tavolati di cotto o legno. Normalmente si effettua uno strato integrativo di ripartizione dei carichi per lo più armato. I solai a pannelli possono essere costituiti da lastre piane o nervate in c.a. o in c.a.p. con elementi di alleggerimento e getto integrativo, oppure possono essere costituiti da pannelli in laterizio armato, in laterocemento o in c.a. o c.a.p. collegati tra loro e con gli altri elementi con armature e getti di completamento. Le strutture di copertura inclinate possono essere realizzate con le stesse soluzioni tecniche adottate per i solai orizzontali, eventualmente associando un solaio orizzontale ad uno inclinato, o possono essere realizzate con struttura discontinua su cui si appoggia il manto di copertura . La struttura discontinua può essere in legno lamellare o in segato di legno o realizzata con capriate metalliche. Tra le strutture inclinate vanno ricordate le scale e le rampe, di esse si parlerà più dettagliatamente; qui, comunque, si ricorda che le soluzioni tecniche più usuali sono del tipo in conglomerato cementizio armato, gettato in opera o prefabbricato e di tipo metallico, con diverse soluzioni geometriche e costruttive.

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Le strutture di contenimento Elementi verticali Hanno la funzione di consentire dislivelli di terreno e di contrastare le spinte esercitate dal terrapieno che in questo modo si viene a formare. Le soluzioni costruttive più frequenti prevedono l'uso di muratura più o meno "legata" o il conglomerato cementizio armato, gettato in opera o prefabbricato, ma possono essere usati altri materiali (legno, acciaio). La progettazione strutturale di un muro di sostegno deve tener conto di diversi fattori: l'altezza del dislivello; la natura del terreno da sostenere; eventuale presenza di falde acquifere; la presenza di costruzioni che possono trasmettere pressioni aggiuntive; la resistenza del terreno su cui il muro e la sua fondazione devono poggiare. Rispetto alle altre strutture, i muri di sostegno sono più soggetti a cedimenti strutturali, che possono manifestarsi come fratture, scorrimenti, ribaltamenti o slittamenti, favoriti dalle infiltrazioni dell'acqua di falda. I sistemi di costruzione possono essere molto diversi tra loro; tutti, comunque, richiedono un'attenta progettazione e un accurato controllo dell'esecuzione; in generale, per altezze inferiori a 9 m. sono spesso sufficienti muri non armati. Per altezze maggiori o in presenza di falde acquifere si usa più frequentemente un muro a sbalzo in calcestruzzo armato. Valide alternative alla costruzione dei muri di sostegno è comunque rappresentata dal consolidamento del terrapieno, ottenibile alternando a sottili strati di terreno compattato fili o reti in acciaio zincato, fibra di vetro o fibra polimerica, che agiscono sul terreno allo stesso modo delle radici di un albero. Le classificazioni dei muri di sostegno possono dipendere da molti fattori: materiale, geometria della sezione, ecc.; quella più usuale mette in relazione la loro altezza con quella del terrapieno sostenuto, si hanno così: − muri di sostegno propriamente detti; − muri di sottoscarpa; − muri di controripa. I primi sostengono un rilevato per tutta la sua altezza; i muri di sottoscarpa hanno altezza inferiore a quella del terrapieno; quelli di controripa sono addossati a pareti di trincee inclinate. In relazione al loro principio statico e di funzionamento: − muri semplici o a "gravità": in muratura di pietrame a secco; in muratura di pietrame con malta; ecc. − muri a sbalzo: in c.a. in c.a. debolmente armato o semigravità in acciaio in elementi prefabbricati in c.a. con blocchi cassero in c.a. − opere speciali: strutture intelaiate rivestimenti delle scarpate gabbionate palancolate, palificate, diaframmi opere rinforzate con tiranti.

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Elementi di contenimento orizzontali Si tratta delle strutture che contribuiscono a ripartire uniformemente sul terreno i carichi agenti sulla superficie orizzontale sovrastante e che garantiscono il drenaggio dell'umidità da risalita; La loro esecuzione avviene normalmente attraverso un vespaio in pietrame di cava di grossa e media pezzatura e una sovrastante soletta in conglomerato cementizio gettata in opera. La pietra andrebbe posata in modo tale da rendere minimo il contatto tra le pietre e tra queste e il terreno, per interrompere il flusso di risalita dell'acqua. Sul pietrame grosso si getta del pietrisco minuto per creare un piano abbastanza regolare su cui andrà ancorato il massetto. La soletta, quasi sempre, viene leggermente armata, per garantire l'integrità della struttura anche in casi di piccoli assestamenti del terreno. E', inoltre, utile creare dei giunti nel getto ogni 3-4 m l'uno dall'altro. E' utile completare questo sistema con una impermeabilizzazione addossata alle parti da proteggere. Recentemente questa soluzione costruttiva viene utilmente sostituita da altra più efficace che utilizza elementi modulari a volta in PVC, che accostati determinano il supporto per il getto.